XXXI. Vorrei poter prendere il suo dolore

Adonis



«Perché l'hai fatto?»
È la decima volta che gli porgo questa domanda e ogni dannata volta Kronos trova un modo per deviare la conversazione.

Prima mi ha anche confuso con un'altra perla delle sue: a quanto pare, le pantere sono dei giaguari e non una razza di felini a sé. Hanno troppa melanina, anche se mi sentivo idiota a chiedergli cosa fosse e ho lasciato perdere.
Quell'informazione mi ha confuso abbastanza, da farmi dimenticare di cosa stessimo parlando.

Adesso siamo all'altezza del Lago e mi lancia un'altra occhiata. Sfila la fiaschetta di whisky dalla giacca e la riempie di nuovo con una bottiglia piena -che a quanto pare tiene sempre con sé nel suo zaino-. Prende un sorso e mi fissa.

Devo ammettere che quando i suoi occhi si posano su di me, mi sento sempre in imbarazzo ed è strano. Non mi è mai successo con nessun altro. Il mondo smette di esistere e mi si annebbia la mente.

«Guarda che continuerò a chiedertelo finché non avrò una risposta appropriata che mi soddisfi.»

Kronos rotea gli occhi e sbuffa scocciato. «È tanto importante?» Si disfa della cravatta con una lentezza estenuante, tenendo gli occhi incatenati ai miei.

Deglutisco. Sento un calore avvolgermi le viscere e lo stomaco mi si contrae.

Andiamo, Adonis. Resta concentrato. Puoi farcela. È solo Kronos.
Solo Kronos che è sexy anche con una busta della spazzatura in testa, figuriamoci ora.
No. Non distrarti. Tieni il punto.

«Sì, tanto importante, dato che questo torneo si presuppone debba vincerlo tu. Ti sei forse dimenticato, tesoro?» Intreccio le braccia al petto e faccio un'espressione severa. O per lo meno ci provo, non so se sto riuscendo nel mio stupido tentativo di impormi.

Kronos rotea gli occhi e si avvicina a me. Mi bacia il collo e socchiudo gli occhi, rovesciando appena il capo all'indietro. «Non dimentico nulla.»

Scuoto la testa e gli poso un dito sul petto, allontanandolo da me. «Allora, perché mi hai lasciato vincere, Kronos? Non sto scherzando. Era solo la seconda prova e-»

Kronos sbuffa e mi dà le spalle. Si sbottona la camicia e se ne libera, lanciando poi le scarpe. «Perché tu hai aiutato me con la prima prova. Non sarei mai rimasto in debito con te. Non voglio farlo.» Torna a guardarmi e mi perdo a fissare le piccole cicatrici che gli graffiano il petto e gli addominali. Ha ancora i segni dello scontro nell'Arena con Zeus, anche se ormai sono argentei quasi, in via di guarigione. E con la luce della Luna mi sembra ancora più bello del solito.

Continuo a chiedermi cosa possa farci io con lui. Non ho nulla da dargli, è troppo per me. È troppo per qualsiasi altro essere sulla faccia della terra. «Non avresti dovuto comunque.»

«Guarda che sono arrivato secondo, eh. Sono ancora in cima alla classifica. Nulla di cui preoccuparsi.» Kronos mi fa un mezzo sorriso incoraggiante e annuisco, più perché ormai con lui a dorso nudo il mio cervello si sta spegnendo definitivamente.

Gli vado incontro velocemente. Lo afferro per le guance e lo tiro a me, baciandolo con foga. Lo sento sussultare, prima di prendere a ricambiare i miei baci con la stessa fame. Mi porta le mani tra i capelli, tirandoli appena e sento le sue labbra sul mio collo, poi sulla spalla. «Grazie, comunque, tesoro.»

«Grazie a te, idiota.»

Dopo l'ennesimo bagno nel Lago, ci rivestiamo. Non riesco a smettere di sorridere come un ebete. Sinceramente questo torneo ai miei occhi appare più come una meravigliosa luna di miele che altro. Mi tiro all'indietro i capelli bagnati e ciondolo il capo in direzione di Kronos, intento a sistemarsi la camicia. «Torniamo alla cittadella?»

Kronos annuisce appena, ma un rumore tra le fronde lo fa sussultare. Si piazza davanti a me e sfila il proprio pugnale, tenendolo ben in mostra davanti, pronto a difendere entrambi. Mi guardo intorno. Anch'io ho sentito dei rumori e ho paura che gli altri campioni non abbiamo digerito la nostra piccolissima collaborazione.

Vedo le spalle di Kronos rilassarsi, abbassandosi, non appena riconosce la figura di suo fratello Hyperion. Lui ci viene incontro, tenendo le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni e uno sguardo che ai più parrebbe indecifrabile.
Eppure, mi sembra stanco. Ha un paio di occhiaie piuttosto evidenti ed è pallido.
Ha il naso arrossato e non mi sembra proprio in forma, anzi. Pare che si sia appena svegliato da un'esperienza pre morte.

Kronos abbassa l'arma e gli va incontro. «Che succede? Nostro padre ha deciso già di sprecare l'incontro?»

Aggrotto la fronte, cercando di ricordare una delle regole del torneo. In effetti c'è la possibilità che durante lo svolgimento, solo una volta il console del distretto possa andare a trovare il proprio campione, per aiutarlo in qualche modo o discutere al meglio delle strategie da adottare.
Sarebbe divertente se un giorno introducessero un modo per poter comunicare tra campione e console durante le prove. Secondo me aggiungerebbe del pepe allo svolgimento del torneo e metterebbe anche i consoli in una posizione ancora più importante.

Mi chiedo se esista un numero verde o un ufficio informazioni per il Torneo, così per suggerire le mie brillanti idee. Sono certo che Artemis l'avrebbe apprezzata.

Artemis.

Mi si stringe il cuore al solo pensiero. Devo deglutire forte, ingoiando un amaro boccone, pur di trattenere di nuovo le lacrime, che hanno preso a pizzicarmi gli angoli degli occhi.

«Senza offesa, amico. Ma hai una brutta cera. Hai mangiato male questa sera?» Ammicco in direzione di Hyperion, che però scuote il capo e mi ignora.

«Tecnicamente, se fosse venuto papà avrebbe sfruttato l'incontro. Io non conto-» Ha la voce strozzata. C'è qualcosa che non va e, se l'ho capito io, sono sicuro che Kronos ci sia arrivato da molto prima. Conosce suo fratello molto meglio di me, d'altronde. «C'è una cosa che dovresti sapere... perché non ci sediamo?» Mi lancia poi un'occhiata implorante, che non so come interpretare.

Vuole che resti?
O vuole che me ne vada e mi sta pregando di ascoltarlo?
Comunque sia, nei miei piani lasciare Kronos da solo non è un'idea che è mai stata contemplata.

Indico un tronco di un vecchio albero e mi accomodo accanto a Kronos, che ha lo sguardo preoccupato.

«Mi dici che diavolo succede?» Chiede impaziente.

Hyperion si inginocchia davanti a lui e gli prende le mani con delicatezza. Non ho mai visto i due fratelli così intimi e mi sfugge un sorriso. «Papà-» Gli si mozza la voce in gola, strozzata da un singhiozzo. Gli occhi gli si inumidiscono e un brivido di terrore mi percorre la schiena come una scarica elettrica. «Papà è stato ucciso. Avvelenato. Medea era morente e le sue labbra sono state avvelenate.»

Kronos si raggela. Non so come descrivere questo momento. Sta zitto per un minuto che pare interminabile. Poi sgrana gli occhi. Scuote il capo in modo frenetico. «Non è vero. Dimmi che stai scherzando.»

Hyperion abbassa la testa, nascondendo le lacrime.

«Voglio vederlo. Devo vederlo. Voglio salutarlo. Non me ne frega un cazzo di tutto questo.» Si tira in piedi, barcollante.
Prende il suo zaino e fa per correre via, ma lo afferro prima che possa fare qualcosa di cui pentirsi.

So quanto Uranus avrebbe voluto che Kronos vincesse questo torneo. Gli avevo promesso di prendermi cura di lui e non posso permettergli di bruciare la sua occasione. Gli cingo i fianchi e lo tiro all'indietro.

«LASCIAMI STARE!» Alza la voce e si dimena come un'anguilla, provando ad assestarmi un calcio.

Hyperion mi ringrazia, mormorando. Si piazza davanti a Kronos e gli posa le mani sulle guance, costringendolo a guardarlo. Sento il corpo di Kronos tremare sotto di me. Singhiozza e stringe i pugni così tanto che le vene del dorso gli si ingrossano e le nocche impallidiscono.

«Kronos! Kronos, guardami.» Gli asciuga le lacrime coi pollici. Anche lui sta soffrendo. Eppure, la priorità di Hyperion è il dolore di Kronos, non il suo. «Papà non vorrebbe che lasciassi le prove, lo sai. Non devi seguirmi. Ti voleva bene e lo sa, lo saprà sempre. Non servirà che vieni. Lo seppelliremo e faremo il funerale solo quando avrai concluso il torneo, va bene? Così lo saluteremo insieme. Ma resta, promettimelo.»

Kronos scuote il capo. «Lui non è morto! Non è morto! È vivo! Non-» Piange come un bambino disperato, ha la voce devastata dal dolore e sento qualcosa rompersi dentro di me allo stesso tempo. Continuo a tenerlo stretto a me, vorrei potergli strappare tutto questo dolore e prenderlo per me, condividerlo, allontanarlo dalla sua anima spezzata.

Sento i tremiti di Kronos rallentare sotto di me e allento la presa. Continua a biascicare qualcosa. «Lui non è morto. Non può essere morto-! No, no, no-» Si accascia sulle ginocchia e lancia un urlo.

Un urlo che mi lascia terrificato sul posto. Sembra scuotere quasi la foresta. Alcuni uccelli scappano via dai loro rami. Mi si accappona la pelle. Ho la sensazione di essere appena stato colpito allo stomaco così forte da non riuscire più a respirare.
Le vene del collo gli si gonfiano mentre singhiozza. Si dondola su se stesso, premendosi le mani al petto. Prende dei grossi respiri, cercando aria, ma i singhiozzi gli mozzano il fiato.

Mi schizza il cuore in gola e mi lancio a terra in ginocchio di fronte a lui. Ho ancora l'urlo che mi riverbera tra le pareti della mente, così forte che non credo lo dimenticherò mai. Gli prendo il volto tra le mani e asciugo delicatamente le lacrime. So che proverà a scacciarmi, cercando in ogni modo di restare solo, ma non glielo lascerò fare. «Mi dispiace, ma tuo fratello ha ragione...»

Kronos mi guarda con gli occhi arrossati e lucidi. Respira in maniera irregolare, il petto gli si agita su e giù. Hyperion si accoccola accanto a lui e prova a tirarlo in un abbraccio, ma Kronos si sottrae. «Chi cazzo è stato?»

Hyperion mi guarda di sottecchi e, d'istinto, prendo una mano di Kronos e intreccio le mie dita alle sue. È l'unico modo che ho per tenerlo stretto a me adesso. «Athena.» Biascica lui.

Kronos digrigna i denti. Serra poi la mandibola, vedo la vena della fronte gonfiarsi e stringe la mia mano. So benissimo cosa sta succedendo ora nella sua testa. È convinto sia colpa sua. «Devo andarmene. Devo ucciderla, non posso-»

Hyperion lo tira a sedere di nuovo. «Kronos, no. Senti, ho pochi minuti ancora, perché non essendoci più nostro padre, sono io a occuparmi del distretto e di te, ora.» Gli afferra il volto e fa scontrare le loro fronti. «Tu devi vincere. Devi farlo per noi, per te e per nostro padre. Lui credeva in te e voleva che ce la facessi. Ti prego, non buttare all'aria tutto. Non farlo ora.»

Kronos deglutisce e le lacrime gli bagnano le guance, silenziose. Fa un piccolo cenno del capo, abbandonandosi sulle ginocchia. Hyperion lo abbraccia forte, accarezzandogli i riccioli scuri, e lui glielo lascia fare. «Ti voglio bene. Ti prego. Non lasciare questo torneo.»
Kronos singhiozza appena e Hyperion mi lancia un'ultima occhiata, prima di andarsene. «Penserai tu a lui, vero?»

Annuisco con un cenno deciso del capo. Lo guardo allontanarsi e mi piazzo accanto a Kronos. Lo tiro verso di me, lasciandogli poggiare il capo sul mio petto. Gli poso un leggero bacio tra i capelli.

Non riesco a vederlo così. Mi sembra di non poter fare nulla e mi sento inutile ancora una volta. Non posso offrirgli altro che la mia vicinanza, ma so che non basterà mai.
Trema sotto le mie mani e trattengo le lacrime. Non riesco a sopportare il suo dolore. Vorrei poterlo fare mio, strappare ogni pezzo che gli inquina l'anima e riversarlo nella mia, così da tenerlo al sicuro. «Andrà tutto bene.» Lo cullo appena tra le mie braccia. «Mi dispiace... ma la ucciderai. Un giorno la ucciderai e staremo bene. Te lo prometto.»

Kronos si rannicchia contro di me. Non l'ho mai visto così vulnerabile come adesso e ho paura che possa scappare via dal dolore. «Tu non te ne andare. Ti prego.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top