VII. Ho una crisi esistenziale a una festa in maschera
Kronos
Sono rinchiuso in bagno da un'ora. Sento le urla isteriche di mio fratello in camera, che mi prega per la diciannovesima volta -sì, le ho contate- di aprire perché vorrebbe prepararsi anche lui.
Non sono pronto ad affrontare una festa. Non so neanche cosa dovrei fare. Sorridere non è che mi riesca benissimo, né tantomeno socializzare con gli altri.
E mi terrorizza l'idea di Adonis che mi gira intorno, nel posto che è tranquillamente definibile come la sua tana del lupo. Quando è intorno a me, mi sento sempre confuso e destabilizzato, come se fossi sulle montagne russe. Ho i sensi annebbiati. E sono ancor più spaventato dal fatto che mi senta attratto da lui da forze invisibili. La mia mente si svuota di pensieri, ma si riempie di immagini che non l'hanno mai attraversata o sfiorata prima d'ora.
«Kronos, porca puttana! Apri questa stracazzo di porta o prendo un'ascia e la sfondo!»
Hyperion è insopportabile, ma questa non è assolutamente una novità. Lo ignoro, nonostante lo senta urlare dalla frustrazione.
Torno a fissare i miei capelli allo specchio e storco il naso. Mi sembra che i ricci siano spenti, senza la loro anima. Sembro un idiota, lo so, ma i miei capelli sono sacri. Passerei ore a cercare di sistemarli al meglio.
Arriccio alcuni ciuffi attorno alle dita e afferro del gel di mia produzione. Di solito lo nascondo ai miei fratelli, perché potrebbero giocarci in ogni modo. Inizio a passare le mani appena unte tra i capelli e faccio dei movimenti circolari per gonfiarli un po'.
«KRONOS!» Hyperion urla come un pazzo e sussulto dopo un tonfo. Deve aver dato un pugno alla porta.
«Che cazzo vuoi?!»
«Fammi entrare! Devo prepararmi!»
«Io devo fare pipì.» Iapetus si lamenta e ho l'impressione che ben presto diventerà una cantilena ancora più pesante e insopportabile di mio fratello.
Roteo gli occhi. I miei fratelli ormai potrebbero laurearsi all'università delle rotture di cazzo. Mi avvicino alla porta e la spalanco. «Prego, entrate. Rompi coglioni.»
Hyperion mi squadra da cima a fondo, mentre Iapetus corre dentro a liberarsi. Io e mio fratello ci osserviamo e aggrottiamo la fronte quasi insieme, imitando i nostri gesti. «Cos'hai messo ai capelli?»
«Perché? Cos'hanno che non va?» Mi porto d'istinto le mani in testa, accarezzando delicatamente i miei ricci. Ci ho impiegato tantissimo tempo -un'ora e mezza, circa- per avere questo risultato e non può essere così disastroso.
Hyperion ghigna divertito. «Ti stai facendo bello per il tuo ragazzo?»
Stringo i pugni e assottiglio lo sguardo. Non potrebbe mai succedere una cosa simile.
Io e Adonis non siamo nulla.
Non saremo nulla.
Mai.
Non mi piace, in nessun senso.
Non può piacermi.
Non dovrebbe piacermi.
«Bravo, Javier. Adesso vieni qui e siediti in braccio a me.» Paul batte le mani sulle sue gambe e mi sorride gentile. Mi ha salvato da una vita di stenti, eppure, quando mi chiede di accarezzarlo, sento lo stomaco contorcersi e la bile infiammarmi la gola. Alla fine mi fa male sempre tutto il corpo e non voglio. Non voglio piangere, ma non riesco a trattenere le lacrime.
Paul si sporge verso di me e mi asciuga le lacrime con il pollice, accarezzandomi la guancia. Ho bisogno di vomitare.
Sento gli occhi di Erik e del loro amico addosso. Mi bruciano la pelle. Mi osservano e mi guardano come fossi un dolce prelibato. I loro occhi crudeli sono in contrasto con quel sorriso buono che mi elargiscono.
Paul mi deposita un bacio sul collo e sorride buono. Lui è l'uomo col sorriso buono. Mi ha promesso cioccolata e mi ha portato via da quel vecchio ponte sotto cui mi addormentavo. Sono un ingrato.
Rabbrividisco, mentre le sue labbra mi sfiorano la pelle. Le mani mi avvinghiano i fianchi e mi costringe a sedermi in braccio. Mi slaccia il bottone dei pantaloni e mando giù l'acido che mi sta bruciando anche l'anima. Trattengo le lacrime e lo guardo spaventato.
«Non devi aver paura di me, tesoro. Io non ti faccio del male. Non vedi l'effetto che mi fai? Nessuno ti amerà come me.»
Io non ci capivo nulla dell'amore, né ne capirò mai qualcosa. Ma in quel momento, mi sentivo in ogni modo, fuorché amato.
Deglutisco a fatica e ritorno alla realtà. Hyperion mi scuote e ha lo sguardo preoccupato. «Kronos?!»
Sbatto le palpebre e mi libero della presa di mio fratello. Mi porto una mano in petto e inizio ad accarezzarlo. «Sto bene.» Esco dal bagno e mi siedo sul letto. Mi sembra quasi di sentire di nuovo le loro mani addosso. Mi accarezzano ogni lembo di pelle, si infiltrano sotto i vestiti.
Socchiudo gli occhi e inizio a contare.
Uno. Due. Tre...
Sento Hyperion in sottofondo che rimprovera Iapetus, ricordandogli di lavarsi le mani e mi lascio sfuggire un sorriso divertito.
«E comunque,» indico mio fratello e lo guardo male, «non è il mio fidanzato! Ti ricordo che devo venire alla festa perché mi hai usato come premio della tua stupida scommessa.»
Hyperion ridacchia e scrolla le spalle. «Dai sarà divertente... papà non è in casa, dobbiamo approfittarne per andarcene.» Mi porge una maschera nera e aggrotto la fronte.
«Che cazzo dovrei fare con questa?» Gliela strappo dalle mani e la osservo curioso. A che mi serve adesso questa stronzata? Ho indossato per questa ridicola festa un completo elegante e devo ammettere che quell'idiota biondino aveva ragione quando diceva che forse mi sarebbero stati bene. Mi sento a mio agio, completamente ricoperto da strati di vestito. Ho la sensazione che possa essere un'armatura adatta a nascondere tutte le cicatrici invisibili che percorrono il mio corpo e la mia anima.
Hyperion rotea gli occhi e apre la finestra, affacciandosi al balcone. Studia l'altezza. «Serve perché è una festa in maschera, fratellino. Il tuo fid-» mi guarda e si morde la lingua, «il tuo amichetto ha organizzato un qualcosa di assurdo, così dicono. A quanto pare Artemis apprezza molto i suoi consigli e le sue idee.»
Mi commuove il solo pensiero che Adonis possa davvero avere delle idee. Sebbene siano idee di merda, chiaramente. Perché solo un idiota patentato può immaginare una festa così ridicola con anche il dress code. Bisognerebbe indossare qualcosa di viola, così ho optato per la cravatta.
Credevo però che Adonis non fosse capace di formulare pensieri intelligenti, mi trovo a essere sbalordito e piacevolmente sorpreso.
Mi sistemo la giacca con i soliti tre gesti secchi e mi mordo l'interno guancia, finché il sapore metallico del sangue non mi riverbera in bocca. Ho iniziato a fare alcuni gesti tre volte, ogni volta che mi sento nervoso. È il mio modo di fuggire dalla realtà, come quando sono scappato da quella baita nel bosco, in cui ero rinchiuso con quelle bestie, perché chiamarle persone sarebbe una cortesia di troppo.
Non riuscirò mai più a essere normale, a poter accettare qualsiasi carezza o contatto. Il mio corpo è sporco, contaminato.
Rhea bussa alla porta e si acciglia, guardandoci. Mi osserva e sorride. «Mi piacciono i tuoi ricci.»
Qualcuno che finalmente capisce qualcosa. «Oh, ecco. Grazie.» La osservo per bene. Un vestito verde succinto le fascia il corpo sinuoso e mette in risalto i capelli rossastri e la pelle diafana. Si è truccata a malapena ma credo sia bellissima come le poche stelle nel cielo. Nella città dei reietti è quasi una rarità riuscirle a intravedere, tra nuvole e temporali.
«Tu non vieni conciata in quel modo.» La fisso truce.
Hyperion si volta a guardarla e si unisce a me. «Decisamente no. Cos'hai intenzione di fare?»
Rhea si acciglia. Vedo Iapetus intento a scrivere sul taccuino. Cosa diavolo sta appuntando, se le sue priorità nella vita sono mangiare e rompere il cazzo?
«Fatemi capire bene,» Rhea avanza nella nostra direzione come una furia e solo ora mi rendo conto quanto possa essere bellissima e spaventosa al tempo stesso, «Tu puoi andare a ogni festa che vuoi e farti qualsiasi ragazza o ragazzo che abbia lo straordinario dono di respirare-» indica Hyperion che trasalisce e mi guarda di sbieco. Va bene, io e mio fratello non siamo proprio intimi in modo tale da parlarci delle nostre cotte, ma sarebbe stato carino se mi avesse detto delle sue strane preferenze sessuali. Poi Rhea indica me con ancora più furia e mi batte un dito sul petto, «e tu puoi uscire a divertirti e a farti corteggiare dal tuo amichetto idiota e appariscente, mentre io non posso divertirmi per una SOLA VOLTA?!»
Okay, forse ha ragione. Ma Rhea resta mia sorella e non posso permettere che qualche porco provi soltanto a sfiorarla, sebbene sappia che sa difendersi tranquillamente da sola. In effetti in questo momento mi spaventa, mentre ci guarda come se volesse ammazzarci.
Soddisfatta del nostro silenzio, decide di calarsi giù dal balcone per prima, sfruttando le lenzuola attorcigliate tra loro. Una delle mie piccole opere di evasione.
Guardo Hyperion. Mio fratello mi fissa di sbieco, «volevo parlartene ma non sapevo come l'avresti presa...»
Scrollo le spalle. So che è sbagliato, è sbagliato per me. Ma non riesco a guardare mio fratello con occhi diversi. Sforzo un mezzo sorriso, «non fa nulla.»
Mi limito a fissare Hyperion che si lancia giù anche lui e un pensiero inizia ad affliggermi la mente.
Se per mio fratello è normale provare attrazione per i ragazzi, dovrebbe esserlo anche per me?
Sono davvero sbagliato?
«Allora? Andiamo!» Hyperion mi incita a raggiungerli.
Mi volto verso Iapetus e gli passo una mano tra i capelli. «Fai il bravo.»
«Voglio venire anche io!»
Mi si aggroviglia lo stomaco e sorrido. «Sei troppo piccolo, hai solo dodici anni. La prossima volta andremo insieme.» Lo rassicuro e lo vedo sorridere appena.
Prendo un grosso respiro e mi calo giù dal balcone, aspettando che Iapetus recuperi la nostra treccia di lenzuola e la nasconda.
🫀🫀🫀
Non amo le feste. Mentre ci incamminiamo verso il The Sinners Club mi sento in ansia. Le mani sono appiccicaticce e sudate, prendo ad asciugarmele, spalmandole sulla giacca nera. Un groppo mi annida la gola e mi fa mancare il fiato. Non ho idea di cosa aspettarmi da questa festa.
Non sono bravo in questo genere di cose e mi sento fuori dal mondo anche mentre Hyperion chiacchiera con Rhea dell'organizzazione. Mi viene voglia di correre e scappare via, ma non sono un codardo, non più.
Non permetterò ancora una volta alle mie paure di prendere il sopravvento.
Alzo lo sguardo verso il cielo notturno. Le solite nubi grigie lo coprono, impedendo la vista delle stelle. Detesto non poterle osservare ancora, come quando ero nella Grande Città. Credo siano la cosa che mi manca di più. Il mio sogno era quello di diventare un astronauta, poterle osservare con amore e studiarle più da vicino. Ogni sera mi affaccio alla finestra nella speranza di poterne vedere di nuovo altre.
È un evento raro qui, ma quando succede mi sento davvero a casa. È strano da spiegare, ma sono sempre state mie amiche silenziose.
Quando ero rinchiuso in quella dannata baita, mi affacciavo alla finestra ormai arrugginita e le guardavo. Erano spettatrici indifferenti e lontane delle mie torture, ma ascoltavano le mie preghiere, sussurrate a bassa voce per paura che quegli uomini mi sentissero.
Siamo arrivati davanti al locale. Ci sono alcune persone in fila e mi guardo intorno a disagio. Affondo le mani nelle tasche dei pantaloni e sospiro piano. Anche da lì fuori si percepisce la musica rimbombare e deglutisco a fatica, un tantino terrorizzato.
Mio fratello mi posa una mano sulla spalla e sussulto. D'istinto la afferro e lo allontano infastidito, dandogli uno spintone. La vista mi si annebbia per un istante e Javier torna a farmi visita.
Quel bambino mi guarda dal fondo della notte e dal baratro della mia anima. Ringhia e la rabbia mi scava nelle viscere.
«Scusa-, ma che ti prende?» Hyperion mi guarda preoccupato.
Sbatto le palpebre. Javier non c'è più e restano solo i soliti mal di testa come ricordo. Scuoto il capo e prendo un grosso respiro, evitando accuratamente gli sguardi carichi di timore di Rhea. «Scusa, sto bene. Non avevo realizzato fossi tu.»
Rhea mi prende la mano e la accarezza. Ci distrae cambiando subito argomento. «Non c'è modo di saltare la fila?»
Entrambi guardiamo Hyperion che ghigna divertito. Si dondola sui talloni e sfila un invito viola personalizzato. C'è il mio nome. E da dove spunta? Aggrotto la fronte perché non l'avevo visto prima e ho la sensazione che mio fratello, impiccione qual è, l'abbia ritirato al mio posto per evitare che me ne lamentassi. Lo apre e me lo porge.
Inizio a leggere e anche Rhea si affaccia sull'invito.
The Sinners Club invita calorosamente Kronos Hell a partecipare alla festa più colorata e mascherata dell'anno.
È gradito l'utilizzo di un capo di abbigliamento viola.
Presentare l'invito VIP all'ingresso per saltare la fila.
Tu cercami, anche se riuscirò a trovarti comunque, tesoro.
Adonis Williams.
Ps. È permessa l'estensione dell'invito a Hyperion e Rhea Hell.
Accartoccio l'invito e me lo lascio scivolare nella tasca dei pantaloni. Adonis è un tale idiota. Perché non si può mai mantenere un basso profilo con lui?
Mi sento avvampare fino alla punta delle orecchie.
Dovrebbe smetterla di chiamarmi in quel modo.
Nemmeno mi rendo conto di avere un sorriso da ebete stampato in faccia, finché non incrocio lo sguardo divertito di mio fratello.
«Va bene.» Sbuffo. Do le spalle ai miei fratelli e lo sento sghignazzare. Mi avvio verso l'enorme buttafuori e gli sventolo quel dannato invito davanti alla faccia.
Lui lo legge, mi guarda. Indico Hyperion e Rhea. «Loro sono con me.»
L'uomo enorme quanto un armadio ci studia per qualche istante. Si sistema il ridicolo e piccolo papillon e ci fa cenno di entrare. Sento le persone in fila lamentarsi e mi volto a guardarle. Inarco un sopracciglio. C'è davvero gente disposta a pagare per entrare a quella stupida festa.
Le luci stroboscopiche da discoteca mi accecano quasi. La musica mi inonda la mente, impedendomi di ragionare lucidamente. Ci sono decine se non centinaia di slot machine. I loro trilli e le urla esaltate dei giocatori si mescolano alla perfezione con la musica.
Tantissime ballerine girano, assieme ai camerieri, per la sala, portando vassoi pieni di champagne e drink dal colore davvero dubbio e fin troppo luccicante. Capisco subito che c'è lo zampino di Adonis.
I tavoli da gioco sono gremiti di persone e i croupier si lasciano scivolare abilmente le carte tra le mani, mescolandole con maestria e con movimenti ipnotici.
Hyperion afferra un bicchiere di champagne e si lancia nella mischia della pista da ballo. Lo perdo d'occhio subito. Mi volto verso Rhea ma mi rendo conto che anche lei è scomparsa chissà dove. Mi hanno costretto a indossare la maschera e adesso ho la certezza che sarebbe quasi impossibile riconoscere chiunque.
Mi guardo intorno confuso e inizio a girare per le sale, tenendo le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni. Devo cercare i miei fratelli o almeno trovare quell'idiota.
Arrivo in un corridoio, dove la musica ancora rimbomba e apro una porta. Sussulto quando mi rendo conto di aver interrotto due persone intente a divertirsi. «Cazzo-» richiudo subito la porta e mi poggio alla parete, spalmandomi contro il muro.
«EHI C'ERA IL SEGNALE FUORI LA PORTA.»
Ora capisco a che cazzo serva quel cartoncino. Non avevo letto di non disturbare. Sono qui da dieci minuti e già voglio andar via.
Mi allontano da quel corridoio e ritorno al centro della festa. Non mi piace che le persone ballino così vicine, appiccicate l'una all'altra, ma vorrei tanto riuscire a poterlo fare senza aver l'esigenza di vomitare.
Mi fa male la testa. Mi pulsa e stilettate invisibili la attraversano con violenza. Vorrei scomparire o sprofondare. Non mi dispiacerebbe se nella terra si aprisse una voragine e mi inghiottisse.
Sento un profumo familiare passarmi accanto e mi volto. C'è confusione. Le persone ballano lasciandosi accompagnare dalla musica. Assottiglio lo sguardo, sebbene quella maschera inizi a infastidirmi, premendo sul naso.
Vedo una figura appoggiata al bancone e credo sia impossibile non riconoscere quell'idiota. Porta la camicia viola completamente sbottonata e i capelli biondi sono tirati all'indietro. Una maschera bianca gli copre il volto. I suoi occhi blu sono così elettrici che riuscirei a trovarli ovunque.
Non riesco a muovermi e lui mi viene incontro. Mi prende per mano, trascinandomi verso il centro della sala. Mi si avvicina, per parlarmi appena all'orecchio. «Mi hai riconosciuto.» Alza la voce, per sovrastare la musica.
«Sarebbe impossibile non farlo.» Accenno alla camicia e lo vedo sorridere.
Ci provo anche a ballare con lui, come tutti gli altri esseri viventi al mondo, ma inizio a sentirmi a disagio. «Possiamo andare da una parte più tranquilla?»
Sembra che gli abbia appena dato una fantastica notizia, perché il suo volto si illumina di colpo. «Ma sì, anticipiamo i tempi. Ti avrei riservato una serata speciale comunque.»
Mi afferra di nuovo per il polso e mi trascina via. Glielo faccio fare. Non so perché, ma ho la sensazione che ovunque vada Adonis, il percorso diventi più luminoso, si rischiari di colpo, anche se sono io ad attraversarlo con lui.
Saliamo le scale, arrivando al piano superiore. Qui arriva ancora la musica della festa. Adonis apre una porta e lo seguo. Ci ritroviamo dentro una sottospecie di privé e sento le forze mancarmi. Lo stomaco si sta aggrovigliando su se stesso e il cuore mi batte in gola accelerato.
Non ho paura. È una sensazione strana.
Ho caldo, come quella notte in cui Adonis mi ha raggiunto alla finestra. Mi danno fastidio i pantaloni, che di colpo sono più stretti.
Faccio per togliere la maschera, per respirare di nuovo, ma Adonis mi ferma. «È più divertente così, tesoro.» Mi sussurra all'orecchio.
In quella stanza ci siamo solo noi. C'è un divano e la luce a neon soffusa illumina appena la camera. Di colpo mi ricordo che avrei dovuto portare la bottiglia di vino. Osservo una bottiglia di champagne sul tavolo e mi sento idiota. La indico. «Ahm, io- mi sono dimenticato.»
Adonis non smette di fissarmi. Il suo sguardo mi brucia la pelle. «Non fa nulla.» Aspetta ed è una cosa a cui non sono abituato.
Di solito non hanno mai aspettato un mio cenno, tutt'altro.
Continuo a ripetermi che quello che vorrei accadesse sia sbagliato, ma il mio corpo ne ha un tremendo bisogno. Potrei rischiare di soffocare. Ho così tanto caldo che potrei sciogliermi e dovrebbero raccogliermi con un cucchiaino.
Adonis mi si avvicina piano e inizia a giocherellare col bordo della mia cravatta. Osservo gli anelli che ha al dito e sorrido appena quando individuo il mio. Sapevo che me l'aveva rubato lui.
Fisso i suoi addominali e, d'istinto, porto un dito ad accarezzarli, seguendo le linee scolpite. Adonis mi osserva e lo vedo fremere. Mi prende il volto e imprime le labbra sulle mie. Schiudo la bocca, permettendo ad entrambi di assaporarci. E per un momento mi sembra di essere in paradiso. Inizio a baciarlo con foga, anche se non ho idea se stia andando bene, insomma non ho mai baciato nessuno e a lui al momento sembra piacere. Gli mordo il labbro e lo sento imprecare a bassa voce.
Ho una strana sensazione addosso, però. La sento. Vibra dentro di me e fa male. E questa volta inizia a non essere piacevole.
La ignoro e continuo a baciare Adonis. Le mie mani sono frenetiche, passano tra i suoi capelli, fino a graffiargli la schiena.
Un groppone acido mi sta sciogliendo lo stomaco. Continuo a ignorarlo.
Adonis mi bacia il collo. Poi la spalla. Mi osserva piano e le sue mani scivolano sulla cintura dei pantaloni.
Mi manca l'aria.
Fa cadere la cintura a terra e mi slaccia il bottone del pantalone. Abbassa la zip.
Mi congelo sul posto. Mi blocco. Quel groppone è risalito su per la gola e devo vomitare. Sento le loro voci. Mi chiamano. Mi dicono di stare fermo e tranquillo.
«Se fai il bravo, non farà male, Javier. Io ti voglio bene. Sei mio, no?»
Afferro le mani di Adonis e lo allontano. Lui mi guarda confuso e aggrotta la fronte. «Scusa- che succede?»
Prendo la cintura da terra ed esco dalla stanza. Corro giù per le scale e individuo un bagno maschile. Le loro voci mi danno la caccia. Le lacrime premono agli angoli degli occhi. Apro la porta del bagno e mi chiudo all'interno.
Mi accascio vicino al wc e rigetto. Vomito anche l'anima. Mi sembra di star così male da morire. Mi si sta prosciugando il corpo.
Mi poggio contro la parete fredda del bagno e mi porto le ginocchia al petto, dondolandomi su me stesso. Socchiudo gli occhi e aspetto che le loro voci siano lontane.
🫀🫀🫀🫀
Angolino
E volevate? E invece no. Vi ricordo che Kronos ancora non ha scoperto che l'alcol gli fa abbassare le difese e accettare il contatto fisico✋🏻
Non è detto che lo scopra poi così lontano💀
Ho anticipato per questa settimana. Aggiornerò poi giovedì anziché venerdì.
Alla prossima 🫀
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