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Los Angeles - 20 Giugno 1999

Il sole filtrava tra le sottili tende di raso, picchiettando violentemente il volto della fervida ragazza, ancora dormiente sul suo morbido e comodo materasso.

Natalie Miller - audace ballerina di soli venticinque anni, che dedicò la sua intera esistenza alla danza, imponendosi fin dalla tenera età di voler diventare presto, un'importante e determinata danzatrice.

Ebbe modo di collaborare con grandi maestri del suo stesso mestiere, divorando così, con i suoi vitrei occhi, ogni mossa, passo - movimenti del bacino di quest'ultimi.

Tra questi spiccava un nome - un uomo, che ella nonostante la sua poca attenzione alla 'persona', ne rimase totalmente folgorata, in particolar modo perchè intravide in lui, la voglia di insegnare, di trasmettere, ma sopratutto di parlarle.

Michael Jackson era di certo, uno dei personaggi più discussi del momento e lei, minuta ragazza di origine statunitense ebbe la fortuna di lavorare per lui, con lui.

Di certo il videoclip ebbe un grande successo nei due anni precedenti, grazie anche al tour che la celebrità stava conducendo nel medesimo periodo, che fu un forte trampolino di lancio - ma ella, audace e determinata non le importava di essere "la controprotagonista" dell'artista, bensí era entusiasta anche solo di aver ballato in quel cortometraggio.
E lui questo lo vide di buon occhio, a tal punto da parlarle ogni volta che avevano modo - per dei consigli, correzioni o leggeri ed innocenti battute.

«Natalie, per favore.» le avevo detto una volta l'uomo, nelle rare e uniche volte che ebbero la fortuna di scambiarsi qualche parola.
«La giravolta va bene, ma le gambe - dopo il movimento di bacino, tienile più tese.»

«Oh certo, mi scusi.» le rispose, leggermente imbarazzata dal fatto che lui - uomo di fama mondiale, si era preoccupato di correggerla su una cosa così banale, di cui era a conoscenza anche lei.

«Scusarti? Non c'è niente di cui scusarsi.» le sorrise, avvicinandosi a passi lenti a fine che gli altri, non potessero sentirli. «Hai talento - molto ed è per questo che ti correggo.» aggiunse, per un momento coinvolto in quel vortice di sensazioni positive che gli occhi di quella ragazza, molto più piccola di lui, gli stavano regalando con un solo sguardo.

Tuttavia però, i due non ebbero modo di conoscersi in maniera proficua e così Natalie, una volta consolidata quella meravigliosa esperienza, era tornata alla sua normale vita, non smettendo mai di ballare.

Dopotutto perché infatuarsi di un uomo, per giunta il suo capo, per giunta padre in quanto all'epoca - era già in attesa del suo primo figlio e per concludere, per giunta, sposato?
Si, le voci giravano, vertiginose e taglienti ma lei non voleva infatuarsi della classica celebrità, che stremata ed insoddisfatta della propria vita, si preoccupava di dare attenzioni a ragazze molto più giovani di lui.

E poi lei non era sola - sapeva che una volta rientrata a casa, c'era la sua famiglia ad accoglierla e il buon ragazzo, Klaus, che stavano insieme da ormai tre anni.
Se fosse ancora innamorata di quel fanciullo della sua medesima etá?
La sua risposta era sempre la stessa: «si, lo sono» si ripeteva nella sua mente, ma nel suo animo - tormentato e perfezionista, era consapevole che quello, era un amore per lo più adolescenziale, nato quando erano ancora dei semplici ragazzi; difatti questo, non era mutato nel corso degli anni.

«Natalie, amore.» le disse la madre - Ava, era il suo nome.

Si strinse nelle spalle, dilettata - una volta accortasi che ella fosse arrivata in cucina.
Quest'ultima virò lo sguardo nelle iridi chiare della donna, accennando così un sorriso.

«C'è una lettera per te, tesoro mio.»

«Per me?» domandò incredula la ragazza, prendendo tra le mani quel pezzo di carta contenente un messaggio, o meglio, una proposta svolta a cambiare totalmente la sua carriera.

Con cura spiegò gli angoli della carta con le dita magre ed affusolate, in modo tale da riuscire ad intravedere per bene cosa vi era scritto su di esso.

Sign.rina Natalie Miller,
Le scrivo per informarla che lei, data la sua dote di ottima ballerina e con i molti premi che le furono stati assegnati
- è stata scelta per fare parte dell'enteurage
del sign. Jackson
per i due rispettivi spettacoli:
Il 25 Giugno a Seul, Corea del Sud e il 27 Giugno a Monaco di Baviera - Germania.
Lo stesso Sign. Jackson ha chiesto personalmente di lei in quanto - rimasto entusiasta dal suo talento durante le riprese del videoclip: Blood in the dance Floor.
Se fosse interessata alla nostra proposta e decidesse così di accettare, la preghiamo di trovarsi all'aeroporto di Los Angeles, la sera del 22 Giugno - alle 17 pm. in punto - e troverà un aereo pronto per portarla a destinazione.
Speriamo quindi che lei possa accettare il nostro invito e di averla presto con noi, nel nostro team di ballerini.
Un caloroso abbraccio,
Lo staff.

La ragazza lesse tutto ad alta voce, mentre gli occhi della madre la saettavano con dolcezza, col il cuore scalpitante ed il petto gonfio di orgoglio a vedere la sua bambina, ormai divenuta donna, spiccare il volo grazie al suo talento.

«Non posso crederci.» pronunciò dopo, osservando la donna più adulta, sorriderle.
«Natalie, è bellissimo tesoro - sono fiera di te.» le rispose, prendendole entrambi le mani, nelle sue.

Era in completa agitazione, scalpitante come non mai di ricevere quella proposta, ma al medesimo tempo, interdetta se poter accettare l'offerta di quell'uomo, che chiese personalmente di lei, una misera ballerina statunitense che ballò per lui, nel suo team - come comparsa di un suo video.

«Mamma, sono terrorizzata peró - insomma dovrei partire tra due giorni.» mormorò poi, mordendosi le unghie per l'eccessiva agitazione che mano a mano - prendeva possesso del suo corpo.

«Natalie, fin da piccola è stato questo il tuo sogno. Sei nata per ballare tesoro mio - insomma Michael Jackson, la più grande celebrità di tutti i tempi, ha chiesto di te.» esordí la madre, trotterellando per l'intera stanza.

La ragazza rise, ma il suo volto era teso - preoccupato. Come mai - Michael Jackson - aveva chiesto di lei? 'Diamine tra tutte le belle ballerine che avrà intorno ogni giorno' pensava, dirigendosi nuovamente verso la camera - per cominciare a pensare cosa mettere nella valigia.

Poi ricordò - la sua mente prese a scavare nel profondo dei suoi ricordi, pensando a quell'uomo ed alla sua eccentricità - bravura, competenza della musica e della danza.
Quell'uomo che nonostante ella non fosse nessuno, l'aveva studiata, guardata - e per brevi istanti, toccata come se veramente fosse un diamante prezioso.

Era stato così delicato che - non poté fare a meno di sorridere, una volta che si lasciò cadere a peso morto sul morbido letto.
Ora finalmente, ricordava.

Non ebbe modo di conoscerlo, parlarci - entrare in contatto con la sua fisicità e di capire davvero chi egli fosse - ma il loro era un gioco di sguardi - magnetici, dinamici cosa che però - probabilmente a lui piaceva fare con ogni ragazza gli si presentasse davanti.
A quel pensiero Natalie sospirò - scacciando dalla sua mente quei pensieri - eccitanti, spavaldi e strani che mai - nei due anni successivi - le era capitato di fare.
Prese il telefono leggermente scossa, digitando poi il numero di Klaus - nonostante si era leggermente allontanata da quel ragazzo, per pensare - per capire, voleva comunque renderlo partecipe.

«Natalie.» le rispose lui, con un tono di speranza nella voce.
«Klaus.» gli disse solamente lei, leggermente fredda.

«Allora hai capito? Mi hai chiamato - perché sei sicura di amarmi?» le domandò, allarmato.

«No, non ti ho chiamato per questo.»

«Ah-ah.» sospirò il ragazzo. «Dimmi, cosa c'è?» aggiunse, divenendo leggermente freddo, contrariato.

«Mi hanno chiamato per ballare in due grandi spettacoli - rispettivamente in date e zone diverse - per mano del - Sign. Jackson. Partirò dopodomani.» gli rispose, sorridendo appena.

Il ragazzo rimase per svariati minuti in silenzio, scandendo in modo delucidante - ogni singola parola, sillaba - uscita dalla bocca della sua dama, in quel momento e stringendo la cornetta salda tra le mani, tentò di parlare.

«Oh Natalie» mormorò. «Sono davvero felice per te, tesoro.» aggiunse con tono di voce dolce, estremamente dolce.
«Ero sicuro che due anni fa, ti fossi mostrata per l'ottimo ballerina che sei - evidentemente l'ha notato.» continuava, alludendo alla richiesta della celebrità, di volere a quei due concerti - la sua ragazza.

«Probabilmente.» gli rispose, sospirando.

«Natalie.» la richiamò Klaus - con voce flebile, temendo già la sua risposta. «Possiamo vederci prima della tua partenza?»

«Non lo so Klaus, ci siamo già detti tutto - ho solo bisogno di tempo, per capire - cosa voglio ma sopratutto cosa provo, non meriti un amore a metà - meriti di più.» mormorò lei, con un peso nel cuore non indifferente ma dopotutto, non poteva mentirgli - non più.
Il suo animo era diventato una vera e propria giostra negli ultimi mesi e - nonostante i due insieme stessero bene, lei non riusciva più a essere se stessa - ad amarlo come egli veramente meritava.

«Non ho ancora smesso di amarti Nat, voglio che tu lo sappia.» le rispose, oramai rassegnato.

«Lo so e desidero davvero poter risponderti ora, solo che...» sussurrò la ragazza, con gli occhi leggermente arrossati e con le parole - che dolenti e pesanti, le morirono in gola.

«D'accordo, Nat.» la interruppe il biondo - dagli occhi celestiali e l'animo buono - emanando una tristezza tale, da far sentire ulteriormente in colpa la fanciulla. «Voglio solo il bene per te e se questo equivale non essere più una coppia, lo accetterò.» aggiunse.

Natalie rimase in silenzio - soffocando un leggero singhiozzo, ma dopotutto era giusto così ed era grata a quel ragazzo, per ogni bel momento passato insieme.

«Io sono sempre qui, per te tesoro mio.» concluse il ragazzo. «E ti aspetterò - aspetterò la tua risposta, ma ora - vivi questa esperienza a pieno.»

«Grazie Klaus, grazie per ogni cosa.» gli disse a sua volta lei. «Comunque sia, ci terremmo in contatto.» aggiunse, prima di mettere fine a quella telefonata - colma di dolore e che risuonava nella sua mente, come un lento addio.

Si distese sul materasso, virando lo sguardo verso il suo armadio color crema - prima che la sua attenzione, venne destata da un leggero bussare.
«Posso?» le domandò poi il padre, il buon Carl - che con curiosità, fece capolino da dietro la porta di legno.

«Oh papà.» sospirò lei. «Sisi, entra.»

L'uomo le sorrise, prima di prendere le mani della sua bambina tra le sue e sedersi così, al suo fianco. «Come mai questo muso? Ho saputo della meravigliosa notizia.» mormorò poi, notando le gote arrossate a causa del pianto.

«Mamma ti ha già raccontato?» ammiccò un sorriso la ragazza, tirando su con il naso ed asciugandosi le lacrime con le mani.

«La conosci.» le rispose. «Allora, che succede?» insistette poi l'uomo - dalla chioma scura e leggermente brizzolata a causa dell'età e gli occhi chiari, penetranti e buoni.

«In realtà nulla, papà.» iniziò a raccontare. «Sono davvero felice di questa opportunità.»

«Ma?»
«Ma con Klaus - non sono più la stessa.» piagnucolò, coprendosi nuovamente il volto con le mani. «Non mi comprendo, non riesco a leggermi dentro e continuo a chiedergli tempo - facendolo soffrire e lui non lo merita.»

Il padre le accarezzò il volto, stringendola poi tra le sue possenti braccia, cullandola con i suoi respiri - ricordando per un breve momento, la sua bambina da piccola, minuta come un dolce fagottino - realizzando poi, quanto fosse cresciuta in fretta.

«Molte volte le cose sono destinate a finire - e non è un male questo, determina un cambiamento.» tentò di consolarla poi. «Non avere paura di seguire i tuoi sentimenti e le tue sensazioni - ora, prendi in mano questa opportunità e goditela a pieno. Quando tornerai, il tuo cuore saprà dirti cosa fare.» le disse infine, guardandola dritta negli occhi.

Natalie sorrise, sentendosi più leggera a quel meraviglioso discorso del padre e con determinazione si alzò in piedi. «Hai ragione papà, hai perfettamente ragione.» concluse, prima di prendere in mano, ancora una volta - la sua vita.

Neverland Ranch, California -
20 Giugno 1999

«L'ho fatto Frank, l'ho fatto.» disse la celebrità, con un sorriso da ebete stampato sul volto, mostrando entusiasta - la sua dentatura perfetta.
Il ragazzo di fronte a lui - lo guardò interdetto, dimostrando a pieno i suoi quasi vent'anni.
«Cos'hai combinato Michael?» gli domandò poi Cascio, con una mano tra i capelli.

La star virò lo sguardo in alto, esasperato - quando con molta nonchalance si sedette sulla poltroncina del suo ufficio, sorseggiando un po' di succo all'arancia.
«Ho chiesto al mio staff - di richiamare quella ragazza del video - Blood on the dance Floor, ricordi?» mormorò poi, osservandolo dalle sue lenti scure, degli occhiali.

«Ah!» esordí il fanciullo. «La ballerina?»

«Hai fatto centro, Frank!»

«Sono passati due anni Mike, come mai sei così ostinato nei confronti di quella ragazza?» gli chiese, com molta tranquillità ed innocenza - ma dopotutto trovava l'atteggiamento del cantante, al quanto bizzarro.

«Non lo so Frank, chiamala - curiosità, se vuoi.» esordí l'uomo dalla capigliatura corvina - con un ghigno malizioso in volto.

«Oh semplicemente - ti sei preso una cotta, popstar.» gli rispose il ragazzo, scoppiando poi in una fragorosa risata - sedendosi sul morbido divano in pelle dell'ufficio del moro.

«Smettila di ridere, Frank.» lo canzonò quest'ultimo, visibilmente divertito. «Non la conosco; ci ho parlato pochissime volte - solo per lavoro.» concluse, abbandonando il suo corpo da ballerino provetto, alla comodità della sua poltrona mentre con la mente - tentava di ricordare i lineamenti sinuosi di quella fanciulla.
Era di media altezza, slanciata - dalle gambe muscolose e snelle - il seno non troppo abbondante e il suo fondoschiena. 'Beh, che fondoschiena' pensò, imbarazzato alla sola idea di quel che stava immaginando.

«Te la stai facendo nei sogni, amico?» lo interruppe l'altro, ancora completamente scosso dalle risate nel vedere così - il suo più caro confidente, molto più grande di lui - immerso nei suoi pensieri più nascosti.

«Insomma, smettila!" esordí nuovamente il cantante, trattenendosi dal ridere. «Mi ero appena sposato con Debbie all'epoca e stavo per diventare padre - avevo altri pensieri in testa.» aggiunse, accarezzandosi le cosce coperte dal tessuto ruvido del pantalone.

Frank sospiró, ricomponendosi per un momento. «Però la ragazza ti ha stregato Jackson, sei completamente fuso e pur di rivederla - stai facendo di tutto.» gli disse, virando lo sguardo altrove.

«È molto brava, tutto qui.» si difese l'uomo, cambiando poi discorso.

{...}

Quella sera - Michael era parecchio scosso dopo l'ennesima litigata con sua moglie, che interdetto - prese il piccolo Prince in braccio per poi portarlo a fare - una bellissima passeggiata nel grande parco.
Il piccolo, aveva solamente due anni e ancora non era minimamente bravo a camminare così - il padre con estrema dolcezza e accortezza, lo teneva saldo tra le braccia muscolose, mentre entrambi guardavano il cielo scuro - intinto dalle tante e meravigliose stelle lucenti.

Era certo che dopo il matrimonio con Lisa, mai sarebbe riuscito ad amare così tanto qualcuno e così tanto a lungo un'altra donna e difatti ancora era della medesima idea.
Debbie era solo colei che per il tanto bene provato, le aveva offerto la sua pancia a fine che lui potesse coronare il suo sogno di diventare padre.

Ma i due, nonostante provassero ad avere una vita coniugale, non erano minimamente affini caratterialmente, difatti ogni cosa era buona per generare poi una litigata violenta che portava entrambi - a non parlarsi per giorni.

In cuor suo mai avrebbe smesso di esserle grato per il meraviglioso dono dei suoi due bambini ma mai - mai riuscì davvero ad amarla e per questo non si sentiva in colpa di voler a tutti costi incontrare quella ballerina, di incontrare e finalmente conoscere - Natalie.

Prince si strinse al petto del cantante, appoggiando le sue tenere mani sul tessuto caldo della camicia - in quella notte di inizio estate, mentre l'altro - lo cullava a ritmo di una dolce melodia che lentamente - cantava per farlo addormentare come era sempre solito fare.

A breve sarebbe partito per quei due concerti - lasciando così i bambini nella sua dimora, con la tata Grace - che era estremamente brava nel suo lavoro ma sopratutto - i due erano ancora troppo piccoli per essere stressati con dei viaggi continui.
Prese quella decisione a malincuore perché da quando erano nati, mai si era assentato per così tanto tempo, ma il lavoro era lavoro e lui non poteva rinunciare a quei due spettacoli, estremamente importanti in quanto l'intero raccolto l'avrebbe riversato in beneficienza.

Amava donare - amava aiutare i più bisognosi e quello per lui, era un lavoro che andava assolutamente fatto e sentendosi sereno - chiuse gli occhi, aspettando con trepidazione l'indomani inoltrato - per dare inizio a quella nuova avventura.

Los Angeles, 22 Giugno 1999

«Allora sei pronta tesoro?» le aveva domandato il padre, una volta arrivati all'aeroporto.
«Si, penso di sì» gli rispose la figlia, accennando un sorriso mentre ancora - non aveva il coraggio di scendere da quella macchina.
L'uomo le accarezzò una guancia scarlatta con un movimento delicato ed estremamente dolce. «Vedrai che andrà tutto bene, però Nat..» mormorò, schioccando la lingua sul palato. «Fa' attenzione e qualsiasi cosa - non esitare a chiamarci.» concluse, aiutandola poi con il bagaglio.

«Lo farò papà e tu stai vicino alla mamma.»

«Lo faccio sempre.» rispose l'uomo, stringendo tra le braccia la sua ragazza - la sua bambina, il suo gioiello prezioso.

«A presto papà.» gli disse, sciogliendo quell'abbraccio confortante- prima di immergersi nella grande struttura colma di persone che in maniera frettolosa - trotterellava in ogni direzione possibile.

«La signorina Natalie Miller?» le domandò poi un uomo, abbastanza alto e dalla carnagione scura.
«Si.» gli rispose, leggermente intimorita. «Sono io.»

«Perfetto, il suo volo è da questa parte. Prego, mi segua.» aggiunse, facendo strada tra le tante persone che - completamente impegnate, non davano peso se in quel luogo, a quell'ora probabilmente ben nascosto da qualsiasi tipo di travestimento, vi era Michael Jackson.

Con la mano stretta al suo bagaglio, era intenta a seguire l'uomo, sentendo il ritmo del suo cuore, battere a ritmo risoluto all'interno del suo torace.
Giunti a destinazione l'uomo prese la sua valigia tra le mani, in modo da alleggerire la minuta ragazza.

«Questa la prendo io, per te è troppo pesante.» le disse poi, scoppiando a ridere.
'Okay, che tipo bizzarro.' pensó Natalie, accennando un sorriso a sua volta.
«Vede - il volo partirà tra mezz'ora - lei è in prima classe insieme agli altri ballerini del Sign. Jackson.» aggiunse poi, a mo' di spiegazione.

«D'accordo.» rispose, stringendosi un poco nelle spalle - virando lo sguardo intorno a lei. «Lui è qui?» domandò poi a bassa voce, alludendo al cantante.

«Si, siederà pochi posti avanti a voi - a fine che abbia la sua privacy.» concluse l'uomo, alzando di poco i lati della bocca, accennando un altro sorriso.
«Non si preoccupi, andrà tutto bene e poi - è un tipo estremamente tranquillo.» concluse, prima di congedarsi dalla fanciulla.

Natalie era agitata e la sua mente vagava alla ricerca di alcuni ricordi inerenti a quell'uomo, perché era cosciente che qualcosa di lui, l'avesse colpita in pieno.
Si guardava intorno con la speranza di poterlo intravedere prima che questi salí sull'aereo realizzando poi, che si trattava solo di un'impresa impossibile, dopotutto era Michael Jackson.

Quest'ultimo, dal volto coperto e con il suo intoccabile cappello in feltro, si strinse al fanciullo Frank che decise di portare con lui in quelle due tappe di spettacolo.

«Insomma Mike - vuoi stare calmo?» lo canzonò il ragazzo, trovando l'agitazione del cantante, insopportabile.

«Oh andiamo Frank, sono calmo.» rispose lui, seduto già nei primi posti della prima classe, mentre batteva il piede a terra in maniera incessante.

«Si, come no - proprio calmo.» lo prese in giro. «Stai solo divorando con gli occhi ogni persona che entra dentro questo fottuto aereo.»

Il moro non gli rispose, bensì sospirò - leggermente infastidito dall'atteggiamento del ragazzo vicino a lui.
«Hai parlato a Debbie della tua idea del divorzio?» insistette l'altro.
«Ancora no Frank, ma sicuramente sarà d'accordo.» rispose vago il cantante, scrutando con piena attenzione ogni ragazza - dalla chioma bionda, entrare nel mezzo che da lì a poco - sarebbe partito.
«E se non avesse accettato?» domandò poi, esasperato in volto.

Frank alzó gli occhi al cielo, ridendo poi appena. «Insomma Mike, pazienza - se fosse!» lo canzonò. «Insomma dai, non la conosci nemmeno e sembri un adolescente a pieno degli ormoni.» aggiunse, agitando di poco le mani.
«Parla colui che nemmeno ha vent'anni.»

«Appunto e ho più giudizio di te, sulle ragazze.» scherzó di risposta. «Dicevamo e quando - ci parlerai con Debbie?» continuava - cercando di cambiare discorso.

Il moro però non rispose, leggermente scosso - la intravide entrare, sinuosa e leggiadra come la ricordava e passandosi la lingua sul labbro inferiore, diede un pacca sulla spalla al ragazzo.

«Mike, maledizione.» rispose quest'ultimo. «Mi stai ascoltando?»

«Frank.» gli disse, con un sorriso a trentadue denti, mentre con le mani picchiettava il braccio del povero fanciullo che disgraziatamente doveva sedere vicino a lui.
«Cosa c'è?» domandò, stizzito.

«È qui, è venuta!»

«Chi - è qui?»

«Natalie, ha accettato.» rispose il cantante, alzandosi di poco con il busto a fine che i loro sguardi - curiosi, vitrei, quasi sconosciuti - potessero però, incontrarsi dopo due anni di attesa.

Continua -

Revisionato il: 13/03/2021

Spazio Autrice:

So di aver detto settembre ma questi giorni ero ispirata e così - ho buttato giù il primo capitolo di questo nuovo viaggio - di questa nuova avventura.
Vi aspetto qua sotto nei commenti - scalpitante come non mai di sapere cosa ne pensate.

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