Capitolo XXXI. Separazione
Musica consigliata: "Let it end" di Abel Korzeniowski.
https://youtu.be/fvsN-3yL858
Andew sciolse di nuovo l'incantesimo che sigillava le manette e tolse quest'ultime dai polsi di Alex, il quale si massaggiò la pelle indolenzita e mormorò un ringraziamento che, tuttavia, non ottenne una risposta.
Quella mattina c'era tensione nell'aria, paura, forse anche rassegnazione.
«Siete sicuri di voler continuare da soli?» chiese Frederick. «Non dovete farlo per forza.»
Andrew lo guardò. «Non c'è altra soluzione. Voi, però, vi meritate un po' di riposo e di calma. Non so cosa accadrà a me e ad Alex, ma vi giuro che Kyran tornerà a casa, costi quel che costi. È per lui che siamo arrivati fin qui, d'altra parte.» I suoi occhi verdi si trasferirono su Iago. «Siamo d'accordo, allora?»
L'Efialte trattenne un lungo sospiro. Li guardava entrambi e non poteva non pensare che quasi sicuramente non li avrebbe più rivisti, specialmente Alex.
Quest'ultimo ricambiò il suo sguardo. «Come farete per tornare a casa?»
«James mi ha assicurato che un portale su Obyria è stato aperto per tutti e due» replicò l'interpellato, schiarendo poi la voce. «Non dovremmo metterci che qualche minuto, suppongo.»
Andrew si morse il labbro inferiore. «Iago, voglio... voglio tu dica per me una cosa a mia sorella. Dille che le voglio bene, solo questo.»
«Tornerà da lei» intervenne Alex, con tanta di quella certezza da mettere quasi i brividi. «Di' anche questo a Samantha, Iago.»
Iago annuì. «Va bene. Glielo dirò.» Guardò Andrew. «Possiamo parlare un secondo? Solo tu ed io.» Il vampiro, piuttosto perplesso, lo seguì lontano dal gruppo. «Che c'è, Iago?»
L'Efialte lanciò un'occhiata al nipote e ad Alex, poi: «Se vuoi sei libero di prendermi a pugni, ma una cosa voglio dirtela, perché ho sempre dato ascolto al mio istinto».
«Spara, allora.»
«D'ora in poi, non riporre più una sconfinata fiducia in Alex. Lui è compromesso, ormai, Andrew.»
«Non posso non fidarmi della persona che amo. Capisci che è un controsenso, Iago?»
«L'amore non deve per forza rendere ciechi e sordi. Dovrebbe, anzi, renderci più accorti e attenti ai dettagli, a ogni singola sfumatura della persona che abbiamo accanto. Non ci saremo io e Frederick a guardarti le spalle, Andrew. Sarai da solo con Alex in un mondo che chiaramente non ti vuole qui e brama una cosa soltanto: che Grober torni a essere chi è fino in fondo. Quando arriverete a destinazione è quasi ovvio che chiunque troverete laggiù, farà di tutto per eliminarti. Ormai sei il solo ostacolo rimasto sulla strada sì e no spianata di Grober. Lo capisci?»
Andrew deglutì a vuoto. «Io... Io penso che tu stia solo esagerando. Insomma, Iago, guardalo. Mi sembra perfettamente in sé.»
«Su questo ti dò ragione, ma per quanto durerà ancora? Lui è il primo ad aver capito di dover diffidare di se stesso per via del suo legame con Grober. Dunque, ciò mi porta a dirti un'altra cosa: se dovesse andare male, nella maniera peggiore possibile, scappa. Scappa, Andrew, e non temere di passare per traditore, perché ciò che ti lascerai a quel punto alle spalle sarà solo il cadavere di Alex con all'interno qualcun altro, un'anima nera e malvagia, pericolosa. Scappa, perché altrimenti è chiaro che ti ucciderà e non baderà a spese pur di riuscirci.»
Andrew guardò ancora una volta verso Alex, il quale intercettò il suo sguardo e gli rivolse un debole sorriso. I suoi occhi, tuttavia, erano come al solito specchi di una tristezza senza nome.
«Se lui muore, allora morirò con lui» sentenziò infine il vampiro dallo sguardo di giada. «So di avergli promesso di prendermi cura dei suoi cari, nel caso fosse venuto a mancare, ma non posso, Iago. Non ci riuscirei. Alex è il mio unico, sottile legame con ciò che di umano è rimasto dentro di me. Starà a te porre fine a tutto quanto, se le cose per me e per lui dovessero andare molto male.»
Iago fece un profondo respiro, come se volesse a tutti i costi mantenere la calma. «E non pensi a tua sorella, a tutti gli altri? Non pensi al loro dolore se venissero a sapere che sei morto, stavolta per davvero? Non puoi essere così egoista.»
«E tu non puoi pretendere che io continui a vivere senza più un cuore che mi batte nel petto. Anche questo è egoismo.»
«Alex è una sola persona, Andrew! E tutti gli altri, allora, non contano niente?»
«Lui per me ha un valore che va oltre quello del mondo intero!» sbottò sottovoce Andrew, spazientito. «Sacrificherei ogni singola persona sul pianeta Terra, se solo questo mi permettesse di tenere lui al sicuro e lontano dal pericolo, da Grober!» Cercò di calmarsi, ma era arrivato al limite. «Alex è convinto che io sia una persona buona, che abbia solo sofferto troppo negli anni passati, ma io conosco una verità ben diversa su me stesso: non sono una persona buona! Sono una persona orribile che ha fatto cose altrettanto orrende e imperdonabili, ma sono anche innamorato, follemente innamorato. L'amore mi ha reso solo più crudele, Iago, fino al punto da sapere alla perfezione che non voglio scontare una seconda volta la punizione per ciò che ho fatto perdendo Alex di nuovo. Mi rifiuto di sottostare alla legge del contrappasso, stavolta. Che vada al diavolo!»
Iago lo squadrò, altero e decisamente arrabbiato. Restrinse appena lo sguardo e abbozzò un sorriso del tutto forzato. «Invidio la tua crudeltà, allora. Non posso, però, domandarmi fin dove sia capace di spingersi questa tua assenza di pietà.» Si accertò che Alex e Frederick fossero distratti, poi estrasse dalla borsa da viaggio quella che in apparenza era una lettera dal sigillo infranto. Era stata già letta. Gliela tese. «Leggi, Romeo, forza.»
Andrew gli scoccò un'occhiata gelida per via della chiara presa in giro, poi estrasse la lettera e la dispiegò, solo per rendersi conto che non era una lettera. Sin dalla prima riga gli fu chiaro che si trattava di un documento a tutti gli effetti.
Lesse tutto, fino in fondo, sempre più incredulo e angosciato, finché non vide l'impronta digitale impressa col sangue di Alex, e poté capirlo non solo nel percepirne il sentore, per quanto ormai quasi del tutto svanito, ma anche grazie alla firma sovrappostavi. Era senza dubbio la sua: Alexander Jordan Woomingan.
«Complimenti, Andrew. Sei diventato padre» concluse Iago, ma non stava sorridendo.
Ciò che Drew reggeva in mano era una dichiarazione di Alex che autorizzava l'affidamento di suo figlio Anthony a lui, a Andrew Jonathan Thorne, e lo rendeva dunque suo genitore adottivo o affidatario. Suo padre.
Andrew scosse la testa. Tremava come una foglia. «N-Non è possibile. Non può farlo! Sua moglie è ancora viva e comunque io non posso ottenere la custodia di Anthony! Sono un ex-criminale!»
«Non per la legge di Obyria, non per l'Imperatore che ti ha concesso l'amnistia appena poche ore fa, prima che James mi spedisse la propria risposta e questo documento che è stato approvato dalla legge. Ce n'è un altro nel quale Alex testimonia a tuo favore, e risale a mesi fa, alcuni giorni prima della nostra partenza: ha dichiarato la propria colpevolezza per il reato di omissione di soccorso, nonché per aver tenuto nascosto alle autorità di Obyria la verità sulla tua sparizione. In quel documento è stato dichiarato e appurato che non avevi pieno controllo sulle tue azioni e sei stato pilotato da Grober, proprio come tanti altri. Non sei più un criminale, Andrew, e agli occhi della legge sei innocente e sei stato perdonato per le tue azioni. Sei un uomo libero.»
Iago distolse lo sguardo da lui e si sistemò i guanti da viaggio, tutto pur di non incrociare i suoi occhi.
«Sai cosa vuol dire? Che ora è lui il criminale che in teoria, tornato da questo viaggio, dovrà scontare almeno trent'anni di carcere. Nel mondo umano so che forse la pena sarebbe stata più indulgente, ma Obyria ha leggi molto ferree, a volte crudeli, e Alex ha accettato l'eventualità di trascorrere in carcere almeno tre decenni, ma tutti e tre sappiamo che non arriverà mai quel giorno. Ha fatto tutto questo perché tu potessi proteggere suo figlio. Perché Fiona, Andrew, è morta, e come avrai letto, la custodia si estende anche alla piccola Daisy. Alex sapeva che non sarebbe tornato da prima di partire, devi accettare questa verità e affrontarla, portarne il peso continuando a vivere e mantenendo la promessa che gli hai fatto, o ti giuro che ti riporto indietro dall'Aldilà per prenderti appositamente a calci nel culo. Spero di essere stato cristallino.»
Andrew si sentì travolto da tutte quelle informazioni e rivelazioni. Nessuno seppe mai, tuttavia, cosa avrebbe voluto chiedere ancora, o dire: Alex e Frederick li raggiunsero e il primo, notando le facce degli altri due, domandò loro il motivo di simili tetre espressioni.
«Niente di importante» si sbrigò a replicare l'Efialte. «Stavamo parlando del futuro in generale.»
«Del futuro? Ossia?»
Andy avrebbe voluto urlare che aveva appena saputo tutti i retroscena possibili e immaginabili, ma non riuscì a spiccicare mezza parola.
«Spero di rivedervi presto» concluse Iago, sbozzando un sorriso non proprio sincero. «State attenti.» I suoi occhi color ambra si trasferirono su Alex e vi indugiarono a lungo. «Sii molto prudente e cerca di restare sul sentiero senza fare altre deviazioni. Intesi? È quasi finita. Un altro sforzo ed è finita.»
Alex abbozzò un sorriso. «Se vuoi farmi un favore, Iago, allora prenditi cura delle persone che ami, proteggile e, soprattutto, dai una possibilità a Zelda. Ha bisogno di te quanto tu ne hai di lei, fidati. È la tua occasione per essere finalmente felice con qualcuno che possa davvero apprezzare ogni tuo pregio e mitigare i tuoi difetti.»
Frederick, per smorzare l'atmosfera, sorrise di sbieco e occhieggiò lo zio. «Ha ragione, sai? Insomma, Zelda sarà pure una stronza, ma in fin dei conti lo sei anche tu, perciò direi che fareste una bella coppia!»
«Taci, marmocchio» lo zittì Iago con una sberla sulla nuca, rosso sulle gote.
Andrew ghignò. «Ascolta tuo nipote, vecchia canaglia. Sembra saperne molto più di te.»
Fu la volta di Frederick di arrossire in maniera molto più vistosa. «B-Be', ecco, io... io...»
Iago gli scoccò una lenta e inquisitoria occhiata. «C'è per caso qualcosa che vorresti dirmi?»
«Chi? Io?» Rick pareva a disagio, specie per l'espressione minacciosa dello zio. Si guardò intorno, infine parve prendere una decisione e farsi coraggio, più determinato. «L-Lo ammetto. Qualcuno... qualcuno c'è. Qualcuno che ha continuato ad aspettarmi per quasi otto anni.» Ignorò la faccia torva di Iago. «N-Non è esattamente il miglior partito del mondo, insomma... è... è un pregiudicato, anche se non sono mai riusciti a incolparlo davvero, però io so che è una brava persona in realtà. È... è romantico, un sognatore, passionale, travolgente. Clover Garth è l'uomo di cui sono innamorato da anni, un uomo che mi ama a sua volta e da anni mi fa la corte. I-Io l'ho trattato male, l'ultima volta che l'ho visto, e non nascondo di voler tornare al più presto a casa per riabbracciarlo e finalmente stare insieme a lui.»
Iago era sul punto di esplodere come un vulcano in piena attività. «T-Tu cosa hai... c-chi... come...» biascicò. «Clover Garth? Quel Clover Garth?» Alex e Andrew non sapevano se ridere o restar seri, pur non avendo idea di chi fosse quell'uomo che tanto pareva scandalizzare l'Efialte. Alla fine l'esplosione ci fu eccome: «In questa nostra maledetta famiglia c'è una sola persona che non abbia frequentato un criminale?! Come se non bastasse, quello lì è anche un lupo mannaro!»
«Un criminale?» intervenne Alex, perplesso. «Perché? Cosa ha fatto di preciso?»
«È, o era, una specie di boss» spiegò Iago, scontroso. «Il male minore, come ho già detto.»
«Se lo era, vuol dire che ora magari ha ritrovato la retta via.»
«Infatti è l'altra cosa a preoccuparmi!»
Frederick sembrò animarsi finalmente di un po' di determinazione: «Sa controllarsi benissimo, e non è colpa sua se è un lupo mannaro! Se è nato così non può farci niente! E comunque non sei la persona più adatta per farmi la paternale e fermarti alle apparenze! Non credi?»
Iago si incupì. Quando fece per ribattere, il nipote lo anticipò: «Io amo Clover. Per anni ho dovuto nascondere ciò che provo per lui perché avevo paura di cosa avrebbero pensato gli altri, sia di me che di lui, ma adesso ne ho abbastanza. Il mondo potrebbe finire da un momento all'altro e per quanto mi riguarda, zio Iago, se è nelle fiamme che dovrà finire, allora intendo bruciare fra le braccia dell'uomo che amo e di nessun altro. Non tutti hanno il terrore di amare e di mostrarsi fragili come ce l'hai tu».
Iago sorrise forzatamente. «Gira che ti rigira, passo sempre per il cattivo di turno, vedo. Che novità!»
Rick sostenne il suo sguardo. «No, zio. Non stai passando per il cattivo, non è questa la mia intenzione. Voglio solo che tu capisca che sono un uomo adulto e come tutti gli uomini ho bisogno di amare e di essere amato, di non sprecare la mia vita e arricchirla con qualcosa di più importante del lavoro, della decenza o dell'opinione che gli altri hanno di me. Clover è un lupo mannaro, un ex-pregiudicato. Forse non si sarà sempre comportato bene, ma con lui mi sento bene, sto bene. Sono anni che ci vediamo di nascosto e in quel lasso di tempo ha sempre rispettato la mia volontà, i miei tempi che sono purtroppo lenti, le mie incertezze.»
Non era mai stato con qualcuno, neppure nel senso più fisico del termine. Aveva gettato via i suoi anni migliori per colpa di stupide ambizioni che ormai, di fronte al mondo che si stava sgretolando, avevano perso ogni importanza. Il futuro era incerto e lui era stanco di stare ai comodi altrui. Voleva tornare da Clover e accettare finalmente la sua proposta di fidanzamento.
Si avvicinò a Iago. «Io... Io so che tu vuoi solo proteggermi, ma guarda dove ci ha portati tutti questo tuo atteggiamento poco permissivo. Guarda dove ha portato Kyran, e non solo lui. Se conosco mio fratello, so che quasi sicuramente si è messo in pericolo ed è andato a cercare guai come al solito allo scopo di compiacerti, di dimostrarti che sapeva fare cose grandi anche lui, di rischiare fino in fondo. Se tu gli avessi permesso sin dal principio di lavorare al tuo fianco, di condividere i tuoi fardelli, adesso sarebbe a casa, lo saremmo tutti.» Esitò. «Magari mio padre sarebbe ancora vivo se tu, tanto tempo fa, fossi stato più presente e meno impegnato a cercare il potere per proteggere una famiglia che è lo stesso andata in pezzi. Papà è morto perché aveva perso la retta via e ha cercato di redimersi compiendo un gesto disperato, forse proprio per via della tua delusione nei suoi confronti. Zio Iago, non fare sempre gli stessi errori. Vivi e lascia vivere, perché è questo che bisogna fare con le persone a cui teniamo. Stringendole troppo, si rischia solo di soffocarle e impedire loro di temprarsi e diventare più forti nei momenti difficili, in quelli di solitudine.»
Era ovvio che le sue parole avessero turbato parecchio Iago, il quale aveva un'espressione insolitamente dura stampata in faccia, ma i suoi occhi luccicavano, rivelavano sentimenti ben diversi, così come la colpa che da tanto tempo si portava dietro come una pesante catena.
Fece un cenno secco con la testa, poi accennò con un rapido gesto ai due vampiri. «Salutali. Intanto cerco di evocare quel maledetto portale.» Non aggiunse altro e non osò guardare né Andrew né tantomeno Alex.
Quando si fu allontanato, Frederick sospirò. «Non volevo essere così diretto, ma sentivo di dovergli dire quel che pensavo davvero» ammise.
Alex gli strinse una spalla. «Non hai fatto niente di male. Hai detto la verità. Si sa che Iago ci mette un po' prima di accettare le situazioni nuove e impreviste.»
Andrew preferì non metter becco in quella faccenda. Non era nessuno per parlare o rimproverare il prossimo. Capiva la posizione di Iago così come comprendeva quella di Frederick, ma a volte era meglio non stare dalla parte di nessuno, e comunque era ancora troppo sconvolto per ben altre questioni.
Lanciò un'occhiata al fidanzato e si chiese come potesse continuare a fingere, a mantenere una facciata che a sua insaputa era appena stata abbattuta. Come aveva potuto guardarlo negli occhi fino a quel momento consapevole di aver mandato all'aria tutti i loro progetti e sogni futuri? Come aveva potuto farlo sperare in qualcosa che probabilmente non si sarebbe mai arrivato?
Era difficile per Andrew stabilire se Alex fosse sotto sotto una persona davvero crudele o meno.
Schiarì debolmente la voce e si rivolse a Frederick, accennando con il capo a Iago: «Ehi, senti... tienilo d'occhio, va bene? Credo che ne avrà bisogno. Mi sta bene che tu voglia vivere la tua vita e frequentare chi ti pare, però lui resta parte della tua famiglia, è tuo zio ed è una persona sola. Gli restare tu, Desya e tuo fratello, almeno per ora. Non c'è nessun altro nel mondo a preoccuparsi per lui. Ti vuole bene, Frederick, e di fronte all'affetto ogni divergenza va messa da parte. Te lo dico per esperienza».
In tutta sincerità provava un po' di compassione per Iago. Comprendeva fin troppo bene la solitudine che gli leggeva negli occhi, perché ultimamente era tornato a provarla spesso in prima persona, ed era orribile sentirsi soli al mondo, senza un alleato, nessuno che potesse capire.
Non augurava a nessun essere vivente di provare solitudine, perché era la cosa peggiore che si potesse provare, a volte finiva per uccidere i più fragili o trasformarli in mostri.
Frederick abbozzò un lieve sorriso. «Penso che il suo unico problema sia essere un gran testardo.»
Andrew sorrise di rimando, ma in modo più costruito. «Già. Di testardi ce ne sono molti, uno peggio dell'altro!» replicò, senza disturbarsi a celare la chiara frecciatina diretta ad Alex, il quale si sentì gelare sul posto.
Rick non colse quell'allusione e si voltò udendo Iago richiamarlo e dire che il portale era appena stato aperto. Era proprio lì, grande come il rosone di una cattedrale, simile a un vortice di acqua e nebbia iridescenti. La luce che emetteva era quasi abbagliante e dava vita a una fredda brezza.
Il momento era arrivato, perciò Frederick abbracciò tutti e due forte. «Buona fortuna, ragazzi. Ho fiducia in voi e vi affido la vita di Kyran. Tornate tutti e tre, mi raccomando!» Era restio a lasciarli andare, ma fu costretto a farlo. Si scostò e li guardò un'ultima volta, poi raggiunse Iago e superò per primo il portale per non avere altri ripensamenti.
L'Efialte esitò a lungo e non ce la fece a non guardare Alex e Andrew, a non chiedersi se quella fosse davvero l'ultima volta in cui gli era concesso di vederli vivi.
Purtroppo sapeva che nel caso di Alex quella fosse un'orribile verità.
Serrò le palpebre, si girò e si gettò nel vortice scintillante, il quale subito dopo si restrinse fino a sparire, e la quiete tornò.
Andrew a quel punto rivolse un'occhiata ad Alexander. «Prima di continuare, io e te dobbiamo fare una chiacchierata.»
La sala del trono nella quale Cynder, mesi prima, era stato incoronato come re dei Figli della Natura, era molto diversa da quella del Palazzo Imperiale. Certo, era altrettanto splendida, ma in generale quella reggia sembrava di più un edificio antico, dallo stile che univa la Classicità Greca e Romana a qualcosa di più orientaleggiante, egizio.
La sala del trono, in particolare, pareva un antico tempio di roccia sepolto nel cuore di una foresta: pavimentazione e vegetazione si contendevano il posto, così pure le pareti; il soffitto era molto alto, a cupola, e fra i raggi di pietra che lo componevano v'erano spazi occupati da fine, ma resistente, cristallo. Alcuni dei rampicanti si estendevano fin lassù in ramificazioni della stessa circonferenza del polso di un uomo adulto, verdi e lussureggianti, a volte costellati di fiori dai colori più disparati, altre volte invece recavano solo lucide e sane foglie a stella.
Al centro della sala vi era una fontana dalla pianta quadrata. Sciabordava placida, sulla sua sommità una giovane e adorabile ninfa seduta e un cerbiatto accovacciato accanto a lei, come a voler farle da cuscino, dormivano in eterno, senza mai aver conosciuto la vita, perché ricavati dal marmo più puro e immacolato. L'acqua che scorreva nella fontana era iridescente, a seconda della luce risplendeva in diverse tonalità, e per tale ragione quella graziosa decorazione era stata soprannominata la Fonte di Iride, la messaggera degli dèi dalle ali dorate, la divinità cui un tempo veniva attribuito il fenomeno dell'arcobaleno.
I troni erano posti su un rialzo sempre in pietra e non troppo alto, protetti da una sorta di alcova quasi del tutto celata da una corolla di rampicanti e fiori. I regali seggi richiamavano in tutto e per tutto lo stile della sala e su di essi era intagliato finemente un fitto intrico di vegetazione, bacche e fiori.
Era appena calata la notte, i raggi lunari che filtravano dalla cupola apparivano smorti e nella sala qui e là volteggiavano lucciole di un brillante azzurro.
James fece cenno a Cynder di prender posto accanto a lui sul bordo più basso della grande fontana. Il re, dunque, lo raggiunse. «Hai detto che ci sono delle novità» esordì.
Wolf annuì debolmente. «Per fortuna Iago mi ha informato che finalmente Andrew e Alex sono riusciti a sfuggire a quella bestia e uscire dalla foresta. Alex, però, sembrava propenso a proseguire da solo il viaggio, almeno finché non sono arrivati a un compromesso: Iago e Frederick torneranno qui, mentre gli altri continueranno alla volta del Continente d'Ombrascura. Secondo i calcoli, dovrebbero già essere arrivati. Sicuramente, tra non molto, riceverai un messaggio da parte di tuo fratello.» Gli passò la lettera che era arrivata quella stessa mattina. «Ormai manca molto poco, Cynder, perciò non resta più di tanto tempo neppure a me. Non so se considerarlo una fortuna, perché sento di essere arrivato al limite delle mie forze. Non è facile tollerare il peso di tanti sigilli tutti assieme. Ne resta solo uno, quello di tuo fratello, e poi sarà finita.»
Cynder, il quale non aveva bisogno di leggere la lettera e si fidava della parola di James, tornò a guardare quell'uomo che sotto la luce lunare appariva ancora più bianco e spettrale, ma anche stanco; i suoi occhi erano spenti, il loro colore sbiadito, quasi invecchiato.
«Perciò... tu morirai sul serio, alla fine.»
«Sì, Cynder. Morirò e non ci sarà alcun ritorno per me, e forse è meglio così.»
«Allora devi deciderti a parlare ad Amelia e Tyrian» insisté Cynder. «Non sai quando sarà l'ultima volta in cui potrai vederli. Sono tuoi amici, avrebbero il diritto di sapere che cosa stai passando. Non devi affrontare tutto questo da solo, lo sai.»
James sorrise ironico. «Di tutto quello che ti ho detto, ti importa solo della mia sorte? Della mia solitudine?» Scosse la testa. «Sei davvero un fiore raro, Cynder. Il mondo potrebbe anche finire domani stesso e tu comunque ti preoccuperesti solo del prossimo, ignorando la terra che intanto ti crolla sotto i piedi.»
Cynder sospirò. Non negava di voler rimandare il più possibile il vero discorso per il quale ora si trovavano lì a parlare. «Posso farti una domanda?»
«Spara pure, ma non sono onnisciente.»
«Come vi siete conosciuti tu e mio fratello? È stato prima dei fatti di Miami, vero?»
James sorrise debolmente. «Sì, è stato prima. Il discorso, però, è molto complicato. Vedi, uhm... da ragazzo, quando avevo diciotto anni, c'è stato un incidente.»
«Un incidente?»
«Sì. È accaduto tutto in fretta e per via di Tyrian, tra l'altro. Lui era ancora il Ragazzo delle Lavande all'epoca e noi non sapevamo niente del sovrannaturale, di tutto questo. Tyrian si trovava lì per lei, ma io non lo sapevo, come non sapevo che quella sera, in particolare, lui si trovava su quella strada per cercare di avvisarmi, o per salvarmi, ma non servì a nulla. Una macchina arrivò all'improvviso e io non ragionai: spinsi via la mia migliore amica e venni colpito dall'auto in pieno. Era come una sorella per me, ora invece non ne sono più così tanto sicuro, ma il punto è che venni dichiarato in coma irreversibile. Morte cerebrale. Ero un cadavere che non voleva saperne di smettere di respirare per sempre.»
Cynder non osò interromperlo, ansioso di sapere come continuava la storia.
«Il mio spirito si separò dalla carne. Spesso succede, e allora vagai, sospeso fra il mondo dei vivi e quello Ultraterreno, senza un posto dove sentirmi davvero a casa. Tuo fratello arrivò proprio un giorno, per puro caso. Io ero in un locale. Me ne stavo lì, seduto, senza poter esser visto da nessuno, invisibile come un fantasma. Skyler, però, si accorse di me e lo incuriosii fino al punto che prese posto di fronte al sottoscritto. Non parlavo con una persona ancora viva da un bel po' e mi sorpresi nel capire che poteva vedermi, che poteva interagire con me. Lo ricordo ancora: un giovane uomo più o meno della mia età dai capelli neri e gli occhi cobalto di una persona molto più adulta, di qualcuno che sembrava capire la sofferenza fin troppo bene. Fu gentile con me, anche se sembrava essere uscito lui stesso dall'inferno per semplice miracolo. Mi fece capire che dovevo reagire in qualche maniera, che non dovevo arrendermi, che un po' di speranza esiste sempre.»
Cynder si asciugò le guance rapidamente e con impeto disse: «A-Allora ricorda ciò che ti disse! Ricordati che c'è sempre una speranza!»
James sorrise tristemente. «Abbiamo tutti un ruolo in questa tragedia, Cynder, e il mio sta semplicemente per volgere al termine. Ho accettato la mia sorte da prima di fare ritorno fra di voi. Non ho paura di cosa accadrà, perché so che servirà a salvare più di una vita. Riporterà indietro sano e salvo Alex, e non solo lui. Vale la pena morire per il bene di tante persone.» Si fece più amareggiato vedendo il sensibile Cynder piangere senza ritegno e volgere altrove il viso, come per non farsi vedere in quello stato proprio da lui.
Dolce Cynder, pensò con reale affetto.
Gli strinse con delicatezza una spalla. «Non piangere. Non serve a niente e non mi piace vedere proprio te soffrire così.» Lo fece voltare e gli asciugò le guance. «Come stanno, piuttosto, Erik e gli altri?»
«S-Stanno... stanno bene» rispose il sovrano. «Certo, sarebbe stato meglio per loro andare a Obyria e restare lì, al sicuro e ben protetti, ma ci sto lavorando. Oggi dovrei andare a parlare con mio fratello e con sua moglie per convincerli ad accogliere tutti loro. Vedi, Samantha non vuole Erik a palazzo. Non so se è per via di Zelda o...»
«... o per via dello stesso Erik» concluse al suo posto James. «Forse sono entrambe le cose. Samantha ormai è entrata nella mentalità di corte ed Erik, purtroppo, rappresenta un po' una minaccia per Jonathan. È più grande di lui, hanno lo stesso padre e pare che quel ragazzo sia portato per la magia, anche se ancora un principiante. Quella donna è una leonessa che vuole a tutti i costi tenere al sicuro il futuro del proprio cucciolo.»
«Ma Erik ha detto chiaramente di non voler avere nulla a che fare con l'eredità di suo padre» insisté Cynder, quasi disperato. «Lo ha detto a me! Era già abbastanza sconvolto nel sapere che... che è il frutto di un incesto e per giunta di sangue blu, figurarsi se gli importava qualcosa del potere! Ha solo quindici anni, santo cielo! Ha subito fin troppi traumi!»
James sospirò. «Lo so, Cynder. Credimi, lo so. Non ho dubbi sulla buona volontà di Erik. Resta solo da convincere Samantha e... scusa se lo dico, ma sei l'unico che lei ascolterebbe. Tuo fratello è favorevole al trasferimento di Erik, resta solo Samantha.»
Cynder, al pallido chiarore della luna, arrossì vistosamente. «I-Io e l-lei non... non parliamo più così tanto da quando m-mi sono sposato.» Si guardò in giro nervosamente. «Posso dirti una cosa? Promettimi che non la verrà a risapere anima viva.»
«Tranquillo, non dirò niente a nessuno.»
«Fra me e lei c'è... c'è stato qualcosa. Forse c'è ancora. Non lo so, so solo che a volte mi sembra furiosa con me, specie dal giorno in cui io e Nephele abbiamo detto che avremmo avuto presto un bambino. Credevo che Samantha avesse dimenticato tutto e che sarebbe stata felice per me, ma non è stato così.»
James, inaspettatamente, sbuffò una risata. «Povero Cynder. Sei al centro esatto di un autentico fuoco incrociato ed è ovvio che non sai più come uscirne!» Ridacchiò ancora vedendolo diventare ancora più rosso in viso. «Credo che Samantha sia innamorata di te tanto quanto lo è Nephele, e con l'amore c'è ben poco da fare. A volte è una brutta faccenda, specie in situazioni del genere. Ti consiglio di prenderti un attimo solamente per te e di fare chiarezza nel tuo cuore.»
Cynder deglutì. «E come si fa?»
«Non saprei. Non sono la persona adatta per dirti come si fa a raddrizzare la propria vita, temo. Guarda com'è la mia!»
L'altro si passò una mano fra i capelli, decisamente costernato. «A me piacciono entrambe» ammise. «Però... sono diverse. Nephele è dolce, è stata gentile con me sin dall'inizio, ha saputo capirmi e mi ha aiutato a diventare una persona migliore.»
«E Samantha, invece?»
«Be', lei sai com'è fatta: è impulsiva, non è fatta per i mezzi termini. Però... è anche lei dolce, a modo suo, e fin da quando sono stato portato via dalla prigionia è stata fra i primi a interessarsi a me, a come mi sentivo, a come stavo. È stata fra le prime persone a tendermi una mano per aiutarmi a tornare su dalla polvere e ricominciare un nuovo capitolo della mia vita. Senza il suo aiuto non ce l'avrei mai fatta.» Si era fidato sin dal principio di quegli occhi castani da cerva severi e gentili all'unisono, propri di una persona che conosceva il dolore quanto lui ed era stata abbastanza forte da risollevarsi da sola. «Mi sono sentito la persona più fortunata del mondo quando lei, un giorno, finalmente mi ha sorriso. Non ricordo bene cos'ho fatto di tanto buffo, ma Samantha si è messa a ridere e mi ha abbracciato, mi ha ringraziato per averla fatta stare meglio.»
Con quella donna le cose erano successe e basta, senza una ragione precisa, in maniera spontanea.
Non sapeva cosa gli avesse detto la testa quando si era lasciato sedurre fino al punto da condividere con lei un letto e non solo quello. Era successo ancora, e ancora, ma quando Nephele poi era rimasta incinta si era sentito in colpa e aveva cercato di mettere un po' di distanza fra lui e Samantha.
James non disse niente e si limitò ad osservarlo. Al contrario di Cynder, aveva le idee molto chiare. Era ovvio di chi fosse innamorato, veramente innamorato, il fratello di Skyler, e aveva pietà sia di lui che di Samantha. Erano incappati in un gran bel guaio, visto che si ritrovavano sposati entrambi con persone che non amavano, solo per dovere, per volere di qualcun altro.
«Lei lo sa?» chiese, garbato.
«Cosa?»
«Che sei innamorato di lei, intendo.»
«No, voglio dire... non ci siamo mai detti niente apertamente. Spesso sono state le azioni a parlare al nostro posto.»
«E secondo te Skyler ha dedotto qualcosa?»
«N-Non saprei. Non abbiamo mai affrontato l'argomento» ammise Cynder. «E poi ha già i suoi problemi, no? E comunque... se fosse stato innamorato di Samantha, starebbe con lei nei momenti in cui è concesso a tutti e due un po' di respiro, invece sta con Brian. Non si amano, questo lo aveva già detto lui e alla fine persino uno come me lo ha compreso. Non... non la guarda in quel modo, come...»
«... come la guardi invece tu?» incalzò James, sorridendo di sbieco con dolcezza. «Se solo tu potessi immaginare quanto è raro ormai trovare una persona che ci ami per quello che siamo!»
«Io n-non credo che lei... voglio dire... penso meriti di meglio, no?» replicò Cynder, torcendosi un po' le mani. «Ho tradito la donna che ho sposato e che ho giurato sull'altare di amare. Nessun'altra donna dovrebbe voler stare con un uomo del genere. Chi tradisce una volta, può sempre farlo una seconda.»
James sbozzò un altro sorriso. «Proprio perché la pensi così e sei capace di ammettere le tue debolezze e i tuoi sbagli, meriteresti il suo amore. Sei un uomo onesto, Cynder, non lo capisci?»
«Non credo» ribatté l'altro, perplesso. «Come faccio a essere onesto se ho tradito mia moglie e non riesco neppure a dire a Samantha cosa provo?»
«Riguardo al parlare dei tuoi sentimenti, amico mio, c'è solo una cosa da dire: sei timido come pochi altri al mondo. L'occasione giusta, però, prima o poi si presenta sempre. Basta saperla riconoscere.»
«Sì, ma come?»
Wolf rise davvero, e lo fece di gusto, come non accadeva da anni. «Questo non lo so con certezza» ammise. «Dipende. Varia a seconda delle persone.»
Cynder lo squadrò imbronciato. «Non è che sei molto d'aiuto» borbottò poi tra sé.
«Queste questioni sono basate sull'istinto e sui sentimenti» gli spiegò tranquillamente Wolf. «Fare progetti e piani serve a poco, credimi. Troveranno sempre la maniera per stravolgerli e condurti dove desiderano loro. L'unico consiglio che sento di dover darti, Cynder, è di lasciarti andare alla corrente.»
«Sì, però sarebbe un problema se poi, alla fine, mi trascinasse verso una cascata.»
«E perché mai? Si sopravvive alle cascate, credimi! Chissà quale luogo incantato potrebbe trovarsi oltre di esse, poi!» James gli accarezzò la schiena come avrebbe fatto un fratello maggiore. «Resta come sei. Sei un essere umano fin troppo magnifico per poter permettere a quel che sta accadendo di cambiarti.»
Il re non riuscì a celare il rossore sul viso. «S-So che forse non vorrai parlarmene, ma te lo chiedo lo stesso: cosa accadrà quando tu...?»
«Nulla di che. Io passerò a miglior vita e assisterò ai progressi dal mondo Ultraterreno, sperando di non finire all'inferno, anche se la vedo dura. Il mio corpo, però, tornerà in possesso del suo vero e unico padrone: Tredar. Ciò significa che ne vedremo delle belle e che Grober non farà una bella faccia vedendo tornare il suo odiato fratello pronto a prenderlo a sculacciate.»
Cynder, suo malgrado, sghignazzò. «Sai che scena!»
«Se ci pensi bene, non è altro che una grande faida di famiglia protrattasi per troppo tempo. Tutto ruota attorno a quello che è stato fatto a Grober. Niente gli dava il diritto di portare tanto scompiglio e tanto dolore, certo, ma è innegabile che suo fratello e coloro che più lo amavano non abbiano fatto abbastanza per aiutarlo. Non è diverso dalle famiglie che una volta, non tollerando un bambino iperattivo o con seri problemi, alla fine lo cedevano a un manicomio, condannandolo a volte alle peggiori sevizie da parte di un personale inadeguato. Proprio per questo provo compassione per lui e ho smesso di essere arrabbiato: è la creatura più infelice che esista, Cynder, la più sola e incompresa. Dobbiamo aiutarlo, non servirà a niente sconfiggerlo o addirittura ucciderlo. Il problema va risolto alla radice, perché da privato e personale è diventato comune, un cancro che si sta estendendo ovunque e va strappato via in tempo.»
«Perché Alex deve per forza morire?»
«Be', in primo luogo perché altrimenti Grober non tornerà a essere se stesso. Se dobbiamo aiutarlo, abbiamo bisogno che sia nelle sue reali sembianze, nelle spoglie appropriate, e questo Alex lo sa, lo sente. In secondo luogo, ciò che intende fare per aiutare Grober non potrà farlo finché il suo spirito rimarrà ancorato alla carne, al piano terreno d'esistenza. Deve elevarsi, diciamo così, e passare a un piano superiore, perché è laggiù che il cancro si annida e va sradicato, e lui si è offerto di farlo, pur consapevole dei rischi, del fatto che dovrà lasciare per un po' il suo corpo in mano a Grober, con conseguenti risultati. Il punto, Cynder, è che dovrete prendere più tempo che potrete. Prendete tempo, distraete Grober e distogliete la sua attenzione affinché Alex possa lavorare in silenzio, di nascosto e più rapidamente. Questa è un'operazione chirurgica e il nostro chirurgo, per poter operare, ha bisogno di tempo e di tranquillità, di non essere disturbato.»
Cynder annuì. «Capisco. Però hai detto che lui...»
«È convinto di non sopravvivere, è vero, ma solo perché non sa cosa dovrà fare una volta laggiù. Vuole in teoria scambiarsi di posto con Grober, fare propria la sua pena, ma capirà che non è la soluzione corretta.»
«E allora come faremo ad aiutare Grober?»
«A questa domanda dovrà saper rispondere solo e unicamente Andrew, perciò è di vitale importanza che lo sproniate e non lo perdiate di vista. Deve andare fino in fondo, anche se questo significherà per lui soffrire, o persino andare in crisi e mettere in discussione tutto ciò in cui crede. Non gradisce gli indovinelli, ma è un indovinello che dovrà tentare di risolvere.»
«Come Edipo con la Sfinge?»
«Precisamente.»
Cynder sospirò. Aveva fede in quel piano, sentiva che era voluto dall'Alto, ma aveva lo stesso paura. «Una cosa la sappiamo: Grober, a modo suo, ci sta impartendo una dura e rigida lezione. Ho capito cosa vuole comunicarci, sbatterci in faccia. Basta andare indietro nel tempo, alle origini di Obyria, per capirlo: quello che da sempre divora e fa marcire questo Impero è l'ipocrisia, così come la paura per il diverso, il disprezzo che nutriamo per coloro che non sono come noi e magari sono più sfortunati, ai margini della società, dei reietti. È quello che è successo anche a lui: aveva bisogno di aiuto, soffriva, ma nessuno lo sentiva gridare e implorare la salvezza. Ha solo ottenuto una pugnalata da parte di coloro che avrebbero invece dovuto rispondere al suo grido disperato. Era la divinità che elargiva vita, benevolenza e abbondanza al prossimo, ed è diventato poi il dio del caos, del male, della morte e della sofferenza. Gli ha tolto la fiducia nel domani e nel prossimo, nell'amore. L'odio è tutto ciò che ha conosciuto da quando è risorto dalla Fonte, è tutto ciò che gli è stato insegnato a provare, com'è accaduto alla Creatura di Frankenstein. Se è solo l'odio che hai conosciuto, ignori il calore e il benessere celati in un semplice abbraccio. La colpa è di chi lo ha cacciato e lasciato a se stesso.»
James annuì, gravemente. «Vedo che hai compreso fino in fondo. Non dubitavo che ci saresti arrivato per primo.»
«James, se ciò che mi hai mostrato è vero... ho notato che in quelle rimembranze Grober stesso sembrava soffrire, nel senso più fisico del termine. Ho ragione a pensarlo?»
«Sì, credo di sì. D'altronde, cos'è una divinità del dolore che non ne prova costantemente a sua volta? Come può essere il padrino delle sofferenze, se non le conosce appieno? Dentro di lui c'era qualcosa che non sarebbe dovuto trovarsi lì. Qualcosa che artiglia costantemente l'ultimo flebile barlume di coscienza che gli resta. Affonda gli artigli dentro di lui, sempre più in profondità, non si ferma mai, non gli dà tregua. Per questo paragono le Tenebre a un cancro: sono subdole, ci si è accorti del male che stavano provocando solo quando era troppo tardi. La verità, credo, è che Grober non è mai riuscito a contenere con le sue spoglie l'entità enorme di male e oscurità. È longevo, forse immortale, per questo è riuscito a durare per migliaia di anni. Quando è stato assassinato fisicamente, il suo spirito è sopravvissuto e si è ancorato, si è spostato alla ricerca del corpo che bramava di riavere indietro. Il fatto che poi qualcuno sia sempre riuscito a tenerlo lontano e a scombinare i suoi piani lo ha solo fatto incattivire e sprofondare sempre di più. Se bastoni una bestia già ferita e selvatica, provocherai solo la sua ira. Per ammansirla ci vuole pazienza e per curare la sua zampa sanguinante ci vuole umanità.»
Cynder sospirò. Aveva assimilato quelle informazioni, sperando che gli sarebbero in futuro tornate utili. «Mi mancherai, James. È bello parlare con te, è piacevole, e avrei voluto conoscerti prima di tutto questo. Sarà triste vedere Alex tornare indietro e sapere che sarà da solo.»
«Non sarà da solo» lo corresse James, sorridendo. «Mi ha detto che ha le tue stesse intenzioni: salvare André, e lui si trova laggiù, proprio come altri rimasti intrappolati in quel limbo dove il Grober Oscuro li ha imprigionati. È lì che li ha stipati quando ha preso possesso dei loro corpi. Le loro anime lo tengono in forze, perché l'anima stessa, il suo fuoco, è fonte di energia e di vita, e Grober è stato per tanto tempo debole, è un moribondo che cerca di ritardare come può l'ora fatidica, perché penso che... se dovessimo fallire, se anche l'Oscurità dovesse prevalere, finirebbe per ucciderlo sul serio, stavolta definitivamente. Si nutre di lui da tanto tempo, del suo dolore, della sua angoscia, del suo odio. Lo ucciderà, Cynder. È anche lui che dobbiamo tentare di salvare a ogni costo. Forse è il primo a sapere di star morendo, che il suo tempo sta scadendo, ecco perché si affanna così tanto.»
Cynder scosse il capo. «È tutto così triste. Pensavo sarebbe stato orribile, snervante, e invece... invece è solo triste e doloroso. Dovrei in teoria detestare Grober per quello che ha permesso mi accadesse, invece mi scopro incapace di odiarlo. È una vittima quanto tutti noi. Però... c'è una cosa che ancora non comprendo.»
«Quale?»
«Se analizziamo i piani che ad esempio avevano Arwin, o Thor, gli dèi pagani in generale, possiamo dedurre una cosa: a ognuno di loro Grober ha promesso qualcosa di diverso, a volte di totalmente opposto. Ad alcuni ha promesso una rivoluzione, il ritorno di pace e prosperità, un nuovo inizio; ad altri, invece, ha promesso la distruzione e la morte ovunque, la vendetta. Lui stesso, a seconda di chi aveva di fronte, ha espresso una volontà finale che tendeva a cambiare.»
James piegò le labbra in un sorriso storto. «Questo perché non è stato di certo Loki a lanciare la moda della divinità di turno burlona e doppiogiochista» disse, tranquillamente. «Li sta prendendo in giro tutti quanti, Cynder. A mio parere, vedendo il suo operato più o meno nel suo insieme, posso dire questo: il suo obiettivo unico e assoluto era scovarli tutti, farli uscire allo scoperto, attirarli fuori dalla tana con l'inganno, con un'esca profumata e deliziosa. Li mette l'uno contro l'altro, divide et impera. Qui nessuno ha ragione o torto per lui. Grober li detesta tutti quanti, forse li ritiene viziosi e ancorati a un passato che mai farà ritorno. Forse non è solo la sua volontà a essere in ballo, a volere tutto questo.»
Cynder si accigliò. «Ma ciò vuol dire che a un certo punto se li ritroverà tutti contro! Che vantaggio potrebbe mai avere, così?»
«Suppongo abbia pensato anche a questo.»
«E noi dovremmo lasciarlo fare? Insomma, non tutti i Pagani sono poi così terribili e viziosi!»
«In effetti lui tiene ad alcuni fra di loro. Basti pensare alla fiducia che ripone in Persefone, alla quale ha affidato il comando delle sue legioni, il destino della guerra stessa. E ci sono altre divinità che sembra non voler sfiorare neppure, ad esempio Hela, dea della morte e figlia di Loki, o Azrael. Quest'ultime lo spaventano, credo. Non so quali piani di epurazione abbia di preciso, ma sappiamo qualche altra cosa: Grober è Satana, il Padre dell'Oscurità, il Principe delle Tenebre, il re di tutti i demoni. Fino a prova contraria, non è ancora riuscito a scalfire il mondo Ultraterreno fino in fondo e non ha il potere di varcare i confini del Paradiso. È il diavolo e sappiamo che il diavolo, per quanto sregolato e malvagio, ha un suo personale codice di comportamento, dei limiti da rispettare imposti dall'Onnipotente. L'unione che c'era fra lui e Lucifero è tutt'ora valida e questo vincola Grober alle regole di famiglia, per così definirle.»
«Quindi?» incalzò Cynder.
«Può fare il matto quanto gli pare e piace, ma per una cosa come quella che intende fare dovrà sottostare alle regole. Non può toccare chi in effetti si è schierato dalla parte del bene. Grober è il Demonio e persino il Demonio ha una giustizia tutta sua, dei principi coi quali stabilire le punizioni e le assoluzioni, una sorta di tribunale con leggi ben precise. È impensabile che voglia semplicemente dar ascolto agli impulsi. Grober è un calcolatore, sa ragionare fin troppo bene. Potranno definirlo la Bestia, ma non mi risulta che con le bestie si possa instaurare un approccio diplomatico.»
Cynder sbatté le palpebre. «Lui e Lucifero si scontreranno prima o poi, vero?» chiese, col cuore in gola. «Pensi voglia uccidere anche lui?»
James sorrise mestamente. «Ha avuto molte occasioni per farlo. Stavano insieme, erano una sorta di sposi infernali, e da quel che so...» Sospirò. «Lucifero mi ha confidato che fu Grober a salvare Lilith e a convincerlo a farla diventare la loro pupilla, la loro bambina. Grober teneva a Lilith, è stata il primo demone, la loro prima figlia, e questo ha un peso non indifferente. Dubito che avrebbe il coraggio di uccidere Lucifero sapendo che poi Lilith lo odierebbe fino in fondo per averlo fatto. Io... Io credo che una parte di lui voglia fare ritorno dalla sua famiglia, quella che millenni addietro aveva costruito con Lucifero. Vuole tornare a casa, come lo voleva Ulisse, rimasto per tanti anni lontano dalla patria. Non immagino quanto dolore avrà provato Lilith sapendo che i suoi genitori adottivi si erano fatti la guerra e uno aveva finito per uccidere l'altro, per tradirlo quando aveva più bisogno di aiuto.»
Il re deglutì a fatica. Si sentiva di nuovo sull'orlo delle lacrime. «Dio mio» esalò. «Ho avuto modo di conoscerla, un paio di volte abbiamo interagito e lei... lei sembra distrutta da questa situazione, specie da quando ha saputo che era stato Grober a intavolare tutta la vicenda di tre anni fa. È come se fosse stata costretta fino ad ora a guardare impotente suo padre perdere il senno poco a poco.»
James lo scosse piano con fare incoraggiante. «Se tutto andrà come deve, Cynder, le sofferenze di Lilith avranno fine. Forse potrà persino vedere di nuovo la sua famiglia riunita e in pace.»
Cynder si accigliò. «Perciò è possibile per Grober tornare indietro? Tornare a essere chi era una volta?»
«Sì, è possibilissimo.»
«Ma così Alex sarebbe perduto. Resta la questione del corpo e tutto il resto!»
Wolf sogghignò. «Sono sicuro che a quel punto si potrebbe trovare una soluzione.» I suoi occhi cerulei si trasferirono sulle due differenti collane che il sovrano portava al collo: uno era il ciondolo con il cristallo di Alex, sempre più annerito e sul punto di andare in pezzi, l'altro invece era una semplice e piccola croce di legno sorretta da un cordoncino. «Sei un uomo di fede, vedo.»
Cynder sorrise appena e si strinse nelle spalle. «Sempre stato. Arwin non è riuscito a impedirmi di aggrapparmi a qualcosa pur di non perdere la speranza e di essere un giorno libero. Mio fratello la pensa diversamente, è uno scettico nato, io invece sono convinto che non siamo da soli, che qualcosa o qualcuno a proteggerci ci sia eccome. Ho pregato per essere libero, per poter vedere la luce del sole che neppure ricordavo più, ed eccomi qui. Quelle preghiere sono state ascoltate ed esaudite, e nessuno riuscirà a convincermi del contrario. D'altro canto, se non esistesse alcun Dio, una Provvidenza, Grober starebbe allora combattendo contro dei mulini a vento, e sappiamo che è l'esatto contrario: siamo nel bel mezzo dell'ennesima lotta fra bene e male, qualcosa dev'esserci per forza.»
James sbuffò una risata. «Questo sì che è un buon ragionamento!»
Cynder si morse il labbro inferiore. «Se c'è una speranza non solo per Alex, ma persino per Grober, allora io sono sicuro che c'è anche per te, James. Stai lottando da solo su un fronte pericoloso, in nome del bene, e il minimo che il bene possa fare per sdebitarsi con te è renderti finalmente felice, darti un po' della pace che meriti.»
L'altro sorrise mestamente, poi si alzò. «Per me è un discorso molto diverso e più complicato, Cynder. Vedi... io sono uno di quelli che finché vivranno, non avranno mai la pace che desiderano. Stare da solo per tre lunghi anni ha fatto riaffiorare tante cose che ero riuscito a dimenticare grazie al lavoro, alle persone che amavo. Io sono stato una persona molto cattiva in passato e ormai non riesco a vivere, ad andare avanti, con la consapevolezza di non aver mai ricevuto un'adeguata punizione per i miei crimini. Non avevo il diritto di fare ciò che ho fatto, di far soffrire il prossimo, anche quando si trattava di delinquenti. Magari avevano una famiglia, magari stavano cercando di redimersi, magari a volte mi sono persino sbagliato sul loro conto e ho fatto giustizia sommaria. Io voglio la pace e l'avrò solo quando il mondo tornerà a girare per il verso giusto.»
«Ma tu hai fatto anche tante cose buone, e non negarlo!» insisté Cynder, scioccato. «E comunque non sei l'unico ad esserti comportato a volte male in passato! La pace l'avrai solo se perdonerai te stesso e ti impegnerai a restare la persona buona che sei adesso!»
James trattenne un lungo sospiro. «Buonanotte, Cynder. Ci vediamo domattina.» Si allontanò e sparì oltre l'arco che conduceva a uno dei tanti corridoi interni della reggia.
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