Non ti aspettavo.
L'indomani ho lezione con lui, ma già so che non si presenterà, così monto qualche pezzo per le altre lezioni.
Lo vedo arrivare dopo un quarto d'ora, nemmeno saluta, così vado avanti senza interrompermi. Stacca la musica.
«Devi insegnare a me ora, ti pago per questo.» Mi ricorda in malo modo.
«Ah adesso ti sei ricordato del nostro accordo di lavoro, meglio tardi che mai.» Rido, gli faccio notare quante volte non ha rispettato i ruoli, non si è presentato a lezione e ultimo -ma non meno importante- il fatto che siamo stati a letto insieme.
Mi ignora, si mette a fissarmi senza dire una parola.
«Oggi facciamo un po' di latino, serve a scioglierti anche un po'.» Gli spiego cambiandomi le scarpe.
«Perché non lo sono?» Abbozza un sorriso.
«È una battuta allusiva?» Chiedo innervosendomi.
«Scusa.» Alza le mani in segno di resa.
Gli faccio vedere qualche passo, montiamo una piccola coreografia in coppia, oggi è un ottimo allievo, sta in silenzio ed esegue.
La ripetiamo più volte, improvvisamente si ferma e mi tiene da dietro.
«Sei stata stronza ieri.» Cruccia il viso.
«Hai una ragazza. Sei venuto a letto con me e hai una ragazza.» Mi stacco da lui.
«Non ci siamo promessi niente io e te.»
«Hai ragione Clementì.» Scrollo le spalle.
«Perché mi hai chiamato così?»
«Così come?» Non capisco.
«Come mi chiamano tutti, qui eri l'unica che mi chiamava Clemente.» Sbuffa.
«Per tenere fede al tuo personaggio.» Spiego stizzita. «Io sono stata a letto con Clemente, tutto il resto lo ha fatto il suo personaggio, il suo stupido alter ego. Devi mantenere fede al bello e stronzo? Al rapper maledetto? Ed io ti assecondo, come fanno tutti gli altri.»
Si passa le mani sul viso, le mie parole sembrano averlo stordito.
Mi blocca per i fianchi, lo fa in malo modo, mi fissa qualche istante come se stesse cercando le parole adatte.
«Non lo so cosa mi hai fatto.» Sussurra, cerca poi di baciarmi, intanto mia zia piomba in sala. Ci stacchiamo all'istante.
«Giusy, buongiorno.» La saluta gentile, tenta di nascondere l'evidente imbarazzo. «Montavamo una coreografia.» Si discolpa.
Mi zia ci fissa quasi stordita, sembra non essere convinta delle sue parole, la vedo con aria inquisitoria.
«Crystal, Elena è andata alla stazione, ha chiamato Edoardo, è appena arrivato.»
Credo di non aver capito bene, mi sento quasi crollare il mondo addosso, non so se esserne felice o meno, non so se l'ho dimenticato oppure no. Probabilmente devo essere sbiancata.
«Edo?» Mi porto le mani alla faccia. «Cosa ci è venuto a fare qua?» Trattengo le lacrime.
«A farsi un bagno.» Mia zia mi prende in giro. «Ma secondo te cosa ci è venuto a fare? Dai piccerè vatti a cambiare, Clementino capisce non ti preoccupare, oggi la lezione finisce prima.»
Guardo mia zia, poi lui, ha l'aria più stupida della mia. Mi sento in colpa, ma del resto, lui ha una ragazza.
Me li lascio alle spalle e corro a casa, dopo poco arriva Elena, con lei c'è Edoardo.
Restiamo a fissarci per un lasso di tempo più o meno lungo, entrambi siamo senza parole. L'ho avuto per 4 anni al mio fianco, eppure mi pare di non conoscerlo quasi più.
Noto quanto sia diverso da Clemente. Ha i suoi soliti jeans classici con la camicia messa dentro, i capelli in ordine, la pelle pulita.
«Quanto sei bella.» Mi prende le mani, mi scanso. «Lo so, non pretendo che tu ora mi perdoni e torni insieme a me, sono stato uno stronzo ma stare lontano da te mi ha fatto capire che ti amo e che non voglio buttare 4 anni all'aria per una stronzata.» Mi accarezza i capelli.
In fondo è vicino a lui che sto bene, siamo fatti per stare insieme, siamo dello stesso mondo.
Lo abbraccio, probabilmente mi serviva questo abbraccio. Ora riconosco il mio posto, casa mia, ciò che per me è giusto.
«Ti chiedo solo una cosa, però.» Esordisco, mando giù quintali di saliva. «Voglio restare a Napoli ancora un po'.»
Il suo viso si cruccia un istante, non deve andargli a genio l'idea.
«E va bene, tutto quello che vuoi tu.» Mi bacia.
Vedo Elena fissarmi dietro lo stipite della porta, si starà chiedendo -quanto me- se ho fatto la scelta più giusta e soprattutto per quale stupido motivo io voglia restare qui.
Perché qua c'è una magia che non mi so spiegare. Ho bisogno di stare in questo posto per sentirmi viva.
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