[ATTENZIONE: capitolo lungo!]
LOS ANGELES
20 marzo 1998
Il giorno era arrivato.
E non poteva tornare indietro anche se lo desiderasse, ormai aveva accettato l'invito e poteva rinunciare.
Era il giorno in cui la sera si sarebbe svolta la famosa cena.
Una cena ridicola, come affermava i pensieri della donna, perché si sarebbe aspettata solo delle scuse per quello che aveva commesso quattro anni prima.
La distruzione di un futuro.
La distruzione dell'amore.
La distruzione di tutto.
E che cosa c'era da dire? Cosa? Come avrebbe avuto il coraggio anche solo di menzionare quel momento in cui si era sentita l'altra donna? Il suo puro cuore divenire in mille pezzettini cadere per terra, e ancora una volta, tradita dal sentimento chiamato amore, ma non un amore qualunque, un amore fatato, come quello nelle favole, dove lei gli aveva donato tutta se stessa, anima, corpo, sentimenti, cuore, e il sorriso.
Quel sorriso che Michael le aveva tolto con tanta facilità distruggendo ogni loro progetto futuro, come ad esempio il matrimonio.
Non lo avrebbe perdonato facilmente.
Sandie sospirò, passò una mano sulla fronte completamente turbata.
Il pensiero che sarebbero stati da soli, in una sala di un ristorante di alto livello, a parlare del passato, le faceva salire l'ansia fino alla gola.
Cosa vorrà dirmi? Che intenzioni ha? Perché é tornato? Cosa vuole da me?
Erano domande dettate dall'ansia che governava al posto della gioia, persa ormai da anni, rinchiusa in una gabbia di luce chissà in quale parte della sua grande mente, un ansia violenta, talvolta spaventosa, e Sandie faceva veramente fatica a gestirla, ogni tanto capitava che gettasse azioni sugli altri proprio a causa dell'ansia.
Il respiro di Sandie cominciò ad alternarsi, fino a percepire il cuore andare totalmente in panico, come impazzire.
Le tremarono le mani, e sentì soffocare.
Riusciva a fatica a respirare, non riusciva nemmeno a dire una vocale.
Il respiro le mozzò in gola e poté percepire il suo cuore che voleva uscire a tutti i costi dalla gabbia toracica, le lacrime cominciarono a scivolare lungo il viso candido di stellina e il petto iniziò a fare male.
«Non sempre, ma ... a volte mi capitano gli attacchi di panico.» fu come ricevere un crack, a quell'affermazione «Sento il battito talmente forte e veloce che sembra che il mio cuore voglia uscire dal petto, ed é una brutta sensazione Sandie, ti senti morire, a volte il mio respiro si blocca, e gli attacchi di panico alcuni sono violenti, molto forti.»
«Avresti dovuto dirmelo Michael, e dimmi, per caso utilizzi dei farmaci per calmare gli attacchi?» a quella domanda Michael sussultò, e restò in silenzio, non aprí bocca, la donna lo vide torturare le dita in maniera nervosa, e capì la risposta «Ma almeno li prendi in maniera regolare?» gli domandò ancora, nessuna risposta.
Si alzò in piedi di scatto, e corse in bagno, aprì il mobiletto di letto posizionato accanto al lavandino, e trovò una boccetta di vetro e chiusa con tappo di plastica, dentro c'erano le pasticche calmanti, Sandie aveva iniziato a usarle quando si trasferì a Londra anni prima e ne aveva fatto fin troppo abuso fino a che Sandie non svenne in bagno quasi in fin di vita.
Fu Vincent a salvarla.
Ma stavolta Sandie era da sola in casa, Chloè era andata con sua zia e Nathan a fare una passeggiata, e sarebbero tornati verso l'ora di pranzo.
Sandie in quel momento era lì, completamente immersa nel panico più totale, con il petto dolorante e il respiro mozzato nell'esofago.
Aiuto, aiutatemi
Aiuto, vi prego.
AIUTO!
In quel momento Sandie desiderò disperatamente che ci fosse qualcuno in casa, esigeva di avere due braccia intorno a lei, una mano sulla testa, una voce che le affermava di calmarsi, di regolare il respiro e che sarebbe andato tutto bene.
Sandie, in momenti ansiosi come attacchi di panico, non chiedeva le inutili parole come ad esempio: calmati, respira, eccetera.
No, voleva solamente le braccia di una persona avvolte intorno a lei, solo così si sarebbe calmata del tutto.
Ma non c'era nessuno in casa.
Era completamente sola.
Nel pieno di un attacco di panico.
Sola con un dolore allucinante che doveva combattere con le sue stesse armi.
Con la mano posata sul letto, Sandie chiuse gli occhi, cercando di far svanire il suo stesso attacco di panico.
Okay Sandie, va tutto bene, forza, respira.
La voce interiore di stellina, e la sua auto convinzione, erano le sue armi di salvezza.
Ma ne fu spaventata, come se stesse affrontando il più terribile dei demoni, strinse gli occhi colmi di lacrime gemendo dal dolore.
Pensò di non farcela, che le sarebbe venuta una brutta crisi, auto convincendosi di essere una fallita, provando vergogna per se stessa.
No no Sandie, non pensare a queste cose, coraggio, respira, respira profondamente, cerca di pensare a qualcosa di bello.
Sandie cercò di regolare il respiro che era ancora accelerato, la mano sul petto non si era mossa da lì e cercò di pensare a qualcosa di bello, a qualcosa che la faceva stare bene, anche il più banale dei pensieri.
Forza Sandie, ce la farai, ce la farai! Sei forte, non ti può abbattere un attacco di panico! Hai affrontato di peggio, molto di peggio, perciò, manda via quel piccolo bastardo che é intorno al tuo spirito.
Si diede coraggio, proprio a se stessa, perché trovava l'unico modo per trovare il suo respiro e calmare la mente.
Era l'unica opzione e doveva sfruttarla a suo dovere.
In quel momento, non pensò né a Vincent, né a Michael, ma a sua figlia.
Se avesse voluto descrivere l'amore, avrebbe risposto che era fatto da ricci scuri, di grandi occhi verdi, una piccola bocca a forma di cuore, la pelle candida, il profumo d'innocenza e un sorriso timido, e le guance dipinte di un rosso tenue.
Non pensò a niente di negativo, cercò in tutti i modi di calmarsi e di regolare il respiro.
E ci riuscì.
Fece dei respiri profondi, si guardò allo specchio, aveva gli occhi rossissimi e le lacrime che scorrevano sul volto.
Quella donna, era diventata un pezzo di carne, organi e ossa, le sue emozioni erano spente, e riaccese con dei difetti che la portavano all'impulsività. Non aveva più niente.
Quando si accorse che il suo respiro stava tornando regolare, scoppiò in un pianto liberatorio, accasciandosi per terra con la boccetta delle pillole calmati nella mano chiusa in un pugno.
I suoi occhi puntarono su quei cerchietti duri che sembravano delle caramelle, quando poi erano tutt'altro.
Prendile, ti calmano.
Facevano effetto, ma starebbe stata più attenta, non voleva di certo trovarsi svenuta nel bagno da sua sorella oppure da sua figlia, non se lo sarebbe mai perdonato. Prese due pillole, e le ingoiò.
Continuò a fare del respiri profondi e l'attacco svanì tra il suo corpo, tra la sua gabbia toracica.
Fu come aver affrontato un tornado nel suo spirito, ed era così stanca.
Stanca di soffrire, stanca di piangere, stanca di essere schiava del passato e delle sue stesse brutte convinzioni.
Stava perdendo tutto e lo stava vedendo con i suoi occhi. Ed essi puntarono su una lametta posata sul lato del lavandino bianco.
Quante volte aveva pensato di farla finita?
Tante.
Di certo non bastava la presenza di Michael a porre fine ai suoi pensieri suicidi, oppure sulla morte.
Non tolse gli occhi dalla lametta, e sospirò.
A volte, ci penso alla morte, forse troppo.
Non aveva tutti i torti, era stata abusata, violentata, maltrattata, ferita sia fisicamente che interiormente da un uomo più grande di lei, la quale mostrava di essere una persona a posto quando poi dietro a quel viso d'angelo celava il peggiore dei mostri, mangiandole un pezzo del suo cuore. Era stata tradita dall'uomo che tanto amava, il quale rappresentava la sua luce, un punto di riferimento per ricominciare daccapo, donandogli quella parte di cuore che le era rimasto, ma lui l'aveva calpestato, e quello fu il colpo di grazia. Aveva perduto le persone più care al mondo. Ethan, il suo migliore amico, che rimaneva il suo rimpianto più grande, la piccola Cloe, la quale per ricordare il suo affetto, l'aveva omaggiata dando il nome a sua figlia, la principessa Diana, il suo spirito guida, e suo padre, la sua colonna.
Perciò, il suo pensiero di morire, era più che comprensibile, anche se quei pensieri si calmavano, perché dopo qualche secondo ritornava ad essere lucida, e riflettere.
Loro non vogliono che io muoia, vogliono che io viva.
Ore 18:23 p.m
Tra meno di un ora sarebbe scesa, Michael la contattò tramite il numero su cui aveva trovato nella rivista, dandosi il punto d'incontro e l'ora.
Il cantante insisteva più volte di farla venire a prendere, ma Sandie declinò l'invito e sarebbe venuta da sola.
La donna era di fronte all'armadio aperto, indecisa sulla scelta su che vestito indossare, aveva l'indice posato sotto al mento pensierosa, sbuffò rumorosamente, ammettendo il suo stato di noia di andare a cena fuori.
In sintesi, si scocciava.
Udì la porta della sua stanza aprirsi, Nicole con un luminoso sorriso entrò a far compagnia a sua sorella, mettendosi di lato accanto a lei per aiutarla.
«Hai bisogno di una mano?» domandò la minore.
Sandie mise la mano sulla fronte in segno di disperazione.
«Mi sembra di sì, hai già qualche idea?» le chiese, stellina scosse la testa.
«Ho degli abiti orribili, in più sono sicura che questi abiti non mi entreranno!» esclamò con un tono capriccioso.
Se c'era una cosa che Sandie aveva accumulato con gli anni, era la sua estrema insicurezza verso se stessa. Non riusciva a vedere i suoi stessi valori, le sue capacità e i suoi lati più belli.
Gli altri li vedevano, tranne lei.
Nicole scosse la testa, guardò nel suo armadio quando il suo sguardo acchiappò un vestito lungo fino alle ginocchia color verde smeraldo.
«Questo?» disse avvicinandosi all'armadio per afferrarlo «È elegante.» Sandie puntò lo sguardo sull'abito ma poco dopo scosse la testa.
«No. Deve essere lungo.» precisò, allora Nicole posò l'abito nell'armadio e continuò a cercare tra gli abiti, ne aveva troppi ed erano tutti bellissimi.
Tirò fuori tre abiti lunghi, uno rosso, uno bianco crema e uno nero, li posò sul letto stendendoli bene.
«Io ti direi quello rosso, sei sensuale ed elegante allo stesso tempo.» era un vestito lungo a maniche lunghe, era bellissimo, ma il suo sguardo non era del tutto convincente.
Poi guardò quello bianco, arricciò il naso, troppo da sposa, non era adatto per una cena.
E infine quello nero, aveva bella gonna lunga e liscia, un corpetto dalla forma particolare, all'estremità c'erano tre piccoli triangolini uno accanto all'altro.
Era perfetto.
«Questo.» disse stellina prendendo tra le mani il vestito nero, con un espressione contenta della sua scelta.
Nicole non poté fare a meno che annuire.
Sandie tornò dal bagno con solo un paio di slip color carne di pizzo, Nicole guardò il suo corpo quasi nudo, era diventata più magra, ma le sue forme erano le stesse, aveva un seno bellissimo, formoso e nonostante l'allattamento era come se forse rinata, e quel rilievo di pancetta nel ventre come ricordo della gravidanza, la rendeva ancora più particolare.
La sorella minore vide lo sguardo imbarazzato della sorella, mise un braccio coprendo entrambi i seni, si vergognava, quando poi non doveva vergognarsi del suo corpo.
Nicole prese il vestito e il suo sguardo si addolcì vedendo le gote della sorella maggiore arrossirsi. Era ancora una ragazzina nel suo animo, e la sua purezza non era svanita del tutto.
«Den chreiázetai na ntrépesai aderfí/Non ti devi vergognare adelfi.» le disse con tono dolce avvicinandosi a lei.
Abbassò lo sguardo per terra e con esso le spalle.
«Ntrépomai/Mi vergogno.» confessò con voce piccola, come se fosse un sussurro.
Nicole scosse la testa e le diede una dolce carezza sul volto.
«Eísai polý ómorfi/Sei bellissima.» complimentò con tanta sincerità mentre tirava giù la zip del vestito.
Ella sorrise, e mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sandie indossò il vestito, e Nicole l'aiutò a sistemarsi, una volta fatto la invitò a guardarsi allo specchio.
«Guarda Sandie, guarda come sei bella.» i suoi occhi luccicarono come stelle, le piaceva il vestito, ma l'affermazione della sorella la scartò come se fosse una pallina di carta.
La riccia toccò i capelli corvini e aggrottò le sopracciglia pensieriosa.
«Che ne dici di legarli?» le domandò.
«Tipo chignon?» tirò per indovinare.
«Una specie, adesso siediti che la tua sorellina ti farà diventare ancora più bella.» Nicole cercò in tutti i modi di auto convincere sua sorella ad essere bella, perché sapeva perfettamente che non si amava.
E prima si amava.
Adesso non più.
Mentre Nicole delicatamente cercò di formare i suoi capelli neri in un perfetta pettinatura, pensò a quanto sua sorella fosse cambiata nel corso degli ultimi anni. Non era stato facile essere paziente con lei, cosa che prima non era affatto così. Soffriva in silenzio e agiva con impulso. Era una donna priva di luce, e sperò con tutta se stessa che Michael le avesse ridato la luce che aveva perso ingiustamente. Nonostante il suo grave errore, nel suo piccolo sapeva che era una seconda opportunità per ricominciare, e che Sandie doveva trattarla a suo dovere.
Con un trucco naturale, Sandie era pronta, si alzò e si guardò di nuovo allo specchio.
Sembrava essere uscita dagli anni quaranta, era splendida, una vera stellina.
Il rossetto rosso marcava le labbra carnose, gli occhi dipinti con un solo tanto di mascara accentuando lo sguardo, e uno chignon particolare, non da tutti i giorni. Era semplicemente bellissima.
Sandie si commosse alla sua stessa immagine, vedendosi bella auto convincendo di essere bella, si voltò verso la sorella e l'abbracciò con calore.
«Grazie.» le disse semplicemente, Nicole le accarezzò la schiena.
«Te lo meriti.» le sussurrò, sorrise felice. E stette tra le sue braccia ancora un po'.
Quando poi adocchiò una piccola intrusa.
Chloé con il pigiamino rosa, e un pupazzo tra le braccia, guardava la madre come se fosse una principessa per andare a un ballo reale.
Non diceva una parola, incantata dalla bellezza di sua madre.
«Allora? Che ne pensi? La sottoscritta ha fatto un buon lavoro?» domandò Nicole a sua nipote, ed ella annuì semplicemente la testa.
«Mamma.» la chiamò, Sandie si abbassò alla sua altezza «Tei ... tei ... Tei bellittima.» sostituiva la s con la t, era ancora piccolina a parlare bene, ma il modo in cui lo disse fece sciogliere il cuore di Sandie, il che abbassò il capo per baciarla sulla fronte.
«Grazie amore mio.» ringraziò la donna dalle iride verdi, con un sorriso luminoso, e la grande nell'animo, era pronta ad affrontare la serata.
[...]
Erano circa le otto, Michael era arrivato al ristorante da circa cinque minuti, era seduto su una sedia di pelle di fronte a un tavolino coperto da una semplice tovaglia bianca elegante, con su calici di vetro, tovaglioli di stoffa, piatti di ceramica, posati accanto forchetta e coltello.
Michael era vestito un semplice completo nero, aveva deciso di tenere i capelli sciolti, sapeva che Sandie piaceva i suoi capelli.
Quando stavano insieme, Sandie era così innamorata dei capelli del cantante che passava le ore a guardarlo ammirata, a toccare le sue ciocche ricce, dicendo quanto fosse bello.
Il suo cuore fece una capriola, sorridendo amaramente a quel ricordo così semplice.
Sandie era stata la compagna perfetta, non era solo una semplice fidanzata, ma era una confidente, consigliera e una bimba dal cuore tenero.
Michael era ancora innamorato di Sandie, non poté non ammetterlo a se stesso.
Aveva provato a dimenticarla, ma senza successo, e voleva una seconda possibilità da lei.
L'appuntamento sarebbe stato verso le otto ma Sandie non si fece viva. Non arrivò, e di solito era una donna puntuale, odiava fare ritardo, così si adagiò sulla sedia aspettandola.
Passò circa mezz'ora e non c'era traccia di Sandie, il cantante inizialmente penso che le fosse successo qualcosa, oppure, che non voleva più venire e che fosse ritirata all'ultimo.
Si incupì, giocherellò con il calice pieno di champagne, che gli era stato servito durante l'attesa, con un'aria pensierosa.
Il cameriere arrivò verso di lui con un blocco e una penna.
«Mr Jackson, è pronto per ordinare?» gli chiese, il cantante voltò verso il giovane e scosse la testa.
«Sto ancora aspettando una persona.» gli rispose con tono cordiale.
«Allora passò più tardi.» il ragazzo se ne andò, Michael era ancora più turbato.
Se Sandie non fosse venuta a quella cena, avrebbe dato la conferma che non gli avrebbe dato una seconda possibilità, e le sue speranze di riappacificare con lei sarebbero svanite da un momento all'altro.
Sandie ... dove sei? Perché sei così in ritardo?
Potrebbe anche essere successo qualcosa alla bambina, magari stava male, e quindi Sandie avrebbe preferito non venire e lasciarlo lì, seduto su quella sedia, mentre il suo sguardo cercava la sua splendida figura.
Si sentiva in quel modo anche dopo che Sandie se ne andò da Neverland quattro anni prima, ogni volta la cercava con lo sguardo, con la speranza che fosse ancora lì. Invece se ne era andata definitivamente dissolvendo ogni speranza.
Alzò lo sguardo, i suoi occhi puntarono su una donna bellissima, vestita con un lungo vestito nero, una pettinatura particolare, e un trucco naturale.
Era Sandie.
Scattò in piedi, e rimase pietrificato.
Era così bella da togliere il fiato, la sua pelle chiara era luminosa, i suoi occhi verdi risaltarti dal mascara.
Sembrava essere uscita da una fiaba talmente che era bella.
Talvolta, pensò di quanto la sua bellezza fosse surreale, permettendo alla sua coscienza di dire che quella donna era stata con lui, amandola con tutto il cuore.
Sandie sorrise timidamente, avanzò il passo verso di lui, Michael si avvicinò a lei, rubando le qualche bacio sulla guancia il che Sandie ricambio il gesto come segno di saluto. E poi, come tocco di classe, egli le afferrò la mano, chinò il capo posando un bacio sul dorso della mano. Sandie sorrise.
«Ciao.» disse lei con le gote leggermente rosse, Michael le notò e sorrise luminoso.
«Ciao, stellina.» Sandie a quel nome perse un battito, da quanto tempo non aveva sentito quel nomignolo che tanto amava? Da troppo, e sentirlo dire dopo tanto tempo, era come se fosse tornata quando erano insieme ad amarsi.
«Per un attimo ho pensato che non venissi più.» ammise con sincerità. Ella ridacchiò leggermente imbarazzata.
«Perdonami per il ritardo, ma ho beccato traffico.» disse stellina accomodandosi, in verità non aveva beccato traffico, ma ebbe un momento in cui non voleva più andare alla cena, temendo che Michael la potesse ferire ancora, ma grazie all'intervento di Nicole, la fece ragionare.
«Per un attimo cerca di mettere da parte i tuoi sentimenti cazzo! Siediti lì, e ascoltalo, non interromperlo, cerca di non fare cazzate, di non essere impulsiva e di stare calma.
Michael ha sbagliato, ma vuole dire come sono andate le cose, non ti sei data pace per anni, ti sei torturata anche per troppo tempo. È ora di abbassare le armi Sandie. Perciò muovi il culo e va da lui.»
«L'importante è che sei qui.» disse Michael sposando un riccio dietro all'orecchio.
Sandie lo osservò, e si disse di quanto fosse bello con i capelli sciolti, i lineamenti marcati, quella mascella che tanto voleva baciare. Era bellissimo, un uomo di classe con una bellezza mozzafiato.
Il cameriere vedendo che l'ospite era venuta, tornò al tavolo di Jackson con i menù, Sandie diede uno sguardo mentre Michael la guardava leggere il menù decidendo su cosa mangiare ammirando ancora una volta, la sua bellezza, ella percepì il suo sguardo, così lo guardò sorridendo.
Una volta decisa Michael chiamò il cameriere e ordinarono da mangiare.
Che la serata abbia inizio.
D'un tratto i due ex amanti divennero lievemente tesi, era da molto tempo che non rimanevano da soli come si deve.
E per sciogliere la tensione iniziarono a parlare di qualche argomento interessante anche per attendere le pietanze che avevano ordinato.
«Come stai Sandie?» chiese il cantante, ella sistemo il tovagliolo tra le gambe.
«Abbastanza bene, il lavoro va bene ringraziando il Signore, ma niente di nuovo.» gli rispose.
«Sono molto fiero di te, sei diventata una cardiologa con i fiocchi, e ne ero certo che ne saresti diventata.» disse con l'orgoglio nella voce.
«Ti ringrazio, beh dopo tanto buio finalmente ho trovato un po' di luce.» lo ringraziò con una nota di tristezza in gola.
«Tuo padre come sta?» chiese interessato, a quella domanda Sandie le venne un colpo al cuore, e deglutì a quella domanda.
«Lui ... lui ...»
Oh papà, aiutami, come faccio a dirlo?
Maledizione!
«È morto.» il sorriso di Michael svaní immediatamente, scioccato dalla notizia che Alexandre fosse morto.
«C-cosa ... oh mio Dio, e com'è successo?» domandò scioccato.
«Infarto.» tagliò corto la donna, e gli occhi di Michael divennero lucidi pregando dentro al suo cuore verso quell'uomo che lo aveva trattato come se fosse un figlio, accogliendolo nella sua vita e nella sua famiglia.
Alexandre Vrachnos, era un uomo buono e un padre meraviglioso per le figlie, e poté immaginare il grande dolore che aveva provato Sandie alla sua perdita.
«Adesso vivo con Nicole, non mi andava di stare da sola, avevamo il bisogno di stare unite. Perciò eccomi qui, ma adesso sto bene.» disse tranquillizzandolo.
No, non è vero, non sto bene
«A te, come va il lavoro?» domandò Sandie cambiando discorso, egli portò sulle labbra un sorso di champagne e si leccò le labbra.
«Oh bene, da qualche hanno ho concluso il tour, è stato faticoso. Forse uno dei più faticosi che ho affrontato in quanto la prima parte del tour avevo una brutta laringite, quindi ho dovuto cantare in playback, non mi piace molto ma non avevo altra scelta. Altrimenti le mie corde vocali sarebbero esplose. Grazie a Dio sono guarito e ho finito il tour. Adesso cerco di rilassarmi e stare con mio figlio a tempo pieno.» Sandie serrò le labbra, annuendo senza commentare, e giocherellò con la punta della forchetta.
«Debbie come sta?» gli chiese.
«Oh, bene, il mese prossimo nascerà la bambina.» Sandie sgranò gli occhi.
«È di nuovo incinta?» Michael annuì.
«Sì, e sta quasi al nono mese.» stranamente Sandie provò un enorme fastidio, come se qualcuno stesse giocando con una parte del corpo, si incupì e il suo pensiero fu proprio Chloé. Lei non sapeva che Michael era suo padre, e che oltretutto aveva un fratellino, e una sorellina in arrivo.
Cristo Santo ...
«Congratulazioni, non lo sapevo.» disse con un sorriso forzato «Immagino che sei felice.»
«Molto, essere padre è davvero un miracolo.» affermò con il cuore tra le mani.
E quell'uomo, seduto di fronte alla sua ex, era totalmente ignaro che era diventato padre esattamente quattro anni prima.
«Anche essere sposato immagino.» lo stuzzicò con un velo di rabbia, il sorriso di Michael ancora una volta, svanì.
«Non fraintendere, Debbie è solo un'amica, è mia moglie certo, ma non ho mai visto qualcosa di più oltre all'amicizia. Mi ha fatto un regalo enorme che gli sarò debitore per tutta la vita. Le voglio bene, è una donna stupenda, ma non la amo.»
Ho sempre amato te stellina.
Sandie fece un espressione perplessa.
«Ma ... ma come? Sei sposato con una donna che non ami eppure hai avuto figli da lei.» mormorò.
«Ripeto, è stato un regalo quello che mi ha fatto Debbie. Le voglio bene, ma non la amo, provo solo un enorme affetto nei suoi confronti. Il mio primo matrimonio è stato vero.» Sandie divenne amareggiata quando sentì pronunciare il suo precedente matrimonio con la figlia di Elvis Presley, e ridacchiò nervosamente.
«Non è stato difficile dimenticarmi eh?» domandò con un ironia pungente, che è il cantante capì subito ed emise un sospiro.
«Sandie, ammetto di averti dimenticata nel periodo in cui ero sposato con Lisa. Prima che lei venisse nella mia vita ero un uomo disperato, perché ti avevo perso, e lei è venuta nell'esatto momento in cui pensavo di aver perso tutto, ma non fu così. Mi innamorai, e la sposai. Inizialmente andava tutto bene, ma si sa, le cose più belle durano davvero poco, così ci siamo lasciati.» spiegò con l'amore in bocca.
«Precisamente quando sono tornata nella tua mente?» domandò la donna ancora pungente.
«Mentre io e Lisa stavamo divorziando, capii in quel momento che non era la donna che più ho amato al mondo. Ma te. Solo te.» Sandie alzò un angolo delle labbra e scosse la testa in segno di disapprovazione.
«Se mi amavi davvero, perché mi hai tradito?» a quella domanda Michael ebbe un pugno allo stomaco, si grattò la mascella e congiunse le dita.
Vide i suoi occhi, erano colmi di tristezza e amarezza, non poté darle torto.
«Sandie ...»
«Perché Michael?» gli chiese «Perché hai distrutto tutto? Cosa ti ha permesso di fare una cosa del genere? Non mi amavi più? Non mi volevi più? Ti eri stufato di me? Non ero più all'altezza? Dimmelo Michael.» la sua voce divenne più rotta quando gli chiedeva tutte quelle domande.
Domande che avevano torturato la sua mente per quattro anni, di cui non si era data nessuna tregua con se stessa.
Erano domande che si faceva ogni volta che si svegliava la mattina, pensando a cosa avesse sbagliato con lui, se non era abbastanza bella oppure intelligente. Cosa aveva che non andava? Niente.
Michael colse uno squarcio nel cuore vedendola in quello stato, si voleva prendere a pugni da solo per come l'aveva ridotta per colpa sua. Avrebbe voluto stare lontano da lei, ma la sua coscienza non faceva altro che torturarlo per quello che era successo, mettendo la parola pace e dire la verità a Sandie una volta per tutte.
Così fece.
«Tu non hai niente che non va Sandie. Sei una donna meravigliosa, la più bella che abbia mai visto un vita mia. Ed io ti amavo da morire, così tanto che mi ha spinto a fare una cosa che mai avrei voluto fare. E sono stato costretto a farlo.» cominciò.
«Costretto da chi? Dimmelo Michael.» implorò la donna.
«Dai paparazzi.» rispose, e per calmarsi bevve un altro sorso di champagne «Un giorno trovai un giornale di gossip dove c'era una tua foto in prima pagina, dove affermavano che tu eri la mia ragazza segreta. Il nostro amore stava per essere scoperto e quindi dovevo assolutamente proteggerti dal mio mondo e dalla stampa. Così per far togliere l'attenzione dei media su di te, ho chiamato la prima persona che mi poteva aiutare, Brooke, le ho spiegato la situazione s un piano da affrontare, ovvero quello di fingere di stare insieme, uscire come una coppia e fare finta di avere una relazione per coprirti. Lei accettò, uscimmo insieme, e andammo ai Grammy Awards, e il piano funzionò alla grande. L'ho fatto per amore Sandie, ma sappi che il mio cuore aveva solo il tuo nome inciso sopra. Sono stato costretto a baciarla in pubblico a stare con lei. E quel giorno dove mi hai beccato con lei nel mio ufficio, mi baciò senza il mio consenso. Fu tutto un errore. Questa è la verità.» sputò tutto ciò che doveva dire anni fa, ma Sandie non lo permise perché scappò da lui. Cosa che avrebbe dovuto fare molti moltissimi anni prima, ma non lo fece, per amor suo, era rimasta con lui fino a quando non stava per perdere tutto.
Alla fine, il piano non funzionò, perché Sandie la perse comunque.
Stellina non disse una parola, aveva la bocca leggermente aperta e lo shock in gola.
Non l'aveva tradita eppure era stato con un'altra donna per proteggerla. Non con una donna qualunque, bensì la sua rivale.
Ma perché farlo stando con un'altra donna piuttosto che farlo in un altro modo?
Non ci fu risposta.
In quel momento il cameriere portò le pietanze e decisero di fare una pausa al loro discorso iniziando a mangiare.
Durante il pasto nessuno dei due proferì parola, Sandie si pulì le labbra con il tovagliolo di stoffa per poi riposizionarlo tra le gambe in segno di galateo.
Poi i suoi occhioni verdi puntarono la figura di Michael la quale aspettava una risposta da parte sua.
Ella trattenne il pianto e posò le mani sul tavolo.
Prese un bel respiro e iniziò a parlare.
Con calma Sandie, forza.
«Tu non hai la minima idea di come sono stata male. Mi hai ridotto in cenere, ti ho dato tutta me stessa, ogni parte di me, e quando hai buttato via la parte del mio cuore che mi era rimasta hai confermato la mia condanna a morte. Eri tutto per me, il mio respiro, la mia luce, tutto. Respiravo attraverso i tuoi respiri Michael. E quando ho scoperto tutto, quei respiri sono cessati, divenendo un morto che cammina.
Per quattro mi sono svegliata con pensiero che tu non mi amavi più, che mi avevi usata e gettata via come un mozzicone di sigaretta. Il tuo ricordo era sempre impresso nella mia mente, rendendomi sull'orlo della follia. Ho tentato il suicidio più volte, sono entrata in una profonda depressione, perché avevo perso tutto, ma no, sono rimasta incinta e ho deciso di continuare a vivere per mia figlia.
Capendo che l'America non era più io mio posto decisi di trasferirmi in Inghilterra, lì ho incontrato Vincent, che è stato forse, anzi sì, l'unico uomo di cui non mi ha fatto versare una lacrima. Trattandomi con rispetto, con dolcezza, senza fare azioni pugnalandomi alle spalle. È stato l'unico a non farmi piangere come una disperata cazzo!» batté la mano in segno di rabbia, aveva una rabbia dentro e la doveva tirar fuori. Né aveva l'occasione davanti ai suoi occhi e lo fece.
Michael udendo che Sandie era stata con un altro uomo si incupì, divenne geloso, ma sapeva in cuor suo che questa sua gelosia non aveva minimamente senso, perché come lui era andato avanti, anche Sandie fece lo stesso. Pertanto gli procurò un enorme fastidio.
«Ed ora tu vieni nel mio studio, ti fai visitare e chiedere una cena con me dopo tanto tempo per che cosa? Per farmi del ancora del male Michael? Non te lo permetterò. Basta ti prego, dimmi la vera verità.» Michael sgranò gli occhi, non gli credeva a quello che le aveva riferito.
«Te lo giuro su mio figlio che la verità è questa Sandie.»
«Allora perché hai deciso di agire in questo modo!? C'è stato qualcosa tra te e Brooke mentre stavamo insieme?» domandò esasperata, Michael rispose con un semplice no.
«Allora perché Michael!? Perché cazzo!? Potevi agire diversamente invece così mi hai ucciso! Mi hai ucciso cazzo! Io ti ho odiato! Ti ho odiato perché mi hai fatto male, hai ucciso una Sandie che io tanto amavo e adesso sono una Sandie di cui odio essere, una Sandie che non si fida più niente e di nessuno, fredda e schiva. Mi faccio schifo da sola per la donna che sono diventata ed è colpa tua! Sei uno stronzo!» urlava, e la gente guardava il tavolo dove c'era la coppia, ma Sandie non poteva più controllare la sua rabbia, lei mentre diceva quelle cose piangeva. Piangeva perché stava male ancora nonostante la distanza di anni.
Sandie, capendo di aver fatto una brutta figura, si alzò dal tavolo e andò in giardino.
«Sandie!» la chiamò Michael, posò il tovagliolo sul tavolo e corse per raggiungerla in giardino.
La vide di spalle, piangeva, aveva messo le mani sul volto per coprirlo.
Era una donna spezzata in due.
Ed era vero. La colpa era la sua.
«Sandie ...» Michael le afferrò delicatamente le braccia per abbracciarla, ma lei si staccò.
«Lasciami!»
«Sandie ti prego.» provò di nuovo ad abbracciarla ma lei non riuscì a lottare, non ne aveva le forze, e venne avvolta dopo tanto tempo dalle braccia che tanto aveva amato e che considerava casa.
Pianse, posò la testa sul suo petto e le sue narici vennero immediatamente invase dal suo buonissimo odore.
«Sei uno stronzo ... sei uno stronzo Michael! Io ti odio! Io ti odio!» non lo odiava, non lo pensava sul serio, lo amava ancora ma aveva troppa paura di essere spezzata di nuovo.
Gli occhi di Michael divennero pieni di lacrime e le accarezzò la schiena.
«Lo so, e perdonami.» le disse «Perdonami stellina, perdonami ti prego.» ella scosse la testa.
«Ti scongiuro Sandie ...» supplicò con voce rotta.
«Stai zitto ... tu non ti dai pace e allora io io cosa dovrei fare?» sussurrò tra le lacrime, lui la strinse tra sé, si sarebbe ferito da solo, si sarebbe fatto del male per ciò che le aveva fatto. Si vergognò di se stesso, ancora.
Con due dita le afferrò il mento, i suoi occhi verdi erano rossi, e il mascara leggermente sbavato sulla coda dell'occhio, Michael con la punta delle dita le pulí gli occhi, ella li chiuse godendo il suo contatto il che la fece subito calmare.
Incredibile, il suo contatto le faceva placare l'animo in tempesta, bastava solo essere accarezzata per farlo, era sorprendere il grande potere di cui Michael aveva su di lei.
«Non sono più la tua stellina, non più vero?» gli chiese di getto, egli le prese il viso con delicatezza puntando le sue pupille scuse affondando in quelle chiare, si avvicinò piano al suo volto sfiorendo il naso di stellina con il suo.
«Lo sei ancora.» le rispose «Sei sempre stata tu a illuminare il mio cammino, assieme al mio spirito. Eri l'unica in grado a farmi vedere la luce anche nelle parti più buie di me stellina. L'unica.» sussurrò a fior di labbra, inclinò il capo. Sandie sapeva la sua mossa e lo voleva anche lei, lo voleva disperatamente, erano vicini. Molto vicini a baciarsi, ma il momento venne interrotto quando il cellulare di Sandie squillò.
Michael si fermò a un centimetro delle sue labbra e Sandie si allontanò leggermente per rispondere al telefono.
Michael attese che Sandie finì la chiamata, da lontano capì che era sua sorella da come parlava, e dopo cinque minuti tornò da lui posando il piccolo telefono nella pochette.
«Mia figlia ti voleva salutare, sapeva che sarei andata a cena con te così mi ha chiesto di salutarti.» gli informò.
Michael mise le mani dentro alle tasche con in aria più che pensierosa.
«È mia figlia?» domandò diretto, Sandie si bloccò.
«Prego?»
«Chloé, è mia figlia?» ripeté chiaro.
Sandie abbassò lo sguardo in modo serio pensando a quale scusa poteva dire «Non mentirmi, Sandie.» ribadì lapidare. Poi ella alzò lo sguardo guardandolo negli occhi rispondendo solo una parola.
«No.» gli disse «Il padre di Chloé è un uomo in cui feci una scopata occasionale pochi mesi dopo che ci siamo lasciati. Non sono stata attenta e sono rimasta incinta. Tutto qua.» spiegò superficiale.
«Non ti vedo un tipo di cui fai queste cose.» borbottò.
«Invece sì. E mi piace, con il tempo ho imparato molto ad apprezzare il sesso.» disse con una mezza verità. Michael restò in silenzio.
«Sei sicura?»
«Non mi credi?»
«Ad essere onesto? No. Non mi faccio prendere in giro Sandie, che sia chiaro su questo punto di vista. Perciò te lo ripeto per la terza volta, Chloé è mia figlia?» fu l'ultima occasione per dire la verità della bambina, ma Sandie, ancora una volta agì con la testa e non con il cuore.
«Non sei suo padre Michael.» ripeté tagliente, e quella risposta fu come ricevere uno schiaffo, ci rimase male a non essere il padre di quella bellissima e dolce bambina, perciò si limitò ad annuire con il capo.
Sandie si grattò lo zigomo e sospirò.
Restarono in silenzio per un po', a fissare l'erba e immersi nei loro pensieri.
«Pensavi davvero quelle cose prima?» le chiese. Sandie alzò lo sguardo.
«Ovvero?»
«Che mi odiavi.» disse «Perché se è così, io-» gli mise due dita sulle labbra per farlo zittire e si avvicinò di più a lui.
«Ti ho odiato Michael, ma nonostante l'odio io non smettevo di amarti, e automaticamente ti odiavo ancora di più. Adesso no.» gli rispose con sincerità, gli sfiorò di nuovo il naso con il suo e si avvicinò alle labbra per unirle ma il cameriere venne fuori al giardino ad interromperli.
«Il dolce Mr Jackson.» Michael ridacchiò divertito e annuì al cameriere che poi se ne andò, egli diede una dolce carezza a Sandie e le sorrise.
«Mi sa che non è serata a baciarci, ma va bene così, volevo chiarire con te e questa è la cosa più importante.» portò il capo sulla fronte di lei per darle un bacio casto.
«Volevo baciarti.» ammise con sincerità, lui sorrise.
«Non stasera Sandie, non dopo quello che abbiamo detto, sarebbe troppo fuori contesto, ma anche io volevo baciarti.» ribadì anche lui sincero.
«Perdonami, non volevo velocizzare i tempi, scusami.» disse impacciata e Michael si intenerì a vederla così piccola.
«Non scusarti.» disse baciandole lo zigomo, poi si fermò, se avrebbe continuato a baciarle il viso, avrebbe perso il controllo, le prese la mano, rientrando al ristorante per consumare il dolce.
[...]
Una volta finito, Michael accompagnò Sandie alla sua macchina ed ella si voltò verso di lui.
«Beh, ti ringrazio per la cena di stasera, è stata ... uhm ...»
«Esplosiva.» continuò Michael per lei, e ridacchiò divertita.
«Sì, esplosiva.» confermò la donna.
«Vedi di stare attenta quando torni a casa.» raccomandò il cantante con tono serio.
«Sai bene che sono molto prudente alla guida.»
«Mi preoccupo comunque, ultimamente ci sono stati tanti incidenti stradali.» il sorriso di Sandie si dissolse, non poté a non pensare a Lady Diana, a quello che le era successo, era ancora una ferita fresca, ed era stato un onore essere sua amica fino al suo ultimo respiro, l'aveva sempre portata nel suo cuore e lo avrebbe fatto per sempre.
Rimasero in silenzio, Sandie si avvicinò per fargli un bacio sulla guancia in segno di saluto.
«Allora ci vediamo.» Michael annuì, e le diede un bigliettino.
«È il mio nuovo numero.» disse, Sandie afferrò il bigliettino «È per mantenerci in contatto, magari mi farebbe piacere se venissi di nuovo a Neverland così conosci Prince e porteresti anche Chloé, così può fare amicizia con lui.» Sandie rimase colpita dal gesto, e non poté fare a meno di sorridere, annuì leggermente perplessa «Prenditi tutto il tempo che vuoi, aspetterò.» disse, entrambi si diedero un ultimo saluto prima di dividersi.
Per entrambi era stata una serata di fuoco, piena di emozioni, di rabbia e verità, un vortice che prima era calmo, aumentando la velocità in modo molto pericoloso.
Adesso erano più calmi, meno tristi e arrabbiati.
Andarono via con il sorriso sulle labbra, contenti di aver chiarito ogni loro dubbio che portavano nei loro cuori da quattro anni.
L'unico dubbio che Michael si portò ancora, nonostante la risposta di Sandie, fu Chloé. Non era ancora convinto della risposta di Sandie, e cercò di rassegnarsi, l'importante era stato vedere di nuovo quella donna, la cui considerava ancora, o da sempre, l'amore della sua vita.
BOOM BABY!
Personalmente questo capitolo mi è piaciuto un sacco scriverlo, è stato proprio bello descrivere la cena, i dialoghi tra Michael e Sandie e possiamo dire che finalmente dopo tanto tempo, i due si sono """riappacificati""" se così si può dire.
Lo so, aspettavate un bacio, ma andremo per gradi tranquille, ci sarà molto presto!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì stelline, ci ho messo tanto cuore🥹
Se vi va lasciate un commento e una stellina.
Alla prossima ❤️
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