𝙻'𝚎𝚜𝚜𝚎𝚗𝚣𝚒𝚊𝚕𝚎 {𝟚/𝟝}
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«Stare con te o stare senza di te,
è l'unico modo che ho
per misurare il tempo.»
- Jorge Luis Borges
Ventura, California -
20 Aprile 2000
I raggi del sole, regalavano calore ed energia al suo corpo magro e sinuoso. Era bella e pimpante, piena di positività. Un leggero tepore, le fortificava avidamente lo spirito ed il cuore.
Natalie raggiunse la cucina, a passo svelto. Il piano marmoreo del davanzale, era di color bianco. Ella si sedette su uno dei cinque sgabelli, per sorseggiare il suo succo di frutta.
Virò lo sguardo altrove, dilettata. Il mento era posato sul dorso della mano ed il labbro inferiore, era intrappolato tra la sua bianca dentatura perfetta.
In quei mesi trascorsi, ella si era gettata a capofitto sul lavoro: voleva danzare, insegnare e migliorarsi. Voleva aprire una propria scuola di ballo e collaborare con prestigiosi ballerini, attori e cantanti.
«Mi manchi tanto bambina-» le aveva baciato una guancia, mentre le accarezzava il viso con le dita. «Ci vediamo così di rado, Nat. Mi sento oppresso e chiuso in me stesso. Solo quando trascorro le giornate con i miei bambini, o trovo del tempo per raggiungerti qui, mi sento bene» la voce era strozzata, dolente.
Ella le accarezzava il petto nudo, schioccando su di esso teneri baci. Seppur si mancassero come l'aria, erano entrambi consapevoli che le loro vite, completamente diverse, erano divenute un enorme ostacolo per la loro magica storia d'amore.
Ogni tal volta aveva modo, egli raggiungeva la donna per cui aveva perso il senno- ovunque pur di avere sulle sue labbra burrose, ancora quella dolce fragranza sbarazzina, che solo la bocca della fanciulla riusciva a donargli.
«Nat, ehy- ci sei?» si intromise Abel, sorridendo mesto. Con la mano gli sfiorava una spalla; dopotutto vedeva la sua amica, assente da parecchi giorni oramai.
Ella scosse il capo, corrucciando la fronte. Prese una brioche calda e la addentò. «Oh si, tutto apposto! Piuttosto..ti sei svegliato finalmente?» e lo spinse un poco, ridacchiando.
Il brunetto inspirò, prendendo posto vicino la figura della sua bizzarra amica. Era consapevole che ella fosse turbata: seppur tentasse di far finta di nulla, le mancava il cantante. Erano una coppia così bella e così genuina, che in quei mesi, l'aveva vista piangere di nascosto, molte volte.
Ma ella era dedita al suo lavoro: quando ascoltava di rado, qualche telefonata che teneva con il suo uomo di fama mondiale; percepiva tutto il suo entusiasmo di renderlo partecipe dei suoi traguardi.
«Ah-ah. Come sei simpatica, Miller-» le fece la linguaccia, roteando gli occhi al cielo. «È così che si trattano gli ospiti?»
La fanciulla dalla setosa chioma bionda, si morse il labbro inferiore; un fervido aneddoto di poco tempo prima, era emerso avidamente tra i suoi ricordi.
Era una giornata soleggiata: le nuvole erano sparse nel fittizio cielo, leggermente ombrato per via dell'imminente tramonto. Natalie attendeva l'arrivo del suo amato: erano passate settimane da quando non intrecciava le mani nella sua chioma; non stringeva a se quel corpo muscoloso ma al medesimo tempo magro; non assaporava le sue morbide labbra; non naufragava nel suo laconico sguardo dolce.
Una piccola luce in lontananza, fù per lei, uno spiraglio. Il solito SUV che oramai conosceva fin troppo bene, aveva varcato il vialetto della sua dimora.
Un minuto dopo era sceso da esso, per raggiungere quel corpo di nuovo ed agile che, tanto le era mancato. Desiderava solo stringerla a sè e inspirare di nuovo, quella dolce fragranza di muschio bianco, di chi tanto aveva sentito la mancanza.
Si corsero incontro; ella gli gettò le braccia intorno al collo. Non gli diede tempo di parlare, voleva solo risentire il paradisiaco sapore delle sue labbra, sulle proprie. In quel bacio vi era tutto il dolore della distanza, della sua assenza, della sua mancanza. Ma in esso era racchiuso anche, tutto l'amore proclamato fino a quel momento; le frasi dolci e le notti passate a fantasticare sul loro prossimo incontro.
«Sei bellissimo, popstar» e gli sorrise, alzando di poco gli angoli della bocca. Le loro mani erano giunte.
Seppur fosse entrata da poco la primavera, era ancora freddo in California. Il moro la strinse a se, entrando in casa.
I loro corpi avvinghiati non permettevano di parlare; le cingeva la vita con i grandi palmi. Ella schiuse la bocca, divorando nuovamente le sue labbra. L'altro era dilettato e prendendo respiro, ridacchiò. «Bambina, ma è così che si trattano gli ospiti?»
Erano passate due settimane, dal loro ultimo incontro. Era vero: si sentivano telefonicamente, quasi tutti i giorni. Michael era solito chiamarla, la sera; preferibilmente a notte inoltrata.
Fece una giravolta su se stessa, superando la possente figura del suo amico ballerino. Erano stati chiamati insieme, per assistere ad alcune premiazioni importanti. Ella comunque era famosa per aver danzato presso un videoclip e due spettacoli, del grande Jackson. Era un'ottima insegnante e le voci giravano ed iniziavano quindi, a chiedere di lei.
Il suo nome era giunto alle orecchie di un altro grande uomo di spettacolo, di grande popolarità e rispetto. Era un uomo meraviglioso, dai mille talenti: difatti egli cantava, suonava la chitarra e recitava. Era noto per saper fare tutte e tre le cose.
«Solo perchè a quella premiazione- Johnny Depp ha chiesto di te; questo non fa della tua persona, una diva!» il brunetto la raggiunse, ridendo sotto i baffi.
«Ha voluto solo sapere se ero io, quella ragazza che aveva preso parte, ad alcuni spettacoli di Michael Jackson, in più di un'occasione e-»
«Tralasciando che lui ti ha regalato questa casa, che andate a letto insieme e sei la sua ragazza segreta?» adorava burlarsi di lei; difatti l'altra diveniva rossa in viso per via della collera.
«Abel!» aveva serrato i pugni e corrucciato la fronte. Le labbra erano divenute sottili, in una linea dura.
«Vuoi finirla, per Dio?»
Il brunetto le sorrise comprensivo, prima di venire destato da un attacco di ridarella compulsiva. Era così buffa la sua amica, quando diveniva rossa in viso a causa della collera insistente.
Era così graziosa, che non concepiva un'esistenza, senza la sua presenza. Erano amici; ed era raro poter vantare di possedere nel proprio bagaglio personale, un'amicizia così unica e reale.
Era notte inoltrata oramai, e le luci del locale erano colorate e fugaci. La bionda era seduta al bancone, intenta a sorseggiare del buon whisky.
Le mani erano leggermente sudate ed ella, fissava con sguardo circospetto, le sue unghie dipinte di un rosso scarlatto.
Abel guidava il mezzo, con sguardo attento sulla strada. Le dita compresse sul volante e le labbra, tese in una linea dura. La sua pelle ombrata, i suoi occhi neri ed i suoi zigomi alti; gli regalavano un'espressione buffa ed infantile.
Inspirava mesto, mentre osservava la bionda, con il viso rivolto al di fuori delle vetrate della piccola automobile. Ella era pensierosa, difatti, era persa a rimuginare su quanto era accaduto a quella festa, la settimana precedente.
«Ti posso offrire qualcosa da bere, bella ragazza?» aveva esordito una voce profonda e mesta, all'improvviso. Natalie sobbalzò sul posto, virando il capo alla sua destra.
Ebbe un capogiro e schiuse le labbra, quando vide l'immagine possente e ben posata, di un eclettico e sensuale, Johnny Depp dinnanzi. Era consapevole che a quella serata, ci fossero anche personaggi famosi- lo stesso Michael gliene aveva parlato, al telefono quel pomeriggio.
«Perdona l'intrusione, non volevo risultare un provolone o-» si era seduto al suo fianco, sorridendo. «Sono un uomo impegnato, ecco- ma se non erro, sei una ballerina- giusto?»
La giovane scosse il capo, annuendo. «Si, ho-»
«Hai ballato per Michael Jackson, lo so. Per questo sono qui, per congratularmi con te! E per-» gesticolava con le mani, passando più volte la lingua sul labbro inferiore.
Inutile negare che fosse affascinante, lampante e luminoso. Ella da sempre era stata una sua ammiratrice; era cresciuta con alcuni suoi grandi classici e non poteva credere che quell'uomo, si fosse presentato con fare così genuino ed inaspettato.
Con le mani, tentava di coprirsi le cosce con l'orlo del vestito. Percepiva il suo sguardo tagliente e delicato, lungo le sue forme. Non che la cosa le dispiacesse, del resto chi non desiderava essere guardata in quel modo, da una presenza così enigmatica ed affascinate.
Inspirava nervosa, mentre sorseggiava il suo cocktail. «Mi lasci dire, signor. Depp-»
«Oh- chiamami Johnny, o John! Per cortesia, dammi del tu..»
«John!» rise, battendo le palpebre. «Sono una tua grande ammiratrice. Sei meraviglioso ed ogni tuo film, è qualcosa di soprannaturale!» era divenuta rossa, mentre batteva le palpebre sommessamente.
«Miller mi racconti ancora di come Depp, ha chiesto di te?» il moretto, sorseggiava del buon caffè americano cuocente. Entrambi avevano presto posto al Paddy's Bar & Lounge [*1]; Abel muoveva agilmente la testa, in cerca di attenzioni dall'altra parte.
«Abel ma-» gli sfiorò una spalla, con le dita. «Quante volte dovrò raccontartelo?» era dilettata dopotutto, era così tenero quel ragazzo che, le rimaneva impossibile non ridere al suo atteggiamento buffo.
«Insomma Nat- non capita tutti i giorni che il divo di Hollywood più ambito del momento, ti proponga di poter lavorare insieme. Magari tu-» e sorrise beffardo, mentre tamponava i lati delle labbra, con un fazzoletto. «Tu sei abituata, dato che sei la fidanzata di Jackson, ma io-» fece spallucce, abbassando il capo.
«Abel, potrebbero sentirci! Per cortesia parla a bassa voce..» era divenuta rossa ed imbarazzata. Seppur non fosse facile, mantenere il segreto della sua relazione; ella ci impiegava tutte le sue forze. Era innamorata di quell'uomo e l'idea che presto o tardi, il contorno si fosse intrufolato tra le loro vite- le regalavano una vena di preoccupazione non indifferente, all'interno del suo animo.
«E comunque non lo so Abel- non sono un'attrice, io-» deglutì, ricordando ancora le parole del magnetico attore.
«Sei una bellissima giovane, Natalie. Dopotutto perché non provare? È un film che richiede dell'impegno, non posso negarlo. Ma hai tempo per imparare e poi potrai ballare- »
«Sei una bravissima ballerina e poi, come sai, ogni ballerino recita una parta all'interno della propria coreografia. Secondo me non dovresti scartare questa occasione, così-» nel mentre, gli prese una mano tra le sue. «Cosa ti preoccupa realmente, Nat?»
La giovane virò lo sguardo altrove, accusando un senso di angoscia, pervaderle il petto. Esso si muoveva agilmente e gli occhi enormi, si erano riempiti di quelle famigerate goccioline salate.
Ella da sempre aveva auspicato poter conoscere nuovi campi, ulteriori alla danza. Amava l'arte e l'improvvisazione; difatti quando era molto piccola- aveva pregato i suoi di prendere delle lezioni di recitazione.
Era brava ed era portata. Ricordava ancora come suo padre si era commosso quando ella, nel minuto teatro della sua scuola, aveva interpretato il ruolo di Giulietta.
Le mani le tremavano, mentre tentava avidamente di stringere quelle ombrate, del suo migliore amico. Virò lo sguardo laconico, nel suo. «E se non fossi all'altezza?» pronunciò successivamente, con rammarico. «Insomma recitare insieme a Johnny Depp- la sua dote, la sua perfezione e la sua bravura. Essere la sua co-protagonista..»
«È stato lui a dirti che il registra cercava qualcuna che fosse acerba nel campo, o sbaglio?»
Natalie scosse il capo, schioccando la lingua al palato. Dopotutto era vero; la produzione era alla ricerca di qualcuna che fosse prettamente una ballerina e nuova quindi, nel campo cinematografico. Tuttavia era così confusa da quel carico di emozioni, che era rimasta a fissare l'attore, per svariati minuti senza proferire alcuna parola.
«Ti lascio il mio numero. Laddove fossi interessata, chiamami. Okay?» l'aveva congedata l'altro, cordialmente.
Confusa, aveva posato il viso sulla spalla del suo amico. Temeva per lo più, di una plausibile reazione negativa, da parte del suo cantante preferito.
Seppur fosse entusiasta e lieta di quella possibile offerta lavorativa, ancora non aveva trovato il giusto modo di riferirlo alla sua esatta metà.
Michael era da sempre stato, un tipo comprensivo e premuroso. D'altro canto amava vedere la sua dama, felice ed appagata. Era consapevole che ella fosse una giovane intraprendente ed astuta.
Ogni volta che si sentivano al telefono, lui non perdeva tempo per riempirla di dolci complimenti; erano continue le sue manifestazioni di amore.
Ella gli aveva teso la mano, per salvarlo dal suo effimero mondo glaciale.
[...]
«Nat, vedrai Michael capirà! Anzi, ti ama così tanto che sarà felice per te!» Bonnie mangiucchiava un cornetto gelato, mentre gesticolava con le mani. «Da quanto tempo, tieni questo segreto per te?»
«Una settimana-» rispose la bionda, abbandonando il peso del suo corpo, sul suo morbido sofà. Con le mani, si massaggiava le tempie doloranti.
Una parte di lei, avrebbe voluto richiamare il divo ed accettare quella profumata offerta, senza pensarci minimamente. Ma d'altro canto, vi era il suo amato che era ancora all'oscuro di tutto quel carico di emozioni nuove.
Non poteva accettare senza essere a conoscenza, del suo punto di vista; egli era stato il suo inizio dopotutto.
«Bene-» disse la riccia, passandogli la cornetta del telefono. «Chiamalo e senti cosa ne pensa. Prima ne parli con lui, prima saprai cosa fare. Semplice, no?»
«Ma Bon- guarda che ore sono. Starà registrando, o-» gesticolava, invano. Tentava di trovare scuse plausibili, a fine di rimandare quella conversazione.
Bonnie sbuffò, roteando gli occhi al cielo. Con le mani, aveva preso a massaggiare le spalle della sua amica. «Nat- ti fidi di me?» aveva esordito poi, lasciando l'altra interdetta.
«Si, certo Bon. Perché?»
«Allora fidati di me. Michael è follemente innamorato di te e credimi, lavoro per lui!» ridacchiò, prendendo posto dinnanzi la figura minuta della bionda. I palmi posati al di sopra delle sue ginocchia, e gli occhi immersi in quelli celestiali dell'altra. «Sarà solo che felice quando gli racconterai cosa è realmente accaduto quella sera, a quella festa!»
«E se invece non lo fosse? E se invece mi obbligasse a rifiutare? Bon, no so come potrei reagire. Non vorrei litigare con lui e-» il volto era chino e gli occhi, erano languidi.
La mandibola era serrata ed il labbro inferiore, stretto tra i suoi denti. Il respiro era cadenzato ed il cuore, imperioso, fece una capriola nel petto.
«Nat- conosci Michael, meglio di chiunque altro» aveva esordito la riccia, sorridendo mesta. «È un uomo così buono, gentile e premuroso. Non riesco minimamente ad immaginarlo contrario alla tua felicità» e con i palmi, le accarezzava le guance. «Vuoi davvero recitare in quel film?»
La bionda annuì sommessa. Inspirava, dato che quell'occasione era capitata per caso; una meravigliosa luce in un periodo decisamente statico.
Osservava la sua bruna e scalpitante amica, decidendo di fare quel passo tanto atteso. Prese la cornetta tra le mani, digitando il numero privato del cantante.
Girovaga per la stanza, mentre manteneva il labbro inferiore stretto tra sua dentatura.
«Michael ti prego, rispondi..» mormorava tra sè e sè, percependo le mani leggermente umide. Ma si perse d'animo: il numero del suo amata, dava che al momento fosse irraggiungibile.
✿ ✿
Drin, Drin...
Natalie ebbe un sussulto; avidamente raggiunse il bordo del suo letto per afferrare il piccolo apparecchio elettronico. Lo strinse tra le mani, tremolanti.
Fece qualche respiro profondo e socchiudendo le palpebre, prese parola. «Pronto?»
«Nat, bambina. Perdonami ma ero in sala da ballo e non ho sentito il telefono. Bill mi ha riferito che mi cercavi con urgenza-» aveva il fiato corto, mentre parlava. Ella riusciva ad immaginarlo: bello e dannato, dalla chioma bandita di sudore. Il morbido asciugamano adagiato intorno al collo e le labbra carnose, schiuse in una piccola smorfia di stupore.
«È successo qualcosa?»
La giovane rise divertita; le mancava così tanto che ogni tal volta udiva il suo dolce tono di voce, le sembrava di toccare il cielo con un dito.
«No Mike, stai tranquillo!» e ridacchiava, mantenendo una mano dinnanzi la sua bocca succosa.
«Perché ridi, little girl?»
«Perché sei buffo, popstar!»
«Ah si?» ribattè l'altro, grattandosi il capo con fare confuso. Nonostante non poteva averla dinnanzi la sua persona, anch'egli riusciva ad immaginarla: il suo corpo sinuoso e provocante, le sue curve pronunciante. Il suo sorriso, che gli donava vita ogni volta. Era così stanco di aspettare che bramava dalla voglia di lambire le sue carni, sotto il suo esigente ed innamorato tocco. «Ho voglia di te, amore» le aveva confessato, divenendo rosso in viso. «Mi manca il tuo corpo, il tuo viso- come mi mancano i tuoi baci, le tue carezze..»
Ella inspirò. «Hai modo di raggiungermi al più presto?»
L'altro serrò la mandibola, abbassando lo sguardo. «Tra una settimana, potrò venire per qualche ora ma-» sbuffò, avvilito. «Ma ho molto lavoro bambina e-»
«Andrà benissimo! Non importa quanto tempo rimani, mi basta poter stringermi al tuo corpo per qualche istante!» mormorò, dilettata.
Seppur lontani, entrambi nutrivano un amore smisurato. Egli la venerava, perché riusciva a trovare in lei, un appoggio constante. Era la sua esatta metà, ed auspicava che questo, fosse stato per il resto dei suoi giorni.
«Amore, dimmi-» aveva ripreso lui, captando nella sua ragazza, qualcosa di strano. «Che succede, mh?»
La giovane tentava di diversificare sul da farsi; era alla ricerca delle giuste parole. Girovaga per la stanza, mentre si pizzicava il naso con il pollice e l'indice.
«Hai presente quella famosa serata, delle premiazioni..» aveva iniziato lei, deglutendo a fatica. «Dove non sei voluto essere presente..»
«Si» aveva risposto il moro, fugacemente. La bile gli aveva riempito la bocca e le mani, avevano iniziato a sudare. Stava immaginando il peggio; la sua donna non era mai stato così insicura e circospetta. «Nat, parla per favore..mi stai preoccupando!» si era chiuso nella sua stanza. La schiena appoggiata alla fredda parete, la chioma sciolta lungo le spalle e l'asciugamano, gettato al suolo.
«Insomma- Johnny Depp mi ha proposto di lavorare con lui, in un film» disse frettolosamente, socchiudendo le palpebre. «Cercano una ballerina, acerba nel campo cinematografico e dato che è a conoscenza del fatto che abbiamo lavorato insieme-» la voce era ridotta in un sussurro, il respiro era divenuto corto ed il battito del suo cuore, impetuoso.
«Ha pensato a te, vero?» la interruppe con fare languido. «Mmmh-» mugolava poi, interdetto. D'altro canto, era sorpreso del fatto che anche altri personaggi, si fossero soffermati sul talento della propria dama. Seppur temesse il fatto che ella, si facesse un nome- era entusiasta; ella era ammirata per le sue doti, e non grazie al suo nome.
Dopotutto nessuno conosceva il loro piccolo segreto; erano una coppia nascosta e quindi, non era colpa dell'influenza della sua stessa persona.
«E come mai, hai aspettato tanto a dirmelo?» aggiunse, con voce velata. Non era arrabbiato, nè tantomeno deluso; gli dispiaceva solamente che ella avesse atteso tanto dal parlarne con lui.
«Avevo paura ti fossi arrabbiato con me, e che-»
Lo sentí sospirare, e subito dopo ridacchiare. «Bambina, io ti amo. Amo tutto di te e ti voglio vedere realizzata. Questa opportunità, è quello a cui davvero ambisci?»
La bionda sorrise, mesta. Nonostante non aveva l'opportunità di avere il suo corpo di fronte, immaginava il suo sorriso lampante ed amabile, aleggiare sul suo volto imbarazzato. Immaginava le sue mani, stringere i suoi fianchi. Il respiro caldo, accarezzarle il viso. Immaginava i suoi occhi scuri e languidi, guardarla amabilmente. «Si Michael, è quello a cui ambisco..» emise in un sussurro.
«Accetta amore! Chiama quell'uomo e accetta. Cosa stai aspettando?» aveva esordito, schioccando la lingua al palato.
Natalie ridacchiò. Quell'uomo- era sempre il solito Jackson. «Mmh- ma questo Johnny..»
«È impegnato» lo interruppe l'altra, sorridendo.
Michael inspirò, sereno. «Natalie, non devi più temere il mio punto di vista. Sei la prima ad accettare la vita caotica del sottoscritto, perché io non dovrei?» aveva preso posto sul materasso, con la cornetta stretta tra la guancia e l'incavo del suo collo.
«Se ti rende felice, è la cosa giusta. Sei una donna di ampio talento. Ti sei guadagnata tutto e sono così- oh damn- sono così fiero di te bimba!»
Risero, avidamente. Michael dovette peró congedarla, dato che i suoi bambini stavano chiedendo le sue attenzioni, con fare insistente. Le promise che si sarebbero chiamati quella notte e ribadì, ancora una volta, che percepiva la sua mancanza.
Natalie sorrise e raggiungendo Bonnie, che per tutto il tempo della telefonata era rimasta in salone- sobbalzò quando l'altra fece irruzione.
«Allora? Come è andata?»
La bionda gli corse incontro, balzando in aria. Abbracciò il corpo flebile della riccia, riempendo il suo volto scarlatto, di piccoli e casti baci.
[...]
Una settimana dopo.
La musica tuonava all'interno della sala da ballo. La bionda osservava il suo riflesso, attentamente. La chioma setosa e morbida, era raccolta in una cosa di cavallo. Le guance erano rosse e sulla sua fronte invece, vi erano cosparse tante piccole goccioline di sudore.
Erano mesi, che non si allenava in quel modo; la gamba aveva ripreso perfettamente la giusta mobilità.
Sbuffò, scostando alcune ciocche ribelli, dal suo volto. Michael la sera precedente, non si era presentato; aveva esordito che doveva lavorare fino a tarda notte.
Seppur fosse delusa, per quella mancata presenza, non poteva biasimarlo; egli era una celebrità di fama mondiale e come tale, aveva degli impegni inconfutabili.
«Pronto?» esordí, con tono speranzoso nella voce. Desiderava fosse il suo cantante, che l'aveva cercata per scusarsi della sua assenza; oppure per annunciarle una piccola sorpresa.
«Natalie, sono Johnny» rispose l'attore, con voce ferma- smorzando totalmente, la poca speranza che la fanciulla aveva riposto, in quella telefonata. «Volevo dirti che il regista, vorrebbe vederti domani. Sai per un incontro conoscitivo-» schioccò la lingua al palato, inspirando il fumo acre della sua cicca. «Ci staresti?»
Continua-
[*1] Paddy's Bar & Lounge: realmente presente a Ventura, California.
Spazio Autrice:
Sono qui per una piccola premessa:
Il capitolo è più corto, verissimo. Ma la storia mano a mano, prenderà una piega leggermente diversa e vorrei introdurre tutto molto lentamente.
Poi- Johnny Depp, nel 2000 girò diversi film. Quello che tratterò, sarà Chocolate. Nei fatti realmente accaduti (parlo per lo più, per chi come me, ama il nostro eclettico pirata) - la sua co-protagonista fù Juliette Binoche.
Ma il mio libro è pur sempre un racconto inventato e quindi, sarà Natalie a prendere quel posto.
Mi auguro che questo, non dia fastidio a voi lettori.
Ovviamente ci tengo alle vostre sincere opinioni e quindi vi aspetto come sempre, qua sotto nei commenti.
I love u all girls.
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