𝐄̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨

Mi sono chiusa un po' da quando è successo tutto, non ho più voglia di vedere nessuno.
Sento bussare la porta, con mia sorpresa una volta aperta mi trovo di fronte a mia madre, qualche centimetro dietro-come sempre- c'è mio padre.
"Mamma, che ci fate qui?"
Se ne sta dritta con un cartoccio tra le mani, i suoi capelli ricci quasi arruffati, il suo viso lungo e magro e la sua bocca larga che pasticcia sempre con rossetti troppo vistosi.
Quanto è diversa da me, in tutto e per tutto.
"Siamo venuti a trovarti, prendi questo, forza." Mi ordina poggiandomi tra le mani il cartoccio, si fa poi largo ed entra. Scorgo la figura di Edoardo.
"Oh, Edo, ciao." Resto ancora più sorpresa di quanto non sia.
"Edoardo ci è venuto a trovare e ho pensato di farlo venire con noi." Mia madre spiega.
"Certo, hai fatto bene." Dico appena. "Accomodatevi sul divano, vi faccio un caffè." Corro in cucina, lontana dai loro occhi.
"Il caffè a tutte le ore, ma non sarebbe meglio una tisana? Si è proprio imbastardita da quando è qui." Sento mia madre lamentarsi, come sempre. Il suo accento così pulito mi da sui nervi ormai.
Fingo di non sentire e carico la macchinetta, la stringo per bene come vorrei stringere le mani attorno al collo di Clemente che ora non è qui con me a dividere il peso della mia famiglia scomoda, non sta dividendo più con me i pesi della vita e ne condividendo le gioie. Lo odio così tanto.
Mentre i miei pensieri mi fanno mancare l'aria, il rumore strozzato della macchinetta mi dice che il caffè è pronto. La macchinetta fischia come stesse soffocando, sembro quasi io in questo momento.
"Se vuoi vado via." La voce di Edoardo mi fa balzare, la tazzina mi scivola dalle mani.
"Oh, scusa, non volevo spaventarti." Mi dice venendomi incontro. "Lascia che ti aiuti." Si piega sulle ginocchia e mi aiuta a raccogliere i cocci.
"Tranquillo." Dico in un filo di voce.
"Allora, vuoi che vado via?" Chiede poggiando una sua mano sulla mia.
Per fortuna il suono del campanello mi salva da quella situazione.
Corro ad aprire, vedo comparire Clemente che entra distrattamente come sempre.
"Clemè, avevo dimenticato che devi prendere Paolo." Mi porto una mano alla fronte. "Te lo preparo."
"Ma che bella riunione di famiglia." Clemente punzecchia e si mette a guardare la situazione a braccia conserte, vede comparire Edoardo dalla cucina e lascia andare una risata sarcastica.
"Caro, perché non aspetti sul pianerottolo?" Mia madre gli suggerisce scacciandolo via con la mano.
"Ma tu che ci fai ancora a Napoli? Non sei ritornata tra le tue montagne?" Clemente le risponde a tono. "Ah già, ti devi assicurare che tua figlia sposi un titolato. E me dispiac, devo darti una brutta notizia, a tua figlia piacciono quelli con il fuoco, no stu muort allert." (Non questo morto all' in piedi) Indica Edoardo.
"Cos'è che dice?" Mia madre chiede con faccia inorridita, mio padre tace evitando di tradurre, intanto io mi appresto a prendere in mano la situazione.
"Ok, vieni con me." Prendo Clemente per mano e lo trascino.
"Uh dove andiamo, amore? In camera? Saluta prima tutti." Clemente continua a punzecchiare mia madre.
"Clemè, finiscila." Lo ammonisco strattonandolo.
"Credi ancora che sia un caso?" Mi chiede una volta in camera.
"Ok, mettiamo il caso non sia un caso, Lorella l'hai baciata tu, non ti ha costretto mia madre." Gli punto il dito.
"Mi ha baciato lei." Rimarca ancora una volta dichiarandosi innocente.
Resto per un attimo a pensarci, poi rinsavisco.
"Sì, mia madre ha pagato mezza Italia per farci lasciare, ma per favore."
"Ci deve essere una spiegazione." Continua ad insistere.
"Clemè, prendi Paolo e riportalo puntuale." Gli ordino mettendo fine a questa conversazione.

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