Capitolo XXI. Gli Eredi di Rasya
Musica consigliata: "A Nostalgic Dream" di Peter Gundry.
https://youtu.be/v8QZTpQvkPY
Quando James si accinse finalmente a parlare con chiarezza, alcuni dei presenti videro che fuori, oltre le due finestre dello studio, il cielo continuava a oscurarsi sempre di più, a diventare spento, grigio, fumoso e tetro. Mentre loro parlavano, qualcosa là fuori stava accadendo, o forse non solo a Obyria, ma anche altrove.
Cynder frugò sotto i propri vestiti e afferrò il ciondolo che Alex aveva lasciato a Brian: vibrava, anche se in maniera a malapena percettibile. Gli occhi verdazzurri del Re dei Figli della Natura si tinsero di amara comprensione nel momento in cui osservarono la pietra appesa alla catenella e notarono come si fosse scurita ancora di più; la superficie ormai era piena di crepe, pareva sul punto di sgretolarsi.
Presto, purtroppo, la sorte avrebbe calato di nuovo la propria impietosa scure su uno di loro: Alex. Mancava davvero molto poco. Deglutendo, tornò ad ascoltare James.
«Dante è in assoluto l'ultimo discendente di Rasya, l'unico ancora in vita, e questo ci dice che le origini del suo popolo possono essere definite in un certo senso divine, ma anche molto oscure. Forse non va biasimato se ha alla fine abbracciato l'Oscurità, si può dire che fosse quasi destinato a scegliere tale strada. Ha le Tenebre nel sangue, la morte nel corredo genetico. I Figli di Rasya erano un clan molto selettivo e chiuso, non era raro che ci si sposasse fra parenti, lontani o meno. Da quello che so, i suoi genitori erano lontani cugini.»
«Aspetta un attimo: intendi un vero e proprio discendente di sangue?» lo interruppe Dario, sempre più scosso. I suoi occhi scuri guizzarono ancora una volta verso una delle finestre. Probabilmente, come tutti gli altri, aveva capito.
«Esatto. Le radici della sua famiglia, risalendo, possono essere infine individuate nell'unico grande e temibile albero di nome Rasya, che altro non era, ed è ancora, un collega di Azrael. Erroneamente tutti credono sia stato Grober a dar vita a Rasya, ma si sbagliano: c'era ancor prima che Grober e i suoi fratelli venissero al mondo. Rasya era un'entità antica e nessuno sa da dove sia venuto o perché, sappiamo però che...»
«Pensavo che fosse un'entità femminile» ammise Dario, di nuovo interrompendolo.
«Eppure non lo è. Mentre per noi il vocabolo "morte" è di genere femminile, per gli Sverthiani è l'esatto contrario e dunque diventa un termine al maschile. È il nome ad aver tratto molti in inganno, noi compresi.»
Dario era davvero, davvero perplesso. Fece un bel respiro. «Continuo in ogni caso a non capire cosa c'entri Rasya con Dante e perché mai dovrebbero essere collegati. Quali ricerche hai condotto per poter arrivare a una conclusione così...»
«Dante mi ha già raccontato del suo passato» lo interruppe James, lasciando interdetti gli altri presenti e, in particolar modo, Godric. «Cynder mi ha proposto di fare qualcosa che in realtà è già stato portato a compimento. Quando Dante è venuto a parlarmi per convincermi a rivelare il piano mio e di Alex, ha alla fine acconsentito a fare uno scambio: io gli avrei detto tutto se lui, prima, mi avesse finalmente riferito informazioni che erano della massima importanza. Ci ha messo un po' per convincersi, questo va detto, ma appena ha iniziato a raccontare... lì ho capito, sono arrivato alla conclusione finale e ho unito i punti. Che Dante fosse privo della vista l'ho capito immediatamente, ma non capivo se fosse una condizione presente sin dalla nascita o meno.»
«Come come?» Brian intervenne, sconvolto. «Quello lì è cieco? Voglio dire... Non vede proprio niente di niente? Ma avete detto che è tra gli Efialti più forti e temibili! Come cavolo fa a fare abracadabra e quant'altro, se neanche sa dove si trova il suo avversario?»
«Le persone prive della vista sviluppano gli altri sensi per far fronte al loro problema» spiegò Dario. «Dante ha secoli di esistenza alle spalle e non mi sorprende sapere che poco a poco è riuscito a sopravvivere lo stesso e a diventare chi è diventato. Oltre a questo, il brutto episodio degli esperimenti segreti a opera della B.I.R. avvenuti in Inghilterra tre anni fa ha portato, senza volerlo, un beneficio: sappiamo molte più cose sugli Efialti. Possiedono un istinto particolarmente sviluppato che li rende bravi ad adattarsi alle difficoltà. I loro sensi sono molto più sviluppati, dunque non è un mistero che Dante abbia imparato a cavarsela, malgrado la cecità.»
Evitò di dire, però, che gli Efialti da millenni avevano la crudele abitudine di disfarsi quasi sempre dei figli nati con disabilità di qualsiasi genere o troppo deboli per sopravvivere, un po' come gli Spartani che secondo le leggende erano stati soliti abbandonare sul Taigeto la prole deforme.
James fece un cenno d'approvazione alla sua spiegazione più che esaustiva. «Senza contare che si serve del suo Pheryon. Quando lo tiene in libertà, può vedere attraverso i suoi occhi, anche se non so quanto sia precisa e sviluppata la vista di quelle creature» disse. «Comunque, Dante non è sempre stato cieco. Mi ha detto che furono i suoi genitori a privarlo della vista quando era ancora un bambino, e che lo fecero per il suo bene, perché altrimenti la sua esistenza sarebbe stata troppo difficile. Pare che fu questo il motivo per cui scelsero l'esilio nell'Oltrespecchio: non volendo rinunciare al loro unico figlio che sicuramente sarebbe stato ucciso per via del suo spiacevole potere, decisero di abbandonare Sverthian per sempre di loro spontanea volontà.»
Samantha si coprì la bocca, poi allontanò le dita e chiese, con un filo di voce: «Per il suo bene? Stai scherzando, vero? Io non accecherei mai e poi mai mio figlio!»
«Come ho già accennato, Dante non era un bambino come tutti gli altri, Samantha» replicò con pazienza James. «Purtroppo nacque dotato di una capacità sin dal primo istante di vita fin troppo grande e terribile, capacità che trovava sede nei suoi occhi, erano quelli il veicolo principale, e non era capace di controllarla: mi ha detto che poco dopo esser nato, questa sua capacità fuori dal comune causò la morte della sua nonna paterna. Il suo sguardo era letteralmente letale, uccideva a vista, gli era sufficiente guardare qualsiasi essere vivente negli occhi per farlo passare a miglior vita e questo gli ha fatto trascorrere un'infanzia solitaria e dolorosa, finché i suoi genitori non giunsero alla difficile e disperata decisione di contenere i suoi poteri privandolo di ciò che li rendeva tanto pericolosi. Fu sua madre a sottrargli la vista per sempre e non fu affatto facile per lei far sprofondare suo figlio in una tenebra perenne, ma lo fece e questo gli salvò la vita. La sua debolezza è stata poi la chiave di volta del suo successo in costante ascesa. Ha fatto di essa un'arma, anziché un punto debole nel quale affondare il coltello.»
Dario fece subito due più due. «Secondo le leggende, dunque, Rasya possedeva la medesima capacità? È così che reclamava le anime dei mortali?»
«Precisamente» rispose James, per nulla sorpreso che ci fosse arrivato subito. «Mi sembrano indizi abbastanza sfacciati questi. È impossibile non pensare che fra lui e Rasya ci sia un nesso.»
«Tu però hai detto che più o meno questo nesso è simile a quello fra Alex e Grober.»
Wolf annuì. «Pensateci: Rasya è un'entità antica e temuta, pari al nostro Angelo della Morte, Azrael, eppure ora come ora risulta irreperibile, e questa informazione è stata Azrael in persona a fornirmela: ha detto che Rasya, un giorno, semplicemente sparì e, guarda caso, proprio dopo aver aiutato Lucifero, Gylar e Tredar ad assassinare Grober. Erano alleati, eppure alla fine Rasya passò dalla parte opposta e rivelò ai nemici di Grober come sconfiggerlo, dove e quando colpire. Sappiamo che il nostro diabolico amico non è morto fino in fondo e ha continuato a vivere sia in forma di spirito, di entità incorporea e pregna di malvagità, sia in spoglie mortali, tramite molte reincarnazioni che più volte ha cercato di eliminare, così da riottenere il proprio corpo e il totale controllo sui poteri in esso contenuti.»
Mentre parlava, James camminava, guardando il resto dei presenti, uno ad uno.
«La mia teoria, dunque, è questa: che Rasya abbia tradito Grober, pur consapevole che una tale azione forse si sarebbe poi ripercossa su di lui in primo luogo. Sappiamo com'è fatto Grober e non si sarebbe mai alleato con chicchessia senza una sorta di garanzia. Magari l'accordo fra lui e Rasya prevedeva ripercussioni negative anche su quest'ultimo, se gli fosse mai passato per la testa di rivoltarglisi contro. Un fondo di verità nelle storie e negli stornelli c'è sempre e ci sarà pure un motivo se per millenni molti hanno creduto che Rasya fosse sotto il controllo di Grober e da lui era stato creato. Forse Rasya era costretto, per una ragione o l'altra, a servirlo, e magari si era stancato di prestar attenzione ai capricci del suo padrone e ha tentato di liberarsi una volta per tutte dal suo giogo.»
«E tu credi che gli sia andata molto, molto male, giusto?» riassunse Dario.
«Ne sono convinto» confermò l'ex-Ispettore. «Tornando a Dante, so anche questo: prima di lui nessun altro Figlio di Rasya è venuto al mondo con capacità simili anche solo lontanamente alle sue. Il popolo di cui faceva parte è ormai quasi del tutto estinto e lui mi ha assicurato che sua figlia era completamente normale, non aveva ereditato i suoi poteri. Un dono oscuro unico nel suo genere, ereditato grazie ai suoi natali e alla remota parentela con Rasya. Una delle differenze palesi con la situazione che coinvolge invece Grober e Alex, è che Dante abbia dovuto condividere il buon vecchio legame Efialte-Umano con una sola controparte, contrariamente a quel che è successo a Godric. Se la memoria non mi inganna e non sono all'oscuro di qualche tuo discendente che con te condivide caratteristiche fisiche e non, Dario, tu sei l'unico essere vivente a essere legato a Dante, il tuo Efialte.»
«Come, prego? Cosa vorrebbe dire?» incalzò Dario, restringendo lo sguardo. Si accorse, dando un'occhiata qui e là, che tutti gli altri lo stavano fissando. «Che c'è?» Si sentì, improvvisamente, molto a disagio. Quella storia non gli piaceva per niente.
James sembrò esitare. «Io penso che... be', che la tua trasformazione in vampiro, il fatto che tu sia stato reso effettivamente immortale e imperituro, allontanato per sempre dalla sorte che spetta a tutti i mortali, non sia per niente stato un semplice frutto del caso, o di un destino crudele e beffardo.»
«E questo cosa dovrebbe significare?»
«Suvvia, Dario, non iniziare a fare lo stupido proprio ora. Pensaci: perché Grober ti vuole morto da un bel po' di tempo? Tutti quei tentativi di toglierti di mezzo a qualsiasi costo erano solo per via dell'antipatia nei tuoi confronti, secondo te? Non credi che magari ci possa esser dietro dell'altro?»
Il vampiro squadrò James come se si fosse ammattito. «Be', mi sembra chiaro il motivo: sono più di trent'anni che cerco di inchiodarlo e di guastargli i piani! Che c'è di tanto strano?»
«Eppure ci ha messo molto impegno e ha sempre fallito. Cosa ha spinto veramente Dante a salvarti, nonostante tu non rientri fra le sue simpatie? Perché Grober non è mai riuscito a eliminarti?»
«E che ne so, io!» sbottò esasperato Dario. «Fortuna sfacciata, suppongo!»
Di nuovo si arrischiò a scrutare le espressioni degli altri presenti nello studio: era come se di colpo avessero iniziato a guardarlo con occhi diversi, da una differente e spaventata prospettiva. Non si sentì granché diverso da un portatore di qualche male contagioso e letale. Tornò a concentrarsi su James. «Per favore, ora smettiamola. È semplicemente assurdo che...»
«Non lo è, invece» insisté Wolf. «Anzi, trovo che i tasselli finalmente stiano iniziando a formare un disegno vero e proprio, dopo tanto tempo.»
«Allora, di grazia,» fece spazientito il vampiro, «prova a far vedere anche a me questo disegno».
«È piuttosto semplice, in realtà: Dante ti ha salvato, volente o nolente, perché non aveva altra scelta, qualcosa lo ha costretto a farlo, magari una specie di innato istinto o richiamo. Ti detesta, eppure non ha voluto lasciarti al tuo destino, cosa che invece ha fatto con tanti altri in passato. Grober ti vuole morto da tempo, probabilmente ti ha preso di mira e ha forse capito un bel po' di cose sin da quando ha appreso dell'esistenza di Richard, l'uomo che ti ha poi persino affidato una delle poche armi che Grober teme sopra ogni altra cosa. Avrebbe potuto dare a chiunque quella spada, ma l'ha ceduta a te. Non ti sei mai fermato a chiederti il motivo di una simile scelta?»
«Perché voleva che la usassi per amministrare la giustizia, come ho fatto per tanto tempo quando ancora ero al suo servizio! Voleva che custodissi quella spada e la utilizzassi per un fine valido!» sbottò il vampiro. «Non mi sembra una buona ragione per...»
«Avrebbe potuto tenerla per sé, salvarsi con essa quando Arwin si presentò a Reggia della Luna per ucciderlo, eppure ti disse di scappare e di non fare ritorno. Voleva davvero proteggere solo Esther, oppure aveva un secondo fine?»
«E questo cosa vorrebbe dire?»
«Forse Richard sapeva qualcosa di cui tu sei sempre rimasto all'oscuro. Magari per questo, quando tu gli voltasti le spalle dopo la morte di Gareth, tornò a cercarti e insisté perché tu riprendessi il tuo posto come Capo delle Guardie. Forse era lui che voleva proteggere te e tenerti d'occhio, vicino, dove poteva assicurarsi che tu non incappassi in qualcosa, o qualcuno, che rappresentava per te un serio pericolo.»
A James dispiaceva sottoporlo a quella sorta di tortura psicologica, specie dopo che aveva rivelato un fatto molto personale e del quale tanti, là dentro, non erano a conoscenza, ma quel processo era necessario. Dario doveva capire, anche se gli si leggeva negli occhi che non avrebbe perdonato facilmente quell'ultima parte del discorso.
Il vampiro sbuffò una risata molto forzata e sardonica. «Questa sì che è bella, dico davvero!» fece a denti stretti. «Stiamo parlando dello stesso Richard, James? Io credo proprio di no! Io l'ho conosciuto e ti assicuro che di me non gliene importava niente! Ero solo un mezzo per arrivare a un fine!»
«Eppure cambiò drasticamente dopo il viaggio a Sverthian. Cambiò nel modo di trattare il prossimo, compreso te. Soprattutto te. Vero?»
«Peccato che la vicenda di Gareth sia avvenuta prima» lo rimbeccò Dario, quasi in un sibilo, aggirando di nuovo il discorso. I suoi occhi scuri mandavano faville. Nessuno dei presenti l'aveva mai visto assumere un atteggiamento così aggressivo e sulla difensiva. Sembrava un leone che ringhiava, ancora e ancora, in un crescendo che forse sarebbe sfociato in un vero e proprio assalto.
«Richard era una persona molto perspicace e lungimirante, però, e istintiva. Non dirmi che ti sfuggì il potere che sembrò sviluppare alcuni anni prima della morte: la chiaroveggenza. È successo anche ad Alex, non è una cosa casuale. Magari tornò a cercarti perché sentiva che era la cosa giusta da fare, in primo luogo per il tuo bene. Forse sapeva di non poter permettere che tu corressi dei pericoli.»
«Per il mio bene! Molto divertente, James, sul serio! A Richard non interessava del mio bene, te lo assicuro! In quanto alla chiaroveggenza: è vero, anni prima di morire diede segno di aver acquisito tale capacità, ma questo non significa che io...»
«Non puoi saperlo con certezza.»
«E tu non puoi parlare con tanta sicurezza di un uomo che non hai neppure conosciuto!»
James sospirò. Sapeva che Dario si sarebbe rivelato l'osso più duro in assoluto da scalfire. Sapeva che non avrebbe ascoltato, e non poteva dargli torto. Scelse, dunque, di parlare chiaramente: «Quello che penso, è che Rasya, in un modo o nell'altro, sia stato punito da Grober per il suo tradimento; prima di questo, però, aveva da tempo dato inizio alla stirpe che poi ha preso da lui il nome, forse in segno di commemorazione e rispetto per il capostipite venuto a mancare e creduto semplicemente morto. Aveva tramandato loro i Sette Anatemi, le sue armi principali, sapendo che un giorno sarebbe arrivato qualcuno in grado di padroneggiarli alla perfezione: il suo solo e unico erede, colui attraverso il quale sarebbe forse tornato a vivere e a lottare per essere libero. Dante è l'Erede di Rasya, ha ereditato i suoi doni, la sua sorte forse, e il fatto che Grober voglia morto proprio te, anziché lui, dimostra che sei più importante di quanto tu abbia mai potuto pensare. Magari sei la chiave di volta: rimuovendo te, avrebbe fatto crollare tutto quanto, il piano abilmente congegnato da Rasya. Oppure c'è una seconda possibilità: forse non è Dante l'unico Erede, forse c'e n'era un altro e proprio ora mi sta di fronte».
Fece una pausa.
«Sai bene che ogni singolo vampiro diventa tale perché viene scelto dalla Morte in persona. ogni vampiro non è altro che un suo servitore, un Angelo della Morte terreno, un suo soldato fedele. Nessuno si trasforma per caso, è stato Orfeo a confermartelo anni fa e lo ha detto anche a me. Sei stato reso immortale perché eri troppo prezioso per restare vittima dello scorrere del tempo e della mortalità, poi però sei stato nominato Principe della Notte, sei caduto quasi vittima della maledizione che sin dai tempi antichi perseguita tutti quelli che hanno ricoperto la tua carica. Quale modo migliore e più subdolo di disfarsi di te, senza dare nell'occhio o destare sospetti? Mi è stato detto che all'epoca Grober aveva già iniziato a corrompere le schiere del Mondo Ultraterreno, comprese quelle degli Angeli della Morte al servizio di Azrael. Forse spinse uno di loro a manomettere il volere del medaglione di Orfeo.»
Si fermò a guardarlo.
«Grober ha agito tramite terzi perché non poteva toccarti personalmente, proprio come non poteva neppure sfiorare Alex. La maledizione dei Principi non è altro che un loop perpetuo che colpisce chiunque scelga di guidare i vampiri e indossare l'amuleto di Orfeo. La maledizione non è altro che l'Anatema Neferio, un'arma che fu Rasya a donare ad Azrael in cambio di una reciproca tolleranza e convivenza. Azrael, poi, per punire Orfeo per la sua arroganza, modificò gli effetti dell'Anatema in modo da renderli perenni e ciclici. Tutto questo, Dario, per spiegare il motivo per cui solo Dante è stato in grado di salvarti: eri già stato maledetto da tempo, Grober voleva che tu trovassi la morte come i tuoi predecessori, ha manipolato l'amuleto perché scegliesse te, ti ha condannato a una lenta marcia verso la fine, poi però è arrivato l'Erede di Rasya a debellare gli effetti del Settimo Anatema, in modo da permetterti di sopravvivere. Dante era il solo che potesse salvarti perché era il discendente del dio della morte Sverthiano e le leggende narrano che solo Rasya era capace di disfare i temibili effetti dei suoi Anatemi.»
Le mani del vampiro tremavano. «E sentiamo, allora, perché avrebbe dovuto farlo? Perché sono così importante?»
La pausa di James non fece che confermare che la risposta sarebbe stata difficile da digerire.
«Scavando a fondo, vagando e parlando soprattutto con Azrael, di cose ne ho davvero scoperte tante. Recita un altro stornello antico che solo Rasya e i suoi Eredi, al plurale, erano capaci di padroneggiare gli Anatemi alla perfezione, di richiamarne indietro persino i temibili effetti. Quel racconto in rima, poi, prosegue: un giorno gli Eredi di Rasya sarebbero giunti fra i mortali, si sarebbero ricongiunti. Non parlava dei Figli di Rasya, del popolo che discendeva da quella divinità, ma di te e Dante. Questo, in un certo senso, vi rende quasi fratelli, anche se siete nati da famiglie diverse e in mondi differenti. Lo stornello termina dicendo questo: uniti nella vita, gli Eredi prevarranno; uniti nella morte, gli Eredi riporteranno all'antico e nefasto splendore il solo e unico Signore della Morte, l'Ombra Divoratrice di Anime alla quale tutti prima o poi sono costretti a inchinarsi.»
James scelse di ignorare l'espressione quasi terrorizzata di Dario. Non poteva permettersi di indugiare, di lasciare in sospeso quella faccenda.
«Molti hanno spesso pensato che il tuo potere assassino risiedesse solo nella spada che brandisci da secoli e da sempre tieni al sicuro, ma si sbagliano. Non è la spada, non è Sangre, ma sei tu. Sei tu, Dario, a essere fin troppo bravo nell'uccidere, nello stroncare anime. Come avresti potuto, altrimenti, liberarti finalmente di Arwin, anche se eri ormai allo stremo delle forze, a un passo dal morire tu stesso? Arwin in quegli ultimi istanti di vita ha finalmente visto e percepito la tua vera natura. Non ha contrattaccato, anche se avrebbe potuto farlo, perché in fin dei conti non si discute con la Morte, non si tenta di aggirarla. Di fronte ad essa si è come dei bambini spaventati, rincretiniti dal terrore della fine. Chi sei in realtà spiegherebbe anche perché, perdonami se sto riaprendo vecchie ferite, tu abbia collezionato purtroppo tante perdite durante i secoli: la Morte non ama, non si lega a nessuno, non si ferma per nessuno. La Morte non piange, non condivide, non prova niente, ma tu, che sempre ti sei aggrappato alla tua umanità, hai remato contro questo orribile destino già scritto. Se non sbaglio, le tue prime vittime involontarie furono i membri della tua famiglia al completo.»
Dario si sentì raggelare e non osò guardarsi attorno per paura delle espressioni che avrebbe scorto sul viso degli altri. Un po' si trovò a detestare James per aver rivelato il suo segreto più doloroso, la sua colpa più orribile, quella che mai aveva perdonato a se stesso. Ora tutti, o quasi, sapevano. Sapevano che era un assassino, che aveva ucciso la sua famiglia quando era ancora un vampiro giovane, sciocco e troppo ottimista.
Non aprì bocca e con ostinazione puntò lo sguardo in un punto imprecisato, anche se dentro si sentiva ribollire per la rabbia e la vergogna, per ciò che aveva appena udito e in un senso astruso e orribile sapeva esser la verità che sempre aveva cercato.
«Fu stabilito che saresti stato tu a custodire uno dei sigilli più importanti e pericolosi di tutti, quello dalla lealtà ambigua e facilmente influenzabile: il Sigillo Mortale. Diventando poi un vampiro, un immortale, sospeso fra la vita e la morte, il passaggio da uno stato all'altro ha fatto in modo che il marchio incaricato di tenere assopita la coscienza di Rasya non subisse danni ulteriori e, anzi, si attivasse completamente, senza che tu riportassi danni. Quando ti ammalasti di tubercolosi, Dario, ad Azrael fu chiaro che era arrivato il momento di passare alla fase successiva, sembra che seguì le direttive proprio di Rasya lasciate prima che quest'ultimo scomparisse. Grober ha cercato di ucciderti più volte perché voleva infrangere il Sigillo, estrarre dalla tua anima la Scintilla di Rasya, il suo nucleo vitale, perché si riunisse al suo padrone e lo ridestasse, così da poterlo di nuovo comandare a bacchetta.»
Dario sembrava ora furioso. «Quindi» disse lentamente, «Dante sapeva tutto questo. Ecco perché ha accettato di salvarmi dal veleno di Ghoul».
«Sì, lo sapeva. Sono stato io a metterlo al corrente di tutto quanto: gli ho lasciato indizi, tracce d'ogni genere, così che per primo giungesse alla verità. Per questo, quando Godric è andato a cercarlo, non ha opposto più di tanta resistenza. Non aveva scelta, sapeva cosa c'era in ballo e sapeva che Rasya andava lasciato dormiente. Se tu fossi morto, Grober avrebbe riavuto indietro il suo schiavo e a quel punto sarebbe stata la fine per tutti quanti, Dante stesso sarebbe andato incontro alla morte, perché le vostre sorti sono collegate e sei tu a determinare il destino di tutti e due: se Dante morisse, tu sopravvivresti; se fossi tu a morire, invece, trascineresti giù entrambi. Per questo è importante che vi guardiate le spalle l'un l'altro, Dario. Non potete permettere che Rasya risorga, che i pezzi tornino a unirsi. Se accadesse, Grober a quel punto avrebbe tra le mani un'autentica arma di distruzione di massa.»
Il vampiro forzò un sorriso che, tuttavia, non riscaldò il suo sguardo ora gelido. «Ecco cos'era tutta quella smania di salvarmi» commentò laconico, lanciando poi un'occhiata penetrante e altera a Godric. «Ora si capiscono tante cose, dico bene?»
L'Efialte – già abbastanza scosso e intontito – fissò ora lui, ora James, con aria confusa, poi capì e inorridì. «Io non ne sapevo niente! Ero in buona fede, te lo giuro!»
«Certo.» Dario lo liquidò con quella glaciale risposta. «Be', se permettete, adesso vorrei starmene un po' per i fatti miei. Ho un leggero accesso di nausea.» Guardò James. «Dimmi una cosa, prima, però: anche le capacità che mi perseguitano da secoli sono l'ennesimo regalino da parte di Azrael e i suoi amichetti? Per questo neanche da morto ho avuto un po' di pace? Perché sono un portatore di morte?»
Wolf deglutì. «Sì, penso... penso che quelli siano una specie di effetto collaterale, o poteri refrattari.»
«Buono a sapersi.» Il vampiro lo superò e senza aggiungere altro, uscì dallo studio sbattendosi dietro la porta.
Cynder fu tentato di seguirlo, ma James gli afferrò un braccio. «No, Cynder. Lascialo andare. Non esasperiamolo oltre. Ha bisogno di stare da solo, adesso.»
Una cosa a tutti non era ancora molto chiara, però: perché Rasya aveva fatto in modo di avere ben due Eredi che potessero padroneggiare ciascuno un po' dei suoi poteri? Perché non tentare di salvarsi, invece, dalle conseguenze sorte con il tradimento nei confronti di Grober? Cos'altro c'era da sapere, ancora?
Quel che era sicuro, era che Dario avesse davvero bisogno di un po' di tempo per assimilare tutto quanto. Non tutti i giorni si scopriva di essere nientemeno che la reincarnazione di una divinità della morte e di aver per questo pagato per secoli un caro, amaro prezzo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top