Capitolo II. Lo Spettro dal passato
Musica consigliata: "Goëtia" di Peter Gundry.
https://youtu.be/_iF7lkXKHlA
Una delle cose di Sverthian che aveva imparato Andrew, era che certe regole della natura lì sembravano valere ben poco, o in ogni caso possedere una logica molto diversa da quella terrestre. Di solito pioggia e nebbia non andavano d'accordo, eppure nel Continente Trydhar — nel quale aveva sede la Capitale, Dagrerver — in quel periodo era comune la presenza di entrambi i fenomeni atmosferici.
Da quel che avevano capito parlando con alcuni abitanti di campagna che erano stati abbastanza gentili da ospitarli per una sera e dar loro indicazioni, si trovavano attualmente su un altopiano chiamato Beryan e quella era tra le stagioni nelle quali si concentrava maggiormente il maltempo.
Un'altra cosa che avevano appreso: per qualche motivo la lingua degli Efialti coincideva di molto con quella di Sverthian, ragion per cui era solo Iago a parlare con la gente del posto e a capirne quasi sempre le parole.
Un bel po' di cose non tornavano e davano molto da pensare, ma al momento Andrew era fin troppo innervosito dalla pioggia che lo stava inzuppando e dal fatto che non aveva ancora visto da nessuna parte quel dannato Efialte.
La nebbia era fitta e la pioggia non aiutava. I suoi sensi di vampiro avevano dei limiti, tendevano a fare cilecca quando era stanco e spossato.
Ma dove sarà finito?
Si fermò giusto in tempo per accorgersi che a un metro di distanza da dove si trovava il terreno si interrompeva, cedendo il passo a una ripida, ripida discesa che terminava in una valle silenziosa dove c'era solo erba alta.
Fece dietro front e decise di andare per la direzione opposta, ma si bloccò quando udì qualcosa.
Nella nebbia, soffocato in parte dallo scrosciare della pioggia, sentì riecheggiare un grido e in esso riconobbe la voce di Iago.
Non perse tempo e di corsa scese lungo il ripido pendio, rischiando più volte di perdere l'equilibrio e fare un tuffo in quel mare d'erba.
Socchiuse gli occhi e finalmente scorse qualcuno in lontananza: due persone, una di esse era quasi china su se stessa.
«Iago!» Ricominciò a correre e non appena giunse laggiù, si bloccò e si convinse di avere le traveggole. «Ma che succede?»
Uno dei due uomini era senza dubbio Iago — ridotto per giunta alquanto male — ma l'altro? Erano due gocce d'acqua e stupidamente pensò dovesse trattarsi di Desya, ma boccheggiò scorgendo due occhi verde smeraldo lampeggiare attraverso la coltre di nebbia.
Non era possibile, non poteva essere!
Si chinò ad aiutare l'Efialte, senza perdere di vista l'altro. «Iago, che sta succedendo qui? Chi è lui?»
Si preoccupò notando che perdeva sangue da un fianco e c'erano rivoli cremisi ai lati della bocca.
Era ferito, era stato attaccato da quello che sembrava essere suo fratello. Quegli occhi erano impossibili da non notare, eppure Misha era morto da più di tre anni.
«A-Andrew, scappa» esalò Iago. «Torna dagli altri!»
«Mi spieghi chi è questo stronzo?» sbottò Andy. «Perché diavolo è conciato come tuo fratello?»
L'Efialte non rispose. Non aveva nulla da dire, lui stesso non riusciva a capire cosa stava accadendo, ma sapeva una cosa: si trattava di qualcosa di tremendamente sbagliato e aveva il sospetto che ci fosse lo zampino di Grober.
Quello era senza dubbio Misha, eppure non era lui. Non pareva riconoscerlo, i suoi occhi erano inespressivi come quelli di una bambola di porcellana e vuoti, orribilmente vuoti. Il suo aspetto era cadaverico, era tale e quale a prima di venire sepolto in una tomba priva di nome e di un minimo riconoscimento per il sacrificio compiuto. Non v'era segno di corruzione, però, le membra erano intatte, forse troppo, attorno a lui un'aura mistica che sconfinava nell'orrido e il grottesco.
Aveva un sospetto, ma il solo pensarci gli faceva salire le lacrime agli occhi per la rabbia, lo sdegno e il dolore.
Non c'era niente di peggio di qualcuno che andava a dissotterrare i defunti altrui, profanandone il riposo e la dignità, riportando in superficie la sofferenza e il lutto di coloro che erano sopravvissuti e ancora versavano lacrime per la perdita.
I vivi temevano i morti sopra qualsiasi altra cosa, ciò spiegava il loro aver inventato storie sui vampiri e i morti viventi, storie che in fin dei conti erano basate su qualcosa di reale, qualcosa per il quale tutti loro continuavano a lottare, per quanto fosse una guerra impari e forse destinata alla sconfitta.
Misha era arrivato alle sue spalle, silenzioso come un'ombra, e lo aveva subito attaccato, rivelandosi due volte più forte e temibile di quando era ancora vivo. Oltre a questo, i suoi occhi splendevano in maniera innaturale e pareva non sentire dolore, né provare emozione alcuna.
Un feticcio dissotterrato dalla tomba, ecco cos'era; il prodotto di stregoneria oscura e antica, quella che indugiava in tenebre nelle quali persino Iago — neppure ai tempi del proprio smarrimento spirituale — mai aveva osato addentrarsi. Grober conosceva bene le debolezze di Iago e le aveva sfruttate, sapendo che non avrebbe avuto il coraggio di lottare contro il fratello, specialmente coi ricordi che aveva di quest'ultimo, dopo una morte così atroce e una separazione dolorosamente crudele.
Aveva tentato di schivare i suoi colpi, fendenti, pugni e calci che fossero, ma alla fine le aveva prese di santa ragione ed eccolo lì, ferito e in apprensione per Andrew, corroso dalla rabbia e dall'odio verso Grober, che persisteva nel non mostrare il minimo rispetto per il nemico.
Come Iago, però, già aveva tentato di fargli capire una volta: anche in tempi di guerra non doveva mancare il rispetto e chi andava contro tale regola morale, non era altro che un rettile, un mostro senz'anima. Chi non rispettava l'avversario, difficilmente mostrava riguardo verso i compagni e alleati.
Nonostante tutto quello cui aveva assistito fino ad allora, si ritrovava per l'ennesima volta stupito, oltraggiato e stizzito di fronte a una tale mancanza di criterio e buongusto da parte di Grober.
Con amarezza richiamò alla memoria ciò che una volta aveva detto a Lucifero, il Primo dei Caduti che nel profondo non aveva mai cessato di essere un angelo, una Creatura Celeste che non aveva avuto il coraggio di abbandonare fino in fondo la Luce: «Essere Satana, venir chiamato in tale maniera, non ti impedisce lo stesso di essere buono a tuo modo. Persino nell'esilio hai dimostrato spesso di avere dignità e nobiltà».
Lucifero per tutti quei millenni aveva tollerato in silenzio di addossarsi responsabilità di azioni orribili che un altro aveva compiuto. Forse lo aveva fatto per indolenza, perché in fin dei conti nessuno avrebbe creduto a un'apologia stilata dal Diavolo in persona, o forse c'era molto di più a ribollire nei profondi abissi della sua mente. Una cosa, però, era sicura: Lucifero mai si sarebbe abbassato a espedienti così vili e disgustosi.
Disgustato, ecco come si sentiva Iago.
«S-Sta per attaccare di nuovo! Scappa! Vuole ucciderci!» cercò disperatamente di convincere il vampiro ad andarsene, ma Andrew rimase dov'era. Non c'era peggior feccia di coloro che abbandonavano i propri compagni, persino in situazioni drammatiche e rischiose come quella. Non ci pensava minimamente a lasciarlo indietro, al diavolo gli istinti da eroe improvvisato di quel maledetto Efialte.
Guardò Misha: «Possibile che tu non riconosca tuo fratello?».
Iago serrò le palpebre. «I morti non parlano, Andrew! È uno Specter, risponde solo alla volontà di chi lo ha richiamato dall'Oltretomba! È stato Grober! È sotto la sua influenza, lo userà come una marionetta per colpirci a distanza!»
«Quindi non è risorto?»
«Solo il suo corpo e una minima parte della sua coscienza, quella che conserva le sue abilità e la sua ferocia! Per il resto è solo... solo...», la voce di Iago si spense in un singhiozzo. «Nella magia oscura chiamano questa tecnica l'Empia Evocazione. Non c'è modo per contrastare uno Specter e solo chi lo ha richiamato può ordinargli di tornare nel Regno dei Morti! Grober non lo farà finché non ci avrà annientati!»
Andrew intanto arretrava, senza perdere di vista neanche per un attimo lo Specter. Dentro di sé ragionava, tentava di trovare una via di fuga, un modo per scappare e portare in salvo Iago, che necessitava con urgenza di essere curato e sottratto a quel supplizio non solo fisico, ma anche psicologico. Quella era tortura, fra le più crudeli che ci fossero. Non c'era cosa peggiore del dover combattere contro i propri cari defunti. Se fosse toccato a lui di lottare contro sua madre, contro qualsiasi altro parente, sarebbe stato prima il crepacuore a ucciderlo.
«Misha è morto da oltre tre anni, giusto? Perché, allora, sembra intatto?»
«L'Incantatrice» ringhiò Iago in risposta. «Quella maledetta deve aver ricomposto tutto con l'unguento che una volta utilizzò anche James! È una tecnica che di solito viene usata prima della resurrezione!»
«Giuro che ammazzo quella stronza, me ne frego se è sua sorella!» sbottò Andrew, decidendosi a far tornare in piedi Iago e ad allontanarsi velocemente insieme a lui da Misha. Al momento non aveva idee migliori. La sua mente era nel caos, per la prima volta si stava rendendo conto di quanto davvero poco sapesse sulla magia e gli angoli più oscuri e controversi di essa.
Corsero perdifiato, finché qualcosa non si avvolse e strinse attorno alla caviglia del vampiro e fece cadere entrambi a terra.
Andy scorse una catena iridescente e dall'altro capo di essa c'era lo Specter, il quale cominciò a tirare per riportarlo indietro. Le sue intenzioni erano chiare, fin troppo chiare. Misha non era più Misha, ma il boia, il braccio esecutore della sanguinaria volontà di un dio malvagio e senza criterio.
Andrew recuperò dal polso il rosario donatogli da sua nonna e scelse di dare ascolto all'istinto. Come fu vicino a Misha, allungò il braccio e mise in bella mostra la sacra corona, sperando che funzionasse: fu come se gli avesse riversato addosso una frustata.
Il fratello di Iago si ritrasse e crollò in ginocchio, simile a una bestia selvatica e feroce spaventata da una torcia fiammeggiante. Le sue pallide mani corsero alle tempie e lì si fermarono, come se nella sua testa ci fosse stato l'inferno.
Iago non poté che restare a fissare la scena e piangere nel vedere suo fratello ridotto a quel modo, sottratto alla morte e riportato indietro nei panni di quella... quella cosa priva del buon vecchio intelletto, della personalità, di tutto quanto.
Provava solo compassione, oltre che un indicibile strazio. Misha aveva commesso molti errori, era stato testimone di massacri terribili perpetrati anche contro il loro stesso popolo e per primo aveva servito Grober, eppure lo stesso avrebbe meritato di meglio, perché era morto da eroe. Non uno di quelli che tornavano in patria da vincitori e i cui nomi venivano scolpiti nella pietra, ma quelli che nessuno ricordava, quelli che avevano dato tanto per riscattarsi e ottenuto solo altro fango nel quale marcire e sprofondare nell'oblio del silenzio e del rifiuto.
Malgrado ormai tutti fossero a conoscenza della verità anche nel mondo sovrannaturale, lo stesso nessuno aveva mostrato rispetto a suo fratello, spentosi nella menzogna, ostracizzato da coloro che aveva scelto di salvare. Lui che aveva dato così tanto, era poi tornato indietro come un feticcio, un guscio vuoto manipolato dalle tenebre.
«Fratellino» singhiozzò, mentre continuava a rivivere gli ultimi istanti di vita di Misha; lo rivedeva tra le sue braccia simile a un bambino ferito, i vestiti macchiati di rosso, il sangue che fuoriusciva dalle labbra e gli impediva di parlare; ricordò la sua disperata e finale lotta nella quale aveva tentato di spiegargli la verità e infine chiesto scusa per tutto quanto.
I suoi occhi vitrei che guardavano il cielo senza vederlo.
Le proprie strazianti grida quando aveva capito che se n'era andato per sempre.
Suo fratello era morto per questo? Per essere poi riciclato come un pupazzo da combattimento, o ancora restare rannicchiato sul suolo e rifuggire il simbolo della stessa salvezza che nei suoi ultimi giorni di esistenza aveva tentato di afferrare?
Prima ancora di poter rendersi conto di cosa stava facendo, urlò: «Andrew, togli quel coso! Gli stai facendo del male, non lo vedi?».
Non avrebbe retto a vederlo soffrire di nuovo. Non poteva, non un'altra volta! Non sarebbe rimasto nuovamente in silenzio, a guardarlo tribolare!
Andrew, però, lo ignorò. Lo Specter era prostrato, sembrava lo avessero preso a bastonate.
Povero Misha. Fino all'ultimo sei stato manipolato da Grober. La tua è stata un'esistenza costellata di dolore e neanche ora ti viene mostrato un po' di rispetto, o concessa la pace.
Il suo odio nei confronti di Grober continuava ad aumentare a dismisura. Gli augurava tutto il male del mondo e anche oltre. Come si poteva essere così subdoli e crudeli?
Smise di farsi tutte quelle domande e si convinse a tornare da Iago e aiutarlo a fuggire. «Dobbiamo approfittarne!»
Per un attimo ebbe l'impulso di scusarsi con lui per aver trattato a quella maniera Misha, ma non dovevano dimenticare che non si trattava altro che di un cadavere privo di anima e individualità. Era solo una macabra marionetta mossa da fili invisibili. Misha era morto e morto era rimasto, solo il suo corpo era stato privato della pace.
«Andiamo, dai!»
Iago sembrava indeciso, era chiaro che l'affetto gli impediva di ragionare a mente fredda, ma non dovevano farsi trarre in inganno. C'era in ballo la loro vita!
L'Efialte lanciò un'ultimo addolorato sguardo allo Specter, poi si decise a seguire Andrew e insieme corsero lontano, sempre più lontano, e in qualche maniera riuscirono a tornare fino alla caverna senza ulteriori interruzioni.
Qualcosa, però, dentro Iago era morto per la seconda volta. Rivedere suo fratello lo aveva scosso, aveva fatto riaffiorare il dolore per la sua scomparsa, sfiorato corde nel suo animo così tese da far male alla minima sollecitazione.
Andy gli diede una mano a sedersi a terra e sistemare la schiena contro la parete rocciosa, senza badare a Frederick né al fidanzato che nel frattempo, con quel trambusto, si era svegliato e li guardava spaesato.
Rick subito corse dallo zio. «Cos'è successo?», chiese trafelato.
Iago, tuttavia, non rispose. Piangeva, piangeva e faceva quasi pensare che lo avrebbe fatto per il resto dei suoi giorni.
«Te lo spiego dopo. Ora dobbiamo aiutarlo. È ferito ed è anche grave» disse Andrew, pratico. «Da solo non ce la faccio a guarirlo, dobbiamo combinare i poteri.»
Tremava come una foglia e stentava a concentrarsi. Frederick, allora, gli strinse una spalla. «Possiamo farcela.»
Andrew annuì deglutendo e si ricordò la formula che Skyler gli aveva insegnato. Pose entrambe le mani sulla ferita di Iago e non appena Rivers fece lo stesso, dissero all'unisono: «Fèredys recèter».
Continuarono finché il bagliore della magia di tutti e due non iniziò a risplendere: una era azzurro pallido, l'altra color rubino e appena si mescolarono diedero vita a un riverbero violetto.
L'Efialte, intanto, pareva sul punto di perdere i sensi. Suo nipote gli pose una mano sul retro del capo. «Zio, resta sveglio!»
C'era da dire che quello sul suo fianco era un vero e proprio squarcio, Andy a un certo punto aveva intravisto qualcosa molto simile alle interiora tentare di fuoriuscire. Iago aveva perso molto sangue anche durante il tragitto per tornare alla caverna, non solo durante lo scontro con Misha.
Era conciato davvero male, mai visto in quello stato e non andava tralasciato lo shock dell'aver rivisto il fratello morto da anni.
Collins a sua volta cercò di farlo restare vigile. «Iago, non chiudere gli occhi! Abbiamo quasi finito!»
Intensificò il flusso magico, poi percepì un leggero tocco sulla spalla e i poteri accrescere.
Si voltò, quanto bastò a incrociare lo sguardo di Alex.
Avrebbe voluto dirgli che nelle sue condizioni non era il caso di rinunciare alle energie che gli restavano, ma quella era un'emergenza.
La luce, a quel punto, assunse un colore scuro dalle tonalità vagamente bronzee.
Un colore decisamente strano e inusuale, ma a lasciare di sasso sia Frederick che Andrew era la portata di magia che Alex stava mostrando di possedere ancora.
Tutti e due la percepivano con chiarezza scorrere dentro di loro come un torrente in piena, veloce e indomabile come un purosangue, solo per poi riversare in quel flusso luminescente che stava guarendo con una rapidità spaventosa la ferita di Iago.
Non appena gli ultimi tessuti, i più superficiali, si furono rimarginati, interruppero l'incantesimo.
Andrew avvertì con chiarezza del tremore nella mano del fidanzato, il quale pareva reggersi in piedi per miracolo.
Lo guardò con aria apprensiva. «Non avresti dovuto farlo. Potevamo farcela anche da soli.»
Alex scosse la testa e fece per dire qualcosa, ma alla fine cambiò idea e si limitò a dire: «Non è niente. Passerà».
Ritrasse le dita malferme e Andrew, capendo subito l'antifona, riuscì a riprenderlo in tempo e a sorreggerlo. «Ecco, visto? Sei veramente testardo, certe volte.»
Una cosa era più che ovvia: i poteri di Alex stavano aumentando per il semplice motivo che il suo corpo, quello che a quanto pareva era destinato a ospitare in realtà Grober, percepiva familiarità nell'ambiente di Sverthian e si stava preparando ad accogliere il suo reale possessore.
Un tutt'uno.
Più si sarebbero avvicinati alle Terre dell'Ombra sacre a quella divinità crudele e sadica, e più la situazione si sarebbe evoluta.
Si inginocchiò accanto a Lex e prima che lui potesse protestare, Andrew si recise un polso con un morso, poi accostò la ferita aperta e gocciolante di linfa cremisi. «Bevi, forza.»
La sua espressione si fece dura quando vide l'altro fare cenno di no con la testa e rifiutare qualcosa cui nessun vampiro, di solito, sapeva resistere.
«Alexander Jordan Woomingan: o ti decidi a bere, oppure te lo scordi il matrimonio non appena torneremo a casa. A te la scelta.»
Dato che faceva il testone, era costretto a usare l'artiglieria pesante.
«Non puoi ricattarmi così» replicò Alex contrariato, anche se privo del solito pessimo carattere che si infervorava non appena si toccavano certi tasti.
Quanto avrebbe dato Andrew per vederlo anche una sola volta tornare a berciare e protestare come un tempo. Gli mancavano persino le sue sceneggiate da isterico, il che la diceva lunga.
«Ti prego» lo implorò. «Mi va bene anche un sorso, ma devi nutrirti.»
Alla fine Lex si vide costretto a dargli retta e ad accontentarlo, sapendo che altrimenti sarebbero andati avanti con quella tiritera fino al prossimo millennio. Dal modo in cui risucchiò il sangue, però, si capì benissimo che lo aveva fatto solo per accontentare il compagno e non per reale necessità.
Era come se poco a poco si stesse dissociando dal proprio corpo, dimentico dei bisogni primari e dell'istinto di sopravvivenza. Non proprio un buon segno.
Frederick, nel frattempo, era rimasto con Iago e si trovava ancora accanto a lui, dopo averlo fatto stendere.
«Grazie» disse sincero ad Alex, sapendo che senza il suo aiuto ci avrebbero impiegato di più a salvare l'Efialte. L'intervento, per quanto rischioso, si era rivelato necessario.
Alexander abbozzò un sorriso lieve, dopo essersi ripulito le labbra col dorso della mano. «Per così poco! Per il vecchio gufo questo e altro, credimi!»
Andrew si decise poi a spiegare a entrambi quanto accaduto e non appena ebbe terminato, vide Frederick sul punto di svenire, talmente era pallido in volto.
Alex non era messo meglio.
«Non ho mai visto nulla del genere e non parlo solo dell'Evocazione, ma anche della reazione di Iago. Prima volta che lo vedo soffrire a quella maniera. Mi sento in colpa per aver trattato suo fratello come se fosse stato il diavolo incarnato, ma non sapevo cos'altro fare e ci avrebbe uccisi, se non avessi pensato a qualcosa.»
Fu Alex, alla fine, a dire ciò che d'altra parte tutti sospettavano là dentro: «Grober sa che siamo qui e ha mandato quello Specter per far sì che restassi da solo. Non vi vuole al mio fianco e farà di tutto per eliminarvi».
Si sentiva in colpa, responsabile per l'ennesima volta del pericolo nel quale era incorso Iago e anche del suo dolore riportato in superficie.
Sarei dovuto partire da solo. Se lo avessi fatto, ora Iago non starebbe soffrendo così. Tutto questo è solo a causa mia.
«Alex, so cosa stai pensando e ti dico che non è così» disse subito Andrew. «Non è colpa tua se quello stronzo non ha niente di meglio da fare, se non tormentare il prossimo. Non lo è neanche che Misha sia stato richiamato dalla morte come spauracchio per Iago. Tutto questo non dovrebbe accadere, è vero, ma non sta succedendo a causa tua.»
«Sai che è l'esatto contrario» replicò Lex. «Smettetela di giustificarmi e difendermi. Guardate a cosa vi ha portati farlo!» Si passò una mano sul viso. «Lo aveva detto che ve l'avrebbe fatta pagare. Continua a dirmelo da quando siamo partiti. Che io sia sveglio o meno, fa di tutto per ricordarmi che state soffrendo per colpa mia e sapete cosa? Ha ragione lui.»
Sarebbe tutto più semplice se mi limitassi a consegnarmi e chiudere qui la faccenda. Credo che lo farei, se solo non rischiassi di mandare a monte il piano con James. Lo farei, solo per non vedere quelli che amo distruggersi col solo scopo di proteggere me.
Quanto ancora avrebbero dovuto patire tutti loro?
Non riusciva nemmeno a guardare Frederick dopo aver saputo che Misha era stato richiamato dalla morte e solo per fare il lavoro sporco per conto di Grober.
Come avrebbe fatto a rivolgere di nuovo la parola a Iago? Si vergognava al solo pensiero di provarci.
Tutto in quella situazione gli sussurrava all'orecchio che la responsabilità andava attribuita soltanto a lui e, onestamente, sapeva bene di esser arrivato agli sgoccioli, a una curva molto pericolosa.
Rick si avvicinò. «No, Alex. Qualunque cosa lui possa dirti, non devi credergli. Non è colpa tua, mai lo è stata. Né tua, né di mio fratello o di chiunque altro. È Grober, lui è il colpevole, lui dovrebbe vergognarsi per essere un tale viscido serpente.»
Alex rinunciò a rispondere, a tentare di aprir loro gli occhi e fargli capire la realtà della situazione.
Ripensò alla sera in cui si era quasi tolto la vita e non poté non sospettare di aver forse percepito sin da allora che il pericolo era in agguato e, quindi, di aver solo cercato di battere sul tempo Grober.
Forse, se Skyler non fosse intervenuto, molti di loro sarebbero stati ancora vivi; forse Obyria non avrebbe versato lacrime di sangue sulle proprie macerie e i tanti, troppi innocenti che avevano perso la vita; magari l'Oltrespecchio sarebbe stato ancora in mano a re Petya e gli Efialti mai avrebbero dovuto subire l'ennesima persecuzione.
Quante cose si sarebbero potute evitare, rinunciando solo a un'unica e insignificante vita.
Davvero la sua era valsa quella di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti? Era fino a tal punto importante da giustificare tutta quella violenza, quello strazio? Ne dubitava.
Il solo verso il quale provava odio e rancore era se stesso. Delle tante cose che avrebbe potuto fare per risparmiare a tutti quelle sofferenze, non era riuscito a farne neanche una.
Andrew lo guardò con una tale intensità da fargli credere che gli stesse leggendo nella mente.
«Per quanto mi riguarda, per te sarei disposto a mettere a ferro e fuoco il mondo intero. È vero, è una situazione pesante questa, ma non credere neanche per un secondo che preoccuparmi per te, aiutarti, starti vicino e cercare di ricordarti che sei ancora vivo e tale devi restare, sia per me un peso. Non osare neanche immaginarlo, Alex, perché allora significherebbe solo che non hai la più pallida idea di cosa farei per te, dell'amore che provo per te.»
Dal tono parve un rimprovero, ma in realtà gli faceva male sentire certi discorsi e avere una mezza idea di quel che gli stava passando per la testa.
«Non puoi capire quanto dolore provi ogni singolo giorno nel vederti gettare poco a poco la spugna. No, non dire che non è così, perché è questo che stai facendo! Lo fai e intanto, però, ti permetti di protestare, di guardarmi male se minaccio di sciogliere il fidanzamento, se non mi fai il santo piacere di nutrirti e pensare anche un po' a te stesso, prima ancora che agli altri! Lo sai come mi sento io, dimmi?»
Alex gli scoccò un'occhiata risentita. Quelle parole avevano fatto male, per quanto sincere e veritiere.
«Il mio eroe!» commentò con una punta di amaro sarcasmo, poi si rimise su e nonostante il passo malfermo si diresse all'uscita della caverna.
Andrew scattò in piedi a sua volta. «E ora dove vai, me lo spieghi?»
L'altro non rispose.
«Alex, non provare a uscire da qui, mi hai sentito?»
Fu come se avesse innescato una bomba nucleare: Lex si voltò, gli occhi di colpo dardeggianti e pieni di avversione. «Altrimenti cosa fai? Mi sbatti di nuovo al muro e mi strangoli, stavolta per davvero? Sai che ti dico? Mi faresti solo un favore! Fallo, avanti!»
Andrew, però, non si mosse e si limitò a fissarlo come se lo avesse schiaffeggiato. Annuì. «Bene, a quanto pare facciamo dei passi indietro.» Si avvicinò. «Non ti scomodare. Sono io a togliere per un po' il disturbo.»
Rick li raggiunse. «Adesso calmatevi, per favore» li pregò.
«Io sono calmissimo» rimbeccò Collins, quasi in un sibilo. Pur sapendo che forse c'era di nuovo lo zampino di Grober nel cambio repentino di umore di Alex, anche lui aveva dei limiti e la sua pazienza era stata fin troppo stiracchiata. «Avevamo detto di non parlarne più, di ricominciare da zero! Sei stato tu a dirlo per primo e adesso vieni qui e mi riversi di nuovo addosso quella storia!»
«E tu, allora, parli come se fossi il solo a passare l'inferno!» gli gridò contro Alex. «Credimi, Andrew, non hai la più pallida idea di che cosa sia il vero inferno!»
«Ti ho solo chiesto di lottare!»
«Cosa credi stia facendo?»
«Il contrario, ecco cosa!»
Frederick non poté non pensare che avessero perso completamente il senno. «Ora basta, smettetela!»
«È lui che deve smetterla!» berciò Andrew, indicando il fidanzato. «Hai sentito anche tu cos'ha detto e meno male che almeno i pensieri non possiamo ascoltarli! Pensa che... Alex! Alex, torna qui!»
Lo seguì, dato che l'altro aveva approfittato della sua disattenzione per tirar dritto e uscire.
«Dove stai andando?»
Alex si fermò. «Proseguo il viaggio e intendo farlo da solo. Ti basta?» Non appena lo sentì avvicinarsi, si voltò e fece dei passi indietro, così da mettere ancora più distanza tra di loro. «Non ho intenzione di far rischiare ancora una volta la vita a voi. Ci abbiamo provato e abbiamo fallito, perciò è meglio che continui per conto mio. Quando vedranno me, rilasceranno Kyran. In fin dei conti è solo questo che vogliono e io sono stufo di vedere gli altri morire, di sopravvivere a tutti come se lo meritassi più di loro, quando invece non è così ed è tutto ingiusto! Questa storia non finirà bene in ogni caso, Andrew! Voi non riuscite a vederlo, a capirlo, ma io sì e dico basta a tutto quanto!»
Andrew lo guardò e sperò che fosse solo uno scherzo. «Non farmi questo. Non puoi farlo, Alex!»
L'altro sospirò. «È come se stessi morendo una seconda volta. Lui si sta prendendo tutto di me, pezzo dopo pezzo. È come se una belva famelica mi stesse strappando pezzi di carne un po' alla volta. Di me non resterà più niente, prima o poi. Niente.» Il tono di voce sfinito e disperato la diceva lunga sul suo stato di prostrazione mentale e fisica. «Mi impedisce di riposare, di nutrirmi, di pensare liberamente! Non sono più padrone di questo maledetto corpo e non appena di me non resterà che cenere, lui si prenderà tutto quanto e lo farà solo dopo che avrà distrutto tutto quello a cui tengo! Non posso permetterlo, Andrew! Non sarò di nuovo egoista come sono stato ogni singolo istante della mia dannata vita! Che si prenda pure me, a me basta che lasci stare voi!»
Andy non sapeva se considerarlo di nuovo fuori di sé o meno. «A quel punto non rimarrà davvero nessuno! Non pensi a Skyler, a tutti gli altri? Le loro vite sono collegate alla tua! Se muori tu, moriranno anche loro! È questo che vuoi?»
«Non succederà» rimbeccò sfiancato Alexander.
Drew sospirò e lo raggiunse. «Va bene, mi scuso per prima. Ho esagerato, lo so, ma adesso ti prego... torna dentro. Di questo possiamo parlarne anche all'asciutto.»
«Non trattarmi come se fossi pazzo» singhiozzò l'altro. «Perché non riesci a capirmi? Perché non mi ascolti?»
Nel frattempo, però, Andrew finalmente era riuscito a farlo tornare indietro, di nuovo al riparo.
Forse ha ragione. Forse è vero: non posso capire cosa prova.
Quella storia li stava distruggendo entrambi, sia come singole persone, sia come coppia. Tutto si stava sgretolando sotto il peso sempre più soffocante di tante, troppe responsabilità.
Aveva il sospetto che Alex stava cercando di dirgli qualcosa, di lasciargli un messaggio fra le righe, ma lui non riusciva proprio a coglierlo, diviso fra il pensare che le pressioni di Grober lo stessero facendo sragionare e la convinzione che, in realtà, non ci fosse nulla da capire, nessun messaggio nascosto da decifrare.
Eppure sembrava così sicuro tutte le volte che tornavano sull'argomento dei sigilli, così certo che in caso di fallimento nessun rischio sarebbe stato corso dagli altri Portatori. Aveva forse a che fare con l'accordo misterioso stabilito con James?
«Se non riesco a capire, aiutami a farlo» disse alla fine. «Parlami, Alex.»
Lo vide avvicinarsi a Iago e afferrargli delicatamente una mano.
«Che fai?»
«Ha bisogno di forze. Gli sto cedendo un po' delle mie.» Il tono gelido con il quale Alexander rispose colpì Andrew in pieno petto, ma quest'ultimo scelse di non dire altro e di lasciar perdere.
Magari era lui a sbagliare. Forse, sotto sotto, da quando Iago era stato sincero con lui e aveva confessato di provare qualcosa per Alex, era lui ad avere l'irrazionale paura di essere messo da parte.
Lex non aveva mai mostrato alcun interesse per Iago in quel senso, tuttavia Andy iniziava a credere di aver sbagliato con lui su tutti i fronti, sin dal principio. Per quanto si fosse arrabbiato un bel po' quando l'Efialte, forse non facendocela più a fingere, a celare tale fardello, aveva detto la verità, iniziava a pensare di essere lui e lui soltanto la causa dell'infelicità di Alex. Soffriva e Andrew, malgrado gli sforzi, non riusciva a confortarlo, a dargli la forza di resistere e lottare. L'amore a volte non bastava, non sarebbe bastato a proteggere Alex da Grober e Andrew se ne stava rendendo purtroppo conto.
Magari con lui saresti stato più felice. Forse lui avrebbe saputo proteggerti meglio di quanto abbia tentato di fare io.
Quella missione non aveva dato altri frutti se non portare in superficie le lacune che ognuno di loro si trascinava dietro.
Pareva quasi che su tutti loro stesse calando un pesante e nero sipario.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top