𝐔𝐧 𝐦𝐞𝐫𝐚𝐯𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐠𝐮𝐚𝐢𝐨
"Merda, merda, merda." Ripeto urlando.
"Hai per caso detto merda?" Dalila mi prende in giro.
Siamo in palestra, ho appena finito il turno e credevo di essere completamente sola.
Balzo. "Che ci fai ancora qua?"
"Ho fatto la doccia." Fa spallucce, in effetti non è una novità, è una cosa che fa sempre.
Resto in silenzio a fissarla, come se fossi stata colpita da un fulmine durante una tempesta, così forse capisce che è meglio che prenda lei parola.
"Allora, di che merda si tratta?" Chiede sistemandosi il borsone sulla spalla.
"Dali..." mi interrompo e getto un'occhiata in giro. "Sono di nuovo incinta." Le confido.
"Che cosa? E che miseria." Urla portandosi le mani al viso.
"Eh, che ti avevo detto?" Mi massaggio le tempie, stavolta l'abbiamo fatta peggio della prima.
Paolo ancora piccolo, un matrimonio all' aria e la consapevolezza che io e Clemente saremmo sempre e solo un meraviglioso guaio.
"Devo capire cosa fare." Prendo velocemente le mie cose.
"Che vuoi fare?" Mi chiede Dalila con aria intontita.
"Andare dall'unica persona che sa darmi risposte in questi casi."
Così corro a casa di zia Giusy.
"Buongiorno." Dico quasi timidamente.
Zia Giusy è ai fornelli, Elena prende subito la macchinetta del caffè e fa per caricarla.
"No, per me no." Alzo una mano.
"Quale buon vento?" Zia Giusy afferra una sigaretta e la accende, intanto l'odore forte di cibo mi penetra nelle narici.
"Che buon odore, cos'è?"
"Bolognese." Risponde mia zia frettolosa. "Vuoi restare a mangiare o sparirai come sei solita fare negli ultimi tempi?"
"Zia." Mi schiarisco la voce. "Io non ce l'ho con voi, mi sono isolata perché non sto bene." Calo il viso.
"Hai ragione, tesoro, scusami." Zia Giusy posa frettolosa la sigaretta e viene a sedersi accanto a me. "Deve essere un momento tosto questo per te."
Annuisco. "E i casini non vengono mai da soli." Dico tutto d'un fiato e poggio velocemente il test di gravidanza sul tavolo. Come si dice, via il dente via il dolore.
Zia Giusy ed Elena sbarrano gli occhi, si fissano e poi sgomente fissano me.
"Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria." Zia Giusy fa un veloce segno della croce e volge gli occhi al cielo. "E di chi è?"
"Mamma." Elena la sgrida ammonendola con un'occhiataccia.
"E di chi deve essere?" Le urlo quasi contro.
"Tesoro, scusami." Si ammonisce lei stessa. "È che tua madre ci riempie la testa su te ed Edoardo, che ho pensato..."
"Hai pensato proprio male, perché purtroppo quello scemo di Clemente è l'unica persona che vorrei al mio fianco, solo che ora non so che fare." Lascio andare delle lacrime, sono disperata.
"Che vuoi dire?" Zia Giusy aggrotta la fronte.
"Paolo è piccolo, noi abbiamo questo casino in corso, non so se voglio farlo nascere." Dico frettolosa e quasi me ne pento subito dopo.
Zia Giusy cerca di contenere una qualche ira che le sta crescendo dentro, glielo leggo negli occhi.
"Perché, Paolo è nato nella pace e serenità di una coppia stabile? Non mi pare. Perché Paolo sì e questo no?" Sapevo avrebbe acceso una lampadina in me.
"Forse perché quando aspettavo Paolo avevo la speranza, quella che ormai non ho più." Mi asciugo velocemente le lacrime, sento del trambusto all'ingresso.
Mia madre piomba in casa con un vestito colorato, l'aria serena e buste tra le mani.
"Buongiorno, ho fatto shopping." Ci dice come se ce ne importasse qualcosa, nota poi il test e lo afferra. "Uh Elena, ti sei decisa finalmente."
"Mamma." Le urlo contro, bocciando la pessima cosa che ha appena detto. Elena poggia una sua mano sulla mia come per dirmi di stare calma.
"Mh no, in verità è di Crystal." Zia Giusy le sbatte un sorriso in piena faccia.
Mia madre sbianca, poggia quasi inorridita il test.
"Ah, dimenticavo che i napoletani si riproducono così velocemente. Quindi il mostro tatuato così cosa spera di ottenere? Un riavvicinamento?"
"Mi pare che i figli si facciano in due." Mia zia la ammonisce nuovamente, così mia madre prende le buste e ci volta le spalle.
"Ma come avete fatto voi due poi?" Zia Giusy mi chiede sussurrando, quasi sembra una ramanzina, come biasimarla.
"Eravamo ubriachi." Calo il viso e farfuglio come se fossi una quindicenne.
"Oh, Santa Pace." Zia ricomincia con le sue preghiere.
"Tieni, il pacco postale." Mia madre ritorna indietro con mio figlio tra le braccia.
"Mamma, è venuto Clemente?" Le chiedo prendendo il piccolo.
"Sì, ma ho pensato che non volessi vederlo e ho preso io il bambino." Fa di nuovo per andarsene.
"Mamma." Le urlo contro. "Non gli avrai mica detto qualcosa?"
"Ma certo che no, sono fatti vostri, figuriamoci se poi mi fa piacere scambiare più di due parole con quello. Vado che ho da fare." Se ne va frettolosa sbattendo la porta alle sue spalle.
"Ma quando se ne ritorna tra i monti?" Zia Giusy ci fa ridere.
"Allora, te la mangi questa bolognese o vuoi farlo nascere con la voglia?" Elena mi sprona sorridente.
Così ho capito, non devo aver paura, perché avrò sempre loro, una mano e una bolognese pronta da mangiare.
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