Attenzione: presenza di cheeseburger vegetariani, coperte leopardate e gay smut
Passo tutta la domenica pomeriggio a sclerare al telefono con Brendon. Letteralmente.
Continuo a fare discorsi lunghissimi tutto d'un fiato e poi a gridare in modalità fangirl. Alle cinque, è lui a dirmi che dovrei prepararmi e a riattaccare mentre io, piangendo, lo imploro di rimanere ancora dieci minuti per impedirmi di avete un attacco di panico.
Così, mentre mia madre mi guarda tremare e graffiare i mobili della casa in preda all'agitazione, mi costringo a fare una doccia e a usare il profumo di Gucci che mi ha dato Brendon tempo fa. Poi mi vesto.
Eh.
Mi vesto. Impresa tutt'altro che facile per una troietta in calore.
Ribalto tutto l'armadio da cima a fondo, riflettendo su cosa si metterà Gerard, su come avrà i capelli e tutto il resto. Mi provo decine di robe, potrei farci un libro, tanto sto penando per scegliere il mio outfit, tipo Le Cronache di Frank Sassy Iero, una puttanella innamorata.
L'unica cosa di cui sono sicuro sono le mie amate Converse nere. Per il resto mi affido all'istinto di sopravvivenza del buon gusto musicale. Skinny neri strappati, felpa nera e maglietta dei Nine Inch Nails.
Quando scendo le scale, però, mi accorgo che sono solo le sei e venti, e che quindi avrò dieci minuti per riempirmi di ansia, avere mia madre che mi ronza attorno e guardare il cellulare mangiucchiandomi le unghie aspettando la chiamata di Gerard.
In silenzio, mi siedo sul divano, mordendomi il labbro. Ho mal di pancia. Ma forte. Tipo mestruo.
Dopo aver pregato la natura di non farmi venire il ciclo proprio oggi (sì, sto scherzando, no, NON HO UNA VAGINA, non ancora) comincio a guardare i nostri messaggi, poi a mandare snapchat a Brendon di come sono vestito per cercare approvazione, e in tutto questo dopo cinque minuti Gerard mi chiama, rispondo e quasi non respiro, poi lui dice "ehi" e io rimango in silenzio.
- Frankie? - domanda dopo un po', ridacchiando - Ci sei?
Mi riscuoto:
- Certo. Certo. Ciao. Cioè, ti voglio bene... ehm, no. Aspetta - cerco di respirare, mia madre mi guarda corrugando la fronte. Poi ricomincio:
- Ciao. Ehi. Come... come va?
Ride, di nuovo:
- Perché non me lo chiedi di persona? Sono esattamente davanti a casa tua.
NON LO SO AIUT STO SCOPPIANDO.
- Arrivo subito - chiudo la chiamata con il briciolo di voce che mi resta, e corro alla porta, ma Linda Pricolo mi sbarra l'uscita, indicandosi la guancia con pretesa.
Per la miseria.
Sospiro, poi le do un bacio, e lei mi lascia passare, dicendomi che se finisco in Asia a fare palloni da calcio come sottopagato sono cazzi miei.
Esco, sotto la pioggia.
C'è una sola macchina.
Corro. Anzi, no: volo. Apro la portiera, e lui e lì, sta tamburellando sul volante. È vestito con dei jeans azzurri, una maglietta scura e una giacca di pelle. Nera.
Potrei svenire anche ora, per quanto mi riguarda, ma riesco solamente a fissarlo, cercando di calmare le ghiandole salivarie e le ovai... Cioè, il mio piccolo amico.
- Entra, non ti bagnare - mi invita dopo qualche secondo di contemplazione, con un sorriso bellissimo. Ah, i doppi sensi!
Mi siedo, cercando davvero di non bagnarmi, e chiudo la portiera, poi lo guardo ancora, mentre gira la chiave, cercando la cintura con una mano.
- Ti senti bene? - domanda, dopo un po' che lo sto fissando come un ebete.
Mando giù la saliva accumulata, e balbetto qualcosa di sensato tipo:
- Sì, cioè, wow, sei meraviglioso, oh, diamine, i tuoi capelli, e quella giacca, ti sta veramente bene, no, non solo bene, benissimo.
Ho detto tutto d'un fiato, fissando il pavimento e arrossendo di colpo. Ecco.
Ce l'hai fatta a fare l'idiota, Iero.
- Sei nervoso? - chiede, sorridendo.
Mi allaccio la cintura, annuendo quasi timidamente, poi stringo la mano che lui mi porge.
- Se ti può consolare, io ho passato tutto il pomeriggio a cercare di non collassare - di sfuggita, mi bacia sulle labbra, teneramente, poi le nostre dita si lasciano e partiamo.
Immediatamente, usciamo da Belleville.
C'è agitazione. È il nostro primo appuntamento, è una cosa seria.
- Com'è andata la cena, ieri? - chiedo, più per sapere che ha fatto la Ballato durante la mia assenza che per interesse vero e proprio.
Gerard fa una smorfia, prendendo una curva larga:
- Noiosa. Lindsey continuava a starmi appiccicata e insisteva perché la baciassi davanti a tutti solamente per far vedere che siamo fidanzati. In più ho dovuto sorbirmi un pomeriggio intero di vestiti tutti diversi...
Sorrido:
- Scommetto che mi sarebbero stati d'incanto - rido, mentre la tensione si alleggerisce velocemente.
- Oh, ti avrebbero strizzato le tette in un modo meraviglioso - adesso ride anche lui.
- La mia sesta ci sarebbe stata benissimo - gli faccio l'occhiolino, ormai rilassato quasi del tutto. Ci siamo noi. Siamo al sicuro, possiamo essere una coppia, adesso. Possiamo fare ciò che vogliamo.
- Dove andiamo? - chiedo, mentre lui continua a giocherellare con i buchi sulle ginocchia dei miei skinny.
- Newark - risponde, esultando con gli occhi - Ho scovato un posto dove fanno degli cheeseburger vegetariani ottimi.
- Ristorante, eh? - domando, scuotendo la testa.
- Ho pensato che sarebbe stato troppo formale. E noioso. In più non mi sembri tipo da ristorante - si ferma, poi aggiunge, in fretta:
- Comunque, possiamo anche cambiare se tu...
- No, per carità - lo bacio sulla guancia, rassicurandolo - Avevi indovinato: non sono tipo da ristorante.
Poi le mie labbra si spostano sul suo orecchio, impazienti:
- Allora... dopo dove mi porti? - mormoro, mordicchiandogli il lobo.
Sorride, mentre un brivido gelato corre per la sua schiena:
- Mh, in un posto dove possiamo stare soli e al caldo. Il posto dove avrai la tua sorpresa - enigmatico, continua a guidare, ma io, che non so aspettare, gli chiedo, implorante:
- Dai, Gee. Degli indizi per il mio regalo?
- Mh... - ci pensa su un po' - Non è della biancheria intima, mi spiace.
Rido, mentre la sua mano mi accarezza la coscia:
- Quella ne ho già molta, tesorino. E te la mostrerò al più presto - indico i miei skinny, scoprendomi appena il bacino, dopo aver sollevato la maglietta.
Vedo il suo sguardo farsi avido, e poi:
- Oh, se vai avanti così potrei considerare l'ipotesi di saltare la prima tappa e correre subito alla seconda... - le sue dita corrono sulla pelle scoperta, sfiorandola con delicatezza.
Sospiro, ma subito dopo sposto la conversazione ad altro, perché voglio aspettare:
- Ti prego, dammi un indizio concreto - sussurro, piano.
- È piccolo.
- Uh, un preservativo rosa?
- No - si morde il labbro.
- Una pianta.
- La faresti morire, e Mikey non mi ha parlato di piante, quando gli ho chiesto cosa ti piaceva.
- Non lo so, un disegno che mi hai fatto?
- Sarebbe romantico, ma no - scuote la testa, ridacchiando.
- Daai, me lo dici? - sembro un bambino e lo so, ma voglio sapere cosa mi ha preso.
- Siamo arrivati - annuncia, parcheggiando davanti a un fast food con insegne molto luminose e scendendo senza dirmi più niente.
- Gerard Way, la pagherai! - esclamo, slacciandomi la cintura e balzando fuori dalla macchina, per finire direttamente tra le sue braccia.
Lo bacio, mentre lui ride ancora, chiudendo lo sportello con un piede.
Piove, ma non ci importa un granché. Perché adesso possiamo stare insieme.
***
- Il mio panino era stratosferico - commento, quando, dopo un'oretta, usciti dal fast food, pieni come il tacchino che fa il giorno del Ringraziamento mia nonna, prendiamo di nuovo la macchina per andare nel fantomatico posto che Gerard ha prenotato.
- Mh, sì. Erano dannatamente buoni - mi stringe a sé, prima di salire al posto dell'autista.
- Si vede, ne hai mangiati quattro.
- Frank Iero, ti ricordo che tu ne hai ingoiati sette e poi hai chiesto se stavamo andando in una gelateria! - esclama, ridendo.
- Mi terrai con te anche quando diventerò grassona e brutta? - tiro fuori il labbro inferiore.
- Ma certo, Franka. Aspetta un pochino, due minuti e siamo arrivati - mi bacia, poi comincia a guidare abbastanza velocemente, con un braccio palesemente vicino alla mia zona x.
Entrambi siamo pieni di cibo e adrenalina. Abbiamo bevuto anche un pochino di birra (Sì, be', un pochino, qualche lattina), e l'alcol presto ha fatto diventare il caldo del locale quasi soffocante. Sento il bisogno di attaccarmi al suo corpo e non lasciarlo mai più.
Quando parcheggiamo di nuovo, scendo dalla macchina e corro alla sua portiera, la apro prima che possa farlo lui e praticamente lo tiro fuori a forza, incollando la mia bocca alla sua. Non riesco nemmeno a vedere dove siamo.
- Frankie - sussurra il mio nome, poi, staccandosi per un attimo, mi dice, piano:
- Fai il bravo ancora per due minuti. Vieni - avvolge un braccio attorno ai miei fianchi e poi andiamo verso un edificio illuminato di rosa. Rosa. Già.
Cerco di leggere l'insegna, e quando ci riesco comincio a ridacchiare:
- "Motel dell'amore"? Gee, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?
So benissimo cosa sono quei cosi.
Camere dove ogni cosa spicca per il suo raffinato stile da puttana con gusti a dir poco pacchiani.
Praticamente, bordelli non dichiarati, più raffinati e lussuosi dei semplici casinò. Dipende da stanza a stanza, ma in genere le camere tendono ad essere di quell'orrendo gusto da puttanella viziata quale sono io, anche se, devo confessarlo, se usate bene, sono molto eccitanti.
Brendon mi ha insegnato ogni cosa, già.
- Era l'unico posto dove nessuno ci conosce e dove potevo prenotare una camera per qualche ora. Inoltre il vino è gratis. Quindi lasciami parlare, adesso - borbotta, con un sorrisino.
Nella hall, sul bancone della segreteria c'è una figa pazzesca. Ha delle tette enormi, e appena ci chiede cosa vogliamo sfoggia un sorriso che potrebbe ridurmi in una pozzanghera.
Gerard rimane comunque molto meglio, però. Io voglio lui e basta.
- Ho prenotato a nome Urie - dice, senza nemmeno guardarla in faccia. Ha occhi solo per me, attaccato alla sua giacca.
Urie! Ha usato il cognome di Brendon. Cielo. Ho un ragazzo meraviglioso.
- Fino a mezzanotte? - domanda quella, cercando di attirare la sua attenzione con risultati molto molto scarsi.
Gongolo, quasi le faccio la linguaccia.
Io ho un Gerard e tu no.
- Esatto - risponde lui.
Appena Gee ha le chiavi in mano, gli salto in braccio. Riesco solo a vedere che nel salotto tutti stanno praticamente trombando sui divanetti, quindi non penso sia un problema. E quella puttanella deve capire che lui è il mio ragazzo.
- Gee, ho detto a mia madre che sarei tornato alle undici e mezza... - ansimo, mentre entriamo nell'ascensore e lui mi blocca ad una delle pareti, mordendomi insistentemente le labbra.
- Vorrà dire che farai un po' tardi - sospira, sorridendo, poi arriva il nostro piano. Cerchiamo la camera alla ceca, io sono ancora attaccato a lui, praticamente sento solo una porta che si apre dietro la mia schiena e lo tiro dentro, chiudendola con un calcio.
L'interno è stile Brendon.
Anzi, oserei dire al livello massimo della brendonaggine.
Leopardato. Rosa. Cuori di pelo che pendono dal soffitto. Vino, bottiglie di vino in ogni angolo, ai lati del letto circolare. E poi dei putti d'oro finto sparsi ovunque, che sparano petali di qualcosa ogni dieci secondi, spandendo sul letto un profumo inebriante.
Dio.
- Okay, basta, è stata un'idea meravigliosa, ritiro tutto ciò che ho detto - dico, annuendo ed entrando nella Enzo Miccio Pacchiano Style mode on, mentre lui mi circonda la vita con le braccia, baciandomi il collo.
Finiamo sul letto in men che non si dica. Io sono sopra di lui, e continuo ad emettere gridolini sordi, mentre lui mi infila le mani nei pantaloni per cercare il tesoro nascosto.
- Ti amo. Ti amo. Ecco. Volevo dirtelo prima ma... avevo paura - ansimo, mentre lui, ormai a petto nudo, ha preso una bottiglia di vino e la sta stappando con un aggeggio che ha trovato tra le coperte.
Appena la apre, comincia a versarmelo in bocca e sul collo, nel tentativo di imboccarmi, poi beve anche lui, direttamente a canna. Intanto, sbattiamo alcool ovunque, e le nostre labbra, quando non siamo intento a tracannare vino, continuano ad attaccarsi.
- Ti amo anche io, Frank - sussurra, stringendomi il fianco destro.
Gemo forte, lui stappa un'altra bottiglia e cerchiamo di bere in due, con il risultato che ci bagniamo completamente.
I vestiti scivolano via con una facilità tale che smettere sembra impensabile. Beviamo, ancora e ancora, almeno due bottiglie, la seconda la cominciamo appena. Fa sempre più caldo.
Ormai siamo rimasti entrambi in boxer. Comincio a baciarlo sul collo, mordicchiando qua e là.
- Gee, hai mai fatto un pompino? - domando, sorridendo con un lampo di lussuria negli occhi.
Scuote la testa, arrossendo, poi guarda il mio pene coperto dai boxer, e si lecca le labbra, desideroso.
- Posso... posso provare - biascica, crollando sopra di me e cominciando a riempirmi il petto di baci. La mia erezione sta diventando di dimensioni spropositate.
Annuisco, mentre, delicatamente, sposto il suo viso sul mio pacco. La sua bocca sfiora il tessuto, sento il suo respiro su di me e credo di svenire: comincio a bagnarmi immediatamente, e il mio pene prende a fremere, impaziente.
Dopo pochi secondi, rimango nudo. Comincia a toccarmi, massaggiandomi regolarmente con le sue dita forti.
- Aah, aah - inizio subito a gemere, stringendogli la testa con entrambe le mani.
Forse non avrà mai fatto un pompino a un ragazzo, ma diamine, le seghe le fa dannatamente bene.
- Fai presto, Gee! - grido, senza riuscire a contenermi. Sentendomi così eccitato, sposta una mano sui miei testicoli, e poi con l'altra spinge il mio membro nella sua bocca, leccando timidamente la punta.
Cerca la mia approvazione con gli occhi, mentre ingoia sempre di più, mordendo appena. Annuisco, percependo la pelle che si tira improvvisamente, bagnata e tremante. Non ha ancora il pieno controllo di sé, riesce a stento a trattenersi dall'istinto di mandare giù quando il mio membro sfiora la sua gola, ma appena comincia a prendere confidenza e a lavorare di lingua diventa sempre più bravo. Di tanto in tanto gli sposto la testa, o gli do qualche consiglio, dolcemente, e lui esegue, obbediente, aspettando che io annuisca per continuare.
Quando lo ha leccato tutto, facendomi gemere piano, comincia a passare all'attacco vero e proprio. Succhia sempre più forte, mugolando, e lo sento mentre cerca il liquido pre-orgasmo per sentirlo sulle proprie papille.
- Oh, Gerard, Gerard! - urlo il suo nome, ansimando e iniziando ad incarcarmi sempre di più verso l'alto. Deve tenermi le cosce per impedirmi di muovermi troppo, ma intanto continua a farmi impazzire, mordicchiando i lembi di pelle più tirata e disseminando ovunque leccatine brevi, per poi succhiare di nuovo, con più forza.
Alla fine, non posso fare altro che lasciarmi andare all'orgasmo, e così vengo nella sua bocca, con un gemito forte. Per un po' si guarda attorno, smarrito, con il mio seme che gli cola dalle labbra, poi gli sorrido, rassicurante, e solo allora inghiotte, soddisfatto.
- Scusa, non sono molto bravo - ansima, mentre già ho ripreso il controllo sulla sua bocca salata, ribaltando le nostre posizioni.
- Oh, no, sei... sei dannatamente fantastico - sussurro, ridacchiando, per poi riprendere a baciarlo con trasporto, muovendo il viso di lato e sfiorandogli appena gli zigomi con le dita.
- Sicuro? - chiede, ad occhi chiusi.
Lo stringo:
- Sicurissimo - rispondo, mentre lo faccio sdraiare, piano, sopra le coperte morbide - Adesso cerca di rilassarti.
Sfioro il suo addome, osservando ogni minima porzione di pelle, avido di quel corpo così bello. E all'improvviso mi sento la persona più felice della terra.
Mi alzo sopra di lui, puntandomi sulle braccia; gli sfioro le labbra, piano, con le mie, e subito dopo comincio a entrare dentro di lui, sbattendo violentemente contro il suo corpi, senza respiro. Stringe forte i miei bicipiti, in un grido acuto, torcendo la testa all'indietro in uno spasmo pieno di passione.
Spingo sempre piu velocemente, gemendo assieme a lui, e intanto spezziamo le grida dei nostri nomi con sospiri sonori, toccandoci, bisognosi l'uno dell'altro.
- Amore - dice, ad un certo punto, inarcandosi così tanto da sollevare quasi anche me.
Sta per venire, sento anche io quel calore bruciante dei nostri ventri che si scontrano.
- Amore mio - ripete, baciandomi e boccheggiando per il piacere.
- Ti amo, Gerard - mormoro, come se potesse essere una risposta, mentre con un'ultima spinta il suo orgasmo ci bagna entrambi, sporcando anche le coperte.
Io vengo dentro di lui, con un gemito acuto, per riempirlo tutto, poi esco, accasciandomi sul suo petto.
Abbiamo tutti e due il respiro grosso, chiudo gli occhi nel tentativo di calmarmi, ma la sua mano che mi accarezza la testa riesce ad annodare di nuovo il mio stomaco in meno di un secondo.
- Ti amo anche io, Frank - sussurra, dopo un poco, bollente.
Ci rannicchiamo sotto le coperte.
Non so che ore sono, ma non mi importa.
- Gee, voglio partire. Con te. Andarcene insieme da qualche parte e... - lascio la frase in sospeso.
E poterti tenere la mano in strada.
Poter uscire senza nasconderci.
Poterti baciare in mezzo a tutti.
- E?
- E amarti.
Silenzio.
- Potremmo - azzarda, passandosi una mano sulla faccia nel tentativo di mantenersi abbastanza lucido.
- No, sai che non potremmo - replico, scuotendo la testa. Come potrei lasciare Ray, Brendon e tutti gli altri? Mia madre? Mio padre?
Mi sembra impensabile. Potrei rinunciare a tutto questo per Gerard?
Forse sì.
Anzi, d'impulso risponderei "certo". Ma penso che in realtà sarebbe molto più difficile di quanto io possa pensare, e non perché non lo ami, ma perché qui a Belleville ho passato tutta la mia vita. La mia casa è qui.
- E invece sì. Solo che ci mancherebbe il coraggio - sentenzia alla fine.
Annuisco.
- Che ore sono?
- Voglio dormire - rispondo, sospirando - Con te.
Sorride:
- Su, Frankie. Non voglio che tua madre si arrabbi, voglio uscire altre volte insieme, non possiamo rischiare che non si fidi più - mi bacia la fronte, così mi allungo e prendo il suo cellulare dai suoi jeans.
- Le undici e mezzo. E hai tre messaggi da Lindsey - osservo, inarcando un sopracciglio.
- Ti da fastidio leggermeli? - chiede, incerto.
- No - mento, solo per curiosità, mentre la testa mi gira - Uno è un cuore gigantesco. L'altro è "buonanotte, tesorino mio" e l'ultimo è "ti voglio tanto bene orsacchiotto"... Gee, che vomito.
Esita:
- Molto - confessa infine.
All'improvviso c'è silenzio.
- Lasciala.
- Cosa?
- Mi hai sentito - mi giro dall'altra parte, indispettito. So che sto rovinando la serata. Ma non mi interessa, voglio quella lì fuori dai piedi.
- Frank... - con un braccio circonda la mia vita, allungando il collo oltre la mia spalla.
- Mh.
- È complicato.
Sbuffo:
- No, non lo è. Non la ami, Gerard. Tu ami me. A meno che tu non mi stia mentendo e ti servi di me solamente per andare a letto - sbadiglio.
La cosa non mi fa molto effetto. Lo hanno fatto molte persone. L'ho fatto anche io.
Però con lui so che ci rimarrei male. Tanto. Forse un po' troppo.
- Cosa stai dicendo? Non... non potrei mai fare una cosa del genere... - mi abbraccia, scuotendo la testa.
- Sai che una persona normale non ti crederebbe affatto? - domando, amaramente.
- E tu?
- Io mi fido.
- Perché?
- Perché sei l'unica persona che io abbia mai amato, Gee.
Lo bacio.
So che mi ama.
Forse per il momento devo solo accontentarmi e aspettare, dopotutto è da poco che abbiamo iniziato a fare qualcosa di serio.
- Frank, vestiti, adesso devo farti vedere il tuo regalo, prima di andare - sussurra, dopo un po' di baci, sollevando entrambe le sopracciglia.
Sorrido, poi mi alzo, piano, e afferro i boxer da un angolo remoto del letto, impaziente. È la prima volta che qualcuno mi fa una sorpresa del genere, cioè, qualcuno che mi piace davvero tanto, è la prima volta che ho un appuntamento serio in generale. Senza contare una tipa di nome Meredith, con cui sono stato per un mese per poi decidere che la figa non era certo il mio futuro. Mi aveva regalato un peluche. Un fottuto peluche. Ha detto che ne aveva uno uguale e che così saremmo stati insieme per sempre. Inutile dire che il peluche è finito nel falò di Ferragosto.
Dopo che entrambi ci siamo messi i boxer e i jeans, lui, prendendomi per mano, mi conduce verso una borsa abbastanza grande sul pavimento, che prima non avevo nemmeno notato. È leggermente aperta da un lato, ma non riesco a vedere dentro.
Gee si siede, e io lo imito, sistemandomi accanto a lui, poi mi fissa, mordicchiandosi il labbro:
- Mh, sei curioso? - domanda, godendosi la mia ansia.
- No, ma adesso potresti cortesemente aprire quella borsa? - sbotto, appoggiando la testa alla sua spalla e sbuffando sonoramente.
Prende un bel respiro:
- Okay - infila le mani nel borsone, visibilmente emozionato - Non so... ti prego, se non ti piace baciami lo stesso.
Finalmente, dopo qualche secondo, le sue braccia ritornano fuori. Sembra che stia prendendo qualcosa di delicato, o fragile...
- OHMIODIOGERARD - grido, tutto d'un fiato, appena mi mette tra le mani il mio regalo, ovvero un magnifico cucciolo di cane, minuscolo e scuro, con gli occhi ancora semichiusi, ma abbastanza vispi.
A momenti non lo faccio cadere, tanto sono stupito e felice.
- Mikey mi ha detto che ne volevi uno da quando sei piccolo... ma che alla fine non ti sei mai deciso a comprarlo. Non hai idea della fatica che ho fatto per prenderlo - parla, mentre io lo copro di baci, tenendo con una mano il cagnolino che, tra le mie braccia calde, si è subito appisolato, accoccolandosi contro la mia pelle.
Penso che la faccia mi si stia per sgretolare, tanto sto sorridendo mentre lo bacio, senza respiro.
Un cane.
Cazzo.
Okay, io adoro, letteralmente, adoro Gerard Way più del dildo rosa e fosforescente che Brendon mi ha regalato per iniziare la mia carriera da puttana.
È ufficiale.
- Cosa intendi per... fatica? - fermo le mie labbra con un risolino, ormai sdraiato su di lui mentre il nostro nuovo piccolo amico si mette in mezzo ai nostri due petti, al caldo.
- Ore e ore di osservazione, per sapere se avevi un giardino o un cortile, poi dovevo trovare un canile affidabile, ho cercato di scoprire la tua razza preferita, inoltre hanno tentato di scucirmi cento dollari in più del dovuto...
- Confessalo, mentre cercavi il giardino con il cannocchiale mi hai sbirciato mentre mi spogliavo in camera - parlo direttamente sulla sua bocca, ridacchiando, per poi sentire i suoi senti mordermi il labret.
- Mh, forse - sorride, per poi giocare un pochino con la mia lingua - Solo perché sei bellissimo.
La palla di pelo trema, tra di noi.
La più bella palla di pelo della storia.
La mia palla di pelo.
È da quando ho tre anni che ne voglio una, e adesso ce l'ho.
- È una femmina - sussurra Gerard, sfiorandomi la pancia appena, mentre di nuovo appoggia il viso al mio.
Non so se respingerlo perché mi provoca più dipendenza della caffeina (e questo è davvero esagerato, cazzo) oppure se lasciarlo fare perché adoro sentire il bisogno di qualcuno.
È una cosa nuova.
Speciale.
Mi manca, quando non c'è. È insostituibile.
- Dobbiamo decidere il nome - la accarezzo, passando il pollice sul suo muso, piccolissimo, per poi disseminare due o tre piccoli baci sulle
- Susan - dice Gee, deciso.
Esito, poi lo ripeto:
- Susan. Certo. Un nome alla Gerard - inarco un sopracciglio, ridendo.
- Ehi! - esclama, imbronciato.
- Ft, già Gerard è...
- Gerard è il nome del professore più fico e sexy della Terra - completa, stringendomi a sé e baciandomi di nuovo.
Mi godo quel calore, quelle braccia forti che mi stringono, poi annuisco:
- Decisamente, oh, sì.
A questo punto Susan decide che il bacio deve essere a tre e comincia a slinguazzare in mezzo alle nostre labbra, con la sua linguettina ruvida.
Ridiamo, insieme, poi Gee si stacca e si alza in piedi per rivestirsi interamente, guardando la mia gioia nel tenere la cagnolina tra le mani. È decisamente il regalo migliore che io abbia mai ricevuto.
Dopo averla appoggiata sulle coperte, anche io mi rimetto i miei vestiti, con un po' di difficoltà perché sono intento a guardare Gerard che tiene la fottuta cintura tra i denti e intanto si sistema la zip dei jeans.
- Sono sexy, eh? - appena se ne accorge comincia a pavoneggiarsi.
Sbuffo:
- Sì. Tanto - ammetto, rimettendomi la felpa. Riprendo quella splendida cucciola tra le mie mani e poi mi avvio verso la porta, stringendola come se fosse un tesoro.
- Per una settimana ancora ha bisogno del latte - prima di uscire dalla stanza e tornare a casa, Gee mi abbraccia ancora una volta, accarezzando soddisfatto Susan.
- Va bene. Però le mie tette sono riservate a te, dovrò usare il biberon - sorrido, poi, rendendomi conto all'improvviso che la nostra notte è già terminata, appoggio la testa alla sua spalla, mentre chiude la porta della camera e rimaniamo in corridoio:
- Non voglio andare via - mormoro, mentre la cagnolina già si sta addormentando di nuovo.
Come faccio, adesso, ad arrivare a domani mattina senza lui accanto a me?
- Nemmeno io. Nemmeno io, amore - passa un dito sul mio zigomo, poi sospira e cominciamo a scendere le scale, in silenzio, perché è davvero tardi e non voglio rischiare di non poterlo più vedere fuori da scuola.
La tipa della segreteria sta ancora puntando a Gee, ma io, deciso, lo prendo per un braccio e mi appiccico a lui stile Sottiletta, e questa volta le faccio veramente la linguaccia.
Quando ci lasciamo alle spalle definitivamente il Motel dell'Amore, l'aria fredda di fuori ci accoglie in un gelido abbraccio, così ci catapultiamo in macchina per stare più al caldo.
Partiamo in silenzio, lui mi sorride, io ho occhi quasi solo per Susan: la accarezzo, le faccio i grattini sulla testa e sotto il collo...
- Frank, quel cane prenderà il mio posto? - chiede ad un certo punto Gerard, ridacchiando, facendo una faccia da bimbo imbronciato.
- Assolutamente no - sorrido, poi gli scocco un bacio sulla guancia - Il mio professore sexy.
Di nuovo, c'è un po' di vuoto. Ma mi piace anche questo, con Gerard. Non ho bisogno di dire quanto mi piace, e non sono in imbarazzo quando non ho più qualcosa da dire. Lo sa, sa che lo amo, e lo so anche io, ne sono certo. Mi basta questo. È una sicurezza che prima non avevo. E che credevo non avrei mai avuto.
Rimaniamo così per un quarto d'ora circa. Lasciamo che i nostri sguardi si sfiorino appena. C'è pace, sento di nuovo quella calma che mi pervade il petto quando stiamo assieme.
Dopo tutto questo tempo, lui esita un poco, guardandomi con espressione più seri, poi azzarda, mormorando:
- Mi è piaciuto molto stare con te, stasera.
Intuisco subito che sta cercando di capire quanto io possa fare sul serio. Da parte mia, sono disposto a fare qualsiasi cosa. Qualsiasi. Per una persona sola, per lui.
- Anche a me, Gee. Forse mi è piaciuto troppo per far finta che non ci sia niente di... diverso - riservo a Susan una sola mano, e uso l'altra per dedicarmi alle dita di Gerard, che cercano le mie quasi spasmodicamente.
La strada è deserta.
Ma stiamo per arrivare a Belleville, lo so.
- Frank... andiamo al sodo - respira a fondo - Ora siamo fidanzati.
Sentirlo pronunciare fa un po' impressione.
Io sono stato veramente fidanzato soltanto con la tipa del peluche e per un po' di tempo (una settimana, forse) con Bob, e un ragazzo, Connor, che però era più uno scopamico che altro.
Mai niente di serio.
- Io ti amo - riesco a mormorare solo questo, debolmente.
Adesso non ce la faccio a fare la troia.
- Più di ogni altra cosa - aggiungo, qualche secondo dopo.
Ormai siamo davanti a casa mia.
Mi si stringe il cuore, quando ferma le ruote e si mette a guardarmi, increspando le labbra. Come se fossi la cosa più bella del mondo. Lindsey non la guarda mai così.
Delicatamente, si tira avanti, e mi bacia, spegnendo le luci che potrebbero far vedere la scena a qualcuno. Al buio, le sue labbra premono contro le mie e mi danno un calore nuovo.
- Martedì... martedì, ti prego, dammi una punizione. Io farò il cattivo. Ti prego - avvolgo le braccia attorno al suo collo.
- Sembra che negli ultimi tempi essere punito ti piaccia parecchio - osserva, soddisfatto.
Non rispondo, ma faccio solo un sorrisino, stringendo Susan.
- Quando potremo fare qualcosa del genere, di nuovo? - domando dopo qualche secondo.
Sto temporeggiando.
Non voglio andarmene.
- Presto - promette, baciandomi ancora, di sfuggita - Ma adesso devi andare. È tardi. E domani c'è anche la scuola.
Sospiro, apro la portiera tenendo la cagnolina su un braccio solo. Sto per richiuderla quando Gerard mi prende per un braccio, facendomi voltare:
- Buonanotte, amore mio.
Angolo autrice:
AHAHAHAHA so che fa cacare ma okay. L'idea del cane mi sembra troppo idiota ora che l'ho scritta... però le altre cose mi sembravano troppo banali... e tra troppo banale e troppo idiota io scelgo troppo idiota lol.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top