XXV. Non posso lasciarlo solo

Adonis


Perché diavolo non si sveglia?

So che è normale, che aveva bisogno di riposare, ma non riesco a smettere di essere preoccupato. Non mi muovo dal bordo del suo letto da ore. È strano, ma non pensavo che Kronos che riposa potesse non piacermi. Insomma, sembra davvero tranquillissimo, ma adesso voglio solo che apra gli occhi e ci chiami tutti degli idioti per esserci preoccupati.

Non riesco a guardarlo per troppo tempo. Il collo è violaceo, ricoperto di lividi, alcuni hanno proprio la forma delle dita di Zeus.

Mi sembra di vederlo ancora mentre strangola Kronos. Mi si accappona la pelle al solo ricordo.

Volevi andartene senza di me?

Tamburello con le dita sulle gambe, in tensione.

Hyperion se ne sta seduto su una poltrona, vicino al letto di Kronos. Tiene le braccia incrociate sul petto e una sigaretta tra le labbra. Non stacca gli occhi dal fratello. «Avrei dovuto fermarlo.»

Iapetus, appollaiato sul davanzale della stanza, scuote il capo. «Ero convinto che sarebbe rimasto davvero da Adonis.»

Rhea gli accarezza i capelli. «Non è colpa tua. Avrebbe trovato un modo per andarci lo stesso, lo sai. Anzi, il fatto che tu l'abbia detto a papà ci ha messi in allerta.»

Annuisco e guardo Iapetus. Uranus è venuto da me, poco dopo che Kronos se n'era andato. Abbiamo unito i puntini, alla fine. Kronos cerca sempre di svignarsela in Arena e da Medea abbiamo scoperto che Zeus aveva sfidato Uranus nell'Arena.

Non è stato difficile capire che Kronos avesse rubato la lettera e si fosse immolato nella sfida al posto di suo padre.

Di solito sarei rimasto a commentare il nuovo scoop, ossia che il grande Uranus Hell avrebbe rischiato di farsi ammazzare per la moglie di Zeus: Medea. Ma sono troppo preoccupato per Kronos per poter anche solo pensare di concentrarmi su altro.

Agito in tensione la gamba.

La porta della stanza si apre. Uranus tiene in mano un vassoio con delle tazze fumanti. Si è allontanato poco fa, promettendoci della cioccolata calda. In realtà, credo l'abbia preparata la signora Manson. Hydra gli trotterella alle spalle, ma vedo la figura di Medea prenderla in braccio, costringendola a lasciarci soli.

È una situazione che ha dell'assurdo, ma preferisco non fare commenti ridicoli. Sembriamo quasi una strana famiglia disfunzionale. E ho il terrore ad ammettere di star bene con loro. Di solito ciò che tocco si distrugge. E ho paura di mandare all'aria anche tutto questo.

Non so mai tenere le cose che amo, mi sfuggono via.

"Perché sei inutile, Charles."

Le parole di mio padre continuano a rimbombarmi contro le pareti della mente.

Sussulto, quando Uranus mi porge una tazza. «Grazie», biascico appena.

Uranus si passa una mano tra i capelli e ci guarda. «Mi dispiace, ragazzi. Tutto questo è colpa mia. Non dovevo farmi coinvolgere così tanto, non ho pensato di mettere a rischio anche voi.»

Hyperion serra le mani a pugno. So che è quello più arrabbiato. Lancia una breve occhiata a Medea, che annuisce, abbassando lo sguardo a terra.

«Perché non ce l'hai detto?» Si tira in piedi, affrontandolo a muso duro. Non l'ho mai visto così nervoso. «E non dire che avevi paura che non la accettassimo, perché noi ti amiamo e vogliamo il tuo bene.»

Mi volto a guardare Rhea e Iapetus. Entrambi annuiscono, standosene uno vicino all'altra. Mi strappa un sorriso vedere quanto siano tutti uniti tra loro.

Uranus inarca un sopracciglio. «Non volevo mettervi in pericolo-»

«E indovina che cosa?!» Hyperion alza il tono di voce. «Kronos ha rischiato di ammazzarsi per questa storia del cazzo! Evidentemente non sei stato abbastanza bravo a tenerla nascosta! Ed era tanto importante, eh? Era così importante adesso? Con tutto il rispetto per lei, ma NOI siamo i tuoi figli. Kronos non doveva neanche metterci piede lì dentro!» Ha gli occhi inumiditi. Trema nervoso.

Non so cosa fare. Mi sento di troppo in questa situazione. D'istinto mi allungo a sfiorare la mano di Kronos.

Uranus serra la mandibola. «Ho sbagliato ad abbassare la guardia.» Afferra Hyperion per il colletto della camicia. «Voi siete e sarete sempre la mia priorità, Hyperion. Non permetterò che vi accada nulla.»

Medea indietreggia, ma Rhea si tira in piedi. Le sorride gentile. «Non andartene. Abbiamo tutti bisogno di te...» Si dondola sui piedi e guarda Kronos, ancora dormiente. «Se ha fatto tutto questo è per proteggere nostro padre. E ha difeso anche te. Dobbiamo aiutarci tra noi. Hyperion è solo preoccupato, Kronos è il suo preferito.» Ammicca divertita.

Hyperion la guarda male, mentre Uranus lo tira a sé, abbracciandolo.

Sento la mia mano venire stretta in una presa, ma non è dolorosa. Scatto sul posto e fisso Kronos, che ha appena aperto gli occhi. Prova a mettersi seduto e ci fissa tutti, con un piccolo ghigno a increspargli le labbra. «Cos'è? La prova generale del mio funerale?»

Hyperion scatta e gli si avvicina. Lo abbraccia forte, ma Kronos devia ogni genere di abbraccio. Si lamenta in sottofondo, non riuscendo a nascondere un sorriso. I suoi fratelli lo assalgono.

Il mio cuore si fa di colpo più leggero. Avrei anche voglia di prenderlo a pugni, in verità. Ma sono solo felice di vederlo stare bene, anche se ammaccato. Lo osservo con ancora un velo di preoccupazione a bloccarmi lo stomaco.

Hyperion, Rhea e Iapetus si staccano dall'enorme abbraccio di gruppo, lasciando spazio a Uranus. Lui gli passa una mano sul volto e gli accarezza i capelli. «Non ce la faccio più a farti ramanzine.»

Kronos si stringe nelle spalle. «Allora consideriamo l'aspetto positivo: quel bastardo è morto.» Lancia una breve occhiata a Medea, che lo ringrazia a bassa voce. Lo vedo confuso, quando osserva la donna, ma non fa commenti e forse questo è un buon segnale.

Spero. Non ci capisco nulla. Sto cercando in ogni modo di trattenermi dal saltargli addosso e abbracciarlo fino a togliergli il fiato. Vorrei baciarlo, ma non posso. Mi fanno male tutti i muscoli a furia di cercare di stare fermo.

Uranus poggia la fronte contro quella di Kronos e gli posa un bacio sulla testa, poi. «Cioccolata calda?» Allunga una tazza. Kronos scuote il capo.

«Non ho fame. Cioè sì, ma non di bevande calde.»

Hyperion lo osserva. «Chiedo alla signora Manson di prepararti della carne arrostita? Vado subito, eh. Vuoi anche la torta al cioccolato? La tua preferita, no?»

A Kronos sfugge un sorriso. Annuisce. Hyperion fa segno a Rhea di seguirlo fuori dalla stanza.

Uranus ci osserva e affonda le mani nelle tasche dei pantaloni. Guarda Medea e lei gli si avvicina, mettendosi a braccetto. La donna poggia il capo sulla spalla di Uranus e guarda Kronos. «Grazie, ancora. Adesso mi toccherà cercare di aiutare mia figlia a cambiare rotta.»

Kronos storce il naso. «Buona fortuna per quello. La vedo dura.» Affonda il capo nel cuscino. Poi li sbircia. «Prego, immagino... e sto bene, non guardatemi così.»

«Non si direbbe dal tuo collo viola.» Sbotto. Incrocio le braccia al petto.

Uranus, Medea e Iapetus si voltano a guardarmi.

«Sto benissimo.»

Stringo i pugni e lo guardo torvo. Vorrei ribattere, ma incrocio i suoi occhi scuri, che sembrano quasi implorarmi pietà.

Dannazione.

Sbuffo frustrato e mi accascio di nuovo sul letto, sedendomi ai suoi piedi.

Uranus prende Medea per mano. Fa cenno a Iapetus di uscire, per lasciarci soli. Il mio migliore amico tentenna. Lo vedo mentre scribacchia qualcosa su un taccuino ed esce dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

«CHIUDI BENE.» Kronos gli urla dietro.

Sento poi la porta scattare. Aggrotto la fronte. Non riesco a concentrarmi su altro, perché mi stendo accanto a Kronos e gli accarezzo i capelli. Lui socchiude gli occhi, lasciandomelo fare. «Sul serio, come ti senti?»

«Sono solo un po' stanco, ma sto bene.» Fa per mettersi di nuovo a sedere, ma gli scappa un rantolo di dolore. Si accarezza lo stomaco, nel punto in cui Zeus gli ha assestato un calcio con veemenza. Quando ero nell'Arena e ho visto la scena, mi sono spaventato.

Sembra assurdo, forse, magari sono pazzo, ma ho provato dolore. Dolore fisico. Ho avuto quasi la sensazione di essere stato io a ricevere quel calcio.

Mi tremano le mani al solo pensiero.

«Non si direbbe, tesoro.» Gli poso un bacio all'angolo della bocca. Kronos sospira piano. Mi accarezza la guancia. Avvicina il viso al mio. «Sto bene, sono solo lividi.» Mormora sulle mie labbra.

Lo stomaco fa una capriola. Prendo a baciargli lentamente il collo, accarezzando con dolcezza i suoi lividi. Lo sento fremere, mentre passa le mani tra i miei capelli. Mi posiziono su di lui.

Kronos allunga la mano verso il cassetto. Lo vedo estrarre  una flacone con delle pillole. Non commento, lo lascio fare. Immagino non si senta comunque benissimo. Ne ingurgita una e socchiude gli occhi.

Aspetto qualche istante. Come al solito attendo che se la senta.

Vorrei solo farlo stare meglio. Il mio unico desiderio e vederlo stare bene, rilassato.

«Ci penso io a te.» Gli ammicco.

🫀🫀🫀

Mi stendo al suo fianco e gli accarezzo il mento. Riprendo a baciarlo. Non riesco a smettere di assaporarlo nemmeno per un istante. Vorrei restare qui per sempre.

Affondo il capo nell'incavo del suo collo e gli accarezzo il petto.

«Non fare mai più una stronzata del genere. Mi hai fatto una promessa.»

Kronos sorride appena. «Sono ancora qui, no?»

Vorrei dargli un pugno in faccia, ma non ne ho le forze. Mi accoccolo a lui e Kronos mi stringe a sé. Sento il battito del suo cuore ed è una melodia che mi ha cullato già per una notte. Vorrei restare così per sempre.

Sento la voce di Iapetus chiamarci e mi metto a sedere. Kronos fa lo stesso e si sistema il maglione, poi i capelli. E ci mette almeno dieci minuti per aggiustarli. Lo guardo, poggiandomi allo stipite della porta e mi scappa un risolino. «Stanno già benissimo, tesoro.»

«No. Prima che tu e mio padre me li scombinaste.»

«Sei ossessivo.»

Dà un'ultima sistemata, con tre gesti secchi. Si volta verso di me e mi fa cenno di seguirlo fuori dalla stanza. Vorrei dirgli che con lui andrei ovunque, ma è un pensiero che preferisco tenermi per me.

Quando raggiungo il salotto, una strana sensazione di calore mi avvolge. Hydra mi viene incontro e mi abbraccia. Le accarezzo i capelli rossi e sorrido, sincero.

Kronos mi osserva, tenendo le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni. Chiacchiera con i fratelli. A casa è sempre così a suo agio, che mi si stringe il cuore.

Iapetus mi si affianca, avvolgendomi le spalle con un braccio. Ghigna e mi tira la guancia. «Avete scopato?» mormora.

Sgrano gli occhi e gli assesto una gomitata al fianco. «Ma che cazzo ti viene in mente?»

Va bene, sono un ottimo bugiardo, ma tecnicamente in effetti non l'abbiamo fatto. Sono stato io a farlo stare meglio e basta. Quindi non sto mentendo, per una volta.

Iapetus ridacchia e scrolla le spalle. Indica Kronos con un  cenno del capo. «Ha le orecchie arrossate. Lo sapevi che dopo il sesso, a causa di un eccesso di flusso sanguigno possono arrossarsi? Quindi avete scopato.»

«È una passione di famiglia conoscere fatti strani?» Replico con un tono piccato. «E no! Non abbiamo fatto nulla, ora smettila.»

«Va bene. Ma tanto io lo so. Kronos sa che io so e tu sai che io so. Quindi con me potete non farvi problemi. Vi posso lasciare la stanza libera quando vi pare-»

Adesso è il mio turno di arrossire come un idiota. Sento le guance andarmi a fuoco e lo spingo lontano, con una spallata. Lui ridacchia divertito e sbuffo.

Dovrei dire a Kronos che forse Iapetus è più idiota di me. Per carità, è il mio migliore amico, ma in questo momento lo strozzerei volentieri.

Mi accomodo accanto a Kronos. La signora Manson e Uranus sistemano i piatti a tavola. Siamo tutti insieme. Non mi sono mai sentito così a casa. Sono felice, ed è strano.

Kronos mi accarezza la gamba da sotto il tavolo. Lo guardo e mi sorride appena. Il mio stomaco fa l'ennesima capriola, si aggroviglia su se stesso in una morsa piacevole.

🫀🫀🫀

Dopo cena, ce ne siamo restati tutti per un po' vicino al camino. Poi man mano, i primi hanno iniziato a crollare. Iapetus è stato il primo ad andarsene a dormire in camera.

Dopo di lui, Rhea e Hydra, anche se dalle loro chiacchiere ho intuito che avrebbero costruito un fortino di coperte, per divertirsi durante la notte.

Hyperion è uno degli ultimi ad abbandonare il tepore della legna bruciata nel camino. Osserva per un'ultima volta le fiamme, quasi malinconico e ci dà la buonanotte.

Si allontana, lasciandoci soli.

Mi accoccolo vicino a Kronos e poggio il capo contro la sua spalla. «Dormi di nuovo con me, questa sera?»

Probabilmente sono risultato ridicolo e forse Kronos avrebbe ragione a mandarmi via. Mi sento un idiota e mi sono appena pentito di averglielo chiesto. Gli uomini non dovrebbero essere così deboli, non possono comportarsi come delle ragazzine piagnucolone. Mio padre me lo diceva sempre e alla fine aveva ragione.

Kronos mi fissa appena. «Va bene.» Si tira in piedi e mi tende la mano. Mi sento un bambino idiota a sorridergli come un ebete. La afferro e mi lascio guidare da lui.

Andiamo in camera. Ci spogliamo entrambi, lanciandoci ogni tanto uno sguardo e un sorriso. Indossiamo il pigiama e mi distendo nel letto che ormai occupa la loro stanza e che è mio. Kronos si sistema accanto a me e tira su le coperte, fino a coprire entrambi. Gli lascio un bacio sulla guancia, sfregando il mio naso contro il suo. Lui fa un sorrisetto e si posiziona sul fianco, guardandomi intensamente. «Non hai sonno?»

Scuoto il capo. Sento tante cose ma non il sonno, non in questo momento. Gli do un altro bacio, che lui ricambia. «Voglio fare un bagno.»

Kronos aggrotta la fronte. «Ehm, okay. Posso prepararti la vasca-»

Ridacchio e scuoto il capo. «Al mare. Perché non andiamo a fare un bagno di mezzanotte?»

Non so come sia riuscito a convincerlo.

In realtà credevo che mi dicesse che fossi un idiota ad avere certe idee.

Ero sicuro si arrabbiasse, dopo che avevo cercato di farlo dormire con me. Invece mi ha accontentato.

Sono confuso, ma non ho fatto commenti per non rischiare di giocarmi questa serata. Inizio a credere che farebbe qualsiasi cosa gli proponga.

So solo che Kronos ha annuito come intontito alla mia proposta. Si è rivestito insieme a me e mi ha seguito fino alla spiaggia, nonostante il freddo della notte.

Alzo lo sguardo verso il cielo e sorrido, individuando le stelle. Afferro per la mano Kronos, che ha anche lui il naso all'insù a fissare quei puntini luminosi.

Guardo il mare. È stranamente calmo. Una tavola nera, in cui si specchiano anche quelle stelle così lontane. So che il torneo è vicino, ma voglio allontanare i pensieri per questa sera. Voglio che Kronos non pensi ad altro.

Lo vedo bere del whisky dalla solita fiaschetta. Mi libero dei vestiti, restandomene in intimo, e corro verso il mare. «Andiamo? O vorrai restare lì impalato?»

Kronos si toglie il maglione e sbottona i pantaloni. Mi fissa titubante.

«Ma non è fredda?»

«Che importa?» Sfodero un ghigno, «ci sono io a riscaldarti se vuoi, tesoro.» Mi tuffo. L'acqua salata mi bagna completamente ed è una sensazione rivitalizzante. Quando emergo, mi tiro i ricci all'indietro.

Kronos rotea gli occhi e mi raggiunge. Lo perdo, mentre è sott'acqua, ma poi emerge proprio di fronte a me e gli scappa uno sbuffo. «Porca puttana, è congelata. Qui non c'è mai sole che possa riscaldarla tutto il giorno. Che idea del cazz-»

Mi avvinghio su di lui e lo bacio. Così almeno sta un po' zitto. Gli sorrido e faccio scontrare le nostre fronti. «Però ci sono le stelle.» Vorrei dirgli che ho occhi solo per lui, non mi importa del mare, del cielo, del freddo.

Kronos sorride appena e tiene lo sguardo fisso su di me. «Però ci sono le stelle.»

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