𝙴𝚌𝚕𝚒𝚜𝚜𝚒 {𝟜/𝟝}

Los Angeles - 24 Agosto 1999

«Bambina, come stai?» le chiese con tono dolce, mentre girovagava per la sua stanza, con il telefono ben saldo tra le mani.

«Bene, a breve terrò una lezione» lo informò, entusiasta.
«Ne sono felice» mormorò l'altro, virando la sua attenzione nei confronti della sua amica Emily, che intenta a spolverare i mobili della sua stanza - lo incitava con lo sguardo, a buttarsi - per riferire la vera motivazione di quella chiamata, improvvisa e insolita.
«È così tanto tempo che non ti sento, saranno passati cinque, sei - forse sette giorni..» continuava l'uomo, leggermente rosso sulle gote.

«Umh» mugolò Natalie, leggermente interdetta e scossa per via del forte carico di emozioni, che in quei giorni era costretta a subire - e le dispiaceva dare l'impressione di voler allontanare quell'uomo da se.  «Mi dispiace Mike» sospirò infine.

«Di cosa?»

«Di essere distante, non sono giorni facili questi» gli riferì, mordendosi il labbro inferiore per via della forte tensione che stava provando - ma dopotutto non voleva renderlo partecipe del suo senso di smarrimento e della sua stessa confusione.

«Nat, che succede? Devo preoccuparmi?» le domandò, prendendo la mano di Emily - e accusando il terreno cedergli sotto ai piedi, per il timore che lei - non volesse più avere a che fare con lui.
«Mike, stà tranquillo!» gli sussurrava la ragazza, al suo fianco, attenta a non farsi sentire.

«No popstar, è tutto okay» lo prese in giro, tentando di smorzare la situazione leggermente tesa. «Temi che non voglia più avere a che fare con te?» aggiunse, leggendo dentro al suo animo tormentato.

Emily gli strinse la mano, facendogli cenno di parlare. «Si, sinceramente si» mormorò lui, tenendo lo sguardo fisso in quello della sua governante, a mo' di conforto. «Ma sono anche preoccupato per te - sei così distante..»

«Sto bene!» gli rispose, mentendo. «Vedrai tra qualche giorno, andrà meglio» continuava, celando ancora la motivazione per cui lei, fosse così lontana e vaga.
«Lo spero» sospirò lui, lasciando la presa della mano della sua amica ed iniziando così, a camminare per la stanza. «Se non ti chiamo io - te mai che ti fai sentire.» la canzonò, ridendo appena per smorzare il suo completo imbarazzo.

«Lo so, perdonami»

«Nat» e prese coraggio. «Ti aspetto, sempre»

Lei sospirò, sorridendo appena - dopotutto era grata di avere al suo fianco, seppur solo telefonicamente - quell'uomo - ed era decisa ad affrontare le sue sensazioni, timori - più nascosti.

«Mike, ti voglio bene» mormorò, mordendosi il labbro inferiore ed nascondendo il volto, con la mano destra - accusando un leggero rossore, riempirgli le guance.

«Anch'io Nat, non immagini..» e fece una pausa. «Non immagini quanto» concluse, prima di congedare la sua fanciulla dalla chioma bionda e occhi chiari - per poi benedire la sua amica, che gli aveva dato conforto in quella telefonata che tanto lo aveva spaventato.

La giornata era stata piena, fugace ed era arrivata velocemente la sera - completamente stremata ma orgogliosa di quelle bambine, che scalpitanti avevano imparato alla perfezione la sua coreografia.
Ma sapeva che il suo entusiasmo sarebbe durato poco - perché appena varcata la soglia di casa, il malumore era tornato impetuoso a fare capolino.

Nat, tesoro - ti vengo a prendere, ho bisogno di parlarti.

Aveva ricevuto dal fanciullo biondo, che dopo giorni di distanza e comportamenti vaghi - si era deciso di affrontare una volta per tutte - la loro situazione bizzarra - ma oramai divenuta, quotidiana e per giunta, amichevole nonostante egli professava ancora amore.

D'accordo Klaus.

Gli aveva risposto, decidendo così - di farsi una doccia per dare poi, una languida rinfrescata alle sue idee confusionarie e mescolate tra di loro.
Frizionava i suoi lunghi capelli biondi, osservando poi il suo riflesso allo specchio - portando entrambe le mani sulle tempie - con l'intento di sostenere il peso della sua fervida agitazione.
Aveva deciso però, di dare ascolto alle parole del padre - pronta così, a dare una svolta alla sua vita - iniziando da ciò, che non la rendeva più felice.
Si era vestita con un semplice jeans chiaro, che fasciava perfettamente le sue gambe toniche e muscolose da perfetta ballerina - per poi concludere con una semplice maglia bianca, non eccessivamente scollata.
A passo sostenuto raggiunse l'atrio  della sua abitazione, attendendo così - l'arrivo del suo amante - che appena la vide, la avvolse in un caloroso e dolce abbraccio come era solito fare.
«Tesoro» le disse, prendendole il mento, in una mano.
«Klaus» rispose fredda, non in linea con il suo comportamento solidale e monotono. Quest'ultimo infatti, tentò anche - di avvicinare il suo viso al suo, ma ricevette un cenno di dissenso, come risposta.

«Nat - ma..»
«Andiamo?» lo interruppe lei, facendosi strada verso la macchina.
Klaus sospirò, imitandola e non proferendo più parola - dopotutto come poteva biasimarla? Era stato distante, vago e confuso per varie settimane - la reazione della sua ragazza era più che plausibile.

I due durante il tragitto rimasero in un tombale silenzio e Natalie - non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in viso in quanto - era consapevole di non nutrire più un sentimento degno da tenerlo vincolato a lei e di canto suo, presumeva che lui pensasse lo stesso - a causa del suo atteggiamento allusivo delle ultime settimane.

«Mi hai portato - nel luogo dove ci siamo conosciuti?» gli aveva domandato, una volta scesa dal mezzo - virando la sua attenzione nell'ambiente circostante.
«Si, pensavo fosse la cosa più giusta da fare» le rispose, chiudendosi un poco nelle spalle - iniziando così a passeggiare, lungo la spiaggia.

Natalie sospiró, percependo l'aria intorno a se - farsi, mano a mano - sempre più pesante. Lui tentò di prendere una sua mano, ma lei negò il gesto, allontanandosi un poco da lui.
«Nat..»

«Di cosa volevi parlarmi?» lo interruppe ancora, ormai sempre più convinta delle sue azioni, dei suoi pensieri - percependo un senso di completa leggerezza in quanto la confusione che da mesi la stava divorando, oramai aveva deciso di abbandonarla.

«Nat, non voglio rovinare subito questo momento - io..» mormorò l'altro, passando una mano tra i suoi capelli biondi, iniziando ad avvampare leggermente sul viso.

«Klaus» e fece una pausa. «Ho bisogno che tu sia sincero con me, per una volta.» aggiunse, virando la sua attenzione, negli occhi chiari ed impauriti di lui. «Dimmi per favore, chi è lei.» concluse, con tono fermo - portando poi, le mani lungo i fianchi.

«No, tesoro - non è come pensi»

«Non chiamarmi tesoro, Klaus e guardami quando ti parlo.» lo canzonò, alzando di poco il tono della voce. «Non sono stupida - ho capito che qualcosa è cambiato in te. E dimmi - si tratta di quella ragazza che hai conosciuto mentre ero via?» riprese a parlare, agitando le mani in aria.

«Natalie..»

«Klaus, rispondimi per favore - ho bisogno di sapere la verità.»

Il ragazzo sospirò, portando entrambi le mani sul viso - iniziando poi, un lento e languido pianto sommesso. Singhiozzava imperterrito e percepiva le gambe cedergli perché nonostante tutto - voleva ancora bene a quella fanciulla, estremamente importante per lui. La raggiunse e la strinse a se - mentre il suo pianto, non aveva fine.

«Perdonami  Nat, perdonami.» prese parola. «È stato inevitabile, veloce - nemmeno io pensavo potesse accadere. Perché vedi - quando sei tornata, pensavo davvero che potessimo ricominciare.» continuava a spiegare, tentando di calmare i suoi singhiozzi - asciugandosi poi gli occhi con il dorso della mano. «Ma poi te eri distante ed io - la mia mente, nonostante volevo te - era persa totalmente per questa ragazza» ammise, abbassando lo sguardo nel medesimo stesso, incapace di sostenere quello della ragazza.

«Ma Nat ti giuro che aspettavo solo il momento ed il modo giusto per parlartene» sospirò, abbandonando le braccia lungo i fianchi.

«Ci sei andato a letto?» gli chiese, con voce glaciale.
«Co-cosa?»

«Hai capito benissimo. Ci sei andato a letto?» ripeté.

«No, mai. Non l'ho mai sfiorata, non avrei mai osato farti una cosa del genere. Ho aspettato il momento di leggermi dentro e capire - e parlartene.»

«Dicevi di amarmi, mi professavi amore ogni giorno..» continuava lei, leggermente turbata in volto a causa della forte delusione che in quel momento stava provando per via di quel ragazzo.

«Non smetterò mai di amarti Nat - una parte di me, ti vorrà sempre un gran bene ma..»
«Ma non abbastanza da continuare a stare insieme.» concluse lei, avvicinandosi a lui e prendendogli le mani nelle sue.

«Esatto»
Natalie lo strinse a se, avvolgendole tra le sue braccia - lasciando quest'ultimo, leggermente scioccato e sconvolto. «No-non mi odi?» le chiese, ricambiando la stretta, per poi prenderle il mento nella mano e virare il suo sguardo dolce, nel suo.

«Non potrei mai»
«Ma..»
«Klaus è giusto così» e fece una pausa, portando entrambi le braccia, dietro al suo collo. «Siamo cresciuti ed entrambi ci vogliamo un gran bene» tentava di spiegarsi, dopotutto non voleva dire addio a quel ragazzo in malo modo. «E questo sentimento non cambierà mai, ma è giusto che entrambi diamo voce al nostro cuore, ai nostri sentimenti e scegliamo la strada che pensiamo sia giusta per noi.»

«Non smetterò mai di volerti bene Nat, avrai sempre un posto speciale nel mio cuore.» la interruppe, accarezzandole una guancia leggermente rossa - spostandole una ciocca di capelli, dietro al suo orecchio.
«Lo so»

«Sicura di non avercela con me?»
«Si, diciamo che anch'io stavo pensando a questo - ho percepito questo cambio repentino da parte di entrambi e preferisco mettere fine alla nostra storia in modo pacifico e tranquillo, che portare rancore.» gli spiegò.

«Ho tentennato e temuto di parlartene, per tutto questo tempo perché temevo di una tua possibile reazione» mormorò, schioccando la lingua al palato. «E l'idea di ferirti, di venire odiato da te - mi demoliva ogni giorno e preferivo non vederti, perché non avevo il coraggio..» aggiunse, percependo la voce morirgli in gola.

«Stà tranquillo!» mormorò, accarezzandogli una guancia. «Parlami di lei» aggiunse.

«Co-cosa?»
«Si, dimmi di lei - del perché te ne sei innamorato.»
Lui sospirò, stringendola maggiormente a se, baciandole la fronte ed iniziando così - a raccontare di quella fanciulla misteriosa e di come gli aveva rubato il cuore.
Natalie ascoltava entusiasta, non abbandonando mai la presa dalle sue mani e i due - dopo tanto tempo, si erano davvero ritrovati - captando che il loro rapporto, non era andato a svanire - bensí era mutato, riscoprendo in lui - un ottimo amico come erano un tempo, prima di innamorarsi.

«Mi auguro che sia quella giusta, più di quanto sia stata io.» gli disse, alla fine di tutto - una volta tornati davanti alla sua dimora.

«Giurami che questo non è un addio - lo sai che il mio bene..»
«Non muterà mai» lo interruppe, ridendo  sommessamente. «Si, lo so.»
I due si strinsero ancora una volta, leggermente commossi e con le guance entrambe rosse. Lui le diede un dolce bacio sulla guancia, prima di voltarsi ed uscire così - una volta per tutte, dalla vita di quella fanciulla.
Quest'ultima sospirò, rimanendo qualche minuto - immobile, sul viale di casa - finché non percepì una presenza alle sue spalle.

«Tesoro» le disse Ava, posando le sue mani sulle spalle. «Che è successo?»
La ragazza si voltò, abbracciando la madre ed abbandonandosi così ad un pianto liberatorio e felice. Entrambe entrarono in casa, sedendosi sul divano e la figlia - leggermente intimorita, iniziò a raccontare tutto quello che era successo quella sera.

«Ma ora sto meglio mamma, sento il cuore più leggero ed era così, che le cose dovevano andare.» concluse, tirando su con il naso e tamponando i suoi occhi, con il dorso della mano destra.

«Oh tesoro, vedrai - che da qui a poco ti sentirai meglio.» la consolò la donna.

«Mi dispiace solo di averti deluso.»

«Deluso? E perché?» le chiese la madre, ingenuamente.
«Ti piaceva tanto Klaus, come ragazzo.»

«Oh Nat» e fece una pausa, accarezzandole il viso con una mano. «Voglio solo la tua felicità - e poi stiamo parlando della tua vita, delle tue scelte - se è questo quello che senti, è giusto che tu segua il tuo istinto.» continuava, sorridendole appena. «Ma dimmi tesoro, c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?»

Natalie virò l'attenzione negli occhi chiari e gentili di Ava, che nonostante tutto era a conoscenza della discussione che aveva avuto con il padre. «Papà ti ha raccontato vero?» rise lei, consapevole che quell'uomo non era in grado di tenere un segreto con la moglie.

«Beh si - ma dimmi, perché temevi di parlarmene?» le chiese. «Temevi che ti avrei giudicata?»

«Beh..»
«Amore non devi mai avere paura di parlare con tua madre di questioni di cuore: come sai, sono una grande fan - di argomenti riguardo i sentimenti.» continuava, ridendo sommessamente. «E poi il sign. Jackson sembra un uomo così caro, buono - l'unica cosa che temo è..» e fece una pausa. «È la sua vita caotica e confusionaria e che uomini come lui, gente di fama - sopratutto con le ragazze più giovani, tendono a giocare con i loro sentimenti»

«Oh mamma, ma lui è così buono che mai - mai potrebbe - ma si, non voglio correre. Non in questo momento..» le disse la figlia, sospirando appena.

«Conoscilo Nat, datti questo opportunità. Solo così, avrai le risposte che tanto cerchi e che tanto ti rincorrono da settimane - ma per favore, stà attenta!»

«Non sei arrabbiata, per la differenza di età che abbiamo?»
«Perchè dovrei?» le rispose Ava, ridendo. «Oh amore mio, se l'amore fosse dettato dall'età - allora nemmeno io e tuo padre eravamo destinati a stare insieme e come sai - ci scambiamo dieci anni buoni.»  continuava, agitando le mani in aria. «E invece guardaci: ci siamo sposati, abbiamo una bella casa e sopratutto ci è stata data l'enorme fortuna - di ricevere una graziosa e dolce bambina come te.» sospirò, abbassando lo sguardo. «Anche se oramai, sei una giovane donna adulta ma che per noi - rimarrai sempre la nostra tenera e piccola bambina.» concluse, sorridendo.

«Oh mamma, ti voglio così bene..» le disse commossa, lasciandosi cullare dalle sue braccia - mentre lei singhiozzava sommessamente. Ava la consolava - con dolcezza e determinazione ed entrambe, si misero a vedere il loro programma preferito - che erano solite guardare quando una delle due, era particolare giù di morale.

[...]

Neverland Ranch, California
- 25 Agosto 1999

«Mike, dannazione - mi ascolti?» imprecò Frank, mentre era intento a guardare alcune pratiche importanti per il cantante.

Il moro rise sommessamente, per poi virare la sua attenzione nei confronti del suo manager. «Dimmi, Frank!»

«Ma che ti prende ultimamente?» lo canzonò l'altro, portando le mani in aria a mo' di esasperazione. «Non ti si può parlare amico» aggiunse.

«Niente, non ti preoccupare!»
«Popstar, avanti!» continuava, ridendo - mentre rincorreva il piccolo Prince che tentava di camminata da solo. «Sputa il rospo!»
Il moro teneva tra le braccia la piccola Paris - mentre con cura le dava da mangiare con il biberon - quando viró la sua attenzione verso suo figlio maggiore. «Prince, piano - ti farai male!» lo ammuní, con un sorriso sghembo.
Frank prese in braccio il pargolo biondo e vispo, concentrandosi nuovamente sulla celebrità. «Parlami, Jackson!»

«Sono solo - confuso.» si limitò a rispondere quest'ultimo, sedendosi sul morbido sofà.

«Riguardo la biondina?» lo prese in giro, alludendo alla fanciulla statunitense che tanto mandava in tilt il cervello del suo amico, il quale fece un solo cenno di consenso - portando l'indice sulla sua minuta fossetta del mento.
«Perché non le dici di venire a Neverland e basta?» continuava Cascio, portando una mano sul fianco destro.

«Non sono una stupido, Frank» gli rispose l'altro, leggermente stizzito. «Le ho chiesto se voleva venire a trovarmi ma lei ha risposto, semplicemente con un: "Si, verrò!» aggiunse, sospirando.

«Beh, perfetto - no?» gli domandò il giovane, innocentemente - non capendo la motivazione per cui egli, stesse così preoccupato a riguardo.
«Beh, no» sospirò. «È distante e di conseguenza - lo sono anch'io»

«Dio, Mike - sei un bambino delle volte» rise l'altro, sedendosi di fianco a lui, con ancora il pargolo tra le braccia. «Ammetto che ha un bel caratterino, Miller - ma amico, le donne sono così e te - dovresti saperlo meglio di me.» lo canzonò, dandogli una pacca sulla spalla.

«Con Lisa, non era così.»

«Così, come?»

«Così, complicato.» tentò di spiegassi il moro, con tono debole e tremolante. «Insomma - lei mi era piaciuta fin da subito e - poco tempo dopo ci siamo messi insieme - e sposati e..»
«E divorziati.» prese subito parola il giovane. «Quindi stallone - calma la fantasia.» lo interruppe ancora. «Con Presley era diverso, amico - lo sai anche tu.» continuava. «Insomma lei è una donna di spettacolo, come te - dunque non era intimorita dal tuo mondo, dal tuo contorno - e poi si era appena divorziata e ha trovato in te, un ottimo uomo pronto a darle cura e amore.» e fece una pausa, scoccando la lingua al palato. «Ma sai meglio di me, come è andata a finire - quindi amico mio, le cose fatte di corsa - portano solo alla rovina.» concluse, sorridendogli appena.

«È che mi piace davvero, Frank - non so spiegarti - quando parliamo - mi sembra di conoscerla da una vita»

«Lo so amico, lo so»
«Mi sento bene con lei, mi sento - normale, il Michael di una volta, quello felice e spensierato - senza il peso della fama, il dolore delle accuse passate - il fardello di essere me, un uomo solo - destinato al declino.» continuava, mettendo la piccola tra le braccia del fanciullo, che interdetto - si era trovato a tenere entrambi i figli della celebrità, con sè.

«Ho voglia di innamorarmi Frank, dannazione!» aggiunse, imprecando. «Sono stanco di essere solo, di sentirmi solo - porca puttana! Merito anch'io, l'occasione di essere felice o no?» era uscito fuori di senno, camminava per la stanza - agitando le mani in aria, maledicendo il suo nome e la sua persona, come se egli stesso - avesse colpa di questo.
Il fanciullo lo lasciava fare, rimanendo silenzio - captando che - in quel momento, Michael avesse solo bisogno di essere ascoltato, di un amico al suo fianco.

«Perché devo accontentarmi di un matrimonio, laddove non c'è un sentimento - se non, un gran bene?» diceva, alzando la voce. «Cazzo, con Lisa era tutto dannatamente perfetto - l'amavo tanto, ma il successo - i nostri mondi entrambi caotici, sono stati la motivazione della nostra rottura.» e prese un grande respiro, accusando la voce spezzarsi. «Ma Frank - cazzo, che ho fatto di male per non meritare una donna che si impegni a rimanermi vicino, non pensando al mio successo o al mio portafoglio?» e prese a singhiozzare sommessamente, ormai totalmente distrutto dai suoi più grandi demoni.

«Mike, ehy..»

«No Frank, è così» lo interruppe ancora una volta, provocando nel fanciullo completo stupore. «Quello che faccio, è sulla bocca di tutti e sempre - sempre sarà così. Mi hanno denigrato, descritto come un mostro, un alieno - mi hanno etichettato come strano, anormale - ma nessuno ha mai voluto comprendere chi fossi, che anche Michael Jackson - desiderasse solo essere compreso, amato.» e il pianto lo pervase, obbligandolo a sedersi a terra - con le mani sul volto, vergognandosi del fatto di essere crollato davanti al suo amico, ai suoi bambini - i quali fortunatamente, si erano addormentati.

Frank - stanco di vederlo in quelle condizioni, prese i bimbi e li mise nei loro rispettivi lettini, per poi posare entrambe le mani, sulle spalle del cantante. «Mike avanti, alzati!» lo canzonò, aiutandolo un poco - mentre quest'ultimo, lo strinse a se - continuando a singhiozzare sommessamente, con il volto appoggiato sulla spalla del fanciullo.

«Meriti di amare Jackson e sopratutto, meriti di essere amato. Meriti una donna, che non sia solo una amica per te - e madre biologica dei tuoi bambini.» lo consolava, battendo con la mano sulla sua schiena a mo' di conforto. «Per questo ti dico: smettila di fare l'orgoglioso e prenditi quella fanciulla» continuava, con tono basso. «E per una volta, fregatene di chi sei e inizia a vivere amico mio, inizia a respirare.» concluse, stringendolo a se - provando una grossa pena per quel povero uomo.

Tuttavia lo congedò con una scusa, per poi raggiungere Bonnie e confidarle quanto fosse accaduto in quella stanza pochi secondi prima. Così i due, decisero di organizzare una sorpresa al cantante per il suo ormai imminente - compleanno.

«Chiama Nat e attieniti al piano, okay tesoro?» le disse Frank, dandole un dolce e casto bacio sulle labbra.
«Sarà fatto, piccolo Cascio!» concluse la bruna, ammiccando un sorriso entusiasta.

❀ ❀

«E così, ci siamo lasciati.» concluse Natalie, mentre parlava a telefono con la sua fedele e amica Bonnie - che allegra e spensierata, era entusiasta di quella bella notizia.
«Oh beh che stronzo comunque!» ribattè quest'ultima. «Già se la faceva con un'altra!»

«Beh, questo non lo so - a quanto mi ha detto lui, non l'ha mai toccata, voleva prima» e fece una pausa, alzando gli occhi al cielo. «Voleva prima chiudere con me.»

«Umh» sospirò la bruna, grattandosi il mento con le dita, ripensando a ciò che le aveva riferito il suo consorte. «Sai cosa ti servirebbe?»

«Cosa?»
«Una serata tra amiche» le disse, sorridendo.

«Già, forse hai ragione - mi piacerebbe molto, Bon!»
«Beh allora, vieni a trovarmi - no?» le domandò l'altra, con fare scaltro e beffardo.

«A trovarti? A Neverland?»
«Beh si e poi - sabato è il compleanno della tua popstar del cuore» la prese in giro. «E gli faresti una grande e bella sorpresa!» continuava Bonnie, incrociando le dita. «Che cosa aspetti?»
«Sabato è il compleanno di Michael - davvero?» le chiese, leggermente allarmata, stupida e anche piuttosto delusa dal fatto che egli, non le avesse detto nulla.

«Ah-Ah»
«Oh beh, forse non vuole che venga!» prese ancora parola la bionda. «Non mi ha detto niente a riguardo, l'ultima volta che ci siamo sentiti!»

«Nat, semplicemente non ti ha detto nulla - perché non è dell'umore per festeggiare.» le spiegó. «Ma sono a conoscenza che fa ritorno venerdì dal suo viaggio di lavoro - e con Frank, stavamo organizzando questa sorpresa. E sono sicura che sarà sicuramente entusiasta di trovarti a Neverland al suo rientro!» concluse, sperando che la bionda non facesse storie a riguardo.

«Mmh, non lo so Bon - con il lavoro..»
«Prenditi qualche giorno, Nat - insomma, è il suo compleanno e non vi vedete da quasi due mesi» la interruppe ancora. «Sei finalmente libera e senza più vincoli sentimentali. Perché non segui il tuo cuore, una volta per tutte?»

Natalie sospiró, virando lo sguardo al di fuori della finestra, mentre si mangiucchiava le unghie per via della sua acuta ed eccessiva agitazione a riguardo.
Se voleva partire e raggiungerlo? Ovvio, era quello che desiderava di più al mondo.
Auspicava solamente di incrociare di nuovo i suoi occhi scuri e profondi, a fine che essi potessero leggerla dentro e regalarle così - quella sensazione di completa beatitudine e conforto.
Perchè mai raggiungerlo, doveva essere sbagliato?
Perchè mai, permettersi questo momento - doveva essere un enorme errore per entrambi?
Cosa se ne faceva di alcune semplici - chiamate - se ora era libera, finalmente libera di rincorrere ciò che più sentiva dentro di se - e quell'uomo, era un acuto richiamo per la sua anima tormentata.

Oh beh, una cosa era certa - desiderava passare il compleanno del cantante, con lui - o meglio, era ciò che più voleva in quel momento - in quel periodo della sua vita.

«Bon, devi promettermi una cosa» prese parola poi.
«Qualsiasi cosa, Nat»

«Non devi fare parola con nessuno, della mia rottura con Klaus. Nemmeno con Frank» le disse. «Voglio essere io a riferirlo a Michael» concluse, sicura di se.
Bonnie diede il via libera ad un dolce risolino, promettendo di rimanere mura riguardo. «Ma penso che Jackson ne sarà entusiasta di questo!» le disse, alludendo al fatto che Natalie fosse libera sentimentalmente.
Tuttavia quest'ultima sospirò, iniziando a guardarsi intorno e intenta a pensare alla cosa giusta da dare.

«Allora Nat, verrai?» insistette Bonnie.
Quest'ultima rise. «E come farò a venire, all'insaputa del padrone di casa?» chiese a sua volta, sentendo un urlo felice provenire dall'altra parte.
«Ci penseremo io e Frank, verremmo a prenderti noi» mormorò allegra. «È un si, allora?»

«Si» concluse la bionda.

Continua-

Spazio Autrice:

Ed eccoci qua, ormai le cose si fanno interessanti.
Ve lo aspettavate? Come sempre vi aspetto qua sotto nei commenti e spero sia stato di vostro gradimento, anche questo - è un pezzo della mia anima, che vi regalo.
Mi scuso se alcuni sprazzi, sono un po' un mattone.
I love u all girls.

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