capitolo nove
Da quando aveva trovato la bussola, John B era rimasto in silenzio per il resto della serata. Affinity credeva che non sapesse cosa pensare o cosa farne. Quindi, lei e gli altri decisero che era meglio lasciargli un po' di tempo, e tornarono tutti a casa. Kiara accompagnò con il furgoncino la McCormick, che aveva un disperato bisogno di arrivare nella sua camera da letto e farsi un bel pisolino, dato che lei e il Routledge si erano svegliati presto per riportare le bombole quella mattina. Ma, non appena arrivò, non riuscì a farsi nemmeno un minuto di sonno. Il ritrovamento della bussola sembrava aver cambiato ogni cosa, e Affinity non era sicura che John B fosse stato intenzionato ad approfondire la questione. O forse sapeva esattamente cosa fare ma ancora non si fidava abbastanza di lei per dirglielo.
Vallo a capire.
L'unica cosa di cui era certa era che la bussola aveva un grande valore, in qualche modo. Altrimenti, perchè ben due uomini avrebbero dovuto sparargli contro? Loro sapevano bene cosa cercavano, e quel qualcosa ora era nascosto da qualche parte a casa di John B.
Affinity capì che provare ad addormentarsi non serviva più a nulla, ormai, quindi si trascinò fuori dal letto e si diresse in salotto. Dei raggi di luna filtravano dalla finestra, e le permisero di vedere l'ombra del padre, seduto sul divano e raggomitolato su se stesso con le mani praticamente sul viso.
"Papà?" Mormorò la ragazza.
"Hey, Peach." La sua voce era impastata dal sonno. "Come mai sei sveglia?"
"Lo sono sempre." Affinity si lasciò cadere sul divano al fianco del padre, prima di posare la testa sulle sue gambe.
Lui le passò le dita tra i capelli. "Hai ancora tutti quei problemi d'insonnia, non è vero?"
"Sempre." Sospirò lei.
"Pensi ci sia qualcosa in particolare a tenerti sveglia?"
La McCormick ci pensò per qualche minuto, realizzando che effettivamente aveva sempre qualcosa che le passava per la testa. Poteva essere la scuola, quanto lo sport, quanto il matrimonio distrutto dei suoi genitori, e ora quanto una bussola misteriosa per cui due uomini avevano provato ad ucciderla e che apparteneva al presunto morto padre di John B.
"Ora che ci penso." Cominciò. "Sì, direi di sì."
"Vuoi parlarmene?" Chiese dolcemente il padre.
Affinity sprofondò meglio tra i morbidi cuscini del divano. "È solo che, ultimamente, mi è difficile ambientarmi ovunque vada. Nel senso- Non lo so, credo di sentirmi una specie d'intrusa."
L'adulto corrugò la fronte. "Cosa intendi?"
"Credo di aver vissuto in una bolla più di quanto pensassi. Voglio che questo cambi."
"Ognuno ha la sua storia, Fin. Sì, alcuni ce l'hanno più tormentata di altri, ma non dovrebbero essere queste le differenze che separano le persone." Sussurrò.
"Probabilmente sto solo esagerando." La castana fece spallucce, cercando di pensare in positivo. "Ne parlerò con Kie, magari è ancora troppo presto."
"Beh, tu non sei esattamente la definizione di paziente." Ridacchiò l'adulto.
Affinity ruotò gli occhi e si alzò. "Ma sta zitto." Poi si girò e guardò suo padre negli occhi, per essere onesta con lui il più possibile. "E cos'è che tiene te sveglio?" Prima che potesse ricevere una risposta, la ragazza ricordò del suo tentativo di ottenere un lavoro nel ristorante del padre di Kiara. "Non hai avuto il lavoro, vero?"
"No, in realtà ce l'ho fatta." Rispose lui.
Un'onda di felicità percorse il corpo della McCormick mentre si gettava tra le braccia del padre. "Papà, è fantastico!" Si allontanò e lo squadrò divertita. "Aspetta, allora perchè non riesci a dormire?"
Lui unì le mani e si posò il mento sulle nocche. "Potrei, per puro caso, avergli detto che so cucinare." Fece un sorrisetto innocente e la figlia scoppiò a ridere.
"Gesù, dici davvero? Quando cominci?"
"Domani. Mi butterà fuori prima ancora di farmi toccare un fornello. Basterà la mia presenza a far scoppiare un incendio in quel posto." Sbuffò.
"Nah." Affinity gli diede una spintarella, prima di alzarsi di nuovo. "Ma se vuoi davvero quel posto, dobbiamo metterci a lavoro adesso." Gli porse le mani per aiutarlo a tirarsi su.
Lui le strinse, riluttante. "Fin, sono le due del mattino."
"Non credo tu abbia capito che tutto questo per me è perfettamente normale." Rise la castana, trascinandolo in cucina e accendendo la luce con un calcio.
"Forse dovremmo investire nei tranquillizzanti per farti dormire come si deve." Scherzò intanto lui. "Oppure, potrei iscriverti tipo- a goat yoga o qualcosa del genere."
La figlia gli puntò il dito contro con aria minacciosa. "Non ti azzardare neanche."
"Era solo un'idea." Si difese l'adulto, alzando le mani. "Ma devo ammettere che sono davvero curioso di sapere come farai a rendermi uno chef in tre ore." Strofinò le mani sul viso, con aria stanca.
La giovane gli afferrò le spalle e lo scosse con violenza. "Beh, prima devi darti una svegliata!"
"Va bene, va bene, sono sveglio, psicopatica!"
Lei sorrise con aria innocente prima di aprire un cassetto della dispensa e tirarne fuori un libro di cucina scelto completamente a casaccio.
"Quello dove l'hai preso?" Chiese lui.
"Era di mamma." Rispose Affinity con noncuranza.
L'adulto si schiaffò una mano sul viso, scuotendo la testa. "C'è qualcos'altro che hai preso di cui dovresti informarmi?"
"Eh, ora non è importante."
Poi la McCormick aprì il libro e scelse una delle prime pagine. "Probabilmente cucinerai perlopiù piatti di pesce quindi credo che dovremmo iniziare con uno di questi?" Scorse il dito sull'indice del libro fino ad arrivare alla sezione "pesce". "Okay uhm- pesce in pastella? Perchè no?"
Il padre prese dal frigo una scatoletta di pesce surgelato e la gettò sul bancone. "Non possiamo ricoprirlo di farina e andarcene a dormire."
"Uhm, no. Distruggerebbe l'intero scopo di questa nostra avventura notturna."
"Ugh, e va bene." Raggiunse il microonde e ci infilò dentro il pesce. "Direi che dobbiamo, uhm... riscaldarlo un pochino?"
"Sì, anche se si chiama scongelamento e dovresti assolutamente tirare il pesce fuori da quella roba di plastica se non vuoi che abbia il sapore del cibo finto che fingevo di cucinarti quando ero piccola." Precisò lei con un sorrisetto.
"Hai ragione." L'adulto rimosse l'imballaggio e fece per buttarlo, prima che sua figlia lo fermasse.
"Riciclalo!"
"Ma dai!"
Affinity accese il microonde. "Okay, mentre questo..."
"Si scongela!"
"Molto bene!" Si diedero il pugno. "Quindi, mentre il pesce si scongela, possiamo pensare alla pastella. Prendi la farina, del lievito, latte e il sale."
Il padre quasi corse alla dispensa. "Secondo te, il lievito e il bicarbonato di sodio possono essere considerati la stessa cosa?"
"Non credo?"
Dopo aver preso tutti gli ingredienti, Affinity tirò il pesce scongelato fuori dal microonde. L'adulto, intanto, stava faticando ad aprire il pacco di farina. Si sistemò e provò a tirare più forte, solo che usò un po' troppa forza e il sacco si strappò quasi in due, mandando la farina ovunque e soprattutto sulle loro facce. Non appena si videro Affinity e suo padre scoppiarono a ridere talmente forte da non riuscire a respirare, indicandosi a vicenda.
"Guardami, sono Casper l'amichevole fantasma!" Rise l'adulto. "Boo!"
La ragazza alzò le mani e fece tremolare le dita. "Ooh che paura."
Poi entrambi iniziarono a togliersi la polvere dagli occhi.
"Quindi, che facciamo con la farina?" Chiese il McCormick.
Affinity diede un'occhiata al libro di ricette. Indicò dei numeri scritti in grande. "Prenderai queste quantità di quegli ingredienti e li mischierai tra loro." Poi gli mostrò come misurare nel modo giusto ogni cosa.
"Abbastanza semplice." Annuì lui.
Poi pesò tutti gli ingredienti correttamente e li versò in una grossa ciotola. Dopodichè, passò il pesce nella pastella e lo posò su un piatto. La figlia prese una padella da uno scaffale, vi rovesciò dentro dell'olio, e accese i fornelli su cui era posata per riscaldare il liquido.
Allora indicò le presine. "Okay, ora metti il pesce nella padella senza bruciarti."
Il McCormick prese il pesce e lo stese nel pentolino, facendo attenzione, prima di spostare la mano di scatto per schivare l'olio schizzato verso l'alto. Poi sorrise e agitò le presine vittorioso verso la figlia, che gli fece un cenno di approvazione.
Dopo qualche minuto, rispettando i tempi dati dalla ricetta, l'adulto tirò fuori il pesce e lo divise per posarlo in due piatti.
Alzò le mani in aria, allontanandosi dagli alimenti. "È finita? Ce l'ho fatta davvero?"
"Sì, Primo Chef, ce l'hai fatta!"
Il McCormick saltellò, emozionato, prima di travolgere la figlia in un abbraccio mozziafiato. "Non avrei potuto avere una figlia migliore, grazie mille, Fin."
"Te lo meriti, papà." Ricambiò la stretta prima di allontanarsi. "Dovremmo assaggiarlo ora, però."
L'adulto le passò una forchetta ed entrambi diedero un morso. Lui alzò le sopracciglia e disse. "Devo ammetterlo, anche se me lo dico da solo, che ho fatto un cacchio di lavoro piuttosto buono."
La figlia gli battè il pugno. "Te l'avevo detto che potevi farcela."
Lui alzò le spalle. "Sento ancora di aver bisogno di un ratto che si sieda sulla mia testa e cucini per me."
"Beh, sappi che non ti aiuterò anche ad allenare un topo." Rise lei.
Il McCormick cominciò a dondolarsi sui talloni come un perfetto bambinone. "Su, ora cuciniamo qualcos'altro."
Affinity gli passò il libro, affidandogli la scelta del piatto da preparare. Gli occhi del padre, però, si fermarono tra le pagine più avanzate. "Gli scampi!"
"Signore aiutaci."
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Affinity spalancò gli occhi, svegliandosi di soprassalto a causa di qualcuno che bussava ripetutamente alla porta. Sollevò la testa dal tavolo della cucina, dove a quanto pareva lei e suo padre si erano addormentati qualche ora prima. Controllò l'orologio: erano le 5.42 della mattina. Mentre si sistemava i capelli riordinò anche i pensieri. Doveva essere John B. Si infilò rapidamente le scarpe e andò ad aprire il portone.
"Sei pronta?" Chiese il Routledge, impaziente.
"Sì, scusa, mi sono addormentata." Rispose lei.
Il castano la squadrò divertito e le indicò il viso. "È farina quella?"
Affinity si pulì velocemente con la manica della felpa. "Sì, sì lo è."
Poi John B scese quasi di corsa dalle scale della porta sul retro con l'amica al seguito. "Perchè avevi la faccia ricoperta di farina?" Chiese, ridacchiando.
"Ho provato a insegnare l'arte della cucina a mio padre." Sospirò lei.
"E?"
"Abbiamo fatto progressi." Rispose. "Non credo sia più capace di dare fuoco agli edifici, ormai."
Il castano intanto entrò in una barca e si mise subito al timone. "Beh, è comunque una cosa positiva. Comunque, le bombole sono nella stiva."
Affinity annuì e andò a prenderle per posarle al suo fianco mentre John B navigava verso Figure Eight. Una volta arrivati, il Routledge accostò alla barca di Ward, sul retro, mentre l'amica rimetteva al loro posto le bombole e tornava indietro per prendere il BCD e il regolatore. Sapeva già dove mettere tutto l'equipaggiamento, quindi il suo viaggio fu molto più veloce di quello del giorno precedente, tuttavia i suoi occhi non lasciarono mai la finestra da cui aveva visto sua madre tradire l'intera famiglia semplicemente posando le labbra su quelle di uno sconosciuto. E inoltre, doveva ammetterlo, aveva paura di essere scoperta. Non aveva mai fatto una cosa del genere, lei.
"Uh, Fin?"
"Sì?"
John B premette le labbra una contro l'altra, lanciandole un'occhiata severa. "Sembra che tu stia letteralmente per esplodere. Perchè sei così nervosa? L'abbiamo fatto anche ieri."
La McCormick aspettò di tornare sul sedile della HMS prima di rispondere, per permettere all'amico di ripartire. "Non ho mai fatto una cosa simile e ieri ero davvero arrabbiata mentre rubavo quelle cose. Non capivo nemmeno cosa stavo facendo. Non lo so, direi che riportarle mi stia facendo sentire in colpa, anche se odio che sia così."
Il castano inclinò la testa, continuando a guardarla con aria estremamente seria. "Te lo dico senza fare altri giri di parole, Fin. Non ti è rimasto più niente."
"È così che parli alle ragazze di solito?" Sbuffò lei, incrociando le braccia al petto.
"Dico sul serio." Gli occhi del Routledge si spostarono sull'acqua attorno a loro. "Da Kook sei diventata Pogue, e questo significa per forza che hai perso ogni cosa. Ma penso che il bello di essere un Pogue sia proprio il non avere niente da perdere... insomma, vivi come se non avessi nulla da perdere, okay?"
Affinity alzò la testa verso il cielo e rimase a fissare le strisce rosa e arancioni che lo coloravano, riflettendo sulle parole appena pronunciate dall'amico. Aveva perso la sua vita da Kook, ma quella non era mai stata tutto per lei. Anzi, non aveva significato molto e basta. Non piangeva tutte le notti, distrutta dalla disperazione perchè non viveva più in una casa piena di cose costosissime. Sapeva esattamente ciò che valeva più di tutte quelle messe assieme, ciò o meglio chi era tutto per lei: suo padre. Tutto quello di cui Affinity aveva bisogno era lui. Quindi, essere una Pogue forse non significava necessariamente vivere come se non avesse potuto superare il fondo, bensì voleva dire vivere lasciandosi alle spalle tutti i problemi e le storie del suo passato.
SPAZIO AUTRICE
ciaoo, come state?
scusate se ci ho messo mesi ad aggiornare ma amatemi dato che avevo zero voglia di scrivere e l'ho fatto cmq:))
detto questo, da adesso gli aggiornamenti saranno più costanti pk mi concentrerò principalmente su questa storia, dovrei postare circa una volta a settimana.
un bacione, ci si vede belli<33
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