Caos.

Il giorno dopo sono puntuale in palestra, comincio da sola il riscaldamento, Clemente è in ritardo, ho come l'impressione che dopo ieri non si presenterà a lezione. 

E infatti non si presenta, così resto sola per tutta l'ora ad ascoltare lo stereo che suona a palla.

«Crystal.» La voce di mia zia cattura improvvisamente la mia attenzione. 

«Zia.» Scrollo la testa.

«Ti interesserebbe un lavoro extra?» Chiede sorridente, annuisco.

Mi spiega che il locale dove sono stata con Elena cerca una ballerina per le serate, paga abbastanza bene ed è una buona pubblicità per la scuola di ballo. Tenermi impegnata anche di sera mi fa piacere, visto che al momento le amiche di cui ho parlato ad Elena sono immaginarie. Mia zia mi spiega che devo presentarmi al locale la sera stessa.

La mia giornata passa tra le varie lezioni, una volta arrivata sera preparo il mio borsone e arrivo al locale. 

Mi accoglie un uomo sulla sessantina, grassoccio e con l'aria amichevole.

«Tu devi essere Crystal.» Ci risiamo con l'accento forte, soffoco una risata. «Io sono Antonio, il proprietario del locale.» Mi spiega fiero.

Mi mostra la mia postazione, mi parla della paga, mi spiega che posso giostrarmi le serate a mio piacimento esibendomi in qualsiasi stile io voglia, purché riesca a tenere gli spettatori con gli occhi incollati su di me.

Un'oretta dopo sono già pronta per il mio primo spettacolo.

Ho un vestitino nero corto fatto di frange, i capelli sciolti che finiscono in dei boccoli e le scarpette da ballo.

Comincio a danzare, sembro quasi sicura di me stessa, come se conoscessi questo posto, questo palchetto da una vita, come se tra questa gente io fossi cresciuta. 

E invece ci sto da poco, non so se ci sto bene, se ci voglio restare. Sono confusa, per niente sicura, ma la danza mi da la disinvoltura di una che sa il fatto suo, di una che ha tutti gli uomini ai suoi piedi e ci gioca come vuole lei. 

Proprio come questa sera, li vedo sotto il palchetto, sembra che pagherebbero oro pur di avermi, e invece sono solo una ragazza di 24 anni che ancora non ha combinato niente, con una storia d'amore lunga, ma forse poco importante, e un mezzo bacio nuovo che mi blocca i pensieri.

Appena posso mi fermo un po' a bere, diversi ragazzi mi hanno fatto i complimenti, ne ho ricevuti alcuni anche da alcune ragazze, ne sono felice, perché i complimenti delle donne sono i più sinceri. Vado al bar a bere qualcosa. 

«Sei la ballerina, giusto?» Il barista mi accoglie con un sorriso amichevole.

«Sì.» Annuisco sorridente.

«Allora tu bevi gratis.»Mi versa da bere. Porto il bicchiere alle labbra, qualcuno mi tira per un braccio.

«Che ci fai qua?» Clemente è di fronte a me.

«Come, scusa?» Poggio il bicchiere al bancone. 

«Non mi piace che tu stia qui.» Mi guarda.

«Sto lavorando.»Sbuffo.

«Sei una ballerina, hai studiato, non puoi startene in un locale così ad esibirti.» Quasi mi sgrida.

«Scusami, ma con quale presunzione vieni a dirmi cosa posso o meno fare?» Sono confusa, questo ragazzo mi manda il cervello in tilt.

«Non è un ambiente per te.» Si toglie la felpa, fa per mettermela. Lo blocco.

«Scusami, non posso dare confidenza ai clienti.» Gli faccio notare che lui frequenta di sua spontanea volontà il posto che denigrando. Ritorno sul palchetto a ballare.

Lo vedo tra la folla, sgomita per arrivare in prima fila, cerco di non farmi distrarre.

Finito di lavorare con qualche occhiata lo cerco tra la folla, noto che non c'è. Raccolgo le mie cose. 

Quando ormai sono già andati tutti via, barista compreso, arrivo al bar. Ho bisogno di bere qualcosa, qualcosa di forte, anche se no ne capisco molto. Prendo qualcosa e mi riempio un bicchiere, 2-3-4-5 volte, perdo quasi il conto, mi appoggio al bancone quasi dormiente.

Sono un disastro!

«Crystal.» Clemente mi viene incontro. «Ma che combini?» Quasi ride.

«Non prendermi in giro, brutto stronzo.»   

«Con l'alcool in circolo dici ciò che pensi eh?» Ride, mi prende in braccio. 

Non sono nemmeno riuscita a cambiarmi, ho ancora su il mio vestitino a frange e le mie scarpette da ballerina. Ora sembro una battona.

Comincia a camminare, non so dove mi stia portando, quasi mi addormento fra le sue braccia. Mi posiziona in macchina, mi lega la cintura di sicurezza, si sistema poi al posto suo.

«Clemente.» Lo chiamo aggrappandomi al suo braccio.

Sorride. «Qua tutti mi chiamano Clementino, sei l'unica a chiamarmi con il mio nome di battesimo.» Sembra dire anche lui quello che pensa, ma non sono io quella con l'alcool in testa

«Sì, molto commovente.» Stronco il suo discorso, da lucida mi sarebbe piaciuto ascoltarlo.  «Adesso però mi dai un bacio?»

Mi guarda, si avvicina a me. «Sei maledettamente sexy conciata così, e con l'alcool in testa e questa faccia da stronza, ma non sei lucida, domani potresti pentirti della tua richiesta. Non sono così scorretto.» Sussurra, si allontana poi da me.

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