Juba fa da guardia.
Dopo che la banda si fu separata, per un ennesimo attacco da parte di Wulfila, Aurelio e Romolo incitavano Juba, il cavallo, a rallentare il passo, per riprendere fiato. Il sole calava all'orizzonte, e Aurelio avvertì il giovane imperatore che non avrebbero potuto riposare la notte, poiché temeva che le truppe del barbaro fossero già sulle loro tracce. Avvistando un'insenatura in una collina, sia il legionario che il giovane scesero dal cavallo e distesero ciò che era rimasto dei loro mantelli.
-Riposiamoci un po', Cesare, dormiremo poco, domani dovremmo fare parecchia strada per ricongiungerci con gli altri. Juba resterà sveglio, e ci avvertirà se sentirà un pericolo.-
-Pensi che siano in vantaggio su di noi di quante giornate?- chiese Romolo.
-Due, o forse una giornata di cammino. Ma non pensiamoci ora, faremo meglio a dormire.- Aurelio sorrise rassicurante; Romolo inclinò il capo.
-Eppure ti vedo molto teso e stressato. Non riuscirai a chiudere occhio così.- notò il giovane -vuoi parlare un po'? Così ti aiuterà a dormire.- propose.
-Ottima idea, di cosa vuoi parlare?-
-A come sei arrivato a me, a questa avventura.- Aurelio sorrise e cominciò a raccontare.
-Beh, sono scappato, sono andata fino alla tua villa, poi ho suggellato un patto con tuo padre, sul punto di morte, sono andato a soccorrere te, tua madre e Ambrosine, come tu ben sai ci è andata male, mi sono ritrovato ferito e soccorso da Livia, poi ti ho seguito per tutto il tuo viaggio fino a Capri...- immediatamente Romolo interruppe il racconto.
-E nel frattempo ti sei innamorato di Livia!- Aurelio arrossì, e ringraziò gli déi che fosse buio, perciò il ragazzo non poté notare il viso completamente rosso del legionario.
-Dicevamo, io e Livia siamo poi andati a liberare Batiato, Vatreno, Orosio e Demetrio. Abbiamo ideato il piano per salvarti dall'isola...e il resto lo sai.-
Romolo rise.
-Livia è la tua fidanzata?- domandò d'improvviso l'imperatore.
-No, Livia non è la mia fidanzata.- rispose Aurelio.
-Eppure tu la ami, non è così?-
-Si, é così.-
-E perché non ti dichiari?-
-Perché lei rappresenta tutto ciò che non potrò mai avere. Troppo lontana da me.-
-Non vorrai arrenderti così, soldato!- scherzò Romolo.
-Fidati invece: ho rinunciato già da tempo.- Romolo capì che non sarebbe più riuscito a cavargli un'altra parola di bocca, così si distese nella branda, e cercò il sonno.
Aurelio, intanto, pensava a Livia. Come sempre, d'altronde. La sua mente era piena di domande, e il solo pensiero di non rivederla più lo mandava in collera. Cercò di calmarsi pensando che non era sola, era con Vatreno, soldato eccezionale, Orosio e Demetrio, altrettanto valorosi combattenti, Batiato, il gigante etiope che mandava tutti in fuga anche solo presentandosi [in realtà è un tenerone, garantisco io ;)] e Ambrosine, il vecchio ma saggio precettore del giovane Augusto. Lui sapeva perfettamente che Livia era in grado di cavarsela da sola, ma il fatto di saperla circondata da un una banda di fuggiaschi, così ben assortita, lo rassicurava.
D'altronde, come potevano definirsi se non fuggiaschi? Come dei diavoli che vengono braccati, e il giovane imperatore con loro. Guardò il ragazzo, e il suo cuore si stinse in una morsa. Nella sua gioventù, era cacciato come un animale, attraverso le terre che dovrebbero acclamarlo come ultimo re dell'impero d'Oriente. Gli montò una rabbia incontrollabile e sigillò una promessa a sé stesso: avrebbe fatto fuori Wulfila, con la spada del grande Giulio Cesare.
Guardò la luna in cerca di conforto, e affidò le sue preghiere a Giove. Poi, spossato e stanco, si lasciò cadere sulla branda, mentre Juba faceva loro da guardia.
Angolo autrice:
Ehy, yo, sono viva :)
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