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[N/A] Ricordatevi di lasciare una stellina a fine capitolo! ♡

P — H O N G J O O N G

Mingi mi chiese di fidanzarci quello stesso giorno. Avrei tanto voluto poter rifiutare, ma i suoi occhi ridenti erano talmente pieni d'amore che non li avrei fatti lacrimare neanche sotto tortura. Sapevo non fosse onesto verso me stesso, ma allo stesso tempo sapevo cosa significasse essere rifiutati. Dal momento che gli ero riconoscente per quelle sue piccole attenzioni, tentare di ricambiare i suoi sentimenti non mi sembrava poi così errato. Ritenni fosse il modo più giusto di agire, ed acquietai i miei sensi di colpa, Seonghwa ormai smarrito nella folta selva dei miei più bui ricordi.

Passò una settimana.

Mingi era un ragazzo particolarmente vivace, molto più di quanto necessitassi. La mattina, si presentava puntuale sotto casa mia, pronto ad accompagnarmi a scuola. Portava sempre con sé un disco di musica jazz e un cornetto confezionato solamente per me. Si ostinava a comprarmi inoltre del caffè americano, quando in realtà avrei preferito un semplice té. Non mi lamentai mai di quelle sue scelte, era rassicurante la sua felicità. Nel vederlo allegro, preferivo soffocare me stesso. Seduto accanto a lui, lo osservavo guidare per le strade di Seoul, cantando a squarciagola canzoni che conosceva solamente lui.

Era in quei brevi attimi di adrenalina pura, quando sporgevo timidamente il capo oltre il finestrino e il vento schiaffeggiava il mio viso, che mi sentivo leggermente meglio. Finalmente mi ritagliavo un breve attimo in quelle mie monotone giornate, e la mano di Mingi non mi sembrava poi così estranea, intrecciata saldamente alla mia. Sentivo di poter affrontare ancora una volta quella mia routine di cornetti e musica jazz, e non mi sembrava tanto male in fondo.

San invece mi riaccompagnava al ritorno. Mi chiedeva sempre come stessi, se c'era qualcosa che potesse fare per me. La situazione era sin troppo surreale: solitamente San mi avrebbe deriso, e quella sua improvvisa apprensione mi soffocava. Probabilmente stava lentamente maturando, forse anche grazie all'aiuto di Wooyoung: avevano deciso di frequentarsi qualche giorno prima, e mai avevo visto San tanto accondiscendente. Aveva smesso per il momento di gironzolare per la scuola ad infastidire le studentesse più piccole, e non commentava più il vestiario dei suoi compagni di classe. Talvolta lo vedevo lanciare rapide occhiate agli sportivi della nostra scuola, ma solitamente finivamo per riderne. Non potevo definirmi felice, forse contento. Per il momento, mi piaceva questa atmosfera di tranquillità, dal momento che era sempre mancata nella mia vita.

E di Seonghwa nessuna traccia.

Talvolta vedevo Yeosang per i corridoi della scuola. Era impeccabile come suo solito nella sua immacolata divisa stirata, e solitamente a seguirlo vi era un corteo di febbricitanti primine. Le vedevo ridere alle sue spalle, indicandolo ammaliate. Quella visione spesso mi faceva sorridere. Se solo avessero saputo. Solitamente, prima che uno dei due potesse interagire con l'altro, Mingi interveniva prontamente. Sapeva che io e Yeosang non fossimo particolarmente in buoni rapporti, e mi aiutava a sfuggire anche alle situazioni più estreme. Mi afferava la mano, e mi trascinava con sé dietro ad una colonna. Se non avevamo libertà di movimento, gli bastava semplicemente coprirmi con la sua stazza, e ridere a bassa voce accanto al mio orecchio. Ne approfittava per rubarmi un bacio o due, che sin troppo imbarazzato non ricambiavo mai.

Vedevo in Mingi un mancato amico, un fratello che purtroppo non avevo mai avuto. Era affettuoso, divertente ed allegro. Mi portava sempre la cartella se per me era troppo pesante, o mi sollevava per i fianchi ogni volta che non riuscivo a raggiungere uno scaffale. Nonostante quel gesto mi mettesse a disagio, lo lasciavo fare. Gli piaceva ricordarmi quanto fossi piccolo in confronto a lui, perciò ogni occasione era buona per sollevarmi e spostarmi a suo piacimento. La sua contagiosa risata mi avvolgeva in un abbraccio, ed io ridevo con lui.

Lo guardai dall'alto, pensieroso. Questa volta mi aveva posizionato in cima ad uno scaffale della mensa, chiedendomi di recuperare per lui una scatola di biscotti. Avrebbe potuto benissimo raggiungerla da solo, ma apprezzai il suo volermi coinvolgere. Gli porsi un biscotto, tenendo per me la confezione, stringendomela al petto. Lui mi ammonì con lo sguardo.

《Hongjoong, ho dovuto girovagare mezza scuola, per scoprire dove fossero.》mi avvertì, con le guance gonfie di cibo. Le labbra quasi scomparvero, inghiottite da quel tenero e gonfio ammasso. Ridacchiai a quella vista, prendendogli il viso tra le mani.

《Non ti è proprio passato di mente che i biscotti potessero essere in cucina?》Mingi scosse appena il capo, strusciando soddisfatto il proprio viso contro le mie mani. Il mio cuore si riscaldò lievemente a quella visione.

《Mingi, secondo te io sono gay?》sussurrai allora, ad un tratto. Sperai d'improvviso non mi avesse sentito, ma lui subito mi lanciò un'occhiata confusa. Lo guardai a disagio, chinando immediatamente il capo. Le sue braccia subito mi avvolsero rassicuranti, riportandomi alla sua altezza. Mi fece appoggiare le scarpe sulle sue, e rimasi in equilibrio in quella posizione, aggrappato alle sue salde spalle.

《Io ti piaccio?》mi chiese allora, tranquillo. Impreparato, mi ritrovai a tacere dinanzi a quella domanda tanto semplice. Mingi non sembrò preoccuparsene, dal momento che mi diede delle affettuose pacche sulla schiena.

《Non importa se sei gay o meno, l'importante è che io ti piaccia almeno un po'. Non puoi etichettare l'amore unicamente in base all'orientamento. A me piacciono le ragazze, eppure tu mi piaci di più.》disse, rassicurante. Quelle parole mi fecero arrossire più del dovuto, divampando un inaspettato calore nel mio petto. Quanto avrei voluto poter ricambiare quei suoi sentimenti, tanto profondi quanto sinceri. In equilibrio sull'orlo di un precipizio, Mingi mi stava offrendo amorevolmente la sua mano.

Eppure, dal più profondo abisso del mio cuore, Seonghwa continuava imperterrito a chiamarmi, ed era fisicamente impossibile resistergli. Cadere era più facile di rialzarsi, quindi talvolta capitava che mi lasciassi sprofondare nei ricordi che ancora avevo di lui. D'improvviso le mani a sollevarmi non erano quelle di Mingi, ma quelle di Seonghwa. I capelli che accarezzavo non erano rossastri e scompigliati come i miei, bensì di un elegante color ebano. Gli occhi in cui mi specchiavo, erano quelli di Seonghwa. Tristi, sfuggenti, sinceri.

Quella sera riflettei diverso tempo sulle parole di Mingi, che insistenti si rigiravano tra le mie lenzuola e la federa del cuscino. Avevo indossato la felpa di Seonghwa: ormai aveva smarrito il suo profumo, dal momento che l'avevo lavata ogni giorno temendo la possibilità di dovergliela restituire sporca. Lo immaginai steso accanto a me, e la stanza parve illuminarsi lievemente. Il chiarore della Luna era più accogliente, e un suo pallido raggio scese ad illuminarmi attraverso la finestra aperta. Seonghwa accanto a me sorrise, svanendo lentamente nei meandri del mio cuore sofferente. Tentai di fermarlo, afferrando con la mano unicamente il buio della notte.

Una lacrima sfuggì al mio controllo.

In un unico istante, rimpiansi molte cose. Rimpiansi di non aver apprezzato quel bacio che ricevetti nella mia ingenua preadolescenza. Rimpiansi di aver baciato Mingi quel giorno alla mensa. Rimpiansi di averlo illuso, di avermi illuso. Rimpiansi di aver mentito a me stesso, convincendomi che tutto sarebbe andato per il meglio. Rimpiansi di aver creduto alla mia coscienza, quando una settimana fa mi convinsi di poter donare un giorno il mio cuore a Mingi.

Mingi. Il suo nome sfuggì dalle mie labbra come un lamento. Ormai singhiozzavo in silenzio contro il cuscino, rannicchiato nella calda felpa di Seonghwa. Mingi, ripetei colpevole. Lacrime amare ormai solcavano il mio volto, unica manifestazione del mio dolore e del mio pentimento. Come avrei mai potuto donargli il mio cuore, se ormai apparteneva a qualcun altro? Mingi, perdonami.

Perdonami se non mi piaci.

Perdonami se non mi piace nessuno.

E perdonami, perché seppur non mi piaccia nessuno, lui è l'unico a piacermi realmente.

Mi addormentai poco dopo, ma ciò non rallentò le mie lacrime. Nonostante ormai dormissi, con la mente affaticata da quegli oppressivi pensieri, il mio corpo percepì il bisogno di piangere. Mi rigirai nella felpa di Seonghwa, ignaro del bisogno che avevo di riaverlo accanto a me. E mentre ero smarrito nel mio inconscio, rimpiangendo la maggior parte delle mie scelte, ancora cercavo di annusare il suo profumo nel tessuto della felpa.

[N/A] Finalmente Joongie ha capito qualcosa, anche se è stato un po' una sofferenza scriverlo 💔. Nel prossimo capitolo avremo il punto di vista di Seonghwa 🥺.

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