Elìa Jones [immortals]

✧*:.。.GENERALITÀ.。.:*

[❅nome e cognome❅]
Elìa Jones.
[Dal nome ebraico אֱלִיָּהוּ ('Eliyyahu), che, composto dai termini El ("Dio") e Yah (abbreviazione di "YHWH"), può essere interpretato come "YHWH è Dio" o "il mio Dio è Yahweh". Va notato che questo nome è omografo con Èlia, la forma italiana femminile del nome Èlio, che però è pronunciata Èlia, non Elìa.
Èlia, nome dalla duplice origine, si tratta in primo luogo di una ripresa del nome di Elio, il dio greco del Sole: in questo caso deriva, tramite il latino Helius, dal greco Ἥλιος (Hélios) che, tratto dall'omonimo sostantivo, vuol dire proprio "Sole".
In secondo luogo, può anche riprende il cognomen romano Aelius (femminile Aelia), portato dall'imperatore Adriano e quindi molto comune a parte dal II secolo; la sua origine è incerta, forse etrusca o forse dal latino alius, "(un) altro".
In parte, "Elio" può anche costituire un ipocoristico di altri nomi quali Aurelio, Cornelio e via dicendo.
Il nome, originariamente Èlia, fu scelto dal padre per due semplici motivi. In primis, e molto più banale dell'altro, il nonno materno della ragazza si chiamava Elio, e mancando il padre di inventiva egli decise di dare alla figlia il nome di uno dei due genitori; solo che, non avendo buoni rapporti con la madre, si ritrovò come unica scelta il nome del papà, girato poi al femminile. La scelta fu poi rafforzata dal significato in seguito appreso, dato che Noah considerò da sempre la bambina come la luce della sua vita.
Diciamo che il suo nome di battesimo, per ovvi motivi, non gli piace granché se non in specifiche situazioni: preferisce di gran lunga il nome che si è scelto, Elìa, più neutro e a parer suo più bello. Tuttavia, non ha ancora abbandonato il nome Èlia, e potrebbe capitare che si presenti così invece che con il suo nuovo nome].

[❅soprannome❅]
Eli - Lee - Lìa.
Il primo è il soprannome - o meglio, l'abbreviazione - che utilizza il padre di Elìa; e per quanto a lui il suono di questo, in quanto «troppo femminile», non piaccia molto, non rinuncerebbe mai a farsi chiamare così dal papà. Ci è molto legato, è la prova concreta che è amato da almeno il suo genitore mortale. Ma guai se qualcun altro lo chiama così: potrebbe ricevere una bella cinquina dritta in faccia.
Il secondo invece, Lee, è un nomignolo affettuoso datogli ai tempi della prima liceo da un amico che, venuto a conoscenza delle sue origini, aveva deciso di ridare al suo nome una nota di americano. Possiamo dire che non gli dispiaccia, ha legato a questo soprannome molti bei ricordi, ma non lo rivelerebbe mai a nessuno. È un segreto suo, guai a chi la tocca.
E infine, abbiamo Lìa. Questo nickname veniva usato da un gruppetto di ragazzi e ragazze per prenderlo in giro, usando appositamente un nome da ragazza in ogni singola situazione, anche quando gli veniva detto dallo stesso Elìa di voler essere chiamato con un nome maschile. Un tempo, al suono di questo nome, sarebbe probabilmente scoppiato a piangere, ma ora come ora si arrabbierebbe e non poco, nascondendo dietro la rabbia un cuore ferito.
Come si è forse intuito, Elìa preferisce che lo si chiami con il suo nome, al massimo con il nome Èlia se sarà lei a darvi il consenso: non è un amante dei soprannomi, anche perché «il suo nome è già corto, non c'è bisogno di rovinarlo». Ama tuttavia i nomignoli - non i suoi però - ed è solito darne quando entra in confidenza con qualcuno.

[❅sesso - identità di genere❅]
Femmina - genderfluid.
Elìa nasce biologicamente femmina, e da qui il motivo per cui, alla fine, il suo vero nome sarebbe Èlia. Tuttavia, verso i tredici anni, il ragazzo cominciò a sentire che a volte poteva capitare che non si sentisse bene nel corpo di una femmina, ma allo stesso tempo non si ritrovava appieno in quello di un maschio. Perciò, dopo qualche piccola ricerca, Elìa capì la sua identità di genere e iniziò di conseguenza a definirsi genderfluid.

[❅età - data di nascita❅]
17 anni - 14 febbraio 2007.
Essendo nata, ironia della sorte, nel giorno di San Valentino, Èlia è del segno zodiacale dell'Acquario.

[❅faceclaim❅]
Matthew Clavane.

[❅aspetto fisico❅]
Chiunque veda Elìa per la prima volta non può non rimanere sorpreso nel chiedersi «ma è un maschio o una femmina?». Il suo è infatti un aspetto dalla bellezza ambigua, fraintendibile, da cui tuttavia non si può far altro che essere attratti.
La prima cosa che salta all'occhio sono i lunghi ricci mori, un cespuglietto di capelli scuri che è impossibile tenere al loro posto: ce n'è sempre uno scombinato, uno fuori posto, e sembrano non avere un ordine nel ricadere quasi a sfiorare le spalle strette ma dritte del giovane. La sua corporatura tradisce però il fatto che Èlia sia biologicamente femmina: oltre ad essere piuttosto bassina - circa un metro e sessantotto - ha un fisico "a triangolo", avendo spalle, seno e torace più piccoli rispetto ai fianchi larghi, il punto vita stretto e ben marcato messo quasi in risalto dal suo essere mingherlina di nascita. Le braccia non sono robuste - ma nemmeno tanto sottili: diciamo una via di mezzo -, le mani "da pianista" aggraziate e dal tocco delicato; le unghie sono ben curate, anche se non tenute eccessivamente lunghe. Le gambe, al contrario, sono agili e ben salde nonostante l'andatura talvolta a paperella del ragazzo.
Il viso è ovale, dai lineamenti morbidi, mentre le guance piene sono cosparse da lentiggini appena visibili da lontano, ma molto evidenti una volta vicini. Quando sorride, tutto il suo volto pare illuminarsi: le labbra sottili rivelano una fila di denti bianchi e quasi perfetti, due adorabili fossette gli si creano sulle guance e persino gli occhi, di un caldo color nocciola, sembra sorridano. In realtà questi ultimi sono l'unica cosa, insieme ai ricci, che il ragazzo ha ereditato dalla sua madre divina: il colore dei capelli, le fossette, l'agilità e il fisico slanciato sono tutte caratteristiche del genitore mortale.
L'abbigliamento del ragazzo, più che sull'impatto o la bellezza, mira alla comodità. I jeans sono la sua passione, ne ha di ogni tipo e colore - neri, blu, strappati, chiari, scuri, a vita alta e chi più ne ha più ne mette -, ma ovviamente per gli allenamenti preferisce pantaloni più comodi come leggins o quelli della tuta. Ha qualche gonna colorata nel suo armadio, ma è molto raro che ne indossi una a meno che non si tratti di una festa e, ovviamente, sia uno di quei periodi in cui si "sente" una ragazza. Sulle magliette, poi, si apre un mondo: ne ha di ogni colore, con o senza stampe, alcune piene di scritte e altre semplicemente a tinta unita, a maniche corte per l'estate e lunghe per l'inverno. Predilige le magliette larghe, ma alcune attillate le ha anche lei. In più, prova un amore senza limiti verso maglioni e felpe grandi, ed anche per questo aspetta tutto l'anno l'inverso. Dei suoi outfit-tipo potrebbero essere una maglietta a maniche lunghe a tinta unita, maglione o felpa e jeans blu in inverno, mentre d'estate si butta più su jeans strappati o shorts a cui abbina magliette a maniche corte variopinte e con varie stampe o scritte. I colori che prevalgono nel suo armadio, oltre al bianco e al nero, sono sicuramente il blu dei jeans e i colori pastello delle magliette quali azzurro, verde e anche qualcuna viola. Tuttavia, se è di buon umore, non è raro vederle indossare colori quali giallo acceso o arancione. Il rosa e il rosso sono poco presenti, il primo solo nelle tonalità più chiare e il secondo in quelle più accese.

[❅sessualità❅]
Pansessuale panromantico.

[❅nazionalità❅]
Italo-americana.
Per la precisione, è il padre ad essere di doppia nazionalità, e la storia che vi è dietro è abbastanza complicata. Elio Esposito, nonno di Elìa, si trasferì a Boston, Stati Uniti, che era ancora bambino: i suoi genitori avevano preso la decisione di partire per l'America in cerca di un lavoro che potesse pagarli meglio, provenendo loro da Salerno, e vi rimasero fino alla fine dei loro giorni.
Erano passati tredici anni dal loro trasferimento quando Elio, che nel mentre aveva cambiato il suo cognome da "Esposito" a "Jones", conobbe a ventitré anni proprio a Boston Eliza Corwin, colei che sarebbe poi diventata sua moglie e madre di tre bellissimi bambini, due maschi e una femmina: Noah, fratello di mezzo e padre di Èlia, Jacob e Alison, rispettivamente il maggiore e la minore di casa Jones, nonché ovviamente zii della ragazza.
Ora come ora, Elìa vive però a Milano, in Italia, dove il papà ha fatto ritorno ancora molto giovane, mentre il resto della sua famiglia è rimasta a Boston.

✧*:.。.CAMP INFO.。.:*✧

[❅genitore divino❅]
Afrodite.

[❅arma❅]
Χειμών, Tempesta - pugnale in bronzo celeste.
Il pugnale che tuttora Elìa utilizza per combattere ha una storia un po' particolare: gli è stato raccontato appartenesse a una sua antenata, anche lei figlia di Afrodite, che proprio con quell'arma affrontò e sconfisse in un'impresa mostri che costituivano una minaccia per il Campo Mezzosangue, l'equivalente dell'Isola dei Semidei in America, sua terra natale.
Tuttavia trova che sia tutta una storiella campata per aria, e per ovvi motivi. Èlia infatti non è esattamente quella che si definisce una guerriera invincibile. È molto agile e dai riflessi pronti, in combattimento le sue gambe sembrano sempre pronte a balzare per attaccare o schivare i colpi del nemico, ma quando è sul campo di battaglia compare sempre lo stesso blocco: ricorda le storie dei mostri che sta affrontando, le ingiustizie che molti di questi hanno subito a causa degli dei, e improvvisamente le appaiono come le vittime invece che i nemici. Per fortuna è una cosa momentanea. Spinta infatti dalla determinazione dei suoi compagni, si lancia anche nelle battaglie più improbabili pur di poter aiutare o salvare qualcuno. Se si ritrovasse da sola, però, questo suo blocco porterebbe risultarle fatale.

[❅abilità speciali❅]
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piccola premessa: non ricordando con esattezza i poteri legati alla dea Afrodite, fatta accezione per la lingua ammaliatrice, ho cercato su Internet le abilità che i semidei figli di questa divinità potevano ereditare dalla loro madre, e ne ho riportata una qui sotto. Tuttavia, non essendo un sito "ufficiale" a proposito del mondo di Percy Jackson, non sono del tutto certa dell'attendibilità e quindi disposta a cambiare, in caso sia necessario. Fammi sapere se serve o meno^^
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Come già accennato in precedenza, Elìa deve a sua madre il bel faccino che si è ritrovato alla nascita, che già qualche volta ha fatto cascare qualcuno ai suoi piedi - con però suo grande disappunto -.
La sua bellezza, tuttavia, può diventare anche un'arma per chi si ritrova di fronte a lei in battaglia: ella ha infatti la capacità di cambiare il proprio aspetto fisico, modificandolo in base a ciò che piace al nemico.
Esempio pratico: se all'uomo di fronte a lei piacessero le donne alte, dai lunghi capelli biondi e gli occhi castani, ecco allora che Èlia incarnerà perfettamente la donna ideale di questi fino a un massimo di trenta secondi, non di più dato che non riesce ancora a controllarlo a pieno.
È tuttavia un'abilità che alla ragazza fa davvero antipatia, e per motivi abbastanza chiari direi. Essendo genderfluid, poter cambiare aspetto in base a ciò che lei preferisce sarebbe quasi un sogno; ma ahimè, le cose stanno diversamente.
Altra abilità per cui deve ringraziare la madre è il saper parlare francese, la così detta lingua dell'amore. La ritiene una capacità a dir poco inutile - quale mostro scapperebbe da lei urlando «aiuto, quella figlia di Afrodite parla francese!»? -, ma le fece comodo ai tempi delle medie quando fra le materie del programma c'era proprio questa lingua.

✧*:.。.PERSONAL.。.:*✧

[❅personalità❅]
Tratto distintivo del giovane semidio è senz’altro il carisma. Sono spesso sue le parole che incitano i compagni, suoi gli incoraggiamenti quando qualcuno sembra sul punto di gettare la spugna, e anche senza il dono della lingua ammaliatrice la sua capacità di portare le persone dalla sua parte è ineccepibile. Tuttavia, nonostante questa sua capacità, la sua aspirazione non mira affatto al ruolo di leader: preferisce agire dalle retrovie, sostenere chi da dietro le quinte si prepara ad andare in scena, essere il ragazzo che viene da tutti sottovalutato per poi rivelarsi il cuore di un piano più grande che non è stato possibile vedere fino al momento in cui non è stato messo in atto. Le sue potrebbero essere viste come manie di protagonismo, ma è semplicemente il suo modo di volersi rendere utile.
Quando però ci si ritrova sul campo di battaglia, faccia a faccia con un mostro o qualche altra creatura, non gli sentirete mai pronunciare le parole «voi andate avanti, io preferisco di no». Il coraggio non gli manca di certo, e anzi è il primo che si butta a capofitto in uno scontro, soprattutto se ci sono di mezzo le persone a cui vuole bene. Si rifiuta categoricamente però che qualcuno faccia lo stesso per lui: piuttosto che farsi salvare sarebbe disposto a rimanere in mano al nemico, e non importa che lo stiano torturando o altre cose simili, non consentirebbe mai a nessuno di venirlo a liberare. Questo non solo perché l’idea che qualcuno muoia per lui lo terrorizza, ma anche perché è convinto che «se non è capace di proteggersi lui stesso, non lo sarà nessuno». / È una persona che vive la vita così come gli si presenta, senza predisporsi particolari obbiettivi da raggiungere e vivendo al minuto, evitando piani complessi sul futuro. Da quando è arrivato al campo – e precedentemente si è ritrovato di fronte ad uno dei mostri della mitologia greca con l’intento di sbranarlo – ha rinunciato a qualsiasi tipo di progetto a lungo termine, caso mai il Fato decidesse di stroncare la sua vita come se nulla fosse. A questa cosa è legata il suo essere decisamente schietto e spontaneo, non si tiene mai nulla dentro, e alcune volte può addirittura risultare offensivo senza rendersene effettivamente conto. Il fatto è che l’idea di morire lasciando qualcosa di incompiuto in questo mondo lo terrorizza, non vuole avere rimpianti e dire sempre ciò che gli passa per la mente gli sembra un buon modo per combattere questa sua piccola paura.
In quanto figlio di Afrodite, però, non può mancare un pizzico di malizia nel carattere deciso di Elìa. È il suo marchio di fabbrica, quello che non può mai mancare, e soprattutto i poveretti con cui è molto in confidenza saranno costretti a sorbirsi le sue continue battutine. Ma, come già detto, si tratta di un ragazzo che non trattiene nulla per sé, quindi non si vergogna minimamente di ciò che dice.
Da ultimo, il diciassettenne è sinonimo di anticonformismo: le regole e i canoni della società gli vanno troppo stretti per rispettarli, è da sempre la pecora nera del gruppo ed è fiero di distinguersi dalla massa. Se c’è una cosa che non farà mai, quella è proprio diventare un’altra persona solo per farsi accettare dagli altri o, peggio, proprio dalla società. Frega niente, sono gli altri che ci perdono, mica lui.
Ciò che piace ad Èlia è decisamente contraddittorio, non c’è altro modo di definirlo. Ama infatti il brivido dell’avventura, solo durante i combattimenti si sente viva come non mai, e percepire l’adrenalina farsi improvvisamente viva dentro di lei è una sensazione impagabile. Anche per questo negli allenamenti dà sempre tutta sé stessa, arrivando persino a lamentarsi se vede che qualcuno si trattiene “solo perché è una ragazza”. Qualche volta le è capitato che, a causa di ciò, qualcuno la reputasse una figlia di Ares, ma l’amore per il brivido dell’avventura e la voglia di mettersi in gioco sono caratteristiche ereditate dal genitore mortale. Altra cosa che però ama è senza dubbio la tranquillità, specialmente dopo eventi caotici o troppo movimentati. Trova che nulla sia più di aiuto nel riordinare le idee che la pace e il silenzio che si crea quando si è da soli, o semplicemente a rilassarsi con accanto un buon amico o una persona a cui si vuole bene.
Il suo modo di relazionarsi con gli estranei dipende da contesto. Se si tratta infatti di nuovi semidei appena arrivati all’Isola, di certo il suo atteggiamento sarà molto ben disposto nei loro confronti, tentando magari di spiegargli cos’è questo strano mondo in cui sono ricaduti con qualche battutina simpatica, nel tentativo anche di alleggerire l’atmosfera. È molto propensa a fare amicizia, e una volta conquistata la sua fiducia – impresa abbastanza semplice, vi dirò – potrebbe saltare fuori il lato malizioso a cui accennavo prima. Se invece si dovesse ritrovare davanti un estraneo nel bel mezzo di un impresa, la sua reazione sarebbe ben diversa. Da brava “attrice dietro le quinte” quale è si prenderà tutto il tempo del mondo per studiare il nuovo arrivato, evidentemente diffidente nei suoi confronti in quanto tale. Potrebbe trattarsi di un mostro sotto mentite spoglie, la precauzione non è mai troppa, e per questo è spesso sulla difensiva. Tuttavia, se vi reputerà innocui – e per questo ci vuole molto più tempo rispetto la situazione precedente: non si perdonerebbe mai di aver mandato a monte un incarico per una questione di fiducia mal riposta – sarà ben disposta ad accogliervi nel gruppo. Va notato però che, in caso di tradimenti o cose simili, il nuovo arrivato sarà sempre il suo primo sospettato.
Dire che Elìa non sia aperto a relazioni è una bugia bella e buona, e non solo perché è impossibile non essere come minimo incuriositi da lui. Si tratta di un ragazzo abbastanza protettivo nei confronti dei suoi amici – per quanto non gli piaccia darlo a vedere –, pronto anche a dare la vita per loro in caso si rendesse necessario. È il classico amico che fa battute squallide su qualsiasi cosa, ma anche quello che ti porta di peso da crush in modo che tu possa dichiarargli il tuo eterno amore. In quanto figlio di Afrodite, sarebbe strano il contrario. Ovviamente è anche disposto ad una relazione sentimentale, ma ad una condizione: la persona in questione non deve essere attratto solo dal suo aspetto, e deve dimostrarglielo. Elìa cerca infatti in un rapporto qualcosa di duraturo, che non termini dall’oggi al domani, e ha bisogno di tempo per capire se dall’altro lato ci sia lo stesso intento. Con il partner, oltre ad essere protettivo come con gli amici, diventerebbe una specie di orsacchiotto coccoloso, alla ricerca di un bacio o di un semplice abbraccio nei momenti di tranquillità e la persona in cui riporre la propria fiducia in battaglia, sempre pronta a coprirti le spalle.

[❅backstory❅]
Noah Jones aveva ventisette anni quando, per inseguire il suo sogno di lavorare nel mondo della moda, si trasferì il 28 agosto 2005 da Boston a Milano, in occasione della celebre settimana della moda che si sarebbe tenuta a breve nella città italiana a cui, dopo anni di tentativi, aveva finalmente l'occasione di partecipare. L'uomo coltivava questa passione sin da piccolissimo a discapito di tutti coloro che la definivano «una passione da femminuccia», partendo dal semplice suggerire alla madre che borsa abbinare con un determinato vestito fino a giungere a disegnare le proprie creazioni, ammirandole come se già se le figurasse confezionate ed indossate da una modella durante una sfilata.
Il talento del giovane americano e l'evento, però, attirarono l'attenzione di una certa divinità. Afrodite rimase piacevolmente colpita dagli abiti ideati da Noah, i piccoli dettagli che ognuno di questi aveva e che rendevano ogni capo unico. Ma ce n'era uno in particolare a cui la dea non seppe resistere: si trattava di un abito da sera bianco abbellito da ricami dorati sulle spalle realizzato prendendo a modello le tuniche indossate dalle donne dell'antica Grecia, lungo fino alla caviglia con spacco laterale e strascico; una larga fascia aveva la funzione di nascondere l'apertura del vestito, fermato in vita da una sottile cintura dorata e completato da un giacchetto senza maniche più lungo sui fianchi. Quella sera ad indossare gli abiti di Noah sulla passerella vi era nientemeno che la dea dell'amore e della bellezza, di cui il giovane uomo si innamorò perdutamente.
Fu un vero colpo per lui quando, a serata terminata, la bellissima donna per cui il suo cuore aveva già iniziato a battere forte gli si avvicinò per fargli personalmente i complimenti: si trattava di un abito meraviglioso, moderno ma di bellezza classica, e sarebbe stata davvero contenta di indossare solo per lui altri vestiti della stessa linea. I due si ritrovarono involontariamente ad essere colleghi ed amanti, per quanto occasionali i loro incontri erano sempre pieni di idee e di passione, disegnavano abiti, facevano l'amore, cercavano i migliori abbinamenti fra vestito ed accessorio, accessorio e scarpe, e poi di nuovo a baciarsi, accarezzarsi, toccarsi, in giornate che parevano infinite. Fino a che, una mattina di maggio, quella bellissima donna sparì dalla sua vita, come se dopo cinque mesi di relazione Noah si fosse risvegliato dal più bello dei suoi sogni per tornare a vivere nella realtà.
Il sogno tornò vivido nel suo cuore però quando, la mattina del 14 febbraio 2007, fu svegliato dal pianto di un bambino. Non capendo, l'uomo si diresse in cucina: e lì, in una culla di cui non ricordava l'esistenza, una bambina piangeva, raggomitolata e con gli occhi chiusi come tutti i neonati. Noah inizialmente non capì - cosa ci faceva una bambina nella sua cucina, da lui che non era nemmeno sposato? -, poi i suoi occhi si posarono su un piccolo biglietto: abbi cura di nostra figlia. Aveva visto quella calligrafia solo poche volte, ma l'avrebbe riconosciuta fra un milione. Non aveva idea di come la donna avesse fatto a portare lì la bambina, ma se era davvero figlia sua di certo avrebbe fatto il possibile per crescerla nel migliore dei modi.
I primi anni di vita della piccola trascorsero serenamente insieme al papà, che intanto sembrava essersi affermato nel mondo della moda, persino aiutandolo nella realizzazione di qualche capo verso l'età di cinque anni, matite e pastelli alla mano e tanta voglia di aiutare il padre nel lavoro che lei considerava un gioco. I problemi, però, cominciarono insieme all'inizio delle scuole elementari: Èlia veniva sempre ripresa dalle maestre perché distratta o scomposta, non riusciva a stare ferma sulla sedia e fu l'ultima dei suoi compagni ad imparare a leggere. Le sue lettere erano incerte, la lettura ad alta voce non le riusciva, lo sguardo era sempre perso altrove e durante la ricreazione era la più agitata del gruppo, aveva sempre bisogno di muoversi ed era parecchio rumorosa in qualsiasi gioco. Era evidente ci fosse qualcosa che non andava. Così, all'età di soli sette anni, la bambina apprese il significato di "dislessia", "iperattività" e "sindrome da deficit dell'attenzione". Avrebbe tanto voluto riuscire a stare ferma durante le lezioni, essere capace di leggere come tutti i suoi compagni e portare a termine un compito senza distrarsi, ma proprio non ci riusciva.
Trascorsero così gli anni delle elementari fra tentativi mai riusciti di curare l'iperattività della ragazza e il legame sempre più forte che fra lei e suo padre si creava. Più passava il tempo e più lei pareva interessarsi alla carriera di Noah, tanto che a soli undici anni disegnò, quasi per divertimenti, per scherzo, un vestito che poi il padre provvedé a far realizzare a far inserire nella collezione a cui stava lavorando. Èlia va molto fiera di questa cosa, per quanto all'epoca lo avesse fatto per gioco. Piccolo spoiler: pochi anni più avanti, quando la ragazza ne aveva quattordici, il padre di lei insisté perché ad una delle sue sfilate fosse proprio lei ad indossare la sua stessa creazione e a sfilare sulla passerella; la risposta fu un sì, e per lei ancora oggi quella serata è un meraviglioso ricordo di cui poter vantare e che non scorderà tanto facilmente.
Il periodo delle scuole medie per lei non è stato nulla di interessante, caratterizzato da bellissimi voti in francese e serate passate alle prese con i cambiamenti del proprio corpo che, mai come allora, la misero a disagio. Sulle prime pensò fosse normale, che ogni ragazza si sentisse così nel passaggio da bambina ad adolescente, ma all'età di tredici anni si rese conto di come si trattasse di qualcosa ben più grande di un semplice "conflitto temporaneo" con i fianchi larghi o il seno che cominciava a farsi poco alla volta più evidente: a volte non riusciva proprio a stare bene con il proprio corpo, avrebbe dato di tutto per far sparire le piccole curve che continuavano a spuntare da sotto i vestiti, eppure, a distanza magari di un mese o anche più, si ritrovava ad andare fiera del suo essere una ragazza, senza vergogna alcuna nel mettere una maglietta appena più attillata o pantaloni più stretti. Non riuscendo a tenersi tutto dentro, infine, decise di parlarne con il padre, suo grande ed unico confidente. Ci misero un po' per venire a capo della situazione, Noah era anche abbastanza scettico all'inizio, ma alla fine trovarono plausibile una sola spiegazione: l'identità di genere di Èlia differiva dal sesso della ragazza. Per fortuna di lei, però, Noah non era il tipo di genitore che ti caccia di casa a calci appena scopre che la figlia non è cisgender ed eterosessuale. Anzi, fu estremamente contento quando lei gliene parlò, e da quel giorno cerca sempre di non mettere a disagio quella che per lui è sempre rimasta «la sua bambina» nell'utilizzare eccessivamente il femminile quando invece lei si sente un ragazzo. Per quanto il padre fosse aperto su questo fronte, però, Elìa non gli confessò mai di aver iniziato a farsi chiamare con un altro nome, per quanto simile a quello di battesimo.
Gli anni delle superiori non si prospettavano qualcosa di eclatante: scelto il liceo classico come indirizzo di studi, il ragazzo fu sin da subito affascinato dal greco e dal latino, due lingue per lui meravigliose ed intrigante. Si sorprese nel constatare di essere stato, fra tutti i suoi compagni, il più veloce a prendere dimestichezza con l'alfabeto greco, ma pensò la cosa fosse dovuta alla sua voglia di imparare. Altra sua grande passione fu la mitologia, egizia, greca, romana... si appassionò a tal punto da mettersi a studiarla per conto suo, arrivando a conoscere quasi a memoria tutte le divinità dei tre pantheon e molti miti di tutte le culture, uno più avvincente dell'altro. Certo, anche lui ebbe i suoi screzi con un gruppo di ragazzi terribilmente omofobo e transfobico - un incubo per Elìa - e strinse le sue amicizie con il ragazzo che poi gli avrebbe rifilato il soprannome di Lee, Sandro Villa, ma la sua passione per le tre civiltà più famose di tutta la storia non lo abbandonò mai del tutto.
La vita del ragazzo cambiò radicalmente quando nella sua vita entrò un ragazzo più grande di lui di un anno, di cui non conobbe mai il nome, un giovane della classe accanto alla loro. Non si rivolsero mai la parola, eppure Elìa aveva la sensazione di vederlo ovunque: in corridoio, fuori scuola, una volta lo incrociò persino nei bagni. Era come se lo seguisse, lo tenesse d'occhio, ma ogni volta che ne parlava con Sandro lui si limitava a dire che si faceva troppi problemi. La verità, però, era che i sospetti di Elìa erano tutt'altro che infondati. Quel ragazzo, scoprì in seguito, altri non era che un semidio proveniente dall'Isola dei Semidei, a Como. La sua attenzione per il giovane era stata destata dalle continue chiacchiere - sia di maschi che di femmine - a proposito di «un ragazzo bellissimo», frase poi rigirata al femminile quando a parlarne erano i ragazzi. D'accordo, era normale che in una scuola girassero voci e commenti sulla bellezza di una persona, ma che tutti gli studenti ne fossero impressionati e alcuni persino innamorati? C'era qualcosa che non andava, e di certo la colpa era di qualche dio e dea dell'amore o di un loro pargolo. La risposta arrivò quando, il secondo giorno che lo incrociò, i suoi occhi non videro Elìa: per una manciata di secondi, al posto del ragazzo, intravide la figura di una ragazzina minuta, i boccoli biondi tenuti corti e gli occhi di uno splendido azzurro cielo. Ecco che cosa non andava, il semidio lo capì dopo qualche giorno ancora: quel ragazzo, figlio sicuramente di una divinità dell'amore, appariva inconsapevolmente alle persone come il loro ragazzo o ragazza ideale. Ma come convincerlo a venire con lui a Como per spiegargli che uno dei suoi genitori era una divinità, greca o romana che fosse?
Ci pensarono un paio di adorabili mostri a far scoprire alla povera Èlia la sua vera natura. Era l'estate del 2022, ed Elìa e suo padre avevano deciso di passare un paio di settimane in vacanza sul lago di Como, città di cui molto avevano sentito parlare ed oggetto di studi del ragazzo in quanto da poco terminata la lettura dei "Promessi Sposi". Era notte fonda quando il giovane, che ancora non era riuscito a prendere sonno, sentì una voce chiamarlo. Suo padre dormiva, se ne assicurò lui stesso, ma la voce non si fermava: continuava a chiamarlo, solo per nome, nessun'altra parola se non quelle quattro lettere. Preso dalla curiosità - e in un atto di grande irresponsabilità - uscì quindi di casa, dirigendosi verso la voce. E la vista che lo accolse lo terrorizzò. Davanti a lui c'era l'animale più bizzarro e allo stesso tempo più spaventoso che avesse mai visto: la parte posteriore del suo corpo era quella di un cervo, aveva la coda, il collo e il petto di un leone, la testa di un tasso e, al posto dei denti, un osso continuo. Una leucrotta. Sarebbe morto nel giro di pochi istanti, se dal nulla non fosse spuntato il fatidico semidio da cui Elìa si sentiva perseguitato.

«E tu da dove salti fuori?», chiese Elìa, senza parole: prima a scuola, poi fuori, ed ora pure in vacanza si ritrovava quel ragazzo? Cos'era, un'aspirante stalker o qualcosa del genere? Se quella specie di mostro abominevole non avesse preso a ringhiargli contro, probabilmente glielo avrebbe chiesto. «Ti sembra il momento di fare domande?», lo rimbeccò invece il giovane semidio mentre - non capì mai da dove, pareva essere comparsa dal nulla - sguainava una spada, le mani salde sull'elsa di bronzo. Ma la leucrotta non indietreggiò, non smise di ringhiare, e anzi pareva sul punto di attaccare. Non c'era nessuna garanzia che lo stalker riuscisse a mandare a segno un colpo. Ma poi, con una spada? Erano nel ventunesimo secolo, esistevano armi di gran lunga migliori!
«E ora che si fa?», chiese il giovane dai capelli ricci.
«Corri!».

I due corsero, il ragazzo tentando di mantenere più distanza possibile fra loro e il mostro ed Elìa... beh, Elìa correva, non aveva molte alternative se non quella di farsi sbranare. Riuscirono ad arrivare al Campo per puro miracolo, il ragazzo pieno di graffi a causa di una caduta e il giovane semidio, la spada ancora in mano, con un braccio sanguinante, ma almeno della leucrotta non c'era traccia. Merito del maggiore, che dopo anni di pratica con la spada era riuscito a liberarsi - anche se quasi all'ultimo - del mostro.

«Sarai una bella spina nel fianco, giovane semidio», ridacchiò il ragazzo, entrambi crollati a terra per riprendere fiato mentre già veniva a crearsi attorno a loro una calca di ragazzi di ogni età, alcuni piccoli e altri molto più grandi. Elìa sulle prime rise, ma non appena metabolizzò le parole del ragazzo sgrano gli occhi. «Aspetta, giovane COSA?».

I primi mesi furono i più duri, non solo per la questione di essere "quello nuovo" e doversi quindi abituare. Quando fu riconosciuto da sua madre Afrodite, pensò fosse uno scherzo: ok, disegnare abiti insieme al padre era ormai un'abitudine e lo stile non gli mancava di certo, ma proprio la dea più vanitosa dell'Olimpo doveva capitargli fra tutte le altre? In più, la mancanza del padre rendeva tutta la situazione ancora più difficile e, in un certo senso, malinconica. Tuttavia, già dopo un mesetto e mezzo circa si era abituato a quel nuovo aspetto della sua vita, entrando in confidenza con quasi tutti i ragazzi e trovando nella figura della direttrice un punto di riferimento, essendo anche un po' merito suo l'essere riuscito ad adattarsi alla vita da semidio. La sua vita al campo trascorse da allora tranquilla, non avendo mai preso parte ad imprese, né a quelle rischiose né a quelle banali.
In tutta la sua vita, Èlia ha incontrato sua madre una sola volta, ma senza sapere si trattasse di lei. La sfilata a cui aveva partecipato indossando il vestito da lei creata era da poco terminata, e la ragazza si era avviata verso il suo camerino per cambiarsi quando si ritrovò davanti ad una donna. Lei la guardò per quelli che alla ragazza parvero istanti interminabili - quella donna le sembrava familiare, ma non aveva idea del perché - e disse un semplice "sei bellissima con questo vestito" prima di andarsene e, come se non fosse mai esistita, sparire. Il ragazzo apprese solo all'Isola dei Semidei che si fosse trattato di Afrodite in persona.
Quando venne a sapere a sapere della scomparsa della direttrice fu fra i primi ad offrirsi volontario. C'è però un dettaglio che non ammetterà mai a questo proposito: per quanto voglia bene e rispetti la direttrice, non l'ha fatto - o almeno, non solo - per lei: vuole capire cos'è accaduto ad Afrodite, perché né lei né i suoi fratelli ricevono sue notizie. Ma soprattutto, più che la dea dell'amore e della bellezza, vuole ritrovare sua madre.

[❅curiosità❅]
tatuaggio.
Elìa ha un tatuaggio molto particolare, sulla scapola sinistra, che presenta più significati: un cuore stilizzato trafitto da una freccia, sanguinante, che si è fatto a all'età di sedici anni.
Il cuore rappresenta il legame con la madre, Afrodite, dea dell'amore. La freccia invece può essere vista sia come la freccia di Eros, e di conseguenza un ulteriore legame con la famiglia divina, sia come le sfide a cui la vita ti sottopone, che ti trovi costretto ad affrontare e che a volte trafiggono e straziano il cuore, ti fanno così male da farti sembrare che tutto sia perduto. Infine, le poche gocce di sangue che stilla la ferita causata dalla freccia possono essere simbolo di una grande forza d'animo: il cuore è colpito e martoriato, ma il sangue che perde è poco, già pronto a rialzarsi e tornare a battere più forte e sicuro di prima.

paura di essere punto.
Un po' stupida come paura forse, e infatti se ne vergogna, ma è terribilmente spaventato dalle punture degli insetti quali api, vespe, calabroni e via dicendo. Quando ne vede uno tende a scappare, allontanarsi in modo da diminuire le possibilità che questi insetti si avvicinino.

maschile.
Quando si parla di lui, Elìa preferisce che in generale si utilizzi il maschile, essendo che nella lingua italiana questo viene usato come genere neutro. Tuttavia, gli dà abbastanza fastidio quando, dopo aver detto lei stessa di sentirsi una ragazza, le persone la ignorano e continuano a rivolgersi a lei con il maschile.

[❅playlist❅]
Feel, Robbie Williams.

Come and hold my hand
I wanna contact the living
Not sure I understand
This role I've been given
I sit and talk to God
And he just laughs at my plans
My head speaks a language
I don't understand

On my way, Alan Walker ft. Sabrina Camperter e Farruko.

So then when I'm finished
I'm all 'bout my business and ready to save the world
I'm taking my misery
Make it my bitch; can't be everyone's favorite girl

So take aim and fire away
I've never been so wide awake
No, nobody but me can keep me safe
And I'm on my way
The blood moon is on the rise
The fire burning in my eyes
No, nobody but me can keep me safe
And I'm on my way

supercuts, Jeremy Zucker.

'Cause I don't wanna be someone who makes you happy
Then lets you down, we'll both feel crappy
I'll hate your friends when this shit ends
Well, alright
And I don't wanna make your mama cry at dinner
And see her at the mall next winter
At Supercuts, she hates my guts
Well, alright

I lived, One Republic.

I, I did it all
I, I did it all
I owned every second that this world could give
I saw so many places, the things that I did
Yeah with every broken bone
I swear I lived

Be kind, Halsey e Marhmello.

I know you're chokin' on your fears
Already told you I'm right here
I will stay by your side every night

I don't know why you hide from the one
And close your eyes to the one
Mess up and lie to the one that you love
When you know you can cry to the one
Always confide in the one
You can be kind to the one that you love

[❅love interest❅]
[work in progress]

[❅frase o scena❅]
❀ «L'unico modo per salvare te stesso è lottare per salvare gli altri».
•*¨*•.¸¸☆*・
«The only way to save yourself is to fight to save others»

❀ «Posso farti molto male anche se oggi sono una ragazza».
゚・*☆¸¸.•*¨*•
«I can hurt you so bad even if I'm a girl today»

E non hai paura?
«Sono spaventato a morte, ma preferisco morire per qualcuno che amo piuttosto che per la paura».
•*¨*•.¸¸☆*・゚
And you're not scared?
«I'm scared to death, but I prefer to die for someone I love rather than because of fear».

❀ «Sicuro di non esserti preso una sbandata per me? Perché da come sorridi sembra il contrario».
゚・*☆¸¸.•*¨*•
«Are you sure you don't have a crush on me? 'Cause from the way you smile it seems the opposite».

BADEN-POWER
Questa è ufficialmente la scheda più lunga che io abbia mai fatto. Parto innanzitutto con lo scusarmi per l'immenso ritardo, ma ho voluto farla al meglio con le sue 6227 parole. Spero di non aver dimenticato nulla - in caso dimmi ovviamente e provvederò a sistemare - e che possa piacerti!
In più, volevo dirti per chiarezza che la canzone Be kind di Halsey è più ciò che Elìa direbbe a qualcuno, non il contrario.
Da ultimo, chiedo scusa per eventuali errori.
Per la fine di questo poveretto ti scriverò in privato appena vista la scheda~
enjoy!

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