capitolo undici
Il panico invase la stanza. Affinity si portò le mani tra i capelli continuando a ripetere "oh mio dio", come se così facendo avrebbe risolto qualcosa. Gli altri, piegati a osservare il foglio fino a due secondi prima, la raggiunsero e lanciarono un'occhiata dalla finestra.
"Sono loro?" Chiese Kiara, la voce tremante. "Sono loro?!" Ripetè, questa volta con disperazione.
La McCormick non riusciva a proferire parola, gli occhi puntati sull'uomo che girava attorno alla casa e che si era appena fermato davanti al portone.
"Dio, John B. Te l'avevo detto, amico te l'av-" Borbottò JJ con un po' troppa calma prima che l'amico lo prendesse per la maglietta e lo sbattesse contro il muro.
"Dov'è la pistola?" Chiese il Routledge a denti stretti, impaziente.
Il biondo corrugò la fronte e strizzò gli occhi, cercando di ricordarsi dove aveva messo l'arma che avevano rubato e che probabilmente gli serviva davvero in quel momento. "La pistola? Uhm-"
Kiara si portò le mani alla bocca, quasi annoiata. "L'unica volta in cui ci serve la pistola non l'abbiamo?"
John B e JJ allora iniziarono a discutere sul dove potevano averla lasciata. "È sul portico." Ammise il biondo con un sospiro.
L'altro lo spinse verso la porta, dopo averla spalancata. Il Maybank percorse il corridoio ma prima di potersi allontanare più di tanto si sentì un uomo sbraitare. "John Routledge!"
JJ tornò nello studio a rotta di collo e John B richiuse a chiave la porta alle sue spalle. Poi vi si buttò contro per non farsi vedere.
"Sono sul portico all'entrata." Sussurrò il biondo.
"Dove sei, ragazzino?!" L'uomo continuava a urlare. Il suono ovattato di arredi e mobili che venivano scaraventati a destra e manca e l'urto di essi quando cadevano a terra, fracassandosi, riempiva l'abitazione.
Affinity praticamente scannerizzò con lo sguardo la stanza, in cerca di una via di fuga. Raggiunse una finestra e vi si inginocchiò davanti, le dita che tastavano sull'orlo di essa nel tentativo di sollevarla e aprirla.
"JJ, aiutami!" Sibilò.
Lui la affiancò e provò a darle una mano, ma la finestra era stata chiusa con un qualche materiale dall'esterno. Pope li raggiunse e cercò di sollevarla da più in alto, ma fu tutto inutile.
"Che succede?" Chiese Kiara nervosamente. "Cosa state facendo?"
"La finestra è stata chiusa con la vernice." Rispose JJ.
"Ci serve qualcosa per renderne il sotto scivoloso." Intervenne la McCormick.
L'amica allora rovistò sulla scrivania del padre di John B finchè non trovò un tagliacarte. Affinity la raggiunse e praticamente glielo strappò di mano prima di strisciarlo sulla parte inferiore della finestra. Ripetè il gesto più volte, premendo con forza nel tentativo di rimuovere la vernice. Kiara, JJ e Affinity lavoravano con efficienza e rapidità, ottenendo piccoli risultati quando il vetro sembrava spostarsi leggermente dalla sua ordinaria posizione, mentre Pope e John B tenevano la porta bloccata. Il Routledge sentiva chiaramente il rumore di passi pesanti che si avvicinavano, allora si portò un dito alla bocca indicando così agli altri di stare in silenzio. Ad un tratto, però, un piede sbattè contro la fragile porta di legno.
"Spero per voi che non siate qui dentro!"
Del legno scheggiato si staccò e cadde per terra, permettendo alla porta di aprirsi leggermente. L'uomo continuò a sbatterci il piede contro, e il cuore dei cinque ragazzi iniziò a galoppare. Finalmente, con l'aiuto di JJ e Kie, Affinity riuscì a infilare le dita sotto la finestra e quindi a spalancarla, proprio mentre risuonava il suono di uno sparo. Il proiettile trafisse la porta e si schiantò sul pavimento. Fortunatamente, nonostante la porta non riuscisse a proteggerli più di tanto, quasi tutti erano già scivolati fuori dall'abitazione.
La prima fu proprio Affinity che scavalcò il davanzale e atterrò rannicchiandosi subito dopo in una pallina. JJ la imitò dopo appena qualche secondo, seguito da Kiara, Pope, e infine John B.
"Che cazzo facciamo adesso?!" Sussurrò il biondo, cercando di non urlare.
Il Routledge in risposta corse verso un piccolo pollaio a pochi passi da loro.
"È l'unica opzione!" Si giustificò.
Aprì la porticina e lasciò entrare gli altri, tutti rannicchiati. Tutti i polli e le galline, ovviamente, si agitarono e iniziarono a correre su e giù per la gabbia, facendo molto rumore. Affinity e Kiara, le prime ad entrare, fecero del loro meglio per calmarli. Una volta che si furono entrambe sedute, entrarono anche i ragazzi e John B richiuse la porta. La paglia sotto di loro scricchiolava non appena si muovevano. Cercarono di respirare il più piano possibile, e il silenzio che cadde fu tra i più seri e intensi che si fosse mai creato nella storia dell'uomo, finchè non venne interrotto da un pollo che continuava a strillare e ad agitarsi.
"Pope, fa qualcosa." Disse JJ a denti stretti.
"Cosa vuoi che faccia?!"
"Prendilo- o accarezzalo, non lo so. Fa qualcosa e basta." S'intromise Kiara.
Affinity si girò giusto in tempo per vedere i due uomini scendere gli scalini del portico con le mani piene di scatole e scatoloni, che avevano intenzione di caricare sul furgone.
"Ragazzi, sono qui fuori." Sbottò la riccia. Il cuore sembrava volerle uscire dal petto. Tutto quello che riusciva a sentire era il suo respiro, nonostante stesse provando con ogni fibra del suo essere a non fare rumore. Prese un'ultima boccata d'aria prima di smettere di respirare, strizzando forte gli occhi.
JJ afferrò il pollo e lo strinse tra le braccia, ma questo si agitò ancora di più e riprese a dibattersi. Il biondo allora gli prese il collo e lo torse fino a spezzarlo. Il suono delle ossa che si spezzavano provocarono un forte senso di nausea ad Affinity, che si portò le mani alla bocca cercando di trattenere una qualsiasi reazione, nonostante i suoi occhi stessero bruciando leggermente. Kiara prese un profondo respiro che l'amica interpretò come un sospiro. Allora le afferrò la mano e la strinse con dolcezza, guadagnandosi un sorriso dalla Carrera.
Fu solo quando sentì le ruote sgommare sulla ghiaia del vialetto e allontanarsi che Affinity potè tirare un sospiro di sollievo. John B aprì la porticina del pollaio e controllò che il furgone si fosse davvero allontanato.
"Via libera." Sussurrò prima di uscire.
Pope si tolse il cappello. "Beh, ora che siamo sopravvissuti non vedo l'ora di scoprire come quella bussola ci porterà davvero alla morte!"
"Popey, non sei d'aiuto." Borbottò JJ.
"Tutti nel furgone." Decretò il Routledge mentre si avviava verso il veicolo.
Gli altri quattro si scambiarono un'occhiata preoccupata prima di raggiungere il ragazzo emotivamente confuso che in quel momento era decisamente troppo calmo, considerato tutto ciò che era appena successo. Nella testa di John B, infatti, si agitavano decine di teorie su cosa Redfield volesse dire, finchè non gli era venuto in mente un luogo in particolare.
"Intendo, è ovvio." Cominciò, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato. "Un cimelio di famiglia. Esiste posto migliore in cui nascondere un messaggio? Sapeva che mi sarebbe arrivata in un modo o nell'altro, no?"
"È possibile." Sospirò Pope. "Ma è anche possibile che tu stia creando teorie folli e uhm- sai, per attenuare la tristezza che provi."
JJ si andò a sedere di fianco all'amico e gli diede una pacca sulla spalla. "Vuoi sapere come la gestisco io la tristezza?"
"Non lo vuole sapere nessuno."
"Tanta erba e il più disgustoso degli alcolici, ecco come."
"Non sto inventando nulla, okay?" Ribattè John B, a cui tuttavia non credeva nessuno. "Mio padre sta provando a mandarmi un messaggio."
"John B..." Sospirò Affinity. "Le persone affrontano il lutto in molti modi diversi-"
"Nessuno ha chiesto la tua opinione, kook." Disse il castano a denti stretti.
La McCormick si risedette al suo posto lentamente. Non avrebbe dovuto dire nulla, quello non era e non sarebbe stato mai il suo posto.
"Fin ha ragione." Intervenne Kiara con dolcezza. "Se questo ti aiuta a superarlo, va bene, JB."
Il Routledge finalmente sembrò tornare alla realtà, riscuotendosi dai suoi pensieri. "Sentite, non mi serve una seduta psichiatrica, okay? Non mi sto facendo viaggi mentali."
Sul volto di JJ trasparì una quantità immensa di stanchezza per qualche secondo. "Non c'è niente di male nel farsi i viaggi mentali, amico-"
"Ragazzi." Lo interruppe John B. "Mio padre è scomparso, va bene? Scomparso. Non avete idea di come sia quando la persona a cui tenete di più sparisce senza che voi abbiate idea di cosa sia davvero successo. Ti puoi solo svegliare ogni mattina... e farti mille domande a cui non puoi rispondere."
Kiara premette le labbra una contro l'altra. "Ormai è passato quasi un anno."
"Hey." JJ sembrò ritrovare il suo ottimismo. "Potrebbero averlo rapito. È assolutamente una possibilità da tenere in considerazione."
"Già." Concordò Pope, questa volta sincero. "Potrebbe essere in un sommergibile dei Sovietici da qualche parte nell'oceano mentre viene interrogato dalla KBG."
Il biondo fece un cenno d'assenso. "Assolutamente. O tipo... ad Atlantide?"
"Comunque." Li interruppe Affinity, tirandogli una gomitata per impedirgli di dire troppe sciocchezze. "Se è davvero un messaggio, a che cosa dovrebbe servire esattamente?"
"Redfield." Rispose John B. "Il faro di Redfield. Era il posto preferito di mio padre."
<<<>>>
"Io e Fin facciamo le sentinelle." Dichiarò Pope mentre usciva dal furgone.
"Prendetevi anche JJ." Disse John B.
Il biondo fece una smorfia. "Cosa?! E perchè?"
Il moro gli passò un braccio sulle spalle. "Ecco, vedi, in un piano ci sono le variabili dipendenti e quelle indipendenti. Tu, caro, sei una variabile indipendente. Nessuno sa mai cosa ti passa per la testa e cosa potrebbe venirti in mente di fare."
JJ lo colpì sul gomito, strillando. "Sta zitto!"
"Se ci dividiamo ritroviamoci a casa di JJ." Propose John B prima di voltarsi ed entrare nel faro assieme a Kie.
"Ricevuto." Assentì Affinity facendo il saluto militare prima di lasciarsi cadere a terra e sedersi con la schiena poggiata al furgoncino.
"Devo lavorare sul saggio per la mia borsa di studio e sto cercando di tenere i reati al minimo." Borbottò Pope, appoggiandosi a un albero.
JJ intanto tirò una pallina da footbag fuori dallo zaino e iniziò a giocherellarci. "Potresti fare un po' di silenzio e basta?"
Affinity sorrise vedendo il biondo calciare la pallina verso destra e gettarsi a prenderla, fallendo però miseramente. Andò a raccoglierla lei, invece, e cominciò a palleggiarci col piede in maniera a dir poco eccellente per quasi un minuto. La calciò col piede destro, ci girò attorno col sinistro e la riprese con la punta del destro. Poi la tirò a JJ, che l'afferrò al volo.
"Beh, ma guarda un po', dolcezza." Disse, sorpreso, con un sorrisetto.
La McCormick si alzò in piedi. "Scometto che io e te insieme riusciamo a farne cinquanta."
"Ci sto." Accettò il biondo, continuando a sorridere.
L'amica fece un cenno a Pope. "Vieni anche te?"
"No." Rispose il Maybank al suo posto. "Era nella squadra di matematica."
Il moro incrociò le braccia al petto. "Quanto può essere difficile?"
"Va bene, intellettuale, fammi vedere cosa sai fare." Disse JJ passandogli la palla.
Pope per poco non la mancò e se la fece scivolare sui piedi. Provò a calciarla un paio di volte con la punta del piede destro, prima di conficcarla letteralmente nell'erba.
"Non perdere la mia palla, Pope."
Il moro allora si piegò a raccoglierla con le mani e gliela rilanciò.
"Guarda qua." JJ tirò la pallina in aria, seguendola con lo sguardo. Poi aprì la tasca davanti del suo zaino e con quello riuscì a prenderla, come fosse stato un canestro.
Affinity applaudì, sarcastica. "Wow, ben fatto."
A interromperli, però, fu il suono delle sirene dell'imbarcazione della polizia, l'incrociatore, che diventava sempre più forte e vicino. Lo sguardò di Affinity saettò dai suoi amici ai poliziotti prima che lei sfrecciasse verso il van. JJ si buttò nel posto del guidatore e Pope si gettò al suo fianco. Il Maybank accese il motore, inserì la retromarcia, e premette sull'acceleratore con tutta la forza che aveva. Il furgoncino sobbalzò mentre il biondo girava il volante e curvava in modo da essere rivolto verso l'uscita.
"Vai vai vai vai!" Strillò Affinity colpendo ripetutamente il sedile dell'amico.
"Sto andando, Fin!"
JJ premette il freno e cambiò la marcia, per potersi dirigere lungo una strada riparata e nascosta dagli alberi. Poi diede un'occhiata allo specchietto retrovisore e vide le due barche della polizia accostare davanti al faro e andare nella direzione che avevano preso anche John B e Kiara.
Portò una mano tra i capelli, in ansia. "Beh, sono fottuti. Vi porto a casa e basta, ragazzi."
Affinity alzò il pollice in cenno di assenso e l'amico lo notò tramite lo specchietto.
Ci misero circa dieci minuti a raggiungere casa sua, e il resto del viaggio lo passarono soprattutto in silenzio, interrotto solo un paio di volte da Affinity e Pope che provarono a iniziare diverse conversazioni, entrambe destinate a fallire. JJ rallentò davanti al vialetto per permettere alla McCormick di saltare giù e raggiungere le scale del portico di casa sua. La ragazza aprì il portone e, urlando un saluto veloce ai due amici, entrò, se lo richiuse alle spalle e andò a sedersi sul divano in soggiorno. Dopo neanche due secondi, però, Affinity si accorse di essere già piuttosto stanca del silenzio che sembrava circondarla in continuazione.
Si alzò e raggiunse il giradischi all'angolo della sala. Le sue dita sfiorarono tutti i vinili che lei e suo padre collezionavano e che erano posati su una cassettiera lì vicino, prima che Affinity scegliesse e prendesse il suo album preferito dei Beach Boys. Mise il disco sul giradischi e gentilmente vi posò sopra l'ago. E dopo un paio di scricchiolii e rumori strani, finalmente partì "Surfin' Safari".
"Una delle mie preferite!" Affinity sentì l'esclamazione del padre, appena entrato.
Si voltò a guardarlo, sorridendo. La sua uniforme bianca era ricoperta di macchie e la farina era sparsa anche sulla sua pelle abbronzata. Gli occhi della ragazza si illuminarono.
"Uhm- Com'è andata?" Chiese, forzando un sorriso.
Al contrario, fortunatamente, il sorriso del padre non accennò a svanire. "Non ho dato fuoco all'edificio!" Esultò.
Affinity gli saltò addosso, quasi stritolandolo. "È questo che conta!"
Lui la rimise a terra, prima di incamminarsi verso il frigo. Ne tirò fuori una bottiglia di succo di mela. "Diamoci ai festeggiamenti!"
"Senza ombra di dubbio, buon uomo." Rispose Affinity, assecondandolo e dirigendosi verso la credenza, dove prese due sfarzosi calici di vino.
Daniel alzò un sopracciglio. "Okay, ora probabilmente dovrei chiederti cosa non hai rubato da casa di tua madre."
"Mi stavo solo preparando alla tua futura vita sentimentale!"
"La mia che?!"
"Lascia stare!" Strillò Affinity, stappando il succo e versandolo nei due calici, mentre il McCormick faceva di tutto per ignorare il commento della figlia.
Poi l'adulto andò ad alzare il volume della musica. La castana gli porse un bicchiere di succo, che lui accettò con un sorriso prima di afferrarle una mano e farle fare una giravolta. Affinity scoppiò a ridere e lo fece girare a sua volta. Infine continuarono a ballare come due idioti, rovesciando continuamente gocce delle loro bevande sul pavimento ma limitandosi a riderci su. Urlarono assieme le parole di ogni singola canzone fino a rimanere senza fiato e senza alcun rimorso, tranne quello di aver probabilmente torturato tutti i loro vicini.
SPAZIO AUTRICE
"giuro che il prossimo capitolo arriva entro settimana prossima"
-cit, è passato un mese ma shh
non odiatemi per favore, ma tra scuola e tutto ho avuto davvero poco tempo di aggiornare e dedicarmi alle mie storie qui su wattpad.
comunque, volevo dire che spero di riuscire ad essere attiva nel prossimo mese, ma nn posso garantire nulla.
se tutto va bene, allora entro metà mese avrete la prossima parte, altrimenti ricomincerò ad aggiornare a febbraio e spero nn mi odierete per questo dato che ho intenzione di dedicarmi ad un'altra mia storia che ho in pausa da molto più tempo.
((si chiama fifteen minutes ed è su tyler di "wednesday", se avete voglia passate a darci un'occhiata tanto è molto breve))
detto questo, ci vediamo (spero) presto, altrimenti tornerò con questa storia nel 2024.
bacioni<33
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top