[Κεφάλαιο 3]





Si guardarono, non c'era altro da dire se non comunicare con lo sguardo.
Michael era seduto di fronte a lei, le sue guance si colorirono di un rosso leggero, imbarazzato, a dir poco emozionato di trovare di fronte a sé la donna che aveva amato con tutto il suo cuore per tanto tempo.

Sandie invece, restò immobile, aveva di fronte ai suoi occhi l'uomo per cui aveva perso la testa, la ragione, tutto ciò che era collegato alla sfera mentale.

Entrambi, di nuovo insieme, uno di fronte all'altra, con il cuore a mille, e immobilizzati.

Sandie voleva darsi un pizzicotto, troppi sogni aveva fatto su di lui nel giro di quattro anni, e di fatto si sfiorò la pelle con la punta delle dita.

Michael invece, la osservò.
La prima cosa che notò di quella donna furono i capelli, scuri, neri come l'ebano, più bella di come l'aveva vista l'ultima volta, gli occhi più verdi, ma che mancavano la scintilla che lui tanto amava.

«Come stai?» domandò congiungendo le dita, lei si schiarì la gola.
«Bene.» rispose, e poi lo guardò, non era per niente cambiato in questi quattro anni, se non più bello, più maturo, più uomo.
«Ti trovo in forma.» disse stellina con un tono neutro.
Lui si lasciò scappare una risata cristallina.
«Ti ringrazio.» si toccò la punta del naso, il viso di Sandie si addolcì vedendo quel gesto.
Michael si toccava la punta del naso quando si trovava in momento di imbarazzo, o disagio. Lo conosceva bene, e di certo non si era dimenticata il linguaggio del corpo di Michael. Ricordava ogni gesto, ogni movimento, ogni particolare, lo sapeva quanto il suo.

Si schiarì di nuovo la gola, e tornò formale.
«Allora.» parlò la dottoressa congiungendo le mani lungo la scrivania «Hai dei sintomi in particolare che ti fanno fastidio?» il tono di Sandie era serio ma con una vellutata di dolcezza.
Il medico é un mestiere dove non solo si deve mostrare la professionalità e la capacità di ciò che si fa al paziente, poiché si sta trattando della vita e salute dell'essere umano, ma la cosa più importante di un buon medico, é quello di entrare in contatto empatico con il paziente, mostrando dolcezza, e mettendolo a proprio agio.

«Ho solo delle fitte a volte, ma meglio controllare, come si dice, prevenire meglio che curare.» Michael si toccò di nuovo la punta del naso, era nervoso, agitato, e imbarazzato.
Avrebbe voluto abbracciarla e urlale che le era mancata, ma non era il luogo e il contesto adatto per farlo.
Preferì comunque mantenere le distanze.
Entrambi lo fecero.

«Capisco.» rispose, la donna dai capelli neri prese una penna e la torturò tra le dita «Per caso assumi i farmaci?»
O meglio, li prendi ancora?
Michael a quella domanda sussultò, lei conosceva perfettamente il suo problema con i farmaci. E la sua dipendenza.
Tante volte si era spaventata, trovandosi a svenire insieme a lei quando lui era per terra, pallido e vicino alle morte.
Lei, lo aveva salvato dalla morte tante volte.
Lei, era la motivazione valida per diventare un uomo migliore e abbandonare i farmaci per essere felice.
Ma quando Sandie lo lasciò, vedendo che non c'è quella forza che lo spingeva a lottare, il demone a forma di pillola riprese il controllo sul suo corpo.
Lo sforzo che stava facendo per smetterla, era andato via, se Sandie non c'era, allora di conseguenza, riprese a farsi del male.

«Sì.» rispose il cantante, Sandie a quella risposta alzo lo sguardo, la speranza che Michael avesse smesso di prendere i farmaci vacillò. Il fatto che si era ritrovato in quel girone di certo non la fece stare tranquilla.
«Credevo che avessi smesso.» mormorò con dispiacere.
Lui scosse la testa.
«Ho ripreso.» sussurrò, egli tossì leggermente, e gli veniva da piangere, dirle di tante quelle cose dalla quale pensava di dover vomitare ciò che portava dentro per lei.
«Se posso chiederlo, quando hai ripreso?» domandò, lui non voleva rispondere alla domanda.
«Non ha importanza, ho ripreso e basta.» tagliò corto.
Da quando ti ho visto andare via, lontano da me e dalla mia vita, capendo che non ti avrei avuta con me, ho ripreso a farmi male. Perché tu eri la cura dei miei turbamenti e della mia anima ferita.

Sandie sospirò, era un uomo cocciuto, di una testardaggine di ferro, le veniva da sorridere, perché le erano mancati anche i difetti di Michael.
Testardo, e capriccioso, proprio come un bambino.

«Non andrò oltre.» lo rassicurò, ella si alzò dalla sedia posando la penna sulla scrivania.
«Vado a prendere degli strumenti che servono per la visita. Tu stai qui. Torno subito.» lui annuì, Sandie si ritirò in una stanza del suo ufficio dov'erano contenuti degli strumenti appositi per le visite cardiologiche.

Mise una mano sul petto, aveva il cuore che batte.
Trovare di fronte a sé, dopo tanto tempo, l'amore della sua vita, fu una carezza nel cuore.

Né era felice. Anzi felicissima. Ma allo stesso tempo la rabbia non era del tutto svanita, avrebbe urlato di quanto lui, con il suo tradimento, l'aveva fatta stare male e di come aveva faticato ad andare avanti.

Michael invece, per un attimo gli sembrò tutto familiare, il posto e la situazione.
Sulla labbra gli si formò un sorriso malinconico, erano così piccoli e giovani. Pieni di vita, soprattutto lei.
Per quanto lui la trovò ancora più bella, i suoi occhi parlavano, e lui aveva il potere di leggere negli occhi delle persone.
Era spenta, una donna completamente infelice nonostante il successo della sua carriera medica.
E per un attimo pensò che la causa fosse sua.
Non se lo sarebbe mai perdonato.

Sandie tornò dal paziente con un stetoscopio e un misuratore della pressione.
«Siediti sul lettino.» gli ordinò, Michael si alzò senza obiettare, tolse il cappotto e lo posò sulla sedia, si incamminò verso il lettino sedendosi proprio come aveva chiesto la dottoressa.
«Scoprimi il polso Michael.» annuì, sbottonò il manico della camicia bianca, scoprendo la sua pelle bianca colorata delle macchioline nere.

Lei, institivamemte, gli aggiustò la manica girandola a sé verso l'avambraccio, fino a che gli toccò la pelle del cantante.

Lo sfiorò con la delicatezza di una piuma.
E nonostante era una visita medica, per loro, sfiorarsi con un piccolo tocco, fu nostalgico.
Si ricordavano bene di come si toccavano, erano gesti puri, semplici, ma d'effetto.

Una scia di brividi comparve lungo la spina dorsale del cantante, procurandogli un leggero sospiro.

Iniziò con la misura delle frequenza cardiaca, utilizzando il lato del pollice toccò il polso a livello dell'arteria radiale massaggiando con tanta delicatezza, e con i polpastrelli dell'indice e del medio, fece comprimere i vasi sanguigni della zona, annuì.
«Alza la testa Michael.» gli ordinò di nuovo, egli alzò il collo e Sandie lo sfiorò con la punta delle dita il collo a livello dell'arteria carotidea.

La narici della donna vennero invase dal suo profumo dolce e pungente.
Indossava ancora lo stesso profumo.
Quell'uomo non era cambiato di una virgola.
Toccare il collo possente, uno dei punti debole del cantante, le faceva venir voglia di riempirlo di baci, e di carezze. E senza rendersene conto, la dottoressa gli lasciò una lieve carezza che durò pochissimi secondi.

Ritrasse la mano, ed egli abbassò il capo.
Sandie si schiarì la gola.
«Devi ...» bofonchiò «Sbottonare la camicia, devo controllare anche lì.» il cantante annuì imbarazzato, si sbottonò la camicia solo di tre bottoni, lasciando scoperto il petto.

Gli occhi di Sandie si illuminarono vedendo quel petto così particolare, bellissimo e le macchie della vitiligine lo rendevano ancora più bello.
La testa di Michael reclinò da un lato, lei lo guardò, quando faceva così, vuol dire che si vergognava.
Si era sempre vergognato del suo aspetto, era sempre stato un insicuro sul suo corpo e sulla sua immagine.

Ma Sandie lo fece sentire a suo agio, e rifece lo stesso tocco dal torace all'altezza del cuore.
Si fermò per qualche secondo, percepì i battiti del cantante, erano battiti forti, bellissimi, un suono straordinario com'era la sua voce.
Ma non sapeva che quel cuore privo di ogni macchia, batteva per lei.
Michael aveva il battito accelerato per lei.
Annuì e ritrasse la mano.

«La frequenza cardiaca é okay, i battiti sono regolari, un ritmo completo di sessanta e mille volte al minuto. Anche se l'ho trovata un po' rapida.» spiegò, Michael si allarmò subito.
«É normale?» domandò, ella annuì.
«Tranquillo, non é niente di grave, è normalissimo che hai un minimo di frequenza cardiaca accelerata.»
C'è l'ho perché ti sto guardando, e guardandoti il mio cuore va in tilt, fa capriole e impazzisce per te, come nessun'altra al mondo.
«Sistemati la camicia, ora devo misurarti la pressione perciò mi devi scoprire tutto il braccio.» lui non proferì parola, si sistemò la camicia e scoprì il braccio che era già scoperto tutto il braccio dalla camicia.

Sandie posizionò la stoffa spezza e pesante del misuratore attorno al braccio, stringendola per bene. Pompò con forza una specie di palla nera morbida che fece avviare il manometro fermandosi su un certo numero. Si fermò per pochi secondi, rifece di nuovo per essere certa e sicura, il manometro si fermò sullo stesso numero.

La mente di Michael, proiettò un deja- vu che lo fece emozionare non poco, ovvero l'inizio di tutto.


15 Febbraio 1990

«Come sta Debbie?» domandò il cantante interessato dalle condizione della bionda che sfortunatamente si era fratturata lo sterno.
«Ancora male, la frattura è molto pesante e i medici le hanno riferito di stare in assoluto riposo.» gli informò Klein
«Mi dispiace molto, spero si riprenda presto.» ad un certo punto sentirono la porta aprirsi, ed era Sandie, con lo sguardo lievemente abbassato assieme ad uno splendido sorriso, con la camicia da dottore in tutta la sua bellezza, con in mano gli strumenti necessari per la visita. Alzò lo sguardo per un'istante e quando vide davanti a sé, Michael Jackson, rimase pietrificata.
«Oh bene sei arrivata.» disse Klein, Michael si girò e si paralizzò anche lui, incrociando gli occhi color nocciola della ragazza.
«Sandie penso che lo conosci, è uno dei miei più cari pazienti, ma anche un grande amico Michael Jackson.
Michael ti presento la mia nuova collaboratrice che sostituirà Debbie, Sandie Vrachnos.»

——

«Molto piacere Mr Jackson, sono Sandie Vrachnos.» disse con un sorriso timido verso il ragazzo dandogli la mano.
«Il piacere è tutto mio Sandie, ah una cosa, ti prego chiamami Michael, non penso di essere così vecchio.» rispose il ragazzo stringendole la mano, e l'altra sulla nuca come gesto di imbarazzo.

Si guardarono attentamente per studiarsi, lei, una semplice studentessa con il desiderio di diventare un medico, mentre lui era una leggenda vivente, la più grande star del mondo.

Entrambi affascinanti, lei emozionata, mentre lui incantato da questa ragazza mora da una bellezza somigliante a vari attrici.

Klein li guardava attentamente, si intenerì a quei giovani ragazzi che si osservavano come se fossero degli adolescenti. Li trovava adorabili e genuini. Ma poi batté le mani per farli tornare al mondo reale.

«Bene Michael, iniziamo. Sai quello che devi fare no?» raccomandò il medico verso il moro.
«Ma io ...» mugugnò Michael con tanto disagio, non voleva far vedere le macchie, sopratutto a Sandie.
«Ancora ti vergogni Michael?» domandò il dottore con tono pieno di pazienza.
«Ehi, non ti preoccupare, qualunque cosa tu abbia io sono qui per aiutarti.» intervenì la ragazza con tono dolce e paziente mettendo una mano sulla spalla.
Lui a quella raccomandazione si tranquillizzò piano piano, e con coraggio Michael si stese sullo stendino ricoperto di carta, si sbottonò la camicia rossa e la maglia bianco azzurra con le mani tremolanti, e Sandie si trovò davanti ad una delle malattie più rare della dermatologia, la vitiligine.

«Beh ... direi che le macchie sono comparse ancora.» commentò Klein analizzando le macchie estese sul petto e sulle braccia.
Sandie le guardò per bene, allungò la mano verso una grande macchia vicino al petto del cantante, ma la ritrasse.
«Dottore posso?» chiese con tono ingenuo al dottore, lui sorrise annuendo con il capo, lei toccò quella macchia mentre il volto di Michael si dipinse di rosso dalla vergogna, era troppo frustante mostrarsi in quelle condizioni da una ragazza, era umiliante per lui. Voleva urlare, voleva piangere, coprirsi da quello che per lui era una frustrazione. Odiava la sua malattia, lo rendeva infelice. E Klein lo sapeva benissimo.

——

«Sandie, potresti fare la visita completa? Ho una telefonata importante.»
«Certo.» sorrise e Klein uscì dalla porta, iniziando poi a parlare al telefono, lasciando i due ragazzi completamente soli.

«Bene, faccia dei respiri profondi.» ordinò con gentilezza la ragazza mentre appoggiava il cerchio dello stetoscopio nel petto del riccio e Michel obbedì, iniziando a fare dei respiri profondi.
«Perfetto ...» mormorò poi lei.

«Okay bene ...» mormorò la ragazza posando lo strumento medico sul tavolino.
«E dimmi ... vorresti fare la dermatologa?» domandò per sapere di più del suo futuro.
«Uhm ... no, sono indecisa ancora a dire la verità.» rispose la ragazza ridacchiando allegramente.
«Tra cosa?» domandò poi lui.
«Tra la pediatra o la cardiologa.» rispose poi la mora con un splendido sorriso.
«Ooh capisco.» biasimò il riccio mordendosi il labbro inferiore.
«A me piace prendermi cura delle gente, o comunque verso il prossimo. Sopratutto dei bambini, li amo profondamente, mostro il mio lato materno quando sto con loro.»

——

«Ciao Sandie, spero davvero di rivederti.» salutò il moro con voce dolce e genuina.
«Anch'io.» disse spontanea e sincera, lui sorrise e se ne andò.

Entrambi nei loro cuori speravano di vedersi di nuovo, al di fuori delle visite mediche e per far sì che magari nascesse un'amicizia. O comunque un rapporto oltre quello professionale.

Com'era strana la vita.
Sembrava tutto così simile a otto anni fa, quando l'aveva conosciuta nello studio medico del dottor Klein, lei, così piccola e piena di dolcezza, di vita e splendore. Sandie era indecisa sul diventare una pediatra o una cardiologa, anni dopo scelse la seconda strada.
Si continuarono a vedere fino a che, tra peripezie e turbamenti, non nacque l'amore.
Si lasciarono, ma chi l'avrebbe mai detto che solo quattro anni dopo, si rincontrarono nello stesso modo in cui si videro la prima volta.

Michael sorrise malinconico.
Sandie lo guardò.
«Che c'è?» chiese, lui scosse la testa.
«Niente, é che ...» balbettò, alzo le spalle e la guardò «Questo momento mi ricorda il giorno in cui ci siamo conosciuti. Tu eri ancora una studentessa, indecisa se fare la cardiologa o la pediatria. E pensando che anni dopo, sei diventata una cardiologa e che ti ho rivista dopo quattro anni in uno studio medico, il tuo studio medico. Mi ha fatto portare a dei bei ricordi. Tutto qui.» l'espressione di Michael era così malinconica che i suoi occhi divennero lucidi.
Ella annuì con il capo, era vero, evidentemente una situazione del genere si era già vissuta otto anni prima.
E ridacchiò imbarazzata.
«Eravamo giovani, Dio come passa il tempo.» mormorò la dottoressa, Michael aveva ragione, il fatto che quattro anni dopo si erano incontrati nello stesso modo in cui si erano conosciuti, fu da brividi. Letteralmente da brividi.

«Pressione 180.» gli comunicò per ritornare a quello che stava facendo «Normale e buona.» gli tolse la stoffa pesante del misuratore, e ancora, istintivamente, allungò il tessuto setoso della camicia per coprirgli il braccio.
Michael sorrise imbarazzato, e chiuse il bottone.
«Grazie.» rispose con dolcezza, lei fece un piccolo sorriso.

Egli la guardò, pensando a quanto fosse bella con quel camice bianco, di quanto il nero nei suoi capelli le donasse, e di quanto sia orgoglioso di lei per essere riuscita ad avverare il suo sogno.
Sei una dottoressa straordinaria.

Ella si allontanò per incamminarsi verso la scrivania.
«Abbiamo finito, sistemati e siediti.» lui annuì e si sistemò per bene i vestiti.

Nel frattempo la piccola Chloè, che era accanto a Mary ancora scioccata nell'aver visto una star mondiale, era concentrata a fare un altro disegno.
Stava disegnando proprio Michael, a lei piaceva molto il cantante, poiché Vincent lo amava, e le faceva ascoltare le canzoni del Re del Pop.
Stava buona, seduta, senza dare fastidio a nessuno, leggermente intimidita dagli uomini che stavano seduti ad aspettare il capo, nonché dei bodyguard.
Chloè, continuo a disegnare con il pastello nero per creare dei ricci intorno alla testa del cantante.

Sandie poggiò il mento sulle dita giunte, i gomiti alzati a triangolo posati sulla scrivania.
«Stai bene Michael, non ho notato niente di sospetto, anche se per precauzione, ti suggerisco di fare l'elettrocardiogramma per confermare se è tutto al suo posto. Per te andrebbe bene?» lui si adagiò per bene la schiena sulla sedia.
«Sì, certo.» ella prese l'agenda, afferrò gli occhiali da vista, li mise incastrandoli intorno al naso, e sfogliò i fogli.
«Naturalmente sarò io a farti l'elettrocardiogramma.» precisò sfogliando l'agenda per controllare in quale giorno collegare Michael per un appuntamento «Per te andrebbe bene settimana prossima, venerdì, ma stessa ora?» quel venerdì Michael si sarebbe visto con Hector per risolvere alcuni disguidi alcuni aspetti, ma era libero il pomeriggio.
«Va bene.» Sandie con una penna segnò l'appuntamento per l'elettrocardiogramma.

Michael la guardò e sospirò pesantemente.
«Sandie.» la chiamò «Io volevo dirti una cosa importante e vorrei che tu mi ascoltassi.» ella alzò lo sguardo «Io ti devo parlare, ho bisogno di chiarire alcuni punti con te.» confessò, ella sorrise in modo beffardo e tolse gli occhiali.
«Non c'è niente da chiarire Michael.» bottò.
«Invece sì, ti prego.» implorò.
«Non mi dire che ho dovuto annullare tutti i miei appuntamenti del giorno solo perché tu volevi vedermi? E dirmi questa cosa, fregandone della visita e rubare il mio tempo?» il tono di Sandie era cupo, stizzita e pieno di rabbia. Michael comprese la sua rabbia.
«No, no ti sbagli, io dovevo comunque andare da un cardiologo per fare una visita. Ho visto che sei apparita su un giornale medico e ho preferito venire da te.» spiegò il moro con tono sincero.
Perché di te mi fido.
Lei scosse la testa.
«Hai anche il coraggio di dire che dobbiamo parlare, non abbiamo proprio niente da parlare Michael.» ribatté acida.
«Sandie, non trarre conclusioni affrettate, io voglio davvero parlare con te e spiegarti la verità dei fatti. Perciò per favore, dammi una possibilità, vediamoci, andiamo a cena insieme e ne parliamo.» implorò il cantante quasi con voce rotta, ella lo guardò e si massaggiò la tempia.

Chloè intanto aveva finito di disegnare, contenta di com'era riuscito, voleva farlo vedere a tutti i costi alla mamma e al cantante.
La bambina guardò sia Mary che quegli uomini, erano distratti a fare altro così la piccola si alzò della sedia e corse fino allo studio della mamma.
«No no no, Chloè vieni qui!» esclamò Mary alzandosi per prenderla, ma quella bambina aveva il passo veloce, perciò entrò nello studio di sua madre, poiché la porta era semiaperta.
«Mamma!» esclamò, Sandie le si congelò il sangue e Michael spalancò gli occhi.

Il cantante si voltò per guardare quella bambina così bella e piccola, indossava un abitino bordeaux, i capelli scuri ricci e sciolti e gli occhioni verdi come quelli di un cucciolo, era splendida.
Era la copia esatta di Sandie.

Chloè osservò con aria curiosa il cantante, bello come il sole e le sue piccole guanciotte divennero rosse.
Ella avanzò il passo con un po' di timidezza verso il cantante, e gli diede il disegno.
Michael lo afferrò e lo guardò.
«É per me?» domandò con voce bassa, quasi come un sussurro, Chloè annuì e con il piccolo indice indicò la figura che aveva disegnato, cioè Michael «Ooh, sono io?» annuì di nuovo «É molto bello, sei molto brava a disegnare, grazie mille piccolina, lo apprezzo moltissimo.» egli ripiegò il disegno in quattro parti e lo mise nella tasca del capotto, Chloè sorrise, il cuore di Michael si sciolse a vedere quella bambina così timida e riservata, ricordava lui stesso quando era un bambino, chinò il capo per darle un bacio sulla fronte, dandole una lieve carezza sulla testa. Chloè aveva il viso rosso e andò verso la mamma, Sandie la prese in braccio, impaurita per essersi trovata in una situazione del genere.

«Tua figlia?» le domandò il cantante perplesso.
Nostra figlia avrebbe voluto aggiungere.
«Si Michael, mia figlia.» rispose, e Sandie iniziò a coccolare la bambina, lei si nascose tra il collo della madre, la donna le scappò una piccola risata «É molto timida.» precisò con tono dolce.
Michael sorrise.
«Come ti chiami?» domandò il moro alla bambina, ella si voltò per guardarlo ma non rispose, perché era incantata da Michael, ammaliata di vedere non sono un cantante che le piaceva, ma un uomo così bello che sembrava essere uscito da un libro delle fiabe.
«Dillo amore.» incitò la mamma.
«Chloè.» parlò la bimba, Michael guardò Sandie, capendo a chi si riferisse a quel nome, lei annuì con un sorriso triste.
«Hai un nome bellissimo lo sai?» la bimba arrossì di nuovo «E dimmi Chloè, quanti anni hai?» la bimba alzò le dita formando il numero quattro, Sandie chinò il capo per darle un bacio sulla guancia.
«Deve compiere quattro anni quest'anno.» precisò la mamma.
«Capisco.» quella bambina era bellissima, identica a Sandie, di una bellezza eterea nonostante la piccola età. Emanava una luce, con una purezza inspiegabile.

Michael guardò l'orologio e sospirò.
«Bene, direi che è arrivato il momento in cui mi congedo.» si alzò «Dottoressa Vrachnos.» la chiamò con tono profondo e formale, il che fece sussultare Sandie per il tono di voce che aveva utilizzato, si alzò anch'essa posando Chloè per terra camminando verso Michael, egli sorrise e si abbassò alla sua altezza, la guardò con gli occhi lucidi e le diede una dolce carezza, la riccioluta abbassò lo sguardo intimidita.
«Spero di rivederti Chloè.» ella sorrise, e anche lei lo sperò con tutto il cuore
Sandie sospirò, lui la guardò, si tirò su, prese il capotto, lo indossò e tirò fuori gli occhiali da sole «Verrai a cena con me?» lei si irritò e non rispose.
«Corri un po' troppo per i miei gusti Michael.» borbottò.
«No Sandie, io voglio solo parlare con te, per favore, te lo chiedo anche in ginocchio se é necessario, e lo faccio.» supplicò ancora il cantante.
«Mamma vai! Vai!» intromise la bimba con tono eccitato di vederli insieme, Michael la guardò con uno sguardo aiutante.
«Chloè mi aiuteresti davvero a convincere la mamma ad uscire con me?»
«Vai mamma! Vai!» lei era il suo punto debole, difficilmente diceva no a Chloè, ma in quel momento si trovò in bilico «Per favore.» insistette la bambina, ignara che stava chiedendo di uscire con suo padre, il suo vero padre.

Alla fine, cedette.
«Va bene Michael.» egli sorrise contento.
«Puoi portare anche Chloè se ti va, io-»
«Lei non c'entra niente, é una questione tra te e me Michael.» ribatté stizzita.
Lui abbassò le spalle e sospirò.
Tirò fuori dalla testa un bigliettino «Questo é il mio numero, l'ho cambiato, sai. Per qualsiasi cosa contattami.» si mise gli occhiali da sole e la guardò prima di andare via. «Grazie Sandie, e grazie anche te piccolina.» la bimba sorrise, diede un ultima occhiata a Sandie, aveva la fronte corrugata e le labbra serrate «Ci vediamo.» e se ne andò, poco dopo udendo i passi svanire e la porta d'ingresso chiudersi, capì che era andato via del tutto.

Ella emise un lungo gemito, e Mary entrò improvvisamente super elettrizzata.
«Cristo Santo! Cristo santo! Cristo santo!» urlò «Io sono ancora scioccata!»
«Se per questo anch'io.» mormorò Sandie.
«Michael Jackson, Michael Jackson, Michael Jackson! Il Re del pop, qui, nel tuo studio! Cavolo é una grande emozione e soddisfazione non crede?» l'entusiasmo di Mary svanì quando vide Sandie completamente assente e pallida.
«Dottoressa Vrachnos si sente bene?» domandò la giovane preoccupata, ella scosse la testa, non disse niente e corse in bagno, chiuse la porta a chiave e copri il volto con entrambe le mani.

Cosa, era, successo?
Aveva visto Michael.
Lo aveva rivisto dopo lunghi e interminabili quattro anni.
Quell'uomo non era cambiato di una virgola, ma la sua bellezza era aumentata da quasi accecarle gli occhi.

Aveva visto il padre di sua figlia.
E Chloè aveva visto suo padre per la prima volta.

Si inginocchiò per terra con il cuore a mille realizzando che cosa era successo.
Lui era tornato.
Era tornato per lei.
Ma nonostante ciò, non si voleva fidare di nuovo, aveva accettato solo perché Chloè aveva insistito tanto.
Michael era del tutto ignaro che quella bambina che le aveva dato il disegno, fosse sua figlia, la sua vera primogenita.
«Cazzo ...» sussurrò la donna in preda al nervoso, stava vomitando solo in quel momento tutte le sue emozioni. Stupore, paura, e malinconia, rivedere l'uomo che non aveva mai smesso di amare, ma di cui era fortemente arrabbiata.

Michael lo aveva visto, e sapeva che sarebbe andato cauto con lei.

Doveva rivederlo, ma aveva paura delle sue dichiarazioni. Perché avrebbe fatto fatica a credergli su quello che le avrebbe detto.

Ma poi sorrise, alzando lo sguardo sul soffitto con tristezza.
Forse, era un messaggio di suo padre.








TA DAAAAAAA
Ebbene stelline? Che ne dite come primo approccio dopo tanto tempo tra Michael e Sandie?
É molto distante, ma è normale, ma di certo le emozioni non mancano!
Soprattutto i ricordi.
Michael ha visto per la prima volta sua figlia e lui manco lo sa, ma andremo per gradi 🥰
Piano piano, ci stiamo avvicinando a cose molto interessanti ora che si sono rivisti😉
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con una stellina e commento
Alla prossima ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top