XXXV. Mi contendo una vittima
Adonis
Kronos ha sempre avuto una certa influenza su di me, fin dal nostro primo incontro. Adoro divertirmi con lui, in verità.
Quando uccidiamo insieme, mi sento compreso, per quanto assurdo possa sembrare.
«Non possono essere tanto lontani.» Kronos si guarda attorno con circospezione nel bosco.
Ho ancora i vestiti imbrattati del sangue di Teseus. Quel bastardo non meritava un minimo della mia pietà. Mi ricordava maledettamente tutti gli insegnanti a cui mio padre mi affidava. Bastardi che si divertivano a punzecchiarmi la pelle con bacchettate di legno.
Ci muoviamo a passo spedito nel bosco. I ramo scricchiolano sotto i nostri piedi, come ossa decrepite. «Dici che si stanno mettendo al riparo insieme?»
Kronos fa un cenno d'assenso col capo. Sembra furioso. I suoi occhi neri saettano ovunque. Probabilmente sono pazzo, ma lo trovo ancora più affascinante in questa veste.
Stringe tra le mani la mazza chiodata. «Potrebbero essersi riparati al castello. Magari ci aspettano per tenderci un'imboscata... sarebbe divertente deluderli.» Fa un sorrisetto sinistro e non posso fare a meno di ricambiare il ghigno.
«Sono d'accordo, possiamo andare a dare un'occhiata. Anche perché girare a vuoto mi sta terribilmente annoiando, tesoro.»
Kronos si volta a guardarmi. Mi fissa con uno strano sguardo, vedo un luccichio attraversarlo. Si inumidisce appena le labbra e poi scrolla le spalle. «Quando avrò Dedalus davanti a me, allora starò meglio. Tu hai già giocato abbastanza, ora tocca a me.»
Gli avvolgo le spalle con un braccio, posandogli un bacio sul collo. «E poi che ne faremo di Demeter, tesoro?» Lui si ferma a guardarmi confuso, mentre gli accarezzo la guancia con un indice.
«Ce la contenderemo. Le daremo la caccia insieme. Mentre ucciderò Dedalus, lei scapperà. Poi avvieremo la sfida tra noi su chi riuscirà a ucciderla prima.»
Sento un brivido d'eccitazione percorrermi tutta la schiena, fino al collo. Sto già fremendo alla sola idea. «Rendiamola ancora più interessante.» Gli do un bacio leggero sulle labbra, sentendo le sue sorridere sotto la pelle.
«Cioè?» Socchiude appena gli occhi, il respiro gli si fa pesante.
«Se sarò io a ucciderla, allora dovrai essere del tutto mio questa sera. Se lo farai tu, sarò a tua completa disposizione.» Gli lascio un bacio leggero sul collo e lui inclina il capo, per concedermi più pelle da stuzzicare.
Kronos rilascia un fiotto d'aria pesante e mi fissa completamente perso. Ha lo sguardo quasi annebbiato. «Ci sto... adesso andiamo a uccidere quei due deficienti.» Mi supera e si incammina verso il castello.
Di tanto in tanto si ferma ad aspettarmi, lanciandomi occhiate sbrigative. È tutto un fremito, sembra non stare più nella pelle. Ridacchio divertito e lo raggiungo lungo il sentiero che porta al castello.
Trovo sia quasi poetico che le nuvole si stiano accentrando sempre di più sulle nostre teste, incupendo il cielo. Un tuono dilania il cielo in lontananza, come se stesse preannunciando il nostro arrivo.
Kronos mi fa cenno di stare in silenzio, portandosi l'indice davanti alle labbra, e apre lentamente il portone di ingresso. Si affaccia all'interno, come a studiare tutte le possibilità del caso.
«Andiamo, Dedalus, sappiamo bene che sei qui.»
In realtà non so cosa gli dia la certezza, ma immagino che abbia ragione. Forse Kronos legge la confusione sul mio sguardo, perché si volta a indicarmi delle impronte alle nostre spalle, lungo il tracciato che conduce al castello.
Faccio un piccolo sorriso. Non ha fatto chissà cosa, ma trovo sia davvero furbo e intelligente. Spesso nota dettagli a cui nessuno farebbe caso, normalmente. È uno dei motivi che mi fa impazzire per lui.
Kronos inizia a farsi largo nel salotto. Si guarda attorno. «Vogliamo giocare a nascondino? Va bene, ma sarà doloroso.»
Sento dei passi provenire dal piano superiore. Sono sicuro che in realtà stiano cercando di scappare.
Kronos scatta come un giocattolo a molla. Corre verso le scale e inizia a salire i gradini con così tanta velocità, da saltarne alcuni, pur di arrivare prima. Una volta raggiunto il pianerottolo, si incammina verso i rumori.
Lo seguo, guardandomi intorno e tenendo stretto in mano il pugnale preso da Kronos, la cui lama è ancora macchiata del sangue di Teseus.
Kronos dà un calcio a una vecchia porta, spingendola in avanti e sorride in direzione di Dedalus.
Non vedo Demeter, immagino si siano separati nella fuga.
L'uomo cerca disperatamente di aprire la finestra, per scappare via. Ma sarebbe un volo che rischierebbe comunque di ucciderlo.
Prima ancora che possa parlare, Kronos lo afferra per i capelli, trascinandolo all'indietro, lontano dalla sua unica via di fuga. «Non vai da nessuna parte.»
Lo spinge contro una parete, facendogli scontrare il capo.
Dedalus alza lo sguardo su di me. Sarò stato loro amico per al massimo qualche giorno, eppure non ha mai avuto una parola gentile nei miei confronti, anzi.
Mi ha sempre definito come la puttana di Kronos e ho ingoiato in ogni modo la voglia di spaccargli la faccia.
«Ti prego... fermalo! È una follia!»
Kronos gli assesta un pugno in pieno volto, spaccandogli il naso. «Chiedigli scusa.» Mi indica.
Sono confuso. In che senso? Perché?
Cosa c'entro io?
Sgrano gli occhi confuso. «Cosa?!»
Dedalus si lamenta. Un rantolo di dolore gli sfugge, quando Kronos gli assesta un calcio sul fianco. Posa il piede sul suo petto e lo guarda con odio. «Chiedigli scusa per come lo hai chiamato.»
Dedalus sputa un rivolo di sangue e mi guarda, quasi supplichevole. Eppure la rabbia mi sta infiammando il petto.
Le sue parole mi risuonano nella testa.
«Sarà utile avere la puttana di Kronos tra noi.»
«Mi dispiace, Adonis.» Biascica.
Kronos fa schioccare la lingua contro i denti ed emette un versetto soddisfatto. Alza la mazza chiodata e gli spappola il volto. Il sangue gli schizza in faccia, contro le pareti, mentre le ultime urla di aiuto di Dedalus riempiono questo posto maledetto.
Osservo come la mano si abbandona contro il pavimento e storco il naso, quando del sangue mi macchia le scarpe.
«Carino da parte tua, tesoro, prendere le mie difese.» Gli ammicco e gli vado incontro. Lo costringo a lasciare la presa sulla mazza e lo spingo contro il muro, tempestandolo di baci. Mi protendo verso il suo orecchio, sento il respiro di Kronos mozzarsi. «Adesso inizia la nostra sfida, tesoro.»
Ci incamminiamo di nuovo verso la cittadella. In realtà sta diventando una caccia di coppia, più che una gara.
Kronos si rigira tra le mani la mazza chiodata, ancora incrostata di sangue e pezzi di carne. Ha delle chiazze cremisi sulla camicia chiara e i capelli in disordine, appena appiccicati dal sudore.
Eppure trovo sia bellissimo, in ogni modo, brilla di una bellezza violenta.
«Sei sicuro di averla vista correre verso la cittadella?» Mi domanda scocciato.
Annuisco con fervore e mi scappa un risolino. «Che c'è, tesoro? Non sai che le prede scappano?»
«Sì, ma adesso mi annoia dover giocare a un nascondino che chiaramente finirà male per lei. Per cui non capisco perché non accelerare i tempi.» Kronos scalcia l'aria quasi come se stesse facendo un capriccio.
Una volta all'ingresso della cittadella mi lancia un'occhiata furtiva. «Ho della pasta infiammabile e delle piccole bombe di mia produzione... possiamo piazzarle qui nei dintorni, così da costringerla a uscire dal nascondiglio.» Lo vedo mentre cerca di sistemarsi i capelli, tirando alcuni ricci ribelli all'indietro.
«Mi piace quest'idea, tesoro. Velocizzerà la caccia per la tua noia.»
Raggiungiamo quella che tra poco potrò definire la nostra vecchia stanza. Kronos sistema uno strano marchingegno a forma sferica e si rigira tra le mani un pulsante. Mi tira fuori, prima che possa fare domande. «È meglio che ci mettiamo a distanza. E poi devo piazzarne altri. Così da fare un effetto domino.» Ha uno strano scintillio folle nello sguardo.
Sogghigno. «Sembra divertente-» Mi mette tra le mani dei piccoli contenitori di latta. Non saprei cosa farne, ma mi danno l'impressione di vecchi portagioie. Deve avere notato la mia faccia confusa, perché si premura di chiarire.
«È pasta combustibile. Mettila vicino a tende o oggetti di vetro e dalle fuoco con questo.» Mi sistema un accendino nel taschino della camicia che porto quasi completamente sbottonata. «Quando sentirai il primo scoppio, dai fuoco. La ridurremo all'angolo.»
Non so perché, ma questo piano per me è al pari di una richiesta di appuntamento. Lo travolgo in un bacio impetuoso e lo sento mugolare appena, mentre fa vagare le mani tra i miei ricci, tirandoli di tanto in tanto. Kronos si stacca poco dopo, riprendendo fiato. «Andiamo.»
Si allontana verso altri appartamenti, sfondando le porte a calci. Lo sento mentre chiama il nome di Demeter.
Mi allontano ed entro in una piccola casa. Mi guardo attorno e posiziono una delle paste combustibili vicino a una tenda, così come mi ha consigliato.
Un'altra ancora vicino a una catasta di legna.
Sento dei passi alle mie spalle. Sfilo il pugnale mi volto di scatto, puntandolo verso la figura alle mie spalle. Quando metto a fuoco, mi rendo conto che è lei. Demeter fa un passo all'indietro. Stava cercando di colpirmi di nascosto.
«Non è il tuo giorno fortunato, cara.» Digrigno i denti. Il solo ricordo delle sue mani che provavano a sfiorarmi mi dà la nausea.
Il suo sguardo cambia. Adesso sembra terrorizzata. Alza le mani, lasciando cadere la spada che teneva stretta. «Ti prego, risparmiami. Vi lascerò soli a questo torneo, ma non voglio-» la sua voce si strozza di colpo. Lo stomaco si sporca di sangue e crolla sulle ginocchia.
Kronos la guarda dall'alto, con uno sguardo carico di disgusto. Demeter prova a tamponare la ferita, ma mi tiro in piedi e mi avvicino a lei. Le tiro i capelli, costringendola a guardarmi. «Non conosco, pietà, tesoro. Salutami i tuoi amici.» Mi rigiro il pugnale tra le mani e le assesto il colpo di grazia, lacerandole il collo alla giugulare.
È strano, ma percepire la vita di qualcuno spegnersi sotto le mie mani mi dà una straordinaria sensazione di potere: è appagante e inebriante. Assurdamente esaltante. Sono convinto crei dipendenza.
Il sangue schizza zampillante ai miei piedi e in volto, colpendo anche Kronos, che fa un piccolo ghigno.
Apre l'accendino e resta a osservarne la fiamma con curiosità. «Andiamocene, la lasciamo bruciare qui. Come tutte le persone che ha venduto.»
Annuisco e lo seguo fuori, mentre lui lancia l'oggetto a terra. Le fiamme iniziano a ingurgitare il pavimento, percorrono le mura e gli oggetti. Si muovono striscianti come serpenti velenosi.
Presto iniziano a fagocitare tutto.
Ci allontaniamo dalla cittadella. Una serie di scoppi rimbombano per tutta la foresta.
Mi volto a osservare quel dominio di distruzione con Kronos. Tutto crolla su se stesso, le case si disintegrano una dopo l'altra, come piccoli pezzi di domino, distruggendo i pavimenti. I frammenti delle mura scuotono il terreno, facendolo tremare.
Le fiamme sinistre danzano tra le crepe delle pietre, illuminando quel che resta di una luce distorta, crudele.
Dovrebbe essere tutto destinato al terribile oblio, ma ho la sensazione che verrà ricordato per secoli.
Sbircio appena Kronos al mio fianco. I suoi occhi scintillano di eccitazione, fissando il nostro sterminio. Fa un sospiro pesante e inclina il capo. «Peccato siano morti. Sarebbe stato divertente se a tutto questo si fossero aggiunte le loro urla disperate.»
Mi scappa una risata. Forse ha ragione. È un peccato che quello scenario non sia adornato di grida di dolore. Mi appoggio a lui, posando il braccio sulla sua spalla. «Non si può mica avere sempre tutto dalla vita, tesoro.» Gli accarezzo un ricciolo ancora incrostato dal sangue. «Che ne dici di un bel bagno?»
Kronos annuisce e si sistema il proprio zaino in spalla. Mi passa poi il mio. Avevo completamente dimenticato di averlo con me. Avrei rischiato di perdere tra le fiamme alcuni cambi e piccole razioni.
«Sai cosa? Non abbiamo pensato a recuperare un po' di cibo dalla cittadella.» Mi incammino verso il Lago. O per lo meno verso un sentiero che porti al Lago. Non ci capisco nulla di questo posto, non so orientarmi. Ogni albero è uguale all'altro.
Kronos mi segue e non so se sta cercando di capire dove voglio andare o è distratto.
«Vorrai dire che tu non ci hai pensato. Io sì. Ho riempito i nostri zaini.»
Mi scappa un sorriso. Probabilmente senza di lui sarei morto di fame e stenti qui.
Mi guardo intorno. Sono abbastanza sicuro di aver già visto quell'albero. O no? È tutto uguale qui, dannazione.
«Dove stiamo andando per l'esattezza?» Kronos mi richiama. Ha la voce confusa. Credo che ci siamo persi.
Sbatto i piedi a terra per la frustrazione. Sono così inutile, cazzo. Non ha bisogno di me e non capisco perché si ostini a volermi tenere con lui.
«Volevo andare al Lago, va bene? Non so dove siamo. Sono un disastro, ci ho provato, okay?!»
Kronos ridacchia e mi fa cenno di seguirlo. Mi aspettavo si arrabbiasse. Forse la chiave per farlo rilassare è portarlo a uccidere, immagino. Me lo segnerò, tenendolo presente per il futuro, non si sa mai.
«Potevi anche dirmi di guidarti, eh. Così tanto per suggerirti.» Mi osserva. Si ferma ogni tanto, aspettando che lo raggiunga. Non capisco come sia possibile che sia più veloce di me pur essendo più basso, con una falcata più piccola.
«Volevo essere utile... ogni tanto.»
Kronos inarca un sopracciglio. Si mordicchia il labbro. «E chi ha detto che non lo sei?» Bofonchia a bassa voce.
Lo seguo fino a sentire il rumore familiare della cascata, che si infrange nelle acque del Lago. È un effetto rilassante, mi piace sentirmi così.
Kronos prende un paio di sorsi abbondanti dalla propria fiaschetta e socchiude gli occhi di tanto in tanto. Lo osservo in silenzio e scrollo appena le spalle. Mi spoglio così velocemente, da lanciargli i miei vestiti addosso e mi tuffo nelle acque del Lago, liberandomi del sangue che mi macchia la pelle.
Kronos digrigna i denti e mi scocca un'occhiata torva. «Idiota.» Lancia i miei pantaloni a terra.
Poco dopo lo sento tuffarsi al mio fianco. Emerge dall'acqua e scuote nervosamente la testa, per liberare i ricci dalle gocce. Mi avvicino a lui, avvinghiandogli i fianchi con le gambe. Si irrigidisce per qualche istante, ma poi resta fermo a osservarmi, mentre gli accarezzo la guancia con il pollice, pulendogli il volto dalle macchie di sangue.
Fa lo stesso con me, accarezzandomi il collo, con delicatezza. Si avvicina titubante e mi deposita una serie di baci lungo la gola.
«Quindi questo è il nostro torneo, adesso.» Non riesco a smettere di osservarlo, studiarne ogni dettaglio per imprimerlo al meglio nella mia mente.
Kronos fa un mezzo sorriso. «È il nostro torneo di sangue.»
È il nostro torneo.
E sarà anche la nostra vittoria.
Alla fine, Kronos raggiungerà i propri obiettivi a prescindere dalle mie informazioni. E mi libererà dalla voce di mio padre.
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