Tutto Per Un Biglietto
"Dai, su Johnny, prendi un altra bottiglia", si lamentò Paul con la voce da semi-ubriaco.
"Guarda in che stato sei, Macca. Un'altra bottiglia e svieni", rispose John.
"Va bene, come vuoi", disse stufo il bassista.
"Ma Eppy? Non viene più?", chiese Ringo preoccupato.
Il manager aveva detto ai ragazzi di aspettare dentro l'hotel, ci avrebbe messo meno di un'ora e sarebbe tornato. Ma era passato più di quel tempo e i quattro si stavano iniziando ad annoiare.
"Non possiamo neanche uscire", sbuffò George, dato che anche se fossero le dieci di sera c'era sempre un gruppo di persone fuori ad aspettare che qualcuno di loro uscisse, sia giornalisti che fan, e assalirli con domande e non si sa che altro.
Poi il telefono squillò.
"Vado io", disse Paul che tra poco non si reggeva neanche in piedi. Aveva esagerato questa volta.
"Meglio di no, Paul. Vado io", propose il batterista andando verso il telefono.
"Pronto?", disse.
"Ciao Ringo, sono Brian".
"Ah, ciao Brian".
"Ho avuto un contrattempo e qui ci sono varie cose da svolgere, non penso di riuscire a tornare molto presto stanotte. Credo che poi si farà tardi allora mi troverò un posto per dormire, voi divertitevi ma non uscite, mi raccomando".
"Va bene, riferisco agli altri".
"Ciao".
"Ciao Eppy".
E così chiuse la chiamata.
"Che cosa ha detto Brian?", chiese George curioso.
"Ha detto che non riuscirà a tornare questa sera e che probabilmente andrà a dormire fuori. Ah, ha detto anche di non azzardarci ad uscire".
"Questo l'avevamo capito", ridacchiò John.
"Ma io mi annoio", sbuffò un'altra volta George.
"Avete qualche idea?", chiese Ringo.
"No", risposero in coro i due chitarristi.
"Io si", disse fiero Paul.
"Vai, spara Paul".
"Però ho bisogno di carta e penna. E anche di due ciotole...", chiese Paul "risvegliandosi" un po' dal suo stato di ubriachezza mentre George si alzava e cercava ciò che lui aveva chiesto, "... Per non dimenticarci di un paio di forbici", urlò verso il chitarrista che era ormai sparito dalla loro vista.
"Certo arrivo", rispose lui ricomparendo con tutto in mano.
"Perfetto, grazie Geo. Ora passameli, per favore".
"Ecco a te", George passò tutte le cose a Paul che sorrideva soddisfatto.
Prese il foglio di carta, la penna e le forbici e si alzò dal divano, andando a sedere per terra dall'altra parte della stanza, per non far vedere cosa stava creando.
"Che fai Paul?", chiese il batterista.
"Aspetta un po' e lo scoprirai", rispose lui.
Ritagliava il foglio in tante strisce, poi ci scriveva qualcosa e lo chiudeva. Dopo circa cinque minuti si alzò e portò tutti i biglietti. Li divise in due gruppi e li mise nelle due ciotole.
"Adesso giochiamo", disse divertito.
"A cosa, Macca?", guardò stupito il bassista John.
"Giochiamo ad obbligo o verità! Nella ciotola azzurra", la indicò, "ci sono le verità, mentre in quella rossa", puntò il dito verso l'altra, "ci sono gli obblighi. Uno pesca un biglietto e fa ciò che c'è scritto".
"Ma sei mezzo ubriaco Paul, chissà cosa avrai scritto là dentro", ridacchiò George.
"Per questo sarà più divertente Geo".
"Chi inizia allora?", domandò Ringo impaziente di vedere cosa sarebbe successo.
"Inizio io. George, obbligo o verità?", chiese John.
"Io scelgo... obbligo", pescò un biglietto e lo lesse. Poi fece una smorfia.
"Ma cosa?!", esclamò ridendo.
"Leggilo ad alta voce Hazza", lo incitò il chitarrista.
"Mettiti a scuotere i capelli come facciamo durante il concerto, che fa impazzire le ragazze e iniziano ad urlare".
"Ok questo è molto strano, Paul", puntualizzò Ringo.
"Ma ora devi farlo, Geo".
"Va bene", disse mentre iniziava a cantare, anche se non chiesto:
She said you hurt her so...
She almost lost her mind...
And now she says she knows...
You're not the hurting kind...
She says she loves you!
And you know that can't be bad...
Yes, she loves you...
And you know you should be glad, ooooh!
E all'ultima esclamazione iniziò a scuotere la testa, e tutti i suoi capelli a caschetto si muovevano mentre il ragazzo iniziava a ridere assieme agli altri tre.
"Ora devo scegliere qualcuno io... Paul".
"Io dico verità", prese un biglietto e lesse ad alta voce:
"Secondo te, chi è il Beatle più sexy?".
"Paul... Sul serio?", rise John.
"Certo! E poi secondo me... È John", rispose facendo l'occhiolino verso il ragazzo che arrossì un po'.
"Io allora scelgo Ringo. Obbligo o verità?".
"Ehm... Obbligo...", anche lui pescò un biglietto dalla ciotola rossa.
"Prendi quattro birre e offrine una ad ognuno... Ho sete".
"Paul, tu pensi solamente a te stesso, eh", ridacchiò Ringo alzandosi da dov'era seduto e andando verso il piccolo frigo.
"Ecco a voi", disse tornando con quattro bottiglie già aperte nelle mani, dandone una ad ognuno. Paul fu il primo a prenderne un bel sorso.
"Dato che manchi solo tu... Dico Johnny".
"Pure io dico obbligo...".
"Tira il cuscino in faccia a qualcuno che vuoi tu".
"Bene...", disse John prendendo un cuscino, "... scusa Hazza", si scusò tirandogli un cuscino facendo uscire un lamento di disapprovazione dal chitarrista solita.
"Mi vendicherò prima o poi Lennon, ricordatelo", scherzò facendo un sorrisetto malvagio.
Andarono avanti, tra obblighi strani e verità divertenti.
Poi però Paul interruppe tutti: "Adesso fermi tutti", disse prendendo gli ultimi pochi biglietti nelle due ciotole e lanciandoli lontani da loro.
"Che fai? ", chiese ridendo John.
"Io...", interruppe prendendo un altro sorso di birra dalla bottiglia che era già quasi finita, "... ne ho fatti altri. Ma più interessanti. Purtroppo uno me ne era caduto dentro gli altri e l'ho pescato prima ma non importa", continuò tirando dalla tasca dei pantaloni altri biglietti, e mettendoli nelle ciotole che erano vuote.
"Dai John, obbligo o verità?", chiese il bassista.
"Obbligo", rispose mentre anche lui bevve ancora.
Pescò un biglietto e lesse: "Bacia la persona più carina in questa stanza".
"Bollente", commentò ridendo George sdraiandosi sul divano mettendo i suoi piedi sopra le cosce di Ringo, che sussultò un pochino.
"Peccato che non ci sia uno specchio", disse John con il suo solito sarcasmo pungente, "però, devo farlo". Si alzò dal divano e si sedette accanto a Paul, che fece un grande sorriso.
"Posso?".
"Ma certo!", rispose Paul iniziando a baciarlo sulle labbra.
"Si ragazzi, esistiamo anche noi", sospirò George ridendo.
"Scusa scusa mi stacco da Paul!", esclamò John sedendosi non più sul divano ma accanto al bassista.
"Dai Ringo, fai tu", disse John a Ringo, guardando poi Paul e sussurrandogli qualcosa all'orecchio: "Hai visto come si comporta con George?".
"Ma certo!", quasi urlò il ragazzo che ormai non aveva più il controllo su quello che diceva.
"Io credo di scegliere verità". Stava per pescare un biglietto ma Paul lo fermò.
"No, no, no aspetta un attimo. Non pescare".
"E cosa faccio?".
"Te lo diciamo io e John, vero?".
"Certo Macca".
"Ecco. Allora, vediamo... Cosa trovi di... di carino in George?".
"N-no aspetta... cosa?!".
"Dai rispondi", lo incitò George curioso di sapere cosa Ringo avrebbe risposto. in verità George aveva sempre sperato che il batterista provasse qualcosa per lui, ma ormai ci aveva quasi rinunciato. Però questa domanda accese una piccola speranza nel suo cuore.
"George... George è un bellissimo ragazzo, io penso questo. Adoro il modo in cui le sue sopracciglia diano tanta espressione alle sue emozioni, di come mi perdo nei suoi occhi scuri, anche se a volte sembra volesse veramente uccidermi...", scappò una risata a John, "... e poi i suoi denti sono due zanne, Dio sono magnifiche. E poi ha sempre fame, non la smette mai".
George arrossì e si mise un cuscino sulla faccia per l'imbarazzo.
"Grazie", sussurrò con la voce attuttita dalla stoffa.
"Solo la verità, Geo", borbottò il batterista anche lui imbarazzato.
"Bene ragazzi, così mi piacete!", esclamò Paul che ormai non era più seduto per terra ma in grembo a John.
"Comunque io chiedo a George, obbligo o verità?", chiese Ringo.
"Uhm... Verità".
"Ti piaccio Geo?", domandò il batterista tutto rosso in faccia.
George si tolse il cuscino dalla faccia, bevve un po' di birra che aveva accanto e rispose: "Si, si mi piaci molto Ringo. Amo i tuoi occhi, hai gli occhi più blu del mondo. E poi ridi sempre e non discuti come John e Paul. E sei bello, nonostante il tuo grande naso", ridacchiò arrossendo come Ringo.
"Ringo, obbligo o verità?", bofonchiò John.
"Ma è il mio turno!", si lamentò George.
"Shh stai zitto. Allora Ringo?", ripeté il chitarrista lasciando senza parole George.
"Obbligo".
"Bacia George. Sulle labbra".
"N-no n-no io... Io non posso".
"Hai scelto tu l'obbligo. Ora fallo".
"Ha ragione Johnny, dai ti facciamo vedere", disse Paul mentre baciava per una seconda volta John.
"Si, so come si fa, grazie", concluse il batterista avvicinandosi a George.
Subito il ragazzo più piccolo lo prese per la camicia e in men che non si dica lo baciò. Il batterista alzò le sopracciglia sorpreso, ma subito dopo mise le mani intorno alla sottile vita dell'altro ragazzo.
"Che carini", commentò Paul guardandoli con aria sognante.
"Credo che questo gioco lo potremmo fare più spesso", rise George staccandosi da Ringo.
"Già, hai ragione", disse Ringo dopo essersi appoggiato al petto di George.
"Ed è successo...", iniziò John.
"Tutto per un biglietto", lo interruppe Paul.
I ragazzi continuarono a parlare di argomenti casuali, finché il batterista e il chitarrista si addormentarono sul divano, mentre John e Paul, dopo aver discusso amichevolmente di prossime canzoni da scrivere, si addormentarono abbracciati per terra.
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