𝙻'𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚘 {𝟝/𝟝}
Seul - 25 Giugno 1999
Dopo l'incontro inusuale ed al quanto improvviso con quella celebrità ambiziosa ma al medesimo tempo, bizzarra - Natalie difficilmente era riuscita a chiudere occhio.
Era agitata, scalpitante - traumatizzata di non dare il massimo e così - di non essere all'altezza quella sera, di stare a fianco di una star ai livelli di Michael Jackson.
Non voleva essere il motivo per cui lui - rimanesse deluso dalla sua performance - temeva appunto, che quest'ultimo si foste sbagliato, affidando troppe responsabilità ad una minima e semplice ragazza statunitense.
Bonnie quella mattina la raggiunse, ma era completamente rilassata in viso e serena di quella meravigliosa esperienza e delle sue nuove conoscenze.
«Un certo uccellino, mi ha detto che una popstar rinomata è venuta a farti visita ieri notte.» esordí all'improvviso la ragazza, con sguardo disinvolto, agitando di poco le mani in aria.
«Ah.» sospirò Natalie, sorseggiando il suo succo all'arancia. «E fammi indovinare..» aggiunse poi, appoggiandosi col busto - al bancone del bar. «Che altro ti ha detto Frank?» concluse, enfatizzando l'ultima parola con fare civettuolo.
Bonnie virò lo sguardo altrove, arrossendo di poco sulle gote - capendo a pieno, le intenzioni dell'altra. «Solo questo - che il Sign. Jackson è venuto a trovarti nella tua stanza.» concluse, schiarendosi la voce con un colpo di tosse.
Era in completo e totale imbarazzo.
«Beh si, è vero.» ammise la bionda, con un sorriso sincero. «Abbiamo visto un film e abbiamo parlato - anche perché Bon» continuava, agitando le mani con lo sguardo completamente perso nell'ambiente circostante. «È un uomo sposato in prossimità di un divorzio e con due figli..» e sorseggió nuovamente il suo succo. «Ed è una star di fama mondiale, ed è impossibile che un uomo di quel calibro sia minimante interessato ad una semplice ragazza di Los Angeles - come me.» concluse, completamente seria in volto.
«Ma Nat..»
«No Bonnie, è così.» la interruppe. «Dopotutto peró, ammetto che - è intrigante conoscere la sua persona, assaporare la sua eccentricità ed avere a che fare con il suo modo di essere.» ammise, ordinando un altro succo al barista. «Ma è difficile dirti qualcosa di più concreto, in fondo non lo conosco.»
«Umh, capisco Nat.» le sorrise l'altra in modo comprensivo, captando nella sua amica - il suo umore altalenante ed al medesimo tempo interessato a quell'uomo ma - troppo orgogliosa da volerlo ammettere.
«Invece te con il galoppìno della star?» le domandò Natalie, alludendo al fanciullo.
«Cascio?» sospirò l'altra, appoggiando il mento sulla mano. «Ci stiamo conoscendo - è ancora presto però devo ammettere che è molto carino.» aggiunse, senza peli sulla lingua.
La ragazza prese la mano di Bonnie, stringendola un poco tra le sue minute, in segno della bella amicizia che tra le due - mano a mano stava crescendo.
«E te Nat - perché hai paura di buttarti?» le chiese poi all'improvviso, alludendo ancora al fatto che la celebrità a parer suo, fosse davvero interessato a lei.
«Non ho paura, Bon.»
«Beh, se fosse davvero così - ti vivresti il momento a pieno non trovando scuse laddove non è possibile trovarne.» la canzonò l'altra, muovendo l'indice verso di lei.
«Ma Bonnie!» scoppiò a ridere l'altra. «Ti ho detto come la penso io, semplicemente non lo conosco - e non ho idea di cosa possa celare nella sua mente eccentrica e da megalomane.» concluse, spingendola un poco con entrambe le mani.
Risero - risero a crepapelle fino al momento in cui la bionda dovette tornare a lavoro e provare insieme agli altri ballerini le varie coreografie- e Bonnie, scortata ovviamente da Frank, raggiunse la camera di Jackson per provvedere a fargli un messaggio prima del concerto.
«Sign. Jackson.» disse, salutandolo con un cenno di capo, una volta entrata nella sua stanza.
«Bonnie.» le sorrise, con indosso solo l'asciugamano lungo la vita ed il petto scoperto e privo così, di qualsiasi tessuto.
La ragazza arrossì un poco - dopotutto era imbarazzata ma al medesimo tempo era entusiasta del suo lavoro e poi, non era la prima volta che lavorare per quell'uomo. Ormai conosceva benissimo, ogni suo difetto - problematica.
«Perdonami ancora Bonnie, me ne vergogno così tanto.» aggiunse la celebrità dalla chioma corvina, alludendo alla sua malattia alla pelle - alla vitiligine. Si distese sul lettino in posizione prona - con il ventre ben appoggiato su di esso e le gambe completamente distese.
Lei gli disse di stare tranquillo, di non preoccuparsi perché non badava minimamente a quel difetto alla pelle - che al cantante tanto lo faceva sentire diverso - sbagliato, che doveva rilassarsi sotto al suo tocco e che quindi - poteva fare o ascoltare ciò che meglio preferiva.
«Ti ringrazio Bonnie, sei professionale come sempre.» si complimentò. «Ti dispiace se rimane Frank a farci compagnia?»
«Certo che no.» si limitò a dire lei, saettando con lo sguardo il fanciullo che gli sorrise beffardo - di risposta.
Quest'ultimo si sedette sul letto iniziando a parlare del più e del meno, con complimenti molto evidenti nei confronti della ragazza che in quel preciso momento - era impegnata a massaggiare la schiena del suo amico.
«Hai un nuovo fan - signorina Gote.» gli disse Michael, ridendo sommessamente. «E dimmi..» continuava poi, con nonchalance. «Hai visto Natalie questa mattina?»
«Si, ci siamo viste a colazione.» mormorò di risposta, virando nuovamente il suo sguardo verso Frank - il quale a sua volta, le fece l'occhiolino a mo'di intesa.
La celebrità invece - rimane in silenzio, emanando un leggero sospiro.
«Come mai Sign. Jackson mi ha chiesto questo? Vuole che le riferisco qualcosa?» aggiunse la ragazza, sotto lo sguardo divertito del Cascio.
Michael scosse il capo, in segno di negazione - rimanendo poi in silenzio. Avrebbe desiderato chiederle qualcosa su quella fanciulla, ma temeva di essere o dimostrarsi fuori luogo. «Non è molto che vi conoscete, vero?» domandò poi, fermo ancora nella medesima posizione in attesa della fine del messaggio.
«A dire la verità no, ci siamo incontrate in aereo.» ammise Bonnie, passando con le mani - dalla zona più alta a quella più bassa, della sua schiena. «Ma abbiamo subito capito che tra di noi, potesse nascere un'ottima amicizia.» aggiunse. «E non ci sbagliavamo - Natalie è libera, genuina - buona e leggermente orgogliosa.» continuava, delucidando al cantante - con parole piene di affetto quella ragazza.
L'uomo ascoltava con piena attenzione le sue parole e quando ebbe modo di tirarsi su col busto, virò il suo sguardo penetrante - negli occhi della sua dipendente.
«Mi piacerebbe avere modo di approfondire la mia conoscenza con quella ragazza.» le disse, quasi in un sussurro.
«Come se non lo avessimo capito, popstar!» lo canzonò Frank, ridendo appena - mettendo un braccio dietro la schiena alla fanciulla lì presente.
«Smettila Frank, avanti.» gli rispose di rimando, Michael.
«Sign. Jackson.» prese parola Bonnie, una volta tolta il grembiule da lavoro. «Se davvero vuole conoscerla, non abbia paura e segua il suo istinto - dopotutto non ci trovo niente di male.» concluse, accennando poi un sorriso verso quell'uomo - dall'animo buono e genuino, che era però - alla disperata ricerca di una boccata d'aria fresca - di una opportunità di felicità estrema.
[...]
Natalie era in completa agitazione mentre attendeva il suo turno dietro le quinte, ma al medesimo tempo ebbe modo di vedere molti artisti acclamati esibirsi a quell'evento meraviglioso.
Michael sarebbe stato l'ultimo in effetti, così lei - si tranquillizzò alla vista di tutti quei ballerini entusiasti ed acclamati dal pubblico fuori.
Fece qualche respiro per stemperare la sua agitazione, quando intravide Bonnie, sorriderle e sbatterle le mani in segno di euforia e trepidazione.
«Tesoro, vá tranquilla.» le disse Karen, mentre le tamponava il viso con dolcezza. «Andrai alla grande.»
«Lo spero Karen, non vorrei mai far sfigurare il sign. Jackson.» ammise, stringendosi un poco nelle spalle mentre si morse un labbro, dalla vergogna.
«Non accadrà vedrai, anzi - sarà fiero di te.» concluse l'altra, con un sorriso sincero sul volto.
L'uomo poi, fece il suo ingresso con un'espressione completamente serena, augurando buona fortuna all'intero suo staff e con molta tranquillità, indossó la sua giacca grigia leggermente luminosa e virando la sua attenzione verso la fanciulla, le fece un occhiolino di rimando.
La musica iniziò ad echeggiare per l'intera Arena e la folla - in completo delirio, urlava incessantemente il nome della celebrità.
Lui fece il suo ingresso sul palco, con un leggera e calma passeggiata al ritmo della sua meravigliosa Don't Stop 'Til You Get Enought - e quando essa cessó, lui stesso rimase immobile sotto gli sguardi idolatranti di tutti i presenti.
Natalie rimase per un momento immobile, a fissare quell'uomo fare il suo debutto dopo due anni, rimanendo completamente soggiogata dalla sua bravura - egli era magnetico, bellissimo - accattivante e la folla, le persone lì presenti - dopo solo la sua presenza, erano letteralmente impazzite.
Passò qualche secondo di staticità - si tolse la giacca - rimanendo con solo la camicia bianca e la t-shirt del medesimo colore, addosso - mentre si guardava attorno.
Virò lo sguardo verso la sua fanciulla e con un cenno di capo, diede via alla musica - e le prime note di The Way You Make me Fell, presero il sopravvento.
Natalie fece il suo ingresso sul palco, iniziando a camminare in maniera sinuosa e sensuale per l'intero tragitto prefissato con il cantante alle calcagna - che era intento a cantare e ballare.
Si fermó, prendendo l'uomo per la camicia come era da copione ed gli - preso dal ritmo e dall'atmosfera che si era venuto a creare, posó accidentalmente le sue mani - sul fondoschiena della ragazza, sgranando di poco gli occhi.
Le sorrise a mo' di scuse continuando la sua recita, quando la congedó - dando libero spazio a Scream, seguita poi da Beat it e Thriller.
Natalie prese un grande respiro dopo quel contatto così poco casto da parte della star, pensando però che fosse stato davvero un malinteso.
«Nat, ho visto male o lui..»
«Si, hai visto bene Bonnie.» le rispose, interrompendo l'amica.
«Sei stata grande però, si intravede benissimo questa forte chimica - insomma ti mangiava con lo sguardo.» disse l'altra, stemperando il clima di tensione che si era venuto a creare mentre il cantante continuava il suo show con la meravigliosa Black Or White accompagnato alla chitarra dal grande Slash.
«Presumo sia stato un malinteso.» le rispose la bionda, intenta a cambiarsi per il suo prossimo turno in scena.
«Sicuramente si è vergognato, ma non poteva scusarsi.» la tranquillizzò l'altra, leggermente divertita in volto.
Difatti le due rimasero insieme, per tutto il tempo - compreso durante l'assolo di Slash mentre la star era intenta a cambiarsi nel suo camerino.
«Frank, che figura barbina ho fatto.» continuava, mentre si infilava la giacca nera.
«Mike, ormai è successo.» rise l'altro. «Le hai solo toccato il sedere, che sarà mai.»
«Non sono stato rispettoso, Frank.» rispose, maledicendosi nel medesimo istante. «Mi sono lasciato trasportare e..»
«E sei pur sempre un uomo, popstar.» concluse l'altro, con un ghigno malizioso in volto.
Michael però fece nuovamente il suo ingresso in scena, iniziando a ballare la meravigliosa Billie Jean - con passi leggiadri e decisamente poco casti.
Cantava con un voce angelica e Natalie, dimenticò per un momento il motivo per cui era lì e che quindi - nel prossimo pezzo avrebbe affiancato quell'uomo - e incurante di ciò, si godette a pieno quel meraviglioso spettacolo.
Piroette - passi dinamici e movimenti di bacino, il tutto in solo uomo che al medesimo tempo - intonava quelle note, con estrema maestria.
Le luci offuscate e lo stop della musica, lo fece cambiare sul palco con la sua fidata Karen - che gli tamponava il viso con estrema attenzione e professionalità, mentre lui intratteneva la folla con frasi semplici e piccoli urletti come era solito fare.
Inizió ad intonare - con voce calda e bassa, il brano seguente.
The way she came into the place
I knew right then and there
There was something different
About this girl
E nel mentre, virò lo sguardo verso Natalie - ammiccandole un sorriso complice, scalpitante ed euforico del suo ingresso.
The way she moved
Continuava, mentre lei con passi decisi e braccia lungo i fianchi fece il suo ingresso sul palco, con sguardo fisso su quell'uomo.
Her hair, her face, her lines
Divinity in motion
Disse, prima di fermarsi dietro la figura di lei, posando le sue grandi mani sui suoi fianchi. Inspirò a piene narici il suo dolce profumo, sentendosi per un momento benedetto e sicuro di se, diede via allo spettacolo.
Lei gli ballava attorno, con movimenti di bacino sinuosi e seducenti e lui - protese le braccia verso il suo corpo, attirandolo al suo.
Ballarono sotto le note di quella canzone, divertendosi a pieno e lei - incurante del fatto che le mani dell'uomo finirono in luoghi poco casti, diede il meglio di se.
The girls was persuasive
The girls I could not trust
The girls was bad
Continuava lui, stringendola al suo corpo.
The girls was dangerous.
Continuando a ballare con quella fanciulla, le note di quella canzone - che raramente gli era capitato di mostrare al pubblico.
Ma dopotutto - quando ebbe modo di ballarla con lei, tutto gli parve perfetto.
«Sei stata meravigliosa Nat!» le disse Bonnie, appena la intravide uscire di scena. «Avete fatto faville su quel palco, amica mia.» continuava, tenendo saldo il corpo della fanciulla al suo.
«Spero di essere stata all'altezza.»
«Oh Nat, sei stata molto di più.» concluse l'altra, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
**
Michael fece il suo inchino verso la grande folla, ringraziando continuamente e mandando baci con le dita - intento ad esternare la sua continua ed eterna gratitudine. Fece la sua uscita di scena con i brani Earth Song - sempre accompagnato dal suo fedele chitarrista Slash e la meravigliosa e sognante You are not Alone - la quale Natalie, se ne innamorò dopo il primo ascolto alle prove.
Manifestava tutto l'amore che provava quell'uomo - tutta la sua grandezza e bontà d'animo che però raramente venivano comprese agli occhi esterni.
«Siete stati grandiosi ragazzi, tutti.» esordí poi, una volta rientrato dietro le quinte mentre tamponava il suo viso bandito di sudore, con uno asciugamano.
«Se in Germania saremo così bravi, daremo loro - uno dei migliori show mai visti.» si congratulò, battendo le mani.
«E te Natalie.» disse, prendendola leggermente in disparte e con le gote leggermente arrossate. «Sei stata fantastica, davvero.»
Lei rimase in silenzio e posizionò entrambe le braccia, sulle spalle larghe del cantante. Dopotutto non sapeva cosa rispondere ai suoi complimenti, così decise di abbracciarlo.
Un semplice abbraccio colmo di gratitudine.
«Grazie a te, per questa esperienza.» riuscì poi a pronunciare, leggermente imbarazzata.
Lui rimase leggermente immobile a quel gesto così puro e genuino, che mai nessuna si era azzardata di fare nei suoi confronti.
«Grazie a te, di essere così spontanea con me.» la congedò lui, prima di ritirarsi nel suo camerino con il cuore scalpitante.
[...]
«Non lo so papà, qua è tutto bellissimo.» esordí la ragazza, lasciandosi cadere sul morbido materasso a fine di quella lunga giornata estenuante.
«Ed il concerto, come è andato?» le chiese l'uomo, entusiasta mentre entrambi, erano sull'orlo di crollare fra le braccia di Morfeo.
Natalie rise, mentre teneva ben salda la cornetta del telefono al suo orecchio. «Benissimo papà, davvero.» mormorò. «Il sign. Jackson è davvero strabiliante.» aggiunse.
«Lo credo bene tesoro, sia io che mamma siamo molto felici per te.»
«Lo so, papà.» sospirò lei, appoggiando il viso sul cuscino, mentre ripensava alla sua famiglia ed al fatto che non molte volte era stata lontana da loro per così tanto tempo.
«Mi mancate molto.»
«Anche tu tesoro, ma ricorda» disse Carl, facendo una leggera pausa. «Noi siamo sempre qui per te.»
«Grazie papà, per tutto.» esordí. «E non lavorare troppo.» aggiunse, con tono leggermente preoccupato.
«Stà tranquilla, buonanotte Nat.» concluse il padre, con il cuore colmo di orgoglio per sua figlia.
Quest'ultima sospirò avvertendo una leggera mancanza della sua famiglia, ma dopotutto era pur che normale - considerando quanto fossero legati.
Trotterellò verso il bagno intenta a darsi una struccata, quando venne colta da un leggero bussare alla sua porta.
Fù un bussare però a lei familiare, molto - anzi, le ricordò completamente la sera prima.
Tuttavia fece capolino da dietro la porta, trovando il suo capo, ben vestito con in mano due meravigliosi fiori di colori differenti.
«Michael?» esordí lei, divertita alla vista bizzarra della celebrità estremamente rilassato.
«Posso?» chiese con pura nonchalance.
«Prego.»
L'uomo le fece un cenno di capo, facendosi poi strada nella stanza lussuosa e confortevole della ragazza. Era vestito con abiti sobri: una semplice camicia color blue notte e i soliti e comodi pantaloni neri, leggermente morbidi lungo le gambe.
«Dato che è l'ultima serata che passeremo qui a Seul.» inizió a parlare, virando lo sguardo verso le iridi chiare della fanciulla. «Sono venuto qui per congratularmi ancora dell'ottimo lavoro di questa sera..» continuava, avvampando un poco sulle gote. «E per scusarmi del mio gesto inappropriato durante il primo brano.» concluse, alludendo al fatto di aver allungato un po' troppo le mani.
Lei rise, portando le mani davanti alle labbra.
«Oh non coprirti Natalie, sei così bella quando ridi.» ammise lui, senza vergogna - provocando un eccessivo rossore di guance a quest'ultima.
«E questi sono per te: un tulipano rosso ed uno bianco.» aggiunse, porgendo il mazzo di fiori.
«Oh Michael, grazie» le sorrise, leggermente scossa. «Non dovevi, però.»
«È il minimo.» proferì, sedendosi sul letto. «Rosso perché indica passione, sentimenti - amore e te mia cara Natalie devi sapere - che sono una persona estremamente passionale in ogni cosa io faccia.» continuava, agitando di poco le mani.
«Oh non stento a crederci, sign. Jackson.» lo prese in giro e di risposta si prese uno sguardo torvo da parte della celebrità. «E bianco rappresenta invece la purezza, l'eleganza e la semplicità.» continuava quest'ultimo.
«Sono davvero bellissimi, Michael.»
«Spero ti piacciano, prendili come un gesto di scuse ma sopratutto come segno di ringraziamento per la tua semplicità nel trattarmi come un essere normale, di farmi sentire come tale.» le spiegó, alzandosi nuovamente in piedi e raggiungendo il corpo minuto della fanciulla. «So che non è semplice avere a che fare con una persona come me, però sono davvero interessato a conoscerti - a godermi questo attimo di - pura pace.»
Natalie gli sorrise, leggermente interdetta da quelle parole che suonavano davvero come una dichiarazione a voler conoscerla - suonavano davvero come un meraviglioso corteggiamento di altri tempi.
Posó i fiori sul tavolo con estrema cura, prima di avvolgere quell'uomo per la terza volta, con le sue braccia.
Lo strinse forte a sè e lui - ricambiò quel gesto con altrettanta felicità.
«Nat, ti andrebbe di fare una passeggiata nei pressi dell'albergo?» le chiese poi, sciogliendo quella dolcissima stretta in cui si erano legati pochi secondi prima.
«Ma non ti riconosceranno?» gli domandò.
Lui prese dalla tasca dei pantaloni, la sua solita mascherina di colore nero e leggermente lucida, e il suo consueto paio di occhiali.
«È notte fonda dopotutto e poi, sono sempre ben fornito di aggeggi per camuffarmi.» la rassicurò.
Lei scosse il capo entusiasta, prima di avviarsi con quell'uomo, fuori dalla grande e lussuosa struttura di quell'albergo. Insieme, andarono lungo il giardino - e camminarono per un po' immersi nel silenzio, sotto un meraviglioso tetto di luminose stelle.
«I tuoi cosa pensano di me?» le domandò, mentre teneva il capo chino e le mani nelle tasche.
«Che sei un genio e ti sono grati di questa opportunità.» rispose sincera.
Lui sorrise - e lei poté intravedere la sua espressione colma di gratitudine nonostante fosse ben nascosto.
Si fermarono sotto un grande albero di ciliegio e Natalie - leggermente stanca, si distese sul morbido e confortante letto verde.
«Vieni qui?» lo richiamò, battendo una mano sul morbido prato.
«Pardon?»
«Ti va di stenderti un po' qui, con me?» ripeté, un poco divertita dal totale e completo imbarazzo della star.
«Oh» sospirò la celebrità, imitando la ragazza. «Certo.»
I due si distesero in posizione supina, con le mani sopra al torace, intenti a fissare le stelle. Rimasero in silenzio, a scrutare l'immensità dell'ignoto con solo il suono dei loro respiri di sottofondo.
«Michael, dimmi di te.»
L'uomo si tolse la mascherina di tessuto, iniziando poi a parlare della sua vita. Iniziò dalla sua numerosa famiglia - al suo rapporto conflittuale con il padre, alla dolcezza della madre - al fatto che fin dalla tenera età venne catapultato nel mondo dello spettacolo e così della sua infanzia mancata.
«Quindi per questo che tieni così tanto ai bambini?» le domandò lei, nuovamente.
«Si, i bambini sono essere genuini, innocenti privi di cattiveria e di giudizi maligni. In loro vedo un me felice, un me entusiasta ed io - nonostante ora sia padre, mi sento ancora un bambino.» le rispose, dolcemente.
«E poi scusami» rise lei. «Ma davvero hai così tanti fratelli e sorelle?»
«Si, siamo una famiglia estremamente numerosa.» mormorò. «Hai presente Janet Jackson, la cantante?»
Lei scosse la testa. «Si, lei è tua sorella?»
«Si, lei.»
La ragazza ammiccò un sorriso ed i due, rimasero in silenzio per altri svariati minuti. «E la tua famiglia, è solida?» le aveva poi chiesto, schiudendo un poco le labbra, mettendosi su un fianco e reggendosi il mentre con la mano.
«Si, lo è» inizió a dire, prima di agitare un poco le mani in aria e raccontare a quell'uomo, che mano mano diveniva sempre più una presenza familiare - ogni dettaglio della sua vita.
Si sentiva libera di parlare - di raccontarsi e così disse tutto ciò che aveva dentro.
Dalla madre, che era un umile operaia e ottima cuoca e donna di casa - e dal padre, al suo lavoro estenuante ed alla sua carriera medica - che raramente gli lasciava respiro.
Ma dopotutto loro - l'avevano cresciuti con sani e meravigliosi principi e lei ne era visibilmente grata - a tal punto che mentre si raccontava, si commosse un poco.
«È meraviglioso Nat, davvero» le disse, captando il leggero cambio di umore della ragazza, la quale accortasi - si asciugò rapidamente le lacrime.
«Abbiamo due vite così diverse» continuava l'uomo, ammirando nuovamente la grande distesa nera, piena di puntimi luminosi. «Ma dopotutto - mi sento così libero di parlare con te - mi sento completamente a mio agio.»
«Ne sono felice Michael - hai l'aspetto di una persona molto riservata ed il fatto che piano piano ti stai aprendo con me.»
«Perché mi fai sentire me stesso - Michael, no Michael Jackson, colui che tutti vogliono.» la interruppe, con fare civettuolo. «E parlare con te questa sera, mi ha fatto bene - davvero.»
«Anche a me, è raro che mi apra così con qualcuno - di sconosciuto.» lo incitó, dandogli un piccolo pugno amichevole sul braccio, per farlo sorridere.
«Domani partiremo per la Germania, sei pronta?» le chiese, di punto in bianco.
«Entusiasta, Michael.» gli rispose, sbadigliando - e resasi conto, si coprì la bocca con entrambi le mani.
«Oh Nat, ma è tardissimo - siamo stati fuori a parlare tutta la notte e sono stato così bene, che nemmeno mi ero reso conto.» mormorò, alzandosi all'improvviso. «Vieni, ti accompagno in camera.» aggiunse, afferrando una sua minuta mano tra le sue.
Lei rise mentre si fece scortare - ben nascosti da tutti i volti indiscreti, alla sua camera.
«Grazie per i fiori e per esserti aperto completamente con me, sign. Jackson.» lo prese in giro, facendo un mini inchino al suo cospetto.
Lui rise - una risata genuina mentre con nonchalance, si tolse la mascherina ed gli occhiali da sole - in modo tale da perdersi completamente nelle sue iridi chiare.
I due si scambiarono lunghi sguardi silenziosi prima di congedarsi da quella serata e lei - pervasa da un bisogno di dimostrare a quell'uomo la sua estrema gratitudine - fece un passo in sua direzione.
«Posso abbracciarti?» le domandò poi, con voce flebile.
«Nat è scontato, non devi più chiedermelo.» concluse lui, afferrandole per le braccia in modo tale da annullare completamente la distanza tra di loro.
La strinse a se - appoggiando il mentre sui suoi capelli biondi e morbidi, aspirando a pieni polmoni il suo dolce profumo.
«Grazie a te - dolce Nat.» concluse, prima di virare un ultima volta lo sguardo nel suo, poterle sorridere - e voltarsi verso la sua stanza.
Lei fece rientro nella sua camera, per poi abbandonarsi completamente sul suo morbido materasso in completa estasi - nonostante però non si spiegava quanto stava succedendo in quei pochi ma intensi giorni.
Il suo cuore oramai era un altalena - tra un ragazzo che dolente la stava attendendo a casa ed un altro uomo - che per quanto impossibile egli fosse - le stava insegnando a respirare.
Continua-
Revisionato il: 06/03/2021
Spazio Autrice:
Mi sembra di aver sfornato un capitolo but - spero di aver reso l'idea.
Come sempre vi attendo qua sotto nei commenti.
Ah ci tengo a ringraziare le mie donne per il sostegno quotidiano:
Axlove_writing Fra_walker01 FrancescaAssentato
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