Stravolgimi.

Il giorno dopo mi sveglio in un letto che non è quello di casa di mia zia, in una stanza che non è quella di Elena e di fianco a me decisamente non c'è lei. 

Mi guardo intorno, mi guardo affianco, sto dormendo con Clemente e mi chiedo il perché. 

Non ricordo molto della sera prima, mi guardo addosso, ho un magliettone da uomo, deduco sia il suo. 

Lo strattono, mugola qualcosa, poi si gira dal lato mio e cerca di aprire gli occhi.

«Che ci faccio qua?» Sono quasi terrorizzata. 

«Ti sei ubriacata ieri sera.» Si siede in mezzo al letto e mi dedica uno sbadiglio. Sono in preda al panico, vorrei fare domande ma ho paura delle risposte.

«Perché mi hai portata qua?» 

«Non volevo tua zia ti vedesse in quello stato.»Scrolla le spalle.

«Perché ho addosso questa? Me l'hai messa tu?» 

«Sì.» Quasi sembra divertito dalle mie reazioni.

«Mi hai spogliata, brutto stronzo!» Gli colpisco il petto.

«Giuro di aver chiuso gli occhi.» Alza le mani in segno di resa. «Dovevo farti dormire con il vestitino da ballo? Quante storie, invece di ringraziarmi. Vado a prepararti la colazione.» Fa per alzarsi, lo tengo fermo per un braccio.

«Abbiamo dormito?» Quasi strizzo gli occhi, ho paura della risposta.

«Di questo poi ne parleremo.»Mi lascia perplessa e sparisce dietro la porta della sua stanza.

Ritorna poco dopo, stringe tra le mani un vassoio con sopra tazze e biscotti.

«Prego.» Mi sistema il vassoio avanti, si siede sul letto.

Ho una fame terribile, comincio a divorare i biscotti. Mi guarda e sorride, mangia anche lui.

«Clemente.» Esordisco sorseggiando dalla tazza di latte, sbuffo. «Abbiamo dormito?» Insisto.

«Beh, diciamo che è stata una bella notte.»Sorride.

«Abbiamo...? No.» Mi porto le mani alla faccia.

«Non ho detto quello.» Scrolla le spalle.

«Stupido, la smetti di prendermi in giro?» Lo rimprovero, sposta il vassoio.

«Sei brava.»Mi sussurra ad un orecchio.

«A fare cosa?» Continuo a chiedere impaurita.

«In cosa pensi di essere brava?» 

«Non è divertente.» Gli colpisco il petto e rido.

«Però stai ridendo.» Mi afferra entrambe le mani e mi tira a sè. Cado sopra di lui e prendo a colpirgli il petto più volte.

«Vuoi smetterla di fare lo stronzo?» Sono ad un palmo dalle sue labbra, respiro a fatica.

«Non è successo nulla, rilassati.» Mi tiene le mani nelle sue.

«Ne sono felice.» Rispondo e quasi no ne sono più sicura. Un po' cominciava a piacermi l'idea dei nostri corpi legati, e al tempo stesso a spaventarmi. 

Forse non esiste più nessuna Monica, forse Elena non è poi tanto aggiornata, non ho il coraggio e forse nemmeno il diritto di chiedere, ma a giudicare dal modo in cui continua a tenere le mie mani nelle sue, probabilmente, quelle mani non sono impegnate a tenerne altre. Così mi lascio andare.

Mi stampa un altro bacio, veloce esattamente quanto l'altro.

«A me sarebbe piaciuto fosse successo.» Mi spiega a voce bassa.

Non gli faccio aggiungere altro, quasi come se il suo desiderio fosse un ordine gli sfilo la maglietta, mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe. 

Non ragiono, non sono più la Crystal di sempre, quella precisa che fa tutto secondo regola. No, qui di regole non ce ne sono, con lui funziona tutto a casaccio, e forse un po' mi piace, forse un po' cominciava a starmi stretto il mio modo forzato di essere.

 Così quello che sarebbe potuto succedere, alla fine succede. 

Passiamo la mattinata a non fare altro che legarci l'uno all'altra, a toccarci, a baciarci e volerci. 

Ci sdraiamo alla fine in silenzio, è uno di quei silenzi quasi assordanti, ma in questo momento non ho nemmeno voglia di ascoltare tante parole. Sono distesa con la testa sul suo petto, riesco a scandire ogni battito del suo cuore, mi bacia la fronte.

Butto una veloce occhiata all'orologio. 

«Cazzo, è tardi.» Scatto a sedere, ho lezione tra un po'.

Mi preparo in fretta e saluto Clemente, non ci diciamo granché, mi dedica un sorriso e mi stampa un bacio. Per il momento non voglio sapere altro, stavolta ci andrò piano.

Arrivo a scuola di ballo quasi in tempo record, da lontano vedo Elena, mi viene incontro.

«Sono durate tutta la notte queste riprese?» Mi spintona ridendo.

«Che?» Non capisco.

«Clemente mi ha mandato un messaggio, mi ha detto che eri con lui per le riprese dopo il lavoro.» Mi spiega, e sembra ad un tratto più confusa di me.

«Ah, le riprese, sì.» Sorrido e mi rilasso.

«Avete fatto l'alba?»  

«C'erano delle belle luci, abbiamo girato tanto e abbiamo perso la cognizione del tempo.» Spiego in preda all'imbarazzo.

Elena non sembra convinta della mia versione, probabilmente non so mentire quanto Clemente, per fortuna l'inizio della lezione mi salva da tutte quelle domande. 

Elena resta tutto il tempo nella segreteria, aspetta la fine del mio turno e usciamo insieme non appena finisco.

Ho la testa bassa, come a non voler incontrare il suo sguardo inquisitorio, mi scontro con una ragazza.

«Scusami.» Sollevo il capo, di fronte a me si presenta una figura magrolina, quasi svuotata nel fisico. I capelli quasi sfibrati di un color cappuccino, estrosa nel vestire.

«Tu sei Crystal?» Chiede portandosi le mani ai fianchi. 

«Sì, come posso aiutarti?» Sorrido amichevole, ma evidentemente vuole tutt' altro che la mia amicizia. 

«So che il mio ragazzo prende lezioni di ballo da te.» Continua, intanto Elena assume la classica espressione del 'te l'avevo detto'.

«E allora?» Quasi mi metto a sfidarla anche io.

«Allora, sta attenta a come ti comporti.» Mi punta l'indice. 

Scrollo la testa e rido, vorrei solo piangere in questo momento, ma rido dal nervoso

«È una minaccia?» La fisso. «Perché se è una minaccia stai tranquilla che non mi fa paura, anche perché il tuo ragazzo è l'ultimo uomo sulla faccia della terra che guarderei.» Alzo il tono, sono stizzita e schifata, me la lascio alle spalle. 

Elena cerca di seguire la mia camminata, mi fermo due isolati più avanti, poso il borsone in terra e fisso mia cugina. 

Non vorrei raccontarle le cose, sono riservata, sono una che non si fida, ma la abbraccio forte e lascio cadere delle lacrime. Ho paura di un suo giudizio, ma non mi giudica affatto, anzi mi accarezza i capelli e mi stringe più forte. 

«Vuoi dirmi cosa è successo?»  

La fisso, mi asciugo le lacrime, inghiotto più volte il boccone amaro ed ogni volta che tento di aprir bocca le lacrime vengono giù di nuovo.

«Va bene ho capito, meglio che non mi spieghi niente, vediamo se riesco ad indovinare io, ok?» Mi asciuga le lacrime con un dito. «Stanotte non avete fatto nessuna ripresa, vero? Ma tu eri davvero con Clemente, vero? E...» si interrompe. «E vabeh, il resto l'abbiamo capito.» Trattiene una risata, le colpisco il petto. 

«Non ridere, ero ubriaca.» Sbuffo.

«Eri ubriaca? Si è approfittato di te mentre eri ubriaca?» Parte in quinta, si fa rossa in volto, la calmo. 

«No, quando è successo quello ero sobria.» Guardo per terra.

«Oh, allora non posso incolparlo di nulla.» Scrolla le spalle. «Ti avevo detto di Monica.» Mi rimprovera. 

«Elena, non sono una poco di buono, ok? Non so nemmeno perché ho fatto quel che ho fatto. Ero ubriaca, mi ha portata a dormire da lui, ho dormito insieme a lui. Mi stringeva le mani, me le stringeva come chi non deve dar conto a nessuno, capisci? Credevo non stessero più assieme. Non le stringi le mani ad una se hai la ragazza.» Sbuffo nevrotica.

«Colpa mia, mi sono scordata di metterti in guardia da quelli come Clemente.» Sbuffa.

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