[Κεφάλαιο 8]





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30 marzo 1998



Quella notte Sandie non dormì, la sera dopo sarebbe andata da lui, e avrebbero terminato ciò che avevano interrotto.

Guardava il soffitto, provò a chiudere gli occhi con i metodi più infantili e perspicaci, come ad esempio contare le pecore. Cercò ogni modo di addormentarsi, ma l'entusiasmo le privava del sonno, e per una settimana intera non faceva altro che sognare le mani di Michael sul suo corpo.

Quel bacio, quelle carezze, le aveva sognate per anni, era passato tanto tempo da quando si erano toccati l'ultima volta, e una volta ritrovati l'attrazione divenne così forte da cedere il loro controllo.
Era drogata, ubriaca di lui. Entrambi erano ubriachi di loro stessi, e sarebbe stata pronta ad accoglierlo dentro di lei con l'amore e la passione di esattamente quattro anni fa. Niente sarebbe cambiato.

Era eccitata, emozionata, e sapeva bene che era tutto un errore, anzi, li sapevano entrambi.
Da troppo poco si erano ritrovati, ma la chimica li aveva presi in sopravvento, non era programmata, e non potevano resistere né tantomeno farne a meno dell'uno e dell'altro.

Avevano il terribile bisogno di essere uniti, di lasciar parlare ai loro corpi, cominciando con le spinte, le carezze e le reazioni fisiche, comunicando a quei giovani ormai adulti, di quanto si erano mancati.

Il fare l'amore era una delle cose più belle che una coppia potesse fare.
Talvolta, le emozioni, mentre lo si faceva, prendevano in sopravvento la situazione, fino a commuovere i partner dell'atto che stavano compiendo.

Quante volte desideriamo essere una di quelle coppie che fanno l'amore invece di fare sesso?
Non ci deve essere solo il piacere in un rapporto sessuale, ma anche l'amore.
L'amore verso quella persona di cui non si stanca mai di avere accanto.
Di cui daresti tutta te stessa o te stesso per quella persona.
Consumarsi fino a non rimanere niente.
Niente dentro di te, niente.
Nemmeno una goccia di sangue.
Essere consumati per amore, era una dolce tortura, ma poteva essere anche la condanna a morte di una persona.

Nel caso di Michael e Sandie, avrebbero usato la sessualità per averne un disperato bisogno di attaccarsi, si volevano a vicenda, nonostante i loro i sentimenti, entrambi volevano metterli da parte e seguire il loro istinto.

C'erano tanti modi di comunicazione, ma quello del corpo era il più potente di qualsiasi altro mezzo.

Erano stati insieme per tanto tempo, amati disperatamente, e la distanza aveva dato il  permesso di riunirsi, cominciando dal principio, ovvero dalla chimica.
Era come se stessero riprovando a innamorarsi di nuovo, per la prima tutta.

Fu tutto un deja-vù

Sandie si alzò dal letto, completamente nervosa, andò in giardino a fumare una sigaretta con la speranza che la tensione si placasse, ma niente da fare.

Sapeva molto bene a ciò che andava incontro ma non le diede troppa importanza.
Aveva aspettato tanto tempo, ed era l'ora di parlare sul serio.

D'altro canto, Michael guardò la luna, posò il mento sui palmi, i gomiti poggiati sul parapetto, con occhi sognanti, aveva ancora il suo dolce sapore tra le labbra e la sua lingua.
Passò una mano sul collo, chiudendo gli occhi, le sentiva, le sentiva ancora quelle bellissime labbra che aveva sognato per anni, e finalmente le aveva riassaggiate, assaporate, gustate come se fosse il prelibato dei dolci, come lo era tutto il suo corpo.

L'avrebbe rivista, e avrebbero lasciato parlare ai corpi, perché sembrava strano, ma anche i corpi potevano comunicare le proprie emozioni.
Fare sesso, e fare l'amore, era una forma di comunicazione.

Avevano così tanto da dire.

Michael improvvisamente gli venne un ispirazione per una poesia, ritornò in camera prese carta e penna e cominciò a scrivere.

Le tue labbra sulle mie
Parlano d'amore
I nostri corpi incastrati
Parlano di lussuria
I tuoi occhi che incontrano i miei
Parlano al posto della voce
Di bisogno e affetto
Per tanto tempo siamo stati lontani
Ed è ora che ritorniamo a parlare
Ma non in maniera verbale
Ma fisica
Lasciamo che siano i nostri corpi a comunicare
A comunicare ciò che abbiamo bisogno
Essere uniti
Come lo siamo stati quando eravamo giovani e pieni di vita
Anche tutta la notte se è necessario
L'importante è che parlino
La voce non basta a risolvere i problemi
Ti voglio
Ti voglio con me
Nel mio letto
Nel mio cuore
E nella mia vita
Ti rivoglio come la stellina che illuminava la mia vita
Illuminando le parti più buie di me
Ancora e ancora
Ti amo ancora
E lo leggo nei tuoi occhi chiari come il prato
Che provi lo stesso anche per me
Perciò
Abbandonati a me
Lasciati andare
Permettermi di affondare dentro di te
Di danzare insieme
Creando rumori
Unendoci a ciò che ci spetta
E amarti
Amarti come la prima volta
Consumiamoci come abbiamo sempre fatto
Con la differenza che stavolta
Siamo più adulti e consapevoli di noi stessi
Ahimè, non siamo più ragazzini
Ma lo saremo sempre finché sarei sempre con me
Possiamo invecchiare, ma lo spirito rimane giovane e immortale.
E tu, sei la mia anima immortale

Era perso.
Era perso di lei.
Perso nei suoi capelli corvini.
Perso nei suoi grandi occhi verdi.
Perso nella sua anima spezzata.
Perso nella sua imperfezione.
Perso nella sua bellezza maturata.
E perso nella sua luminosità capace di guidare la vita di chiunque essere umano che le stava intorno.

L'amava ancora.
Sarebbe stata l'unica donna che avrebbe amato fino al suo ultimo respiro.
Egli bramava il desiderio di possederla, di averla con sé, di baciarla, di piangere con lei, di arrabbiarsi, e di unirsi.

Sandie Vrachnos, rappresentava la felicità e la serenità, che Michael non aveva avuto per tanto tempo.
Lei, era la cura dai suoi malori interiori.
Era molto di più di una donna.
Era tutto.




Quella sera

Ore 7.34 p.m

Sandie da poco arrivata in camera con solo un lungo asciugano bianco di spugna che le copriva il corpo, aprì il cassetto per trovare l'intimo che cercava.
Teneva stretto con una mano la chiusura dell'ascugamano al petto.

Aveva i capelli bagnati, già pettinati, rilasciavano un odore di buono, dello shampoo che aveva utilizzato e di un olio apposita per i capelli che lì rendeva più morbidi e luminosi.

L'odore era vaniglia.
I suoi capelli profumavano di vaniglia.
Il suo odore per eccellenza.

«Skatá/Merda, ma dove l'ho messo?» si domandò a bassa voce, a Londra aveva comprato tanti di quei completi intimi che li aveva sparpagliati assieme di quelli che aveva già.

Sospirò irritata, le veniva voglia di urlare quando non trovava una cosa che cercava, quando finalmente trovò l'intimo che cercava.

Era di pizzo.
Bianco perlato.

Il bianco era il colore dell'innocenza, ma il pizzo ribaltava il significato originario del colore.
Era il misto perfetto.
Purezza e seduzione messe insieme.
E Sandie lo era.

Ma quell'intimo era ingannevole.
La particolarità di quel completo era lo slip, era aperto proprio nel posto dove si trovavano le grandi labbra, quindi sotto era praticamente scoperta.
Si morse il labbro completamente eccitata a quel completo, da una parte pensò che era troppo, ma dall'altra pensò che era l'occasione giusta per usarlo.

Così, stando attenta a non dislicare il nodo dell'asciugamano, mise lo slip, poi si liberò dell'asciugamano e mise il reggiseno di pizzo.

Si guardò allo specchio.
Era bellissima con quell'intimo, il bianco perlato era uno dei colori che le risalvavano di più il corpo.

Improvvisamente pensò a quando era ancora una ragazzina, priva di rapporti sessuali, con un sorriso innocente.
Era così piccola, curiosa nel mondo sessuale che mai si sarebbe immaginata che le sarebbe piaciuto tanto.
E questo perché aveva avuto uomini dotati nella sfera relazionale.
Ma da una parte, le mancava quella Sandie così sorridente, piena di vita, ancora pura, piccola.

Sentiva di non esserlo più già da tempo.
Perché quella Sandie non c'era più.
Era morta.
Era stata ammazzata con il tempo, dalle disgrazie e dalle delusioni.
Ma sorrise, sorrise perché cercò in quel momento di essere serena.
Infondo quella donna, meritava di essere serena dopo tante lacrime.
Meritava pace.
E senza rendersene conto, l'aveva già trovata.

Michael era nella sua villa a Beverly hills, il luogo d'incontro, era in salotto e stava chiudendo i bottoni delle maniche della camicia nera.

Era vestito in un modo semplice.
Camicia nera con jeans abbinati.
I capelli raccolti nella sua classica e iconica coda bassa, non li voleva sciolti, si sentiva più a suo agio con i capelli legati. In tal caso, se Sandie li avrebbe voluti sciogliere, avrebbe concesso quel semplice desiderio.

La villa illuminava di luci leggere, tranne la tv che era spenta, ma c'era una radio accesa che trasmetteva canzoni di ogni genere musicale, anche quello classico.

Era leggermente spaventato.
Spaventato perché temeva che Sandie dopo quello che avrebbero fatto si sarebbero distaccati o pentiti.
Era troppo presto.
Ma sapeva quello che stava facendo.
Lo sapeva perfettamente.

Si sedette sul divano, e posò i gomiti sulle ginocchia, la testa abbassata e la mano sul mento con aria pensierosa.

E se tutto fosse uno sbaglio?
E se lei non mi ama più invece?
Io la amo.
La amo ancora.
Ma se, se deludessi le sue aspettative?

Nel suo animo era ancora bambino, timido e impacciato, le paranoie mentali non mancarono mai nella sua mente.
Aveva paura di non essere più quello di prima.
Aveva paura che sarebbe svanita la chimica.
Che sarebbero tornati estranei.

Ma quello che non sapeva, e che quella notte li avrebbe fatti unire ancora di più.




[...]





Stellina guidava seneranente tra le strade di Beverly hills, e non era cambiata per niente durante la sua assenza.

Vedeva le vetrate dei negozi di lusso, i fast food, i parchi, le biblioteche dove andava a studiare per gli esami.

Ma il colpo di grazia fu quando passò dinnanzi al suo palazzo dove lei abitava insieme a Nicole anni prima.

L'avevano ristrutturato.

Era diventato molto più bello e moderno.

Fermò la macchina e dalla finestra del suo vecchio appartamento vide una donna con un bambino in braccio, poteva avere intorno ai sei mesi, lo coccolava e lo dondolava tra le sue braccia.
Probabilmente gli stava cantando una ninna nanna per farlo addormentare.
Poi vide una terza figura avvicinare a lei, era un uomo, il compagno della donna, oppure il marito.

In realtà erano una coppia di sposi, con un bambino venuto al mondo da poco, erano giovani, potevano avere minimo ventotto anni l'uno.
In procinto al futuro.
E si amavano da morire.

Sandie vide quella coppia unirsi in un dolce bacio mentre la donna aveva tra le braccia il piccoletto.
Vedendo quella scena si lasciò scappare una lacrima, e si rivide all'età di venticinque anni, insieme a Michael.

Si rivide quella ragazzina, dove lui la coccolava da dietro, riempiendola di baci e amore, dinnanzi a quella finestra proprio come stavano facendo quella coppia.

Emise un sospiro nostalgico, un po' era pentita di aver venduto quell'appartamento, aveva i ricordi più belli della sua giovinezza, ma vedendo che era stato affidato a una coppia con un bambino, le fece rincuorare l'anima.

Spero che questo appartamento vi crei gioiosi e bellissimi ricordi.
Amatevi
Scopritevi
Crescete insieme, con il vostro bambino.
Vi auguro una felicità immensa
Vi capiranno di avere litigi
Ma cercate sempre di essere più forti di prima
Ho un pezzo di cuore in quella casa
Tenetelo per voi
Vivete
Siate sempre felici
Come lo sono stata io in quella piccola dimora negli anni giovanili con mia sorella.
Avete il mio ricordo più bello
Tenetelo con cura per favore


Ella posò lo sguardo sul volante, girò la chiave della macchina per azionare il motore, diede un ultimo sguardo a quella finestra, al suo appartamento.
Ma poi, guardò il cielo, e una stella brillava proprio al di sopra di quell'appartamento.
Sorrideva.
Perché sapeva perfettamente chi era.
Oltre ai suoi genitori, c'era un ragazzo che aveva frequentato con tanta felicità quel luogo in cui Sandie chiamava casa.

Era Ethan.

Mise un dito sotto l'occhio per catturare la lacrima che stava sporgendo, e mise in partenza, salutando con nostalgia quella via che per lei era stata più che una casa.
Era stata lì, negli anni giovanili, era cresciuta ed era poco più una ragazzina quando atterrò in America dalla Grecia.

Quante cose erano cambiate da lì.
Ma soprattutto, la sua vita era cambiata.
Una svolta completa.

Chi se lo sarebbe mai aspettato?

Parcheggiò la macchina nel vialletto della dimora, si incamminò verso l'ingresso, bussò il campanello una volta e attese che Michael aprisse la porta.

Udì del passi, poi la porta aprirsi, e lo vide.
Sandie rimase leggermente a bocca aperta quando vide il cantante di fronte a sé, le guance divennero paonazze. Era talmente bello che le veniva voglia di saltargli addosso e baciarlo.

Egli la guardò per qualche minuto, perdendosi in una bellezza eterea, gli veniva da piangere ogni volta che la guardava.
Era così bella da togliere il fiato.

Sorrisero imbarazzati, si dissero un semplice ciao, e Michael si spostò di lato per farla entrare in casa.
Ella entrò, con il manico della borsa tra le mani, curiosando come una bambina.
Michael chiuse la porta e si mise dietro di lei.

Le prese delicatamente il polso, la fece girare dalla sua parte e le sfiorò le labbra con delicatezza posando il pollice e l'indice nel mento della ragazza.
Ella si lasciò sfuggire il lieve sospiro e si staccarono, si grattò il naso imbarazzata e lui ridacchiò per le stesse emozioni che stava provando la sua ex fidanzata.

«Uhm ... forse sono stato precipitoso, perdonami, io.» si interruppe, non riusciva a parlare, era troppo imbarazzato, aveva così paura di sbagliare e di vederla andare via che voleva sotterrarsi.

Sandie capì il disagio dell'uomo e gli sfiorò la mano con dolcezza.
«Va tutto bene, é tutto okay Michael.» gli diede un bacio a stampo sulle labbra per farlo sentire a suo agio, poi gli diede una carezza alla guancia.

«Sei bellissima.» mormorò diretto, stellina sorrise.
«Sei bellissimo.» disse lei a sua volta con il cuore a mille.

Lui si sgranchì la gola e la portò in cucina verso la penisola.
«Mi sono fatto preparare qualche cocktail, tranquilla, c'è solo un po' di vodka, ma non si sente neanche, é molto fruttato.» disse porgendole il bicchiere, sorrise e prese la bevanda.
«Grazie.» disse, e il cantante afferrò anch'egli il drink «Allora ... a cosa brindiamo?» domandò stellina.

A te stellina.

Michael si grattò lo zigomo pensieroso «Brindiamo a noi, con la speranza di ritrovarci.» i due fecero avvicinare i bicchieri facendoli tintinnare.
Poi bevvero un sorso, Sandie notò dietro di lui delle patatine fritte e alzò le sopracciglia.
«Oh, perdonami, c'è anche un po' di cibo, sai, non fa bene bere l'alcol senza mangiare qualcosa.» Sandie dai suoi atteggiamenti notò la sua purezza, la sua timidezza, non era cambiato sotto questo punto di vista.

Era così puro.
Era sempre stato puro.
Avrebbe voluto avvolgerlo nelle sue braccia, proteggerlo da questo mondo, dirgli che c'era lei al suo fianco, che nessuno poteva fargli del male.
Ma lui, era molto più grande del mondo stesso, e lei, nonostante la sua grandezza, voleva tenerlo al sicuro tenendolo stretto a sé.

Sandie prese una patatina e la portò in bocca per masticarla, e gustarla.
«Che buone.» disse, poi ne rubò un'altra.
«Ehi, lasciane pure a me.» ribadì con un finto tono capriccioso, ella in risposta gli fece la linguaccia e bevve un sorso di drink.
Ridacchiarono come ragazzini.

«Come stai?» gli chiese.
«Oh bene, e tu?»
«Bene, e Prince?»
«Lui sta bene, é con Debbie a Neverland, e il lavoro tutto bene?»
«Si, tutto bene, al solito.»
«Chloè?» chiese interessato sedendosi su uno sgabello vicino alla penisola della cucina.
«Tutto bene, la piccolina sta bene, é casa con Nicole, sai, da quando ci siamo visti non fa altro che chiedere di te. Desidera tanto rivederti.» il cuore di Michael si sciolse come un gelato sotto al sole immaginando la piccolina chiedere con tono supplicante alla mamma di vederlo.
«Lo sai bene che può venire quando vuole, Neverland é sempre aperta per lei.» prese una pausa di pochi secondi «E naturalmente anche per te, stellina.» ella lo fulminò con lo sguardo a quel nomignolo, egli si bevve un sorso di bevanda leggermente alcolica senza smettere di guardarla negli occhi.
Lo avevano capito.
Anche dallo sguardo.
Gli occhi stavano facendo i preliminari non appena incontrarono i loro rispettivi colori.
Continuarono a parlare lasciando che il contatto visivo faccia il suo lavoro.
«Sai Michael, quello che é successo l'altra volta é-»
«Non ti é piaciuto vero?» interruppe domandando con filo di paura.
«No no, non intendo questo.» Michael posò il bicchiere sulla penisola di marmo, e guardò un punto fisso con aria triste «Ehi, Michael, guardami.» gli fece portare il viso sulla sua parte e i suoi occhi erano lucidi, stava per piangere.
Si lasciò cadere una lacrima pur contro la sua volontà.
«Non volevo metterti in difficoltà, ma io ... ma io non ce l'ho fatta, ho ceduto, nonostante il controllo. Ti volevo disperatamente nelle mie labbra e toccarti, e ancora adesso voglio farlo. Voglio toccarti, voglio farti mia, voglio baciarti, voglio abbracciarti, voglio stare con te.
Ma solo se tu lo permetti, io l'ultima cosa che voglio fare é farti stare male, ferirti, e metterti in difficoltà.» nella sua voce c'era tanto sentimento, essa era leggermente incrinata, aveva paura, aveva troppa paura di ferirla, perché si sentiva responsabile per come l'aveva ridotta. Non se lo sarebbe mai perdonato a se stesso per il dolore che le aveva causato, piuttosto si sarebbe tagliato le vene che vederla soffrire.

Ma Sandie comprese la sua paura e gli diede un dolce bacio sulle labbra.
«Siamo nella stessa barca Michael, ho ceduto anch'io. Siamo pari, anche io ti volevo disperatamente nelle mie labbra, e di toccarti. Adesso però sono qui per stare con te, e per unirci. Abbiamo parlato abbastanza Michael.» ella gli prese la mano e la posò sul suo collo, e lui si fece trasportare dal contatto, accarezzandola  con la punta delle dita «Adesso tocca ai nostri corpi, lasciamoli parlare, noi non dobbiamo fare altro che stare zitti e.» si avvicinò al suo occhio per sussurrare solo una parola «Godere.» disse «Godiamo insieme Michael, riprendiamo da dove eravamo interrotti.» gli baciò lo zigomo passando leggermente la punta della lingua, egli si lasciò scappare un gemito, Sandie continuò «Possiedimi, fammi tua, non hai idea di quanto abbia desiderato avere le tue mani su di me, la tua bocca sui miei posti proibiti, e le tue labbra per tutto il mio corpo. Fallo Michael, tu mi vuoi vero?» a quella domanda Michael fece fermare quella piccola tortura, le prese la nuca e la guardò dritta negli occhi passando la lingua sulle labbra.

«Ti voglio, ti ho sempre voluta. Stasera non potremo fare a meno di noi, ricorderai questa notte come la notte più bella che tu abbia mai trascorso. E cazzo Sandie, godrai, Dio se godrai. Non mi fermerò al primo round, ci fermeremo quando non ne avremo abbastanza, anche per tutta la notte se é necessario.» lei ridacchiò mordendo il labbro inferiore.
«Molto bene Michael, che la serata abbia inizio.»

I due unirono le labbra in un bacio passionale, le lingue si toccarono con bramosia, le mani di Michael toccarono i fianchi della donna coperti dal tessuto del vestito, palpandoli in segno di desiderio.
Gemettero a quel bacio, erano ubriachi, ma non a causa del cocktail che avevano bevuto, erano ubriachi di loro, insieme formavano la droga più potente al mondo, l'eroina veniva classificata all'ultimo posto.

Michael l'adagiò al muro, non smettendola di baciare, le fece piano piano aprire le gambe, si posizionò tra di esse e iniziò a muovere il bacino tra di essere, facendo sfiorare le loro parti intime seppur coperte dai vestiti.
Sandie gemette quando il membro teso di lui colpì la sua parte intima, chiuse gli occhi e le scosse elettriche che accolse il ventre furono tese, volente, ma piacevoli da impazzire.

«Cazzo Michael.» sussurrò la ragazza.
«Sshhh.» Michael scese le labbra verso la mascella, poi fino al collo, con la punta della lingua leccò il lato sinistro con sensualità, facendo gemere stellina «Hai detto di lasciar parlare i nostri corpi, ebbene, lasciamo che parlino, noi dobbiamo stare zitti. Infondo lo hai detto di, abbiamo già parlato abbastanza. Adesso stai buona, e lasciati toccare.» lei scosse la testa.
«Stendimi in un letto, spogliami, e poi fammi quello che vuoi.» lui allora la prese in braccio, e la portò al piano di sopra dove c'era la camera da letto, la posizionò lungo il letto, facendola distendere, le tolse il vestito e l'ammirò per un secondo vedendola in quel bellissimo completo di pizzo bianco perla.
Quando le fece aprire le gambe spalancò gli occhi, la mutanda era aperta in mezzo alle grandi labbra, perfette, rosate, e quando Michael posò le dita sull'intimità di lei era bagnata, calda, pulsante.
Percepiva il forte desiderio di essere scopata da lui. Ritraé le dita con un sorriso, annuendo con il capo.

Successivamente alzò due dita, l'indice e il medio, e li abbassò verso la sua fessura, il suo orifizio dove avrebbe accolto quelle dita e lui stesso.

Le dita entrarono piano piano dentro di lei, e la sentì stringere tra di essere, iniziando a muoverle avanti e indietro, con il pollice stuzzicò il bottone sensibile della donna facendola urlare dal piacere.
La vide muovere la testa di lato, a volte alzarla all'indietro, stringere il lenzuolo color rosso fuoco con le mani chiuse in un pugno, muovendo leggermente il bacino.
Vide le sue espressioni in preda alla lussuria, le guance rosse e i capelli piano piano scompigliarsi.
«Oh mio Dio.» mormorò la donna tra i gemiti, ma lui non voleva solo lavorare con le dita.
Voleva assaggiarla.
Assaporarla.
Sentire il suo sapore d'eccitazione tra le labbra, tra la sua lingua.

Continuò per qualche minuto con le dita, fino a che non le fece uscire, Sandie si lamentò con un gemito dotato da una stonatura, ma quando vide Michael chinare il capo tra le gambe capì tutto.
La lingua di Michael accarezzò le grandi labbra della ragazza, assaggiando quella parte proibita del suo corpo.
Una parte di cui si era drogato per anni.
Una parte di cui non poteva farne a meno.
Una parte che aveva sempre amato e trattato con rispetto.

Un urlo di piacere fece eco nella stanza, Michael posizionò la mano sulla coscia, accarezzandola, mentre la lingua leccava ogni parte di quella parte bagnata e pulsante solo per lui.
Quando Sandie mosse il bacino di troppo, egli diede un colpo sulla coscia come segno di protesta.
«Ferma.» sibilò con voce profonda, il che udendo quella voce la fece bagnare ancora di più.
Ella stette zitta, non proferì parola, poteva avvertire la lingua calda di Michael leccare la sua intimità, andando in escandescenza, impazzendo con la voglia di possederlo sempre di più.
Non voleva solo dei preliminari, voleva sentirlo dentro di lei, accogliendolo come aveva sempre fatto.

Il membro di Michael sembrava di esplodere dal tessuto dei jeans, non c'è la faceva più, e per calmare la tensione, mise una mano su quel punto con la speranza di calmare la sua eccitazione, ma che al posto di placarla aumentò ancora di più.

Poco dopo Sandie venne con un forte gemito, e Michael leccò ogni goccia che fuori usciva dalla vulva, non lasciando ogni traccia di lei.
Sandie gli prese il viso e lo bacio con ardore, potendo non solo assaporare il dolce sapore della sua lingua, ma anche il sapore della sua stessa eccitazione.
Era tutto sporco.
Ma il cervello era il blackout, lo era dall'inizio della serata.

Erano impazziti.
Ma era una piacevole pazzia di cui avrebbero ricordato per sempre.

Sandie a quel punto fece ribaltare la posizione, fece distendere Michael, gli sbottonò la camicia piano piano, bottone per bottone, lasciando qualche bacio nel petto non appena lo vide scoperto.
Egli sapeva la sua mossa e aspettò.
Di fatti, quando Sandie abbassò la zip dei jeans egli emise un sospiro, dai boxer tirò fuori il membro. Lungo, pulsante, largo, pieno di vene.
Sandie diede un bacio al pube fino alla lunghezza del membro, ma non perse tempo nei baci che lo avvolse per quasi la metà all'interno della sua bocca.

Michael emise un gemito, chiuse gli occhi, mentre la bocca di Sandie gli invase di piacere, mise una mano sulla nuca cercando di guidarla.
Ma lei era perfettamente diventata esperta nel campo sessuale.
Non si vergognava per niente, anzi, adorava donare piacere al proprio uomo, le era sempre piaciuto e Michael lo percepì.
«Sandie, mio Dio.» mormorò tra i gemiti, accarezzandole i capelli mentre lei faceva su e giù con la testa leccando ogni centimetro della sua di parte proibita.
Sentendo i gemiti di Michael, stellina si eccitò di nuovo, se c'era una cosa che la faceva dannatamente eccitare erano proprio i gemiti di Michael.
La eccitavano da morire, e chiuse le gambe, Michael ridacchiò perché capì il motivo.

Sandie tolse il membro dalla bocca, e leccò tutta la lunghezza, arrivando a succhiare i testicoli, Michael a quel contatto alzò gli occhi al cielo, e li chiusi non smettendo di gemere, perduto da un piacere immenso la quale era stupendo, e che da tanto non percepiva.
Un piacere forte.
Intenso.
Pieno di cupidigia.

Quando Sandie passò di nuovo sulla sua lunghezza passò la lingua sul glande, succhiandolo, premendolo a pieno con le labbra.
Fu lì che Michael dopo qualche secondo venne in un gemito, stringendole i capelli neri.

Sandie in quel caso, come aveva fatto anche lui, leccò ogni goccia di lui che fuori uscì dal suo membro, non perse l'occasione di assaporarlo come lui aveva fatto con lei.
E mentre lo faceva si toccò il seno con le gambe completamente chiuse.

Alzò il busto, e passò l'indice sulle labbra per pulire quella minuscola parte bianca di cui era rimasta tra di esse, poi posò le mani dietro alle schiena per togliere il reggiseno, egli la fermò e fu lui, a togliere il reggiseno dello stesso colore delle mutande, le tolse pure quelle, e finalmente dopo quattro anni la vide nuda, priva di vestiti.

Si prese qualche minuto per guardarla.
Sembrava fiorita.
Il suo corpo era diventato più bello, più formoso, il seno perfettamente tondo, con una taglia abbondante, intravedendo quei bellissimi capezzoli rosa turgidi in preda dell'eccitazione.

Fu il turno di Michael, ella gli tolse la camicia e i pantaloni assieme ai boxer.
Lo vide nudo, e anche lei si prese del tempo per guardarlo, era rimasto lo stesso. Non era cambiato niente, se non mutato, e adulto.
Era bellissimo.
Meraviglioso.
Sembrava irreale talmente che era bello lui e il suo corpo.

Michael le afferro le spalle e la fece stendere sul letto, si posizionò tra le sue gambe, e non appena le intimità scoperte si sfiorano sospirarono di piacere.
Sandie gli sciolse i capelli buttando l'elastico nero per terra.
Lui accennò una piccola risata.
«Lo sai bene che li adoro sciolti.» gli fece notare.
«L'avevo fatto apposta, per farli sciogliere da te.» posizionò le mani sui fianchi e prese un bel respiro.

Ci siamo pensarono entrambi.

Era arrivato il momento.
Il vero contatto fisico.
Il vero contatto sessuale.

Michael con una spinta diretta entro dentro di lei, e quello che avvertì era un piacevole calore.
Erano stati lontani per quattro anni, con la negazione di toccarsi, di unirsi.
E dopo quegli anni di distanza, finalmente si erano congiunti.

Michael allontanò di qualche centimetro, fino a spingere di nuovo, strinse i denti e gemette, mentre Sandie si aggrappò alle spalle di lui gemendo assieme a lei.

«Cazzo.» sussurrò il moro in preda all'estasi, e cominciò a spingere il bacino dentro di lei avanti e indietro, avanti e indietro.
Entrando e uscendo in continuazione con vigore.

Gli unici rumori che si sentivano nella stanza erano i loro gemiti, i baci rubati, e l'unione dei corpi.
Michael strinse di più i fianchi della donna, lasciando qualche bacio sulle labbra, sul collo, e le succhiava le labbra, soffermandosi su quello inferiore. Le palpava i seni, giocando con la bocca i capezzoli duri della donna, aumentando di più il piacere per lei.
Era bellissimo, passionale, ruvido, ma piacevole da perdere la testa.

Sandie invece non faceva altro che baciargli il collo, lasciandogli una scia di baci, talvolta quanche morso, e poi punto sulla mascella, quella meravigliosa mascella.
E anche lei gli stuzzicò il petto, lasciandogli dei baci e soffermando anche lei sui capezzoli, mettendogli una mano sulla nuca per stargli al passo.

I muscoli si contraggono, le scariche elettriche divennero potenti, le spinte vigorose, e la passione governare i loro spiriti spezzati, che in quell'istante, si unirono divenendo un'unica persona.

Erano in preda al piacere, stavano facendo sesso, ma un velo di malinconia accorse i loro cuori.
Quando erano dei semplici amanti, pieni di vita, e giovani, erano così dolci, uniti, anche nell'atto sessuale da commuovere.
Ora che si erano ritrovati, fu la chimica a governare ciò che volevano realmente.
Tutto portava al passato.
Persino l'atto sessuale.
Si erano talmente amati che il modo in cui la loro storia finì divenne solo un ricordo.

Ma quella sera, fecero in modo che niente di quello che c'era stato tra di loro divenne un ricordo.
Non poteva essere un ricordo.

«Insieme Sandie, vieni insieme a me.» le ordinò unendo le mani alle sue, e dopo una poderosa spinta entrambi inaspettatamente e dopo tanto tempo, vennero insieme.

Con il fiato e tra le labbra, si sfiorarono con dolcezza.
Michael piano piano uscì dentro di lei, e si distese accanto a lei, le fece appoggiare la testa sul suo petto e le accarezzò la schiena.
Dovettero riprendersi prima di proferire parola.

«Ne avevo bisogno.» disse lei prendendo parola per prima.
«Anch'io, entrambi ne avevamo bisogno.» le rispose con sincerità «Te ne sei pentita?» chiese dopo. Ella scosse la testa.
«No, non sono pentita, e tu?» gli chiese poi, egli scosse la testa.
«No, non sono pentito. Avevo un matto bisogno di farlo, con te, solo con te, e credimi, lo rifarei fino all'infinito. Dopo quattro anni finalmente ho sentito ogni centimentro di te, avvolgendomi dentro di te. E cavolo, é stato così piacevole e bello che non volevo finisse mai, spero sia stato anche per te.» mormorò con una lieve timidezza nella voce, Sandie gli lasciò un bacio sulla guancia.
«É stato magico, non mi sentivo così bene da anni.» ammise stellina accarezzandogli il petto
«Anch'io.» poi Sandie lo guardò con paura.
«E se ce ne pentiremo dopo tutto questo?» gli chiese guardandolo negli occhi, Michael le diede una dolce carezza sullo zigomo.
«Allora faremo in modo di renderlo un ricordo, anche se non voglio.» le rispose,
«Prenderemo atto delle nostre responsabilità, ormai non siamo più ... giovani.» Michael le diede un bacio sulla fronte, non smettendo di perdersi nelle sue iride verdi.
«Con te, mi sento più giovane di quanto lo potessi pensare.» confessò con dolcezza.
«Lo stesso vale per te.» disse lei, egli come risposta sorrise fino a sfiorare di nuovo le labbra con le sue.

Entrambi sapevano che era uno sbaglio, che era successo tutto troppo in fretta, si controllarono, anche con la chimica messa in mezzo cercarono di metterla a bada, ma non ci riuscirono.
Aveva ceduto alla tentazione.
Una tentazione che però, li avrebbe resi ancora più uniti di prima.


Io ti chiedo ancora la tua bocca ancora
le tue mani ancora
sul mio collo ancora
di restare ancora consumarmi ancora
perchè ti amo ancora.
Ancora, ancora, ancora.
- Mina















Ehm, da dove devo iniziare?
Posso dire che sì, é successo.
Si sono congiunti, e si stanno ritrovando con i loro tempi.
Ho sclerato tantissimo mentre scrivevo questo capitolo spero vi sia piaciuto🥹
Fatemi sapere cosa ne pensate (e se siete ancora vive LOl)
Se vi va lasciate un commento e una stellina.
Alla prossima ❤️

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