XVI. Partecipo alla mia prima riunione
Adonis
Esattamente non so bene cosa sto facendo della mia vita, né perché prendo alcune decisioni.
L'aria di festa è ovunque nel locale. Tutti ballano, bevono e si divertono. Mi piace lasciarmi cullare dalle luci stroboscopiche. Adoro perdermi nei loro colori e in quell'alternanza confusa. Fisso i miei ospiti, tutti che ridono, si divertono. Alcuni non vedono l'ora di provare i miei drink e le serate a tema da me proposte stanno spopolando.
Artemis mi guarda soddisfatta, standosene appoggiata al bancone. Beve un bicchiere di champagne e mi dà un buffetto affettuoso sulla guancia. «Devo ammettere che ci sai davvero fare con gli affari. Tra l'altro ottimo champagne. Continuerò a far scegliere a te i prodotti da importare.»
Gonfio il petto tronfio di orgoglio. Le ammicco e sorrido imbarazzato. Non sono abituato ai complimenti, tutt'altro. Per la prima volta, da quando sono nato, non mi sento sbagliato o inutile.
Artemis non mi ha mai accusato di niente di simile, né mi ha fatto pesare alcune scelte prese. Mi ha sempre perdonato gli sbagli, ha ascoltato le mie parole e mai ha creduto che le mie idee fossero da scartare a prescindere.
È l'unica che sa della mia dislessia e non si è mai posta il problema, anzi. Legge spesso le comunicazioni per me e mi considera al pari di un figlio. Anche Hydra, ormai tredicenne, mi adora e io non potrei mai fare a meno di lei. Lei stessa, spesso, mi aiuta con i calcoli, pur prendendomi bonariamente in giro quando appaio confuso.
«Ho trovato una piccola droga che potrebbe piacere ad alcuni dei nostri ospiti.» Le mostro ciò che mi hanno proposto.
Artemis legge e inarca un sopracciglio. «E perché dovremmo usarla?»
Scrollo le spalle. «So che teniamo al sicuro le nostre ballerine, ma perdiamo molti clienti quando non si sentono soddisfatti.» Artemis mi studia con attenzione, voglio che capisca le mie reali intenzioni, non mi azzarderei mai a pensare di far del male a una di quella ragazze. Alzo le mani prima che possa parlare e interrompermi. «Questa droga possiamo rifornirla alle ballerine. Quando un cliente vuole approfittarne e loro non ne hanno alcuna voglia, potranno scioglierla nei loro bicchieri. Crolleranno come sassi e al loro risveglio saranno appagati. I fumi dell'alcol e la sbronza lasceranno loro credere di essersi divertiti.» Ghigno. «Non solo non perdiamo i clienti e ci guadagniamo, ma li illudiamo anche.»
Il volto di Artemis si illumina in un sorrisetto compiaciuto. Mi accarezza la guancia e ridacchia. «Che genialata, da dove esce?»
Sorrido. Ho convinto qualcuno a prepararmela dopo una delle mie migliori prestazioni. Scrollo le spalle e indico Iapetus che è appena arrivato. «È stata una nostra idea, l'inventore è l'unico genio che abita in questa fantastica e pericolosa città.»
Alzo la mano verso il mio amico. Credo sia l'unico della famiglia Hell uscito completamente fuori rotta rispetto all'aria tetra e cupa che li circonda.
Iapetus saltella nella nostra direzione con fare allegro e mi travolge in un caloroso abbraccio. Nota il foglio che Artemis si rigira tra le mani e ghigna felice. «Allora? Ti piace il nostro super progetto? Perché ho in serbo anche alcol glitterato.»
Artemis inarca un sopracciglio e ci guarda confusa. «Che cosa?»
La tranquillizzo con un gesto distratto della mano. È ancora una bozza di idea, dobbiamo svilupparla per bene. «Non preoccuparti. Ora noi andiamo a fare un bel giro al tavolo da gioco.» Allungo un braccio attorno alle spalle di Iapetus e insieme ci allontaniamo.
Lui ridacchia e mi batte il cinque. Sembra un bambino felice mentre cammina nella sala, scansando tutti gli ospiti. Saliamo le scale di corsa, fino a raggiungere il piano superiore, dove infiniti tavoli si susseguono e le mani esperte dei croupier sono ipnotiche.
Iapetus si stiracchia. «Questa è la mia definizione di paradiso, sinceramente.»
Non posso dargli torto. Annuisco e mi siedo al suo fianco al tavolo. Iniziamo a puntare entrambi, nella speranza di vincere qualcosa e dividere. Giochiamo in coppia. Affondo le mani nelle tasche dei pantaloni aderenti e sospiro piano.
«Ti ha detto qualcosa?»
Iapetus inarca un sopracciglio. «Chi?»
«Tuo fratello, chi altrimenti?!» Sbuffo e osservo le prime venti dracme andar via. Nonostante siamo entrambi due ludopatici, a quanto pare la fortuna ha deciso di voltarci le spalle per molto e troppo tempo. La cosa mi irrita alquanto.
Iapetus ghigna e punta di nuovo. «Che ti importa? Scusa, non hai Sybilla? Diciamocelo, è davvero carina.»
Sbuffo. Certo, lei mi piace, è intelligente, acuta, gentile e molto avvenente. Eppure c'è sempre quella vocina che mi riporta a Kronos.
Alzo lo sguardo e mi rendo conto che sta venendo proprio nella nostra direzione. Tutti si voltano a guardarla. I suoi capelli chiari svolazzano in aria, mentre cammina con un'andatura leggera ma decisa, sicura della propria bellezza.
Gli occhi scuri si posano su di me. Le sorrido e allungo una mano, che afferra, sedendosi subito sulle mie ginocchia.
«Ti stavo cercando ovunque.» Sybilla mi accarezza la guancia e deposita un bacio lieve sulle mie labbra.
Iapetus ci guarda di sbieco. Lo vedo storcere il naso, mentre continua a giocare e a osservare le sue carte, che saranno sicuramente perdenti.
«Stavo parlando col mio socio in affari.» Lo indico e Sybilla annuisce. So che non ama particolarmente gli Hell, in realtà tutti in città li temono e li tengono a debita distanza.
Ma io sono legato a loro e so che, in fondo, il mio destino sarà sempre correlato a Kronos, che ci piaccia o meno.
«Artemis ha approvato la vostra droga?»
«Certamente! È un'idea geniale, in effetti. Come potrebbe non farlo? Insomma, siamo stati davvero notti intere a pensarci.» Iapetus sorride entusiasta e saltella felice quando riesce a vincere almeno una mano.
Accarezzo la schiena di Sybilla e sorrido quando la sento rabbrividire sotto il mio tocco. Le bacio la spalla e lei mi accarezza i ricci chiari. Si avvicina al mio orecchio. «Allora più tardi ti aspetto in camera?»
Faccio per annuire, ma mi blocco. Ricordo di aver promesso di accompagnare Artemis alla riunione dei consoli e non voglio mancare per nulla al mondo. Mi gratto il mento e mi rabbuio. «In realtà, cara, devo andare alla riunione dei consoli.»
In pochi istanti ci sono due atteggiamenti corporei diversi.
C'è Sybilla che si affloscia su se stessa, chiaramente delusa. Mi occuperò di lei al mio ritorno. Per consolarla, arriccio attorno al dito i suoi bellissimi capelli lisci. Sogghigno e le lascio un bacio dietro l'orecchio.
Nello stesso momento, c'è poi Iapetus, che si lascia scappare un sorrisetto felice. Sorrisetto che svanisce pochi istanti dopo, quando realizza di aver perso tutto.
Di nuovo.
Si alza di scatto. «Va bene, mi arrendo.» Si lagna e dà un calcio all'aria.
Si gira a guardarci e storce il naso. Non ha tempo di replicare, perché Hydra viene a chiamarmi. Si dondola sulle gambe e saluta tutti, poi fissa gli occhi verdi nei miei. «Ha detto mamma che devi raggiungerla fuori.»
Mi tiro subito in piedi. Do un bacio veloce a Sybilla, che però mi trattiene per qualche istante, approfondendolo. Sorrido divertito e mi allontano, dopo averle ammiccato un'ultima volta e aver salutato anche Iapetus.
🫀🫀🫀
L'aria è fredda e mi stringo nelle spalle. La Luna illumina il cielo notturno e mi sorprende riuscire a intravedere qualche stella. Di solito quei puntini luminosi sono solo un miraggio qui e non mi abituerò mai all'idea di non poterle più osservare come quando ero nella Grande Città.
Man mano quel ricordo sta svanendo e mi lacera l'anima, forse perché era uno dei pochi positivi che conservavo con piacere e gelosia.
Inizio a credere che ormai nulla più mi legherà a quel posto, solo uno stupido legame di sangue. Quando arriverà il mio momento, quando finalmente potrò partecipare al torneo, mi vendicherò. Estirperò tutto ciò che ancora mi rende uno di loro.
Ucciderò mio padre e questo posso anche giurarlo.
Questo non è ancora il mio anno. Dall'alleanza di Artemis con Uranus e Hades, quest'anno torna al campione del distretto Cenere vincere, ossia a Kronos.
Tra tre anni toccherà a un campione di Artemis e ha già deciso che sarò io a rappresentarla, dopo aver saputo le mie motivazioni.
Una folata di vento gelido mi pugnala alla schiena, facendomi rabbrividire. Forse avrei dovuto indossare una giacca, ma preferisco mostrarmi piuttosto che nascondermi. Probabilmente non c'è nulla di bello in me, almeno non all'interno. Non sono abbastanza intelligente, né altrettanto profondo. Sono solo un bellissimo involucro e voglio brillare il più possibile.
Arriviamo davanti alla Villa di Zeus. Trovo quel mausoleo elegante ma pomposo. Vuole imporsi come un faro di cultura nell'oscurità dei reietti.
Fisso le colonne classiche, che si stagliano con fierezza, sorreggendo il tetto. Il portico circostante, nonostante tutto, è incantevole e il fragore dell'acqua nelle fontane mi rilassa.
C'è profumo di vino nell'aria e, d'istinto, mi guardo intorno per vedere da dove proviene.
Artemis mi sorride buona, accarezzandomi la spalla. Il suo tocco è sempre buono e gentile. «Preparano una festa per questa sera...»
Annuisco e la seguo fino all'interno. L'ultima volta che ci ho messo piede è stato quando ho aiutato Kronos nel suo piccolo attentato. Da allora, ogni anno, sempre durante la festa del minotauro del distretto Vita, organizza un attacco a sorpresa.
Il distretto Cenere di Uranus e quello Vita di Zeus non si sono mai appoggiati, anzi. Fin dall'alba dei tempi -almeno così dicono- c'era un odio viscerale.
Quelli a comando erano Thanatos ed Eros. A quanto so, il primo uccise il secondo, alla fine.
Saliamo l'enorme scalinata fino ad arrivare sul corridoio. Diversi camerieri si muovono in avanti e indietro e ci sono alcune sculture classiche. Mi avvicino a una di queste, provando solo a sfiorarla e già rischio di farla crepare in mille pezzi. Artemis mi tira all'indietro, trattenendo a stento una risatina. «Ops», commento grattandomi dietro il collo in imbarazzo.
Sento dei passi familiari e il cuore mi schizza in gola. Mi volto a osservare Kronos, che se ne sta con indosso un completo elegante nero. Ammetto di trovarlo ancora più eccitante in queste vesti. Si sistema la cravatta e si affianca a suo padre. Uranus va incontro ad Artemis con un enorme sorriso a increspargli le labbra e le stringe la mano con vigore. «Hades è in arrivo con Hephestus.»
Artemis storce il naso. «Non mi piace particolarmente Hephestus.»
Uranus scrolla le spalle. «Sono buoni amici, dai.»
Saluto Kronos con un cenno. Già mi stava guardando e sussulta quando si accorge che mi sto rivolgendo a lui. Fa un cenno col capo e affonda le mani nelle tasche dei pantaloni.
Pochi istanti dopo anche Hades ci raggiunge. Indossa il solito cappello e occhiali da sole vistosi. Si libera del primo, sistemandosi i capelli rossi. Al suo fianco c'è un uomo dalla pelle scura e un sorriso cordiale. Immagino sia Hephestus, che ci saluta tutti con gentilezza.
«Mirah è già dentro.» Gracchia Hades. Batte un pugno contro la porta.
È Athena ad aprirci. Non so perché ma ho sempre trovato questa ragazza tremendamente inquietante. I suoi occhi color ghiaccio riescono a penetrare nella pelle, scavando fino alle ossa. Rabbrividisco e arretro, scontrandomi contro il petto di Kronos.
Di colpo i miei muscoli si rilassano e gli rivolgo un'occhiata. «Scusa.»
«Non fa niente.» Kronos mi scruta con quello sguardo scuro e mi sento attratto come da una calamita.
Ci accomodiamo nella Sala Ovale, attorno al tavolo dalla forma che dà il nome all'ufficio. Zeus ci accoglie sorridenti, gli occhi chiari sono distesi in un sorriso forzato, che però si spegne di colpo quando incrocia quello di Kronos, che ghigna osservando il dito mancante.
Mi siedo accanto a lui, in disparte dai consoli adulti, che invece sono seduti vicino tra loro.
Da sotto il tavolo le nostre mani si accarezzano per un istante e mi sento percorso da una scarica elettrica, mentre un pensiero folle mi si insinua tra le pareti della mente, strisciando come un serpente sinuoso. Sorrido appena e lascio scivolare la mano sulla sua gamba. Kronos sussulta e mi lancia un'occhiata torva.
Sfila dalla tasca della giacca una fiaschetta e manda giù alcuni sorsi.
«Bene, quest'anno il teatro di gioco avevano pensato potesse essere una cittadella.» Zeus illustra il proprio progetto, stendendo sul tavolo un enorme foglio.
Kronos si allunga curioso. Lo sento ritrarsi quando la mia mano scivola all'interno della sua coscia. Mi guarda e ghigno divertito. Mi fissa e deglutisce.
«Pensi di potertene occupare? Sarà come una cittadina dove i ragazzi si muoveranno e alloggeranno aspettando per le prove...» Zeus guarda Hades con fierezza.
Kronos si porta una mano davanti alla bocca e sogghigno. Adoro vederlo in difficoltà e alla mia completa mercé. Trascorrerei ore a fissare il suo profilo, beandomi delle sue espressioni quando gli cade quella maschera di indifferenza.
Uranus si massaggia la barba. «Potremo organizzare anche una prova all'interno. Non per forza tutte nel bosco.»
Mirah annuisce, guardando nel vuoto. «Mi sembra un'eccellente idea.»
Hades sorride. Mi diverte tenere lo sguardo su di loro, mentre faccio di Kronos ciò che mi pare. Mi assesta poi un pugno sulla gamba, così lascio perdere. Cristo quanto fa male. A volte dimentico quanto si alleni ogni giorno.
«Posso farcela. Magari mi farò aiutare dal nostro piccolo genio.»
Tutti si voltano a guardare Kronos e mi blocco. Lui sussulta e si drizza con la schiena. Annuisce con un flebile cenno del capo.
Tutti ritornano a osservare il progetto e vorrei scoppiare a ridere. Tutto il divertimento, però, svanisce in un istante, quando incrocio lo sguardo di Athena dall'altro lato del tavolo, che mi osserva con quel solito glaciale sguardo calcolatore.
Non ho tempo di formulare pensieri, perché Zeus torna a prestarci attenzione.
«E io dovrei fidarmi di un progetto partorito anche da quel bastardo? Lo stesso che mi ha tranciato un dito?!» Batte un pugno sul tavolo.
Kronos si irrigidisce. Lo vedo contrarre la mascella. Fa per parlare, ma Uranus lo anticipa. «Quel bastardo è mio figlio. Prova ancora a parlare di lui in quel modo e un dito non sarà solo l'unica parte del corpo che ti mancherà.»
Hades si scambia un'occhiata con Artemis. Entrambi annuiscono.
Mirah sospira piano. «Dovremmo calmarci tutti quanti-»
«No!» Zeus afferra Uranus per il collo della camicia.
Kronos vorrebbe alzarsi, ma Artemis gli posa le mani sulle spalle, spingendolo a sedersi. «Ne ho le palle piene della vostra alleanza del cazzo, Uranus. Guardatevi bene le spalle.»
Uranus digrigna i denti. Di colpo i suoi occhi neri sembrano incupirsi ancora di più, come attraversati da un temporale. «Toglimi le mani di dosso, Zeus. Questo è un avvertimento. Non te ne darò altri.»
Hades rotea gli occhi e si mette in mezzo. Fa uno dei suoi soliti sorrisetti sardonici. «Dovresti calmarti, Zeus. Il progetto sarà mio. Kronos farà solo supervisioni calcolative.» Prende da bere e ingurgita il whisky.
Mirah aggrotta la fronte. «Tu sei un idiota ubriaco! E come dovremmo mai fidarci di lui? È un pazzo. Ogni anno ci crea problemi »
«Chiudi quella fogna.» Uranus le punta un dito contro.
Sbircio Kronos al mio fianco. Sta osservando suo padre con uno sguardo pieno di gratitudine.
Hades si porta una mano al petto. «Io sarò anche ubriaco, Mirah. Ma tra poche ore tornerò sobrio, tu invece resterai una vecchia rompicoglioni.»
Mi scappa una risatina, ma Artemis mi preme le mani sulle spalle, soffocandola.
«Ora basta.» È lei a prendere parola. Si avvicina a Zeus. «Le alleanze sono sempre esistite e lo sai bene. Adesso chiuderai quella bocca del cazzo e accetterai l'aiuto di Hades. Nessuno di noi è tenuto a realizzare la tua bella cittadella del cazzo, ma ti accontentiamo. Se fossi in te, me ne starei zitto e riconoscente.»
🫀🫀🫀
Angolino
Il capitolo fa schifo.
Ma meglio di così non sarebbe uscito, quindi amen ce lo teniamo così.
Alla prossima ✌🏼
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