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«E quindi vuoi dirmi, che le hai promesso un appuntamento per questa notte» mormorò il manager con voce bassa, battendo la mano destra - sul petto. «Senza avere una minima idea su dover portarla?» aggiunse, virando la sua attenzione verso il cantante che nel frattempo, era seduto con fare pensieroso.
«Ah-Ah» mugolò, battendo ripetutamente il piede a terra con fare nervoso. «Ti ho raccontato tutto Frank e si» sospiró, portando le mani al viso. «Non so cosa fare, dove portarla - come renderla felice» disse, alzandosi in piedi. «Dopotutto è la prima volta per me in quanto mi ha sottolineato di non voler gioielli, macchine costose, ristoranti di lusso - bensí, vuole solo me..» concluse, con tono sommesso e chiudendosi un po' nelle spalle a mo' di imbarazzo, resosi conto in quel momento, quanto fosse fortunato ad averla al suo fianco.
«Beh amico» esordí il fanciullo, dandogli una pacca sulla spalla. «Direi che è grandioso, no? Insomma, vuole te, solamente te e non gli interessa ciò che la tua fama può regalarle» si spiegò, sorridendo. «Quindi non vedo perché devi avere così paura di organizzarle qualcosa» e si sedette, incrociando le gambe - una sopra l'altra.
«Perchè non vorrei deluderla..» ribatté l'altro, abbandonandosi al divanetto di pelle, color crema del suo ufficio. «Non rimarrà qua per sempre, ha la sua vita, i suoi sogni ed è così caparbia e giovane, che mi rigenera l'anima ogni tal volta - siamo vicini, o semplicemente ci guardiamo» continuava, schioccando la lingua al palato. «È genuina Frank e giustamente desidera una relazione normale, cosa che io - per via del mio dannato nome, non posso darle»
«Ma ha scelto te, Jackson» lo interruppe il manager, alzandosi in piedi. «Ha scelto te e per una volta in vita tua, ti è capitata una donna che veramente vuole te, la tua essenza, la tua natura - ti guarda come nessuno dei tanti» e fece una pausa, sospirando. «Insomma, quando ero bambino e ti ho conosciuto - nemmeno io ti guardavo come lei ti ha visto fin dal primo momento»
«Che cosa intendi dirmi, Cascio?» sorrise sommessamente l'altro, posando i gomiti su entrambe le ginocchia.
«Che nessuno dei tanti, di coloro che hai intorno Mike, ti guarda in quel modo così semplice e naturale, ecco. A lei non importa chi sei, il tuo nome e ciò che esso ne comporti - e dopotutto pensaci» si passò una mano tra i capelli. «Qualsiasi altra ragazza, al suo posto, sarebbe già venuta a letto con te solo perché appunto, sei Michael Jackson» tentò di spiegargli.
«Oh andiamo, Frank»
«Vuoi dirmi forse che sbaglio?» lo canzonò l'altro. «Michael ormai sono sempre con te e ho avuto modo di vedere parecchie scene imbarazzanti di donne idolatranti nei tuoi confronti»
«Oh beh, ho un certo fascino!» tentò di sdrammatizzare il moro, abbozzando un sorriso sghembo e trionfante.
«Si, certo» stette al gioco il giovane. «Il fascino dell'imbecille, popstar!» aggiunse, scoppiando a ridere in una fragorosa risata. «Ma ciò non toglie, che le piaci davvero e dovresti goderti questo bellissimo momento, amico» concluse, prendendo posto al suo fianco.
«Ho la tremenda paura di sbagliare col finire di rovinare ogni cosa» ammise la celebrità, con tono di voce basso - stringendosi nelle spalle in quanto - davvero temeva che quello, fosse tutto frutto di una sua fantasia e che presto la fanciulla che tanto desiderava, gli avrebbe voltato le spalle - ripudiandolo nel medesimo dopo. «Ma non riesco a starle lontano, la desidero ogni momento ma in modo diverso dal semplice bisogno carnale di un qualsiasi uomo» continuava, nel mentre che agitava le mani e dava voce ai suoi sentimenti. «È molto di più di tutto questo Frank, insomma mi lascia senza parole» concluse.
«Oh beh, lo vedo dai tuoi occhi amico! È quella giusta» e gli sorrise. «E vedrai che questa sera, dopo la cena con i bambini - ti verrà in mente qualcosa di meraviglioso per farla sentire amata» e con le sue parole riuscí ad assicurarlo.
Michael sorrise sommessamente, prima di alzarsi in piedi e spintonare in modo affettuoso l'amico, per poi avvolgerlo tra le sue braccia. «Ti sono così grato Cascio, di tutto» gli disse, con tono sommesso al suo orecchio.
Il fanciullo rise, e tornando in se - riprese parola. «Dovevamo parlare anche di lavoro, non trovi?» scherzò, prendendo alcuni fascicoli dalla scrivania.
«Beh si, ti voglio far sentire una canzone!» rispose l'altro, con fare entusiasta.
[...]
Natalie teneva il piccolo Prince saldo per la manina, mentre passeggiavamo per Neverland, nelle prime ore del pomeriggio e Paris, stretta al corpo della donna - giocherellava con qualche ciocca bionda.
«Vedi Prince?» intonò dopo, fermandosi vicino ad un albero. «Qua c'è una grossa vastità di specie animali» continuava. «Quale ti piace di più?»
«Cane» ammise il bambino, alzando la testolina verso di lei.
«Ti piacciono i cani?» gli domandò l'altra, scaltra.
Il piccolo annuí, prima di iniziare a correre verso la grande dimora, mantenendo la mano saldamente nella ragazza che a stento, gli stava dietro ridendo.
«Na-Natalie» balbettó il pargolo, mentre stringeva tra le manine, l'orlo della sua maglietta.
«Si, Prince?» gli rispose, posizionando Paris nella culla. «Che succede? Come mai questo visino triste?» si allarmò, chinandosi su di lui.
Quest'ultimo protese le braccia verso di lei, con l'intenzione di essere sollevato da terra e poi cullato - e quando ella lo fece contento, egli si strinse di più a lei a mo' di sicurezza.
Natalie era meravigliata da quei due bambini e nutriva per loro, un vero e proprio sentimento - laddove non lo credeva possibile, affezionarsi così in poco tempo, a quella fantastica realtà. A loro era stato insegnato di amare ciò che li circondava, senza dare per scontato tutte le bellezze del creato ed avevano un animo, buono e puro come quello del loro padre.
Si sedette sul divano, con Prince che premeva i tasti del telecomando come meglio credeva quando, alla televisione - videro un video di Michael, passare proprio in quel momento.
La ragazza rimase rapita per un istante dallo schermo, vedendo l'uomo che tanto la stava corteggiando, essere un vero maestro e perfezionista sul palco - cosa che ovviamente già conosceva piuttosto bene, dopo aver lavorato insieme a lui.
«Pa-Pà» diceva Prince, battendo le mani sorridente e saltellando sulle gambe della fanciulla. «Quello è pa-pà» continuava, indicando il mezzo.
«Si, Prince è il tuo papà Michael» gli diceva lei, sorridente. «E dimmi un po', vuoi provare a ballare come lui?» propose, mettendolo a terra ed al medesimo tempo, alzandosi in piedi.
«Si» rispose entusiasta il piccolo, battendo i piedi a terra.
«Okay ometto, ma devi fare attenzione» finse di canzonarlo la ragazza. «Vieni dietro a me, così» e gli prese la mano, muovendo i piedi in modo al quanto semplice - ma dopotutto il bambino di fronte a lei, nonostante fosse ancora minuto per danzare, ci provava con tutto se stesso - spronato dalla canzone appartenuta all'uomo, che conosceva fin troppo bene.
«Una giravolta!» rise lei, in modo tale da farlo voltare ed infine - cadere con il sedere a terra. Il pargolo si rotolò a terra, per poi alzarsi di nuovo e protendere le braccia verso la bionda, che intenerita lo strinse a se. «Sei stato bravissimo, Prince!» e gli diede un casto bacio, tra la folta chioma bionda. «Tuo papà, sarà molto fiero di te!» e si sedette fa nuovamente sul divano di pelle, lei stesa con le gambe a penzoloni e il fanciullo - che stremato, si era addormentato su di lei, avvinghiato al suo petto non eccessivamente prosperoso.
Frank si stava facendo strada con il moro al suo fianco, quando egli venne coinvolto completamente dalla scena di fronte a lui: i suoi bambini, entrambi addormentato ed il più grande, abbracciato alla donna per cui lui stesso, nutriva qualcosa di forte. La vide tranquilla, mentre con una mano accarezzava la sua chioma bionda, ma totalmente ignara di essere osservata in quanto gli dava le spalle.
«Mike, te l'ho detto - è quella giusta!» lo sorprese il manager, dandogli una pacca sulle spalla.
«Fá piano Frank - sono così rilassati tutti e tre» ammise con tono dolce mentre manteneva lo sguardo, ancora fisso su quella scena.
«Vuoi andare da loro?»
«Cosa?»
«Insomma popstar, riesco a leggertelo negli occhi. Và da loro, il lavoro può aspettare» gli sussurrò l'altro, con fare sincero.
«No Frank!» e tornò in se, virando la sua attenzione nei confronti del fanciullo. «Abbiamo del lavoro da fare e voglio approfittare di questi momenti, quando i miei bambini sono tranquilli e in buona compagnia!» concluse, ritornando a camminare verso lo studio.
«Okay, come vuoi tu» sbuffò Cascio, imitandolo con grandi passi.
❀ ❀
Natalie sorseggiò un goccio d'acqua, mentre camminava per la stanza a passo svelto, agitata in quanto dopo la cena e la buonanotte ai bambini, il cantante l'avrebbe portata fuori o meglio, a detta sua di quella mattina - le stava organizzando un appuntamento.
"Andrò bene così?" si chiese, scrutando la sua figura riflessa, piegando il volto di lato. Dopotutto era un semplice top nero, con le spalline fine - che fasciava il suo seno non esageratamente prosperoso ed un pantalone, del medesimo colore - leggermente sborsato che avvolgeva le sue gambe perfettamente.
Una scarpa con un tacco ampio - ed i primi ciuffi della chioma mossa, raccolti dietro la nuca.
Si diede due pizzichi sulle guance ed era pronta - ma in cuor suo temeva che, nonostante fosse una bella e giovane ragazza, non fosse però - all'altezza di quell'uomo così ambito e amato, da sempre circondato da donne altrettanto fantastiche e di grande fama.
Chiuse la porta alle sue spalle, fissando per svariati secondi la rampa di scale che la separavano dalla sala laddove si sarebbe tenuta la cena e - stringendosi nelle spalle, percepiva il grande fardello del suo cuore, fare capriole al solo pensiero del moro e del suo animo pulito.
Raggiunse l'atrio, trovando proprio lui, di spalle - camminare davanti al caminetto ed impegnato in una telefonata parecchio attiva e candida - laddove parlava con un tono dolce e soffice - e lei, nervosa, fece un passo nei suoi confronti.
«Certo, ti voglio bene anch'io - lo sai» disse l'uomo, rimanendo nella medesima posizione, con fare languido - destando un picco di gelosia nel confronti della fanciulla. «Grazie della telefonata - e sai che ci sono per te. A presto, Lisa.» concluse, l'altro voltandosi e aprendo la bocca, appena intravide la figura di Natalie.
«Ciao Michael» disse lei, leggermente interdetta e confusa, ma tentando di non dare a vedere quello strano stato d'animo, raggiunse la tavola già bandita.
Lui rimase immobile, serrando le palpebre con fare spaventato e riprendendo lucidità qualche istante dopo, la prese per i fianchi - attirandola a sè.
«Non è quello che sembra» ammise, posizionandosi dinnanzi a lei. «Mi ha telefonato per farmi gli auguri di compleanno, scusandosi del terribile ed eccelso ritardo ed io..»
«Mike» gli sorrise, posando una mano sulla sua spalla. «Non vedo dove stia il problema sinceramente e poi - non devi darmi tutte queste spiegazioni. Lo apprezzo ma davvero, è tutto okay» e posò entrambe le braccia sulle sue spalle.
Il moro sospiró, arrossendo quando lo sguardo gli cadde sul seno scollato della fanciulla ed abbozzando un sorriso imbarazzato, prese parola. «Pensavo che, sentendomi parlare con la mia ex moglie tu..»
«Perchè dovrei arrabbiarmi?» lo interruppe, inclinando il viso di lato. «Ha fatto parte della tua vita, vi siete amati - ti conosce e dopotutto sono grata che sia rimasto del bene tra di voi.» e si strinse all'addome del moro, con fare sensuale. «Non odio le tue donne passate, come non odio Lisa - non devi giustificarti, d'accordo?»
Michael rimase interdetto, con lo sguardo fisso sulle labbra carnose della fanciulla, sentendosi nuovamente benedetto dalla vita - in quanto essa gli avesse regalato l'onore di avere al suo fianco, una donna del genere e per niente frivola ed esagerata.
«Mi mandi fuori di testa, sei..» e prese respiro, stringendo con le dita affusolate - la vita stretta di lei, che ridendo - mise le mani tra la sua chioma mossa. «Sei bellissima e caparbia, davvero - sono fortunato» e con fare lento, prese a baciare l'incavo del suo collo scoperto. «Grazie di capirmi, di sapermi leggere dentro e di fidarti, io..» e lui perdendo il senno, per via dell'inebriante sapore della sua pelle.
«Devi sentirti libero con me, d'accordo?» gli domandò, prendendogli il volto tra le mani. «Ovviamente portandomi rispetto, ma siamo liberi - liberi da ogni cosa ed ogni punto di vista del contorno. Siamo noi e basta.» concluse, con fare dolce. Il moro abbozzò un sorriso, prima di catturarsi il suo labbro inferiore con fare malizioso, mentre osservava il corpo della fanciulla che divertita - si protese in avanti, ridendo.
«E se ti baciassi?» le domandò, stringendola a se.
«Mmh» mugolò l'altra, sfiorandogli il naso con il suo. «Direi che sei lento, Jackson» e fece sue le labbra della celebrità, che rispose ben volentieri a quel bacio - che mano mano prendeva forma, divenendo sempre più profondo e dolce.
«Popstar, siamo felici per voi ma devo dirti una cosa» lo interruppe il manager, entrando nella stanza - con la sua Bonnie - sorprendendo i due, in un momento estremamente intimo.
«Che vuoi, Frank?» ringhiò l'altro, con la chioma arruffata, ancora avvinghiato alla sua dama.
«Tua moglie è appena arrivata, vuole cenare con i bambini, quindi..»
«Deb rimane a cena?» chiese con tono esasperato, guardando primo il fanciullo - poi la ragazza, che si allontanò da lui con fare scaltro. «Nat..»
«Mike, tranquillo» gli sorrise, aggiustandosi i pantaloni con le mani. «Va tutto bene» lo rassicurò, prima di prendere posto a sedere, di fianco alla bruna che prendendole la mano, rise.
«Sono felice per voi, anzi - siamo davvero tanto felici per voi» le sussurrò Bonnie all'orecchio, ammiccandole poi un occhiolino.
Tuttavia la bionda, non era turbata dalla presenza della moglie del cantante in quella stanza in quanto era sicura - dell'interesse provato da quest'ultimo nei suoi confronti ed in più, sosteneva le donne ed era prettamente per la solidarietà femminile - quindi non provava gelosia o fastidio per Debbie e comprendeva la sua voglia, di stare con i suoi figli dopotutto.
Emily servì la prima portata, abbozzando un sorriso timido al moro che fermando la cena, prese parola. «Emily per favore, fermati a cena con noi» e ammiccò uno sguardo complice a Natalie, che nel frattempo prese un sorso del buon vino.
«Ma signore, non mi sembra il caso» ribatté la governante, scostando una ciocca di capelli, dietro al lobo del suo orecchio.
«Pff» rise l'altro, indicandole il posto vicino alla fanciulla, che sorridente la accolse al suo fianco. «Te lo meriti!» concluse l'uomo, ammiccandole un occhiolino.
«Sai, Michael» disse Natalie, prendendo la mano di Emily sotto al tavolo a mo' di sicurezza. «Oggi, Prince ed io abbiamo ballato in salone» e si pulì il lato delle labbra, con il tovagliolo - tamponandole piano ed in modo sensuale. «Passava un tuo video alla televisione ed era letteralmente impazzito dalla gioia e quindi, abbiamo fatto qualche passo insieme» concluse, in tutta tranquillità.
«Beh, è il figlio di una popstar!» scherzò Frank, addentando un boccone di carne.
Michael sospiró, alzando poi i lati della bocca - accarezzando la testa del suo bambino, con fare dolce. «Hai ballato oggi, ometto?» gli chiese, con voce buffa.
«Si, papà» battendo le mani. «Grazie a Na-Natalie» concluse, procurando una risata genuina alla fanciulla che - virando la sua attenzione nei confronti della moglie della celebrità, si accorse del suo sguardo alquanto cupo.
«E quindi, Natalie» prese parola quest'ultima, con fare serio e posando il tovagliolo sul tavolo. «Da quando lavori per mio marito?» continuava, ampliando lo sguardo e serrando le labbra in una linea dura. «Per dargli del tu, penso da molto» concluse, abbozzando un finto sorriso di cortesia.
La fanciulla prese respiro, incupendosi di colpo in quanto non si aspettava una tale domanda, in quel momento ma - rimanendo concentrata sulla donna, prese il bicchiere tra le mani. «Beh è qualche anno, a dire la verità» iniziò a spiegare, sotto l'occhio impaurito degli altri presenti a tavola ed il cantante, che malediceva la presenza di sua moglie in quella stanza. «Ma sono grata a suo marito per questa meravigliosa opportunità» concluse, chiudendosi nelle spalle, guardando l'uomo di sottecchi.
«E come procede la danza?» continuava l'altra donna, con fare stizzito - come se volesse andare nel profondo di quella conoscenza, a suo parere frivola.
«Molto bene, da poco sono diventata insegnante nella scuola di ballo della donna che mi ha insegnato questo mestiere» rispondeva la dama tranquilla, sorseggiando di tanto in tanto il vino. «Adoro lavorare con i bambini ed insegnare loro questo mondo - mi ricorda un po' me, da piccola ecco»
«Beh, sicuramente se mio marito ti ha scelta per alcuni suoi lavori, avrai del vero talento» ammise l'altra, posando i palmi delle mani sul tavolo. «Ad ogni modo, hai un sogno nel cassetto?»
«Deb, andiamo - basta» si intromise il cantante, con fare brusco. «Le stai facendo un interrogatorio, mi sembra eccessivo»
«Non c'è problema» sorrise la ragazza. «Non mi da per niente fastidio anzi» e virò la sua attenzione verso la donna, leggermente rossa sulle gote. «Mi fa piacere, parlare - eh si, il mio sogno - signora Jackson» e abbozzò un sorriso sghembo. «È aprire una scuola di danza per bambini - tutta mia»
«Un ottimo sogno, signorina Natalie» concluse la donna, pulendosi la bocca con fare lento e stizzito. «Mi auguro ci riesca, con le sue forze» concluse, enfatizzando l'ultima frase - in modo languido e provocatorio.
Natalie fece un cenno di capo a mo' di consenso, percependo l'aria divenirle stretta all'improvviso - ed Emily, vedendola avvampare sulle guance, le prese la mano.
«Con permesso» balbettó la fanciulla. «Devo andare in bagno» e si alzò, raggiungendo velocemente la sua stanza - in quanto si sentiva leggermente sopraffatta da quella serata e nonostante si fosse comportata nei migliori dei modi, ciò non era bastato.
La cena era conclusa e Debbie, lasciò la casa - in modo furtivo, dopo aver dato due baci fugaci sulle guance del marito, il quale era completamente in collera e preoccupato per la dama - che nel frattempo non era più scesa.
Fece le scale - accompagnato da Emily che temeva salsa Paris tra le braccia. «Porto i bambini a letto, se vuoi andarle a parlare»
«D'accordo, vengo subito per leggere la fiaba» le rispose, abbassando il capo. «Grazie Emily»
La ragazza gli sorrise, prendendo entrambi i pargoli - mentre lui bussò alla porta della fanciulla.
«Nat, sono io»
Ella aprí la porta, leggermente scossa in volto. «Scusami se sono andata via dalla cena, ma»
«Shh, bambina» la interruppe lui, prendendole il viso tra le mani. «Pe-perdonami» balbettó dopo, baciandole la fronte con fare casto. «A mezzanotte Bill ti verrà a prendere e ti porterò a vedere un posto speciale»
«D'accordo» gli rispose, chiudendo la porta alle sue spalle, appoggiandosi poi al freddo legno di essa in quanto la sensazione di disagio, non abbandonava il suo corpo e stanca, decise di aspettare l'arrivo della guardia del corpo, adagiata sul materasso.
[...]
«Dolce Natalie, ora venga con me» le disse Bill, prendendole una mano con fare dolce, per poi condurla all'esterno della dimora. «Il signor. Jackson la sta aspettando»
«Oh Bill, quando smetterai di essere così formale?» domandò l'altra, ridendo.
L'uomo rise di gusto - tornando poi a parlare con ella in modo normale, nel mentre che la scortava al grande van di colore scuro - fuori al maestoso cancello di Neverland.
«E questo?» gli chiese, alzando un sopracciglio.
«Si goda il viaggio, Natalie» concluse l'uomo, aprendole la portiera - trovando il moro, ben vestito: con una camicia rossa che solitamente egli indossava ed un jeans scuro.
«Ciao bambina» la salutò, prendendole una mano tra le sue e baciandole le nocche con estrema dolcezza.
«Dove mi porti?» gli chiese, stringendosi a lui con le braccia intorno al suo collo.
«Vedrai, è una sorpresa - te l'ho detto!»
Natalie sbuffò, virando poi - le sue iridi chiare e profonde, in quelle scure del cantante che - nel medesimo stesso, si protese verso di lei. «È tutto okay?» le domandò, sfiorando la punta del suo naso.
«Ora si, è passato» ammise l'altra, abbassando di poco lo sguardo, quando egli - catturò nuovamente il suo mento, tra le mani.
«Deb, sà essere fastidiosa ma è consapevole che mi piaci e anche molto» le spiegó, con nonchalance. «Ti chiedo scusa, ho tentato di fermarla ma..»
«È tutto okay, Mike»
«Lo so che non stai bene, che sei infastidita - Nat, parlamene» la canzonò, sistemando delle coperte lungo il dietro del van - insieme a dei cuscini.
«Che stai facendo?» domandò la ragazza, osservando l'uomo - aggiustare il tutto con estrema cura, portando le mani sulla chioma.
«Sto cercando di essere romantico» sospiró, sedendosi nell'istante stesso, ed incrociando le gambe. «Ho cercato di organizzarti una serata semplice, genuina ma dato che è la prima volta, sono un po' impacciato» ammise, chiudendosi nelle spalle. «Ma non cambiare discorso, ragazzina!»
Ella divenne rossa e divertita dal suo atteggiamento bizzarro e buffo, si strinse a lui - obbligandolo a stendersi sui cuscini che aveva appena sistemato, annullando poi la distanza dei loro volti e congiungendo le labbra, lo bació.
«Sei sleale!» la ammunì, ricambiando quel gesto così intimo e caldo che da parecchio bramava - chiedendo accesso con la lingua lentamente, con il fine che le due si intrecciassero e le sue mani, finissero lungo tutto il corpo sinuoso della giovane che - scaltra, si mise a cavalcioni su di lui, continuando quel bacio profondo ed intenso.
Le dita affusolate e magre, segnarono l'intero perimetro del volto dell'uomo con movimenti leggiadri - e rimanendo nella medesima posizione, prese parole. «Sei proprio un bell'uomo»
Il volto di quest'ultimo divenne rosso paonazzo e serrando le palpebre, rise. «Dai, non è vero»
«Molte la pensano come me» gli disse in sua difesa, continuando ad osservarlo. «Mi ricordo - durante il videoclip: tutte erano pazze di te e del tuo» e fece una pausa, per stampargli un bacio sul naso. «Fondoschiena, popstar»
Michael non si tratteneva dal ridere ed alzando gli occhi al cielo, decise di sfidarla un poco e posando entrambi i palmi sul suo fondoschiena, schioccò la lingua al palato. «E te invece, che pensavi?»
«Umh che in compenso c'erano altri ballerini molto sexy» e iniziò ad elencare il nome di alcuni, con fare beffardo. «Ah-Ah - molto simpatica» la canzonò, fingendosi offeso. «Per favore damigella, si scansi da sopra di me» continuava, con il broncio.
Ella rise - e stampandogli un altro bacio a stampo, si mise a sedere, prendendo alcuni cuscini tra le braccia. «E questi?» chiese, con nonchalance.
Il moro si mise in piedi una volta che il mezzo si fosse fermato ed aprendo il portellone, Natalie ebbe modo di notare l'immenso cielo scuro, colmo di piccole e lucenti stelle.
«Vieni qui» le disse, accogliendola tra le sue braccia - e coprendo entrambi i loro corpo con dei plaid di pile, le schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
«Non volevi macchine costose, gioielli, ristoranti lussuosi» prese parola poi, gesticolando un poco con le mani. «E così ho pensato di portarti quassù e goderci questa meravigliosa notte stellata, io e te» concluse, guardando in basso ed attendendo una possibile reazione da parte della giovane, temendo di aver avuto un'idea stupida e poco elegante.
«È veramente bellissimo, Mike» mormorò, stringendosi al suo corpo. «Hai avuto davvero un'ottima pensata» e gli accarezzò il viso - con la mano destra. «Grazie, davvero»
Lui arrossì sulle gote e sospirando, le baciò la fronte. «E ritornando al discorso di Deb, quando tutto questo finirà e sarò libero, ti chiederò di essere la mia ragazza ufficialmente, se per te è okay»
Natalie rise. «Non stai correndo un po' troppo ora, stallone?» ed egli a quella domanda, si mise a sedere - sbuffando.
«Mike?»
«Ma dannazione Nat, se ti piaccio come dici- perché non vuoi stare con me?» e serrò le palpebre, percependo i suoi demoni comparire nuovamente nella sua mente, per paura di essere abbandonato, allontanato - da lei.
«Mi piaci e anche molto solo» gli spiegò ancora, prendendogli il viso tra le mani con fare materno. «Andiamoci piano, tutto qui - passo dopo passo» e le mani le scivolarono lungo il colletto della sua camicia, slacciando bottone per bottone - percependo il respiro del cantante divenire pesante e la sua mascella, venire contratta nel medesimo stesso.
Le sue labbra finirono sul suo collo, catturando tra di esse il lobo del suo orecchio ed a quel gesto, Michael sbarrò lo sguardo quando la lingua della fanciulla, giocava con quella zona del suo corpo.
«Rilassati, Jackson» gli disse seducente, guardandolo poi negli occhi.
«Po-posso?» balbettò lui, posando una mano lungo la vita - per attirarla a se.
«Certo» e gli diede un buffetto simpatico sulla guancia. «Non scappo da nessuna parte, Mike» concluse - provocando in lui un sorriso sghembo e voltandosi, prese un piccolo recipiente ricco di leccornie.
«Apri la bocca, bambina» le ordinò dolcemente, prendendo una piccola fragola ricoperta di cioccolato - per poi portarla tra le labbra della dama, che ne diede un morso. «Piace?»
«Altroché» mormorò l'altra, posandosi sui comodi cuscini. «Ecco a cosa servivano, allora!» continuò, divertita.
Continua-
Spazio Autrice:
Ed eccomi, dopo due settimane di assenza.
Ma voi sapete, inutile che mi giustifico nuovamente qui, sotto questo enorme capitolo, ricco di dettagli e momenti dolci.
Aaaallora ora voglio da voi, una cosa:
Cosa ne pensate di Natalie e del suo atteggiamento?
E poi, so di aver interrotto questo dolce appuntamento su il più bello, ma nel capitolo prossimo vedrete. (Ho davvero troppa roba da raccontare, scusate)
Non si ferma qui e Jackson ha ancora molto da dirle.
Come sempre, vi aspetto qua sotto nei commenti.
I love u all girl.
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