capitolo 15
tre anni dopo...
era una serena giornata di primavera.
il sole era alto e riscaldava teneramente la pelle, e il vento contrastava, rinfrescando l'aria con una brezza dolce.
l'erba era verde acceso e i fiori erano già nati annunciando l'arrivo della bella stagione.
la semplice t-shirt che indossavo non mi copriva molto, ma cercai di non farci caso.
i miei capelli rossi svolazzavano mentre mi facevo sempre più vicina alla mia rovina.
cercai di ricacciare indietro le lacrime, e mi fermai davanti ad una lapide precisa.
abbassando lo sguardo trovai la scritta incisa sul marmo, che recitava ciò:
Tom Adams
1978-2020
sorrisi con gli occhi lucidi, come sempre quando leggevo quelle parole.
mi misi in ginocchio e poggiai la mano sopra alla piramide.
cominciai a parlargli come se potesse sentirmi e gli raccontai di come andavano le cose da quando non c'era più.
-fa tutto schifo, da quando te ne sei andato. non so se vale la pena andare avanti.-
gli sussurrai più di una volta.
ci passai più o meno una mezz'ora, poi mi alzai lasciandoci il mazzo di fiori al suo fianco.
tornai al parcheggio del cimitero, dove mamma mi aspettava in macchina. non ce la faceva mai ad accompagnarmi,non lo reggeva.
-come è andata?-
si girò verso di me mentre aprivo lo sportello e mi sedevo sul sedile del passeggero.
-tutto bene, puoi andare.-
quello era l'ultimo giorno della nostra permanenza nel paese dove era seppellito papà.
la battaglia in tribunale era già finita da un po', e avevamo vinto le cause.
Tom aveva fatto un frontale, una macchina in contromano l'aveva colpito.
ancora oggi, tre anni dopo, non sono riuscita a perdonare completamente mia madre per non avermi fatto sapere nulla, se non un mese più tardi, al suo ritorno a casa.
passammo il resto del viaggio in un silenzio quasi rispettoso.
alzai il volume della radio per spezzare quel silenzio, e lei prese quel gesto come un segno.
-Lo so che oggi è una giornata già abbastanza pesante per te, ma ho bisogno di parlarti di una cosa,Sher-
disse.
voltai lo sguardo, e feci un cenno che vide con la coda dell'occhio.
-avrai notato che io ultimamente sono spesso fuori casa...-
-Si- accennai un po' fredda, come ero diventata dalla morte di mio padre. fredda.
-Ecco, io.. mi sto frequentando con un uomo-
si girò per vedere la mia reazione. -l'ho conosciuto al lavoro, è un bravo uomo, di buona famiglia e ha...-
-mamma- la fermai. non c'era bisogno che si giustificasse. amava un altro uomo? va bene.
è proprio vero che non si sceglie di chi innamorarsi.
-non devi giustificarti, è okay.-
-Perché è questo di cui vorrei parlarti... mi ha invitato a cena, e vorrei che tu lo conoscessi.-
qui la situazione cambiò. sbuffai.
perché doveva mettermi in mezzo alle sue storielle?
-devo proprio?-
-mi faresti un piacere... ci tiene tanto a conoscerti.-
-ci penserò, mamma-
feci un sorriso tirato e mi girai verso il finestrino, mettendo le cuffie. non volevo ascoltare più nessuno.
poi chiusi gli occhi, addormentandomi sulle note tristi che rimbombavano nelle mie orecchie.
-altezza, mi consente questo ballo?-
quella voce...
abbassai lo sguardo sulle sue mani grandi e ruvide, seguendo al braccio allenato, una camicia bianca cingeva il suo corpo.
senza pensarci due volte feci un passo verso quell'uomo di cui non riconoscevo identità, perché il volto era coperto, come da uno strato di nubi.
lo sentivo ridacchiare, mentre mi portava al centro della pista della ballo, che riconobbi come quella della scuola.
quando si posizionò davanti a me gli circondai il collo con le braccia, e mi guardai in giro cominciando a muovermi sulla musica classica.
tutto il resto era sfumato, sfigurato.
c'eravamo solo noi, di concreto.
mi tratteneva per la vita, le mani erano coperte da guanti bianchi, io indossavo un vestito rosso.
ad un certo punto fui colpita da un incredibile dejavú.
io qua c'ero già stata. io avevo già visto tutto questo.
quando mi fui abituata al ritmo, cercando di nascondere la mia angoscia,
quella figura mi lasciò, spingendomi più lontano possibile da lui, lasciandomi cadere ai suoi piedi.
lo guardai allontanarsi e addentrarsi nell'irriconoscibile, senza voltarsi alle spalle.
aprii gli occhi lasciando cadere la testa in avanti, avevo le mani sudate e il battito accelerato.
-siamo arrivate. mi aiuti con i bagagli?-
mamma mi squadrò stranita, forse si accorse del mio stato.
-si... si, ti aiuto-
aprii la macchina facendo un sospiro profondo e mi scaraventai fuori. portai i bagagli in casa e corsi in camera, buttandomi sul letto.
avevo proprio bisogno di una bella dormita.
non riuscii, però, ad addormentarmi, perché ero ancora stranita, angosciata per il sogno, anzi, l'incubo fatto in macchina.
che cosa significava tutto questo?
eppure, io l'avevo superata.
erano troppi i sogni che facevo nell'ultimo periodo, di quel tipo. e mi spaventavano, mi inquietavano sempre di più.
alzai la testa puntando verso le valigie, e mi obbligai mentalmente a sistemarle, altrimenti non lo avrei più fatto.
mi avvicinai aprendo la zip, e cominciai a tirarci fuori tutti i miei vestiti. era stata in sud America una settimana sola.
ridacchiai, perché avevo davvero portato due valigie stracolme per una settimana di viaggio.
dopo aver tirato fuori tutto, però, notai che lo scomparto anteriore era ancora pieno. eppure non ci avevo messo niente...
la aprii, e il mio cuore perse un battito. poi due. mi bloccai. pure il mio respiro rallentò.
feci un singhiozzo per riempire quel vuoto, un minuto dopo.
mi maledissi per non averla buttata.
perché non l'ho fatto? devo darle fuoco, maledizione...
allungai il braccio verso quella felpa sbiadita da uomo. la presi quasi schifata.
una lacrima mi attraversò il viso quando mi accorsi che non aveva mai perso il suo profumo.
solamente una volta...
la avvicinai al viso con cautela, come se sapessi già che mi sarei pentita.
mi ci immersi dentro, inspirando quel profumo maschile misto al sapore amaro delle lacrime che scivolavano sulle guance.
riaffiorò tutto. dal primo all'ultimo ricordo.
dalla prima all'ultima parola. dal primo sguardo all'ultimo.
dal primo -ciao- all'ultimo -addio-.
ciao lettori e lettrici💋💋
siccome me lo avete chiesto in più persone, ho deciso di mettere da parte tutto e continuare la storia.
come primo capitolo ho voluto farlo breve, come una specie di introduzione della seconda parte della storia.
⚠️
volevo comunicarvi che, come potrete aver notato, ho cambiato tempo della storia, perché piano piano arriverà al presente.
⏱️cosa ne pensate del salto di tempo?
secondo voi Blake che fine ha fatto?
sono curiosa di sapere le vostre ipotesi, se ne avete, scrivete!!
aggiorno prima possibile, ciao a tutti❤️
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