𝙲𝚊𝚖𝚎𝚕𝚒𝚊 {𝟛/𝟝}
«Okay Natalie, la gamba sta guarendo bene! Abbiamo tolto il gesso con qualche giorno di anticipo, ma-»
Ella osservava la donna, dalla chiara carnagione e folta chioma cotonata. Era di bello aspetto, nonostante ella fosse leggermente avanti con l'età.
«Se vedi il piede leggermente gonfio, non preoccuparti! Con i giusti esercizi, massaggi, procedure - in giro di pochi giorni, passa! Ma se il gonfiore dovesse continuare, non esitare ad avvertirmi..» ed ella gesticolava, mentre osservava la fanciulla sfiorarsi la pelle del piede con le dita, a distanza di moltissimi giorni. Era così sollevata che tutto mano a mano stesse tornando a posto; le mancava ballare, essere se stessa, la sua arte, il suo lavoro.
«Stai peró attenta a non sovraccaricare la gamba ed il piede - fai tutto gradualmente, aiutandoti ancora con le stampelle ed il tutore. Tutto chiaro?» e le mostrò un sorriso confortante, schioccando la lingua al palato.
«Chiarissimo dottoressa!»
«E se provasse dolore?» intervenne Michael, con fare professionale. Dopotutto era rimasto fermo sull'uscio della porta, con la spalla destra, appoggiata su di essa e le mani incrociate dietro la schiena.
«Beh- deve fare degli esercizi graduali, roteando piano la caviglia ed il piede, in questo modo» e mostrava il da farsi, con acuta maestria. «Ma se il dolore dovesse essere molto, ricorreremo ad un cura farmacologica, ovviamente! Ma speriamo che-»
«Che non ci sia bisogno e che riprenderò mano a mano, l'uso completo della gamba in maniera autonoma!» intervenne l'altra, scostando alcune ciocche di capelli, dietro l'orecchio.
[...]
Neverland Ranch, California
- 4 Dicembre 1999
«È bello vederti così, Nat-» le disse la bruna, sorridendo. Dopotutto era passato poco più di un mese da quel fatidico incidente e mai aveva abbandonato la bionda a se stessa, alla sua solitudine. «Ora ti servirà una brava fisioterapista e chi meglio, della sottoscritta?»
Natalie rise, portando le mani al ventre. «Sei un'ottima massaggiatrice Bon, ma riguardo-»
«Nat- sono giunta al termine del mio corso di laurea triennale in fisioterapia, ben due anni fà! Mi sto formando per bene a riguardo in quanto voglio un quadro più completo nell'ambito sanitario, tramite corsi di specializzazione continui - quindi puoi fidarti di me!» e si strinse nelle spalle, con fare orgoglioso.
«Mia piccola e dolce Bon-» e le prese una mano, tra le sue. «Non vorrei risultare impicciona, ma...allora, te e Frank?» e si sedette su uno degli sgabelli, intorno la grande isola marmorea, della cucina.
La bruna scosse il capo, alzando gli occhi al cielo.
«Oooh- avanti, raccontami!»
«Beh- l'abbiamo fatto, ieri sera. Emh-» era completamente rossa in viso, mentre mangiucchiava le sue piccole pelli, intorno le dita. «È stato be-bellissimo..» inspirò imbarazzata, prendendo posto vicino l'altra che nel frattempo, sorseggiava del latte fresco, con gusto.
«Sono così felice per te Bon, o meglio - per voi! Finalmente il piccolo Cascio si è deciso e-» batteva le mani, entusiasta mentre intravide lo sguardo della sua amica, farsi più cupo e curioso. «Che c'è? Perché mi guardi così?» domandò nel medesimo stesso, inarcando un sopracciglio.
«Te ed il signor. Jackson, invece? Avete approfondito il vostro legame?»
«Ma - Bon!»
«Beh? Te puoi curiosare ed io no?» domandò dilettata la mora, facendo spallucce con nonchalance.
La giovane rise sommessa, portando entrambe le mani sul volto, per coprirsi a causa del forte imbarazzo. «No - ancora no, eravamo vicini ma poi - non si è creato ancora il momento giusto! Michael è molto-»
«Aspetta! Mi stai forse dicendo che Jackson è un tipo all'antica?» era esterrefatta: la bocca leggermente schiusa e le labbra formavano una leggera "O", mentre le gote mantenevano ancora un rossore accesso. «No, non ci credo Nat-»
«Non sto dicendo questo, anzi è molto prestante e malizioso - ma la sua natura da impeccabile perfezionista, lo porta ad aspettare il momento adatto anche per..» e gesticolava un poco con le dita, mentre rimuginava sul da farsi. «Mi rispetta a tal punto da voler che tutto sia impeccabile»
«Si, immagino ma-» e inspirò, osservando la bionda di sottecchi. «Insomma Nat, non sei una alle prime armi, quindi non capisco..» e la vide ridacchiare di gusto. «Certe cose vengono da sè, non si possono programmare o..»
«Di cosa parlate ragazze?» intervenne Emily, mentre stirava il suo grembiule, con entrambi i palmi. «Uumh da queste facce, deduco che state spettegolando..»
«Indovinato!» prese nuovamente parola Bonnie, alzandosi in piedi. «Ho appena scoperto che il signor. Jackson è davvero un'impeccabile perfezionista in tutto, completamente - tutto..» ed ammiccò un'occhiata complice alla fanciulla, che imbarazzata, roteò gli occhi verso l'alto prendendo uno straccio di stoffa bagnato, per poi colpirla in pieno viso con fare scherzoso.
Emily sorrise, prendendo parola. «Ooh posso confermare! Basti pensare che quando devo occuparmi del suo bucato, esige che i calzini siano ben accoppiarti, altrimenti-» e inspirò dilettato, digrignando i denti.
«Ma Emily-» si intromise ancora la fisioterapista, battendo la mano, sul piano dell'isola. «Raccontaci un po' di te: insomma, sei sposata, hai un bambino..»
«Bon!» sbuffò Natalie, spintonandola con fare esasperato.
«Che ho detto di male, scusa? È solo per fare conversazione..»
«Beh, Alfonso - mio marito, è di origine Ispanica da parte del padre ed Americana, da parte della madre. Ci siamo conosciuti durante il mio secondo anno al college, dato che frequentavano il medesimo percorso di studio» iniziò a raccontare la donna, scostando le ciocche ribelle dei suoi capelli, dal suo viso. «Mi ha corteggiata fin dal primo momento, dal primo sguardo - portandomi a cena fuori, regalandomi fiori ogni giorno e nonostante io fossi un po' indecisa, ha saputo rapire il mio cuore..»
«Ooh che cosa romantica!» si intromisero entrambe le ragazze, all'unisono mentre la governante continuava a raccontare con fare sognante e dolce.
«Oramai sono otto anni che siamo insieme e cinque che abbiamo scelto di far congiungere le nostre vite, nel matrimonio e-» inspirò, sorridendo. «E quattro anni fa è nato il piccolo Nathan..»
❀ ❀
Nel frattempo, ai piani di sopra, nella sua stanza - vi era il cantante, intento a prepararsi per la serata importante di quella famosa sera: l'evento di beneficienza, della fondazione organizzata dalla meravigliosa Whitney Houston, al Marriott Marquis Hotel di New York. [*1]
Sbuffava incerto sul da farsi, mentre con cura tamponava con del fondotinta, la sua carnagione provata dalla malattia che mano a mano, divorava il pigmento della pelle, privandolo della sua mascolinità, sicurezza e bellezza. Era così: perfezionista a livelli estremi e quella lotta contro un male più grande di lui, lo distruggeva da anni. Tuttavia era abituato a quel caos, a quelle turbe esistenziali, ma nonostante questo, nonostante fosse per lui - una dannata quotidianità, ne soffriva, eccome se ne soffriva.
Con le dita agili ed affusolate, cercava tra i vari beauty-case, la giusta matita di colore nero con cui contornare il suo sguardo profondo, regalando uno spessore maggiore ai suoi occhi, così belli e così provati.
Gli zigomi era alti e marcati, il naso - nonostante fosse motivo di scandalo per molti, lui era fermo sul suo: amava il make-up, amava migliorarsi e mostrarsi perfetto. Con una leggera spugna bianca, tamponava quest'ultimo ai lati, con una terra leggermente più scura, in modo tale da donargli un aspetto più sottile, appuntito.
«Quanto starete via, signor. Jackson?» domandò Grace, alle sue spalle.
«Non molto, in realtà. Partirò tra poco, con il mio Jet - portando con me anche Natalie, e-»
«Beh, sono lieta che avrà con sè, la signorina Miller, verrà anche alla cena?» aggiunse curiosa e con circospezione, facendo dei passi in sua direzione.
Egli rise dilettato. «Oh no, Grace. La amo, è quella giusta ma non sono pronto al caos mediatico che questa notizia, potrebbe scaturire. Ho appena chiuso il mio matrimonio con Debbie, non è il caso. La voglio con me perché sento la necessità di sentirla vicino, sai che non amo particolarmente questi eventi..» gesticolava un poco, con fare esasperato. Sentiva dopotutto, il bisogno di giustificarsi, di non sentirsi sbagliato.
«Natalie è una brava ragazza, Michael-» rispose l'altra, dandole stranamente del tu, con fare amichevole e quasi materno. «Penso che seguirti, sostenerti, supportarti - sia per lei gratificante. Ti ama, ti ama molto» aggiunse, destandolo. «Scusami se mi sono permessa, ma-»
«Oh Grace, cara Grace» e con le mani, le aveva circondando le spalle. «Non scusarti, davvero. Veglia sui miei bambini e qualsiasi cosa-»
«Non esiterò a chiamarti, consideralo fatto!» concluse l'altra, abbozzando un sorriso.
Il moro nel frattempo, l'aveva congedata con un leggero cenno di capo mentre, raggiunse il grande salone, scendendo a grandi passi - gli scalini della rampa che divideva questo, dalla sua stanza.
Si aggiustava il colletto della camicia di lino bianca, mentre passava le mani sul maglione nero, ricamato da un dorato stemma leggermente in rilievo.
Vide la sua fanciulla, accompagnata dalle altre due ragazze - tutte e tre di spalle, sedute vicino l'isola della cucina, intente a tenere una discussione accesa e ben dettagliata del loro passato.
Egli inspirò, fermandosi dietro lo stipite della porta per ascoltare un poco, nonostante si sentisse ridicolo nel medesimo stesso, ma dopotutto, poco gli importava.
«Natalie, prima di Michael - quanti ragazzi hai avuto?»
Egli sgranó gli occhi, passandosi la punta della lingua, sul labbro inferiore. La sentí ridere imbarazzata e poi prendere parola. «Beh, se non conti il ragazzetto delle medie - quattro o cinque, ma il più serio è stato Klaus!» e sbuffò. «Gli altri erano più cose passeggere, le classiche avventure di una notte-»
L'uomo si passò una mano sul viso, leggermente interdetto da quell'intimo segreto svelato.
«Ma Emily, lasciami dire..» la sentí ancora ammettere, entusiasta. «È bellissima la tua storia d'amore: un uomo che ti ama, che ti corteggia, che ti organizza sorprese, cene su umili posti, che non teme nulla e si espone solo per ottenere il tuo amore! Dopotutto questa è una cosa che di tanto in tanto, sento la mancanza..» lui si espose leggermente in avanti, osservando la fanciulla con fare triste, deluso. «Delle volte la normalità, una relazione normale..mi manca, ma-»
Michael era stanco, sopraffatto dalla sua stessa persona ed essere. Tentava ogni giorno di non pensare alla sua esistenza caotica, al suo passato, al contorno angusto, ma quella rivelazione da parte della sua dama - in quel momento, lo aveva un attimo spiazzato, distrutto, deluso.
Era consapevole che ella sentisse la mancanza di una relazione normale, fatta di uscite in pubblico e dichiarazioni di amore plateali - ma si era anche convinto che le bastasse il loro amore, il loro sentimento, quello che duramente stavano mano a mano costruendo.
Fece dei passi in avanti, mantendo il capo chino quando ella, voltandosi - lo vide, in tutta quella meravigliosa aura magica e potente.
«Michael!»
Lui inspirò, leggermente stizzito. «Nat-Natalie»
«Umh sei già pronto, profumato, curato, bellissimo..» gli sussurrava al lobo, una volta raggiunto e buttato così, le braccia al collo.
Egli si era abbastanza irrigidito ed contraendo la mascella, schioccò la lingua al palato. «Non sei ancora pronta?»
«Beh si, mi ma-manca pochissimo. Giusto due cose ma, ehy-» e gli accarezzava le basette, con le dita. «È tutto okay, popstar?» e protese il suo busto in avanti, tentando di sfiorare le labbra con le sue.
«Nat - non adesso, andiamo di fretta! Avanti, ti aspetto di fuori!»
E si era voltato nel medesimo stesso, lasciando Natalie confusa, triste - con il viso cupo e gli occhi leggermente lucidi in quanto egli, con quell'atteggiamento freddo e distaccato, per la prima volta dal loro incontro, si fosse rifiutato a darle attenzioni, dolcezza, amore.
❀ ❀
Bill teneva Natalie per un braccio, mentre le dava una mano a salire lungo le scalette del Jet. Michael li osservava da dietro le scuri lente dei suoi fedeli Ray-Ban, mentre con le mani si aggiustava il suo cappello di Fedora, sul capo.
«Grazie Bill-» sorrise ella, stringendosi nelle spalle. «Ogni tanto provo difficoltà e dolore. Le scale non mi aiutano!» si era imbarazzata nel momento stesso che la guardia, le circondò le spalle, con un braccio. La fece sedere sul sedile, di fianco a quello del cantante che nel frattempo, sospirava sommessamente.
Ella era alla ricerca del suo viso, dei suoi lineamenti delicati, della sua essenza e dei suoi occhi, così profondi e inespressivi. Michael la guardò per qualche istante, in silenzio, prima di distogliere avidamente lo sguardo dal suo e voltare il capo, in direzione del finestrino.
Era in conflitto con se stesso, con il suo mondo così difficile e pronto a pugnalarlo alle spalle ogni volta, ogni istante. Si grattava il mento con le dita mentre rimuginava sulle parole della fanciulla, tentando di comprenderla. Dopotutto come poteva biasimarla? Era normale bramasse una relazione normale, priva di difficoltà. Era normale le mancasse la sua vecchia vita, il suo vecchio modo di relazionarsi. Ma nonostante questo, non si era fatta scrupoli a scegliere lui, a volere ed amare lui - ad abbandonare ogni suo ideale è buttarsi così, in quella relazione stramba ma intensa.
Natalie inspirava e lui, non voltando il capo, cercava la sua mano lentamente e quando questa, trovò la sua, nascose un sorriso dolce quando ella la strinse con una leggera pressione.
«Michael?»
Sbuffò, virando lo sguardo nel suo, lasciando che la dama vedesse i suoi occhi, provati e derisi. Il suo sguardo dolente e deluso, la fecero sospirare ed abbandonare il capo, sull'addome dell'uomo.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
Egli scosse il capo, pizzicandole una guancia con il pollice, nonostante mantenesse un atteggiamento distaccato.
«C'entra il lavoro, la cena?»
«È solo il mio caos giornaliero, quotidiano. La mia vita, che beffarda si diverte a prendersi gioco di me. Provo ad essere felice ma poi lei, è sempre pronta a ricordarmi che io non posso essere felice, che io - non lo merito.»
«Umh, sei sempre così perfezionista ed ingiusto con te stesso, Michael. Non so perché stai parlando così, cosa ti sia successo ma..te sei molto di più, sei molto di più. Sei forte, audace, buono. Sei leale, sei incredibile, sei unico. Mi piacerebbe molto che tu un giorno, riesca a vederti come ti vedo io..»
«Non sono unico e tantomeno incredibile, Natalie. Sono semplicemente un uomo, che non è in grado di vivere. Che non riesce a vivere» strinse nuovamente la mascella, ricordando le sue parole, così taglienti ma al medesimo tempo veritiere e dolenti. «Sono un uomo, costretto a coesistere nel disordine, insieme ai suoi stessi demoni. Sono il caos estremo e scompiglio ogni cosa ho vicino ed il caos, non piace a nessuno - comporta solo disastri»
«Non tutto viene per nuocere. È vero, il caos può destabilizzare, portare scompiglio ma spesso è per mezzo di questo, che nascono le meraviglie. Non ti nego che il tuo mondo, è così estraneo al mio ma guardaci -» e lo obbligò a voltare il capo, ancora in sua direzione: la linea della sua mascella, dura e ben delineata. I suoi occhi, profondi come due pozzi scuri e completamente inespressivi, spenti. «Noi siamo nati da tutto questo e ne siamo usciti intatti, uniti..»
Egli schioccò la lingua al palato. «Per quanto lo saremo, Nat - umh?»
Ella tentennò a ribattere, bensí batteva il piede ripetutamente al suolo.
«Nat, la-lasciamo stare-»
Lo sentí sbuffare e voltare il capo nuovamente, dopo un piccolo e fugace bacio sulla fronte ed ella, a quell'ennesimo gesto, decise di lasciar perdere. Abbandonò il peso al sedile, assopendo lo sguardo e sentendosi impotente, ancora e ancora.
Lui era solito annotare pensieri su un piccolo taccuino che portava spesso con sè e quando lo vide trascrivere qualcosa in quel medesimo istante, ella bramava essere lei, quel foglio.
Voleva essere lei, il suo diario, il luogo di rifugio.
Voleva fargli comprendere che non era lí per caso, per futilità. Lo amava, lo amava davvero e come tale - si sentiva debole ed impotente che egli non riuscisse a comprendere quanto fosse grande quel bagaglio di sentimenti naturali, veri, assurdi. Michael preferiva sempre rimanere solo, chiudersi nel suo piccolo e protetto guscio - invece di esporsi e lasciarsi aiutare.
Ma dopotutto, come si poteva mutare un uomo, abituato a camminare con il peso del mondo, sopra le proprie spalle? Come? - Era esausto, distrutto: i suoi occhi così scuri e ampi, erano lo specchio dei suoi demoni interiori più nascosti e dolenti. La sua fama, era per lui, il suo dono più grande - ma anche la più ampia zavorra.
Vederlo così solo e chiuso in se stesso, distante e lontano anche da lei, dall'unica fonte di vera ed assoluta linfa rigenerante; era per Natalie - un enorme fardello con cui non era abituata a fare i conti.
"Vorrei solo salvarlo, si-" pensava, mantendo le palpebre socchiuse. "Merita di essere salvato" e strinse le mani al petto, soffocando un singhiozzo.
Tuttavia però, le ore del viaggio non bastarono per migliorare l'umore della celebrità, che scettico, aveva baciato velocemente - quelle labbra carnose e burrose, che erano divenute per lui, la migliore fonte di ispirazione in quei mesi.
L'aveva lasciata sola, in quella stanza di albergo ed ella aveva deciso di chiamare Bill, per farle una leggera compagnia e tentare così di smorzare, quell'aria pesante e colma di estrema tristezza.
Dopotutto egli era nella grande sala di ricevimenti sottostante, ma ovviamente aveva preferito andare solo, non accompagnata dalla sua amata. Voleva davvero, evitare ulteriori problemi, dolori.
Il clima era gioioso, luminoso, sgargiante - insomma, tutto il contrario dell'umore di Michael che prese posto al grande tavolo dove vi era la meravigliosa Whitney Houston, Anthony Quinn e Gregory Peck.
Le mani gli sudavano un poco e le teneva posate sul morbido bracciolo in pelle, del divanetto mentre assaporava controvoglia, le varie pietanze.
«È un piacere vederti qui, Michael. Il tuo impegno, nelle manifestazioni umanitarie, è ammirevole» aveva esordito Bobby Brown, alzando un sopracciglio.
Lui ammiccó un sorriso sghembo, sorseggiando del buon vino. «Il piacere è mio, Bobby-»
«Il nuovo album, procede bene?»
«Umh il solito, sai come funziona» gesticolava il moro, svuotando il contenuto del calice con voracità. «Alti e bassi-» e chiese nuovamente quella bevanda, dato che in quelle circostanze, bere era per lui, una salvezza.
«Michael, oh caro» esordí Whitney, avvicinando il viso al suo. «Sei sempre così caro ad essere qui-» e lui, affascinato dalla sua eleganza, le stampò due baci in entrambe le guance.
«Whitney..» e si sedette al suo fianco, osservandola di sottecchi. Erano anni che i due non si vedevano, se no ad eventi similari ma sempre di sfuggita. Dopotutto ella, aveva soggiornato nel suo maestoso Ranch per ben due settimane, nel lontano ottantanove. [*2]
Egli era come rapito dal suo fascino inconfutabile, del resto. La chioma corvina, corta e scura - che metteva in mostra, il suo bellissimo collo lungo. Il suo prosperoso seno, veniva messo in risalto dal vestito a fiori - attillato, di ottimo tessuto.
Non riusciva a capirne il motivo: un po' per l'alcol che lentamente iniziava a circolare all'interno del suo corpo, un po' per la circostanza mista al suo stato d'animo - il moro era come annebbiato, stordito ed incantato da quella dama. Le sue iridi studiavano con cura quelle sinuose curve, lasciando che egli si vergognasse di se stesso, nel medesimo stesso.
«È così bello vederti..» pronunciò poi, con non poca difficoltà del resto. Era adirato e confuso ma non poteva biasimare quella piccola parte di se stesso, che sempre era rimasta affascinata da quella donna, a tal punto da desiderare di poterla sposare, un giorno - ma nonostante questo, egli era ben consapevole che quella sua confusione, fosse dettata dall'ira che aveva nei confronti della sua persona, a causa della piccola e giovane fanciulla che lo attendeva nella sua camera.
«E dimmi, i tuoi bambini? Prince e P-Paris, giusto?»
Lui ridacchiò, bevendo un altro bicchiere. «Si, sono il mio mondo. Hai presente la magia? Loro sono eterna magia»
Ella accavallò una gamba, sopra l'altra con eleganza e quel gesto non passò inosservato all'uomo, che inspirò - socchiudendo le palpebre. La sentiva parlare ma in quel frangente la sua mente si era autotrasportata altrove. Pensava a lei, alla sua Natalie, al suo comportamento bizzarro ed al suo sguardo deluso e confuso quando l'aveva lasciata sola, con un misero bacio sfuggente.
Serrò i pugni e la mascella. Deglutiva a fatica ed intrecciando le sue iridi, in quelle della cantante che aveva di fronte, continuarono a parlare. Di canto suo la giovane aveva tentato di chiamarlo dato che oramai, si fosse fatta notte inoltrata ma egli, accusando le turbe possederlo nuovamente, ignorò la telefonata.
«Michael, se devi rispondere..»
«Oh-» e aveva posato un palmo, su una coscia scura e nuda della donna che aveva di fronte. «Sono anni che non ci vediamo, mi sei mancata. Nulla mi desterà da questa meravigliosa conversazione..» e schioccò la lingua al palato, svuotando l'ennesimo calice.
«Anche te mi sei mancato, Mike. Eravamo simili, affini. Due giovani al massimo del successo, ma le nostre anime - si comprendevano, intrecciavano» e una sua mano, strinse quella dell'uomo leggermente torvo. «Ricordo ancora quando soggiornai a Neverland - due settimane bellissime, ricche di momenti di gioia..»
«Due giovani, schiacciati da questo mondo così effimero..»
Whitney ammiccò un sorriso, amaro. «Lo so, lo sappiamo. Ma dopotutto mi dispiace che ci siamo persi in questo lasso di tempo - ho così un bel ricordo di te, Jackson..» e lo vide arrossire leggermente sulle gote. «Mi è mancato parlare con te..»
«Anch'io ho un meraviglioso ricordo, nonostante hai voluto mettere fine al nostro rapporto, con estremo rammarico ma-» e si protese in avanti, ammirando quel viso così curato e lineare. «Ma ora comprendo! Avevi ragione, due come noi - insieme, avrebbero destato il caos in un mondo angusto come questo..»
«Ma dopotutto lo sappiamo: il caos non è per tutti, o meglio, non tutti sono portati a condividere il proprio spazio con esso..» gli rispose la cantante, posando il palmo su un suo zigomo, a mo' di carezza.
Michael socchiuse le palpebre, inspirando sommessamente quanto quelle parole appena pronunciate, gli ricordarono ancora Natalie. Lei aveva scelto il caos, lei aveva scelto lui che - adirato l'aveva lasciata sola, l'aveva quindi - ignorata anche pochi istanti prima.
Deglutì, accusando tutto il senso di colpa impadronirsi lentamente del suo effimero e fragile copro e racchiudendo il polso della donna, nella sua mano - lo scostò dal volto, per posarlo sulla sua gamba ancora una volta. «Mi ha fatto piacere questa chiacchierata, Whitney. Qualsiasi cosa, sarò lieto di esserci. Ma o-ora perdonami..» gli sorrise, alzandosi nel medesimo dopo per andare a riempire l'ennesimo bicchiere.
Si sedette al centro della sala intento ad osservare le esibizioni dei personaggi che vi erano, compresa quella della Houston, che caparbia, gli sorrise dal palco.
Inspirava, accusando leggero dolore alle tempie e dilettato e fuori di se, si buttò nella mischia, lasciando immortalare in qualche foto insieme ad altri cantanti.
Sbuffò e vedendo che oramai si erano fatte le tre del mattino, accompagnato da Javon che lo affiancava durante la scalinata, decise di raggiungere la dama.
«Oh Bill- Bill» rideva il moro, indicandolo con l'indice. Nonostante regnasse il silenzio, era talmente alticcio che parlava a voce di tono decisamente troppo alto. «Natalie? Do-dorme?» si teneva la pancia, mentre le gote erano rosse e la chioma arruffata.
«Si, Michael. Ha provato a chiamarti, ma non le hai risposto» e si chiuse nelle spalle, con fare circospetto.
«Mmh e siete stati insieme - qui dentro?» e rise ancora, sbuffando. «Bill ma-» roteò gli occhi al cielo, causando ulteriore baccano e Javon, cercando di nascondere le risa, si protese un poco verso il corpo della star.
«Ti piace la mia ragazza, Bill?» aggiunse l'altro, alzando la mano destra ed inciampando su se stesso. «Aaah - Bill perdonami, non farci caso!» e si massaggiava le tempie, doloranti.
L'altro cercava di fargli strada nonostante la celebrità, stizzita, sbuffò ancora. «Bill - ti sposti?» e bussò più volte alla porta, in attesa di una risposta.
«Michael, abbiamo la chiave!» gli rispose la guardia. «Natalie dorme ormai da parecchio e con tutto questo baccano, rischi di svegliarla..»
«Ma co-come?» ridacchiava, fuori di se, non curandosi che fosse effettivamente tardi e così destava solamente il sonno della giovane. Continuava a bussare mentre l'altra, infastidita si era già alzata e aprendo la porta, lo vide lì, bello e ubriaco - con un sorriso da ebete stampato in viso.
«Michael, ma-» e si stropicciava gli occhi, con entrambe le mani mentre l'altro si beava di quell'immagine meravigliosa. Lei in vestaglia da notte, che lasciava scoperte le sue lunghe gambe toniche. «Non avevi la chiave?»
«Oh Bambina» la voce era roca, bassa, maliziosa e completamente sfacciato ed esilarante, le cinse la vita con le braccia - abbandonando poi il capo, sul suo collo scoperto. Inspirò il suo profumo inebriante che lo fece per un istante, destare dal suo stato di estremo trans. «Oh cazzo-» e la vide così, quasi nuda sotto ai suoi occhi. «No, così non va bene» e la prese di peso, entrando velocemente nella stanza, per poi chiudersi entrambi al suo interno.
«Ti sembra il modo di aprire, così poco vestita? Insomma-» e si passò una mano sul capo, ansioso. «Javon e Bill sono uomini e queste gambe, oh queste gambe..» si buttò a terra, accarezzandole le caviglie - baciandole poi il polpaccio.
Scoppiò ancora a ridere, nonostante ella gli prese il volto tra le mani, tentando di guardarlo negli occhi scuri e profondi, estremamente dilettati.
«Ho voglia di stare con te..» le disse, nonostante la voce impastata e la mente in un lussureggiante groviglio.
Continua-
[*1] Il 4 Dicembre 1999, Michael davvero partecipò a questo evento di beneficienza di Whitney Houston, al Marriott Marquis, NY.
[*2] A detta di una guardia del corpo di Michael, egli davvero si frequentò con la bellissima Whitney, nell'89. Lei soggiornò a Neverland per due settimane.
Spazio Autrice:
ECCOMI DI NUOVO TRA DI VOI, BELLEZZE MIE!
Allora cosa ne pensate? Eh eh è un capitolo ricco ma, vedrete il prossimo...e quello dopo ancora...
NON IMMAGINATE NEANCHE MA IL MOMENTO TANTO ATTESO STA PER ARRIVARE.
Grazie ancora a FrancescaAssentato e alessia-MJ .
Grazie anche ad ognuna di voi. Vi aspetto qua sotto nei commenti e questa volta ne voglio tantiii!
Vi amo, i love u all girl.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top