𝚀𝚞𝚎𝚕𝚕𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚛𝚍𝚘 {𝟝/𝟝}
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Tu dici dai si può ricominciare
Ma io non ho da offrirti più parole
Si è vero tu mi incanti anche se non mi parli
Ma il sole è spento e non lo vedo più da queste parti
Sì, è vero avevo detto che sarà per sempre.
- Ultimo
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«Mhh-» mugolò il cantante, sfiorando il mento con le dita. «Queste sono nuove-» sussurrò tra sé e sé, mentre con circospezione osservava le foto della fanciulla poste al di sopra del grande mobile della camera da letto. Esse la ritraevano in diversi posti nuovi, delle volte vestita in modo elegante e delle altre sportivo. In una vi era lo stesso Johnny, che la teneva legata al suo corpo, con un braccio che le circondava la vita. Venne colpito da un brivido lungo la schiena; inspirò.
I due erano solamente amici e lo sapeva bene. Ma schioccando la lingua al palato, virò lo sguardo altrove. Non capiva bene la natura dei suoi sentimenti ma quella sensazione strana pervase il suo corpo e aveva tutto l'aspetto di una piccolissima punta di gelosia. Era geloso di quella donna ed a tratti morboso se qualunque altro uomo si fosse avvicinato. Forse perché era da sempre abituato ad essere al centro di ogni cosa per molti e desiderava che fosse lo stesso per lei. Sopratutto per lei.
«Michael, vieni in cucina?» lo richiamò infine ella, con la schiena adagiata allo stipite della porta. «La colazione è pronta! Salata, come piace a te-»
«Really baby?» scherzò l'altro, posizionandosi dinnanzi la sua esile figura. Sorrise, mordendosi la parete interna della guancia, sopprimendo quel bisogno insulso di baciarla ancora e ancora.
«Oh- puoi scommetterci popstar!»
Chiunque li osservasse da fuori, quei due sembravano ancora due fanciulli alle prime armi, completamente persi l'uno dell'altra. Per chi li conoscesse invece, due citrulli che amavano complicarsi la vita piuttosto che rimanere insieme. Per loro stessi invece, era divenuto troppo complicato spiegarlo a parole. Preferivano trattenersi ed illudersi che la scelta di rimanere lontani, fosse quella giusta.
Michael assaggiò un boccone di salmone, gustandolo lentamente. «Mmh- non hai perso la mano nella cucina, nonostante gli innumerevoli impegni!»
Ella arrossí. «Sorpreso?»
«Altroché!»
«Ripartirai questa sera?»
«Vuoi che me ne vada, Nat?»
Ella roteò lo sguardo al cielo. «Sai- solitamente non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!» sorrise a mo' di sfida. Occhi negli occhi, fu il turno del cantante a rispondere.
«Infatti dovresti rispondermi, ragazzina-»
«Michael ma-» serrò le mani. «..insomma che ti prende?»
«A me nulla, e a te?»
«No-» rispose infine, sospirando. «Non voglio che tu te ne vada, anzi mi fa piacere che tu sia qui! Dopotutto mi era mancata la tua presenza-»
Il moro sorrise soddisfatto, addentando un altro boccone. La smorfia era quella di un ragazzino, a cui gli era appena stata data ragione in una discussione. Masticava e nel mentre si guardava intorno. «Riparto questa sera, perché domani ho un importante incontro di lavoro. Devo volare in Africa per sbrigare le ultime faccende del disco»
«Non vedo l'ora di poterlo ascoltare integrale-»
«Ogni volta che cambierai stazione della radio, sentirai la mia voce..»
«E canterò insieme a te. Ti sentirò comunque vicino-»
«Damn, really?»
Era incredulo. Ella che manifestava così tanto sentimento nei suoi confronti; ma del resto non aveva smesso nemmeno un secondo di donargli il suo continuo supporto.
«Non sarà fastidioso bambina?» rise, con il suo modo fanciullesco. «Insomma pensavo non volessi più avermi intorno»
«Uuuh- siamo leggermente permalosi qui eh!»
Risero. «E perché continuiamo a farci de male invece di salvarci?» domandò l'altro, alzandosi in piedi. «Non credi sia meglio ammettere i propri sentimenti e farla finita? O sono completamente pazzo o quello che vedo dai tuoi occhi è amore Nat-»
«Michael-»
«Cosa?»
«Per favore, no..»
«Cosa? Cosa sto facendo, mh?»
«Questo-» e disegnò dei piccoli cerchi con la mano.
«Spiegati meglio» insistette lui.
«Insistere, lo sai che-»
«Che tu mi ami come io amo te. Perché tu mi ami ancora bambina, lo vedo e lo sento. Ci stai mettendo tutta te stessa per allontanarmi, ma ogni talvolta faccio questo-» le prese le mani, portandole vicino la sua succosa bocca. Le baciò i palmi, prima uno poi l'altro. «E questo-» inspirò, scostandole una ciocca di capelli dietro lobo. «Non ricordi Nat, quando ci siamo baciati per la prima volta? Quanto fossi rimasta delusa da quel misero bacio a stampo sul giving tree. Quanto desiderasti il secondo-» la vide sorridere tra i baffi, mentre virò lo sguardo altrove per tentare di non farsi vedere.
«E la prima volta che abbiamo fatto l'amore in quel meraviglioso albergo?»
Natalie rise. «Ricordo che eri completamente ubriaco-»
«Ma pazzo di te» e le prese il mento tra le dita. «E il bacio di ieri dopo quel ballo? Vuoi dirmi che non lo desideravi anche tu?»
La fanciulla scosse il capo interdetta. Inspirò e incrociando il suo sguardo ceruleo in quello guizzante dell'altro, gli sfiorò una guancia. «Tu sei completamente pazzo, allora-»
«Mmh- di te, ma l'ho già detto!»
«No, sei pazzo e basta!»
L'altro rise, obbligandola a voltarsi. Con le mani le cinse il ventre. Schiena contro petto. «Sono il tuo Joker e tu sei la mia Harley-»
«M-ma non è finita bene tra di loro» era nervosa, sudava freddo. Non era la prima volta che il cantante cercasse di sedurla ma all'improvviso si sentiva piccola. Tremendamente piccola.
«Ora chi è la permalosa?» sghignazzò. «Ma sono l'esempio lampante di due amanti, completamente pazzi l'uno per l'altra ma per niente bravi a comunicare. Un po' come noi-»
«Smettila, io-io non ti a-amo!» disse voltandosi. «Non più-» Cercava di farsi vedere forte ma non era credibile nemmeno per lei stessa. La voce le tremava e le labbra erano aride. Evitava gli occhi suoi perché temeva di poterci annegare dentro.
«Ah, è così che stanno le cose?» la strinse al muro, lasciando che ella gli circondasse il bacino con una gamba. «Da quando parli troppo ragazzina insolente?» e con il pollice le accarezzava le labbra a suo piacimento. Era sprezzante ed a tratti infastidito. «Non serve che parli Nat, lo sta facendo il tuo corpo. Le gambe tremano come le labbra che bramavano di essere baciate dalle mie. Oh-» sorrise, posando la fronte sulla sua. La vide perdere leggermente il controllo e le sue lanterne chiare, guizzare di desiderio. «Ma faremo a modo tuo, okay?»
«Che intendi?»
«Se non vuoi essere tu la mia Harley, la cercherò altrove. In un'altra donna-»
Ella si irrigidì, posando le mani sul suo petto. Lo spinse leggermente, scostando il viso in maniera schifata. «Megalomane, borioso-»
«Dimentichi chi sono bimba?»
«Michael Jackson» lo imitò, interrompendolo. «E con questo? Non è la fama a renderti l'uomo giusto per me»
«Ma tante vorrebbero essere al tuo posto in questo momento» rise, perché stava tentando con le cattive a farla cedere. Se non fossero stati i suoi sentimenti a parlare, avrebbe lasciato spazio al suo orgoglio femminile da prima donna innamorata.
«E tanti altri, al tuo popstar-» lo spinse via, facendo una giravolta. Scostò la gonna, piegandosi leggermente.
«Oh, io lo so questo. E sono a conoscenza delle tue bellissime gambe-»
«Michael!»
«Che c'è?» la guardava imbambolato, completamente stregato dal suo essere, dal suo corpo e dalle sue curve. «Io ti amo»
«Megalomane, ah aspetta- l'ho già detto?» ella aveva iniziato a fare il suo gioco mentre con fare felino, gli girava intorno. «E sicuro di sé-»
«Questo mi ha reso grande, una leggenda!»
Ella alzò gli occhi al cielo. «Per questo ti sei innamorata di me, rammenti? Perché forse non ricordi quante qualità hai elencato sul mio conto. Damn, se solo ripenso a quanto eravamo complici e a come potremmo ancora esserlo!» si avvicinò ancora, prendendole il volto tra i palmi.
«Mi presenteresti al mondo questa volta?»
«A chiunque! Fotografi, registi, fan, amiche e amici. Ti porterei ovunque e ogni cosa la affronterei con te al mio fianco. Non ti nasconderei più per paura che tu non possa gestire la fama. In realtà-» sorrise, chiudendosi nelle spalle. «Sei molto più brava di me in questo. Ti devo le mie scuse»
«Accettate Jackson-»
«Voglio un mondo dove si parla di te e me, ma specialmente di te. Sono stanco che si parli di me nella mia vita. Sono stanco del mio nome e di chi vuole strumentalizzare ogni cosa mi circondi e mi renda vivo. Sono un uomo di quarantatré anni e voglio essere libero con la donna che amo. Voglio te-»
Natalie scosse il capo, lasciandosi sfiorare dalle labbra calde e burrose dell'altro. Assaporando il suo pungente odore di sandalo, mentre ascoltava attenta quelle promesse a cui tempo indietro aveva creduto.
Per lei era difficile ma sapeva che egli avrebbe poi scelto di fare a modo suo. Di aspettare. Di andare piano.
«Ma c'è qualcosa che non mi dici, vero Nat?»
In realtà aveva solamente paura.
Una pura fottuta.
[...]
Era persa, completamente. Era fuggita da quella discussione con il cantante perché incapace di sostenere il suo sguardo e le sue parole.
Se lui aveva ragione? Probabile.
Se voleva ammetterlo? Non in quel momento.
Sistemava le sue cose con cura mentre l'altro era rimasto in cucina, in attesa. A breve sarebbe tornato a Neverland e poi immerso nei suoi impegni, cosa avrebbe fatto? E se avesse dimenticato?
Abel la raggiunse. Egli aveva le chiavi di casa e ignaro della presenza del cantante ancora in casa della ragazza, rimase stordito e Michael ancora di più.
«Ma Michael ha passato la notte qui?»
«Si, ma abbiamo dormito separati»
«E cosa mi sono perso, mh?» domandò il brunetto incrociando le braccia al petto.
Ella scosse il capo. Non voleva parlare ancora delle stesse tematiche, sopratutto con lui ancora in casa. Doveva raggiungerlo e salutarlo. Lasciare che ognuno riprendesse la propria vita, senza più intoppi di quel genere.
«Nat, ehy buongiorno!» insistette il suo migliore amico. «Vuoi parlare? Almeno con me, per favore!»
«Di cosa, eh?!» alzò la voce, disperata. «Cosa vuoi sapere Abel, eh? Si, ha dormito qui. Si, ci siamo baciati e si, okay? Lo amo ancora, diamine!» con le mani sul volto, inspirò. «Non riesco a dimenticarlo, non riesco a-a resistergli. Io sono persa di quell'uomo, io lo amo ancora- anzi io, io non ho mai smesso di amarlo, okay?» cadde sulle sue ginocchia, con le mani sul volto.
Piangeva sommessa. «Ehy Ehy, tesoro sono qui! Non piangere, non stai facendo niente di male. Del resto io lo sapevo che ancora lo amavi» sorrise, accogliendola tra le braccia. «Penso solo che dovresti dirglielo, no? Non è troppo tardi per dargli una seconda occasione. Anche se pensi sia sbagliato, non è detto che sia realmente così!»
Ella non rispose.
«Poi era incredulo di vedermi e forse anche un po' geloso-» sghignazzò. «Vai da lui, perché continui a scappare dai tuoi sentimenti?
«Perché h-ho fatto un disastro, io-»
«Tu sei solamente innamorata Nat. Cristo, non è un crimine! Cazzo, perché continui a colpevolizzarti?»
«Non lo so, io non lo so»
Egli sbuffò, scompigliandole i capelli il secondo dopo. «Avanti, alzati e vai a parlare con lui!»
«È tutto il giorno che parliamo-»
«E?»
«Ho paura di tutto. Di fidarmi e rimanerci delusa. Di concedermi nuovamente a quel sentimento che mi ha spezzato l'anima in mille parti. Che finisce di darmi ancora per scontata, nonostante le promesse. È tardi e lui non sa così tante cose. Perché lo sai anche tu che molte di queste sono cambiate e lui non rientra più nei miei piani»
Ella parlava, lasciando che le sue paure venissero a galla. Michael nel frattempo era andato a sentire perché non riusciva minimamente a capire cosa c'entrasse Abel in quella vicenda. Ma come voletesi dimostrare, aveva origliato solamente la parte dove lei blaterava le sue paure e non i suoi sentimenti e fraintendendo il discorso, uscì fuori da quella casa. Non voleva andarsene senza salutarla, ma avrebbe aspettato fuori da quelle quattro mura soffocanti.
«Non ci rientra, Abel ma diamine quanto vorrei ancora una vita con lui-» nel mentre continuava lei, nella sua camera con il suo migliore amico. «Ma ho paura di stravolgere ancora una volta la mia esistenza per lui e rimanerci male, senza niente. Tu solo sai quante notti sono stata a piangere dopo la nostra rottura e quanto avrei voluto urlargli il mio amore e il mio estremo bisogno di lui vicino a me. Ma non c'era mai, Abel. Mai. E non riesco a non temere di finire ancora così-»
«E perché non gli dici tutto questo, come lo stai dicendo a me in questo momento?»
«Non ci riesco!»
[...]
Il moro attendeva seduto sul morbido dondolo color verde, presente nel grande portico di quella casa. Rimuginava sulle parole appena udite, trovando ingiusto come ella lo avesse completamente tagliato fuori dai suoi piani. Sperava di aver sentito male o forse- forse di aver frainteso. Ma orgoglioso e megalomane come era, non lo avrebbe mai ammesso.
Inspirò.
«Sei proprio uno stupido Jackson-» si disse da solo. Nel mentre ella lo aveva raggiunto mostrando indifferenza, come se non avesse pianto pochi attimi prima per quella storia così tormentata quanto essenziale per entrambi. «Come mai sei uscito?»
«Volevo prendere aria» rispose freddo, sprezzante. Non la guardava in viso ed era un atteggiamento insolito, data la corte di quel giorno. Natalie era confusa ma del resto si era anche arresa dei continui sbalzi di umore dell'altro.
«Michael-»
«Mh?»
«È tutto okay?»
«Oh vediamo, io che non rientro più nei tuoi piani e che è troppo tardi per noi. Che molte cose sono cambiate e quindi?»
«Hai ascoltato me e Abel?»
Egli sbuffò. «La tua vita felice con quel ragazzo, non mi interessa. A me interessa cosa dici di noi. Perché eh? Perché devi dirmi questo dopo tutto quello che ti ho detto oggi? Non so più in che lingua dirtelo che ti amo, che sei tu la donna della mia vita. Voglio una vita con te, una famiglia. Ma spiegami come fai a essere così insensibile, cazzo!» imprecò, dando completamente di matto. Deriso nell'anima e nel suo essere. Si sentiva preso in giro ed era stanco.
«Ho detto che avremmo fatto a modo tuo» riprese lucidità, sfiorandosi il naso con l'indice. «Ti lascio in pace Miller. Esco ufficialmente dalla tua vita!» una lacrima percorse la sua guancia. «Sono stanco di correre una strada a senso unico-»
Ella sospiró. Desiderava visitare il mondo insieme a lui ma preferì rimanere in silenzio. Lui aveva frainteso, solo questo pensava e solo questo disse. Ma lui insisteva e lei si era arresa ancora una volta.
«Ho frainteso?»
«Terribilmente Michael, ma del resto a te importa solo quello a cui credi tu, no?»
«Cosa?» alzò la voce, esterrefatto. «Ah, quindi a me importa solo di quello in cui credo e basta?» rise, una risata da pazzo. «Ma tu davvero non riesci a vedere quanto sono perso di te? Cazzo Natalie, anche un cieco lo vedrebbe!»
«Allora lasciami spiegare-»
Lui fece no con la testa. «Sono stanco e per una volta voglio rimanere coerente, concetto che ultimamente ad entrambi è sconosciuto!» si calmò, facendo un passo indietro. «Facciamo a modo tuo e tutto questo è stato un errore. Quella notte, il bacio di ieri e il discorso di oggi. Tutto-»
«No-»
«Si e questa volta parlo io, ragazza mia. Sono stremato, un fottuto uomo finito. Eh si, parlo di me perché ti ho rincorso un anno e ora basta-»
Lo vide salire sul grande SUV nero e guardare dinnanzi a sé. Chiuse lo sportello, abbassando il finestrino. «Avrò sbagliato e promesso tante cose che poi non sono riuscito a mantenere a causa della mia vita del cazzo. Ma il mio amore Nat-» indossò gli occhiali per nascondere il promiscuo pianto. «Era ed è vero. Non sono perfetto. Sono un megalomane, narciso e complicato. Ho sbagliato e continuerò a farlo. Ma quanto ho detto che sei tu la donna della mia vita, ero sincero» inspirò.
«Ti auguro di dare risposta ai tuoi demoni, bambina, alla tua continua confusione-» aggiunse con tono più dolce, guardandola questa volta. «Qui ho finito, partiamo!» ordinò l'attimo dopo, lasciando le cose così: irrisolte e deludenti.
Ella rimase interdetta e con il volto rosso, un classico di chi aveva pianto da poco e voleva sgolarsi nuovamente. Mentre lui in silenzio, con il capo all'indietro e i singhiozzi di chi aveva detto addio una seconda volta, alla persona giusta.
Continua-
Scritto il 07/09/2022
Spazio Autrice:
QUANTO CA**O MI ERANO MANCATI.
Come si dice il detto "Chi non muore, si rivede?"
E infatti non sono morta pupine mie, ma sono così piena di impegni che fatico a stare qui con costanza.
Peró mi siete mancate e i miei personaggi mi erano mancati tanto.
Un capitolo pesante ma tremendamente vero.
CAZZ* CAZZ* CAZZ*
povero il mio cuore e poveri i miei cuoricini.
Vi aspetto qua sotto nei commenti.
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