𝙿𝚊𝚞𝚛𝚊 {𝟚/𝟝}

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«E ti ricordi? Avevi sempre freddo
e anche io ma non te l'ho mai ammesso.
Perché la nostra storia è in queste cose,
in ciò che non si dice ma rimane.»
- Ultimo

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Ci fu un momento di silenzio assordante. Il moro perse il senno a quella domanda; non comprendeva come fosse possibile. Era felice, sorpreso, arrabbiato, impaurito. Sapeva quanto fosse difficile anche per la fanciulla, quanto pesasse il fardello della paura di una risposta o di un possibile muro. Ma era stanco e voleva comprendere una volta per tutte, le emozioni provate da chi aveva dinanzi.

«Certo. Nel mio ufficio?» e gli accennò un sorriso. Cordialmente si mise dietro di lei, indicando con il braccio la strada. «Dopo di te..»

Ella prese la gonna lunga del suo vestito di lino, la scostò per non pestarla.
Camminarono sotto gli occhi curiosi e speranzosi degli altri: Frank strinse Bonnie al suo addome ampio. «Che possano chiarire i loro demoni una volta per tutte!»
«Gli deve dire tutto» si intromise Abel. «Devono tornare a essere felici insieme» concluse espirando il fumo acre della cicca che teneva tra le dita.
«Piuttosto andiamo a bere ragazzi? Rimanere qui in ansia non ci aiuterà» si intromise l'amica. «Credetemi: non vedo l'ora di vedere la mia migliore amica e il migliore amico del mio ragazzo di nuovo uniti ma dobbiamo svagarci un po'» sorrise, iniziando a camminare seguita dagli altri.

[...]

Vi era un dolcissimo profumo di sandalo per tutta la stanza: bella, luminosa e spaziosa. La scrivania di legno scuro al centro, pigiata su un morbido tappeto grigio. Le mensole erano ordinate e simmetriche alla postazione del cantante; il lampadario era grande e di cristallo. I quadri descrivevano il carattere goliardico e perfezionista del padrone di casa mentre il restante era disordinato. Vi erano fogli sparsi ovunque, matite mangiucchiate e penne di diverso colore buttate a caso. Dei vestiti gettati sul piccolo sofà e dei trucchi con un specchietto poco distanti da questi. Sembrava che qualcuno avesse fatto una rissa poco prima.

Natalie osservava il tutto con fastidiosa attenzione. Serrò le labbra, concedendosi la lettura di qualche foglio sparso ai suoi piedi. Li raccolse e vedendo che si trattasse di burocrazia, virò lo sguardo all'uomo voltato di schiena. Lo osservò: spalle larghe e scapole ben evidenti. Il corpo era sempre più magro e chiaro, ma non abbandonava mai la sua linea longilinea e sensuale. Il fondoschiena allenato insieme alle gambe toniche. La chioma era disordinata e liscia.

«Stai cercando di capire se mi trovi ancora sensuale?» le domandò, non voltandosi. Sapeva che lei stesse osservando la sua figura. Si vedeva un mostro ma se ella avesse detto che lo trovava ancora bellissimo, forse- si sarebbe sentito nuovamente tale.

«Non ho bisogno di capirlo»
«Ah no?» si voltò, inarcando un sopracciglio.
«Lo sei sempre stato, oggi più di ieri» gli rispose, incrociando le braccia al petto.

La raggiunse con passo felpato. «Perché sei qui, mh?» aggiunse, sfilandole dalle mani il foglio. «Per adularmi perché ti serve qualcosa o-» rise vedendo come lo sguardo dell'altra divenne scettico. «O per dirmi che ancora mi ami

Ella sorrise serrando la mascella. Inspirò, mordendosi il labbro inferiore delicatamente. «Sei dimagrito molto. Perché?»
«Perché ho aspettato che quella porta si aprisse da mesi ormai. Tu non tornavi e la mia fame nemmeno. E tu perché sei così magra?»

«Non mi trovi più bella?»
«Non ho detto questo. Perché sei così dimagrita?»

«Per il tuo stesso motivo, credo»

Egli mugolò. Si sfiorò la punta del naso con le dita. «Sei bella, sempre di più» e con il dorso le sfiorò delicatamente lo zigomo destro.

Finalmente la vide sorridere e rilassarsi sotto il suo tocco delicato. Dopotutto non c'era cosa più bella di vedere la sua dentatura spuntare dalla bocca carnosa e succosa, mentre qualche lacrima lasciava una scia umida sulle guance.

«Perché stai piangendo?» le domandò, asciugando con il pollice, ogni piccolo goccia salace.

Fece un respiro. «Non è stato semplice venire qui. Ho atteso e sbagliato troppo. Temo sia troppo tardi, io-io ti ho mentito Michael-»

Si irrigidì. Schiarì la voce e le alzò il mento con l'indice. «Che vuoi dire?»
«Quando sei andato via, non se più tornato. Non mi hai più chiamato e non ho avuto più alcuna notizia. Ora sei qui, magro e stanco. Temo che sia troppo tardi e non riuscirei a perdonarmelo» prese distanza dal suo corpo; non sosteneva di averlo così vicino con la paura di perderlo una volta per tutte. «Ho paura Michael-»

Era agitata e rossa in viso. Il moro rispettava la distanza ma non smise nemmeno un secondo di osservarla da sotto le lunghe ciglia scure. Voleva capire quali erano le preoccupazioni di quella giovane ragazza; rimaneva in silenzio per invitarla a liberarsi delle sue sensazioni.

«Ho agito in modo sbagliato, lasciandomi andare con persone sbagliate. Ho ferito chi avevo vicino e-»

«Sei andata con un altro uomo?» era sbigottito e non riuscì a resistere dal domandare.
«E tu hai un'altra donna?»

Sospirano entrambi, comprendendo che qualsiasi cosa fosse successa mentre erano lontani, in quel momento non era importante.
Egli serrò la mascella tornando in silenzio.

«Ho sbagliato Michael. Ho sbagliato quando ti ho lasciato andare quel giorno che eravamo in casa mia. Dovevo obbligarti a rimanere e dirti la verità. Non c'è giorno da quel momento in cui non mi capiti in sogno, in cui non desidero che incrociare il tuo sguardo buono-» si mise dinanzi a lui, prendendo il viso tra le mani. «..ho sbagliato a non dire quello che realmente pensavo. Dovevo spiegarti come mi sentivo, dovevo ascoltarti come tu dovevi fare con me. Cercare il compromesso e non giustificare quella notte come un errore. Non ho mai pensato lo fosse..».

L'uomo sorrise; era felice di sentire tutte quelle parole dolci sul loro rapporto. Nell'ultimo periodo non facevano altro che dire che stavano commettendo solamente errori, giustificando quel desiderio come nostalgia intrinseca di un amore dato ormai per spacciato. Decise di prendere parola, sedendosi sulla sedia in pelle. Fece spazio sul duro e freddo legno della scrivania, invitando la dama a prendere posto per osservarla da un'altra visuale.

«Sei venuta fin qui per scusarti bambina, ma spiegami meglio-» rise. «Scusarti per cosa?»
Ella arrossì ancora di più. «Ti stai prendendo gioco di me?»
«Forse»
«Cosa?» sbraitò.
«Si, un po' si» sorrise ancora, velatamente nascosto dalla mano destra. «Rispondi»

Natalie inspirò. Se Jackson voleva giocare, ella sapeva come farlo divertire. Sciolse la chioma corta, che le arrivava alle spalle nude. Alzò leggermente la gonna per mostrare le gambe magre dalla pelle morbida. «Sai come mi ha chiamato un ragazzo con cui sono andata a letto?»

Lo vide irrigidire sul posto e serrare la mandibola. «Come?» il pugno chiuso adagiato sotto il mento.

Fu una batosta sentire quella frase ma del resto poteva biasimarla? Era caparbia e seducente e qualsiasi uomo avrebbe ceduto alle sue curve invidiabili. E quel carattere da prima donna alfa, capace di domare qualsiasi scapolo. Era un portento di ragazza e lui non smise mai di amarla, bensì la natura del suo sentimento aumentava ora dopo ora, giorno dopo giorno.

«Ragazzina, proprio come facevi tu-»

«Mh»

«E scommetto che nessuna donna che ti sei scopato qui sopra-» con l'indice sfiorò il tavolo dove era seduta. «-si sia interessata alla tua persona come tale ma solamente al tuo nome»

Michael deglutì virando lo sguardo altrove, confermando ogni suo pensiero avuto fino a quel momento. Era la sua donna e questo non era mai cambiato. Sentiva l'eccitazione crescere vigorosa ogni tal volta ella lo osservava con lo sguardo da cerbiatta. Indossava la camicia nera che improvvisamente percepì stretta al collo. Inspirava ed espirava, mentre rimaneva in silenzio. «Scusarti per cosa, Nat?» ribadì, con la voce più bassa del momento precedente.

«Per averti detto di non amarti più»

Il suo cuore fece una capriola. Quella frase smorzò nel medesimo istante, l'aria tesa e pesante dell'attimo prima. Le mani finirono lungo i fianchi, sfiorando le cosce con movimenti lenti e delicati. La osservava.
Quel contatto così intimo e fuori luogo fu più forte di ogni avversità presente in quel momento nel loro sentimento.

«Bambina ti prego, dillo» sussurrò.

«La barba non mi piace così lunga e sei troppo magro, devi mangiare. Poi non mi hai detto se hai un'altra donna-»

«Molte, lo sai. Delle volte dimentichi che sono un uomo con dei bisogni ma sopratutto che sono una leggenda-»
«Mantieni rapporti con qualcuna di loro?» continuava il suo gioco, insinuando le mani sul colletto per slacciare bottone dopo bottone.
«No»
«Non ti piacevano?»
Lui rise alzando il busto. La costrinse a sporgersi indietro con il suo peso.

«Beh- una in particolare aveva un bel culo!»
«Michael!» egli rideva ciondolando avanti e indietro con il peso del corpo. Le fece una linguaccia, palpandole una natica.

«E quel ragazzo?»
«Un ballerino della mia Accademia. Molto carino ed è un amico di Abel-»
«Ah si? E muove il bacino come me?» la bocca vicino al suo lobo. Le mani nuovamente sui fianchi coperti e la schiena di ella adagiata sul gelido tavolo.

«Sto impazzendo a causa di tutto questo. È da quando ho incrociato i tuoi occhi che sto cercando di capire cosa stai cercando di dirmi» le mani aumentavano la pressione e il cuore pompava fittizio e agitato. «Ma sento che sei qui, con me. Ma se questo è frutto dell'immaginazione causata dalla mia fervida pazzia d'amore, non voglio rinsavire-»

La ragazza divaricò le gambe permettendo all'altro di adagiarsi comodamente al centro. «Damn, dì che mi ami ancora!» era stanco di quel gioco. «Nessun corpo vale come questo che sto stringendo. Nessun sedere mi fa impazzire come questo. Nessuna curva e nessuna bocca. Tu mi rendi folle in ogni istante e non ti sento da così tanto tempo, che sogno di lambire la tua carne con la mia e sprofondare in essa. Nessuna donna conta, sono stati strumenti per dare sfogo a un mio bisogno egoista. Ti amo come il primo istante. Ti amo e sto ufficialmente morendo dal desiderio di fare l'amore con te, in questa stanza» le morse il labbro inferiore. «Ma devi dirmi che mi ami ancora»

«Ti ho sempre amato Michael, dannazione. Ti amo perdutamente, ma ho così paura che-»
«Shhhh-» la interruppe pigiando l'indice sulla sua bocca. «La paura ha vinto troppo a lungo bambina mia. Guardami attentamente ora- questo amore è nostro e niente può ostacolarlo. Non più ok?» sorrise. «Ti ho aspettata per un anno intero e sei tornata da me!»

Non importava quanto fosse passato dalla loro ultima volta, erano sempre rimasti i medesimi folli. Ci avevano provato a rimanere lontani ma il cantante non ci pensò un secondo di più ad accoglierla tra le braccia come il primo giorno che le offrì un lavoro, poi una cena, poi il suo cuore. «Non voglio più fare a meno di te Nat, e per favore-» balbettò. «Per favore, fa l'amore con me ora..».

«Non voglio farlo qui dopo molto tempo, dove l'hai fatto con altre. Voglio andare in camera tua-»
«Nostra» le sorrise. «Allora se mi permetti di prenderti in braccio, andiamo in camera e-»

Le strinse il collo con le braccia. Risero e corsero per le scale, precipitandosi nella stanza del cantante. Ella gli prese il volto e gli baciò la guancia destra, poi la sinistra. Egli la sorreggeva dalle natiche e adagiandola sul materasso, le morse ancora il labbro. Succhiò quella bocca per poi sguizzare la lingua al suo interno.

Si baciarono con ardore, bisogno e amore.
Quel sentimento che avevano oppresso per tanto, tenuto chiuso dentro una cassaforte di metallo gelida. Senza quell'amore, erano corpi freddi non capaci di provare più alcuna emozione ardente.

Si baciarono perché in quel momento non vedevano un'altra possibile scelta. Perché avevano sostenuto quel silenzio laconico per troppo, rimuginando su di esso.

Michael concluse quel bacio per osservarla bene: gli occhi, le labbra, il naso e gli zigomi. Lei era nuovamente tornata, insieme a lui.
Sorrise inconsapevolmente.
«Perché ti sei fermato?» gli chiese, inclinando il viso di lato. Con una mano gli accarezzava il collo e con l'altra gli aggiustava la camicia.

«Sei veramente qui, vero?»

Era terrorizzato all'idea che quel momento tanto atteso, fosse un sogno o frutto della sua follia arrivata al culmine dopo giorni di insonnia. Le occhiaie solcavano le linee perfette del suo viso e gli occhi luccicavano.
Era stanco.
Le mani avvinghiate alla sua vita mentre con il capo annuiva mesto. Non voleva dimenticare nemmeno un dettaglio di quel momento: il letto che non era mai stato così invitante e rassicurante. La sua stanza, finalmente riusciva a percepirla come un luogo di calma e riposo. Le tende rosse filtravano la luce di quella fantastica giornata di inizio estate.

«Sono qui Michael, siamo qui» gli accarezzava la chioma spettinata come una mamma culla il suo bimbo in fasce. «Non hai da temere, non voglio andare via»
«Rimani la notte con me?»

Natalie sorrise. Mugolò e stiracchiò. «In effetti sono un po' stanca ma vorrei passare un po' di tempo con te, ancora-»
«Voglio fare l'amore come quel giorno in hotel, o come quando eravamo in vacanza ricordi?» giocherellava con la spallina del suo vestito. «Voglio baciarti come non ho mai smesso di fare nei miei sogni. Voglio cancellare l'ultimo anno dove non eri con me a salvarmi..» e quelle mani grandi viaggiavano lungo le gambe magre della giovane. Le divaricò un po' per baciarne l'interno. «Il giorno che mi hai lasciato ho pianto così tanto, che Prince mi vide dalla porta del bagno e mi urlò "Daddy perché piangi? Stai bene?"» la voce tremò per un istante. «Ma posso confessarti anch'io una cosa?»

«Certo che puoi»

«Hai fatto la cosa giusta a lasciarmi. Mi hai aperto gli occhi come nessun'altra donna avesse mai fatto fino a quel giorno. L'hai fatto per me, per te- per noi. E ora sei qui, dopo mesi di turbamenti. Voglio ricominciare Natalie, voglio ricominciare dal primo bacio e dalla prima volta in cui i nostri corpi si sono amati. Voglio ricominciare a corteggiarti, Damn amavo farlo!» e un delicato riso fuoriuscì dalla sua bocca.

«Non ho mai smesso di amarti e tu l'hai sempre saputo. Ti amo. Sai che ti amo ma-» la strinse felice come un bambino. «Ma ricominciamo bambina mia. Sii la mia donna e rendimi pazzo ancora. Lasciati corteggiare e amare senza più alcun vincolo. Basta regole, diventa nuovamente la mia ragazza. Fa l'amore con me adesso..» si avventò ancora sulla sua bocca carnosa per assaporarne il sapore. Le mani cosparse in ogni punto sensibile: il seno, i fianchi, il sedere. Con esse palpava il primo con molta delicatezza. Gli tolse il reggiseno per baciarne la carne, mordicchiando il capezzolo. Gemette, felice.

Natalie inspirò abbandonandosi a quel tocco. Si lasciava toccare speranzosa di avere tutto da quell'uomo, in quel preciso istante- in quella precisa stanza.

Ella era nuda con solo le mutandine addosso dinanzi a lui. «Sei ancora più bella di come ricordavo!» la vide ridere e spostarsi a cavalcioni sul suo bacino. Si muoveva su di lui, ancora fin troppo vestito. La sua intimità umida, danzava al di sopra del pantalone percependo la sua erezione pompare gloriosa. Non gli dava tregua in quella continua provocazione, mentre lo guardava gemere con la testa gettata all'indietro.

Michael ansimava; si sentiva costretto e al limite. «..o sono troppo innamorato di te, o sei una strega incantatrice. Sto per venire con ancora-» gemette, quando ella sganciò il bottone del pantalone. «Oh cazzo» imprecò.

Ella continuava quella tortura lenta: il suo punto sensibile danzava lento sul bacino dell'altro. Egli la baciò ancora, sorridendo.

«Non farmi arrivare così, amore mio-»
La vide ridere e tirarsi indietro. Si sedette sul letto divaricando ancora le gambe; si tolse l'ultimo indumento che le impediva di essere interamente nuda. «Sei troppo vestito Jackson, avanti spogliati!» lo incitò, mentre con la mano si diede per un attimo piacere.

Egli deglutì. «Na-Nat-»
«Spogliati amore, fallo per me»
«Come mi hai chiamato?»
Natalie sorrise laconica. «Amore

Fu in quel momento che comprese l'unicità del loro sentimento, la veracità delle parole dell'altro quando in quei mesi tentava invano di farla rinsavire. Nessun uomo era mai stato così attento nel guardarla, sfiorarla o farla sua. Era romantico persino nelle carezze e ogni centimetro della sua pelle trasudava amore.
«È tutto okay?» la destò egli, vedendola assorta. «Ci hai ripensato? Io-»

L'altra rise scuotendo il capo con fare di dissenso. «No, tutt'altro. Finalmente sono in pace e sento che tutto questo è giusto..»

Michael gesticolava con le mani per farla continuare a spiegarsi. «Il nostro amore è giusto» concluse l'altra.

Sorrisero ancora ma in ella, comparve nuovamente quell'aria maliziosa di pochi istanti prima. «Avanti, spogliati popstar!»

Michael inspirò. Stava per togliere i jeans in maniera impacciata. «Ah-Ah» lo fermò, appoggiando un piede sul suo petto. «Inizia dalla camicia, voglio vederti tutto. Assaporare quanto tutto questo mi sia mancato e quanto, sono ancora dannatamente innamorata di te»

Non aveva dimenticato quanto amasse la sua spavalderia, il suo- essere una donna sicura della sua sensualità e della sua natura. Fece come gli aveva gentilmente ordinato e quando ella potè averlo interamente puro di fronte, gemette ancora.

Si baciarono percependo il calore della loro pelle nuda. Le loro bocche imploravano amore mentre le sue dita affusolate sfioravano il suo clitoride. Le dava piacere in maniera latitante, sentendola fin troppo vicina all'idillio.

Si baciarono mentre ancora la sorreggeva dalla nuca, incrociando i suoi occhi laconici. «Sono eccitato come la prima notte che ci siamo amati-»
«Sono bella come allora?»
«Di più!»

Entrò in lei, gemendo. «E ti faccio lo stesso effetto?» sussurró ancora, persa nelle leggere spinte.
Un rantolio, un sospiro. Le spinte divennero forti e ammalianti. «Di più amore mio, molto di più»

Lambiva il suo seno con le labbra mentre assaporava ogni istante dentro di lei. Le baciò la clavicola, il perimetro della mandibola e il collo. Ella sopra si muoveva veloce, ansimando felice mentre lui accompagnava i suoi movimenti tenendola dal bacino con entrambi i palmi.

Gli stringeva le spalle mentre inarcava la schiena ad ogni spinta vistosa. Egli aumentò e lei lo seguiva. Le sue urla erano musica per le orecchie del cantante; gemette prima di lasciarsi andare definitivamente.

«Ti amo, Nat»
«Anch'io, ti amo Michael»

[...]

Non ricordava da quando non fosse così sereno; non riusciva a riposare ma al medesimo tempo sentiva i muscoli del corpo come gelatina. Una sensazione formidabile dopo aver consumato un momento d'amore con la donna che riteneva essere assolutamente la donna della sua vita.

«Perché non cerchi di riposare?» gli domandò, coprendo il suo corpo con il lenzuolo. Sorrideva beata, mentre con le dita le scostava i ciuffi dei capelli ribelli dal viso.

«Non voglio perdere nemmeno un momento: ho fatto l'amore con la donna della mia vita che temevo di aver perso. Ma sei qui e questo è il regalo più bello che la vita potesse farmi dopo i miei figli» la baciò ancora, perché era più forte di lui. «Dimmi che questo sarà un nuovo inizio, per favore»

Ella sospirò, osservando il soffitto color avorio. «Sono andata in terapia, due settimane fa. Mi sono fatta aiutare perché non mi riconoscevo più: non mangiavo, non dormivo, non provavo più nulla» egli rimase in silenzio, mentre disegnava piccoli cerchi immaginari con le dita sul suo ventre per tranquillizzarla. «Sono venuta qui perché ho compreso che non potevo più fuggire dal mio destino. Testa e razionalità non sempre sono la via giusta. Ho deciso di dare ascolto al mio cuore e-» virò lo sguardo in quello del moro. «E sei tu il mio cuore Michael. Sei sempre stato tu l'uomo che amo»

Non smise di sorridere come un ebete nemmeno per un millesimo di secondo. Socchiuse le palpebre e inspirò. Le accarezzava il viso e nascose il volto nell'incavo del suo collo.

«Vederti qui oggi, è stata una benedizione» prese parola, lentamente. Era stanco e finalmente percepiva il desiderio di voler riposare. «Ho sempre pensato fossi tu quella giusta. Ho sempre parlato di te inconsciamente a qualsiasi persona. Amo come ti muovi, il tuo atteggiamento e il tuo lato orgoglioso e puntiglioso. Amo il tuo sorriso e quando metti il broncio anche per la minima cosa ma non vuoi darlo a vedere. Amo quando porti pazienza nonostante sei totalmente contrariata dal mio atteggiamento da popstar megalomane e quando mi rimproveri con quella tua aurea pacata e pacifica. Amo come sei riuscita a entrarmi dentro e colmare quei vuoti per dare risposte a domande terrificanti. Amo che hai accettato il rischio. Amo che hai scelto di soffrire prendendo le distanze, SI- ho amato anche questo. Ho amato ogni singola lacrima versata ma-» fece una pausa, voleva baciarla ancora per prendere il coraggio di continuare. «Ho odiato vederti andar via con il cuore a pezzi perché ero io ad averlo distrutto. Ho odiato il non essere riuscito a comprenderti e l'averti data per scontata. Ho odiato l'aver dato interesse ad un contorno che non è importante nemmeno per me, ma solo per chi mi vive vicino. Sono stato un bambino, lo sono. E come dissi l'ultima volta che ci siamo visti, sbaglierò ancora e mi odierò ancora. Odierò andarti contro ma amerò rimuginare e darti ragione. Amo il modo in cui ti abbandoni a me; mi fai sentire l'unico uomo a esistere per te in questo mondo quando siamo solamente noi due»

«Ed è così. Ci sei solamente tu Michael»

Sorrise stringendola al suo corpo. Una mano le accarezzava una guancia mentre le sue pupille cercavano sicurezza in quelle della fanciulla. Le sfiorò la punta del naso con la sua. Un bacio, poi un altro e un altro ancora. Un lieve contatto divenire mano a mano più intimo mentre lasciavano danzare le loro lingue in un dolce ballo romantico. Egli su di lei, non abbandonava l'attacco zuccheroso alla sua bocca rosea; un bacio implorante dove vi era racchiusa tutta la loro paura di essersi persi per l'eternità.

Si staccarono. «Non sei stanco?»
Egli scosse il capo. «Voglio guardarti»
«Secondo me dovresti riposare. Hai un viso esausto..»
«C'è tempo per riposare. Sei troppo bella per non essere guardata all'infinito. Voglio amarti ancora bambina mia-»

Continua-

Scritto il 15/06/2023

Spazio Autrice:

Ciao bellezze mieee! Per chi diffidava, visto? Sono riuscita ad aggiornare dopo poco più di un mese, mantenendo così- la prossima di un possibile aggiornamento ogni mese (massimo due).
Ma non vi nego che temevo un po' anch'io di non riuscirci invece sono fiera di me! YESSSSS COMUNQUEEEE BANDO ALLE CIANCE-
MA CHE BELLI SONO STI DUE? Finalmente sono finiti sotto le lenzuola e si sono ricongiunti (anch'io non vedevo l'ora ammetto).
E ora inizia il bello teste di mela, diamo inizio alle danze con i corteggiamenti, parole smielate, litigate stupide e sesso. Tanto sesso lol.
Consiglio: ese leggete la parte hard con Under the Influence di Chris Brown non ve ne pentirete. Per lo meno quando scrivo di amore fisico ardente quella canzone fa parte di me, di noi, di Michael e di Nat.
Fatemi sapere che ne pensate e non disperate, quelle parti non finiranno qui. Promessa di una scout passionale. Vi amo.

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