9. Sophia's Pov
Il sapore delle sue labbra è un qualcosa di inspiegabile, in grado di zittire anche la parte di me più irrequieta. E mi era mancato, detesto ammetterlo a me stessa, ma mi era mancato da morire.
Lo stringo più forte per non farlo allontanare da me e quando quel momento così paradisiaco e destabilizzante finisce, rimango con un sorriso stampato sul volto.
È sempre stato tutto così complicato tra noi, è così dagli antipodi.
Da quando eravamo dei ragazzini sbilenchi, che non conoscevano ancora il significato della parola “amare” - come se ora lo sapessimo.
Anche Matthew, ricambia il sorriso, ma poi si abbassa nuovamente per baciarmi e mi sento talmente sopraffatta dalla situazione, o meglio da lui, che smetto di ragionare lucidamente.
In questo momento non esiste nient'altro al di fuori di Matthew e Sophia, e la bolla che ci racchiude, separandoci dalla realtà.
Nell’istante esatto in cui percepisco il suo respiro caldo, solleticarmi il viso, ripenso a Dylan, a Raylee e a tutto quello che potrebbe succedere se solo qualcuno lo verrebbe a sapere.
« Matt, forse noi non… »
Matthew mi interrompe ancora prima di poter dare vita ai miei pensieri, il suono caldo e sicuro del suo timbro vocale calma tutto il delirio nella mia mente, facendomi tornare a concentrarmi su di lui e sul suo corpo, sempre più vicino al mio.
« Finisci la frase, Stellina… » sussurra al mio orecchio, procurandomi un brivido, lasciando che le nostre labbra si sfiorino appena. Non aspetta che io risponda, perché la mia risposta l'ha sempre saputa.
« Dimmi di fermarmi… » mi bacia appena, lentamente, facendomi assaporare poco per volta le sue labbra.
Volevo lui, ho sempre voluto lui.
« … E forse mi fermerò » continua, regalandomi baci sempre più appassionati, che esprimono quel desiderio proibito di possederci, senza mai poterci appartenerci davvero.
Quell'ultima frase, marcata quasi con impertinenza, stravolge anche l'ultima briciola di buon senso che mi è rimasta.
Chiudo gli occhi e mi lascio travolgere da quei sentimenti che per anni ho cercato di rinnegare inutilmente, afferrandogli il viso tra le mani e baciandolo con una tale foga che nemmeno io credevo di avere.
Una parte di me bramava questo momento da tempo ormai, e invano ho cercato di reprimerla, nel momento esatto in cui i nostri sguardi si sono incrociati di nuovo l'avevo capito. Che certe sensazioni non cambiano, non svaniscono semplicemente ignorandole.
Ti consumano da dentro aspettando soltanto di venire fuori alla prima occasione.
« Detesto il modo in cui mi fai tremare il cuore, Stellina mia » deglutisce lasciandomi impresso l'ennesimo bacio al sapore di tabacco. La sua voce è ormai un sussurro affannato, ma di riprendere fiato non ne vuole sapere, non ne vogliamo sapere.
Tremo, un po' per il freddo, un po' per il calore che le sue mani emanano a contatto sulla mia pelle fredda.
« Stai tremando » dice Matthew, staccandosi da me con voce allarmata, mentre i suoi occhi scrutano il mio viso per cercare una risposta.
« Sto bene » mento, ma un altro brivido tradisce le mie parole.
« Sophia » replica con un tono gentile ma deciso, avvolgendomi il giubbotto attorno alle spalle prima che io possa protestare ulteriormente. È caldo, profuma di lui, una miscela pungente di colonia e sigarette riempie le mie narici.
E realizzo che persino il suo profumo mi era mancato. Non c'è cosa in lui che non mi ricordi cosa eravamo stati noi.
«Andiamo, entra in macchina prima che ti venga un raffreddore », dice, prendendomi per mano, il suo sguardo si fa premuroso, mentre ci muoviamo verso il veicolo parcheggiato poco distante. Le sue mani sono così calde e avvolgenti, le guardo mentre le nostre dita intrecciate combaciano alla perfezione, si stringono saldamente.
Una volta dentro, chiude la portiera e accende il motore, il calore che inizia a diffondersi nell'abitacolo sembra amplificare il silenzio che è calato improvvisamente tra di noi, ma i suoi occhi si posano di nuovo su di me.
« Va meglio adesso? »
Annuisco, con il cuore che batte ancora all'impazzata.
Martella incessantemente nel petto, perché? Perché tra tutti proprio lui deve farmi ancora questo effetto?
Rimaniamo entrambi in silenzio per quasi tutto il tempo in cui Matt è alla guida, a tenerci compagnia è la radio. “ Love Story “ di Taylor Swift inizia a riempire l'aria intorno a noi e ogni parola che esce dalle casse dell'automobile, colpisce sempre più in fondo, come una ferita che continua ad aprirsi continuamente.
E fa dannatamente male. D'altronde non riuscirei a trovare qualcosa che non mi faccia soffrire in questo posto. È inspiegabile, è casa, ma allo stesso tempo è dolore, provoca delle fitte al cuore che non passano con qualche esercizio di respirazione durante gli attacchi di panico..
Appoggio la testa al finestrino e chiudo gli occhi, lasciandomi andare al ritmo di quella musica dalle parole velate.
And I was cryin' on the staircase
Beggin' you, "Please don't go, " and I said
Romeo, take me somewhere we can be alone
I'll be waiting, all there's left to do is run
Ritorno a quella festa a notte inoltrata, uno dei soliti party in cui Abby mi trascinava perché ero l'unica a poterla coprire se avesse fatto qualche cazzata. Ritorno alla stessa notte in cui mi sono innamorata per la prima volta di Matthew Corwell, il ragazzo inarrivabile, bramato da tante e circondato sempre dal suo gruppo di amici, o semplicemente il fratello della mia migliore amica.
Nella mia testa era tutto così sbagliato in quel momento, a partire da me: una delle persone più introverse e goffe che ci siano, trascinata alla festa di Asher Miller, conosciuto come il bambino prodigio. Non che di speciale avesse molto, anche io sarei in grado di fare qualche vasca a nuoto e fare la bella vita dietro ai soldi dei miei genitori - se solo sapessi nuotare e avessi dei genitori ricchi.
La festa era nel pieno della sua vivacità tra risatine, musica a volume stratosferico e caos generale e io mi ero confinata in un angolo dell’ampio salone per non mischiarmi nella folla, cercavo Abigail e la trovai a fare gli occhi dolci ad uno più grande di lei, particolarmente bruttino, quella sera avrebbe tentato di rimorchiare persino il cane di Asher se solo non l'avessi impedito.
Fu in quel momento che, alzando lo sguardo verso l'alto lo vidi, affacciato al balcone del piano superiore, non sorrideva e osservava la folla scatenata sotto di lui con distacco, come me sembrava fuori posto.
Senza accorgermene mi ritrovai a percorrere gli scalini che mi conducevano a lui, sentivo il bisogno di osservarlo da vicino, di testare con i miei occhi se era veramente Matthew, in tutto il suo fascino e mistero.
Quando mi avvicinai, stava già guardando nella mia direzione, come se sapesse del mio arrivo .
Mi fissava e i suoi occhi chiari brillavano al contatto con le molteplici luci provenienti dal piano inferiore, rimasi senza fiato per qualche istante, facendo quasi fatica a ricompormi.
Rimasi incapace di muovere un solo muscolo, in attesa di un suo movimento..
"Ti sei persa, stellina?"
Il modo in cui scandì quelle parole mi fece avvampare e senza volerlo le mie gote si tinsero di un colorito roseo. Non ero abituata ad essere notata, di certo non da lui, i ragazzi della sua età non mi guardavano.
Ero troppo per loro, troppo strana e poco popolare per essere notata ed io stavo bene così.
« C'è troppo chiasso di sotto » risposi cercando di nascondere l'imbarazzo nella mia voce.
« Ma vedo che non sono l'unica a cui da fastidio ».
Un accenno di sorriso, quasi impercettibile, incurvò le sue labbra.
« Mi hai beccato » colsi al volo quel cenno, lo avrei guardato sorridere per sempre se fosse stato necessario. Poi si voltò un attimo verso la folla sotto di noi, per tornare infine a guardarmi.
« Ti porto in un posto più tranquillo allora » disse disinvolto e mise le mani in tasca, aspettando una mia risposta che non tardò ad arrivare.
« Aspetta, come faccio a sapere che non sei un serial killer? » puntualizzai ironizzando sulla situazione.
Non avevo mai risposto fiducia a nessun essere umano oltre ad Abigail e mio fratello, ma sentivo che di Matthew potevo fidarmi, ciecamente.
« Se fossi un serial killer non mi mangeresti con gli occhi, Stellina » ridacchiò divertito, aveva lo sguardo sicuro, uno di quelli che non avrei dimenticato facilmente.
« Dove andiamo? » chiesi senza pensarci troppo, stavano succedendo troppe cose in pochi minuti e non sapevo se il mio cuore avrebbe retto.
« Qualsiasi posto sarà migliore di questa festa » Poi, con un gesto gentile, mi prese la mano e mi condusse fuori, facendomi da scudo davanti a dozzine di ragazzi che si scatenavano a ritmo di musica..
« Vieni, stellina »
You'll be the prince and I'll be the princess
It's a love story, baby, just say, "Yes"
« Perché mi hai chiamata così? » Chiesi facendo un respiro e prendendo coraggio, quel soprannome mi piaceva, il suono della sua voce mentre lo pronunciava mi provocava le farfalle nella pancia.
Matthew si fermò di fronte ad una scalinata in legno che scendeva verso il basso, ma per via del buio sembrava perdersi nel vuoto.
.
«Perché hai una luce negli occhi che brilla più di tutto questo caos » rispose senza scomporsi, in quel momento i suoi occhi avevano una luce diversa.
« Chiudi gli occhi » mi disse, tentennai, avevo un pessimo equilibrio e non volevo rischiare di cadere di fronte a lui.
Notando la mia reazione, mi sollevò il mento con un dito per osservarlo meglio negli occhi.
« Fidati di me »
Obbedii, sentendo il fruscio dei suoi passi che scendevano i gradini uno ad uno, insieme ai miei. Mi guidò per pochi metri, poi si fermò.
« Ora puoi aprirli »
Di fronte a noi si apriva una vista mozzafiato, eravamo su una piccola spiaggetta bagnata dal mare. L'acqua scintillava sotto la luce della luna, e le onde si infrangevano dolcemente contro la riva, non c’era anima viva, eravamo solo noi e il suono del mare.
« Questo è il mio posto preferito » disse Matthew, abbassandosi un po' per sedersi sulla sabbia e invitandomi a fare lo stesso. « Ci vengo quando voglio scappare dalla realtà. Puoi venirci anche tu se vuoi »
Continuai a guardarlo, incapace di proferire parola.
Era tutto così così surreale, questo posto magnifico, perfino noi due, che per la prima volta in assoluto ci trovavamo da soli a chiacchierare.
Era diventato il nostro posto segreto, il nascondiglio dove ritrovarci ed essere noi stessi senza essere disturbati.
E lo è rimasto nel corso degli anni.
L'automobile si ferma quando arriviamo a casa mia, le luci sono spente, probabilmente Alex si trova con Abby. Quella vecchia volpe di mio fratello ha trovato una scusa per svignarsela per andare a divertirsi, come non invidiarlo.
Questa notte ho una voglia malsana di fare pazzie, una di quelle difficili da dimenticare, che rimangono impresse nel tempo.
Voglio Matthew, voglio ricordare a questa fottuta città, a Raylee, chi diavolo è Sophia Mitchell.
Ricordare a tutti che sono tornata e che non saranno stupide storielle di quartiere a sgualcirmi.
« Matthew » mi giro per guardarlo in faccia, non voglio pentirmi più di niente. Almeno per questa sera. Pronuncio il suo nome come se la sua presenza, il suo tocco fossero essenziali, ossigeno puro per me.
Lui regge il gioco e continua a fissarmi.
« Sei sicura Stellina? » deglutisce, nei suoi occhi scorre il mio stesso famelico desiderio.
« Mai stata più sicura ».
Con un gesto secco apro la portiera e scendo dalla macchina, Matthew mi segue a ruota.
Prendo le chiavi dalla borsa e le infilo nella serratura, facendola scattare.
Ogni secondo che passa è agonia pura se penso a ciò che sta per succedere.
Non appena la porta dietro di noi si richiude Matt mi afferra dai fianchi spingendomi contro il muro, il contatto con il suo corpo mi manda in escandescenza.
I suoi occhi si puntano nuovamente su di me come a cercare il consenso di fare ciò che entrambi bramiamo dalla prima volta che ci siamo scontrati di nuovo.
« Fallo » sussurro senza esitare.
Le sue labbra trovano le mie in un bacio che brucia. Non è dolce, non è delicato
È fame, pura e insaziabile, e io rispondo con altrettanta foga. Le sue mani scivolano sui miei fianchi, risalgono lungo il mio corpo, sfilandomi il top che avevo addosso come se fosse un ostacolo insormontabile.
Mi solleva senza sforzo e le mie gambe si avvinghiano disperatamente attorno alla sua vita.
Mentre mi porta in camera da letto, non stacca mai la sua bocca dalla mia, ogni movimento è un grido disperato di desiderio. Mi lascia cadere sul letto, il materasso che affonda sotto di noi mentre i suoi movimenti diventano sempre più decisi, passando una mano sulla mia coscia a salire.
« Stellina… » La sua voce è roca, una preghiera e una maledizione allo stesso tempo.
« Non fermarti » lo imploro.
Voglio sentire il suo tocco, solo per me.
I suoi baci, il suo calore, lo voglio ora.
Gli afferro il collo della maglietta e lo avvicino al mio viso, lasciandogli impresso un bacio lungo e vorace.
Le sue mani esplorano il mio corpo, stringendo con possessione la parte superiore della coscia, mentre lascio uscire un gemito di piacere.
Un sorriso malizioso si fa strada sul suo viso, poi un tonfo, un rumore sordo ci fa sobbalzare.
« Cos'è stato? » sussulto ricomponendomi.
Non oso immaginare cosa possa succedere se qualcuno entrasse in camera mia in questo istante, dopo esserni ripromessa di non combinare casini.
« Vuoi che vada a controllare?
« Non c'è n'è bisogno, ascolta » delle risatine provenienti dal piano di sotto attirano ancora di più la mia attenzione.
È soltanto Abigail…
Un momento, Abby e Alex sono qui? Oh cazzo.
« Siamo nei casini stellina mia » ghigna divertito il mio ex ragazzo, ma io di divertente non ci trovo assolutamente niente.
« Matt! » gli do un pizzicotto sulla spalla per farlo smettere, riuscendo nell'intento.
« Ahia! Va bene » alza le mani in segno di resa, allontanandosi per non farsi pizzicare di nuovo, sul suo viso è ancora stampato un sorrisetto compiaciuto.
Dio, non avrei dovuto farlo salire, non avrei dovuto baciarlo. Odio l'effetto che mi fa.
« Se ci vedono, tua sorella mi ammazza e … »
« E…? »
Lo guardo negli occhi, così intensi da togliermi il fiato.
« Tutto questo… Noi… Forse non avremmo dovuto…» il suo sguardo si fa accigliato, alza un sopracciglio aspettando una spiegazione che però non arriva.
Le parole mi si bloccano in gola, e per un momento il silenzio tra noi diventa assordante.
Matt, intanto, non sembra disposto ad attendere all’infinito, forse ha già capito.
La tensione nei suoi occhi è mitigata appena da quel sorriso compiaciuto che non riesce a nascondere del tutto.
« Sul serio? » riprende, la voce morbida ma con una punta di ironia.
« Matt… » il suo nome è l'unica parola che riesco a pronunciare e sento come se stessi cadendo di nuovo nello stesso loop di anni fa.
« Pensavo fossi cambiata, invece no. Per l'ennesima volta stai scappando dai tuoi sentimenti e da me »
Resto immobile di fronte a lui, incapace di reggere quello sguardo gelido che mi sta dedicando. Faccio un passo verso di lui, ma stavolta è Matthew ad allontanarsi da me.
« Continua a scappare Stellina. Vedremo per quanto ancora riuscirai a trattenerti ».
Mi lascia un sorriso enigmatico di sfuggita e senza darmi il tempo di ribattere esce dalla stanza, lasciandomi da sola, illuminata dalla sola luce notturna che penetra dalla finestra.
È arrabbiato, ma nonostante ciò ha cercato di non farmelo vedere.
Sento una stretta allo stomaco, con uno scatto scendo le scale per cercare di raggiungerlo ma è già troppo tardi, Matthew è andato via.
Alex e Abigail mi guardano, evidentemente preoccupati.
« Sono ubriaca, ma abbastanza sobria per capire che qui c'è tensione nell'aria » sbiascica indicando me e la porta, Alex non dice nulla, rimane accanto a lei a braccia conserte.
« Abby vai in macchina, ti accompagno a casa » dice rivolgendomi uno sguardo d'intesa, uno di quelli che precede un discorso serio.
Cinque minuti dopo sono di nuovo completamente sola.
Mi sento un totale fallimento.
Continuo a ferire l'unico uomo che mi abbia mai veramente amato.
L'unico che è rimasto.
E non mi perdonerò mai per questo.
Quando la porta d'ingresso si riapre, io ormai sono sul punto di crollare.
« Sorellina » la voce di Alex è bassa e calma, quasi un sussurro. Alzo lo sguardo e lo vedo avvicinarsi con quel misto di preoccupazione e dolcezza che solo lui sa mostrare nei momenti peggiori.
Non dico nulla, incapace di mettere in parole la confusione e la tristezza che provo
Lui si avvicina lentamente e mi avvolge in un abbraccio forte, protettivo.
È come se con quel gesto volesse raccogliere tutti i pezzi rotti di me e tenerli insieme.
« Va tutto bene, Soph, » dice piano, il suo tono è rassicurante, « Lo sai com'è fatto. Si calmerà » sussurra continuando a stringermi.
La sua mano accarezza delicatamente i miei capelli, e il calore del suo abbraccio riesce a sciogliere la morsa di tensione che stringeva il mio petto. Lentamente le lacrime che avevo trattenuto iniziano a scendere, e non faccio nulla per fermarle.
« Ho fatto un casino, non dovevo baciarlo… » mormoro tra i singhiozzi.
« Vi siete baciati? » risponde cercando di non far trapelare lo stupore. Facendo finta di niente riprende a consolarmi.
« Qualsiasi cosa succeda, hai me. Avrai sempre me. Ok? »
Rimango così, avvolta nelle sue braccia forti, lasciandomi finalmente andare. Non è la soluzione, ma in questo momento, l'abbraccio di Alex è tutto ciò di cui ho bisogno per sentirmi almeno un pochino sollevata.
« Non pensiamoci adesso, sei stanca sorellina » mi bacia sulla fronte per poi sbadigliare, staccandosi da me e accompagnandomi in camera mia.
Sono circa le due del mattino quando mi metto sotto le coperte, dopo essermi infilata il pigiama. La mia mente vaga ancora a tutto ciò che è successo stasera, poi lo schermo del telefono si accende e mi rendo conto di aver ricevuto qualche messaggio, a cui per ovvi motivi non ho fatto caso.
I primi due sono della mia migliore amica, mi ha mandato parole incomprensibili.
Quando è ubriaca dovrebbero toglierle il cellulare dalle mani.
Mentre l'ultimo messaggio invece è di Dylan.
“ Sono stato bene con te,
buonanotte principessa♡ ”.
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