30/10/2021

Mi chiedo come la mente possa spingere una persona a degradarsi. È strano proprio il passaggio. Come da piccola quando ascoltavo le lezioni di scienze, dove una sostanza poteva passare dallo stato liquido a quello solido, o viceversa, ora sono in grado di immedesimarmi in quella sostanza. Questo è chiaramente il modo di vedere la realtà da una ragazza di sedici anni. Ma cos'è la realtà se non ciò che riteniamo che sia, qualcosa di esistente, qualcosa di eterno, qualcosa che solo pochi sono in grado di vedere o sentire. Eppure, quando notiamo una rosa appassire non ci chiediamo se sia reale o solo una nostra impressione. Ciò accade molto spesso con i problemi. Cosa importa se un problema si sia creato? Ci si concentra sempre all'effetto della causa e non alla causa dell'effetto. Poi si passa a un secondo piano, cioè un'ipotetica soluzione. Ma può esistere una vera soluzione ai nostri problemi? Possono realmente essere risolti o è solo l'apparenza che ce lo mostra?
Anche se ci fosse, verrebbero fatte diverse interpretazioni. Per una ragazzina di sedici anni, con disturbi alimentari, depressa, anemica, magra, asociale, con attacchi di panico e rabbia costanti, che prova disprezzo per sé e il proprio corpo, debole, triste, con un rendimento a scuola basso ma che si studia pure l'anima non ottenendo risultati, la soluzione è tagliarsi. Come le persone del Medioevo usavano il silicio per purificarsi attraverso il dolore fisico, la ragazzina trasmette tutto il suo odio verso sé e il mondo provocandosi dolore. Vedere scorrere il sangue dai tagli la rilassa, le fa pensare per un  attimo che tutto stia andando bene, che stia vivendo felicemente. Ma la realtà è deludente, ciò che lei vede e che a lei sembra non le fa pensare altrimenti.

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