XXVI. Il mio torneo si apre con un omicidio

Kronos

È il giorno.
È arrivato il momento.
Tra poche ore inizierà il mio torneo.
Non permetterò a nessuno di rubarmi quest'occasione. La difenderò con il mio sangue, se fosse necessario.

Ucciderei chiunque. Mi sembra di assaporare già la vita di Erik e Paul Walker spegnersi sotto le mie mani. Dopo tanti anni, ho solo spazio per la vendetta nel cuore -o in quel che ne resta.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio rotto del mio bagno. Le crepe del vetro ripercorrono il riflesso del mio volto. Contorcono il sorriso che mi increspa le labbra, trasformandolo in un ghigno crudele.
Non ho più spazio per sentimenti diversi dalla sete di vendetta.

Li uccideremo tutti.

Sì, Javier. L'ho promesso ad entrambi.
Ucciderò chi ci ha strappato la pelle.
Ucciderò chi ci ha fatto inginocchiare ai loro piedi.
Li ucciderò per non sentire ancora i loro ansimi nella mia mente ogni istante.
Ucciderò chi ci ha ammazzati. Chi ha spento te, Javier.

Non sono più Javier, il ragazzino scappato dal Male. Quello è morto, sepolto nei meandri della mia testa.
Adesso diventerò il Male.
E sono pronto ad abbracciare il mio riflesso maligno, l'abisso che ho dentro non può stare ancora in silenzio.

Mi volto verso la porta. Hyperion mi guarda preoccupato. «Sei pronto?»

Annuisco. Nascondo le mani nella tasche dei pantaloni e prendo un grosso respiro. «Sono nato pronto.»

Mio fratello fa un piccolo sorrisetto. Mi si avvicina con calma e mi sistema la cravatta. Tengo lo sguardo fisso sulle sue mani agili. Mi mancherà. Per questo, al mio ritorno dalla Grande Città, dopo aver ucciso i governatori, che mi hanno sradicato l'anima, vorrò lui al mio fianco.

Gli afferro i polsi. Hyperion mi scruta con quegli occhi scuri, color nocciola, e si incupisce. «Che succede?»

«Porterò Iapetus con me nella Grande Città.» I vincitori del Torneo possono scegliere qualcuno che andrà a trasferirsi con loro nella nuova vita. Credo che Iapetus, in fondo, non sia uno di noi. Non merita di stare qui, ma di volare alto, lontano da questo marciume.

Spesso mi parlava sognante della Grande Città, quando era un bambino piccolo. Non voglio che resti qui, non avrebbe nessuno scopo, nessun futuro. Noi ormai siamo dannati, inquinati.

Hyperion annuisce e mi dà uno schiaffetto amichevole sulla guancia. Inclina il capo di lato. «Sai che sono d'accordo. Io sarò qui ad aspettarti e a occuparmi del tuo distretto. Ti attenderemo qui.»

Mi si riempie il petto d'orgoglio. Un giorno sarò il console del distretto Cenere. Mi chiedo cosa penseranno gli altri di me. Mi scappa un sorriso, pensando che forse ne saranno terrorizzati.
Sarò il mostro e va benissimo così. Ho accettato questo destino, ne sono anche fiero in un certo senso.

«Lo so. Grazie.» Mi sistemo la giacca e mi avvicino alla porta. Ho deciso di indossare come al solito dei pantaloni eleganti neri, una camicia rosso scuro come il sangue, lo stesso che ho intenzione di versare, e una cravatta. Ho alcuni cambi nello zaino con me, oltre ad ogni arma possibile da poter trasportare.

Raggiungo il salotto insieme a mio fratello. Mio padre mi viene incontro e mi porge il cappello. Sorrido e lo indosso. Ne accarezzo il bordo, corteggiando la lama che ho nascosto, un'altra mia piccola invenzione.

Rhea mi passa l'ombrello. Me lo rigiro tra le mani. La punta è affilata.

Iapetus mi abbraccia. Lo stringo a me e gli accarezzo i capelli. «Vinceremo.»

«Sta' attento, ti prego.» Mormora sul mio petto.

Rabbrividisco. Penso che non merito tutto questo amore. La mia anima è corrotta, ha perso la bussola da tempo. E non ho intenzione di tornare indietro. Proprio per questo, nessuno dovrebbe essere così buono con me, neanche la mia famiglia.
Probabilmente trascinerò tutti a fondo con me.

Perché dovrebbero amare un mostro?

Prendo un grosso respiro e mi stacco dall'abbraccio. Mio padre mi ammicca. Ha uno sguardo carico d'orgoglio e probabilmente è una delle poche cose che desidererei per sempre. Non riuscirei a sopportare la delusione nei suoi occhi. Vederlo fiero di me mi dà la forza.
Mi ha salvato la vita.
Gli devo tutto.

Mi avvicino a lui e gli stringo la mano che mi tende, ma poi lo abbraccio. È sorpreso, sento il suo corpo sussultare.
Mi accarezza la schiena.
E so che le sue mani non mi faranno mai del male.

«Andiamo Kronos, c'è un'inaugurazione che ci aspetta.»

Ci dirigiamo verso il distretto di Hades, che ospita la festa d'inizio del torneo, dato che l'ultimo vincitore proveniva dal suo distretto.

Rhea mi si affianca e mi prende la mano. Intreccio le dita alle sue e abbasso lo sguardo su di lei. Le sposto una ciocca rossa di capelli dietro l'orecchio. Amo osservarle gli occhi verdi come smeraldi, mi aiutano da sempre a sopportare meglio questo dolore, che non riesco a farmi scivolare via in nessun modo.

«Adonis sarà uno dei campioni, in sua assenza starò io vicino a Hydra... insieme ad Hyperion.»

Annuisco. Forse non ho alleati, a parte il campione di Hades, ma qualcosa mi dice che per una volta posso provare a fidarmi di qualcuno.

Voglio credere che Adonis non mi farebbe mai soffrire.
Ho bisogno di credere che sarà sempre dalla mia parte. Non possono essere stati tutti momenti bugiardi, i nostri. Le sue carezze non sono dolorose, i suoi baci sono buoni, mi danno calore. So che è sbagliato, non sono frocio, non posso esserlo, ma ho bisogno di fidarmi di lui.
Ho bisogno di crederci.

Arriviamo al distretto di Hephestus, raggiungendo una collina più alta, con vista sulla Foresta, dov'è stata allestita la cittadella, dove andremo a vivere e sosterremo soprattutto le nostre prove.

Hyperion mi si affianca, mentre sfiliamo per le strade, che pullulano di persone. Ogni lampione è illuminato da una luce giallognola e rilassante. La Luna piena è spettatrice e ospite d'onore di questo evento. «Allora, ricapitoliamo?»

Annuisco confuso, mentre osservo i rami dei vigneti incastrarsi tra loro in un puzzle complicato e arrampicandosi sui gazebi, adibiti di proposito. «Ricapitoliamo cosa?» Aggrotto la fronte.

C'è una musica dolce e allegra in sottofondo, stranamente. Mi accarezza le orecchie. Lo stomaco prende a brontolare, quando il profumo delle pietanze del buffet riempie l'aria.

Diversi camerieri girano con piatti d'argento. Rubo un bicchiere di champagne, evitando le occhiatacce dei miei fratelli.

«Prima prova sorteggiata?»

«Mirah.» Ingollo un altro sorso e scrollo le spalle. Troppo semplice. «Seconda Hades. Terza Zeus, quarta nostra e ultima Artemis... cioè Adonis, tanto non l'ha cambiata.»

Mia sorella annuisce e mi allontana il bicchiere, strappandomelo dalle mani. Sono un tantino indispettito, ma glielo lascio fare.

«Prima di ogni prova una luce illumina il cielo. Ricordi i colori?» Mio fratello è in apprensione, neanche dovesse fare lui questo stupidissimo torneo.

Roteo gli occhi e accentuo di proposito un'espressione scocciata. «Mirah blu, Hades gialla, Zeus bianca, nostra nera, Artemis ross-» mi va di traverso la saliva, quando individuo Adonis, mentre ci viene incontro.

Tiene in mano due bicchieri di champagne. I riccioli biondi sono stranamente in ordine. I suoi occhi blu si elettrizzano subito su di me. Ha una camicia -come al solito sbottonata- porpora e a fantasia.

«È proprio una festa carina, non è vero?» Mi tende il bicchiere e non posso fare a meno di accettarlo. Mi sento un tale idiota a perdere completamente la concentrazione quando è nei dintorni.

Prendi un bel respiro e di' qualcosa di carino.

«Sicuramente meglio delle tue feste.» Bofonchio.

E menomale che sono un genio.

Adonis aggrotta la fronte e sorride sfrontato. Mi si avvicina, circondandomi le spalle con un braccio. Il suo profumo mi invade la testa. Se prima formulare un pensiero intelligente mi sembrava complicato, adesso è un'impresa. Mi accarezza appena la guancia. «Sei un po' nervosetto, tesoro. Vuoi che ti faccia un massaggio per farti rilassare i muscoli?»

Mi libero dalla sua presa e lo guardo male. Tracanno lo champagne e sbuffo scocciato. «Idiota.»

Mi ammicca. Potrei sciogliermi sul posto. Mi sento così ridicolo.
Anzi, sono patetico.

«Ora sì che ti riconosco, tesoro.»

«Smettila di chiamarmi così.»
Non farlo mai, ti prego.

Adonis ridacchia e beve anche lui. Affonda le mani nelle tasche dei pantaloni e andiamo a fare un giro per tutta la festa. Ci accaniamo particolarmente sul buffet, come se non mangiassimo da settimane.

Mi guardo intorno, in tensione. Ogni campione è vicino al proprio console. Solo Adonis è entrambe le figure per una sera. «Hai trovato quelle informazioni per me?»

Adonis annuisce serio. «Libreria Centrale. Ogni giovedì dalle nove del mattino sono lì.»

Mi scappa un leggero sorriso. Manca davvero poco. Battere tutti questi idioti non sarà difficile.
Spero davvero che Adonis resti al mio fianco.

Lui mi si avvicina, per mormorarmi qualcosa all'orecchio. «Quindi, quando vincerai, tornerai da me?»

Faccio un piccolo sorrisetto sfrontato, per stuzzicarlo. «E cosa ti fa credere che tornerò proprio da te?»

I suoi occhi blu sembrano brillare nella notte. Sono più belli delle stelle. «Hai promesso che saremmo morti insieme, tesoro.» Mi afferra la cravatta. «Io sarò qui ad aspettarti.»

Il trambusto della musica mi riscuote i sensi. Mi allontano da lui. Non mi interessa quanto possa restarci male, è sbagliato.
Qualsiasi cosa ci sia non dovrebbe esserci.
Perché Adonis doveva essere proprio un ragazzo?

Mi guardo intorno. Non conosco benissimo gli altri partecipanti. Medea ormai sembra aver preso in mano le redini del suo distretto. Athena, però, non mi sembra poi così contenta. Anzi. Guarda sua madre con uno sguardo carico di risentimento. Non credo che Medea e mio padre riusciranno mai a salvarla.

Lei ci odia. Mi odia, visceralmente. Ho incrociato più volte il suo sguardo nell'Arena, durante i vari combattimenti. Ho sempre fatto caso a come mi guarda. Sembra stia studiando una cavia, come fossi uno stupidissimo topo di laboratorio.
Mi detesta.
E in tutta onestà, non riesco a provare un briciolo di empatia, per lei. Nei suoi occhi rivedo Zeus, lo stesso sdegno e rancore.

Non potremo essere dalla stessa parte.
Mai.

Hades sta chiacchierando con Hephestus e il suo campione. Questi ultimi due mi sembrano abbastanza nervosi. Leggo i tic dei loro occhi. Spostano a disagio il peso da un piede all'altro. Hanno un atteggiamento guardingo. Ogni tanto mi lanciano occhiate. Certo, potrebbe essere la tensione accumulata, d'altronde mancano pochi minuti all'inizio del torneo. Ma perché anche Hephestus dovrebbe essere in tensione? Alla fine, restano nostri alleati.

Hades tossicchia e prende la parola. Tiene un microfono tra le mani. Ancora oggi indossa il solito paio di occhiali da sole e un gilet nero elegante, mentre i pantaloni sono piuttosto attillati. Ha tirato i capelli rossicci come fiamme all'indietro con del gel. «Buonasera, miei ospiti. Uno di voi sarà il futuro campione», allunga appena lo sguardo verso di me, «per cui adesso annuncerò i rappresentanti di ciascun distretto.» Si sistema meglio gli occhiali, alzandoli appena un po', così da poter leggere meglio il cartoncino rosso che tiene in mano. «Per il distretto di Mirah, abbiamo Teseus.» Osservo l'uomo. Dovrebbe essere l'insegnante di cui mi parlava Adonis. Ha un occhio mancante, coperto da una benda. Inoltre ricordo quando mi fu chiesto di progettare una protesi di un piede.
All'epoca non feci molte domande, ma poi ho scoperto che fosse proprio per lui.

Teoricamente, mi deve qualcosa. Posso sfruttare l'occasione, nell'eventualità servisse. Per evitare di passare fin dall'inizio alle minacce.

Teseus si fa avanti e si avvicina al nastro di partenza. La foresta si apre incontrollata davanti a noi. Il primo obiettivo è raggiungere la cittadella costruita da Hades. A quanto ho visto dal progetto, ha preparato anche delle camerate per ognuno di noi. Sarà strano.
Riesco a intravedere le mura già da questa collina.

Hades tossicchia, riprendendo a parlare. «Per il distretto Vita, governato da Medea, partecipa Dedalus.»
Un ragazzo abbastanza alto e muscoloso si fa avanti. Deve avere almeno venticinque anni, credo. Comunque sia, è poco più grande di me. Non l'ho mai visto, devo essere sincero. Né so quale sia la storia che lo porta qui, ma, fin da quando sono arrivato a questa inutile inaugurazione, ho notato gli sguardi languidi e patetici che si scambiava con la partecipante del distretto di Hades.

Perdo il filo del discorso, pensando a un modo per metterli contro. Sebbene sappia di avere il supporto di Hades e del suo campione, ho imparato a non fidarmi. A un occhio poco attento, una relazione o un interesse simile potrebbe sfuggire, possono essere stati abbastanza cauti. Ma non sono idiota.
Dovrò mettere contro la coppietta e provare a tenere salda l'alleanza. Alla fine l'amore è un'idiozia.
L'essere umano è per natura egoista.
E chi vive qui lo è in particolar modo.

Sono sicuro che Demeter -così si chiama la campionessa di Hades- sarà più interessata alla sua vittoria nei prossimi anni, che all'amore di quell'idiota.
Siamo tutti avari e mostruosi, di fronte all'occasione di un cambio drastico della nostra vita.

E poi, se proprio ci tenesse, vincendo il prossimo anno, potrebbe portare con sé il suo fidanzatino.

Vedo anche Adonis avanzare verso la linea di partenza. Sfila in avanti impettito, sicuro di sé.

Tutti lo osservano, come se fosse la cosa più bella al mondo e non mi sento di dissentire. Adonis è come una perla in quel mare sporco della città dei reietti. È una stella che brilla di luce propria.

«...e per il distretto Cenere, Kronos Hell.»

Sussulto, quando sento il mio nome. Lancio un'ultima occhiata a mio padre. Mi sorride e mi ammicca. I miei fratelli mi osservano con attenzione.

Scuoto il capo e raggiungo gli altri partecipanti. Diversamente da Adonis, quando mi incammino, cala il solito silenzio tombale. È come se tutti si aspettassero che decidessi di ammazzare chiunque solo perché mi va.
Forse è un po' così, ma preferisco conservare i miei istinti per il Torneo.
Torneranno utili, ne sono sicuro.
Non permetterò a nessuno di frapporsi tra me e la mia vittoria.

Uno sparo risuona nel silenzio, quando ormai è ora di partire.

Un grido mi raggela sul posto. Non sento più alcun rumore.
Io e Adonis ci voltiamo a guardare alle nostre spalle.

Hades tiene la pistola ancora fumante tra le mani, ma il suo gilet inizia a sporcarsi sempre di più all'altezza dello stomaco. Sputa sangue e si accarezza la ferita. La lama di un pugnale è conficcata nella pancia. Lo estrae, mentre i suoi occhi iniziano a socchiudersi appena. È pallido.

Hephestus gli prende il pugnale dalle mani e si volta a guardarci. Ha uno strano ghigno crudele. «Fossi in te, Kronos, inizierei a rivedere la mia alleanza.»
A lui si affianca Athena. Sorride cattiva e mi saluta.

Guardo mio padre. Si è inginocchiato accanto al suo amico. Medea lo trascina via. Tutti gli spettatori dell'inaugurazione scappano ovunque, urlando a squarciagola. Si disseminano per tutto il distretto come formiche impazzite, dopo che il loro formicaio è stato invaso da un getto d'acqua, alla ricerca della salvezza.

Hades si accascia a terra. Ha ancora gli occhi sbarrati.

«CORRETE VIA!» Hyperion urla nella nostra direzione.

Adonis mi dà uno strattone e mi afferra per il polso, costringendomi a seguirlo.










🫀🫀🫀

Angolino
Sono riuscita ad aggiornare, finalmente.
Voglio approfittare per anticiparvi gli auguri di Pasqua🐣
Il prossimo capitolo penso sarà o sabato o domenica. Mercoledì mi laureo -assurdo- e venerdì dovrei avere la festa, saranno giorni impegnativi.
Alla prossima 🫀

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top