"Noi ce ne andiamo, per due strade diverse, perché non ci capiamo."

Dopo quella notte non lo rivedo più, non parlo più con Elena di lui, le lezioni con lui sono finite. Edo è ritornato e stiamo cercando di metterci d'accordo sul da farsi. Per il momento ho ancora il contratto con il locale, non posso andare via, così continuo i miei spettacoli, anche se Clemente non viene più.

Anche stasera, come quasi tutte le sere, sono al locale. Edo è a casa, deve studiare per un esame importante, così ci sono Elena e le sue amiche. 

Mi preparo come sempre e salgo sul palco, comincio il mio spettacolo. Improvvisamente avverto una stretta alla gola, la testa si fa pesante e credo che delle goccioline di sudore freddo stiano cominciando a bagnarmi la fronte. Non mi fermo, vado avanti, fin quando sento di non avere più ossigeno. Cado in terra.

Mi risveglio dopo un po' con varie persone intorno che mi strattonano e mi colpiscono il volto, tirano un sospiro di sollievo non appena apro gli occhi.

«Che succede?» Afferro spaventata il braccio di Elena.

«Tesoro, tranquilla, hai avuto un malore.» Mi spiega asciugandomi la fronte.

Mi rialzo, bevo e dico di esser pronta a ricominciare, ma tutti insistono perché vada a controllarmi in ospedale. Così, dopo vari sermoni, mi convinco.

Arrivata al Pronto Soccorso mi fanno sdraiare su un lettino, cominciano a farmi vari accertamenti. Nel giro di una decina di minuti mi trovo con aghi, tubicini e flebo varie intorno. Sono troppo stanca e spaventata per pensarci, voglio solo mi dicano presto cosa ho.

Il dottore si allontana con Elena lasciandomi ancora con aghi e tubi, comincio a preoccuparmi e a cercare di capire cosa stia succedendo. Rientrano poco dopo, Elena si avvicina quasi imbarazzata.

«Allora? Mi dici cosa ho? E' grave?» Scalpito per sapere.

«No Crystal, nulla di grave.» Deglutisce.

«Allora cos'è quella faccia?»

«Crystal, sei incinta.» Lo dice talmente velocemente, che sembra essere stato uno schiaffo. Scoppio a ridere, ma in realtà vorrei solo piangere.

«Stai scherzando, vero?»  

«No.» Scuote la testa, cerco un po' di ossigeno che mi arrivi al cervello. Mi zittisco e aspetto che mi dicano che posso andare via.

Una volta fuori continuo il mio silenzio, Elena mi asseconda, fin quando non sbotta.

«Tesoro, comunque è una cosa bellissima.» Esordisce. «E' vero, Edo deve finire l'università, ma è in gamba e troverà un ottimo lavoro, poi ci siamo noi tutti a dare una mano.» Sorride, cerca di tranquillizzarmi. 

Io ora non vorrei passare per la stronza, ma mi tocca smorzarlo questo entusiasmo suo. 

Tossisco appena e mi fermo, lei asseconda il mio movimento, mi faccio prendere dall'ansia e riprendo a camminare. Per poi ripetere tutti i movimenti daccapo un paio di volte.

«Crystal, mi stai mandando al manicomio, ma che hai?» Mi strattona. «Va bene che sei incinta, ma non sei mica scema. Edoardo è un ragazzo maturo, comprenderà. E poi senti, le cose si fanno in due, poteva stare più attento.» 

«Diciamo che non doveva stare attento solo lui.» Indietreggio.

«Sì va bene, tu potevi ricordarglielo, ma la donna fa la donna e l'uomo fa l'uomo, non darti colpe che non hai.» Continua a tranquillizzarmi.

È cosi scema da non arrivarci o sono stata così brava io a convincere tutti che sarei riuscita a resistere a quello stronzo di Clemente?

«Elena, svegliati.» Stavolta sono io che strattono lei. «Doveva stare attento Clemente, hai capito ora?»

«Clemente? Sei incinta di Clemente?» Comincia ad urlare, la spintono. 

«Abbassa la voce, vogliamo appendere anche quest altro manifesto per le vie del quartiere?»

«Tu sei pazza.» Comincia ad agitarsi, come se il problema fosse più suo che mio.

«Ele senti, già sono agitata di mio, non ti ci mettere pure tu.» La invoglio a camminare, ora voglio solo tornare a casa e fiondarmi nel letto.

«Ma dico io, come fa un uomo di 34 anni a non stare attento?» Continua per tutto il cammino.

«E non lo chiedere a me, io sono la donna e faccio la donna, lo hai detto tu.» Alzo le mani in segno di resa.

«No, tu sei una sprovveduta che a 24 anni si trova incinta di un uomo di 34, e non sai nemmeno se accetterà questo bambino.» Mi urla contro.

«Ele il problema è mio e non tuo, quindi lasciami perdere, quando sarà il momento verrà fuori la cosa.» Urlo più forte di lei. 

Sembriamo due pazze ubriache che all'una di notte non hanno niente di meglio da fare, se non mettersi ad urlare per strada.

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