𝙲𝚊𝚖𝚎𝚕𝚒𝚊 {𝟜/𝟝}

04:00 am.

«Michael - ma, hai visto che ore sono?» gli disse ella, abbastanza interdetta dal comportamento infantile dell'altro. Era stanca, assonnata e di riposta al suo compagno, aveva incrociato le braccia al petto. Lo osservava, con circospezione. Non era il Michael di quel pomeriggio, del bacio sfuggente, lo sguardo perso. Era più scaltro, caparbio, bambino ma questo, era dovuto probabilmente al fatto che fosse alticcio. «Ad un certo punto, ho provato anche a chiamarti ma tu-» distolse le iridi deluse da quelle sue scure e dilatate, mordendosi il labbro inferiore. «Ma tu evidentemente eri impegnato»

Egli rise, rise tenendosi il ventre con entrambi le mani. Era così buffa quella ragazza quando era adirata dai suoi atteggiamenti, ma tentava comunque di non darlo a vedere. Voleva mostrarsi matura e ben posata, ma era visibile che - il non averle risposto e quindi lasciata sola, l'avesse infastidita. «Oh Natalie-» e girava per la grande suite, con le braccia legate dietro la schiena. Le tempie martellavano con arguta frequenza ma nonostante ciò, era ancora capace di intendere e di volere. Con il passare delle ore, l'inebriamento creatosi dal vino, stava lentamente abbandonando il suo corpo.

«Dimentichi forse, chi sono?» e piegò le burrose labbra, in un ghigno dilettato. «Ho avuto una piacevole discussione con la bellissima Whitney, che è una mia carissima amica di vecchia data e-» ridacchiò ancora. In cuor suo quella, era forse una piccola vendetta a quelle parole, prive di malizia della fanciulla. Vederla agitarsi sul posto e incupire lo sguardo, era per lui una forte scarica di adrenalina. Decise così di incalzare la dose e vedere fin dove ella, si fosse trattenuta. «Ho dovuto intrattenere il pubblico femminile, scattare foto, parlare di musica»

Natalie lo osservava leggermente sbigottita. Aveva corrucciato la fronte e serrato la mascella, inclinando il volto di lato. Era ufficiale, non capiva il suo atteggiamento. Egli, accortasi di questo, rise nuovamente e allargando le braccia, inspirò. «Ah bambina, dopotutto sono Michael Jackson. Intrattenere le persona, fà parte del mio lavoro» le mostrò la dentatura bianchissima, dilettato dal fatto che ella fosse confusa e stizzita a riguardo. Voleva vederla gelosa ed abbandonata. La amava così tanto che quelle parole, lo avevano destato dal suo sogno di vedere un prosperoso futuro al suo fianco.

«E poi, quale donna non vorrebbe passare una serata insieme a me?»

La fanciulla sbuffò, roteando lo sguardo verso l'alto. Lo spinse dal petto quando egli, le cinse la vita e lasciò ricadere il volto, nell'incavo scoperto del suo collo. «Ma ora sono qui e sono tutto tuo» aveva mormorato a bassa voce, odorando con prepotenza, il buono odore di cocco, emanato dalla chioma bionda della giovane.

«Ma con loro, sono il personaggio. Con te, l'uomo. Non devi essere gelosa, umh-» e le baciò il collo, prima di morderle il labbro inferiore. Lo succhiò un poco, con gusto per poi lasciarlo andare e scoppiare un'altra volta a ridere, imbarazzato. Era così libero, spensierato e felice in quel momento che osservarlo senza proferire parola, era intrigante per la giovane. Voleva vedere fin dove si fosse spinto, per ottenere una sua qualsiasi reazione a riguardo. «E poi, eccomi qua-» e si indicava con l'indice, saltellando sul posto.

«Si, ti vedo Michael» finalmente aveva parlato. Era seria o meglio, cercava di esserlo. «E avresti bisogno di andare a dormire, non credi? Credo che tu abbia alzato un po' il gomito questa sera..»

Il moro inspirò, intrappolando il suo labbro inferiore, tra la dentatura. Confuso e dilettato, si guardò prima il gomito e poi la ragazza, trattenendo ulteriori risa. «Umh- potresti aver ragione, ragazzina» e prese l'orlo della sua sottoveste, tra le dita. Si perse nel suo sguardo profondo e serio, mentre si passava quel tessuto sottile tra le varie falangi. «Ma in questo momento, c'è un'altra cosa che vorrei alzare-» e smise di giocare con quel capo, schioccando la lingua al palato. Con l'altro braccio le cinse la vita ed i loro petti, si sfiorarono.

Natalie lo osservava interdetta, ma un poco ammaliata dal suo modo di essere così spavaldo, goffo e megalomane. Non era la prima volta che lo vedeva brillo, spensierato e sulle nuvole ma quella sera, quel momento - erano diversi da quelli precedenti. Sentiva la forte scarica di energia ed adrenalina, sprigionate da ogni poro del suo possente e agile corpo.
L'altro rise, dopotutto l'espressione di confusione dipinta sul volto della dama, era bellissima. Si beava di ogni sfaccettatura, quando si trattava di lei. Le stampò un bacio sulle labbra, girandosi poi sui talloni.

«Michael, ma..»
Egli si gettò sul letto, allungandosi sul morbido materasso, dandogli così le spalle. «Uuh capisco perché ti eri addormentata! È così comodo..» e immerse il viso nel cuscino, percependo ancora il magnetico e lussureggiante profumo di colei che amava.

«Si infatti, stavo dormendo prima che tu facessi tutto questo chiasso, Jackson-»

«Beh, nessuno ti vieta di tornare a farlo!» e battè con il palmo della mano, di fianco a sè. «Avanti vieni qui, raggiungimi-» e abbozzò un sorriso, voltando il capo in sua direzione, saettandola con lo sguardo colmo di cupidigia.

Lei sbuffò, chinandosi su di lui per guardarlo dritto negli occhi. Era così bello e dannato che avrebbe desiderato immortalarlo con una fotografia. Le dita agili ed affusolate dell'altro, le sfiorarono il collo, il seno, pizzicandole un capezzolo da sopra il tessuto. La vide gemere e assopire lo sguardo. Inspirò con fare soddisfatto e le baciò le labbra, lasciando che ella si mise a cavalcioni sulle sue gambe.

Picchiettò sulla sua bocca carnosa, con la punta della lingua. Voleva dare una energia maggiore a quel contatto, giocando però, a carte scoperte. Si guardarono intensamente negli occhi: il blue del mare, riflesso nel nero dello spazio.

Lui rise ancora voltando il capo verso destra, per nasconderlo nuovamente nel cuscino. Batteva i piedi, causando un forte rumore per tutta la stanza. «Michael, ma che combini? Fà silenzio, la gente a quest'ora dorme! E poi sei ancora tutto vestito-»

«Uuh, pensaci tu allora! Dai bambina, lo so - lo so che lo vuoi» e si tolse il maglione, rimanendo in camicia. Le prese le minute mani e le posò su di essa, invitandola a fare quanto le aveva richiesto.

«Dai, cretino..»
«No perchè io lo voglio. Voglio sentire le tue mani, su di me» e le ammiccò un sorriso malizioso, vedendola arrossire e ridere nel medesimo stesso.
Era così bella mentre agilmente, gli sbottonava la camicia - bottone per bottone, che lui ebbe un capogiro e dovette appoggiare la fronte sul suo petto, mentre tentava di sfilarsi i mocassini, dando dei calci.

Se fosse stato più lucido, tanta sfrontatezza non l'avrebbe mai messa in mostra. Con la punta del piede, spinse la scarpa dal tallone, sfilandola e ripetendo quel gesto, con l'altra.
Inspirò, sbuffò, rise. «Hai un buon profumo, dolcezza-» e le lambì il collo avidamente, schioccando sonori baci su di esso. Con la mano destra, afferrò il capo della sottoveste, scoprendole il seno.

Racchiuse il sinistro in una mano, per massaggiarlo ed accarezzarlo lentamente. Inspirò, quando la sentì genere sotto al suo tocco. Era sua, completamente. Con il peso del suo corpo, l'aveva obbligata a stendersi su di un fianco, mentre con la bocca, le baciava il destro. Le rasentava la parte più esterna, inferiore - morbida. Con la punta della lingua seguì il perimetro dell'areola; voleva essere attento, seducente, amabile. Si spostò verso la cavità, lo sterno, la clavicola.
«Oh-» boccheggiava, bramante di un maggiore contatto tra le loro bocche, che urlavano di possedersi come la prima volta.

Natalie fu destata da quella lussureggiante tortura quando la mano dell'uomo, le prese il capo e chiese il permesso di un bacio, più violento e intrigante - a fine che le loro lingue, potessero frizzare insieme.

Tuttavia era persa in quel gioco erotico. Le era così mancato, che non era capace di allontanarlo. Rammentava che una parte di lei, fosse ancora adirata dal suo comportamento ma - dovette ammettere a sè stessa, che quella spavalderia, superiorità, malizia - fossero un connubio di situazioni perfette, a tal punto da cancellare una qualsiasi traccia di collera dal suo corpo.

«Oh, cazzo - hai sentito?» mormorò egli, con le mani ancora intorno al suo collo.
«Cosa? Mike ma cosa-» e la vide ridere, divertita. Fù come una boccata d'aria fresca, che fece lo stesso lui, schioccando la lingua al palato. «Ho sentito un rumore-» e si guardò intorno, confuso.

«Umh, io non ho sentito niente..»

Sbuffò ancora, grattandosi il capo con una mano. «Oh beh, dove eravamo rimasti?» e si protese in avanti, assopendo le palpebre. Era stanco ed eccitato, la testa era leggera ed il cuore pompava il sangue, avidamente. Sbadigliò ed ella ridendo, le accarezzò una guancia. «Umh forse è il caso di andare a dormire, che ne dici maschione?»

«Basta che rimani qui, con me»
«E dove vuoi che vada?» e gli sfiorò la fronte con le labbra, prima di voltarsi e dargli di spalle. Socchiuse gli occhi, sorridendo quando un braccio del moro, gli cinse la vita. La strinse a sè, schiena contro petto. Pelle contro pelle. Si appartenevano, ma egli in realtà era tutt'altro che stanco quella sera. Difatti immaginava quelle curve sinuose e leggiadre, libere e danzanti tra le sue mani e quei seni, non esageratamente prosperosi, pigiati contro il suo petto nudo.
Si trascinò con il bacino verso il fondoschiena della fanciulla che rimase un attimo dilettata, da quel gesto. Percepí totalmente la sua tumescenza, muoversi provocante nei suoi confronti.
«Michael ma che hai stasera? Sono le cinque del mattino! È tardi..» balbettò, sbuffando.

Egli rise, imbarazzato. «Si lo so, ma c'è qualcuno o meglio, qualcosa che mi tiene sveglio..».
Era stupefatto da sè stesso. Con la fronte posata su una spalla della ragazza, venne pervaso dalle risa, a causa di quella rivelazione così sfrontata. Con l'indice, le accarezzò la schiena. «Che be-bella che sei..»
Natalie sbuffò, voltandosi di scatto per chiudergli la bocca con la mano. Lo osservò negli occhi: profondi, neri e lucenti. Lui le morse la mano, racchiudendo in essa un dito, iniziando poi, a succhiarlo piano.

«Sai - ricordo ancora quando in ospedale tu, oh-» era imbarazzata ed abbassò lo sguardo, dopo quella piccola rivelazione. Gli aveva confidato, implicitamente, quanto quelle provanti attenzioni, le fossero piaciute e quanto al medesimo stesso, le mancassero.

«Bambina, sono lieto di questo. Amo il corpo delle donne, principalmente il tuo e cosa esso possa celare al suo interno» e le sorrise beffardo. «Mi manca così tanto il tuo sapore..» e le baciò nuovamente la bocca, guardandola negli occhi.
Percepiva che il momento fosse arrivato, era stremato di aspettare. La voleva, bramava con ogni particella di sè stesso, di possederla mentalmente e fisicamente. Era solo in attesa del suo consenso.

Si morse il labbro inferiore, inspirando. «Natalie, ti è passato il sonno?» Si mosse ancora contro di lei, mettendo allo scoperto totalmente ogni sua piccola e maliziosa intenzione. «Perché io muoio dalla voglia..»

«Co-continua..» era aggrappata alle sue spalle con fare esasperato. Lo vide irrigidirsi e sorridere ancora, mostrando la schiera di denti perfetti e bianchissimi. «Muoio dalla voglia di fare l'amore con te»

Il cuore della giovane, fece una capriola nel petto a quella dolcissima confidenza; si mosse con la gamba contro il fianco dell'altro, ripetutamente: con movimenti su e giù.
Egli inspirò ed ella vide un guizzo nei suoi occhi neri, cogliendo a pieno la sua espressione. Michael le prese il polpaccio, e con un movimento veloce, lo fece agganciare dietro la schiena - spingendo la sua eccitazione, contro la delicata e inebriante intimità della dama.

Con il pollice gli sfiorò le labbra, quando lo vide perdere il senno totalmente. «Lo vuoi quanto me?» le aveva sussurrato, mentre si era fatto strada con una mano tra le sue lunghe gambe nude. Le scostò il pizzo, accarezzando con leggeri movimenti concentrici, la sua zona sensibile. La percepí umida, dolce, ammaliante. Deglutì a fatica e socchiuse le palpebre, appena un altro gemito sfuggì dalla bocca della giovane.

Faceva pressione su essa, stuzzicandola. Prima lento poi audace. Prima dolce poi violento. Era così esperto con quelle dita che ella abbandonò il capo all'indietro, alzando le braccia per invitarlo a spogliarla ed assaporarla nuda; voleva che egli facesse apprezzamenti sulla sua natura, priva di veli.

«Devi parlarmi bambina» mormorò, con un ghigno malizioso dipinto sul viso. Ella si tolse ogni indumento, divaricando un poco le gambe toniche. Con le mani lo privò della camicia, sbottonando poi, il suo pantalone di velluto.
«Ti voglio - dentro di me» gemeva, estasiata. Michael inspirò lambendo con la lingua: l'incavo dei suoi seni, il ventre pianto, soffiando poi, sul suo punto sensibile.

«Prima però» da perfezionista il quale egli era, inspirò. La osservava attentamente, da sotto le lunghe ciglia. «Voglio riassaporare il tuo sapore»
Con i polpastrelli, le picchiettava dolcemente il clitoride. Ella abbandonata, si morse il pollice mentre soffocava i suoi sospiri.
Era così attento e delicato, che lasciava la giovane senza fiato. Le sfiorò l'intimità con le labbra: soffiando al suo interno e muovendosi agile, con piccoli colpetti della lingua.

Un palmo era posato nel suo interno coscia, mentre l'altro la massaggiava spudorato ed esperto. La sentì tremare, sospirare ed a tratti soffocare piccoli urletti di piacere.

Gli afferrò la chioma cotonata, immergendo totalmente le sue mani, al suo interno. Si era preclusa così tanto fino a quel momento, domandandosi spesso cosa fosse giusto e cosa, invece, non lo fosse: ma si amavano, si amavano esageratamente, che era impossibile attendere ulteriormente.
Se davvero volevano regalarsi una possibilità - se davvero credevano in un plausibile e rigenerante Noi - dovevano dare libero sfogo a quello che realmente era, il loro sentimento.

Gemeva, mentre si contorceva sotto le carezze languide dell'uomo. Lui: il suo corpo, le sue mani, la sua bocca, il suo petto, le sue gambe. Tutto di quell'uomo, era per lei: una droga.
Si dimenò, allettata da quel tocco e prendendogli il viso tra le mani, lo bació - assaporando il suo stesso sapore.
«Ti amo-» le aveva dolcemente detto. Non era la prima volta che lui le confidasse la natura del suo amore, ma in quel momento - in quella circostanza, la fece rabbrividire e commuovere. «Oh bambina, non h-hai idea di quanto io ti desideri-»
Lui era nuovamente su di lei, con le sue spalle ampie ed il bacino stretto. Ella gli accarezzava le scapole nude mentre egli, era perso a lambirle il collo - con baci esigenti, dolci e violenti al tempo stesso.

Michael inspirò, togliendosi i pantaloni velocemente, liberandosi successivamente anche dei boxer. Si beava delle dolci carezze di lei, sulla sua intimità. La sua mascella era rigida, contratta. Finalmente, dopo mesi, entrambi godettero del meraviglioso effetto che solo il sesso, ti lasciava addosso.

La guardò negli occhi ancora una volta, captando a pieno che loro, fossero davvero anime affini e che non necessitavano di parlare ulteriormente. Entrò dentro di lei, lentamente. La vide sobbalzare e le attappò un gemito roco, con un bacio dolce.

Il moro si abbandonò, rilassando le spalle mentre si teneva saldo dagli avambracci. La guardava, la baciava, giocava con lei, si muoveva perfettamente - come se conoscesse il suo corpo da anni, come se ella le fosse sempre appartenuta. Il contatto intimo delle loro carni, delle loro membra - lo inebriava, destandolo dalla realtà e rubandogli il senno ancora e ancora.

Natalie era accaldata e percepiva un crescendo di emozioni, pervaderle il corpo mentre si teneva salda alla sua schiena. Sentiva il bisogno di soddisfarlo, amarlo, farlo sentire completo ed appagato. Le spinte acceleravano e la fronte dell'altro, era bandita di sudore; la bocca era semi-aperta, mentre i suoi occhi: profondi e lucenti - la guardavano con devozione.

Era assuefatta da quell'uomo. Il ventre le andava in fiamme e un gemito le morì in gola. Strinse le coperta tra i palmi, mentre lambiva di baci, il collo del cantante.
Annaspò, spingendosi contro di lui, intimandolo a non fermarsi. Voleva di più, voleva tutto di lui. Voleva sentirsi sua, voleva ubriacarsi della sua essenza.
Michael le morse il lobo, le baciò il collo, la bocca. Con una mano scese, per aiutarla con il pollice a far esplodere quella lussureggiante sensazione di cupidigia, divenuta quasi insopportabile.

Le mancava poco, pochissimo e si trattenne dal lanciare un urlo strozzato, che soffocò nella bocca della celebrità. Le loro anime vibravano all'unisono ed ella si spinse ancora di più, verso di lui, che stringendole un fianco con forza, sprofondò dentro di lei con fare decisivo.

Natalie si abbandonò all'indietro, gettando il capo sul cuscino, raggiungendo quello che fu l'orgasmo più potente e inebriante della sua vita.
Era così potente e meraviglioso l'essenza di quell'uomo, che bastava solo il suo sguardo per farla arrivare in vetta, concludendo quell'atto.

«Nat - Aah-»

Ella si era rilassata, posando la schiena nonostante egli continuasse con le spinte. Una parte di lui si sentiva in colpa, egoista. Era così avaro di quella donna che nonostante ella fosse giunta all'idillio, egli bramasse la stessa sorte. Non riusciva a fermarsi. Era assuefatto: usciva del tutto e rientrava piano, assopendo lo sguardo e digrignando i denti.
Lo vide corrucciare la fronte mentre con una mano le prese la gamba, allacciandola nuovamente alla schiena, immergendosi ancora. Entrava e usciva, dolce e aggressivo.
La fanciulla gemette e gli prese il volto tra le mani, pizzicandogli una guancia mentre egli, spinse un ultima volta, liberandosi.

Lo vide sorridere mentre i primi raggi, illuminarono le piccole goccioline di sudore sulla sua fronte. La chioma era umida, il fiato corto. Entrambi rossi, con gli occhi pieni di cupidigia.
«Ho sempre sognato questo, di fare l'amore con te ma-» e le prese il mento tra le mani, mentre tentava di calmare il battito del suo cuore. «Questo, ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa..»

Natalie rise imbarazzata, coprendosi il volto con le mani mentre l'altro non mise fine, alla sfilza di baci sul suo viso. La stava letteralmente mangiando di baci.
Erano nudi, belli come il sole. Lui aveva tirato su le coperte, per coprire entrambi i loro corpi.

La guardava e in cuor suo sapeva, che non avrebbero dormito. Ambiva a quel corpo e percepiva la necessità di voler essere con lei, dentro di lei, per il resto della sua esistenza.
Tuttavia se avrebbe avuto lei al suo fianco, il fardello della sua fama era più che sopportabile, in fin dei conti.

La vide girarsi e rigirarsi, nuda sotto il suo sguardo attento che - non era ancora sazio e beato di quella fragranza. Oramai era mattina, il sole era alto. Entrambi avevano fame e così egli prese la cornetta, alzandosi in piedi: nudo.

«Pronto, vorrei ordinare la colazione..»

Parlava abilmente, con una sicurezza tale da far desiderare di appartenere a lui, qualsiasi essere vivere. Le gambe erano magre, ma toniche - muscolose. Il sedere alto, piazzato, tondo. Natalie si morse il labbro mentre lo guardava, girovagare nudo per la stanza e ammiccare un sorriso, malizioso.

❀ ❀

Era tornato in se: l'ebrezza che gli aveva lasciato il vino, era oramai, fuoruscita dal suo corpo. Era comunque sfacciato, difatti ancora non si era rivestito e aveva gentilmente chiesto alla sua dama, di fare altrettanto. Voleva bearsi di lei, finché non fossero dovuti ripartire.
Lui non aveva un gran appetito, del resto ma osservava lei mangiare. Era così innamorato che avrebbe corso una maratona intorno la muraglia cinese, per quanto si sentiva felice e in forze.

Natalie roteò gli occhi in aria, cogliendolo poi in fragrante. «Jackson, che hai da guardare?» e si coprì il seno, con le braccia.

Lui mise il broncio, pulendole il lato della bocca, con il pollice. «No, sei così bella..» e le sfiorò la punta del naso, con la sua.

«Birbante!»
«Innamorato!»

«Furbo, megalomane, adulatore..»

Michael rise, osservandola ancora. Era scaltra quella ragazza e sapeva il fatto suo. Occhi negli occhi, la vide alzarsi e ancheggiare il suo sedere, con prepotenza.

Casualmente lasciò cadere della cioccolata lungo la cavità del suo seno ed ammiccando, si mise a gattoni su di lui. Era così caparbia, che sentì l'aria divenire stretta, pesante. Era passata malapena un'ora dal loro rapporto, ma ella rise, catturandosi il labbro inferiore, tra i denti.

Il moro socchiuse le palpebre mentre ella, si muoveva scaltra al di sopra della sua effimera e languida intimità. Le lambì il seno nuovamente, abboccando alla sua provocazione. Giocavano a sfiorarsi, senza eccedere - ma dopotutto entrambi volevano appartenersi. Si beò dei suoi baci, mentre egli giocava con i suoi seni, pizzicando entrambi i capezzoli. Li stuzzicava, tirava, succhiava avidamente.

«Mike ma-» balbettò ella, quando egli prese nuovamente a fare pressione con le dita, sulla sua zona sensibile. Lei era sopra, nuda, bella e giovane. Percepiva lui sotto, nudo e malizioso.
«Shhh-» e le sfiorò la bocca carnosa, con il pollice. «Sei poesia, Nat- temo che» e assopì lo sguardo quando ella aumentò il ritmo danzante del bacino, sul suo. «Che non ne avrò mai abbastanza-»
Gemette, completamente rosso in viso per via del forte imbarazzo. Era un uomo, dal forte bisogno carnale di possedere avidamente la sua donna, ma leggermente dilettato: Natalie invece, era scaltra ed esperta, conosceva l'ebrezza del sesso ed era priva di vergogna.

La percepí ridere, genuina e felice quando la fece nuovamente stendere sotto il suo peso. «Vorrei che questo fosse per sempre bambina..» e senza darle tempo di ribattere, sprofondò ancora, dentro di lei.
Natalie urlò, sentendo caldo - caldo ovunque. La sensazione di fuoco al ventre, oramai divenuta familiare, era tornata. Le spinte erano dolci, smielate. Quell'uomo era un vero maestro a letto e lo vide sorridere; evidentemente la sua espressione del viso, aveva tradito la sua razionalità, lasciando trapelare la sua constatazione appena pensata. Egli percepiva di essere unico ai suoi occhi e mentre si faceva strada dentro di lei, con un ritmo cadenzato - la bació, rasentando la parte di pelle del suo collo, scoperta dalla chioma bionda.

Era abbandonata a lui, fragile ed indifesa e questo lo rendeva orgoglioso e prestante. Roteò di poco il bacino, per aderire meglio a quel contatto erotico e languido.

Natalie inspirava, sommessamente. Soffocava i singhiozzi, mordendosi la mano sinistra. Gli prese il volto, spingendosi poi verso di lui: a tal punto, da ribaltare la loro situazione. Lui ancora dentro di lei, che si trasportava ma da un'altra angolazione.

La dama aveva preso il comando - e si muoveva agile, tenendo le braccia ben salde sopra al suo petto. Lui la guardava, divorando ogni dettaglio di quel momento. Lei nuda su di lui, i suoi seni, i suoi fianchi, il fondoschiena che di tanto in tanto egli strizzava con entrambi i palmi.

Era sinuosa e delicata nel ballare su di lui, con lui all'unisono. Michael boccheggiava, gemeva e digrignava i denti. Natalie invece, percepí il fuoco irradiarsi lungo il suo ventre e velocizzò il ritmo, gemendo contro la bocca dell'altro.
Vibravano insieme, erano insaziabili l'uno e dell'altra. «Ahhh - Mike, Aah-» la testa era rivolta all'indietro, la vita era stretta dalle braccia di lui.
Erano faccia a faccia, mentre lei continuava ad accogliere l'intimità dell'altro, urlando. Annaspò ancora quando egli le chiuse la bocca con un palmo, e le pizzicò il fianco, facendola concludere, provocando l'ennesimo orgasmo intenso - per la sua seconda volta in giro di pochi attimi.

Quella semplice e lussuosa suite, era divenuta il luogo della consumazione del loro amore. Tuttavia si erano conosciuti un giorno per caso, in una stanza d'albergo in Corea. Il loro sarebbe dovuto essere un rapporto di natura professionale, ma la celebrità aveva ben compreso che quella, sarebbe un giorno divenuta la sua donna.

Lei si era abbandonata contro il suo petto, mentre lui entrava ed usciva con la medesima frequenza, boccheggiando. Gemettero quando anch'egli, raggiunse l'apice del piacere tra le sue braccia.

«Oh bambina - ti amo così tanto» con la fronte grondante di sudore, abbandonato sul suo seno.

«Anch'io, popstar-»

Le mani gli accarezzava la schiena nuda, colpa di piccole macchie più scure. Il moro non si vergognava più, si sentiva accettato, voluto ed amato. Che cosa sarebbe stato di loro? Del loro amore?
Chi mai poteva dare loro, la giusta risposta? Ma erano così belli ed innamorati che poco gli importava. Michael, che da sempre era un uomo riservato e sfuggente - non aveva destato alcun timore al fatto che entrambi, urlavano i loro nomi, incuranti degli altri ospiti o delle guardie del corpo che potevano sentirli.

"Ci amiamo, quindi - che sentissero, no? pensava.

Ridevano, mentre si accarezzavano e baciavano sulle labbra burrose. Lei si era alzata, prendendo un vestito nero della sera precedente ed aiutata da lui, si ricompose.
Lui invece, indossò gli abiti della stessa sera, una volta raccolti ai piedi del letto.

Mano nella mano, dopo uno sguardo complice, uscirono dalla stanza. Egli infilò il fedele fedora sul capo e gli occhiali da sole.

«Bill - Javon!»

Entrambi gli uomini lo raggiunsero, con fare professionale. Natalie si intimidì all'idea che questi, fossero stati nella stanza adiacente per tutto il tempo. Si strinse al moro, nascondendo il viso sul suo petto.

«Possiamo tornare a casa-» le sussurrò poi all'orecchio, baciandole con fare casto e privo di malizia il collo. Le strinse una natica con la mano, ammiccandole un occhiolino.

Continua-

Spazio Autrice:

Sono così felice di aver scritto questo capitolo!
Spero non abbia urtato nessuna di voi, bellezze.
Ci tengo comunque che una volta letto, lasciaste un commento a riguardo: non sull'atto in se, bensì su come è stato descritto. Sono stata volgare?
Vi ha trasmesso qualcosa?

Ci tengo davvero, vi aspetto qua sotto nei commenti.
I love u all girls.

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