VIII. Inizio a credere di non saper baciare

Adonis


L'ho chiamato almeno dieci volte, ma non mi ha risposto. Non pensavo che Kronos potesse essere così veloce ma si è dileguato e io me ne resto imbalsamato sul posto come un completo idiota.

Non capisco cos'ho sbagliato, né dove ho sbagliato. Non posso aver mal interpretato i segnali, sarebbero stati lampanti pure a un cieco, credo. Va bene, Kronos mi confonde parecchio, ma questa sera mi osservava come se fossi l'unico presente in quella sala gremita di persone. Nessuno mi aveva mai guardato così e ammetto di aver sentito le gambe quasi cedere.

Mi passo una mano sul volto. Fino a pochi istanti fa mi sembrava tutto perfetto. Le nostre bocche l'una sull'altra, i gemiti sommessi che si condensavano sulle nostre labbra. Le sue mani vagavano nei miei capelli e li stringevano, facendomi rivoltare lo stomaco dall'eccitazione. Abbasso lo sguardo sul cavallo dei pantaloni e mi lascio sfuggire un urletto frustrato. I miei pensieri non stanno decisamente aiutando.

Mi guardo intorno e fisso la bottiglia di champagne. La apro e me ne verso un po' nel bicchiere, prima di mandare giù.
Cosa diavolo ho che non va?
Insomma, sembrava davvero nauseato.

D'istinto ansimo contro il palmo aperto e annuso, controllando l'alito. Mi sono lavato i denti duecento volte, infatti profuma di menta. Quindi non puzzo, almeno.
Mi guardo allo specchio e sinceramente non vedo nulla di fuori posto, anzi.

Scuoto il capo e sospiro frustrato. Devo trovare Kronos, anche perché ho paura non si senta granché bene. Quando eravamo nel salone principale, dove tutti erano a ballare, l'ho visto impallidire, come se stesse entrando nel panico.

Devo cercare Kronos ovunque e accertarmi che stia bene. Esco dal privé e mi guardo intorno. Il corridoio è deserto. Inizio a scendere le scale e la musica è sempre più forte man mano che raggiungo il salone. Devono essere passati dieci minuti o forse più. Magari è tornato a casa senza avvisare nessuno. O forse sta cercando i suoi fratelli.

In ogni caso credo di dover avvisare Hyperion e Rhea, sicuramente mi darebbero un aiuto in questa situazione. Anche se ho paura che cerchino di uccidermi, credendo chissà che cosa abbia fatto al loro fratello problematico.

Un cameriere mi passa davanti con un piatto d'argento e sfilo un bicchiere di champagne, tracannandone il contenuto. Ho bisogno decisamente dell'alcol per cercare di dimenticare questa serata. Ho trascorso fin troppo tempo a pensarci e mi sembra sia stato tutto inutile.

Mi faccio spazio tra la folla e mi guardo intorno. Assottiglio lo sguardo e individuo Hyperion seduto su uno dei divanetti, impegnato a baciarsi con quasi troppo trasporto con una ragazza da un vestito piuttosto succinto.

Picchietto sulla sua spalla e si volta a guardarmi. Scatta come a volermi prendere a pugni e mi guarda malissimo. «Che cazzo vuoi?»

Alzo le mani in segno di pace, non voglio problemi, né tantomeno un suo pugno in pieno volto. Sono troppo bello per rischiare di restarne sfigurato. «Non trovo tuo fratello.» Alzo la voce, facendomi sentire e provando a sovrastare la musica.

Hyperion aggrotta la fronte. «Un minuto fa era qui perché voleva parlarmi e cercava te...» Si gratta la nuca. «Non lo so, sembrava strano, credo abbia bevuto.»

Mi guardo intorno. Okay, mi cercava, quindi forse non tutto è perduto. Mi chiedo dove diavolo si sia cacciato adesso. Mi volto di nuovo verso Hyperion, che scruta la folla. «Non ti ha detto nient'altro?!»

«No, cazzo. Pensavo vi foste beccati. Ti aiuto a cercarlo.»

Meglio di no. Magari potrebbe incazzarsi se sapesse che Kronos è fuggito dopo che stavo cercando di approfondire la nostra conoscenza anatomica. Gli poso le mani sulle spalle e lo faccio sedere. «Non preoccuparti, ci penso io.»

Me ne vado prima che possa replicare. Kronos è sicuramente ancora alla festa. Sono rimasto a tergiversare e a perdermi nei miei pensieri per un massimo di dieci minuti. In quell'arco di tempo Kronos ha bevuto forse e ha cercato suo fratello.

Non può essere così lontano.

Salgo nuovamente le scale e mi dirigo verso alcuni tavoli da gioco. Ammetto che la posta in palio mi attira parecchio, ma devo restare concentrato. Perché diavolo è sempre così difficile?

Sento alcune voci provenire dal corridoio che porta ai privé. Mi affaccio e mi sento sollevato nel riconoscere le spalle di Kronos. E un sorriso mi increspa le labbra al pensiero che stesse tornando indietro.

«Se vi togliete dal cazzo, non vi farò assolutamente nulla.» Kronos tiene le mani in avanti e cerca di passare, ma due ragazzi gli sbarrano la strada.

«Cosa devi fare? Andare dalla tua fidanzatina? Non hai una bella cera.» Uno di loro ridacchia e batte il pugno con l'amico.

«Non è quello che mi ha detto tua madre poco fa.»

Dopo questa risposta, potrei voler saltare addosso a Kronos anche più di prima in tutta sincerità.

I due ragazzi si scambiano un'occhiata e lo colpiscono con un pugno in volto. Kronos scansa un colpo ma ne riceve un altro e si accascia per un attimo. Si porta le mani sul labbro spaccato e osserva il sangue. Ghigna. «Bene, l'avete voluto voi.»

Mi avvicino per aiutarlo, ma in un attimo c'è il caos. Kronos salta sulle spalle di uno dei due ragazzi, dopo aver assestato un calcio all'altro. Non so cos'abbiano le sue scarpe, ma a quell'idiota sanguina la gamba e si è inginocchiato a terra per il dolore.

Kronos preme le mani sugli occhi dell'altro avversario, fino ad accecarlo. Le urla squarciano il silenzio. Dovrei scappare, andarmene, eppure resto a osservare quello scenario con una strana eccitazione.

Il ragazzo che era a terra prova a colpire Kronos alle spalle. D'istinto afferro un vaso poggiato su una piccola colonnina all'angolo e glielo sfracasso sul cranio con rabbia.

Batte la testa e non si muove più.

Kronos si volta a guardarmi. Il sangue gli macchia le mani e il petto si muove irregolarmente verso l'alto. Abbassa lo sguardo sul ragazzo e poi su di me. «Tu-»

Lo osservo. «Già. Credo di averlo ucciso.» Mi viene da ridere. Non pensavo potesse essere così liberatorio. È strano, ma di colpo mi piace l'idea di aver avuto tra le mani il possesso di quella vita, sebbene inutile. Mi sento più forte, più rinvigorito.
È stato divertente.

Kronos si avvicina e gli dà un calcetto al fianco per assicurarsi che sia morto. Alza lo sguardo su di me e ha uno strano luccichio negli occhi. Le guance sono arrossate e ha addosso l'odore di champagne.

Mi viene incontro e inarco un sopracciglio. Mi afferra per la camicia e mi bacia all'improvviso, con foga. Sento lo stomaco contorcersi dalla gioia. Ricambio il bacio, fino a far scontrare i nostri denti, le lingue si cercano bramose. Lo afferro per la cravatta e lo conduco di nuovo verso il nostro privé.

Kronos si chiude la porta alle spalle e si avvicina alla bottiglia di champagne aperta. Ci incolla le labbra, mandando giù il contenuto a grandi sorsi. Me la porge poi, la afferro e bevo anche io. L'alcol mi brucia nel petto.

Non so spiegare perché, ma mi sento rinato di colpo. Poso la bottiglia sul tavolo e attiro di nuovo Kronos a me. Riprendo a baciarlo. Sento le sue mani ancora sulla mia schiena, i polpastrelli mi bruciano la pelle, premono e graffiano.

Mi prende per il colletto della camicia e mi spinge sul divano. Si mette a cavalcioni su di me e inizia a baciarmi il collo, poi la spalla. Mi lascio sfuggire alcuni sospiri frustrati, liberando l'aria a fiotti.

Mi guarda bramoso, ma un'ombra di preoccupazione inizia a incupirgli il volto. «Ahm-io-» È imbarazzato. Non mi ci vuole tanto a capire che non abbia mai fatto niente di simile. Ho notato la confusione con cui agisce e sinceramente lo trovo ancora più carino di prima, se non più attraente. L'idea che io sia il primo mi fa quasi impazzire.

Sorrido e gli accarezzo i capelli. Gli avvinghio i fianchi con le gambe e capovolgo le nostre posizioni. «Ci penso io, tesoro. Questa sera sono tutto per te.» Gli tolgo la cintura e lo guardo. Non ha reazioni negative come prima, il che mi sembra già un grande successo. Entrambi abbiamo i sensi abbastanza annebbiati dall'alcol, ma Kronos mi fissa con interesse e mi sento bruciare dal desiderio. Adoro essere al centro della sua attenzione.

Non voglio partire subito in quarta. Procederemo per gradi, man mano. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Gli sbottono appena un po' la camicia e inizio a baciargli il petto.

Kronos inarca il bacino e mugugna qualche imprecazione. Sorrido e bacio ogni centimetro della sua pelle fino a scendere e incateno i miei occhi ai suoi, neri; le sue pupille sembrano ancor più dilatate nella penombra del privé. «Devi solo rilassarti e lasciar fare a me...»


🫀🫀🫀


Kronos fissa il soffitto e mi stendo accanto a lu. Lo vedo disorientato, ma socchiude gli occhi e ha un'espressione rilassata in volto.

«Qualcosa non va?» Lo fisso di sbieco. Se ne sta in un religioso silenzio e inizia a essere tremendamente inquietante come situazione.

Kronos si muove appena e il divano di pelle scricchiola sotto i suoi gesti. Più si sforza di essere silenzioso, più risulta rumoroso. Lo vedo mordersi l'interno guancia. Mi osserva. Ha appena gli occhi lucidi. «No, tutto okay.» Mi guarda di nuovo, come se avesse trovato l'improvviso coraggio. «Mh, ehm, vuoi che-? Insomma dovrei...» e mi indica.

Sono un po' confuso ma abbasso lo sguardo sul punto che indica e scuoto il capo. «Tu vuoi farlo?»

Kronos indugia un momento. «Dovrei, no? Così saremmo pari.»

Sorrido e ridacchio. Lo afferro per la cravatta, ancora un po' allentata, e lo tiro a me, facendo sfiorare le punte dei nostri nasi. Gli poso un bacio sulle labbra, poi scendo lasciandogli un'umida scia lungo il collo e sento il suo respiro farsi di nuovo più affannato. «Devi fare qualcosa solo se lo vuoi, non perché ti senti in debito.» Alzo lo sguardo su di lui. Kronos mi osserva confuso, ma annuisce.

Mi afferra i capelli e il mio stomaco si contorce. Probabilmente gli permetterei di farmi qualsiasi cosa. Kronos riprende a baciarmi con foga. Ha lo stesso sapore amarognolo ma piacevole dello champagne e non riesco a smettere di assaporare quelle labbra, fino a toglierci il fiato. Gli schiocchi dei nostri baci riempiono il silenzio della stanza, sebbene da lontano arrivi ancora un po' di musica.

Mi sembra che mi manchi l'aria, mentre ci baciamo con irruenza. I nostri corpi aderiscono completamente e gli avvinghio i fianchi con le gambe. Ha ancora del sangue incrostato sul volto, ma lo trovo ancora più attraente di prima.

Inizio a credere di star impazzendo. Oggi ho ucciso qualcuno per la prima volta. E non mi sono mai sentito così potente come in quel momento.

Kronos si stacca per un istante e prende fiato. Torreggia su di me e mi scruta con bramosia. Finisce di sbottonarmi la camicia e i brividi mi percorrono tutto il corpo, mentre accarezza con chirurgica attenzione gli addominali.

Abbasso lo sguardo sul suo dito e sorrido. Intreccio le mani dietro la testa e ghigno. «Ti godi lo spettacolo, tesoro?»

Kronos mi fissa e inclina il capo. «Sei un idiota.» Si allunga sul tavolino di fronte e afferra la bottiglia di champagne. La avvicina alle labbra e beve ancora. Strizza gli occhi e osserva la bottiglia, la vuota completamente e la posa sul tavolino. Ho fatto solo un paio di sorsi, non avevo idea di quanto Kronos avesse bevuto prima d'ora.

Lo afferro per la cravatta e lo tiro di nuovo a me. Lo bacio lentamente, finché non schiude le labbra. Il mio stomaco non fa altro che arrovellarsi su se stesso, a ogni gesto. Si allontana, tirandosi a sedere su di me e mi osserva. Arriccia il naso. «Anche tu vedi la stanza girare?» Fa per riavvicinarsi, ma ruzzola a terra. «Vaffanculo.» Si massaggia la testa.

Si è fatto male? Mi affaccio dal divano e scoppio a ridere, osservando la sua espressione infastidita. «Hai alzato un po' il gomito, tesoro.»

Sentiamo bussare alla porta e sussulto. Kronos si tira in piedi e sembra pronto già col piede di guerra. Avvicina la mano alla tasca interna della giacca e sfila un pugnale. Anche se barcolla leggermente.

Mi metto seduto, passandomi le mani sul volto, e tiro alcuni ciuffi di capelli all'indietro. Dovrei darmi un contegno, perché Kronos è sempre più attraente ai miei occhi e vorrei potermi perdere in lui.

So di aver detto di procedere a piccoli passi ma all'improvviso non mi basta più quel poco che ho ottenuto.

Mi alzo e mi avvicino a lui. Gli poso una mano sulla spalla e apro appena la porta, il giusto per affacciarmi.

Riconosco Hyperion e aggrotto la fronte. Non posso credere che sia lui la causa dell'interruzione. «Che c'è?»

«Kronos è con te? Perché nostro padre ha scoperto che siamo usciti di nascosto ed è venuto a cercarci.»

Mi volto verso Kronos, che lascia cadere le braccia lungo i fianchi. Ha un'espressione confusa. Di colpo si fa sfuggire un singhiozzo e mi rendo conto che è terribilmente ubriaco, quando inciampa sui suoi stessi piedi e crolla di nuovo a terra. Si distende, fissando il soffitto. «Penso che rimarrò qui. Sì.»


🫀🫀🫀

Angolino
Eeh volevate la scena 🌶️ e invece no vi pare che ne sia capace.
Vabbe comunque non sono proprio in un bellissimo mood.
Non volevo pubblicare dopo un attacco di panico.
Scusate e alla prossima 🫀

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