capitolo uno


Affinity Mccormick aveva sempre amato l'estate. La spiaggia, i giri in barca, le feste, le giornate e le nottate che sembravano infinite, e tutte le altre migliaia di cose divertenti che faceva durante il periodo estivo.
Quell'anno, però, l'estate sarebbe andata diversamente, e la ragazza l'aveva capito dall'inizio fuori programma che stava affrontando da qualche settimana a quella parte. Infatti, quei giorni erano stati probabilmente fra i peggiori della sua intera vita.

E, quasi come un colpo di grazia, ieri, il primo giorno d'estate di quell'anno, era stato il giorno in cui i suoi genitori avevano concluso il loro divorzio.

Divorzio che non sarebbe potuto andare peggio, secondo l'opinione della castana. C'era voluto un processo che era stato fra i più sgradevoli ed egoistici che Affinity avesse mai visto. Era tutto basato sul principio di "beh se tu ti prendi questo, allora io mi prenderò quell'altro."
Era stato davvero orribile.
E come risultato finale: suo padre si sarebbe tenuto lei se a sua madre fossero andati tutti i soldi della loro famiglia. Era quindi andato come doveva andare, con sua madre che scambiava per soldi l'unica figlia che aveva, senza starci a pensare neanche un secondo. Non aveva nemmeno provato a sottoporre il caso a un tribunale e a lottare per la tutela di Affinity. No, per la madre della ragazza era diventato un "affare fatto" non appena le era stato chiarito che tutti i soldi sarebbero diventati suoi.

Affinity e suo padre, invece, avevano perso tutto quel giorno. La loro casa, la loro barca, e tutti i soldi che avevano tranne quelli rimasti sul conto di risparmio del padre, a cui poteva accedere solo lui.
Tutto quanto... era semplicemente andato perso.
E cos'aveva significato questo per Affinity? Beh, aveva significato passare da una vita agiata e sicura a "Figure Eight" a una leggermente diversa nel "Cut". E questo aveva determinato la differenza più grande, ossia la stessa dalla quale erano divise le Outer Banks, che divideva i suoi abitanti in Kook e Pogue.
Prima di trasferirsi, Affinity era una Kook, e ciò, secondo lo stereotipo, implicava il fatto che vivesse con una famiglia benestante proprio a Figure Eight. Lì tutti erano troppo presi dalla loro vita viziata, intrappolati nelle loro bolle, lontani anni luce da qualsiasi inconveniente o sciagura. I Pogues, al contrario, vivevano nel Cut e l'unico modo che avevano per sopravvivere era lavorare.

Affinity non era mai stata fiera di appartenere ai Kook, non aveva mai sentito un senso di appartenenza vero e proprio verso di loro e non le ne sarebbe potuto importare di meno di tutte le proprietà costose che la sua famiglia possedeva. Odiava la costante guerra silenziosa che imperversava fra Kook e Pogues, ma era così che funzionavano le Outer Banks da anni e non c'era modo di cambiare le cose.
Personalmente la castana non aveva mai avuto problemi con i Pogues, però questo non significava che questi ultimi l'avrebbero accolta a braccia aperte al Cut, in fondo era pur sempre una Kook che andava a vivere nel lato sbagliato dell'isola.

Sfortunatamente, Affinity non poteva farci nulla. Quello era il giorno del loro trasloco definitivo, ma l'unica cosa positiva era che non avrebbero dovuto trasportare grandi pesi, dato che sua madre si sarebbe tenuta tutti gli oggetti che arredavano la loro ormai vecchia casa. Le uniche cose che la ragazza e suo padre potevano portarsi erano le "cianfrusaglie" a cui erano particolarmente affezionati e che erano specificatamente di loro proprietà.
Dopo una lunga giornata in cui non fece altro che impacchettare oggetti da portare via, Affinity finalmente chiuse il suo ultimo zaino e scese le scale di quella che ormai non era più casa sua, e si diresse alla macchina del padre. Lui, intanto, stava finendo di caricare le valigie, e chiuse definitivamente il bagagliaio mentre guardava sua figlia raggiungere il termine della scalinata. Forzò un sorriso, facendo del suo meglio nel tentativo di risollevare l'umore di sua figlia.
Affinity tentò di sorridere in risposta, ma sentì quasi di non riuscirci, nemmeno dal punto di vista fisico e basta. Tutto quello che voleva era andarsene via da quel posto e non dover vedere sua madre mai più.

"Questo è tutto." Sospirò la ragazza, gettando lo zaino sui sedili posteriori dell'auto. "Ora andiamocene da questo diavolo di posto e basta."

Suo padre le si avvicinò e la strinse in un abbraccio, stampandole un bacio sulla fronte. "Fammi prima andare a prendere le chiavi."

Affinity annuì, staccandosi, e aprì la portiera dell'auto appena prima di scivolare sul sedile del passeggero, a lato del posto di guida. Nemmeno un minuto dopo la castana sentì un dito battere piano contro il finestrino, ma non si girò perché sapeva esattamente chi la stava chiamando e non aveva nessuna intenzione di parlare con "quella".
Il rumore del dito che richiamava la sua attenzione continuò ma la ragazza lo ignorò completamente.
Allora sua madre smise di usare il dito e iniziò a parlarle, ma le parole erano otturate dal finestrino dal quale si vedeva soltanto la donna che continuava a muovere le labbra senza emettere alcun suono.
A quel punto Affinity, che non ce la faceva più a sopportarla, decise di abbassare lentamente il finestrino.

"Cosa?" Chiese in un soffio, secca, la voce piena di rabbia.

"Finny, tesoro, stai prendendo questo divorzio nel modo sbagliato e ti posso giurare che non è affatto come sembra." Sua madre si allungò verso di lei e le accarezzò una spalla. "Io ti vorrò sempre bene."

"Tutte. Stronzate." Affinity sentì che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime. "Hai scelto di tenerti quello che amavi per davvero. E, a quanto pare, amavi più i soldi di quanto avessi mai amato la tua stessa figlia."

"Af-" Tentò la madre.

"Smettila e basta! Non puoi uscire da questa situazione con le tue inutili frasette dolci, stavolta! Sei una manipolatrice, sei egoista, e non te ne frega di niente che non comprenda direttamente te o i tuoi soldi. Insomma, non vedo neanche più il motivo della nostra chiacchierata, no mamma? Non sono più una Kook io, quindi perché dovrebbe fregartene un cazzo di quello che faccio?"

La madre di Affinity rimase immobile, completamente sconvolta dalle parole di sua figlia. "Io sono pur sempre tua madre, Affinity."

"No, non più. Hai firmato tu quei documenti, quindi non sono più tua figlia nemmeno legalmente. E non voglio vederti mai più."

La castana premette con forza il pulsante per rialzare il finestrino e, proprio al momento giusto, comparse suo padre con le chiavi in mano e la raggiunse nell'auto, senza nemmeno rivolgere un saluto alla donna lì vicino che era ormai diventata un'estranea per lui. Entrò nella macchina, chiuse lo sportello sbattendolo, e accese il motore.

"Sei pronta?" Disse, quasi sospirando.

E questa volta la ragazza riuscì a rispondergli con un sorriso vero e genuino. "Non posso crederci che lo sto dicendo davvero ma... si va al Cut!"

Suo padre le sorrise e mise in moto la macchina.
Durante il viaggio passarono di fianco alle migliaia di case che erano talmente grandi da essere veri e propri sprechi di spazio, superarono tutti i campi da golf ricolmi da gente che però era vuota dentro, attraversarono il ponte che connetteva i due lati dell'isola, ossia quei due mondi totalmente opposti, e raggiunsero il Cut.
Affinity era stata in quella parte delle Outer Banks pochissime volte, ma ogni volta che la ragazza l'aveva visitata non vi aveva trovato alcun cambiamento. Tutte le case erano identiche e parevano "raccontare tutte la stessa storia", ossia quella della povertà, che era messa in evidenza dalla decadenza delle abitazioni che perdevano pezzi ed erano fatte di legno, per giunta marcio. Il Cut era molto diverso, assolutamente, ma aveva ciò che Figure Eight non avrebbe avuto mai.

La libertà.

Affinity non aveva idea di cose l'estate avesse in serbo per lei ma era sicura che l'avrebbe resa la migliore della sua vita a qualsiasi costo.
In fondo, l'estate era tutto per lei.
E non avrebbe permesso a sua madre di rovinargliela in alcun modo.

Dopo qualche minuto di viaggio attraverso il Cut, il suono del padre che accendeva la freccetta per girare la fece riscuotere dai suoi pensieri. La macchina svoltò a destra e imboccò un vialetto di ghiaia che dava sul porto, ricolmo di barche e di navi.
Dopo aver finito di percorrerlo, suo padre parcheggiò l'auto di fronte a una piccola casa che pareva un'abitazione di campagna, dal rivestimento in blu pallido e con un'amaca che penzolava nel portico.

"Hai sempre detto di voler vivere più vicina al mare e all'acqua." Le disse suo padre con un sorriso.

In risposta Affinity gli gettò le braccia al collo e lo strinse in un abbraccio fin quasi a soffocarlo, sentendo una lacrima che le scivolava giù dalla guancia. "Grazie, grazie, grazie."

"Ora andiamo, su, che sto aspettando di vedere l'interno di questa meravigliosa merda da quando l'ho comprata in un impeto di impulsività questa mattina!"

I due uscirono dall'auto ridendo come bambini. Suo padre infilò le chiavi nella toppa e ci dovette "lottare contro", perdendo quasi cinque minuti armeggiandole nel tentativo di aprire la porta.

"Potreste funzionare per favore?! La curiosità mi sta uccidendo!" Esclamò, rivolto alle chiavi.

Finalmente, poco dopo, la chiave scivolò nella serratura e gli permise di girare la maniglia del portone, che si aprì rivelando un soggiorno quasi pittoresco, una cucina che dava su due piccole camere da letto e un bagno.

Affinity sorrise, ma non al padre.
Questa volta sorrise per se stessa.
"Casa dolce casa."

Suo padre le diede una spintarella. "In perfetto stile Pogue."



















SPAZIO AUTRICE
ecco il primo capitolooo
questa storia giuro che la aggiorno con costanza ahaha
e niente questo era un capitolo più che altro introduttivo, ma dal prossimo arriveranno anche i personaggi che noi tutti conosciamo;)
ditemi se vi è piaciuto o lasciate direttamente una stellina
al prossimo aggiornamento<3

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