.27.

Il televisore gracchiava davanti a loro, lo schermo che risultava quasi accecante alle nove del mattino. 

Gli spari sono iniziati poco a sud di New York verso le 3.45 di questa notte.
Si sospetta che siano coinvolte associazioni di tipo mafioso, le stesse che avrebbero compiuto i delitti delle scorse settimane, a partire dall'effrazione in una villa a Los Angeles mai denunciata dal proprietario dell'abitazione, fino al massacro sull'attico abbandonato nella periferia di Richmond. Per non citare il massacro di un gruppo mafioso scoperto dalla polizia una decina di giorni fa, e delle sparatorie avvenute nel South Bronx. 
Gli inquirenti avevano inizialmente ipotizzato una faida tra due famiglie, ma la questione sembra aver assunto un altro livello di importanza. Nonostante sia stata confermata l'ipotesi di una lotta tra fazioni mafiose, gli avvenimenti di questo periodo fanno pensare a una guerra su larga scala.
Sono stati identificati alcuni cadaveri, gli studiosi stanno tentando di...

Gerard guardò Frank stringere le labbra mentre ascoltava la conduttrice parlare, gli occhi impauriti, le mani che non riuscivano a rimanere ferme e cercavano di distrarsi gingillandosi con i lembi della maglietta bianca. Quanto avrebbe voluto portarlo via, verso una vita perfetta, una vita che non avrebbero dovuto vivere come prede, come ombre, come schiavi... Se lo erano sussurrati, la sera prima, tutto quello che avrebbero fatto. I viaggi, le spese, la loro casa... E mentre gli parlava, Frank si era seduto sulla sue ginocchia, si era tolto l'intimo e avevano iniziato a baciarsi fino a togliersi il fiato, fino ad assordare tutto ciò che era circostante, tutti i pensieri, fino a vivere solo loro, insieme, loro due e nient'altro, fino a bruciare. Lo aveva penetrato con dolcezza, in un incredibile dono di sé, aggrappandosi alla sua bocca senza nascondere tutta la sua debolezza e il suo bisogno. 
Eppure, quella mattina, era bastata una notizia per incrinare di nuovo la pace che riuscivano a trovare solo insieme, lontani da tutto, da tutti, dentro le quattro pareti della loro solitudine, dentro il loro spazio sacro, per riscoprirsi, per ritrovarsi, per capire che oltre ogni cosa, dopo ogni cosa c'era il loro amore.
L'equilibrio fragile di una certezza che il mondo vuole dissolvere li dilaniava e li esaltava.
L'equilibrio fragile di due creature fragili, che però sapevano che potevano ritrovarsi di nuovo, ogni volta che cadevano. 
Gerard guardò con tenerezza quel ragazzo che la sera prima aveva visto addormentarsi accanto a sé con le labbra rosse per i loro baci. Avvolse un braccio attorno alla sua vita e lo attirò piano a sé, poi avvicinò la bocca al suo orecchio:

- Non morderti le guance, amore - sussurrò, tirando dolcemente il suo labbro inferiore per farlo smettere.
Frank lo guardò brevemente, gli occhi lucidi, sorrise piano, appoggiò il viso al suo petto, gli occhi fissi sulle immagini trasmesse al telegiornale. 

La polizia, tuttavia, non è ancora riuscita a identificare i criminali. 
E' in atto una strategia per cercare di fermare gli spari, che proseguono tutt'ora nei vicoli della periferia. Fino a poco fa il conto era di dieci vittime tra gli uomini che partecipano alla sparatoria. Quattro agenti sono rimasti feriti, uno in gravi condizioni, gli altri fortunatamente presentano solo ferite superficiali. 
In attesa di ulteriori sviluppi, consigliamo di...

Mikey spense la televisione con un gesto secco, scuro in volto. 
Fuori, tutto sembrava essere silenzioso, persino le macchine che passavano sulla strada. 
New York si era svegliata con una nuova tragedia, quel giorno, e ormai la verità era sotto gli occhi di tutti. 

- Quindi Evan sarebbe morto - osservò dopo un poco il biondo, girando un cucchiaino nel caffè.
Gerard diede a Frank un bacio sulla fronte, poi carezzò la sua spalla:

- Le fonti sono attendibili.

- Fonti?

- Hanno visto mio padre seguire la bara fino a un campo fuori città su un SUV - si intromise Frank, staccandosi di qualche centimetro da Gerard.
Guardava il pavimento, a testa bassa.
La battaglia che si stava consumando all'interno della sua fazione per la decisione riguardo all'erede del potere di Anthony Iero lo aveva messo sotto pressione. Appena dopo la morte di Evan, e quindi la scomparsa di quello che era stato designato come futuro capo, era iniziato un conflitto interno tra quelli che avrebbero voluto fosse il figlio legittimo di Anthony a succedergli e quelli che invece sostenevano la necessità di nominare un nuovo uomo d'onore che avrebbe potuto essere un degno successore - un conflitto degenerato presto in una lotta armata nei vari distretti della città, che non accennava a smettere. Ancora non erano riusciti a capire quale delle due parti stesse prevalendo, ma erano certi che la notizia non avrebbe tardato ad arrivare.
Era un massacro disperato, Iero si stava rovinando, e Frank assisteva a quella barbarie con orrore - le vite di chi si era sacrificato per il suo nome erano un peso quasi insopportabile per lui, solcavano la sua fronte di rughe, riducevano le sue labbra a una linea sottilissima.
Riempivano i suoi occhi di paura. 

- Chi lo ha visto?

- Jenkins.

Gerard accompagnò Frank al tavolo della cucina e aspettò che si sedette, poi gli mise davanti un cappuccino e il suo toast al formaggio.

- Quindi è sicuro.

- Nessuno dei nostri uomini è coinvolto. È una lotta esclusivamente tra di loro.

- Finirà presto, quando verranno a sapere che ho giurato per la vostra famiglia. Mio padre mi accuserà di tradimento, e potrà scegliere un nuovo erede con il consenso di tutti i boss e tutte le cosche. Nessuno starebbe mai dalla parte di un traditore - Frank si morse il labbro, gli occhi fissi nel vuoto, assente. 

- Non lo hanno ancora scoperto, però, evidentemente. Abbiamo qualche giorno di vantaggio. Possiamo attaccarli, sfruttare questo momento di debolezza.

Mikey si alzò dal tavolo per guardare fuori dalla finestra, come faceva quando era pensieroso - un gesto che aveva ereditato da suo padre, un'abitudine che non aveva saputo cancellare, anche cercando di rinnegare le sue origini.
Gerard approfittò del momento e si voltò verso Frank:

- Tutto bene, piccolo? 

Glielo domandò sottovoce.
Avrebbe voluto essere da solo con lui, adesso, stringerlo e dargli tutto ciò che aveva, tutto ciò che poteva, scacciare quella tristezza con un gesto, le proprie dita intrecciate con le sue, mentre guardavano insieme i suoi disegni, nudi, i capelli spettinati, sdraiati sul letto.
Mentre gli parlava dei posti che avrebbero visto insieme.
Di viaggi improbabili su un treno lunghissimo.
Di libri che aveva letto e che voleva leggere. 
Quando erano insieme, lì, nella loro stanza, lo vedeva così felice, felicità di una purezza che adorava con tutto se stesso, felicità nella loro sicurezza, nella protezione, nell'amore che finalmente aveva. 

- Sì...

- Frank - Gerard lo chiamò piano. 

Si guardarono, solo loro, e si parlarono con gli occhi.
Ci sono qui io a proteggerti.

- Andrà tutto bene. Gli altri non sapevano cosa ti faceva tuo padre... Non è colpa tua.

Il ragazzo annuì, si abbandonò a una carezza sulla guancia rosea.
Sembrava fragile, debolissimo, in quel momento - eppure nei suoi occhi brillava ancora una fiamma inestinguibile, che si rafforzava quando le sue iridi verde vetro si intrecciavano con quelle calde di Gerard.

- Sono sempre con te - sussurrò il maggiore, pianissimo, solo per lui - Lo sai, vero?

- Lo so - mormorò Frank, allungandosi per appoggiarsi alla sua spalla e respirare il suo profumo.
Ci furono pochi istanti di silenzio in cui rimase immobile, su di lui, il cuore che batteva all'impazzata.

- Voglio stare da soli... Io e te... Ancora...

Volevano dirsi tutto, eppure sapevano di doverlo fare al buio, quando la notte sarebbe calata a stendere il velo che riduceva tutto in ombra, e loro sarebbero rimasti l'unica luce nella tenebra, l'unica arma contro i loro pensiero, quando avrebbero lottato e vinto di nuovo.

- Doveva giurare in segreto... Perché non lo hanno fatto giurare in segreto? - Mikey digrignò i denti e scosse la testa, interrompendo la loro conversazione. 

- Sai che non è possibile. Devono essere presenti i capi.

- Era un situazione delicata. Avremmo potuto fare un'eccezione alla regola.

- Non è possibile, lo sai bene. Piuttosto, dovremmo concentrarci su cosa possiamo fare adesso - Gerard aveva un tono deciso, sicuro di sè - Dobbiamo preparare un attacco, e sorvegliare i nostri boss il più possibile. 

- Quindi siete sicuri che tra di noi ci sia un traditore?

- Non è una cosa certa... Ma una possibilità abbastanza plausibile. Solamente una spia avrebbe potuto riferire i nostri piani a Iero per permettergli di intercettare il nostro elicottero e quello di Brendon, ad esempio. Dobbiamo sbrigarci. Se c'è un infiltrato, potrebbe già aver riferito il giuramento di Frank. 

- Vuoi andare alla base? - Mikey gettò un'occhiata al fratello, che dopo aver finito il suo caffè si stava alzando per infilarsi la giacca scura in tutta fretta. 

- Dobbiamo essere sicuri che nessuno esca. Per nessun motivo. Tu e Frank rimanete qui, parlerò da solo con mio padre. Non andate fuori, a meno che non sia necessario.

- Dio mio, tranquillo, Gee - il biondo alzò gli occhi al cielo.

Gerard scrollò le spalle:

- E' pericoloso in strada. Sopratutto per Frank.

Si allungò verso il più piccolo per dargli un bacio sulle labbra.

- Voglio venire con te... - mormorò quello, pianissimo, trattenendolo con le mani avvolte attorno ai suoi bicipiti.

- Stai qui a riposare. Torno presto. Il tempo di fare un controllo veloce e parlare con mio padre. Disegna, ascolta la musica... Fatti raccontare da Mikey altri particolari imbarazzanti della mia infanzia... 

- Come quella volta che hai pianto perché non riuscivi a...

- Perfetto, io esco. Divertitevi.

Risero tutti insieme, Gerard diede un altro bacio a Frank, questa volta più lungo e dolce, lo guardò un'ultima volta negli occhi, intensamente, senza nascondere nulla, stasera sono tuo, poi si avviò verso la porta e uscì per le strade assolate della città. 

***

Nessuno era entrato o uscito nelle ultime quarantotto ore se non Patrick Stump, che aveva però impiegato il tempo che aveva trascorso appostato in un deposito abbandonato per criptare i documenti del Governo Americano e cercare di scoprire cosa esattamente sapevano le forze armate della guerra che era in corso tra gli Way e gli Iero e della lotta interna a quest'ultima fazione.
La sparatoria continuava con la stessa intensità, a intervalli regolari.
I telegiornali mandavano aggiornamenti all'incirca ogni mezz'ora sulla situazione.

- Hanno un identikit di Anthony Iero basato su alcune vecchie immagini, ma nessuna foto attuale. Essere uscito per accompagnare la bara del figlio è stato un grande rischio per lui, in effetti - spiegò Stump, sistemandosi gli occhiali e guardando Gerard con le sopracciglia corrugate.
Sembrava essersi ripreso alla perfezione dalle torture subite nella prigione degli Iero, dopo le cure di Ross, e aveva insistito per tornare ad essere operativo. Durante la sua prigionia non aveva potuto capire molte informazioni, a parte la posizione di qualche base e di un deposito di armi di cui si era già occupata una squadra di dieci uomini. 

- La polizia ha identificato, come abbiamo sentito al telegiornale, alcuni cadaveri. Ma questi riguardano solamente persone che fanno parte della fazione degli Iero, ovviamente. Gli ultimi file che ho trovato riguardano uno dei loro capi, Briar, quello che lei ha ucciso. Lo stavano cercando, e in effetti lo hanno trovato... Anche se morto. 

- Riguardo a noi, invece? - domandò Gerard, osservando lo schermo del computer su cui erano trasmessi i dati che Patrick aveva raccolto.

- Come vi avevo già detto... Hanno l'identikit di vostro padre. Ma questo da anni.

- E non fanno niente a riguardo? Nessuna strategia, nessun piano?

- Da quanto ho scoperto, no. 

- Hai idea del perché?

Stump alzò le spalle:

- Suo padre, come lei penso sappia, ha molte amicizie influenti nel mondo dell'arte, dello spettacolo, della politica. Grazie a loro e grazie ad altri... Rapporti, agisce nel più perfetto silenzio. Pensi a Sam Giancana. Era associato con Frank Sinatra. Tutti sapevano chi e dove fosse, ma nessuno faceva nulla contro di lui. E' stato incriminato di settanta delitti e incarcerato solo in due occasioni. 

Fece una pausa, chiuse il file sul pc:

- Tornando a noi, direi che molto probabilmente hanno anche paura del nostro potere. 

- Altro?

- Da quello che mi risulta, gli Iero avevano preparato un attacco abbastanza importante a una nostra cosca a Hoboken, ma non è mai avvenuto proprio per la morte di Evan. Ha come... Bloccato tutto.

Patrick gli rivolse uno sguardo esitante, che Gerard decifrò immediatamente:

- Bloccato tutto? - chiese, cauto. 

- Oltre all'affare di Hoboken, c'è anche un'altra cosa che ho trovato - Stump sospirò, fissando lo schermo riflesso nelle lenti dei suoi occhiali - Una cartella. Conteneva delle cose... Strane. Un'accozzaglia senza significato di file, immagini, video. Erano cartelle protette, non sono riuscito ad ottenere tutti i documenti... Alcuni erano vecchi, ma altri invece sono stati caricati recetemente. E potrebbe darsi che riguardino una sorta di... operazione futura.

- Quanti ne hai?

- Sette. 

- Li hai guardati?

- Aspettavo l'arrivo di suo padre, o di lei, per farlo. Ma ho riconosciuto un file.

Ci fu silenzio.
Lo sguardo sul viso del boss si trasformò in una smorfia di orrore e di dolore.

- Mi hanno filmato mentre mi torturavano. Forse volevano ricattarvi. Non lo so. Non ne ho la minima idea. Penso ce ne sia un altro simile. Non so chi sia il prigioniero, però. Forse Joseph. O Dun.

Gerard sbarrò gli occhi:

- Joseph? Dun? Prigionieri?

- Suo padre non glielo ha detto?

- Detto... Cosa?

Gerard sentì il suo cuore sprofondare. 

- Hanno preso Joseph e Dun.

- Ma come... 

- La Yakuza glieli ha consegnati. Era un'imboscata. Quella trattativa era un'imboscata.

Ci fu silenzio. 

- Suo padre non...

- No. 

Di nuovo, totale assenza di parole.
Andò avanti qualche minuto - Gerard guardava la porta, stupito, quasi inebetito dalla notizia così improvvisa.
Poi Patrick si alza dalla sedia. 

- E' stato un colpo per tutti. Non pensavamo arrivassero a tanto. Quando suo padre si è recato da loro, hanno fatto quasi finta di niente e hanno ribadito la loro neutralità per questa "faccenda americana"... Ma probabilmente avevano già consegnato sia Joseph che Dun. Ci avevano inviato un telegramma dicendoci che stavano arrivando. Devono essere stati obbligati a scriverlo, perchè non sono mai tornati.

- Dobbiamo dedurre che i giapponesi sono alleati di Iero? - Gerard inghiottì tutte le domande che avrebbe voluto fare.
Le avrebbe rivolte a suo padre, e a suo padre solo.
Voleva sapere perchè lo aveva tenuto all'oscuro di tutta quella faccenda.
Quante altre cose aveva omesso? Quali altri delitti, quali altre sconfitte? Forse voleva difenderlo dal loro sgretolarsi, voleva nasconderlo dal loro mondo che iniziava a corrodersi? Non si fidava abbastanza di lui?

- Non penso siano alleati. Credo vogliano rimanerne fuori. Gli uomini di Iero li hanno minacciati, evidentemente. Così gli hanno consegnato i due uomini. Per loro non aveva alcuna importanza. Non ha nessuna importanza. Entrambi potremmo garantirgli merce sicura. E loro la possono garantire comunque a noi.

- I russi però hanno dato la loro disponibilità. 

- Sta arrivando una squadra per cercare di porre fine alla sparatoria, ma non su nostra richiesta. Ha bloccato i traffici, anche i nostri. I mitra e le pistole che abbiamo preso a Iero con quella retata dovevano sparire al più presto. 

- Dislocati?

- Un merdoso magazzino a Brooklyn, lo stesso in cui sono rimasto appostato stamattina. È il più vicino alla base di Iero. C'è qualcuno che sorveglia dall'interno, un paio di pattuglie. Ho visto circa una quindicina di uomini, fanno la ronda. Ma non sono contenti.

- E ai russi cosa interessa?

- Droga. Avevano un giro di prostituzione, anche. Un casinò dove dovevano arrivare delle donne nuove. Bronx, mi pare. 

Gerard sospirò. 

- Se continua, dovremo intervenire anche noi. Non possiamo lasciare che vada avanti. I notiziari stanno facendo troppo scalpore.

- Il problema è che coinvolge molte zone della città. Un'azione potrebbe essere difficile da controllare, coinvolgerebbe dei civili e dovremmo impiegare molti uomini. Per non parlare del fatto che ci sarebbe la possibilità, in effetti, di tentare un'alleanza con le cosche che vogliono che il potere venga affidato al figlio legittimo di Iero. Ma temo non ci sarà altra soluzione. Sto tentando di elaborare una strategia efficace, dovremmo cercare di circoscrivere il combattimento in un'unica area...

- Potrebbe essere una trappola. Abbiamo già visto che Iero è disposto a perdere i suoi uomini per le cose più futili. 

Gerard fece ondeggiare il suo Martini e ne bevve un sorso mentre guardava le nuvole bianche affollare il cielo troppo blu dietro ai grattacieli.

- Non è da escludere. Ma penso che si tratti di una cosa seria. Va avanti da troppo tempo. E le ragioni sono valide. Degli uomini stanno morendo. 

Stump chiuse momentaneamente il portatile, con la testa tra le mani.

- Ho sentito che lei e il figlio di Iero siete... - inclinò la testa, con fare eloquente, come per invitarlo a continuare.
Gerard annuì silenziosamente:

- Mi preoccupo per lui. 

- Per Frank?

- Sì. 

- Non deve aver reagito bene alla situazione. Dove lo avete conosciuto? Se non sono indiscreto. 

- Lo sei, in effetti - il giovane Way lo disse con un sorriso appena accennato - L'ho conosciuto in un club, a Los Angeles. Un club che tu conosci molto bene, a quanto so... xxx, mi pare.

Stump alzò gli occhi al cielo, le labbra increspate in un sorriso sornione:

- Tutti frequentiamo i bordelli. O almeno, tutti quelli non sposati. E gli avvicinati. Forse è una delle cose che mi è mancata di più, in prigione. Dio mio. 

Rise, scosse la testa:

- Più penso a tutta questa situazione, più non ne vedo il senso. Iero vuole il potere per sé, ma è come se non volesse prenderselo veramente. E' completamente folle. Non ha una strategia definita, né una... 

La porta si aprì con uno scatto, e Donald Way fece il suo ingresso nella sala.
Subito Patrick tacque, Gerard fece un passo indietro, lo stomaco contratto.
Quell'uomo... suo padre?
La fronte solcata di rughe, il turbamento troppo visibile nelle sue pupille scure.
Sembrava invecchiare ogni giorno di più, temprato dalla difficoltà. Sembrava scivolare via, e Gerard non riusciva a sopportarlo. Alla tenerezza e alla preoccupazione dentro di lui si mischiava, in un turbinio indefinito di emozioni che lo atterriva, la rabbia, la delusione - no, non gli aveva detto del rapimento di Joseph e Dun.
Quanti altri segreti?
Lo faceva per il suo bene, lo faceva per lui, sacrificandosi? Voleva portare quel peso da solo, voleva tenerlo lontano da tutto quello, finchè era possibile?
Eppure si erano promessi fiducia, perseveranza... Eppure lo aveva fatto giurare, aveva fatto giurare anche Frank.
Lo aveva incaricato di uccidere Briar e la sua cosca.
Si era reso conto tardi del suo errore? Si era pentito di aver macchiato le sue mani di sangue? Sperava di cancellarlo?
Impossibile, ormai... Non se ne rendeva conto?
Dopo tutta la sofferenza, tutto il dolore per accettare il suo ruolo in tutto quello, per accettare di adempire al suo dovere, di andare fino in fondo, dopo le lacrime, l'esitazione, le notti di distrazione forzata, Gerard avrebbe dovuto tirarsi indietro da ciò a cui aveva detto di sì così faticosamente?

- Stump, hai detto che avevi dei file da farmi vedere - Donald si sistemò la cravatta, poi guardò il figlio con uno scintillio negli occhi, la luce di chi aveva già letto qualsiasi cosa ancora prima che una parola venga pronunciata:

- Ciao, Gerard. Non sapevo che saresti venuto.

Il giovane abbassò lo sguardo:

- Ho sentito della sparatoria. 

- Ho già fatto in modo che nessuno entrasse o uscisse, se è questo che ti chiedi. 

- Potremmo attaccarli, padre - Gerard alzò la voce e strinse i pugni, guardandolo - Sono in un momento di incertezza, il loro equilibrio è molto fragile. Potremmo attaccare insieme, scovare Iero, porre fine a...

- Figlio - Donald sorrise, stanco - Di questo, se vuoi, parleremo dopo, in privato. 

Si avvicinò a loro con lentezza, quasi trascinandosi, muto, e quando fu al loro fianco fece segno a Stump di aprire la cartella. 

I sette file contenevano due video e cinque documenti.
I due video erano rispettivamente filmati della tortura di Patrick Stump e di Radolph Walter, che tutti avevano creduto deceduto nell'esplosione avvenuta nel suo appartamento. 
I cinque documenti erano una lettera, due cartine geografiche, un biglietto scritto a mano e un foglio con un simbolo a cerchi concentrici apparentemente senza significato. 
La lettera era la confessione di un suicidio. 
Del suicidio di Anthony Iero.
Le piantine geografiche erano rispettivamente dell'edificio in cui i boss e la famiglia Way si trovava e della periferia di New York.
Il foglio con i cerchi concentrici rimase un mistero.
Il biglietto scritto a mano recava semplicemente quattro parole:

Confermo vivo Frank Iero. 

***

- Vieni qui, stupido.

Frank rise mentre Gerard si avvicinava a lui.
Da sdraiato che era sulle coperte, gli occhiali in bilico sul naso, si alzò in ginocchio per baciare il maggiore.

- Da quando porti gli occhiali?

- Da quando Mikey me li ha fatti provare per leggere e in effetti ci vedo meglio.

Frank leccò con dolcezza il suo labbro inferiore, poi passò una mano tra i suoi capelli:

- Cos'è successo, da tuo padre?

- Ha scartato l'ipotesi di attaccare tuo padre adesso - Gerard sospirò e chiuse gli occhi mentre il minore massaggiava piano le sue spalle.

- E poi?

- Mi ha nascosto una cosa... Due dei nostri boss sono nelle mani di Iero. Non sappiamo se morti o ancora vivi. Glieli hanno consegnati dei boss della Yakuza con cui stavamo cercando di trattare. Non ha voluto parlarne, però.

Sorrise quando Frank, dal massaggiarlo, passò ad accarezzare la sua schiena.
Lo baciò di nuovo, poi si allungò sopra di lui e lo fece sdraiare di nuovo sul letto, sotto il peso del proprio corpo.

- Lo so che c'è altro... Dimmi tutto.

Si guardarono per qualche istante.

- Abbiamo trovato... Dei file. Erano strani. E ce n'era uno... Era un biglietto. C'era scritto confermo Frank Iero vivo.

Le labbra di Frank si arricciarono, e abbassò lo sguardo.
Le sue palpebre tremavano in modo quasi impercettibile, e il suo respiro si fece più rapido.

- Cosa vuol dire?

- Non lo so...

Gerard lo baciò di nuovo, sulla fronte:

- Ma io ti proteggerò sempre. Non ti porteranno mai via da me.

Frank gli morse il labbro:

- Mai? - sussurrò, di nuovo.

- Mai.

Le loro lingue si intrecciarono con uno schiocco.

- Ho bisogno di te... Gerard, ho bisogno di te, stasera.

- Sono qui. Solo per te.

Premettero il viso l'uno sull'altro, come per inglobarsi, come per confondersi.
Annusarono i loro profumi, assaggiarono le loro bocche, le loro ciglia sbatterono insieme.

- Rimani qui con me anche mentre ho paura... Ti prego...








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