Chapter| 19

𝑀𝑎𝑦𝑏𝑒 𝑤𝑒 𝑤𝑒𝑟𝑒 𝑚𝑒𝑎𝑛𝑡 𝑡𝑜 𝑚𝑒𝑒𝑡 𝑏𝑢𝑡 𝑛𝑜𝑡 𝑡𝑜 𝑏𝑒.

Il mio corpo si rifiutava di muoversi, mi sentivo un iceberg in mezzo ad un oceano troppo profondo e in continua tempesta. Non sarei mai riuscita a trovare la terraferma.

«Q-quando avete deciso la data del matrimonio?» chiesi ad Hanyoung interrompendo la sua voce da oca eccitata.

«Più o meno un'oretta fa dopo la notizia sul giornale, mi dispiace tanto di queste voci false» disse poggiando una mano sulla guancia e guardandomi con compassione.

«Già, i giornali fanno brutti scherzi ma l'importante è arrivare a compromessi» disse mia madre con un sorriso a trentadue denti.

Non riuscivo a comprendere se tutto ciò fosse normale, quelle persone prendevano la vita come un vero e proprio gioco. Amavo il gioco d'azzardo e ne ero dipendente, odiavo il fatto di aver bisogno di quel gioco per continuare la mia vita eppure preferivo essere drogata di quella adrenalina perenne piuttosto che barattare la mia vita per volere cose materiali che dopo la morte non avrebbero più senso.

«Bene! È ora di andare signora Park» Hanyoung si alzò in piedi eseguendo un inchino cordiale ed altrettanto fece Yoongi, impassibile come sempre.

«Ci vediamo allora, ah Yoongi se vuoi puoi venire a fare un giro da queste parti domani» disse mia madre entusiasta di avermi rovinato nuovamente la vita.

Yoongi annuì senza voglia e si voltò insieme alla sorella per raggiungere l'uscita e sparire nel giardino in mezzo ai cespugli fino al enorme cancello nero che teneva protetto l'edificio.

Mia madre non mi degnò di una parola e si diresse nel suo ufficio mentre io tornai da Izabela consapevole che fosse l'unica persona oltre Jimin a curarsi della mia vita e del mio stato d'animo.

Mi sdrai sul letto e guardai il soffitto bianco di quella camera che era ormai troppo cupa per i miei gusti. Izabela si mise seduta di fianco a me ed appoggiò una mano sulla mia guancia.
Sorrisi a sentire la sensazione di amore che proveniva da quel tocco così delicato e calibrato con cura.

«Ma Izabela?» dissi sovvrapensiero

«Mi dica Signorina» rispose sospirando alla fine.

«Mi chiamerai "signorina" anche dopo essermi sposata?» chiesi con un tono sarcastico.

«A quel punto, signorina, la chiamerò "signora"»

«Fammi indovinare, "signora Min", ho ragione?»

«Si signorina»

Mi misi seduta anch'io, alla sua altezza e la guardai negli occhi prendendole entrambe le mani.

«Per favore promettimi che mi chiamerai sempre "signorina"» supplicai.

Gli occhi di Izabela si riempirono di lacrime e io capii che avrebbe fatto di tutto pur di eliminare il mio dolore. Mi abbracciò improvvisamente e io la strinsi a me come se avessi la sensazione di perderla.

«Non sarò sposata finché deciderò di esserlo, promettimelo Izabela»

«Te lo prometto mia piccola Areum» disse riempiendo la mia spalla di lacrime, io feci lo stesso sulla sua e mi resi conto solo dopo che, finalmente, mi aveva chiamato per nome mostrandomi, anche a parole, tutto ciò che mi mostrava già ad azioni.

[...The day after...]

Era ormai pomeriggio del giorno dopo e il matrimonio era a poche ore dopo la mezzanotte.
I preparativi erano pronti, anche se la sposa non sapeva neanche come fossero fatte le tovaglie che
si trovavano sui tavoli per gli invitati.

Jimin aveva cercato di entrare in camera più volte ma le guardie che sorvegliavano la mia stanza lo bloccavano con una semplice manata sulla fronte. Lui era forzuto ma non tanto da riuscire a battere due guardie del corpo addestrate, e a dirla tutta era un po' più basso. Dopo aver provato e riprovato per diverse ore decise di smettere e mi chiamò al cellulare per chiedere come stessi. Avrei voluto chiedergli di Taehyung ma avevo troppa paura di scavare ulteriormente nella mia ferita ancora aperta.

Sospirai e il mio respiro tremò, ero agitata ed avere tutti quei domestici nella mia stanza mi faceva sentire soffocata. Sentii la fronte sudare e la testa girarmi pericolosamente. Mi appoggiai con una mano ad una delle aste che reggevano il letto mentre lentamente mi sedevo su di essa.

«Tutto bene signorina?» mi chiese uno dei wedding-planner, analizzando il catalogo dei abiti attentamente.

«A dir la verità no, avrei bisogno di uscire un attimo» risposi ovvia.

«Mi scusi signorina ma la Signora Par-»

Lo interruppi.

«Non andrò oltre il giardino, ho due enormi guardie del corpo al mio fianco, quanto lontano pensate che io possa scappare» dissi visibilmente infastidita. Mi alzai a fatica dal letto per poi aprire la porta e beccarmi le occhiatacce da parte dei due omoni.

Ricambiai l'espressione e gli feci cenno di seguirmi. Raggiunsi l'enorme giardino, dove, come sempre, tutto era perfettamente ordinato e neanche una foglia osava ribellarsi alla "grande" Signora Park. Ero uscita per poter respirare meglio ma mi resi conto che non era cambiato niente, per non sentirmi soffocata dovevo andarmene da quel paese, dovevo andare in un posto dove non sentissi la presenza opprimente di quella donna. Sospirai sapendo che non era mica possibile mettere K.O. due omoni il doppio della mia taglia e scappare con quel orrendo vestito color vomito che avevo addosso.

Forse però un modo per sentirmi al sicuro c'era, l'avevo trovato, o meglio, pensavo di averlo trovato quando in realtà sono stata ingannata per l'ennesima volta. Sorrisi ironicamente a me stessa, ero patetica.

Quando si dice che l'ultima spiaggia degli umani è la speranza, è proprio vero. Ero ancora aggrappata a quella famosa sensazione nonostante tutto ciò che era successo.

«Come mai sorride?» una voce per niente familiare mi approcciò da dietro mentre raccoglievo una rosa che giaceva per terra. Mi girai scoprendo i capelli color menta del ragazzo senza emozioni.

«Non è permesso?» chiedi sarcastica.

«Mi hanno detto di venire a farle compagnia»

Annuii per poi notare una cosa bizzarra.

«Per caso mi stai dando del Lei?» inarcai un sopracciglio.

«Mi sembra ovvio» disse roteando gli occhi ed incrociando le braccia al petto.

«E perché mai dovresti, è strano per qualcuno della nostra età»

«E lei perché mi da del "tu", l'educazione non è un'opzione» disse senza degnarmi di uno sguardo.

«oh mi scusi Signorino Min, non volevo mica offenderla» risposi imitando la sua voce, forse esagerando un minimo.

«Io non parlo così» si difese.

«E invece parla proprio così»

«Senta Signorina Park»

«Puoi darmi del "tu"»

«Senti, sono qui per dirti solo una cosa, dopo il matrimonio non voglio seccature»

«Cosa vorresti dire»

«Tu puoi fare quel che ti pare a patto di non rovinare la mia reputazione»

«Oh ma certo, vuoi la stessa cosa che mi hanno chiesto i miei genitori tutti questi anni, poi però la verità è che non posso fare niente»

«Pensavi che ti avrei fatto scappare con il tuo principe azzurro?» sorrise ironico.

«Io non ho un principe azzurro»

«Hai ragione, è stato lui ad illuderti per poi darti il due di picche»

Volevo replicare ma non sapevo cosa dire, sentivo un nodo in gola. Le lacrime erano bloccate a forza ma non vedevano l'ora di uscire.

«Non mi interessa dei tuoi inutili inciucci, dopo il matrimonio comportati da nobile, un'altra cosa: non c'è bisogno che cerchi di far funzionare le cose tra di noi perché la cosa non mi interessa minimamente»

«Ti servo per i soldi» dissi pietrificata.

«Non era ovvio?» rispose per poi andarsene lasciandomi da sola nel giardino.

Mi inginocchiai davanti ai cespugli e le lacrime finalmente scesero. Le sue parole erano vere eppure per un istante avevo pensato che forse sarei potuta essere felice anche con questo uomo freddo e distaccato.

Odiavo Taehyung e il pensiero di doverlo vedere al matrimonio mi nauseava.

Spazio scrittrice♠️
MA ZAO BELLIZZZZIMIIII❤️
So che i capitoli sono lenti ma so anche che sono noiosi, la situazione si evolverà in diversi modi. Non mi piace affrettare tutto quindi con calma si arriverà ad una fine.
Comunque nel prossimo capitolo avverrà finalmente questo famoso matrimonio, cosa pensate che succederà? Taehyung e Areum si parleranno? O Areum sarà troppo arrabbiata per riuscirci?
Spero continuate a seguire la storia per scoprirlo💥
Vi amo, bye🥰
-Kia

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