◈ Sa'pjɛntsa| K.Nmj pt.1


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«Qualcuno di voi sa dirmi qual è la differenza tra arte moderna e arte contemporanea?»

La risposta venne sommersa da silenzi e titubanze; fra chi voleva rispondere, ma era troppo imbarazzato per alzare la mano, e chi invece -come gran parte della classe- faceva scena muta nella fresca ignoranza.

Il professore ridacchiò appoggiando il libro e la sua agenda sulla scrivania professionale della Korea National of Arts.
«Come immaginavo» affermò alzandosi dalla sedia, girò intorno alla scrivania e si sedette sopra di essa, guardando lo schieramento di matricole -insieme a quelli del secondo anno- guardarlo con occhi varianti.

«Dovete sapere che la differenza tra queste due arti è essenziale. Sono molte le persone che dichiarano di amare spiccatamente l'arte moderna o quella contemporanea confondendole come due sinonimi» accese il led multimediale dove da esso comparì la stessa identica domanda del professore.

Portò la lunga mano sulle labbra torturandosi appena il pollice sopra quei cuscinetti rosati e gonfi. Iniziò a parlare, spiegò ogni angolo e dubbio fra le due arti ipnotizzando la maggior parte degli studenti.

O tutto questo continuò fino a quando improvvisamente la porta dell'aula si aprì, interrompendo la voce bassa e roca del professor Kim. Da essa uscì una testa mora e scompigliata, due grossi occhi chiari arrossati, i vestiti sgualciti e indossati in modo frettoloso.

La mora sussurrò delle scuse vergognandosi immensamente per la brutta figura che aveva appena fatto di fronte alla sua classe e al suo vecchio balordo professore di art-

Aspetta che cosa?!

Si incamminò velocemente verso il posto libero affianco al suo migliore amico. La voce roca in sottofondo riprese a parlare ma questa volta con una certa irritazione fra le corde vocali.

«Alla buon ora, Strega dell'Ovest» affermò Ewan con un braccio a strafalcione nel lungo banco di legno.

«Alla buon ora un cazzo! Ewan ti rispedisco a Cracovia a calci nel culo, perché diavolo non mi hai svegliata stamattina!» ringhiò a bassa voce facendo alzare il libro creando un sipario protetto per insultare il suo migliore amico.

Il castano sbadigliò e alzò le spalle con disinteresse, aveva sonno e qualsiasi parola uscisse dalla mora gli entrava da un orecchio e usciva dall'altro.
«Come se non ci avessi già provato, diventi violenta nel sonno se qualcuno prova svegliarti, lo sai Ila?» domandò retorico guadagnandosi le occhiatacce dalla mora.

Ilaria sbuffò e abbassò il libro «Peccato non averti ucciso nel sonno allora» sibilò afferrando il suo iPad per gli appunti.

«Come siete violenti voi italiani»

«Ma come mangiate di merda voi polacchi» rispose senza guardarlo.

Ewan ghignò divertito e si massaggiò la fluente chioma castana, era così sorpreso nel vedere la sua migliore amica così tranquilla...Fin troppo. Possibile che non se ne fosse accorta?

Il suo dubbio venne sfatato non appena Ilaria Costa alzò gli occhi verso il suo professore di arte moderna e per poco non gli prese un infarto. La mora allungò un braccio sotto il banco, sgusciando fino al braccio felpato di Ewan. Iniziò a colpirlo in modo ossessivo.

«Cosa diavolo ci fa lui qui!?» bisbigliò nel panico cercando di nascondere il rossore delle guance sul viso.

Che goduria, pensò Ewan nel vederla così nel panico e sopraffatta dall'ansia.

«Ma come...Sbaglio o l'hai fissato quando sei entrata in classe?» le ricordò l'episodio di pochi minuti fa, lei allora si accigliò e si ricordò quello strano momento di catalessi improvviso.

Ah, ora capiva il perché..

«Perché diavolo Kim Namjoon sta introducendo il programma di quel vecchio barboso del professor Kang?» pigolò sentendosi inghiottire in un buco profondo e buio.
«Perché il professor Kang era, per l'appunto, un vecchio barboso?» disse ironico.
La fronte di Ilaria si scontrò in maniera poco rumorosa contro il legno del banco; la disperazione le cascò sopra come una doccia fredda.

«Non ce la posso fare»

Kim Namjoon rimaneva il neo-professore per l'eccellenza. Conseguì la laurea di storia dell'arte e filosofia con il massimo dei crediti a soli ventitré anni, procedendo poi a master complicati interculturali insieme alla presentazione di varie mostre in due dei dieci miglior musei d'arte generale di Seoul.

Ora, a quasi ventotto anni, si ritrovò a spiegare ad alta voce le sue vecchie -ormai per lui basilari- conoscenze della storia dell'arte. Si ergeva in una posa enigmatica nell'angolo della Victorian in stile inglese, dal legno rinomato, ma questo era un elemento classico della National of Arts.

Un elemento che però....Kim Namjoon riusciva a portare alla perfezione.

Finì la prima parte e sorrise in modo beffardo alle giovani matricole, quasi innamorate, sedute nelle prime file. Sapeva di avere una buona presenza, una mente intelligente e una dialettica della lingua coreana molto sviluppata. Stessa cosa per l'inglese, il cinese e il giapponese, era ben sicuro di tutte le sue ottime qualità e per questo, Kim Namjoon, riusciva a fare qualsiasi cosa.

Ilaria fissò inorridita quelle galline sgambettate nelle prime file; riusciva a sentire la puzza dei loro ormoni fin da quassù.

Si morse il labbro irritata e spuntò l'ennesimo stereotipo sfatato delle coreane pudiche e sante come si vociferava in Italia. Ma poi sorrise arcigna, ripensando a quell'informazione ripescata da qualche sito interculturale sul rapporto "donne e sessualità" in Corea. Il Korea Times risaltava il problema della donna casta e la stronzata dei cento giorni di fidanzamento, finendo poi per parlare della parte clou del fascicolo.

"Qualcosa sta cambiando" recitò il titolo sull'omissione della propria verginità femminile per non venire classificata come una poco di buono.

E Ilaria pensò di aver trovato esattamente tutto il gruppo di attiviste coreane -contro il tabù del sesso- nel suo corso di arte moderna. Eccole lì, tutte quante in fila.

Ma il problema principale erano le finte attiviste dalla testa vuota oppure il sexy professore dai pettorali prorompenti?

«Nell'arte contemporanea, a differenza di quella moderna, vengono coinvolti come strumenti di espressione artistica anche nuovi generi come i video, l'arte digitale, installazioni e tanto altro, che però sono state sperimentate solamente dalla seconda metà del Novecento in poi»

La seconda opzione, assolutamente.

«Se la lezione è così noiosa da seguire Costa, può anche uscire fuori dall'aula»

La voce prorompente di Namjoon risuonò come un eco universale. La mora spalancò la bocca e arrossì imbarazzata mentre sotto il banco strinse i pugni in modo furente.

Il bastardo era arrivato a chiamarmi?, pensò aggrottando le sopracciglia.

«Non mi sembra di aver fatto nulla di male, professore» affermò sottolineando l'ultima parola per ridicolizzarlo.

Ewan sghignazzò sotto i baffi e rischiò di disturbare il silenzio imbarazzante fra la sua migliore amica e Namjoon con delle pernacchie trattenute.

Esilarante.

Le teste degli studenti puntarono il viso pallido della mora, e fra queste vi erano pure le finte attiviste con la gonna a giro clitoride, le quali non sdegnarono  occhiate gelose e arrabbiate.

Namjoon strinse la mascella chiudendo per un secondo la bocca. Gli faceva ancora strano essere chiamato professore dagli studenti ma quando era Ilaria Costa a chiamarlo così....Le reazioni divenivano due: nervosismo e calore.

Lo urtava ma allo stesso tempo lo eccitava da morire, forse perché pronunciava quella parola con una strana cadenza occidentale, oppure perché era semplicemente lei a dirlo.

«Contando il suo ritardo a lezione, il chiacchiericcio fastidioso con Nowak e la sua totale disattenzione credo che la porta sia la via più giusta per lei»

«Si sbaglia. Stavo seguendo la sua lezione» esordì sfrontata socchiudendo gli occhi come due spilli.

Namjoon la guardò beffardo «Quindi, visto che stava seguendo in maniera così attenta e vigile la mia lezione, non dovrebbe aver problemi ad espormi una solida motivazione del perché vi è così tanta confusione sull'origine delle due arti, o sbaglio?»

Ilaria deglutì presa in contropiede.

Si schiarì la gola «S-Si, v-vi è così tanta confusione sull'origine a causa dalla grandissima varietà di correnti artistiche che si sono originate in questo ultimo secolo e dal fatto che nell'arte contemporanea tutt'ora viviamo, quindi definire con certezza i tempi è complesso...» respirò mentre la voce piano piano le tornò ferma e non più tremolante, «Alcuni sostengono che l'arte contemporanea avrebbe coperto tutto l'arco del 900, mentre in realtà quest'ultima si afferma a partire dagli anni Sessanta o addirittura negli ultimi decenni del Novecento»

Namjoon alzò la mano contro voglia e la fermò, «Basta così, mi può bastare come inizio» si alzò dall'angolo per fermarsi al centro, davanti al led con le slide «Segnatevi questa domanda e la risposta della vostra compagna. Questa era una probabile domanda d'esame per rompere il ghiaccio con l'esaminatore, ma non pensiate che sia così facile» la fissò alla fine negli occhi dandole una strana intensità derisoria.

«Tutti saprebbero rispondere in questo modo»

La mano di Ewan finì sulla coscia coperta dai jeans di Ilaria, ci mise forza e sudore per bloccare il tornando italiano e evitare che la giovane fanciulla lanciasse il mattone sul classicismo sulla faccia di Kim Namjoon.

«Togli quella cazzo di mano o giuro che la uso per fare i crauti» ringhiò bassa mentre la lezione con il professor Kim terminò poco dopo. «I crauti sono tedeschi, potevi dire...Che ne so, dei Zapiekanka invece dei crauti» la corresse indignato.

Ma la mora smise di starlo a sentire; la differenza fra crauti e Zapiekanka -o come diavolo si chiamassero- gli importava meno di zero.

«Sisi okay Ewan, ma io voglio la testa di Kim Namjoon al posto della mia lampada sul comodino» affermò scrocchiando le dita delle mani. Il castano sbadigliò preparando nel frattempo la borsa per il cambio di aula. «Ma se hai una cotta stratosferica per Namjoon da quando siamo usciti con Taehyung mesi fa»

Ilaria si ficcò le mani dentro ai capelli e li tirò ai lati per tutta la lunghezza «Ma vuoi stare zitto!? Puoi per una cazzo di volta non rigirare il coltello nella piaga?!» sbottò alzandosi dal posto.

Il polacco ammiccò «Credi che non ti abbia sentito una settimana fa, mentre ti godevi il tuo sogno erotico?»

La goccia del vaso ruppe definitivamente quel sottile equilibrio che proteggeva la ceramica dalla rottura dell'acqua. Ilaria Costa voltò le spalle insultandolo pesantemente nello stretto dialetto della sua terra natale. Ci mise così tanta enfasi e enfasi, che persino i santi più noti della lontana Puglia si girarono a guardarla.

«Oh si, ti prego non fermarti. Oh, si..Namjoon si!» la imitò con voce altrettanto femminile, tipico da vacca pornostar.

Sentì la risarella da deficiente di Ewan dietro le sue spalle, le diede una gomitata per irritarla ancora di più e prima di uscire dalla classe si girò verso Namjoon. Questo, immerso nella raccolta dei suoi appunti, quasi sembrò risvegliarsi da un letargo secolare quando la voce strizza palle di Ewan lo riscosse.

«Bella Nam!» alzò la mano come un pusher del Bronx, il più grande lo guardò sconsolato e lo salutò con più garbo. «Arrivederci Ewan» il polacco se ne andò fischiettando creando enorme fastidio verso il resto degli universitari coreani.

Ilaria annusò l'aria in torno a sé, la ispezionò e si ritrovò da sola con il professore dei suoi incubi.

«Quando finirà questa pagliacciata?»

Namjoon, trovandosi di spalle alla mora, sorrise e rilassò la schiena, riconobbe subito la voce forte e sonora della sua studentessa.

«Sono un tuo professore adesso, dovresti portarmi rispetto Costa» le rispose sogghignando. Lei aggrottò le sopracciglia «Ma per favore, non sai nemmeno pronunciare il mio cognome nel modo giusto e comunque la mia era una domanda seria, Namjoon. Cosa ci fai tu qui?» incrociò le braccia sul petto.

«Sostituisco il signor Kang per questo periodo, ma forse è un bene per voi. Non sapete nemmeno le cose più basilari della storia dell'arte e metà corso non supererà gli esami della prossima sessione» disse sistemandosi i polsini della camicia.

Un tono glaciale e stacanovista.
Lui era perfetto e gli altri no, per lui era semplice mentre per gli altri no.

Capire era la base per lui, ma non per gli altri.

«Ti consiglio di volare basso Namjoon. Almeno con me, non avrò un Q.I a 148 come il tuo ma preferisco rimanere nella mia semplicità invece che atteggiarmi come fai tu» disse arrabbiata e stufa dal comportamento del maggiore.

Namjoon ruotò gli occhi al cielo.

«Sei ripetitiva Costa, ti preferivo quando annuivi e basta alla festa di Tae. Per non dire altro..» la provocò. La mora sentì ribollirle il sangue dentro, e il fatto che provasse sentimenti così forti e fastidiosi verso il castano la infastidì ancora di più.

«Perché a differenza tua provo ad essere educata con persone che non conosco. Specialmente per il quantitativo di stronzate e cortesie false con cui vi rimpinzate in Corea» le sorrise falsamente e dopo lo scambio controproducente decise di lasciare quel fantoccio di un professore al suo posto.

In quell'aula vuota come il suo cuore. Aveva il cervello così pieno da lasciare vuoto e nulla al cuore.

Si girò strofinando le scarpe da ginnastica sul pavimento bianco e si avviò verso la porta spalancata.

Namjoon la guardò in un modo indecifrabile; gli diede fastidio che lei avesse avuto l'ultima parola fra i due? Può darsi, ma continuare a litigare sarebbe stato come un cane che girava in tondo per mordersi la coda.

«Ah Costa!» la richiamò. Questa si fermò e grugnì come risposta. Sorrise e esordì un «Il tuo intervento sulla confusione delle origini...Non è vero che era una risposta capace per tutti» finì lì con quel tono enigmatico che Ilaria odiava tanto quanto lo amava.

Afferrò la sua cartella professionale e le passò vicino facendo scontrare le spalle per pochi centimetri.

L'odore di sandalo, profumo da uomo e di pagine antiche si scontrò mischiandosi con quello di mandorle e fiori della giovane. Una florida emulsione.

Ilaria Costa rimase lì in classe, mentre il castano uscì definitivamente lasciandola con le farfalle nello stomaco.

———



«Quante calorie pensi che ci siano dentro questa roba?»

Sue succhiò dubbiosamente lo strano contenuto del milkshake giallognolo portato da Hoseok, il quale in questo momento stava finendo di pulire il tavolo otto.

«Bevi e basta» l'ammonì Ilaria mentre continuava a rileggere l'ennesima riga sul Suprematismo come avanguardia sovietica del 900.

Era passata una settimana dall'ultimo sproloquio con la giovane studentessa dal forte animo e l'affascinante professore di arte moderna. Dall'ora...era iniziato l'inferno.

Gli scambi di battute non finirono e nemmeno le provocazioni da parte del professor Kim con domande difficili e complicate per farla imbarazzare come una bambina di cinque anni. Per non parlare della zizzania che creò Ewan con i suoi stupidi commenti idioti sulla fisicità del professore.

Certo che per essere un coreano è davvero alto.

Per essere un coreano ha un petto così muscoloso.

Dio quanto mi farei spaccare la faccia in mezzo a quei bicipiti.

Anche se è coreano sotto la cintura -secondo me- è messo molto be-

L'ultimo commento, Ewan, non riuscì a finirlo perché si ritrovò il gomito ossuto della piccola italiana ficcato in modo preciso fra le costole false e e quelle vere.

«Non vorrei prendere un altro chilo prima di Natale Ila, dopo mi si ingrossa la faccia» si lamentò Sue tirandosi la faccia bianca e perlacea. Ilaria sbuffò sistemandosi gli occhiali da vista, senza mai togliere lo sguardo dal capitolo «Sei larga come uno spillo Sue, non ti si allargherà nessuna faccia»

L'amica si accarezzò la lunga chioma bionda «Si ma se dovesse succedere lo stesso?» mormorò agitandosi.
«Dovresti passare il Natale in Italia, allora dopo si che ti permetterò di lamentarti quanto diavolo ti pare» le disse mangiucchiando qualche nocciolina salata dal tavolo.

Incurvò le labbra verso il basso «Quando studi diventi sempre così acida, dovresti prenderti una pausa» propose, illustrando poco dopo i tantissimi omaggi e sedute gratis alla spa dei suoi genitori.

Ilaria scosse la testa «Nessuna spa Sue, non preoccuparti...è colpa di Namjoon se sono così stressata per lo studio. Da quando è arrivato ci inonda di slide e argomenti nuovi per le sessioni...voglio spararmi» e quasi urlò nascondendosi la faccia con le mani. Sue si avvicinò all'amica «E allora digli di non inondarti di studio, no?»

L'altra aprì la bocca e poi la richiuse subito dopo. Min Sue non eccelleva per una spiccata intelligenza da premio Nobel ma il suo animo buono e puro conquistò anche il freddo cuore della Costa. Anche se tanto freddo non era...almeno non quando Kim Namjoon si trovava nei paraggi in tutta la sua eleganza.

«Se il mondo funzionasse in questo modo sarei la prima a proporlo Sue. Ma visto che gira al contrario non mi resta che obbedire e studiare...Solo che sto avendo grossi problemi» disse poi preoccupata mentre richiuse con drammaticità il libro per l'esame.

Le avanguardie potevano aspettare...

«Ahh...Non ti abbattere Ila, sei una delle migliori del corso»

Jung Hoseok urlò da dietro il bancone. A quell'ora molti studenti del campus si fermavano al Keoppi Kong -cioè Chicco di Caffè- per bere delle bevande fruttate. E Hoseok fu testimone di una moltitudine di matricole costrette a disperarsi sui libri di Microbiologia o chiacchiericci di compagnie di amici fra cioccolate calde.

Ma ogni volta che Ilaria Costa entrava nel bar bardata da cima a fondo per il freddo invernale di Seoul lui sorrideva. Si sedeva al solito posto in fondo sulla destra; faceva finta di guardare il menù e finiva con l'ordinare la solita cioccolata calda insieme ad un paio di biscotti.

«Bah, Hobi questa volta Ilaria darà le dimissioni» affermò ironicamente in terza persona. Allungò le braccia all'aria stirandosi in alto.
«Io non credo invece» disse lui con faccia furba.
Puntò lo sguardo dentro quegli occhi neri come pece viva, «E tu che cosa ne sai Hobi?»

«Facile, me l'ha detto Namjoon»

Il milkshake di Sue -il quale produceva un rumore costante in sottofondo da circa cinque minuti- per poco non si ribaltò dai soffocamenti della bionda. Ilaria semplicemente non si trovò più nel mondo dei vivi, non dopo l'uscita di Hoseok.

«Che c-cazzo ti ha detto Namjoon!?» disse con voce strozzata, fortunatamente il bar era vuoto e i due poterono parlare a grandi distanze.

Il moro ridacchiò furbamente, «Che sei una, se non la migliore, del corso» e ad ogni parola il cuore di Ilaria venne smosso da violenti scossoni tipici dei balli della Macarena.

«Oh Gesù» disse in italiano mentre si pizzicò le gambe per costatare che non fosse un cazzo di sogno.

Svegliati porca puttana.

«Ora tu mi spieghi perché» affermò agitata la mora.
«Il perché di cosa?» domandò il barista con la faccia sorridente.
«Perché parlate di me. Perché Kim Namjoon parla di me con te e...e perché cazzo Kim Namjoon dovrebbe parlare di me!?» finì di sparare le sue domande esistenziali.

Sue nel frattempo sbatté le mani contenta «Oh mio Dio! Allora Ewan aveva ragione, voi due vi piacet-» le arrivò un calcio nello stinco al pari di un caccia militare.

La sua cotta per Kim Namjoon doveva rimanere sepolta sotto terra, solo Sue -in minima parte per paura che parlasse troppo- e Ewan -il quale invece sapeva anche troppo- erano a conoscenza di questa infatuazione.

O come la chiamava Ewan: ossessione.

Ma Ewan, a detta di Ilaria, doveva stare attento con le battute se non voleva che sotto terra -insieme alla sua cotta per il professore- finisse anche il suo microscopico cazzo polacco.

«Sue, ahahah quel milkshake deve averti dato alla testa» rise fintamente con i denti stretti. La bionda si risollevò e si tappò la bocca come una bambola. Ecco fai la brava.

«Comunque-» si girò frustrata verso il ragazzo con la divisa, «Non mi hai risposto» Hoseok abbandonò lo straccio sul tavolo e si sedette con loro. Afferrò una sedia e iniziò a parlare.

«Io ancora non capisco perché vi lanciate frecciate a vicenda» domandò serio, e Hoseok serio....faceva veramente paura. «È una lunga storia..» rispose incrociando le braccia. Il moro scosse la testa «E...?» la invitò a continuare.

«E rimarrà una lunga storia» completò lei con un ghigno divertito. Le dispiaceva mentire a Hoseok, ma lui e Nam erano pappa e ciccia, una parola di troppo e Namjoon avrebbe usato la sua cotta contro di lei. Era l'ultima cosa che Ilaria Costa volava che accadesse, visto che già Kim Namjoon si atteggiava come un tacchino ripieno.

«Bah, ci rinuncio» annunciò con una faccia provata, si strofinò il ponte del naso massaggiandolo. Si alzò ritornando a lavorare, notando l'entrata di un paio di giovani studenti.

«Ehi! Ancora non mi hai risposto, perché Namjoon ti ha detto quelle cose?» gli domandò presa dal battito inarrestabile del suo cuore. Ma il moro si avviò verso il tavolo numero due e fece spallucce.

«È una lunga storia»

Da quella lunga storia passarono esattamente tre giorni e il cervello della Costa continuò a chiedere pietà. Era sabato pomeriggio e lei lo stava passando sui libri, circondata da mille appunti scritti un po' in coreano e un po' in italiano.

Solo per comodità, ripose una volta a Ewan quando le chiese se non le facesse solo confusione mischiare le due lingue. Un po', ma devo farlo lo stesso, Namjoon va troppo veloce e la linea latina mi agevola con la velocità. Un ottima risposta, ma non era da tutti....Ilaria si sopravvalutava ogni volta.

Come in quel sabato pomeriggio. Dopo aver creato l'ennesimo ponte traballante con gli evidenziatori colorati finì per piangere in modo nervoso.

Era stanca. Si sentì in colpa a rifiutare l'uscita di Sue e dei suoi amici per un giro a Itaewon, ma a breve avrebbe avuto -quello di una lunga serie- un esame sul corso di Namjoon, ed era sicura che il castano l'avrebbe bocciata.

Una crisi d'ansia; le succedeva spesso anche a causa della difficoltà per la lingua coreana. Nonostante vivesse a Seoul da quasi due anni non poteva ingoiare ogni benedetta parola in hangul con semplicità. Persino Ewan, il migliore amico stronzo, soffriva nel vederla stare così male.

Pretendeva sempre troppo da sé stessa quando c'era di mezzo una sfida.

Aprí la rubrica -con il pollice esitante ballerino- e cercò il contatto di Namjoon. Forse sto facendo una cazzata, pensò guardando la combinazione di numeri suo display. Ma non appena sentì il rumore inconfondibile del naso gocciolante di Ilaria dall'altra parte della stanza cedette.

«Fanculo, sono ore che piange e ripete» parlottò da solo sentendo ancora i singhiozzi trattenuti della sua compagna di stanza.

Inoltrò la chiamata e attese la voce rauca dell'amico, fissò l'ora sull'orologio ed erano solamente le sette di sera. Ewan sarebbe uscito con la comitiva e sperò che Namjoon gli potesse dare una mano, almeno per sotterrare l'ascia di guerra.

«Nowak dimmi» esordì a gran voce il coreano dall'altro capo del telefono. Il polacco ridacchiò nervoso. «Ora passiamo ai cognomi?» domandò.
Namjoon sghignazzò «Rimango pur sempre un tuo professore Ewan, comunque, avevi bisogno di qualcosa?»

«Si, di te»

Abbastanza fraintendibile.

«Cosa?-» domandò scettico, il suo alunno doveva aver bevuto veramente tanto per chiamarlo e proporgli questa strana richiesta.

«Oh! No no no, assolutamente no. Oddio, saresti pure il mio tipo ma sentirti ripetere la tavola pitagorica mentre lo prendo nel culo non è uno dei miei sogni hard preferiti-»

«Io non ripeto la tavola pitagorica quando scopo, cristo» ribatté furiosamente, offeso e colpito nel suo orgoglio maschile. Come diavolo gli veniva in mente una cosa simile?

Non che gli fregasse qualcosa di fare sesso o no con Ewan -cosa che non avrebbe mai fatto tra l'altro- ma era rimasto allucinato dalle idee sessuali dell'amico.

Perché cazzo la tavola pitagorica poi.

«Ah no? Mi sembravi uno di quei tipi che hanno strani kink geometrici, della serie "Mettiti ad angolo retto e ripetimi geografia"» si giustificò mentre vide uscire dal tugurio Ilaria con la tuta e la faccia pallida.

Lei nemmeno lo degnò di uno sguardo, troppo presa a non spaccarsi la faccia contro la porta del secondo bagno.

Che pietà...

Dal telefono fuoriuscì un sospiro irritato «Mi hai chiamato per sapere della mia vita sessuale oppure per altro?! Qualora fosse la prima opzione ti chiuderò la chiamata in faccia» esordì.
Lui si strofinò i suoi occhi limpidi e azzurri, assicurandosi di non avere nelle vicinanze la presenza della piccola italiana, dopodiché uscì nel terrazzo e parlò:

«Ho bisogno che vieni qui per Ila»

Namjoon restò di stucco, sentì allo stesso tempo un certo -per non dire strano- calore all'altezza del petto, poi rielaborò le parole e intervenì preoccupato.

«È successo qualcosa? Sta male?»

«Sei hai cinque minuti ti spiegherò ogni cosa»






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PRIMA PARTE!!!

Nel frattempo, che cosa ne pensate? Spero che non sia troppo cringe o altro, ma é la prima volta che scrivo su Namjoon.

Fatemi sapere.
Alla prossima!!
💜💜

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