XXIX. La nostra seconda prova è una specie di caccia al tesoro

Adonis


Dopo il bagno nel Lago, siamo ritornati nella cittadella. Siamo rimasti per un po' in silenzio, a lanciarci occhiate. Ho sempre detestato gli attimi vuoti, senza parole a riempirli, ma con Kronos non mi pesano, tutt'altro. Mi fanno sentire adeguato, nonostante tutto.

Quando si è addormentato, non sono riuscito a prender sonno. Mi sono rigirato per ore nel letto, cercando di crollare in qualche modo, ma tanti pensieri mi si affollavano nella testa.
Non ho idea del perché Kronos volesse quelle informazioni, ma, conoscendolo, sono sicuro che voglia tentare di appropriarsi del governo della Grande Città, tentando un colpo di Stato.
Per quanto voglia vederlo trionfare sul mondo, abbattendosi come una calamità naturale, non posso permettermi di perdere l'unica possibilità di uccidere mio padre.
Devo farlo, anche mentendogli.

Forse solo così riuscirei a essere libero, a superare la sua voce che ancora adesso mi sussurra all'orecchio.

Sei inutile.
Cosa dovrei farne con te?
Ringrazia di avere un bel faccino, perché è l'unico modo che hai per venderti.

Quando mi risveglio, sono madido di sudore. La maglia mi si è appiccicata addosso e prendo un paio di grossi respiri. Mi guardo intorno frenetico. Sono solo io.

Lui non è qui. Non è pronto a darmi il tormento. I fantasmi di quei ricordi aleggiano ancora nella mia mente, come se volessero trascinarmi in quella villa infestata.

Presto la sua voce sarà lontana e potrò essere felice. Me lo merito, alla fine. Mi massaggio le tempie con nervosismo, provando a rilassare i muscoli. Osservo, poi, Kronos nel letto. Sonnecchia tranquillo e i riccioli neri gli ricadono davanti al volto come una matassa confusa e disordinata. Mi viene da sorridere, guardando com'è tranquillo quando dorme.
Ha dei piccoli tagli sulle braccia, cicatrici, che poi spero andranno via, delle sue infinite battaglie nell'Arena. Sono felice che sia finita.

Quando non sarà più nella città dei reietti, ne approfitterò per farla saltare in aria. Vederla mi ricorderebbe solo quanto abbia rischiato di perderlo. Non gli permetterò di farsi ancora del male. Mi stendo di nuovo al suo fianco e gli accarezzo la schiena, ma me ne pento l'istante successivo.

Kronos sgrana gli occhi e scatta a sedere. Senza neanche rendersene conto, troneggia su di me e mi porta una mano alla gola. Non stringe.
Non ho mai avuto paura di lui come in questo momento. I suoi occhi sembrano pozze nere ripiene e straripanti di odio. Sento il cuore battere all'impazzata contro lo sterno. «Mi-mi dispiace.» Gli accarezzo il polso, cercando di indurlo ad allontanare le dita dal mio collo.

Lui sbatte le palpebre e si allontana spaventato. Si rifugia al bordo del letto e tira le ginocchia al petto, dondolandosi tre volte su se stesso. «Scusa. N-non avevo capito fossi tu.»

Scuoto il capo e mi avvicino piano, testando man mano la distanza tra noi per non turbarlo. Non sono completamente idiota, ho visto come cerca di deviare il contatto fisico la maggior parte delle volte. Non avrò mai il coraggio di chiedergli altro. Kronos è un mosaico, pieno di tasselli mancanti. Ma non sono dispersi chissà dove, li ha nascosti così bene da voler sembrare rotto e irreparabile, vuole essere incompleto per non mostrarsi debole.
E dubito che con me sarà mai sincero.
Alla fine mio padre ha sempre avuto ragione, da me non si aspetteranno altro che un bel faccino.

«Stai bene? Vuoi che usciamo un po' fuori a prendere aria? Forse ti farebbe bene.»

Kronos scuote il capo deciso. Si tira alcuni ciuffi di capelli all'indietro, tre volte. Poi si tira in piedi e comincia a sistemarsi. «Sto bene... credevo solo fossi uno dei nostri avversari.» Si poggia contro la parete. Prende un grosso respiro. «Non mi fido per niente di loro.»

Annuisco. «Va bene, ma dovremmo mangiare qualcos-»
Una bustina mi colpisce in pieno volto. Vorrei lamentarmi delle sue maniere davvero penose, ma mi scappa un sorriso, quando vedo una barretta al cioccolato. Me la rigiro tra le mani e inizio a scartarla. Il mio stomaco prende a brontolare famelico non appena ne addento un morso.

Okay, il mio stomaco sembra un tuono in burrasca. Sbuffo. «Tu riesci a sentire la mia pancia?»

Kronos si siede accanto a me, mangiando. «In che senso? Nel caso non lo sapessi, Adonis, sei maschio e quindi in quanto tale non puoi essere incinto.»

Roteo gli occhi di proposito, per accentuare il mio melodrammatico fastidio, e gli assesto una gomitata al fianco. «Non sono così stupido.»

«Era giusto per assicurarmi che fossi ben informato, sai com'è.» Kronos ridacchia. Mi piace il suono della sua risata, è rara come un cielo terso nella città dei reietti. Farei qualsiasi cosa per ascoltarla per ore. Vorrei poterla intrappolare e racchiuderla in un portagioie, per assaporarla quando le mie giornate mi ingabbiano senza lasciarmi vie d'uscita apparenti.

«Stava brontolando prima, mi chiedevo se l'avessi sentito.»
«Credo lo abbiano sentito anche gli altri tre idioti che partecipano con noi a questo stupido Torneo.»

«Oggi sei particolarmente carico con i tuoi commenti, vero?»

Kronos mi sbircia di traverso e prende un ultimo boccone della sua barretta. «Va bene, scusa.»
Poggio il capo contro la sua spalla. Vorrei potermi avvinghiare di più a lui. Sentire il suo calore e il ritmo dei suoi respiri mi calma. Riesco a ritrovare una sorta di strana serenità e mi fa stare bene.

Un colpo di cannone rimbomba per tutta la cittadella, facendo vibrare le pareti di quella piccola casa che abbiamo reclamato come nostra.

Dobbiamo radunarci per la seconda prova. Un brivido mi percorre la schiena, facendomi raggelare. Dovrebbe essere la prova di Hades e, a quanto ricordo, era abbastanza simile a una caccia al tesoro, o giù di lì.
Mea culpa, ammetto di non aver prestato mai abbastanza attenzione quando Artemis ne parlava con lui. D'altronde all'epoca non immaginavo nemmeno minimamente la piega che avrebbero preso gli eventi.

Kronos sussulta appena e mi dà una leggera spallata poi. «Dobbiamo prepararci.» Si tira in piedi e afferra il proprio zaino. Controlla le sue armi una ad una. «Che hai?»

«Nulla.»
Bugiardo.
Sono preoccupato. Non riesco a fidarmi di nessuno in questo torneo. Non dormo. La voce di mio padre mi dà il tormento e ammetto di sentirmi un verme a voler congiurare alle spalle di Kronos, rubandogli la vendetta, ma davanti alla rabbia non c'è nessun legame che tenga. Alleggerisco il mio senso di colpa coprendogli le spalle durante il torneo, per sentirmi in pace con me stesso, ma ho una strana sensazione logorarmi dentro, rosicchiare parte dell'anima che ho giurato essere di Kronos.

Si va in scena.
Fingo un sorriso, un sorriso allegro, uno dei soliti.

Kronos mi osserva di sbieco, ma non commenta. Credo che abbia creduto a questa farsa. O almeno lo spero. Lui avrebbe fatto lo stesso al posto mio, ne sono sicuro. Forse anche peggio.

Lo seguo fuori dalla casetta. Ci guardiamo intorno e in lontananza intravedo una luce rossa come quella di Hades. Non so cos'altro aspettarmi dalla prova, ma non ci resta che scoprirlo.

«Comunque, sei un pessimo bugiardo. Se vinco la prova, poi mi dirai a cosa stai pensando?» Kronos mi si affianca, mentre camminiamo verso il bosco.

«Non penso mai. Non ricordi?»
«Certo, come no.»

Mi lascio distrarre dall'intenso odore di bagnato che permea la natura circostante. Storco appena il naso, infastidito. Ieri notte, alla fine, è stato il rumore della pioggia incessante e costante a farmi appisolare.
Per un po' mi ero perso a fissare le gocce d'acqua ticchettare contro la finestra. Poi avevo iniziato a rigirarmi nervoso nelle coperte.
Ho smesso quando ho sentito Kronos mugolare qualcosa nel sonno e non mi sembravano complimenti, anzi.

Sussulto, quando, nel silenzio inquietante di questo posto, un fruscio in alto attira la mia attenzione. Alzo lo sguardo verso le verdi fronde degli alberi e noto alcuni uccelli volare via, in alto.
Chissà dove scappano. Mi piacerebbe andare con loro, per essere abbastanza lontano da non sentire questo rimorso bruciarmi gli organi.

«Non mi piace questa foresta.»
«Perché no?»

«Troppo silenziosa.» Do un calcio a una foglia per terra, ma rischio di scivolare. Il muschio bagnato è davvero un nemico imprevedibile. Se non fosse per Kronos, che mi ha afferrato per il braccio, mi ritroverei spalmato sul terreno, a lamentarmi del fango che mi insozza i vestiti.

«Puoi stare fermo per due cazzo di secondi?»

Gli scocco un'occhiataccia e mi libero della sua presa. Inizio a gesticolare, non me ne rendo neanche conto, ma non riesco a stare fermo un attimo, sento il mio corpo sfrigolare solo se ci provo. «Perché? Insomma, non siamo tutti mummie imbalsamate come te.»

Kronos si ferma per un istante e mi osserva confuso. «Sei insopportabile.»

Ghigno e avvicino il viso al suo. Lo vedo mentre mi fissa le labbra, indeciso. «Quanto un palo nel culo? È stato questo che mi hai detto al nostro primo incontro, ricordi, tesoro?»

Kronos fa uno sbuffo e mi spinge di lato. Non riesce a nascondere l'ombra di un sorriso, però. «Muoviti, idiota.»

Quando arriviamo nel luogo in cui la luce è puntata, non siamo i primi. Anche gli altri partecipanti sono già lì e ci guardano come fossimo bestie.

Dal buio della foresta emerge Hephestus poco dopo. Kronos al mio fianco si irrigidisce e chiude i pugni in due morse che, a giudicare dalle nocche pallide, devono essere dolorose.

L'uomo si sistema la cravatta e ci lancia un'occhiata torva. «Alla fine ho voluto rispettare la prova che il mio caro amico aveva progettato-»

«Così caro che lo hai ucciso a sangue freddo.» Kronos gli urla contro e avanza verso di lui, ma lo tiro indietro.

«Non adesso.» Gli sussurro all'orecchio. «Vuoi vincere o no il torneo? Allora resta concentrato.»

Lui si libera dalla mia presa e bofonchia infastidito: «bene.»

Hephestus fa un mezzo sorriso e mi osserva di sbieco. Non so a cosa stia pensando, ma preferisco non venirne a conoscenza. Tossicchia per attirare nuovamente la nostra attenzione. «Dicevo, allora la prova consisterà nel proteggere con tutte le vostre forze la vostra fiaccola.» Si posiziona di lato e indica una serie di fiaccole che dovremo scegliere, con il liquido infiammabile e un accendino. «Dovrete nasconderla e andare a caccia delle fiaccole degli altri avversari. Alla fine chi ne avrà rubate di più, vincerà.» Si sistema ancora una volta la cravatta storta. «Dopo il primo sparo, avrete mezz'ora di tempo per nascondere la vostra torcia, dopodiché sentirete un secondo sparo, che darà il via alla caccia. Tutto chiaro?»

Tutti annuiamo insieme. Scegliamo la nostra meravigliosa fiaccola da difendere con la vita e attendiamo lo sparo.

Non appena sento il proiettile squarciare il silenzio, verso l'alto, corro nel bosco. So che non posso affiancarmi a Kronos in questa prova, ma dopo essermi appena un po' allontanato, lo individuo tra le fronde, mentre cerca di sparire tra i rami fitti delle piante. Lo seguo. Non ho voglia che stia troppo solo e voglio soltanto assicurarmi che stia bene.
E poi non so dove cazzo nascondere questa fiaccola.

Rischio di inciampare un paio di volte. Kronos si dirige verso il castello dove ci siamo accampati la prima notte, così opto per un posto abbastanza vicino. Certo non è il massimo dei nascondigli, ma non punto a vincere questa prova, in tutta onestà.

Mi acquatto contro una parete del castello, ma cado all'improvviso all'indietro, facendo un tonfo sonoro sul pavimento. Apro gli occhi e Kronos torreggia in piedi su di me. «Mi seguivi?»

«Non era una parete, quella?»
«No. Una porta. E ti ho visto mentre mi seguivi, sai non sei proprio silenzioso.» Kronos mi tende la mano per aiutarmi e la afferro, tirandomi in piedi. Lui sorride divertito e mi sistema appena i capelli. «L'hai nascosta?»

«Sì, ma non ti dirò dove, potresti rubarmela.» Sogghigno e gli poso un leggero bacio sulle labbra. Sento le sue distendersi in un piccolo sorriso, ma mi allontana poi, spingendomi all'indietro dopo aver posato l'indice sul mio petto.

«Ne dubito. Non ho intenzione di vincere rubando la tua fiaccola. Me ne basteranno almeno due.»

«Dove credi che possano aver nascosto le loro fiaccole?» Lo osservo con attenzione. Nella penombra del castello, Kronos sembra avere un'aria ancora più misteriosamente malinconica. I suoi occhi neri scrutano la zona.

Arriccia poi il naso. «È intelligente scegliere comunque un posto dove sappiano ritornare, che abbia qualcosa di riconoscibile, altrimenti ci si perderebbe nel bosco. Se io ho preso il Castello, alcuni di loro potrebbero essere o al Lago, o vicino l'Arena. O anche nei paraggi della baita del vecchio pecoraio pazzo. Considerando che avevamo solo mezz'ora di tempo per muoverci, in linea d'aria io avrei optato anche per il Lago.»

Non ho tempo di ribattere che uno sparo attira la nostra attenzione. Kronos si incupisce, come se adesso nulla contasse qualcosa per lui. Sfila un pugnale dalla giacca e si dirige fuori dal castello.

Vorrei seguirlo, ma, se devo essere sincero, vorrei evitare di concludere il Torneo proprio come ultimo. Più per una soddisfazione personale, ecco. Mi incammino dal lato opposto del bosco. Cerco di muovermi silenzioso tra gli alberi, quando una piccola idea mi sfiora la mente. Individuo un albero abbastanza alto. Sono sicuro che Kronos avesse ragione. Qualcuno sicuramente si muoverà verso il Lago. E sono altrettanto certo che molti cercherebbero di restare alla guardia della propria fiaccola, pur di non rischiare di concludere la prova senza nemmeno quella.

Forse posso approfittare della confusione di qualche scontro. Mi arrampico su un albero e attendo per qualche istante. Vedo Demeter che si guarda attorno con circospezione. Tiene la torcia alle spalle, vicino la cascata, e gira con una spada tra le mani. Devo solo aspettare il momento migliore, anche se il tempo sembra scorrere sempre più velocemente. So che abbiamo solo un'ora a disposizione. Sento poi dei passi e individuo Teseus. L'uomo le punta contro una lancia. «Se ti togli dal cazzo, allora ti risparmierò.»

Lei storce il naso e si mette in posizione di battaglia. «Scordatelo.»

Ingaggiano una lotta. Il clangore metallico dei fendenti risuona nel bosco. Decido di approfittarne. È il mio momento.
Scendo giù dall'albero, silenziosamente.

Mi nascondo nell'erba alta. Non posso rischiare di farmi vedere, ma sono così impegnati nel loro scontro da non accorgersi di starsi allontanando entrambi dal punto in cui la fiaccola è piantata nel terreno.
Capisco di dover star bene attento.

«Stavolta il tuo amato non verrà ad aiutarti, no?» Teseus le dà un calcio allo stomaco.

Demeter boccheggia e prende fiato. Si rialza subito dopo preparando il fendente, che l'uomo riesce a deviare.

Kronos aveva ragione. Tra Demeter e Dedalus c'è una relazione, il che li rende alleati. Forse potrei cercare un modo per separarli, ma adesso devo concentrarmi solo su quella dannata fiaccola.

Ne approfitto, quando vedo Teseus spingere Demeter nelle acque del Lago, andando a scontrarsi con lei sotto la cascata.
Faccio uno scatto in avanti. Non pensavo di poter essere così veloce, o almeno credevo di aver dimenticato le mie ottime attitudini da ladro.

Sfilo la torcia e inizio a correre a gambe levate verso il mio nascondiglio. Il cuore mi schizza in gola, non sento le loro urla, quindi non se ne sono ancora accorti. Sfilo tra le fronde degli alberi. Inciampo in una radice troppo superficiale, ma tengo la torcia aggrappata a me. Le ho spento la fiamma, per rischiare di dar fuoco a tutto. La riaccenderò una volta nel mio nascondiglio.

Mi tiro nuovamente in piedi, ma una fitta mi riverbera per tutta la caviglia. «Ah. Cazzo-» Mi mordo le labbra così forte da sentire il sapore metallico del sangue in bocca. Ho preso una brutta storta. Inizio a zoppicare ansimante fino al castello. Sono felice di vedere che la mia fiaccola non sia stata presa da nessuno e mi accascio al suo fianco. Accendo quella appena rubata e resto alla guardia del mio piccolo bottino. Almeno non sarò di certo un ultimo posto.

Sento Kronos tornare. Ha due torce in mano e mi sfugge un sorriso. Del sangue gli sporca la camicia e immagino abbia pestato Dedalus. Le tira in alto. «Dedalus e Teseus.»

Annuisco e indico la mia con un cenno del capo. «Demeter.»

«Che hai?»
«Niente. Mi fa solo male la caviglia.»

Kronos si inginocchia ai miei piedi e mi massaggia appena un po' nel punto dolente. Mi scappa un rantolo e sbuffo. Reprimo le lacrime, stringendo i denti. «Cazzo se fa male.»

«Andiamo, ti scorto fino al punto di incontro. Consegniamo le fiaccole e vinciamo questa stupida prova del cazzo.»

Mi appoggio a lui, tenendo le fiaccole in una sola mano e cingendogli le spalle con un braccio. Zoppico dolorante.

Kronos ha i muscoli rigidi, ma si rilassa non appena uno sparo -quello che annuncia la fine della prova- rimbomba per tutta la Foresta. Adesso non potranno attaccarci per derubarci. Raggiungiamo il punto di incontro, ma Kronos è più veloce di me e consegna solo due fiaccole, lasciando una delle sue a me.
Non capisco perché mi abbia fatto vincere. È un idiota, forse. Eppure era lui il genio tra noi due.

Hephestus ci guarda infastidito e inarca un sopracciglio, ma non fa commenti. «Adonis Williams primo posto e guadagna duecento punti. Kronos Hell secondo posto, somma centocinquanta punti ai suoi duecento, tornando primo in classifica. Demeter, Dedalus e Teseus zero punti, tutti senza fiaccole.»

Sento lo sguardo dei nostri avversari bruciarmi addosso e mi stringo nelle spalle. Non credo che a qualcuno di loro sia andato a genio non aver guadagnato nemmeno un punto.



🫀🫀🫀
Angolino
Come state? So che sono un po' latitante, a volte. Ma conto di riprendere a pubblicare due volte a settimana da adesso.
Spero che ToB non vi stia annoiando e alla prossima 🫶🏼

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