Chapter| 9
𝐵𝑢𝑟𝑛 𝑜𝑢𝑡 𝑡ℎ𝑒 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑠 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝑚𝑒.
Passeggiando, insieme a Izabela, nel nostro enorme giardino, osservai l'erba perfettamente curata grazie agli ordini di mia madre. Le farfalle amavano quel giardino, era un luogo perfetto per quelle piccole creature di mille colori.
«Mi sta dicendo che Taehyung l'ha ricattata?!» gridò Izabela sorpresa, dopo che avevo trovato il coraggio di raccontarle tutto.
«Izabela! Non gridare, se ti sente mia madre sono finita» dissi allarmata. La paura che avevo nei confronti di quella donna era interminabile.
«Mi scusi signorina»
«Izabela quante volte te lo devo dire...»
«Lo so signorina ma non riesco a non chiamarla "signorina"»
Le sorrisi affettuosamente e le accarezzai una guancia. Lei ricambiò e chiuse leggermente gli occhi al mio tocco, era l'unica madre che conoscevo veramente.
«Torno sera tardi come sempre» la informai mentre lei mi porse la maschera e la vestaglia. Izabela annuì non del tutto felice in quanto non approvava per niente quelle mie avventure al Casinò.
Salii in macchina insieme a Jackson e raggiunsi il mio Paradiso.
[...]
Mi accorsi di quanto amavo quel posto, era l'unico luogo che riusciva veramente calmarmi. Ci voleva il Paradise Casinò e le sue carte per stabilizzarmi.
Respirai profondamente mentre l'ennesimo giocatore perse sfidandomi stupidamente.
Il giocatore seguente era il tizio della volta prima: quel ragazzo viziato che mi aveva minacciato. Mi sorrise tranquillamente e non disse una parola per poi perdere la partita quasi come se l'avesse apposta.
«Ciò che ho detto la scorsa volta vale ancora» disse con uno strano sorrisetto sulle labbra.
Aggrottai la fronte, sembrava troppo tranquillo per uno che la volta prima stava ribaltando tutto il Casinò. Per un secondo un brivido di terrore mi attraversò la schiena.
E se sapesse già chi sono?, pensai deglutendo a fatica.
Ma i pensieri sul ragazzo strano scomparvero quando sulla sedia dell'avversario si mise Taehyung. Indossava un completo grigio con la camicia nera. Tirò su un po' le maniche e mise in mostra il suo orologio Gucci. Sollevò una sopracciglio e mi guardò con aria di sfida.
Spostai lo sguardo altrove ancora arrabbiata per il giorno prima, nonostante sapessi che lui non poteva vedermi sotto la mia Kumiho.
«Facciamo una scommessa» disse poggiando pesantemente le mani sul tavolo.
Mi guardai di colpo intorno impaurita: se continuava a fare così mi avrebbero scoperto in men che non si dica. Grazie all'annuncio di mia madre ormai tutta Seoul sapeva dei promessi sposi "Kim Taehyung e Park Areum". I miei genitori inoltre non avevano perso l'occasione per far scrivere ai giornali la purezza che c'era in me. Il disgusto che avevo provato leggendo quell'articolo non era spiegabile, come facevano a conoscere una persona che non si conosceva neanche lei stessa?
Rifiutai con un cenno della testa ma lui non si arrese, lasciar perdere non era da lui, era diverso da me.
«Lo so che sei arrabbiata ma ti prego» mi pregò con uno strano luccichio negli occhi.
Guardai Jackson e vidi la sua espressione persa, come se Taehyung avesse parlato in qualche lingua strana. Roteai gli occhi al cielo e ritornai sul ragazzo dai capelli neri.
«Va bene» sussurrai mentre la fila di persone dietro a Taehyung mi guardavano straniti. Sbuffai e mi concentrai sulle sue parole.
Il ragazzo fece un piccolo ghigno soddisfatto per poi appoggiare il mento sul palmo della mano.
«Se vinco farai una bella vacanza con me e i miei amici mentre se vinci tu, invece, cosa vuoi?»
«Voglio sposarti» dissi disinvolta. Le parole mi uscirono dalla bocca come se fosse il mio unico desiderio di vita. Il tempo parve fermarsi, sembrava darci la possibilità di guardarci e capirci. Lui vedeva i miei occhi nonostante quelle piccole fessure della maschera e io vedevo perfettamente i suoi. La sua espressione si bloccò e lì capii.
Capii che amava troppo la sua ragazza per accettare quel tipo di scommessa o forse era solo scioccato.
«Bhe se vinco io, non verrò in vacanza» cercai di sdrammatizzare. Non avevo intenzione di andare in vacanza con lui per poi vederlo con la sua ragazza: per qualche ragione non lo sopportavo e l'unica cosa che sapevo era che non avevo bisogno di altri colpi sul cuore.
Annuii e passammo al gioco.
«Poker» disse guardando solamente il tavolo. Si inumidì le labbra e finse un ghigno, ma non era riuscito a farmi sfuggire quell'espressione confusa.
Nessuno dei due aprii bocca ma la partita cominciò e senza neanche saperlo mi ritrovai incatenata al suo sguardo, quel fuoco ardente che emanava mi faceva venire i brividi.
Mi svegliai solo quando ammiccò rendendomi patetica, finsi una tosse inesistente e continuai a mettere giù le carte mentre dietro la mia maschera la faccia passava da ambra a rosso peperone.
Il ragazzo appoggiò una carta contento e io risi leggermente.
«Pensi di riuscire a vincere contro di me?» sussurrai guardando prima lui è poi le carte.
«Devi essere molto sicura di te stessa per usare quel tono con me» sogghignò poggiando i gomiti sul tavolo.
Poggiai l'ultima carta: avevo vinto.
Inarcò il sopracciglio visibilmente deluso e si sistemò la camicia nera per poi cambiare espressione.
«Sei brava» disse con un sorriso fiero.
«Ovviamente» risposi soddisfatta.
«Ushhh» la sua voce diventò di colpo più profonda.
«Ho vinto» dissi intenta a mandarlo via, notando le persone in fila insospettirsi di quel chiacchiericcio.
Taehyung si alzò mostrando tutta la sua bellezza e mise le mani in tasca, fece un passo per andarsene ma si rigirò verso di me e piegò la testa di lato: «O forse no» ammiccò per poi uscire dal Casinò.
L'adrenalina cominciò a pomparmi nelle vene ad una velocità superiore e mi chiesi se era normale sentirsi così bene solo a vederlo. Non sapevo cosa voleva dire con quella frase eppure non vedevo l'ora di scoprirlo e quella sensazione non l'avevo mai provata.
[...]
Rientrai in casa cercando di non far troppo rumore e chiusi lentamente la porta dietro di me.
All'ingresso trovai una valigia marrone, una verde e una senape riposte ordinatamente insieme al mio capotto lungo nero.
Le ignorai e cominciai a salire le scale.
«Ma dove sei stata?» una voce fin troppo familiare mi raggiunse dal salotto. Mi girai, vidi il suo volto e mi resi conto di aver indovinato perfettamente.
«Cosa ci fai qui?» chiesi confusa.
«Per portarti in vacanza» Taehyung ammiccò appoggiandosi con una spalla al muro di fianco a lui.
«Mi dispiace ma non posso» dissi rigirandomi verso le scale.
«Io direi proprio che puoi» la voce di mia madre rimbombò vicino a quella di Taehyung. Mi fermai scossa e riguardai di nuovo verso il salotto.
Avrei dovuto capire prima che aveva chiesto a mia madre e ovviamente lei avrebbe fatto di tutto pur di non spezzare gli accordi con la famiglia Kim.
«Dovrei pensare ai preparativi del matrimonio» finsi un sorriso.
«Ci penserò io, tu vai con Taehyung, comunque stavo dicendo al tuo futuro marito che eri a casa di un'amica, vero Areum?» mi incitò a rispondere fulminandomi con gli occhi.
«Certo» risposi deglutendo.
Taehyung cercò di non scoppiare a ridere e premette la lingua contro l'interno della guancia sogghignando leggermente. Roteai gli occhi.
«Partite tra un attimo, meglio che ti dai una sistemata non credi? Le tue valige sono già pronte all'ingresso»
«Si Areum, ti aspetto qui» ribatté Taehyung ancora divertito dalla situazione.
«Si mamma ora vado»
Ignorai il ragazzo dai capelli neri e raggiunsi la mia camera, disperata. Non ero pronta ad affrontare tutto ciò a cui quel ragazzo mi avrebbe costretto. Non ero pronta a scoprire ciò che voleva da me, eppure dovevo farcela: dovevo cercare di tenere duro.
Ma combattevo e andavo avanti per me stessa o per una pura paura di venir distrutta da chiunque?
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