XIII. Potevo ubriacarmi, ma partecipo a una strage più divertente
Adonis
Devo ammetterlo.
Quando Kronos organizza un attacco a sorpresa e premedita un omicidio di massa è ancora più attraente. Non so cosa non funzioni in me, né quante siano le mie rotelle fuori posto, ma è difficile cercare di concentrarsi sul suo piano e non sul fatto che lo spingerei contro il divano del suo salotto per fare tutt'altro che cose caste.
Ci siamo spostati a casa loro, approfittando del fatto che saremmo stati soli, mentre Rhea restava in infermeria insieme a Uranus, distraendolo assieme agli altri due adulti.
Avremmo avuto così tutto il tempo di preparare l'attacco e agire questa notte.
Hyperion sgranocchia delle noccioline, standosene seduto su una poltrona, mentre Kronos ha spolverato una lavagna e ha iniziato a scrivere con un gesso tutto quello che avremmo dovuto fare, oltre ad aver preso un'enorme mappa della città dei reietti per indicarci ogni zona.
Si passa una mano tra i capelli e mi fissa. «Mi stai ascoltando?»
No.
Ho perso il filo del discorso non appena ha iniziato a comportarsi come un professore e ha alzato le maniche del maglione per il caldo.
Inoltre ho una domanda che mi affligge dall'inizio di questa storia. «Da dove hai preso quella lavagna?»
Hyperion sogghigna. «In effetti da dove spunta?»
Kronos si lascia cadere le braccia lungo i fianchi. «Dalla discarica, ci sono tante cose interessanti.» Sbuffa frustrato e ci guarda ancor più esasperato. In realtà guarda me in quel modo. «Sapresti ripetermi cos'ho appena detto?»
Mi spaparanzo contro lo schienale del divano e allargo le gambe, sgranchendole. Non mi interessa. Mi basta sapere che ci infiltreremo alle dieci nella festa di Zeus e faremo un po' di stragi, con tanto divertimento. Non mi serve conoscere altro. «Senti, tesoro. Noi entriamo, spaventiamo, uccidiamo e ce ne andiamo, no? Perché non vieni a rilassarti un po'?»
Kronos deglutisce e scuote il capo. Stringe il gessetto tra le mani e me lo lancia contro, colpendomi il braccio. «Sto cercando di spiegarvi le entrate più strategiche.»
Hyperion sbadiglia. «Io ho capito. Forse il tuo amichetto ha bisogno di qualche ripetizione in più.»
Già. Ma non credo che io e Kronos abbiamo in mente lo stesso genere di ripetizione. Hyperion si tira in piedi e scrolla le spalle. «Allora alle nove e mezzo ci facciamo trovare vicino alle porte est del distretto di Athena.»
Kronos annuisce. «Portate qualche pugnale di riserva e qualsiasi oggetto che possa sembrare un'arma. Una volta entrati, ci divideremo. Voi spaventate chiunque capiti nel vostro raggio d'azione. Io cercherò Zeus.»
Hyperion inarca un sopracciglio. «Cosa vuoi fare?»
«Lasciargli un messaggio.»
Hyperion non sembra convinto della sua spiegazione, ma se la fa bastare. Si acciglia e inizia ad allontanarsi dal salotto. Dice che andrà a riposare un po' e ci lascia soli.
Kronos lo osserva, aspetta che la sua figura sparisca e inchioda lo sguardo su di me. «Hai capito o no?» Afferra il proprio giubbotto e sfila la solita fiaschetta. Fa un paio di sorsi e strizza gli occhi. Ne fa un terzo e manda giù di nuovo. Ha gli occhi appena un po' lucidi e annebbiati, ma non ci presto più di tanto attenzione.
Mi tiro in piedi e mi avvicino a lui. Lo vedo mentre mi studia, come se aspettasse la mia prossima mossa. A volte ha lo stesso sguardo di un predatore affamato di sangue.
«Sei in ottime mani, tesoro.»
Kronos bofonchia qualcosa che non riesco a comprendere e inizia a pulire la lavagna.
«C'è solo un piccolo problemino, tesoro.»
«Ti ho detto di non chiamarmi così, idiota.» Stringe i pugni.
Mi tendo verso di lui, fino a far quasi sfiorare i nostri nasi. Mi sembra di sentirlo trattenere il fiato, mentre le sue iridi nere come pozze di petrolio si specchiano nei miei occhi. «E cosa farai? Mi lancerai contro un altro dei tuoi gessetti?»
Kronos mi afferra per il colletto della camicia e mi spinge lontano, facendomi perdere l'equilibrio contro il divano. Ghigno divertito.
«Allora? Quale sarebbe questo problemino?»
«Non ho armi con me. Né da Artemis ne troverò alcune accessibili, considerando che c'è Hydra in giro.» Mi metto seduto e lo osservo. Lo tiro a me afferrandolo per il bordo del maglione e alzo lo sguardo su di lui, che se ne sta in piedi a scrutarmi con attenzione.
Si libera dalla mia presa e indietreggia appena. «Seguimi, te ne presto io alcune.»
Sorrido divertito e mi tiro in piedi. Non so se è consapevole che qualsiasi cosa abbia intenzione di prestarmi non tornerà mai più indietro.
Saltello alle sue spalle, seguendolo lungo i dedalici corridoi di quella Villa. Mi guardo intorno stordito e incuriosito. C'è una porta poco appena aperta e sbircio, individuando una palestra. Kronos spinge in avanti proprio quella porta e mi fa entrare, dopo avermi lanciato un'occhiata eloquente. «Sei proprio un impiccione.»
Gli sorrido e gli poso un bacio veloce sul collo. «Dimmi che non ti piace allora.»
Mi spinge in avanti e ridacchio divertito. Davanti a noi si apre un'immensa palestra. Ci sono attrezzature con pesi e spalliere a parete. Al centro c'è un ring da boxe e inizio a muovermi in maniera circolare in questo posto così interessante ma altrettanto curioso.
Kronos si avvicina a una parete e apre un armadio gigante, rivelando una collezione quasi infinita di pugnali e mazze chiodate.
«Non si può dire che non siete attrezzati.» Faccio poi un fischio sonoro e Kronos mi osserva con un sopracciglio inarcato.
Il mio sguardo vaga su un paio di spade e sorrido divertito. «Solo due?»
«Io e mio padre ogni tanto tiriamo di scherma. Mi ha insegnato a maneggiare le spade.» Kronos afferra un pugnale e una mazza chiodata e me li porge entrambi. «Potranno bastarti per questa sera, immagino... ti serve anche un tirapugni?»
Lo guardo con la coda dell'occhio e annuisco. Prendo il pugnale che mi sta porgendo e me lo rigiro tra le mani, nel mentre che lui recupera un tirapugni e sistema tutto all'interno di una borsa abbastanza capiente. Mi lancia un'occhiata. «Che c'è?»
Osservo la lama appuntita e l'incisione sul manico.
K.H.
Ghigno e mi volto a guardarlo divertito. «Mi hai regalato il tuo pugnale, tesoro? Perché potrebbe essere al pari di una proposta di matrimonio, per me.»
Kronos mi guarda male. «Sei un idiota.» Richiude lo zaino e me lo passa.
Lo afferro, ma lo poso poi ai miei piedi e gli punto il pugnale contro. Kronos non indietreggia, anzi. Affonda le mani nelle tasche dei pantaloni e mi osserva tranquillo. Le sue iridi scure si dilatano appena.
Avvicino la lama del pugnale al suo zigomo, accarezzandogli la guancia. Lui sorride appena, mentre scendo poi a sfiorargli il collo, così come aveva fatto con me con il cacciavite. «Ti stai fidando di me o cosa?»
Kronos ghigna. «Ti assicuro, Adonis. Tra noi due sarai sempre tu quello in pericolo. Non mi prenderesti mai impreparato. Ricordatelo.»
Lo guardo e mi avvicino di più a lui. Gli punto il pugnale alla gola e gli poso un bacio leggero sulle labbra. Le schiude appena, permettendomi di assaporarlo. Kronos si lascia sfuggire un mugolio e inizia a baciarmi il collo, allontanando il pugnale dalla sua figura. Me lo sfila dalle mani e lo impugna al mio posto.
Torna a fissarmi e riprendiamo a baciarci famelici. Gli porto le mani tra i capelli, facendole vagare nei suoi ricci e scompigliandoglieli appena.
Lo afferro per il maglione e lo spingo contro la parete opposta. Inizio a tempestargli il collo di baci, che schioccano nel silenzio della palestra. Faccio scorrere le mani sulla sua cintura, senza smettere di baciarlo lentamente. Kronos poggia il capo contro la parete ed emette un fiotto d'aria pesante, liberando i polmoni.
In un attimo capovolge le posizioni e mi fa scontrare contro il muro. Rinforza la presa sul pugnale e mi accarezza il petto scoperto dalla camicia semi aperta. Si allontana da me e fa saltare il pugnale in aria, riacciuffandolo l'istante successivo per il manico. «E tu, Adonis? Ti fidi di me?»
Deglutisco. So di avere la mente annebbiata dall'eccitazione, ma in quel momento mi sento impazzire. Annuisco. «Perché non dovrei, tesoro?» Inclino il capo. «Ti sei preso una colpa che non era tua.» E non mi odia nemmeno perché suo fratello è stato in pericolo a causa mia. Ho cercato di scusarmi più volte lungo il tragitto, ma me lo ha sempre impedito. Non so perché abbia la passione di addossarsi tutte le colpe del mondo, ma gli sono grato per avermi risparmiato l'ennesimo enorme problema.
So che vuole lanciare il pugnale contro la parete. So che si incastrerà contro le spugne che la ricoprono in parte e sorrido, inclinando il capo. Quel gioco potrebbe finire malissimo, ma mi piace. I miei occhi calamitano sulla sua figura. «Allora? Sto aspettando.»
Kronos lancia il pugnale nella mia direzione. Fende l'aria velocemente e si incastra poco sopra la mia testa, sfiorandomi i riccioli biondi. Ghigna e mi si avvicina. Estrae il pugnale dalla spugna nera e mi fissa. Lo tiro a me, riprendendo a baciarlo famelico. Mi mordicchia il labbro come la scorsa volta al cinema e il mio stomaco fa più capriole. Il mio corpo viene percorso da infinite scariche elettriche.
Sentiamo entrambi la voce di Hyperion da lontano. «Kronos? Credo che papà sia quasi arrivato. L'ho visto dalla finestra... dove diavolo sei?»
Kronos si stacca di scatto, come un giocattolo azionato a molla. Mi guarda e mi porge il pugnale. Afferra lo zaino con le armi che mi ha preparato e me lo porge. «In palestra. Ho procurato un paio di armi ad Adonis... se ne sta andando.»
Vorrei dirgli che in realtà avevo tutt'altro in mente, ma quando Hyperion piomba in palestra, l'atteggiamento di Kronos cambia di colpo e preferisco restarmene in silenzio.
🫀🫀🫀
La notte cala. Mi alzo lentamente dal divano del salotto e mi avvio nella mia camera, pronto a sgattaiolare via nel silenzio, senza che Artemis se ne accorga e si preoccupi. Mi carico lo zaino in spalla e apro la finestra, quando una vocina stridula mi risveglia.
«Che fai?» Hydra mi guarda con quegli occhioni verdi e le sorrido. Ha i capelli rossi come le fiamme del fuoco raccolte in due treccine e sembra più adorabile di quanto sia in realtà.
Perché è una piccola arpia in erba. Per carità, è fantastica. Amo trascorrere interi pomeriggi con lei, giocando insieme, ma a volte è davvero puntigliosa.
«Prendo un po' di aria.»
«Con lo zaino?» Hydra inclina il capo e sorride maliziosa. Ha sei anni, ma la maturità di una ragazzina di almeno il doppio della sua età.
Alzo le mani. «Va bene, Hydra. Se non dici ad Artemis che sto uscendo, ti porto tutto il cioccolato che vuoi.»
La vedo pensierosa. Sta valutando effettivamente l'offerta. Si dondola sui piedi e ghigna. «Va bene. Ma voglio anche delle caramelle.»
«Affare fatto.»
«E domani sera mi porti a prendere lo zucchero filato da Hephestus.»
È brava, glielo concedo. «Perfetto. Ci vediamo dopo.» Mi calo giù e raggiungo la terra. Mi ripulisco i pantaloni dalla ghiaia e sospiro.
L'appuntamento è all'entrata a ovest del distretto di Zeus. Inizio a incamminarmi silenziosamente. La notte è mia compagna. Le nuvole ingrigiscono appena il blu del cielo. Sembra impossibile poter vedere delle stelle e alzo lo sguardo alla ricerca della Luna.
Luna Piena, come ad ogni festa del Minotauro. Si organizzano giochi e piccoli labirinti da attraversare. Per poter partecipare bisogna travestirsi da Minotauro e si balla e beve per tutta la notte.
In realtà non mi sembra male come festa, ma in effetti Zeus ha esagerato cercando di ammazzare Iapetus. Capisco la rabbia di Kronos e le sue intenzioni. Non mi sembra così male alla fin fine, mi diverte l'idea di scatenare un po' di panico.
Inoltre lì ci sono anche alcuni idioti che hanno cercato di uccidermi le ultime volte che sono venuti al locale, solo perché non sapevano tenerselo nei pantaloni con le ballerine e sono intervenuto.
Osservo le luci in lontananza, man mano il paesaggio diventa sempre meno simile a un deserto, assumendo le sembianze di una cittadina elegante. I lampioni, simili nella forma a colonne doriche, illuminano il viale ciottolato e sento il vociare confuso e allegro delle persone.
Mi guardo intorno e una mano mi avvolge dalle spalle, portandosi alla mia bocca. Mi tira all'indietro. Riconosco il profumo pregnante di Kronos e mi rilasso.
Mi porta un dito sulle labbra, facendomi segno di stare in silenzio.
Hyperion è al suo fianco e giocherella con un pugnale, ha l'espressione visibilmente annoiata. Ho la sensazione che non veda l'ora di spaventare tutti.
«Iniziamo?» mi rivolgo a Kronos.
Lui prende un grosso respiro. «Mi sono infiltrato ai preparativi oggi pomeriggio. Hanno ordinato ad Artemis delle bottiglie di vino e le ho consegnate io, travestendomi. Ho messo nella cassa accanto alla villa una piccola bomba di mia produzione.» Alza lo sguardo su Hyperion. «Tu la farai azionare. Io mi occupo di Zeus. Tu-» mi indica, «sciogli questa droga in tutti i bicchieri che puoi.» Mi passa alcune bustine e me le rigiro tra le mani.
«L'hai fatta tu?»
Annuisce, «Quando avete finito, andatevene.»
Non mi piace questa affermazione. Mi limito ad annuire. Dopo aver completato, andrò a cercarlo nella villa di Zeus. Sono sicuro di trovarlo lì.
Ci separiamo. Seguo Hyperion e lo vedo preoccupato. «Vuoi che attacchi io le bombe per seguirlo?»
Lui mi guarda di sbieco e mi porge la mano. «Dai a me la droga e seguilo tu.»
Mi blocco. «Perché io?»
Hyperion sbuffa e osserva la festa da lontano. Ci sono così tante persone che bevono e ridono tra loro. Lui sfila una maschera simile a quella di un Minotauro e la indossa. «Perché a te non dirà nulla. Pensi che non abbia capito che hai ucciso tu Narciso?»
Abbasso lo sguardo sulla punta delle scarpe. Vorrei scusarmi. Alla fine Iapetus è anche suo fratello.
«Se vuoi davvero che ti perdoni, fa' in modo che non gli succeda nulla.» Hyperion si allontana e lo vedo mischiarsi alla folla, fino a perderlo di vista.
Sbuffo piano e torno indietro, seguendo il percorso che avrebbe dovuto fare Kronos. Sposto alcune fronde degli alberi che mi impediscono il passaggio e mi ritrovo su una piccola collinetta, dove Kronos è disteso, tenendo un binocolo tra le mani. Mi acquatto al suo fianco.
«Quale parte del piano non vi era chiara?» Non mi guarda nemmeno, troppo concentrato sul suo obiettivo.
«Diciamo che voglio conoscere il grande Zeus.» Non mi interessa granché ma rispetterò la promessa fatta a Hyperion.
Kronos storce il naso e si muove in avanti. Lo tallono come un segugio. Alcune persone urlano. Vediamo le guardie allontanarsi dalla Villa per correre alla festa e seguo Kronos all'interno della Villa.
Mi perdo a fissare quel posto che sembra quasi più un'antica struttura greca. Le scale infinite di marmo e a chiocciola portano al piano superiore e il salone sembra una gigantesca sala da ballo. Alcuni busti sono posizionati agli angoli e il soffitto è sorretto da eleganti colonne.
Succede tutto troppo in fretta. Un rimbombo mi fa sussultare, così come le urla delle persone. Sono urla di paura, di dolore. Così forti che mi viene quasi da portarmi le mani alle orecchie. Kronos mi afferra per la camicia e mi tira all'indietro.
«Che succede?!» Una voce maschile tuona nella Villa. Sento dei passi affrettati scendere le scale.
Kronos si nasconde dietro una colonna e scatta in avanti contro l'uomo che ha appena raggiunto il salotto. Sfila il pugnale e lo accoltella sul piede, prima di rotolare sul fianco e piazzarsi di fronte a lui.
Resto ad osservare quasi tutto.
L'uomo, dagli occhi glaciali e capelli neri come le piume di un corvo, si lascia sfuggire un rantolo di dolore. «Tu-! Piccolo bastardo.»
Kronos digrigna i denti e stringe il pugnale sanguinante tra le mani.
Zeus afferra un vaso e fa per scagliarglielo contro, ma arrivo appena in tempo, colpendolo con la mazza chiodata al fianco. Il sangue schizza contro le pareti. L'uomo si accascia sulle ginocchia.
Mi avvicino a Kronos che non smette di osservarmi, ma non replica. Con la stessa agilità di un felino, si avvicina a Zeus e gli tira i capelli, costringendolo a guardarlo. «Avvicinati ancora a mio fratello e non perderai solo un dito la prossima volta.» Gli mozza l'indice della mano sinistra con un colpo secco.
L'urlo di dolore rimboba per tutta casa, sovrasta le grida che provengono dall'esterno.
Kronos si allontana e osserva il dito, scagliandoglielo poi addosso.
Zeus urla e si mantiene il polso. Fa un passo in avanti. Ho la sensazione che muoia dalla voglia di ammazzarci.. «Verrò a ucciderti.» I suoi occhi sono furiosi, lucidi per il dolore. La fronte è aggrottata e trema dal nervoso. Vedo che deglutisce più volte, forse a ingoiare il dolore. Il dito continua a sanguinare e si lascia sfuggire un rantolo.
Kronos ghigna. «Non aspetto altro. Non so quanto ti convenga. Posso far saltare in aria altre due bombe. Vuoi che muoiano tutti?»
Non so se sia vero o meno, ma ha uno sguardo che farebbe terrore a chiunque. Resto fermo a osservarli. Kronos sfila un pulsante dalla tasca del giubbotto e lo guarda. Inclina il capo. «Allora? Se ti avvicini ancora alla mia famiglia, questa strage sarà solo un assaggio di quello che farò.»
Zeus digrigna i denti.
«Ne ho anche piazzata una in camera di tua figlia questo pomeriggio... sacrifichi lei per una vendetta o mettiamo fine a questa storia?»
È da pazzi se dicessi che vorrei saltargli addosso in questo momento?
Zeus lo guarda con odio, dopo attimi di silenzio assoluto. «Va' via e lascia stare la mia famiglia.»
Kronos sorride e riposa il pulsante. «Sapevo fossi un uomo saggio. La bomba è nel suo armadio. Disattiverò tutte le altre.» Si allontana e si volta a guardarlo un'ultima volta. «Non le toglierò e non ti dirò dove le ho ben nascoste. Così, semmai dovesse venirti in mente di far del male ai miei fratelli, ci penserai su due volte.»
Lo seguo fin fuori la villa. Ha il collo sporco del sangue di Zeus e le mani strette a pugno. Si incammina indifferente e disinteressato tra le persone che corrono via dalla Festa. Lo osservo con la coda dell'occhio e ridacchio divertito, mentre ci allontaniamo definitivamente dal distretto. Le nuvole sembrano aver lasciato più spazio alla Luna Piena. «Tu sei pazzo.»
Mi guarda e sorride. «Forse.»
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