.24.

- Gerard?

Mikey lo richiamò con un pugno sulla spalla, scuotendo la testa, e improvvisamente quello ricominciò a sentire i rumori della festa, il brusio delle persone che si muovevano e parlavano, la musica sensuale in sottofondo, l'odore inebriante del profumo delle prostitute mischiato a quello del fumo e dell'alcol - quella realtà così vivida quasi lo infastidì, fu un'intrusione così indesiderata che lo fece rabbrividire. 

- Che c'è? - domandò, tirando fuori dalla tasca una sigaretta solo per rigirarsela tra le mani, sapendo benissimo che non l'avrebbe nemmeno accesa.

- Ma insomma, si può sapere cosa stai facendo?

Il maggiore alzò gli occhi al cielo e bevve un sorso del suo secondo drink. Vodka e qualcos'altro, non ricordava con precisione cosa avesse ordinato, nemmeno gli importava, a dirla tutta.
Nella grande sala del loro appartamento privato, luci di mille colori illuminavano corpi sudati che ballavano, bevevano e si strusciavano l'uno contro l'altro in un groviglio che forse prima gli sarebbe sembrato invitante, ma che ora aveva l'unico effetto di nausearlo. C'erano tutti i boss e qualche uomo delle famiglie più importanti. 
La prima vittoria del giovane Way, bisogna festeggiare.
Patrick aveva dato prova della sua fedeltà e adesso alloggiava in una delle stanze della base assistito da Ryan, loro avevano brindato ai morti, ai vivi, alla famiglia, ai soldi, mentre alzavano insieme i bicchieri e lasciavano che le loro gole si incendiassero. 
Bisogna divertirsi, andiamo!
Le puttane erano ovunque, sfoggiavano intimo minuscolo e ondeggiavano su tacchi vertiginosi, servendo gli alcolici e carezzando languidamente ogni uomo che passava accanto a loro. C'erano anche alcuni ragazzi a pagamento, due di loro lo avevano guardato sorridendo e ridacchiando per un po', ma lui non aveva sentito altro che disinteresse. Per tutta la serata, non aveva fatto altro che guardare Frank; si erano salutati all'inizio della festa quasi con imbarazzo, arrossendo, avevano parlato un po' insieme a Mikey continuando a lanciarsi sguardi sfuggenti, e poi si erano separati, quasi avessero stipulato un tacito accordo per incontrarsi di nuovo, quella notte, in qualche modo - avevano continuato a guardarsi, a cercarsi da lontano, forse senza sapere cosa fare - o forse quella dolce creatura sapeva esattamente cosa fare, e il problema era solo lui, il problema erano i suoi muscoli paralizzati, la pelle d'oca, il lieve ronzio che percepiva nelle proprie orecchie. 
Gerard prese un altro sorso dal suo bicchiere senza rispondere al fratello. 
Cosa stava facendo?
Era teso. Alzò il mento con fare distratto.
Lui era lì, in mezzo alla gente sulla pista da ballo, con un piccolo sorriso impossibile da interpretare sulle labbra. Era bellissimo, vestito con un paio di jeans neri stretti strappati sulle ginocchia, una maglietta bianca e la giacca di pelle con due cerniere metalliche di cui si divertiva a immaginare il costante tintinnio, i tatuaggi scuri sul suo collo e sulle sue mani. Si muoveva, fluido e sinuoso, ondeggiando i fianchi, davanti a un uomo piuttosto alto e attraente, sulla trentina. A volte rideva a qualche battuta probabilmente pessima, mettendo una mano davanti alla bocca e tirando la testa prima indietro e poi in avanti con quella sua grazia disarmante, lasciava che le loro mani si toccassero quando girava su se stesso per ballare, ma non allungava mai le braccia verso il suo corpo per aggrapparvisi, e continuava a lanciare occhiate attorno a sé, quasi, incoscientemente, continuasse a fuggire verso qualcos'altro - irrimediabilmente verso la linea dell'incrocio delle loro pupille, e una volta che si ritrovavano a sfiorarsi in questo modo impercettibile, da lontano, solo loro due, come se non esistesse nient'altro, era come se lo chiedesse con impertinenza, con bisogno. Allota rimaneva a fissarlo, come ipnotizzato, dall'altra parte della stanza, senza nemmeno curarsi di chi era esattamente davanti ai suoi occhi in quel momento, senza curarsi di nulla, in realtà, che non fosse il respiro, il fuoco, la pace, la sfrigolante adrenalina, il desiderio che producevano loro due semplicemente con qualche minuto di contatto visivo. Nei suoi occhi si vedeva ogni cosa, ogni dolore e ogni speranza che non avrebbe potuto permettersi, era così trasparente, era un raggio di sole in mezzo a un buio deforme e indistinto. 
Sei esattamente come dovrebbe essere il mondo, Frank.
Nei suoi occhi c'erano tutti i loro possibili destini racchiusi in un'unica ora, in un unico istante, in un'unica possibilità - in quella sera, in quei respiri, in ogni loro gesto. Non c'era uno dei loro movimenti che non fosse un passo verso la notte, verso le ore di buio che avrebbero svelato in quale modo le loro anime si sarebbero intrecciate. 
Quello era il momento, e Gerard ne era fin troppo cosciente: ogni secondo che passava era un nuovo peso sullo stomaco. Quello era il momento - stavano solo prendendo le distanze per stringersi ancora più forte?

- Lo fisserai ancora un po' o pensi di muovere il culo?

Mikey si parò davanti a lui, inarcando un sopracciglio.

- Miks, cosa vuoi che io...

- No, cosa vuoi tu, Gerard, lo stai lasciando lì a ballare con Adam mentre lo guardi come se fosse l'unica cosa preziosa al mondo, si può sapere cosa ti prende?

- Non riesco a decidermi... Non riesco a decidermi ad andare da lui - lo disse immediatamente, senza esitare, e all'improvviso, solo per un unico, minuscolo secondo di mancanza di ossigeno, fu come se tutto si fosse ridotto a nient'altro che silenzio. 
Chiuse gli occhi, passò le dita sugli occhi per stropicciarli e poi proseguì, imperterrito:

- Ho paura, non lo so, so che quando andrò da lui stasera dovrò dargli qualcosa, dovrò rispondere alle domande che mi fa anche solo sfiorandomi, e ho paura di non essere pronto. 

Il fratello sospirò, con fare esasperato:

- Cristo, Gee.

Bevve un po' di whisky, scosse la testa, poi avvolse un braccio attorno alla sua spalla, strinse forte e gli indicò il ragazzo:

- Quello splendido ragazzo è rimasto al tuo fianco solo per te dalla prima sera in cui vi siete conosciuti. Quando dopo la vostra prima notte è saltato sulla tua macchina, lo ha fatto per te. Perché gli piacevi, gli sei piaciuto fin dal primo momento - forse hai iniziato a piacergli solo per il sesso, ma gli piacevi così tanto. Quando mentre era prigioniero ti ha baciato e ha continuato a provocarti, era per te, perché gli piacevi, anche se aveva paura di scoprire che volevi solo il suo corpo, come tutti gli altri. E allora, meglio accontentarsi del poco che gli potevi offrire, della vostra fisicità, piuttosto che perderti del tutto. Continuava a farsi del male ogni volta che scopavate solo per te, perché gli piacevi, cazzo, e si stava innamorando, me lo ha raccontato, mi ha raccontanto tutto questo. Si stava innamorando di te, si sentiva al sicuro con te, non so come diamine facesse, ma era per te, perchè in un modo o nell'altro eri entrato nel suo cuore più di qualunque altro uomo, perchè in te aveva visto qualcosa che non era disposto a lasciar andare. E forse sperava che tu lo capissi, che tu cogliessi tutto ciò che era, che tu notassi tutto quello che gli altri avevano tralasciato. Ma alla fine le sue paure... E' stato come se si fossero avverate, quando te ne sei andato, quando gli hai detto che era una puttana. E nonostante fosse fin troppo intelligente per non accorgersi che lo amavi, per non accorgersi che ciò che ti aveva spinto a fare quello che avevi fatto era solo il timore di lui, di te, di voi insieme, il timore che il nostro mondo vi avrebbe sconfitto, nonostante tutto questo lo hai infranto in mille pezzi, si è infranto in mille pezzi per l'ennesima volta. E nonostante fosse terrorizzato dall'idea che tu lo potessi ferire ancora e non avrebbe avuto nessun motivo per dirti di nuovo di sì, quando sei ritornato ha avuto il coraggio di ricominciare e di rimettere insieme i cocci, ha accettato di darti una seconda possibilità, di darti di nuovo una luce e una speranza e allo stesso tempo di darle a se stesso, perché sapeva che avrebbe dovuto essere lui a farlo, con le sue forze, anche se tutto quello che gli è stato insegnato nella vita è dolore, perché tu eri ancora troppo paralizzato, troppo intimorito. Avresti dovuto sentirlo, il pomeriggio prima che lo portassi fuori a cena. Era un tripudio di gioia, un... Era incredibile vederlo, era semplicemente l'essenza della felicità, ed era bellissimo, agitato, sembrava che un oceano di emozioni diverse fosse in tempesta dentro di lui. Mi ha detto che stava aspettando questo momento da così tanto tempo, lui... aspetta solo che tu ti faccia avanti ancora, aspetta che tu ti faccia avanti perché bisogno di sicurezza, ora. Ha bisogno che tu faccia un passo in avanti e sbatta il tuo fottuto cuore su un tavolo, che tu lo apra, lo vivisezioni, e tiri fuori tutto quello che provi e sia sincero con te stesso. Ha bisogno che sia tu ad andare a prenderlo, ad andare a stringere la sua anima direttamente dentro di lui.

Impara a osare, Gerard. Cosa vuoi? Chiedi, ma allo stesso tempo prendi.   

- Lui sta aspettando che tu ti decida, adesso, una volta per tutte. Lo sa che hai paura, lo capisce, sai cosa ti dico? Anche lui ha paura, è dannatamente terrorizzato, e ti accetterà, ti comprenderà in questa sua paura, la vivrete insieme e ne toccherete gli abissi, ma allo stesso tempo sarete liberi. Libertà è accettare che puoi soffrire, e che nella sofferenza puoi amare. Se ti rattrappisci nella paura, ti paralizzi. E questo non è vivere. Lui invece è vita, lui è sofferenza, lui è amore, lui è anche paura, ma senza atrofizzarsi in uno di questi sentimenti, lui è tutto insieme, una burrasca della luminosità del sole, e per questo è vita, perché è... Tutto. Pensi di poter essere pronto, un giorno, per quello che è Frank? Pensi di poter essere pronto, un giorno, per questa pioggia di sentimenti, per un oceano sconfinato, per l'ampiezza del respiro del cielo di notte? Non lo sarai mai. Solo con il tempo puoi imparare a esserlo, o meglio, imparare ad accettare di non essere pronto. Ma Gerard, adesso dimmi se per una persona del genere non vale la pena fottertene e raggiungerlo. 

In un attimo, mentre le parole di suo fratello scorrevano dentro la sua testa come un film dalle sequenze veloci e impreviste, Gerard vide Adam sporgersi verso Frank, forse per baciarlo.
Immediatamente una rabbia sorda montò nel suo cuore - come si permetteva? come si permetteva di cercare quella bocca in quel modo impertinente, leggero, quasi tutto fosse uno scherzo? Mosse un passo in avanti spinto da un impulso che gli era parso irrefrenabile, ma Mikey lo fermò stringendo la sua spalla:

- Non ha bisogno di te per queste cazzate. 

Il ragazzo, in lontananza, mise entrambe le mani avanti per fermare l'uomo e fece no con la testa. Sembrava deciso, debole ma sicuro di ciò che stava facendo.
Disse qualcosa all'uomo, mordicchiandosi il labbro nervosamente, poi lasciò che quello se ne andasse con un cenno di saluto e rimase solo. Si appoggiò al muro, con lo sguardo perso nel vuoto, sguardo che presto si rivolse per l'ennesima volta a lui, penetrando nelle sue viscere. Sembrava malinconico, desideroso, in tempesta.
L'ho fatto per te.
Frank lo fissò per un tempo che sembrò infinito. Non sorrise, non fece nulla se non osservarlo, le labbra rosse compresse in un'unica, severa linea piatta, e infine se ne andò a passi lunghi verso la porta.
Gerard rimase immobile per qualche attimo, confuso, perso.

- Non serve a niente correre per salvarlo da un altro se non sai correre quando è lui ad andare. 

Frank uscì definitivamente, gettandogli un'ultima occhiata.
Lo implorava, lo stava implorando?
Ti prego.

- Mikey...

- Gerard, non parlare con me, parla con lui, cazzo. Vai, per l'ultima volta. Vai da lui. 

E solo in quel momento Gerard sentì scattare dentro di sè qualcosa - un'ondata di consapevolezza lo travolse, quasi nauseandolo.
Non poteva lasciarlo allontanarsi così, doveva trovarlo, doveva baciarlo, doveva annegare insiemee a lui in qualsiasi cosa ci fosse tra di loro, dall'amore più sconfinato al terrore più acuto,doveva sprofondare in quel viso per vivere, per sentirsi ancora libero, per respirare, essere uomo, essere umano, essere carne, spirito, morte e nascita, per essere il crescere dell'alba e le ceneri del tramonto. Aveva bisogno di tutto questo.
Brancolò, assetato.
Iniziò a correre.
Passò in mezzo ai corpi sudati gettando la sigaretta sul pavimento, oltrepassò l'ingresso della sala e si ritrovò in un corridoio vuoto.
La musica della festa rimbombava nella sua testa.

- Frank! - gridò, salendo le scale.
Sentiva i suoi passi, il suo respiro, la sua fuga giocosa.
Sentiva il loro amore sospeso, la tensione crescere come se stesse arrivando il crescendo finale di una splendida melodia.

- Frank!

Lo chiamò ancora, mentre correva a perdifiato nel corridoio della sua stanza, e finalmente lo vide fermarsi, qualche metro avanti a lui, una figura scura che si stagliava nella luce soffusa e giallognola che proveniva dalle plafoniere rotonde poste sul soffitto. Lo raggiunse in pochi secondi, il petto che si alzava e si abbassava rapidamente.
Sapeva cosa fare - o forse no, ma poco gli importava, adesso.

- Te ne vai già? - domandò, mormorando, non appena fu al suo fianco. 
Il più piccolo alzò le spalle mentre riprendevano a camminare insieme:

- Non pensavo saresti arrivato.

La sua espressione era neutra, quasi si fosse chiuso in se stesso per proteggersi. 

- Dovevo... Volevo farlo. Allora, che c'è?

- Volevo ballare con qualcun altro. Ma non pensavo saresti arrivato - ripeté il ragazzo, le mani nelle tasche.
Stava ancora valutando se guardarlo negli occhi o meno, teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe; Gerard avrebbe voluto potersi bagnare nei suoi occhi, in quel verde cristallino, così trasparente, così puro e incontaminato; chissà come era riuscito a mantenersi nella sua innocenza, quel colore, dopo tutto ciò a cui era stato sottoposto, dopo tutto ciò che aveva visto, che aveva subito - sembrava si fosse ripulito da ogni macchia di sangue con pazienza e amore, ricomponendosi, ogni volta, ancora e ancora, anche quando avrebbe voluto solo lasciare aperte tutte le ferite e lasciarsi spegnere. 

- Eccomi qui, invece.

- Mi hai fissato, mentre ballavo con Adam. Mi hai fissato ore.

- Adam mi sta sul cazzo.

- Se fossi venuto da me, non sarei stato con Adam. E avrei ballato con chi volevo ballare. 

Silenzio.
Scusanti?
Gliele stava chiedendo, anzi no: gli stava chiedendo la verità. E in ogni caso sapeva che non si sarebbe potuto nascondere. 

- Stavo cercando le parole giuste.

- Fissando il mio culo?

- Anche.

Frank rise, poi si fermò davanti alla porta della sua stanza, la aprì, come se stesse per entrarci lasciandolo irrimediabilmente fuori.

- Vai in camera tua? - chiese, inarcando un sopracciglio per poi voltarsi, solo per lasciarlo precipitare nei propri occhi, ancora. 
Il tono con cui aveva pronunciato quella frase era a metà tra lo spavaldo e l'irrequieto, quasi avesse cercato di vendicarsi giocando con le apparenze e le parole ma allo stesso tempo fosse cosciente della richiesta implicita racchiusa in esse. 

- Solo se non mi vuoi.

- E' una risposta di merda, considerando che stavi cercando le parole giuste.

Gerard si morse il labbro. 

- Scusami...

Sospirò, alzò il collo e guardò il soffitto, come se stesse pensando a qualcos'altro, come se fosse solo e stesse cercando di decidere se bussare a quella porta, come se stesse pensando solo a quello, solo alla prossima mossa da fare, come sul bordo di un baratro appena prima di saltare. Frank era immobile. Il più grande scosse la testa, si avvicinò a lui e, semplicemente, posò una mano sulla sua guancia, facendo tremare entrambi. 
Rimasero in silenzio ancora per qualche secondo, respirando uno davanti all'altro. 

- Hai paura?

Frank parlò per primo, senza staccare gli occhi da lui, dalle sue labbra - struggente, era semplicemente struggente, tutto l'amore che gli dava anche solo con lo sguardo, anche solo con un gesto impercettibile. 

- Ti devo dire la verità? Sì.

- Lo so che senti ancora quegli spari e noi due siamo immensi e ti facciamo tremare le ginocchia.

- Io ti amo...

- So anche questo - il più piccolo si ritrasse, e improvvisamente lo sfidò con lo sguardo, a braccia conserte, appoggiato allo stipite della porta. 
E quindi? sembrava gli stesse chiedendo. Aveva recuperato quel velo di irriverenza necessario a difenderlo dalla delusione, da ogni battaglia persa, ma ormai era una superficie fragile: Gerard sapeva che avrebbe potuto dissolverla, romperla in mille pezzi semplicemente sfiorandola, e Frank era terrorizzato da tutto questo, glielo si leggeva nel viso, nella contrazione della mascella.
Quanto fragile, quanto delicato - sembrava una stella di vetro sul punto di cadere. 

- Sai tutto, insomma. 

Il maggiore, cauto, fece un passo verso di lui. 

- Quasi. 

- Cos'è che non sai?

- Cosa farai tu, adesso. Se entrerai con me o no. Hai cercato le parole giuste, le hai trovate? Hai deciso se stasera esplode tutto o no?

Come in guerra con se stesso, si riavvicinò al suo petto e lo fece combaciare con il proprio, il mento all'insù per guardarlo negli occhi. Il suo cuore batteva all'impazzata, lo potevano sentire entrambi, attraverso i loro vestiti, attraverso i loro corpi che si stavano toccando, uno sull'altro. 
Mi fido di te - non farmi male - ho paura.
Glielo stava gridando, lacerandosi la gola.
Ho paura, vienimi vicino, così mi fai paura, mi fai pensare che ti volterai e fuggirai lasciandomi qui da solo, tonno-e-gamberi.  
Gerard lo guardò ad occhi sgranati, incapace di dire qualsiasi cosa, di nuovo disarmato. 
Avvicinò le sue labbra alle sue.

- Non ti lascerò baciarmi e poi andartene - Frank lo disse in un sussurro impercettibile; pronunciò l'ultimo residuo del suo scudo con un filo di voce per sancirne la distruzione, mentre, cristallizzato sul posto, lasciava che i loro respiri si avvicinassero sempre più. 
Il corridoio era silenzioso, sembrava che esistessero solo loro due. 

- Io non ho intenzione di andarmene. 

Una pausa, di nuovo. 

- Io voglio... te. Voglio che mi insegni a vivere ogni cosa... Voglio che mi insegni la tua passione, la tua bellezza, voglio bruciare insieme a te. Tu incanti, e non solo, tu... mi disarmi, mi metti in ginocchio, e allo stesso tempo mi dai la forza di rialzarmi, tu... nemmeno so che cosa fai, mi riporti alla vita, forse, mi illumini, mi... potrei dire cento e cento cose che fai e non basterebbero, e ognuna suonerebbe vuota. 

Una delle sue braccia gli cinse i fianchi. 
Frank lo guardò negli occhi ancora una volta, la sua cassa toracica si alzava e si abbassava piano mentre inclinava leggermente il viso verso l'alto, arrendendosi. Le loro bocche si allacciarono timidamente, solo per pochissimi istanti, ma fu abbastanza per regalare a Gerard tutto il loro sapore, che ogni volta lo sorprendeva, ogni volta lo stupiva come se fosse nuovo, come se non si fossero già baciati, come se tutto fosse primo, ancora in fiore.

- E la paura?

- Viviamola.

- Così?

- Così. 

- Erano le parole giuste?

- L'emozione non ha voce. 

Frank sorrise, il naso e la fronte contro i suoi, poi poggiò nuovamente le labbra sulle sue, e per un poco rimasero immobili in quel modo, le bocche che si toccavano senza muoversi, appena socchiuse, le loro pupille che crollavano le une nelle altre mentre sentivano il mondo attorno a loro spegnersi per lasciare spazio a loro due soltanto, loro due e basta. Era come un mare appena increspato dal vento in un giorno di sole, come il tiepido calore dell'inizio dell'estate; nei loro petti si diffuse un formicolante calore. Gerard mosse la lingua solo dopo qualche istante, cauto ma dolce. Dapprima il suo fu un movimento impercettibile, discreto, quasi spaventato, poi, quando il ragazzo tirò la sua camicia e chiuse gli occhi, come per abbandonarsi totalmente a lui, divenne sicuro, ardente. Leccò il contorno soffice e sottile della sua bocca come per dipingerla, il fiato sospeso, mentre le mani di Frank si aggrappavano al suo petto, alle sue braccia, alla sua schiena, e in pochi secondi si lasciò scivolare in mezzo ai suoi denti con una lentezza disarmante. Quel nuovo bacio produsse un lieve schiocco languido e voglioso, e riconobbero, sorpresi, sollevati, intimiditi, il rumore delle loro anime, delle loro pelli che si cercavano. Sospirarono, insieme, pianissimo, travolti dal desiderio in modo del tutto improvviso, nonostante fossero entrambi perfettamente coscienti di aver aspettato quel momento per tutta la sera. I loro fianchi si sfiorarono, poi, in preda agli spasmi del loro istinto, dopo un brivido della consistenza del ghiaccio si strusciarono violentemente gli uni sugli altri senza grazia, guidati semplicemente dalla libidine. 

- Ti amo... - mormorò il maggiore mentre, mordendolo piano, tirava verso di sé il labbro inferiore del più piccolo e lo osservava corrugare le sopracciglia per poi avanzare di nuovo verso di lui, perso nell'impulso irrazionale e irrefrenabile di annullarsi, di diventare una cosa sola, di consacrarsi per sempre all'altro. I loro movimenti rallentarono dopo un paio di carezze dolcissime, si baciarono, affamati ma meno impazienti. 
Il maggiore sorrise, il petto pieno di un caldo formicolio che non avrebbe saputo descrivere. 
Era una sensazione così piacevole e rilassante avere Frank lì tra le sue braccia, sentire quel sapore - lo distendeva, lo faceva sentire bene

- Anche io, da morire, da morire...

Gerard carezzò la sua bocca con l'indice, la vide posarsi sul dorso della mano, poi sul palmo, fino al polso, umida di saliva, infine, staccatasi dal suo braccio, tornò sul suo viso, passando per il mento, per le sue guance, per le sue tempie, fino ad arrivare alla sua compagna, a quel sottile paio di labbra rosate con cui amava giocare. Gemettero, pianissimo, rimasero senza fiato; ansimarono, si riempirono di morsi, lottarono quasi fino a ferirsi, barcollarono per il corridoio mentre si slacciavano i vestiti, come ubriachi di gioia, ridendo con gli occhi.
A Frank tutto sembrò un susseguirsi di movimenti rapidi che lo lasciavano sempre più senza fiato, passi fatti senza vedere nulla, in un tornado di emozioni stridenti che lo avevano quasi stordito, intorpidito, fino a che non si ritrovò con la schiena appoggiata alla porta della sua stanza, le dita forti di Gerard che tiravano i suoi capelli con dolcezza e le loro bocche disperatamente calde che si succhiavano, si consumavano e si bagnavano ancora e ancora, come a voler recuperare tutti gli istanti che non avevano potuto vivere in quel modo. Era passionale, ma era anche attento, tenero, un'onda del mare che si allarga sulla sabbia del bagnasciuga. 
Mugolò, sorrise:

- Entri? - chiese, sussurrando.

- Non sei obbligato, non... - Gerard non fece nemmeno in tempo a iniziare la frase:

- Se ti dico di entrare è perché voglio che tu entri. 

- Quindi vuoi...

- Voglio che cosa?

Spalancò la porta senza che l'altro avesse avuto il tempo di rispondere, e, dopo pochi passi in avanti, la richiuse alle loro spalle. Si ritrovarono immersi nella penombra della stanza: l'unica luce, debole, proveniva da una lampadina accesa sul comodino accanto al letto. C'era profumo di pulito e vaniglia, un tepore che sapeva di casa - era la sua casa, bastavano la presenza di Frank e delle sue inconfondibili tracce, degli indizi e dei pezzi di sé che sparpagliava ovunque come un tornado, bastavano un paio di fogli e disegni a matita sulla scrivania e la televisione lasciata accesa per sbaglio a volume bassissimo, bastava una tazza di caffé di cui rimaneva solo il fondo, bastava tutto questo a fare sì che lo fosse, casa

- Vuoi... Stare insieme, insomma... 

Gerard arrossì, si maledisse, mentre mordicchiava il proprio labbro inferiore alla ricerca di parole sotto lo sguardo inquisitore di quel giovane uomo così spavaldo, così fragile e insicuro, così bello nelle sue contraddizioni, nella sua ricerca di sé che lo portava ogni volta a meravigliarsi di essere luce anche dopo aver creduto di essere sul punto di annullarsi nella più totale oscurità. 

- Che cosa? Che cosa vuoi fare? - gli chiese di nuovo la voce, quasi con tono canzonatorio, mentre quelle ciglia si agitavano di nuovo, provocandolo. 

- Lo sai.

- Dimmelo. Dimmi cosa vuoi fare con me... - Frank respirò sulla pelle del collo rimasta scoperta, giocherellando con i pochi bottoni slacciati della camicia. 

- L'amore. Questa volta in una sola stanza, su un solo letto. Tu vuoi? 

- Da impazzire.

Le loro bocche entrarono di nuovo a contatto, con una nuova sete. I movimenti erano più ampi e lascivi, sensuali, si stavano abbandonando ai propri sensi, alle proprie voglie, e non volevano fermarsi. Si provocavano a vicenda, intricando le lingue con movimenti sinuosi, gemendo e corrugando le sopracciglia mentre le dita sfioravano il cavallo dei pantaloni arrivando a palparlo con trasporto per poi ritrarsi come se bruciasse.

- Stiamo giocando ancora? - il maggiore lo sussurrò mentre riprendeva fiato e stringeva teneramente le sue costole con una mano, spingendolo in avanti senza sapere dove stavano andando. 

- E' un gioco diverso - rispose piano Frank - Un gioco di cui conosciamo le regole... Perché le abbiamo stabilite. 

Leccò il centro delle sue labbra dal basso verso l'alto, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.
Si scompigliarono i capelli a vicenda, risero, danzarono lentamente al ritmo di una musica sconosciuta, senza mai separarci.  

- Mi sei mancato così tanto - sospirò Gerard, baciandolo con passione mentre con una mano carezzava la sua nuca e con l'altra massaggiava i fianchi candidi. 

- Ti è mancato il sesso? - lo Frank, con un sorriso malizioso, strusciando il proprio bacino contro il suo mentre si toglieva la giacca e la maglietta senza esitare nemmeno un istante e rimaneva immobile davanti a lui, come in attesa. 
La sua prontezza quasi stupì il più grande, lo colse alla sprovvista, era una prontezza impertinente, impaziente, o forse entrambe, forse il residuo di una maschera, forse una delle facce della sua anima, o forse entrambe, forse un tentativo di sconfiggere la timidezza, forse un impulso che non aveva potuto fermare. 
Studiò il suo petto magro, i tatuaggi che lo rendevano ancora più bello, e poi le ossa sporgenti della base del collo, il mento impertinente, lo sguardo che baluginava mentre il verde delle iridi si tingeva di un caldo colore aranciato e tutto diventava fuoco, diventava vita bruciante. 

- No, mi sei mancato tu

Con la bocca inumidita dai baci, rossa per il loro continuo torturarsi, indugiò sui suoi zigomi e vi depositò qualche piccolissimo bacio, poi scese ancora, chiudendo gli occhi per assaporare la pelle calda e tesa. Succhiò in più punti con delicatezza, piegando il viso di lato, morse il più dolcemente possibile, ma in modo passionale, a fondo, coinvolgendo tutta la testa e muovendola avanti e indietro mentre lo viziava di attenzioni e sospirava sul suo candore, macchiando quel bianco quasi marmoreo di lividi violacei nelle conche formate dalle clavicole e sui contorni dei tatuaggi e sulle spalle. 

- Oh - il ragazzo gemette impercettibilmente quando leccò il suo pomo d'Adamo con la punta della lingua trascinandola dal basso verso l'alto, fino ad arrivare di nuovo alla sua bocca e contemporaneamente abbassò i suoi jeans scuri con un gesto deciso. 
Gerard si tolse la camicia frettolosamente, poi riprese a baciarlo mentre slacciava anche i propri pantaloni per poi toglierseli insieme alle scarpe e alle calze, gettandoli sul pavimento alla rinfusa. 
Le loro erezioni, ancora coperte dai boxer, sfregarono l'una sull'altra, dure e frementi, ed entrambi gemettero, facendo cozzare i propri fianchi ancora e ancora, quasi potesse portare loro sollievo. 

- Oh, Dio - Frank sospirò sonoramente, allargando lievemente le gambe per cercare di strusciarsi contro la sua coscia. 

- Shh... - Gerard carezzò uno dei suoi capezzoli godendo della sensazione della carne ruvida e inturgidita che sfregava contro la pelle liscia delle proprie dita. Sfiorò il suo bacino unicamente per vederlo rabbrividire di piacere, sentì il battito del cuore accelerare ancora, lo ammirò, e per qualche istante nessuno dei due si mosse; si limitarono a guardarsi, sorridenti ed eccitati, il respiro ansimante, persi in quella vergognosa indecisione e incertezza che non avevano mai sperimentato prima d'ora. 
In quel momento fu evidentissimo a entrambi il loro cambiamento, il loro evolversi, e insieme il fatto che fossero sempre stati tutto quello, che fossero sempre stati amore. Si erano trasformati ed erano diventati ciò che già erano, in mille giochi di luci e ombre.

- Mi baci ancora? - il ragazzo arrossì mentre lo chiedeva con voce piccola piccola, quasi come se ne vergognasse, quasi tutto d'un tratto avesse deciso di mostrare il suo lato più fragile fragile e ne avesse il timore. 
Il più grande annuì, le ciocche dei capelli neri che cadevano in modo disordinato sul suo viso mentre si allungava:

- Certo che sì. 

Lo strinse a sé, forte, gli offrì un sostegno con la forza delle sue braccia, un riparo con la tenerezza delle sue dita che premevano delicatamente sulla sua schiena e sembravano promettere di non lasciarlo mai più. 

- Sei così bello, così infinitamente bello... Togli il respiro - gli sussurrò, mentre le loro bocche collidevano ancora e ancora, senza darsi tregua. 

- Tu anche. Mozzi il fiato. 

Gerard sorrise sulla sua guancia, annusò la sua fronte. 

- Profumi.

Le sue mani bramose si spostarono entrambe sulle cosce del più piccolo, quasi del tutto scoperte. Le avvolse da dietro, stringendole, per attirarlo a sé, avvicinarlo ancora di più; non appena le toccò gli parvero fredde, sotto i suoi polpastrelli roventi. 

- Di cosa? - Frank, respirando forte sul suo collo, si lasciò fare, gli occhi che brillavano.
Fremeva, era pervaso completamente dal desiderio, eppure, con pazienza, assecondava i suoi gesti, aspettava, sfiorandolo come ipnotizzato, lo tentava semplicemente avvicinando il proprio viso al suo per leccare la sua bocca o lasciare un minuscolo livido violaceo sul suo petto muscoloso, e non smetteva di guardarlo nemmeno per un secondo, incantato, profondamente catturato da ogni movimento, ogni battito di ciglia, ogni parola. 

- Di buono, di fiori, miele... Non saprei. 

Riprese a baciarlo avvolgendo il suo mento tra due dita e lo spinse dolcemente verso il suo letto. Crollarono tra le coperte e le lenzuola, le scombinarono con gesti frettolosi, cercando di creare un nido, un rifugio, la loro prima casa senza muri. 

- Come vuoi che... Come vuoi che mi metta? - domandò il più piccolo, esitante, sedendosi sul materasso mentre le loro lingue ancora giocavano a sfiorarsi, prima con rapida leggerezza e poi sempre più coinvolte, sempre più appassionate. 
Era come se avessero sete, una sete terribile - erano indivisibili, avevano bisogno di sentirsi, di aversi, di promettersi, darsi l'una all'altra in tutti gli istanti, in ognuno dei singoli istanti che componevano quella notte, lì al buio, mentre fuori tutto si gelava in un silenzio desertico e loro rimanevano gli unici svegli, svegli solo per fare l'amore, svegli con un sussurro, con un gemito, con uno spasmo delle labbra in cui affondavano i denti, con il profumo del loro seme, con il calore delle carni, svegli solo l'uno per vedere l'altro arrivare al culmine del piacere, svegli solo per chiamarsi, per osservarsi ancora un po', per osservare ancora angoli di pelle, angoli di sé che non avevano mai guardato in quel modo, nel modo in cui lo faceva lui, lo facevano i suoi occhi, gli occhi di un altro, gli occhi di quel giovane uomo, gli occhi di chi ama follemente e senza freni, senza riserve, senza protezione e senza armi, di chi ama solo con le braccia e con le gambe, con il naso, con gli zigomi, e le ginocchia. 

- Non devi metterti in nessun modo...

Gerard, succhiando il suo labbro inferiore, lo prese cingendolo per le costole e il sedere e lo spostò un poco più avanti, poi salì a cavalcioni su di lui, lasciando che il suo corpo esile rimanesse nel mezzo delle sue gambe.

- Gee - sentì il ragazzo sospirare il suo nome, lo vide inarcare i fianchi, chiederlo ancora mentre lasciava che le loro lunghezze si toccassero, mentre si lasciava ardere addosso a lui, insieme a lui. 

- Sei duro... - il maggiore gemette mentre le loro erezioni si sfioravano, poi, con le dita, tirò l'elastico dei boxer di Frank e li abbassò bruscamente, facendolo ansimare, sdraiato sulle lenzuola sfatte, ammonticchiate qua e là, splendido nel suo estremo bisogno. 
Il suo membro era quasi in verticale tanto era eccitato, sfiorava il suo addome rigato d'inchiostro con grazia e allo stesso tempo con tutta la prepotenza e il gonfiore tumido del sesso, mostrando i testicoli morbidi appena ricoperti di peluria scura e la vena pulsante che arrivava fino al glande, umido e scoperto, la pelle tutto attorno tesa per la voglia. 

- Anche tu lo sei, mi sembra - il minore, dopo essersi lasciato ammirare per un poco, quasi fosse stato un modello in posa pronto per essere dipinto e avesse ritrovato per qualche attimo la lucidità in mezzo alle pulsioni del sesso che lo avevano fatto giacere, inerte, bramoso solo di essere soddisfatto, si alzò brevemente a sedere e  posò una mano sul suo pube. Strofinò un poco, sbattendo le ciglia quasi con ingenuità quando lo sentì gemere smodatamente, e solo dopo averlo toccato ancora e ancora, solo dopo aver spinto il suo viso sul suo pube e averlo baciato sopra il tessuto disegnando con le dita piccoli cerchi sul suo inguine, a sua volta gli sfilò l'intimo, mordendosi il labbro. Fissò il pene di Gerard con la bocca semichiusa, la cassa toracica che si allargava e si contraeva rapidamente, e dopo pochi istanti, le sue labbra, piene di saliva, si avvicinarono in silenzio ancora una volta ad esso, si avvolsero attorno alla punta e la succhiarono brevemente, quasi non avesse potuto fare a meno di averlo sulla sua lingua almeno per qualche istante. Gerard gemette, tirò piano i suoi capelli, mentre con l'altra mano massaggiava il suo collo. Frank continuò a ingoiarlo, ancora e ancora, millimetro per millimetro, spalancando la bocca sempre di più mentre emetteva piccoli lamenti spezzati, fino a che non lo prese tutto, la fronte corrugata mentre lo leccava e lo assaporava con calma, prendendosi il tempo di toccare anche i testicoli, di avvolgerlo alla base e divertirsi a far arrivare la cappella fino al fondo della propria gola. Gemettero insieme, la voluttà che dilagava piano dentro di loro, colando densa, a gocce, e riempiendoli di un bruciore e di una smania dolci, salati, trascinandoli nell'inizio di un godimento a cui era impossibile resistere. Quando Frank si staccò avvolse le braccia attorno alla sua schiena. Il più grande sorrise, posò una mano sul suo petto e lo spinse verso il basso con un unico gesto, fino a farlo sdraiare di nuovo. Si chinò verso il suo viso, lo baciò inglobando le sue labbra nelle proprie, e infine, finalmente, fece combaciare i loro fianchi senza che ci fossero i sottili strati del tessuto a separarli. Le loro lunghezze si scontrarono bruscamente, bollenti, e i due si incurvarono l'uno sull'altro. 

- Ah, ah - gemettero acutamente, l'uno nella bocca dell'altro, incapaci di smettere di far sfiorare le loro intimità, in un climax ascendente di un piacere di cui aspettavano soltanto il culmine. 
La stanza era svanita, rimaneva solo il materasso sotto di loro, freddo e caldo, pungente e morbidissimo, che li invitava solo ad abbandonarsi ancora a ciò a cui anelavano una volta per tutte, senza più cercare di contenersi. 

- Ti prego... Ti prego, Gerard...

Frank, gemendo di nuovo, spostò le mani sui suoi glutei e di nuovo si spinse verso di lui, sollevando la parte inferiore della schiena mentre si lasciava percorrere da un brivido irresistibile. 

- Oh, sei perfetto, sei perfetto... - il maggiore, avvolgendo una mano attorno al suo pene, scese lentamente con le labbra, percorrendo prima la curva del collo candido, poi soffermandosi sui capezzoli, torturandoli con i denti e con le dita libere, e nuovamente sulle costole, riempiendole di succhiotti, per arrivare all'ombelico. Non appena ne sfiorò i contorni con la lingua, Frank iniziò a contorcersi e a emettere brevi gridolini di piacere, corrugando le sopracciglia e affondando le dita nei suoi lunghi capelli scuri.
Gerard iniziò a masturbarlo, emettendo un dolcissimo richiamo:

- Frank - mormorò, sospirando, mentre leccava la pelle più vicina al pube, appena prima dei peli che ricoprivano i suoi genitali rosei, rinchiusi nella sua mano forte che andava su e giù ad una lentezza quasi esasperante. Il ragazzo, con uno scatto dei fianchi, emise uno scroscio di gemiti soffocati e brevi, poi, ricadendo sul materasso, spalancò le gambe, spingendo ritmicamente il bacino verso il suo volto assecondando il ritmo dei tocchi. 
Il maggiore affondò nella sua pelle, senza smettere di torturare il suo membro. Iniziò a leccare l'interno coscia, e si spinse fino all'inguine, lasciando succhiotti nella parte più interna, appena a lato dei testicoli. Lo baciò nei punti più delicati e sensibili per minuti e minuti, lo viziò, lo sentì sospirare e gridare sottovoce, lo sentì strattonare le sue spalle, come fuori di sé, ma sempre controllato, in qualche modo, sempre con tenerezza, sempre con affetto profondissimo; imparò a conoscerlo, a conoscere ogni angolo del suo corpo, gli parve sterminato, gli parve splendido, ogni singolo centimetro, splendido e meraviglioso, e intanto il liquido preseminale profumato colava sulle dita ancora attorno alla sua lunghezza.
Quando sollevò di nuovo il viso, lui era lì, ansimante e sudato, la bocca gonfia e con una sottilissima e invitante fessura nel mezzo, sollevato sui gomiti, carezzava alcune delle ciocche dei suoi capelli con fare quasi distratto. Lo guardava con un sorriso enorme, che scopriva tutti i denti. Risero, senza nemmeno sapere perché, mentre i loro occhi erano inondati di lacrime per la commozione, per la voglia, per ogni altra emozione che stavano lasciando andare, che si stavano affidando in quel momento.

- E così stai facendo l'amore con me... 

Si gettò su di lui senza che nemmeno avesse il tempo di continuare, e Frank leccò la sua bocca, chiamandolo pianissimo, in una preghiera rotta e pervasa di brama, di amore; e Gerard mentre annuiva percepì tutto, i capelli scompigliati, il petto morbido, la sua mano dietro quel collo magro che carezzavano le vertebre dure. 

- Sento... Sento come una sensazione di vuoto allo stomaco - il minore sussultò mentre si toccavano ancora.

- Vuoto allo stomaco?

- Sì, come quando... Come quando sei così felice che... Lasci le frasi a metà, o non sai proprio cosa dire, o cose così. 

- Cose così. 

- Nessuno aveva mai fatto l'amore con me. Io non avevo mai fatto l'amore con nessuno.

- Nemmeno io. 

Le mani del più grande indugiarono sulla sua pancia, la sfiorarono. 

- Tutto okay? - sussurrò, vedendo che Frank tremava visibilmente.
Sembrava nervoso, eccitato ma impaurito. 
I suoi occhi sembravano ancora più grandi al buio, ancora più teneri. 
Ancora più enigmatici, complessi, puri.

- Sì, io... Gerard?

- Sì?

- Io ti sto dando tutto di me. 

- Anche io ti sto dando tutto di me. 

- Non sono solo cose belle. 

Frank abbassò lo sguardo, piano. 
Gerard si allungò verso di lui e lo baciò mentre le sue dita indugiavano per l'ennesima volta sul principio del suo pube caldo. Era ripetitivo, sì, quel toccarsi, era ripetitivo ma mai noioso, era come una costante sequenza spontanea, una danza, era la danza con cui lo stava conoscendo, lo stava avendo per la prima volta in quel modo così attento, così amorevole, così speciale. 

- Le amo tutte, amo tutto di te - bisbigliò, direttamente nel suo orecchio - Tu?

- Anche io. 

Il ragazzo sorrise, mordicchiandosi il labbro.

- Sei bellissimo.

- Solo?

- Cosa vuoi sentirti dire? Che sei irresistibilmente sensuale... Che mi fai perdere la testa, che mi fai venire voglia di mangiare le tue labbra, i tuoi fianchi, di carezzarti per tutta la notte, che mi fai venire i brividi? Che farei l'amore con te ogni notte senza mai stancarmi, senza mai stancarmi del tuo profumo dolce, delle tue pupille, del tuo corpo, delle tue parole, dei tuoi gemiti? 

Frank arrossì, lo baciò ancora, pianissimo. 
Fu un bacio languido, trascinato, le loro bocche danzarono a destra, a sinistra, e poi verso l'alto, verso il basso, in un continuo, tenerissimo martoriarsi. Si volevano - quella notte per sempre, accettandosi in ogni loro difetto, meravigliandosi di ogni bellezza. 

- Provo una passione infinita nei tuoi confronti - Gerard avvolse di nuovo le proprie dita attorno al membro di Frank, questa volta solo per strofinare il pollice sulla punta bagnata, stimolata fino quasi all'esasperazione. 

- Passione? - domandò quello, aggrappandosi di nuovo alla sua bocca mentre sospirava.

- Passione - ripetè, gli occhi nei suoi, un sorriso provocatorio ed ebbro di felicità stampato sul volto. Mentre pronunciava quella parola ancora e ancora, ripeté il movimento di qualche istante prima con delicatezza, riprendendo a masturbarlo ancora meno rapidamente. Le cosce del più piccolo tremarono senza più controllarsi, controllate dalla lussuria. 

- Mmh - mugolò, bisognoso, stringendo il polso della mano che lo stava toccando con le dita affusolate nel disperato tentativo di velocizzare i suoi movimenti.
Il maggiore sorrise, afferrò il suo labbro inferiore con i propri denti:

- Tutto okay? - bisbigliò, mentre obbediva ai suoi desideri e prendeva un ritmo più sostenuto, il viso vicinissimo al suo solo per percepire i suoi respiri sottilissimi. 

- Oh, sì. .

Frank annuì vivacemente, la bocca semiaperta per il piacere, la sua erezione che fremeva, avvolta dalla mano esperta del maggiore che, con lenti e fluidi movimenti, la provocava ininterrottamente. 
Una delle sue mani lasciò le lenzuola e vagò verso la schiena possente di Gerard: partendo dal collo, il più piccolo sfiorò con l'indice i contorni di ognuna delle sue vertebre, fino ad arrivare all'osso sacro, e poi al suo ano, attorno al quale disegnò impercettibili spirali, che si allargavano e si stringevano continuamente. L'altro gemette, rabbrividendo, ma non smise di masturbarlo. Quando una delle spirali terminò esattamente davanti alla sua apertura, il suo bacino ebbe uno scatto verso l'alto, proprio nel momento in cui arrivava alla base del membro di Frank e massaggiava i testicoli. Entrambi gemettero forte, leccandosi il collo e le labbra, poi, presi da un impulso animalesco, si gettarono, avvinghiati, l'uno sull'altro, senza pace.

- Baciami, baciami - Frank lo gemette sottovoce, malizioso e sensuale, mentre le sue mani accarezzavano ancora le natiche del più grande  - Dammi di più... Voglio di più...

Gerard mugolò. In mezzo alle loro bocche, come dei ponti sospesi nel buio, galleggiavano nell'aria fili di saliva trasparente. 

- Frank... - pronunciò il suo nome pianissimo, mentre percepiva tutto il suo bacino, tutte le sue gambe tremare, il suo stomaco contratto per la libidine. 

- Ti dà fastidio che io... Che io abbia il dito... 

Il minore sfiorò timidamente il suo ano con il medio, facendolo tremare.
Il maggiore scosse la testa, poi sorrise: le sue dita si mossero all'indietro, prima sfiorarono la base del suo pene, poi, risalendo sulla coscia e sfiorando ogni sua curva provocandogli un fremito indescrivibile, indugiarono pigramente sui contorni dell'apertura di Frank.

- Un giorno voglio... mmh, voglio essere io a... a penetrarti. 

Il ragazzo lo guardò con occhi luccicanti. 
La frase lo lasciò sorpreso, e per un attimo fissò quel sorriso provocante con incertezza, con meraviglia, ma quando percepì quel dito che definendo i contorni di uno dei suoi punti più intimi con delicatezza, prometteva di entrare dentro di lui, non poté fare a meno di gemere - e lo voleva anche in quel modo, per quanto nuovo potesse sembrare a entrambi, non erano più rinchiusi in un che si basava solo sull'essere dominante, sull'arrendevolezza, erano semplicemente amore, e avrebbe amato, amato alla follia qualsiasi loro forma, qualsiasi combinazione. 

- Lo farai, lo farai, Dio... - mormorò, sospirando. 
Frank arrossì, poggiò la mano libera sul suo petto:

- Ti piacerebbe?

- Sì, da impazzire... La prossima volta - baciò la sua fronte, poi si morse le labbra, sorridendo - Ma adesso... Adesso cosa vuoi, piccolo?

Mentre finiva di pronunciare la frase, con altre due dita, strofinò forte il suo glande, facendolo gocciolare in un piccolo schizzo improvviso. 

- Gee, ah, aah! - esclamò Frank con voce rotta, roteando i fianchi verso il basso. 

- Cosa vuoi? - glielo domandò ancora, subito dopo, sottovoce, respirando sulla sua guancia e baciandola mille e mille volte, e poi ripeté l'azione di pochi secondi prima. Il liquido pre-seminale colò ancora più abbondantemente, bianco e tiepido, e non poté trattenersi dal leccarlo mentre il minore lo osservava sbattendo le ciglia, sudato, i capelli scompigliati che incorniciavano il suo viso con grazia.

- Voglio te - ansimò, il cuore che martellava con forza sulla sua cassa toracica.
Gerard allungò entrambi i palmi sui suoi capezzoli:

- Mi hai... Mi hai tutto, tu solo - rispose, depositando un breve bacio a stampo sulle sue labbra - Aspetta, ti aiuto a sistemarti.

Con un movimento sinuoso del bacino, Frank si sdraiò più comodamente, la parte inferiore della schiena inarcata lievemente verso l'alto che attendeva solo lui, solo il compimento, solo la loro unione più totale. Gerard lo aiutò reggendolo sul fianco, sistemò le lenzuola sotto di lui e massaggiò le sue spalle e il suo collo, poi lo ammirò, senza fiato, si riempì gli occhi della vista di quello splendido corpo che si preparava a donarsi interamente. Le sue labbra erano gonfie, scarlatte, le dita si erano momentaneamente staccate dal suo corpo e indugiavano ora sui cuscini, ora sulle costole, ora vicino al pube, tentatrici; i suoi capelli erano ancora profumati, leggermente umidi per il sudore che imperlava le sue tempie, il fisico magro e femmineo dispiegato sul letto era una poesia di erotismo e amore, con la carnagione bianca come la neve, i peli scuri, la lunghezza ancora dura arcuata verso l'alto che tremava, sensibile anche al contatto con l'aria, completamente bagnata, dalla cui cappella stillavano grosse perle dense e profumatissime. 
Avanzò sopra di lui con cura, allargò ulteriormente le sue gambe con un gesto concentrato e intimo.

- Lubrificante? - domandò, sulla punta delle sue labbra.

- I-io...

- Se lo vuoi, lo vado a prendere. Ci metto pochissimo.

- Okay...

- Okay?

- No... Non andare.

Gerard morse il lobo del suo orecchio:

- Come facciamo senza, piccolo? - bisbigliò, passando l'indice sul profilo del suo viso.

- Non mi importa, non andare via. Usiamo la saliva.

Frank avvolse un braccio attorno al suo collo e lo attirò a sé, quasi avesse paura che potesse sparire da un momento all'altro.

- Va bene... 

Gerard lo baciò per qualche istante, sorrise:

- Adesso metto un cuscino sotto la tua schiena, così sei più comodo, okay?

Il ragazzo sgranò gli occhi e annuì piano, sollevandosi per agevolarlo, e in pochi istanti sentì la federa ancora fresca venire a contatto con la parte più bassa della sua spina dorsale. Sospirò piano. Ognuno dei suoi arti pulsava, si sentiva così fragile, così vicino all'estasi di ogni senso, come sospeso su un filo invisibile, ad occhi chiusi. Ogni movimento, ogni cosa che lo sfiorava, era uno stimolo a cui si rivelava debole e sensibile, così, ad occhi chiusi, rimaneva immobile, sussultando ogni volta che una presenza estranea lo toccava. 

- Bravissimo, sei bravissimo... 

Gerard carezzò le sue guance e mise due dita nella sua bocca, provocandogli un gemito strozzato. 

- Così bello... Succhiale, succhiale più che puoi.

Con la mano libera strinse uno dei suoi capezzoli e lo tirò piano. Il minore spalancò la bocca per mettere un sospiro impercettibile, ma subito riprese a leccare le sue dita e a ricoprirle di saliva, ad occhi chiusi, completamente travolto. Quasi non si accorse quando vennero tirate fuori dalla sua bocca dal più grande, poco dopo. Sospirando, voltò il capo, appoggiando il naso al cuscino. Ebbe l'impressione di percepire un leggero spostamento d'aria, le sue gambe tendersi in un ultimo spasmo sregolato, il suo sedere venire sollevato da un paio di mani forti, e poi, tutto d'un tratto, una presenza si fece largo dentro di lui, impertinente, con un bruciore che lo colse di sorpresa. 

- Gee - lo chiamò, con tono lamentoso e trascinato. 
Si spinse verso la mano che lo stava penetrando quasi senza volerlo, in uno scatto istintivo che lo fece sobbalzare, digrignando i denti. Non faceva male - era più un fastidio, ma insieme ad esso riusciva ad avvertire la sua lunghezza tremare per la soddisfazione: il piacere e il lieve dolore si mischiavano l'uno all'altro, senza che riuscisse a distinguerne chiaramente i contorni. Si sentì trascinato da due correnti irrefrenabili, impotente, debolissimo - solo, si sentì solo, nonostante fosse cosciente di non esserlo, e una paura affilata si impossessò di lui, nonostante avesse tentato in tutti i modi di ricacciarla indietro. Provò a dire qualcosa, ma ogni parola sembrava completamente inutile, bloccata nella sua gola, e sentiva che se avesse tentato di dargli voce sarebbe uscita completamente sbagliata, in una moltitudine di lettere accavallate le une sulle altre a formare un insieme completamente senza senso. Dopo qualche secondo passato a contorcersi, ancora confuso dalle diverse sensazioni che si propagavano dentro di lui, ora intrappolato in una delicatissima e quasi impercettibile sofferenza, ora vinto dalla piacevolezza e dall'eccitazione che faceva fremere il suo membro ogni volta che percepiva una spinta che si avvicinava sempre di più al centro della sua intimità, respirando forte si lasciò andare, e riuscì a rilassarsi quasi completamente. Gerard, intuendo la sua agitazione dai suoi movimenti quasi impauriti, non fluidi, ma a scatti, iniziò ad accarezzarlo più lentamente e con più sicurezza, per fare in modo che potesse avvertire con più chiarezza la sua presenza, lì accanto a lui. . 

- Tutto okay? - sussurrò, pianissimo.
Il giovane annuì freneticamente per rassicurarlo, di nuovo, si costrinse a cercare di inspirare ed espirare più regolarmente, per provare ad allentare la tensione che era così forte quasi da immobilizzarlo. Era così difficile darsi così a qualcuno, lì in quel momento, in quel modo, solo carne e spirito, solo se stesso, senza veli, senza niente a coprirlo, nemmeno la sua solita spavalderia, nemmeno il fatto che fossero sconosciuti, nemmeno niente, perché erano loro, erano loro e si amavano, si amavano bruciando, e questo era completamente nuovo, era mostruoso, straordinario, terribile, terribilmente bello, terribilmente affascinante; era tempesta, e porto sicuro, e questo contrasto era come un peso sul suo petto, lo paralizzava, lasciandolo tremante e incapace di parlare, ridotto a una statua bronzea e immobile.
Guardò il più grande negli occhi, si accorse che aveva intuito tutto, così abbassò lo sguardo, in silenzio, quasi si stesse vergognando del suo stesso timore. Le dita smisero di penetrarlo, e si aspettava che Gerard gli chiedesse qualcosa, gli dicesse che forse era meglio se, si aspettava una rinuncia, forse, e invece sentì due dita premere dolcemente su una delle sue tempie, tracciando piccoli cerchi concentrici, e poi massaggi brevi sulle sue spalle, e carezzare il dorso delle sue mani, di nuovo, per tranquillizzarlo, in una dimostrazione di amore e tenerezza sconfinati - sorrise, per quelle piccole attenzioni che non avevano avuto bisogno di parole, solo di una manciata di secondi, ma erano bastate a farlo sentire protetto.Fu come se la paura e la tensione venissero allontanate e il loro amore, corpo e anima in un unico gesto, in un unico bacio, prendesse finalmente il sopravvento, guidandolo. Non appena riuscì ad allungarsi sulle lenzuola, più morbido, con una nuova spinta all'interno del suo corpo arrivò una calda pulsazione, e Frank ebbe l'impressione di sciogliersi sul letto: 

- Dimmi se va tutto bene adesso... - il maggiore si chinò di nuovo in avanti, verso il suo volto, morse piano le sue labbra tenendosi sollevato con un solo braccio, mentre il minore gemeva e rabbrividiva ogni volta che una nuova scossa di bramosia attraversava la sua schiena, ora sotto la forma di puro e densissimo piacere che lo avvolgeva cullandolo con una sensuale melodia, lì, nel loro morbido letto. La mano di Gerard era semplicemente perfetta; sentiva le dita rimaste fuori dalla sua apertura affondare i polpastrelli nel suo sedere, nei suoi testicoli, aumentando la sua eccitazione ancora di più. 

- S-sì... Gee...

Inarcò la schiena non appena sentì la sua prostata venire sfiorata con discrezione regalandogli un'incredibile ondata d'estasi, e subito dopo percepì i suoi muscoli irrigidirsi. La sua apertura si restrinse quasi involontariamente, con un'unica pulsazione, chiudendosi di scatto attorno alle dita che lo stavano penetrando. 

- E' questo il punto, piccolo? - Gerard si chinò verso di lui e baciò la sua testa, poi strinse una delle sue mani, facendo piccole carezze su ogni suo dito per aiutarlo a distendersi ancora - Shh, sono qui io... Sei splendido, sei splendido, sono qui io, piccolo, ti farò sentire tanto bene adesso...

- N-non l-lasciarmi venire c-così- aah - agitato, Frank lo guardò negli occhi , mordendosi il labbro a sangue mentre si trascinava contro le dita strusciando la schiena sulle lenzuola, avanti e indietro, completamente rapito. 

- Vuoi venire per me, mh? - Gerard si chinò in avanti e gli sistemò i capelli, con cura.
Il minore annuì cercando spasmodicamente le sue labbra, la fronte imperlata di sudore, e presto ottenne di nuovo il contatto tra le loro lingue ardenti, in uno schiocco languido e umido che sapeva di loro. 

- Sì, adesso ti darò tutto, dolcezza... Lasciati andare, da bravo...

Tolse le dita dalla sua apertura e le inserì per la seconda volta nella sua bocca, dopo averle bagnate con il liquido del suo stesso glande.

- Ti piace il sapore?

- Oh, sì...

- Abbi pazienza, solo qualche secondo... 

Gerard si piegò in avanti e allineò il proprio membro con il suo buco. Entrambi respiravano a fatica - si guardarono negli occhi - promettimi eterno amore qui e adesso, promettimi che saremo immortali, promettimelo mentre succhi i miei capezzoli e dilani la mia carne con i denti, promettimelo mentre dalle tue labbra escono parole, gemiti di miele, promettimelo - si cercarono quasi ossessivamente, in quei pochi secondi che li separavano da un compimento che sapevano sarebbe stato veloce, si cercarono mentre ognuno ascoltava il cuore dell'altro rallentare e velocizzarsi, pulsante di vita, di desiderio, di paura, di ogni cosa che si stavano dando - promettimi che mi stai dando tutto adesso, senza esclusione di niente, promettimi che mi stai dando tutto mentre facciamo sesso, promettimi che sei qui, sei qui e da nessun altra parte, ora, stanotte, promettimi senza parlare, le promesse vere non sono fatte di parole, ma di pensiero, di intrecci di mani silenziosi. Il maggiore emise un sospiro, quando il membro di Frank sfiorò sul suo addome - te lo prometto, ti prometto questo e tutta la mia misera vita, ti prometto, ti dono tutto, ora, stanotte - mentre di nuovo lo baciava, cadendo nei suoi occhi e arrendendosi alla sua grandezza, alla grandezza di quel piccolo corpo incontaminato, iniziò ad entrare dentro di lui, pianissimo.
I loro gemiti riempirono il silenzio tutto d'un tratto, mescolandosi gli uni agli altri, dapprima creando una melodia irregolare, poi armonizzandosi e mescolandosi tra loro, acuti, brevissimi, trascinati, con una musicalità nuova. Sudati e accaldati, si gettarono l'uno sull'altro, in preda a una febbre, a una fame che sembravano poter combattere solo mordendosi, solo facendo risuonare anche le loro bocche, le loro lingue. Erano lingue di fuoco, fiamme che si estinguevano l'una sull'altra, arricciandosi e colorandosi di rosso, di giallo, d'arancio, feroci come le tinte di un'alba, di un tramonto, dell'inizio e della morte di una vita, un'onda di un oceano dalle acque gelide che si infrangeva su uno scoglio scaldato dal sole, un brivido, un respiro, erano tutto ciò che avevano provato l'uno per l'altra, erano il sesso provocatorio, eccitante, sfrenato della loro prima volta e la tenerezza che stavano ancora imparando a conoscere, erano il suono di una foresta, il profumo delle foglie degli alberi, dell'erba, della terra umida, della resina, erano il primordiale, il futuro, erano l'universo intero, una stella che esplode trasformandosi in nube argentea riempiendo il nero vuoto dello spazio. 

- H-ho paura d-di venire p-presto G-Gee... - bisbigliò Frank tra i gemiti e i baci, tendendo le punte dei piedi e tremando sotto di lui. 
Si sorrisero, mentre sui loro volti si formavano rughe e smorfie per il piacere. 

- Non importa, ah, Frank, dimmi quando stai per... - con la voce più alta del normale, morse la sua bocca, giocò con la sua lingua e la succhiò - Posso muovermi?

Trascinò il proprio bacino all'indietro, sentì le pareti scorrere sulla propria lunghezza turgida e urlò, tremante, mentre, senza riuscire a controllarsi, lo baciava ancora e ancora, mai sazio, mai stanco. 

- ...

Il giovane si portò con un movimento circolare dei fianchi verso il suo membro, con un sorriso estasiato sul viso.

- Ti piace?

- S-sì, ancora.

- Così?

Gerard, con un movimento fluido, lo riempì fino in fondo con il proprio pene, gemendo per il piacere. La sua cappella toccò la prostata, affondandovi con decisione, provocando a entrambi una serie di lamenti disperati e confusi, uno scroscio di urla che abbandonarono all'aria calda della stanza mentre i loro corpi si strusciavano l'uno sull'altro, quasi desiderassero fondersi in un'unica entità, un unico essere, unica volontà. Dondolarono, ancora e ancora, aggrappandosi semplicemente alle labbra dell'altro, completamente abbandonati all'istinto, al desiderio. 

Frank urlò, avvolse il suo viso tra le mani, ansimando forte, fece precipitare le loro bocche le une sulle altre. Si bagnarono di saliva completamente, quasi senza respirare, gemettero ancora e ancora, mentre i loro fianchi cozzavano dolcemente e Gerard sentiva le unghie del più piccolo graffiare pianissimo la sua schiena. 

- Più veloce - ansimò Frank dopo pochi minuti, sollevando le gambe e avvolgendole attorno alla vita del più grande.

Il maggiore sorrise, e, mentre mordicchiava la sua bocca, penetrò dentro di lui interamente per la seconda volta, arrivando a far sfiorare i loro testicoli morbidi. Gridarono, senza riuscire a contenersi, il minore gettò la testa all'indietro e subito sul suo collo denti, lingua, bocca cominciarono a succhiare, tormentare la pelle delicata, in attesa che si macchiasse irrimediabilmente di quella dolce chiazza violacea così invitante. 

- G-Gee... S-sto p-per...

Frank era sfinito, ebbro di gioia. La lunghezza di Gerard dentro di lui, che colpiva il suo punto più sensibile ogni pochi secondi, senza mai fermarsi, grande e dura, lo stava facendo impazzire. Sentiva l'orgasmo premere all'interno della sua pancia, ed era così bello, così completo - stavano facendo l'amore, si stavano consumando l'uno sull'altro, si stavano baciando, si stavano adorando in ogni minuzioso particolare, contemplandosi e guardandosi negli occhi mentre godevano della loro intimità preziosa. 

- Piccolo... Oh, piccolo, aspetta... Ancora qualche secondo, solo qualche secondo - il più grande lo vide annuire disperatamente, lo baciò ancora, gemendo rumorosamente dentro la sua bocca mentre il sudore sulla sua fronte rigava le sue tempie e bagnava i suoi capelli. 
Il più piccolo leccò il suo mento, pigolando sommessamente. 

- Ti prego - implorò, stringendo prima le lenzuola, poi le sue braccia, il suo sedere, accompagnando le sue spinte, sempre più frenetiche.
Alzando di qualche centimetro la schiena dal materasso, sentì il pene del maggiore penetrare sempre più facilmente dentro di lui, bagnato sulla punta dal proprio seme e sulla base e sui testicoli dal liquido di Frank, che colava copiosamente senza sosta. 

- Adesso...

- Gee... - Frank lo chiamò, tremante, avvolse le braccia attorno al suo corpo per trascinarlo verso di sé e far combaciare ancora le loro labbra. 
Si leccarono per istanti infiniti, sempre più vicini al culmine, muovendosi veloci mentre si stringevano. In pochi attimi, il più piccolo iniziò a contorcersi senza controllo, la bocca spalancata da cui fuoriuscivano grida acute. Gerard, con un braccio, sfiorò le sue natiche, poi, mentre iniziava ad aumentare il ritmo delle spinte, lo morse sul collo, facendolo gemere mentre lui stesso urlava, con voce roca, il suo nome. Annuirono, incapaci di parlare - il giovane Way ammirò le cosce tremanti mentre il ragazzo, fragilissimo, si avvicinava all'orgasmo - indifeso, completamente abbandonato alla sua volontà. Lo strinse forte, spinse ancora, gridarono insieme. L'altro mosse il bacino e avanti e indietro assecondando i suoi gesti, contorse convulsamente la schiena verso l'alto fino a formare un arco perfetto, gettando la testa all'indietro ed esponendo il pomo d'Adamo. Non appena il maggiore lo succhiò, penetrandolo ancora una volta e colpendo la sua prostata con forza, Frank venne schizzando sul suo petto, mentre accoglieva il suo seme dentro le sue pareti, con un sorriso sollevato.
Fu un orgasmo lungo, appagante, una sensazione completamente nuova: annegarono, in un formicolio che lentamente si propagò in ogni loro parte, presero fiato, persero la voce per i gemiti, si buttarono l'uno sull'altro nel disperato bisogno di muoversi, di aumentare ancora di più l'estasi di quel loro ultimo momento, di quell'arrendersi a un richiamo irresistibile. Si baciarono fino a quando entrambi non ebbero finito, esausti, con il respiro pesante, ma continuarono per un poco, restii a staccarsi. Gerard crollò di lato, ma non esitò nemmeno un istante ad avvicinarsi al corpo accanto a sé per abbracciarlo. Frank aveva gli occhi chiusi, la fronte imperlata di sudore, le sue gambe erano scosse da dolcissimi tremiti e brividi, sulla sua bocca era dipinto un sorriso soddisfatto. 
Per un po' rimasero in silenzio, rimanendo semplicemente vicini, forse anche senza pensare, semplicemente felici, liberi. 

- Perfetto... Sei perfetto - spostò un ciuffo di capelli che ricadeva sulla fronte, disordinato.

- Dici? - ansimando, il minore aprì un occhio per guardarlo.

- Ne sono pienamente convinto. 

- Tu sei... 

Frank poggiò un dito sulla sua bocca, solo per toccarla.

- Come sono?

- Sei... Sei meraviglioso. 

Leccò il proprio orgasmo dal suo corpo, poi, quando ebbe finito, si accoccolò contro il suo petto, tranquillo.

- Tienimi qui per sempre.

- Qui vicino a me?

- Sì. Hai la pelle calda... 

- Dovremmo farci una doccia, lo sai?

- Ora?

- Siamo appiccicosi.

- E sporchi di sperma?

- Anche. 

- Ma se l'ho leccato tutto...

- Frank. 

Il più piccolo sbuffò. 

- Mi devi portare in braccio. Altrimenti non vado.

Gerard inarcò un sopracciglio e in un attimo si gettò su di lui, facendogli il solletico. 

- No! Gee! - si lamentò Frank, rotolando tra le lenzuola e ridendo. 

- Ti porto in braccio per davvero, cosa credi?

- Va bene! Va bene faccio la doccia! Ti prego, smettila!

Rise ancora e ancora, quasi fino a farsi mancare il respiro, poi il maggiore lo prese con entrambe le braccia e lo trascinò fuori dal tepore invitante del letto, regalandogli un timido e incerto bacio sulla bocca.

- Cos'era questo?

- Un bacio.

- E cos'era questo bacio?

Silenzio, Gerard aprì la porta del bagno. 

- Nel senso, cosa significava? Tipo che cosa? 

- Tipo che... Sei bellissimo e voglio baciarti. 

- Ah, era questo tipo di bacio.

- Tipo, tipo.

- Tipo che mi guardi e ti viene da baciarmi.

- Tipo, sì. 

- Tipo o davvero?

- Davvero. Del tipo che voglio fare una doccia con te adesso che è l'una e mezza del mattino.

- Del tipo che vorrei ogni notte fosse così. 

- Del tipo che posso baciarti ancora adesso?

- Sì, tipo. 

Sorrisero e si baciarono ancora, Gerard lo fece scendere e poi entrarono insieme nella doccia, rabbrividendo un po' per il freddo improvviso, ancora nudi. 
Accesero l'acqua calda, immediatamente l'aria attorno a loro si fece densa di vapore. 
Frank si appoggiò al suo petto, con un mugolio di approvazione, poi si lasciò coccolare dal più grande.

- Frank?

- Hm?

- Sembri pensieroso.

- Sono felice - sorrise - Sono felice, finalmente. Mi sento stanco, anche. Come se fossi arrivato a una destinazione, come se... dopo tutto quello che è successo, abbia trovato un punto fermo, un mio angolo di tranquillità. E mi destabilizza, e mi intriga. Resti qui a dormire?

Gerard carezzò la sua schiena.

- Certo che resto a dormire. Tu... Vuoi portare le tue cose nella mia stanza domani?

Frank sgranò gli occhi, poi inarcò un sopracciglio:

- Divertente.

- Non sto scherzando.

- Dove le hai infilate le frasi di circostanza? Dove hai nascosto quell' "è troppo presto!"? Gerard devi essere completamente impazzito e se poi le cose vanno male? Gerard!

Prese il suo viso tra le mani e scosse la testa con la bocca spalancata, gli occhi sgranati e increduli.

- Frank!

- Gerard!

- Frank! Stiamo facendo una stronzata forse!

- Gerard! Ti dico che a me non sembra una stronzata!

- Frank!

- Gerard! Pensaci bene!

- A che cosa, Frank!

- Gerard! E' da settimane-mesi che ci vogliamo!

- Frank! Questo vorrebbe in qualche modo giustificare la nostra improvvisa e sconsiderata decisione?

- Gerard! Niente giustificazioni inutili! Dillo!

- Frank! Anche se ci fossimo conosciuti due ore fa ti avrei detto di mettere le tue cose nella mia stanza e non me ne sarebbe fregato assolutamente un cazzo!

Risero insieme.

- Che scemi.

- Sei tu che hai iniziato.

- Melodrammatico. Gerard!

- Frank!

- Ti amo Gerard!

- Ti amo anche io Frank!




















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