𝙰𝚖𝚋𝚛𝚘𝚜𝚒𝚊 {𝟙/𝟝}
«Vieni con me, Michael» gli aveva detto, mentre teneva salda la sua mano, leggermente accaldata. Egli non proferì parola, bensì accarezzava di tanto in tanto, il dorso della fanciulla, con il pollice, intento a smorzare la tensione che si era venuta a creare.
«Papà» mormorò l'altra, varcando la soglia di casa. «Sei tornato presto, questa sera» aggiunse, con ilarità nella voce, sciogliendo la presa dalla mano del cantante, che imbarazzato, chiuse la porta alle spalle, aggiustandosi il capello di feltro sul capo.
«Si, ho chiesto un permesso per questa sera» si spiegò l'uomo, osservando la figlia con attenzione, per poi posare lo sguardo sul suo datore di lavoro ed inspirò. «Michael, è un piacere per me» e gli tese la mano, con fare solenne. «Averti in casa, per la seconda volta» e si protese un poco in avanti.
«Oh» mormoro l'altro, arrossendo velocemente sulle gote. «Il piacere è mio, Carl» rispose, ricambiando la stretta, leggermente interdetto.
«Beh Natalie» riprese il padre, saettandola con lo sguardo. «Questa volta, mostra a Michael, l'intera casa» e ridacchiò, intravedendo la celebrità chiudersi nelle spalle. «Presumo sia stanco dopo questo viaggio improvviso e poi, mostragli la stanza degli ospiti» e schioccò la lingua al palato, ammiccando un sorriso complice al moro. «Non è molto spaziosa, ma accogliente per passarci la notte»
«Oh no, io non vorrei disturbare così tanto..»
«Michael» lo interruppe nuovamente il padre della dama. «Sentiti libero, come se stessi in casa tua» concluse l'altro, alzando le spalle con nonchalance.
«Vieni con me» riprese la fanciulla, facendogli strada lungo la umile dimora, mostrando la comoda stanza per gli ospiti munita di un morbido e classico letto matrimoniale, con tanto di bagno molto spazioso. «Le lenzuola sono pulite, mentre le coperte sono dentro l'armadio» gli spiegò, gesticolando con le mani. «Mentre questi» aggiunse, prendo una grande cesta dietro il piccolo mobiletto di legno. «Sono gli asciugamani puliti» e abbozzò un sorriso dilettato, avvampando.
Il moro inspirò, sfilandosi il capello dal capo per poi posarlo sul materasso e virando il suo sguardo altrove, socchiuse le palpebre. Ella lo osservò a lungo, percependo il suo cuore, fare una capriola nel petto al solo pensiero di lui, di nuovo insieme a lei. Le era mancato, decisamente, ora lo sapeva - ora ne era certa.
Gli prese le mani nelle sue, invitandolo a guardarla negli occhi, così grandi e sinceri. «Sentiti a casa, okay?» sussurró.
«A te sta bene, bambina?»
«Cosa?» domandò, inclinando di poco la testa alla sua sinistra, mentre con le lunghe dita, tamponava sul suo viso, leggermente sfatto per via della stanchezza.
«Sono un mostro, immagino» indugiò egli, voltandosi di scatto e cambiando totalmente discorso. Dopotutto, non amava mostrarsi in pubblico con poco trucco o in condizione a dir poco, trasandate. Natalie ridacchiò, spintonandolo con delicatezza - finché entrambi, non raggiunsero il bagno. «Lascia fare a me, popstar» e gli baciò una guancia mentre, con dei dischetti di cotone, imbevuti nello struccante, inizió a tamponare il suo volto.
«Leviamo questa matita nera, leggermente sbavata» lo prese in giro, percorrendo il suo contorno occhi, immergendosi in quelle due perle nere, comunicanti.
Il moro inspirò, serrando le labbra in una linea dura mentre rimuginava sul fatto che temeva che ella, potesse semplicemente trovarlo meno affascinante, seducente e quindi, essere visto meno interessante ai suoi occhi. «Non sono un bello spettacolo, Miller» disse, con voce roca e fare sommesso. «Sono pieno di..» e si indicò con l'indice, disegnando cerchi immaginari. «Sono pieno di chiazze, ecco»
Ella non rispose, inspirò mentre tamponava il suo naso fino ed appuntito, arrivando poi alle labbra, coperte da uno strato lieve di rossetto. «Certo che l'essere un personaggio, deve piacerti davvero tanto» puntualizzò. «Mai visto un uomo in grado di mettersi il rossetto, in modo così impeccabile» e lo fece ridere, di gusto.
«Beh, sono pur sempre una star mondiale» si pavoneggiò, alzando le sopracciglia. «Ed un attento perfezionista, in ogni campo» concluse, sfoggiando un dolce e sincero sorriso, percependo il respiro andare più veloce ed il cuore, battere risoluto.
Con le mani, le racchiuse la vita stretta, obbligandola a farla sedere a cavalcioni su di lui mentre imperterrita, continuava a togliere lo strato spesso di fondotinta. La chioma era corvina, arruffata e con qualche riccio che gli ricadeva lungo il viso e schiudendo di poco le labbra, prese parola. «Nat..»
«Mh?»
«Ba-baciami, ti prego» mormorò, con fare impacciato. «Ho un estremo bisogno di te, di sentirti, di comprendere che è tutto apposto, che sei qui con me» e la strinse al suo addome, osservandola da sotto le lunghe ciglia. «Sei bellissima quando ridi» era diventato estremamente dolce, nonostante la distanza, le varie problematiche - Michael era in grado di stupirla in ogni momento, in ogni situazione. Era capace di passare dal mostrarsi un'eccentrica celebrità di successo, all'uomo più insicuro sul pianeta, in pochissimi attimi ed ella, interdetta, gli accarezzò il mento con il pollice.
«Non dovresti essere qui..» sussurrò lei, abbassando lo sguardo. «Non dovresti e lo sai, sei consapevole di aver rischiato troppo?» lo canzonò.
«Quando dico che mi rendi pazzo, sono sincero» arrossí, lasciando che ella gli circondasse il collo, con le braccia. «Ho vissuto la mia intera esistenza, contando il tempo, montando una coreografia, scrivendo una scaletta o una canzone..» iniziò a spiegarle, mentre di tanto in tanto socchiudeva le palpebre, percependo la bocca calda e morbida di lei, posarsi sul suo collo, lasciando languidi e teneri baci. «E sai cosa hanno in comune tutte queste cose, Nat?» e ridacchiò, scostandole una ciocca di capelli dietro al lobo. «Avere una vita programmata, razionale e apparentemente perfetta, non cogliendo mai l'attimo e finire così, col vivere di espedienti - di persone che lavorano per te e per salvaguardare la tua incolumità»
«È il prezzo da pagare, per il tuo grande talento, Mike»
«Già, ma quando fai tutto questo dall'età di cinque anni, diventa pesante da gestire. Ti porterei al mare, di giorno, per farti vedere l'alba mentre piano mi sussurri che desideri passare il resto di quei momenti, con me» e la fece imbarazzare. «Ti porterei con me, ovunque e ti mostrerei il mondo, mano nella mano se solo fossi consapevole che nessuno poi, ti distruggerebbe l'intera esistenza, come hanno fatto con me» e le prese il volto tra le mani, prima di darle un bacio, leggero sulle labbra. «Non posso permetterti una vita normale, nonostante io ci provi con tutto me stesso - e sono consapevole di aver rischiato oggi, venendo da te» e schioccò la lingua al palato. «Ma valeva la pena rischiare, per questo - non credi? Dopotutto sei stata tu a dirmi, di essere e sentirmi libero»
«Oh» tuttavia era persa, si sentiva persa e come tale, naufragò in quei pozzi profondi, tristi e carichi di sentimento e nonostante percepisse la paura di rimanere al fianco del cantante; per lei era inevitabile, a tratti impossibile. Ne era assuefatta, totalmente inebriata e socchiudendo le palpebre, congiunse le sue labbra a quelle del moro, schiudendole nel medesimo stesso.
Le dita del cantante sprofondarono con audacia, nella pelle della fanciulla mentre i loro petti si scontrarono e le loro labbra, si avvinghiarono ancora - dando alla luce un bacio, mano a mano sempre più profondo. Ella chiuse la porta del bagno con un calcio quando egli, si alzò con lei stretta al suo addome. «Fá piano, bambina» la canzonò, ridacchiando quando la giovane si mise a sedere sul mobiletto in legno, vicino al lavandino.
«È più di un mese che non assaporo per bene, queste qui» lo provocò, con un ghigno malizioso dipinto sul viso mentre gli accarezzava il labbro inferiore, con l'indice.
«Mi sta forse dicendo, signorina Miller - che ha percepito la mancanza del sottoscritto?» domandò, baciandole il collo con fare languido, catturando a tratti, qualche centimetro di pelle, tra la dentatura.
La giovane lo prese per il colletto della camicia, incrociando le gamba alla vita del suo uomo che entusiasta, si protese in avanti. «Lo prendo per un si» ridacchiò, dopo averle lasciato un ultimo bacio a stampo.
❀ ❀
«Natalie, posso?» domandò il padre, bussando alla porta in quanto non voleva risultare invadente ai suoi occhi, bensí desiderava lasciare la giusta privacy alla sua bambina; dopotutto immaginava ci fosse stato del tenero con il cantante ma aveva evitato di indugiare, per evitare l'imbarazzo in entrambi.
«Certo» le aprí la giovane, leggermente rossa sulle gote. «Stavo spiegando alla celebrità dove poteva trovare le cose» lo prese in giro, voltandosi. «E questo?» aggiunse, indicando un leggero pigiama verdone, tra le mani del padre.
«L'ho portato per il sign. Jackson» si spiegó l'uomo, entrando nella stanza, osservando il moro che nel frattempo protese le mani in avanti. «Michael, chiamami solo» e sorrise di rimando. «Michael»
«Delle volte mi dimentico Michael, dopotutto sei un rispettabile artista e come tale..»
«Ti ringrazio» lo interruppe l'altro, superando la sua dama e prendendo una mano di Carl, tra le sue. «Ma non dovevi disturbarti così tanto, dopotutto ho affrontato in viaggio di sole tre ore..»
L'uomo dalla chioma brizzolata rise di gusto ed alzando gli occhi al cielo, diede i capi al moro, divertito. «Natalie, puoi raggiungere tua madre in cucina?» domandò, osservando quest'ultimo negli occhi. «Quando ha saputo chi ospitavamo a cena, è andata nel panico» concluse, ammiccando un occhiolino quando la fanciulla, li congedò con un gesto di capo fugace.
«Come li sentí? Sono comodi?» chiese in aggiunta al cantante, che nel frattempo era in procinto di sistemarsi la maglia del pigiama, sfidandola con le mani.
«Oh si, è perfetto» e intrecciò le dita, dietro alla schiena, ciondolando un po' sul posto. «Grazie ancora, Carl» concluse, inspirando.
«Posso farti una domanda?» e con fare mesto, gli si affiancò, invitandolo a sedersi al suo fianco, sulle sponde del materasso.
«Certo»
«Cosa ti ha portato qua? Nel senso, come mai sei corso da mia figlia?» ed abbozzò un sorriso sghembo, per niente infastidito all'idea del cantante invaghito della sua bambina ma solo con il cuore speranzoso, di un inizio dolce per quest'ultima.
«Oh boy» arrossí egli, sfiorandosi il mento con le dita. Percepiva il battito divenire mano a mano sempre più fugace ed virando lo sguardo altrove, si catturò il labbro inferiore tra la bianchissima dentatura. «Michael» riprese Carl, ridacchiando. «Se ti piace mia figlia, non devi fartene una colpa, okay?» e gli posò una mano sulla spalla, divertito dal fatto che un uomo adulto, fosse così imbarazzato e chiuso.
«Carl io, cioè si okay..» blaterava, incerto sul da farsi in quanto sapeva che Natalie non aveva raccontato nulla ai genitori, dei loro scambi di effusioni. «Sono venuto qua» iniziò a spiegare, inspirando. «Perché l'idea che tua figlia, fosse rimasta delusa e ferita da un mio gesto, non mi lasciava dormire la notte..» e socchiuse le palpebre, con fare dolente. «Si, mi piace molto, non posso negarlo nè a te, nè a me stesso» si vergognò decisamente di aver confessato al padre della ragazza, quanto questa gli piacesse ma dopotutto, oramai, cosa aveva da perdere?
«E perché dovresti negarlo, mh?» gli domandò l'altro di rimando, entusiasta. «Non vedo cosa ci sia di male sinceramente. Siete due persone che si piacciono e vogliono conoscersi, quindi mio caro non vedo perché dovresti negarlo a chi sta intorno» aggiunse, incrociando i suoi occhi buoni e chiari, in quelli spaventati e scuri del cantante.
«Perchè temo di farle del male involontariamente, temo che ella..» e la voce gli morì in gola, si alzò in piedi ed inspirò.
«Natalie è molto forte, caparbia, genuina..» lo interruppe l'uomo, sorridendo. «E sono sicuro, dato che sono suo padre» e rise per smorzare la situazione tesa. «Sono certo anzi, che è consapevole a cosa andrà in contro! Non devi sentirti tu un problema, un male, uno sbaglio..» e si alzò, schioccando la lingua al palato. «Lei è coinvolta, molto. Quindi prova a viverti il tutto, semplicemente» gli consigliò infine. «Anche se questo pigiama, beh, discosta molto dal tuo essere una celebrità» e lo prese in giro, un poco.
Michael rise di gusto a quell'ultima bizzarra affermazione, seguendo poi l'uomo per la casa, in procinto di andare a cenare.
Natalie aveva chiesto a quest'ultimo se anche Bill potesse mangiare un pasto caldo ed egli, aveva accettato ben volentieri e così anche la guardia del corpo, ebbe modo di conoscere i genitori della giovane - raccontando di tanto in tanto qualche aneddoto simpatico.
Michael ebbe modo di conoscere in maniera più approfondita il padre della dama in quanto egli si fosse mostrato interessato al suo mondo ed ai suoi modi e così, seduti entrambi sul divano, parlavano del più e del meno.
«Delle volte, per registrare qualche suono nuovo, qualcosa di davvero particolare» gli spiegò il cantante, gesticolando con le mani. «Riempio un sacchetto colmo di roba di vario genere e natura» e ridacchiò, osservando Carl con le labbra leggermente schiuse a mo' di stupore. «Poi lo getto da qualche parte, ad esempio: dalle scale» e rise, posando le mani sul ventre. «E registro il suono che scaturisce e tante volte, i suoni caratteristici delle mie canzoni, sono nati così» concluse, accavallando le gambe, una sopra l'altra.
«Nat, tesoro» disse la madre, in piedi in mezzo al grande salone. «Sta passando alla televisione, il videoclip del signor. Jackson» e catturò l'attenzione di tutti, compreso il cantante che avvampò.
«Mh qua era più giovane peró» concluse quest'ultima, lanciando un'occhiata alla figlia che curiosa, si mise a vedere il filmato.
Il moro era decisamente più giovane, con la pelle più ombrata e un'aria gioiosa e vitale. Ella lo osservò allungo, notando come egli fosse vestito: pantaloni neri, in pelle che fasciavano perfettamente il suo fondoschiena tonico e alto, da ballerino e una giacca del medesimo materiale, decorata da numerose fibbie.
«Era nell'ottantotto, più di dieci anni fa» spiegò Michael ad Ava, sorridendo. «Il Bad World Tour» e si chiuse nelle spalle, arrossendo. «Si, ero decisamente più giovane» concluse infine, abbozzando un sorriso sghembo, inspirando in quanto ella, rimase avvinghiata ancora al televisore per guardare lui.
Natalie leggermente scossa, si rimise eretta e osservando i genitori, rimase vaga e in silenzio mentre la madre si era trattenuta un po' con il cantante che le raccontò dei suoi bambini e del suo essere padre.
Poco dopo infatti entrambi si ritirarono nella propria stanza, lasciando così la giusta intimità che il cantante tanto aveva desiderato, fin dal primo momento che si era presentato li.
«Non avrà freddo Bill, a dormire in macchina?» domandò ella, prendendo posto al suo fianco, sul divano.
«Oh no, è un grande SUV e poi lui, non avrebbe mai accettato di scomodare così tanto» e la osservò, con dolcezza. «È molto professionale, quando si tratta di me» e schioccando la lingua al palato, cinse la vita della dama con un braccio, stringendola al suo petto.
«Ti piacevo vestito in quel modo, eh?» le domandò, con un sorriso beffardo, avvicinando il volto al suo.
«Eri molto accattivante, agile, giovane» gli rispose, sfidandolo con lo sguardo. «E quei pantaloni in pelle, beh mio caro Jackson..» e con le braccia, gli circondò il collo. «Mettevano in risalto il tuo bel sederino» e lo fece arrossire.
«Bambina dai!» e rise, sfiorando il naso con il suo. «Mi imbarazzi così, lo sai!» e la fece stendere sotto al suo peso, sul morbido sofà. «Mentre ora, non sono più così?» aggiunse, inclinando il viso di lato con fare triste.
«Ora sei più maturo, adulto e questi capelli» e con la mano destra, li accarezzava. «Sono molto meno ricci, mentre in quel video sembravi quasi un barboncino» e ridacchiando, socchiuse le palpebre percependo le labbra burrose e calde dell'uomo, soffermarsi sulla pelle scoperta del suo collo. «Dormi con me?» le domandò poi, con voce roca, alzando di poco lo sguardo.
«Va bene popstar» e senza opporre resistenza egli la sollevò da terra, lasciando che ella si avvinghiasse al suo corpo con le fine e magre gambe.
Raggiunsero la stanza degli ospiti nel medesimo stesso, chiudendo la porta poi alle loro spalle ed entusiasta, si sedette sul letto. «Presumo tu sia stanco, Jackson..»
«Sono stato peggio, sinceramente» e si distese sul materasso, con nonchalance.
«Penso che tu stia molto simpatico a mio padre, comunque» notò la fanciulla, imitandolo poco dopo, con il viso appoggiato sul suo petto. «Penso che si stia affezionando»
«Mh, oppure ha scoperto che il sottoscritto ha un debole per la figlia e quindi ha voluto tastare il terreno» la riprese, sogghignando quando ella sollevò il viso, incrociando i suoi occhi chiari e confusi, in quei pozzi di cioccolato fondente con una piccola scintilla di divertimento.
«Di-dici sul serio?»
«Si ed io sono stato sincero»
«Cosa gli hai detto?»
«Che mi piaci bambina» le rispose, accarezzandole una guancia, con il dorso della mano. «Dopotutto sono venuto fin qui, solo per te. Credo che Amanda abbia abboccato alla scusa della lezione ma i tuoi genitori..» e rise di gusto. «Insomma non penso che loro mi abbiamo creduto, ecco» e si protese in avanti con il busto, per alzarle il mento con due dita.
«E poi Carl ti ama, ti ama moltissimo. Sei il suo mondo, la sua luce e credimi, è meraviglioso vedervi al di fuori. Io che da ragazzo e penso nemmeno adesso, ho avuto una stima così grande per mio padre, bensí ne avevo il terrore..» ed ella gli cinse la vita con una gamba, per stringerlo a se. «È davvero un bravo padre. Vuole il bene per te, non ti limita nelle tue scelte e ti lascia crescere, e sai? Vorrei anch'io essere così, per i miei bambini» e le baciò il naso.
«Lo sei Mike, sei uno dei papà più bravi presenti sulla terra, davvero» e inspirò quando la bocca di lui, si posò nuovamente sul suo collo. «Dio se mi sei mancata..» e con lo sguardo cercava il suo, percependo un desiderio sfacciato di averla tutta per se, in quel momento. Ella lo baciò, schiudendo le labbra lentamente ed abbozzando un sorriso, gli concesse l'accesso della lingua ben volentieri a fine che entrambe, si intrecciassero in quella sorta di danza smielata. Il moro posò la mano destra vicino al suo viso, per sorreggere il peso mentre non abbandonava mai quella fanciulla, ricambiando quei baci con la stessa intensità.
I muscoli si tesero quando le sue mani veloci e piccole, gli alzarono il pigiama e gli accarezzarono la schiena nuda, percependo il calore della sua pelle sotto il suo tatto.
«Davvero pensi che esistiamo solo quando siamo io e te, nella nostra bolla?» le domandò, alludendo al discorso di lei, quella mattina al telefono e riprendendo fiato, schioccò la lingua al palato.
«Ero delusa ed arrabbiata in quel momento» e bisognosa di avere un qualsiasi tipo di contatto con quell'uomo, fece ricongiungere nuovamente la bocca alla sua. «Cosa provi? Cosa senti?» insistette l'altro, in cerca di risposte. Tuttavia gli piaceva troppo per non voler capire a pieno, cosa loro due fossero davvero.
«Che mi scoppia il cuore quando sono con te» ammise quest'ultima, arrossendo un poco sulle gote per essersi totalmente abbandonata ai suoi occhi. «E che ogni attimo che passiamo insieme, vorrei non terminasse mai» e lo fece sorridere, mentre continuava a sfiorare la sua pelle nuda da sotto il morbido tessuto del pigiama, nonostante peró, ella non avesse completamente risposto alle sue domande.
Era confuso, incerto sul da farsi perché ogni particella del suo corpo, bramava quello della ragazza e la sua anima, ne era rimasta completamente avvinghiata ma - in lei percepiva sempre un modo di essere, completamente razionale che lo riportava con i piedi per terra. «Mi confondi bambina» le ammise, mentre la osservava serio negli occhi. «Un giorno sei distante, un giorno sei propensa, insomma» e inspirò. «Io davvero vorrei che tra di noi..» ed ella sbuffando divertita, iniziò a lasciare baci languidi sul suo collo e petto, per farlo tranquillizzare. «Mi piaci Michael, davvero tanto» gli confidò, facendo si che egli si rilassasse visibilmente, a quella dolce affermazione.
Il cantante la prese delicatamente per i polsi, racchiudendo il suo corpo, sotto al proprio mentre si lasciava coccolare da quei dolci e caldi baci, che in quel mese di distanza, tanto gli erano mancati ed alzando la maglia rosa della fanciulla, le scoprí il ventre. «Mmmh» mugolò egli, in tono di apprezzamento in quanto la dama che aveva di fronte, indossasse quel tessuto che le arrivava fino alle ginocchia e poi fosse coperta solamente dalla biancheria intima: un meraviglioso pizzo nero che fasciava perfettamente i suoi fianchi.
«Dai cretino» lo canzonò ella, arrossendo sul viso, che si coprì con le mani per via del forte imbarazzo.
Il moro inarcò un sopracciglio confuso, dopotutto quella non era la prima volta in cui la vedeva poco vestita e mai era stata così timida. «Che succede?» le domandò, preoccupato.
«Ni-niente..»
«Nat, parlami» insistette lui, mentre giocherellava con una ciocca bionda e ribelle che le ricadeva lungo il collo, scoperto.
«Beh l'ultima volta che noi..» e la voce le morì in gola e l'uomo, comprendendo a cosa lei alludesse, le baciò ancora le labbra. «Nessuno ci disturberà questa volta, piccola» le sussurrò, con voce roca. «Ho intenzione di andarci piano con te, di viverti, di sorprenderti, di imparare ad amarti..» e con il pollice, le sfiorò la bocca carnosa, sorridendo beffardo quando ella lo accolse in essa, iniziando a succhiarlo. «Hai un corpo bellissimo Natalie e come tale, merita di essere trattato nei migliori dei modi» aggiunse, sfiorando con i polpastrelli, il collo, lo sterno, il seno. «Ma voglio anche capire, quanto io davvero ti piaccia..» e con il pollice ancora umido, le sfiorò il capezzolo destro, disegnando su di esso, piccoli cerchi immaginari. Ella gemette a quel tocco, sorpresa da quel gesto improvviso e inspirando, lo guardò negli occhi. «Vuoi giocare?» lo sfidò, saettandolo con le sue pupille, colme di cupidigia e inarcando di poco la schiena, per sganciarsi il reggiseno e mostrarsi così, a lui. «Oh Nat» rise irrisorio lui, ma decisamente compiaciuto. «Ho sempre trovato eccitante il tuo modo continuo di sfidarmi» e racchiuse un seno tra le mani, avvicinando la bocca ad esso. «Sei sicura?» e la osservò da sotto le lunghe ciglia, beffardo.
«To-toccami» balbettò ella, percependo nel medesimo stesso, la lingua calda e umida del cantante, sul suo seno, mentre baciava e tirava con estrema caparbietà, il capezzolo.
Le mani di lei finirono lungo la schiena di quest'ultimo che, divertito, fece lo stesso gioco con quello sinistro, percependo il pantalone del pigiama divenire stretto a causa di quel gioco, estremamente intrigante.
Le baciò l'incavo del seno non troppo prosperoso ma decisamente meraviglioso, le baciò il ventre, l'ombelico, la parte sensibile da sopra il tessuto delle mutandine. Natalie inspirò, pregandolo con lo sguardo di andare fino in fondo in quanto, oramai era certa di desiderarlo altrettanto.
Lui rimase immobile, in ginocchio sul letto mentre la osserva, quasi totalmente nuda davanti a lui, eccitava e desiderosa del tuo tocco ed accarezzandole una guancia con il dorso della mano, riprese parola. «Più ti guardo, più mi sento fortunato» e la fece sorridere, perché davvero in cuor suo, ciò che più voleva era che lei gli credesse e che si sentisse amata.
Le mani di Natalie raggiunsero il suo punto sensibile e lui, ridendo la vide provocante sotto i suoi occhi. Le sue dita scostarono il pizzo e con un luccichio negli occhi, prese a darsi piacere davanti al cantante che a vederla così abbandonata, inspirò, serrando la mascella. «Ti piace farmi impazzire, eh?»
Natalie rise, gemendo mentre si dimenava sotto a quel desiderio che era solo un crescendo e lui, consapevole che ella non fosse più una bambina nonostante la giovane età, bensì una vera e propria donna, le prese la mano con cui si stava procurando dell'intenso appagamento, sogghignando e con fare dilettato, si passò le dita alle labbra, gustandosi il suo sapore. La fanciulla arrossì e ridendo, inclinò il volto di lato in attesa della sua prossima mossa.
Questa volta fu lui a protendersi in avanti e baciarla a stampo sulla sua bocca carnosa prima di osservarla ancora negli occhi. «Non voglio che tu, questa sera ti conceda subito a me nonostante» e inspirò. «Nonostante bramo dal desiderio di sentirti mia» e con le dita affusolate, scostò di poco il perizoma, accarezzando la sua femminilità, con leggeri e delicati tocchi a pressione. «Sono già tua» mormorò ella, in un sussurro quando percepì quel contatto così intimo ed erotico farsi strada tra le sue gambe, provocandole brividi lungo tutto il corpo.
«Sei così pura, delicata, giovane e bellissima-» continuava lui, sfiorandole il collo con il naso mentre, con le dita continuava a disegnare dei piccoli cerchi immaginari sulla effimera intimità, percependo la sua eccitazione e - immergendo due dita dentro essa, la fece gemere. «Sei così umida, bambina» sussurrò, scaltro e sicuro di sè. Natalie sollevò il volto arrossato, schiudendo le labbra e afferrando il lenzuolo tra le mani, emise un rantolio compiaciuto, prossima ad una esplosione di estremo piacere. «Ti prometto che avremo molti momenti così, ma-» e inspirò, divertito ed eccitato anch'egli a vederla così abbandonata a lui. «Ma dammi qualche possibilità, perché io sbaglierò Nat-» e le dita aumentarono il ritmo, mentre con il pollice picchiettava sul punto di massima sensibilità al tatto.
La fanciulla emise un gridolino di piacere, lasciandosi completamente avvolgere dagli spasmò di godimento che emanava il suo corpo, ormai infuocato e scosso e lui, si godette quella visione paradisiaca: la sua dama, languida di delizia da lui stesso creato, con gli occhi socchiusi, la bocca semi aperta e un sorriso beffardo dipinto su di essa.
«Sarà sempre così?» gli domandò, inclinando il volto verso di lui, in modo che le loro pupille si incrociassero tra di loro.
Lui ridacchiò sommessamente, abbassandole la maglia per coprire il suo corpo primo di vesti in quanto non voleva approfittarne troppo, e così si distese nuovamente al suo fianco, dandole un bacio sulla fronte. «Questo è stato solo un assaggio, fanciulla» e le posò una mano su di un fianco. «Ma ti rispetto troppo per bruciare tutte le tappe, questa sera» e le baciò la punta del naso, per farla ridere.
«Sei un tipo romantico, Jackson?» lo prese in giro ella. «Quei tipi che desiderano che la prima notte sia perfetta?» e catturò un ricciolo ribelle, tra le dita.
«Beh, mi reputo all'antica, questo si» e schioccò la lingua al palato, con fare solenne. «Ma sono pur sempre un uomo e non ti nego, che vederti così abbandonata sotto un mio semplice tocco» inspirò, arrossendo. «Ho capito, popstar» lo precedette lei, imbarazzata.
«Ma non voglio che sia qui, dopo un mese che non ti vedo. Tra poco sarò completamente libero da un qualsiasi vincolo che mi tiene legato ancora al mio precedentemente matrimonio e non riesco ad essere egoista, non con te» e la fece sorridere. «Non voglio che tu percepisca in me, solo questo. Non voglio solo sesso e penso tu l'abbia compreso, ma non desidero nemmeno che ti senti la mia amante perché sei molto di più di questo» e la strinse a se.
«Cosa sono?»
«Quando ti bacio, percepisco dalle tue labbra, l'ambrosia degli Dei-» e le sollevò una gamba, a fine che ella la circondasse intorno la sua vita. «Mi accendi, mi rendi vivo e questo, tutto questo è molto di più di quello che la tua testolina, può arrivare a pensare. Quando ti ho percepito delusa da quelle foto, mi sono sentito svuotato di ogni energia, speranza e non ho pensato ad altro che a raggiungerti e farti comprendere quanto io davvero tenga a te, a noi, a quello che siamo.» ella si commosse a quelle parole e sprofondando il viso, nel petto dell'uomo, tentò di non darlo a vedere.
Dopotutto voleva davvero rimanere con lui, non riusciva ad intravedere un altro uomo che non sia stato lui, al suo fianco, in quell'instante. Egli lo percepí e stringendola al suo corpo, decise di cullarla tra le sue braccia finché il sonno, non li avesse avvolti entrambi, in quella fredda notte di inverno.
Continua-
Spazio Autrice:
Ehy ragazze mie, eccomi di nuovo qui. Come prima cosa mi affretto a farvi gli auguri di una Buona Vigilia, di un sereno Natale (per quanto ci è possibile) e di un futuro (magari migliore) ed imminente anno nuovo!
Ovviamente ci sentiremo eh, non vi lascio sole anche se delle volte mi assento, ma come sapete e già vi ho detto, la vita muta e noi con essa.
Ma parlando della storia, ho davvero faticato a scrivere questo capitolo, sapete? Volevo far intravedere la bontà di Carl, il suo cuore e il suo amore per la figlia ed al medesimo tempo, descrivere Michael come lo vedono i miei occhi, in un rapporto di coppia (che come sapete, certi momenti prima o poi arrivano quando due si piacciono)
Spero vivamente di non essere stata troppo volgare, ho molto curato il lessico a fine che esso non succedesse però ecco, siamo tante persone e con questo, sono tante anche le opinioni ed i punti di vista.
Concludo dicendo che vi voglio bene e che ci sentiamo qua sotto, nei commenti dove spero mi direte cosa ne pensate e tutto quello che vi passa per la testa, come siete solite fare.
I love u all girl.
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