[Chapter One]
Quella stessa sera ...
Sandie guardò il vuoto.
Aveva lo sguardo perso, come se per un attimo il tempo fosse sospeso, o quantomeno, immobile.
La sua mente iniziò a parlarle, a dirle cose a dir poco spiacevoli, fino a che le parole della sorella, non le rimbombarono nella testa.
"TI AUGURO DI MORIRE CAZZO! MERITI DI MORIRE! PREGHERÒ FINO AL TUO ULTIMO RESPIRO AFFINCHÉ TU MUOIA! SEI MALEDETTA!"
"AFFINCHÉ TU MUOIA!"
"AFFINCHÉ TU MUOIA!"
"MERITI DI MORIRE!"
"MERITI DI MORIRE!"
"SEI MALEDETTA!"
"SEI MALEDETTA!"
Stellina, proprio come un soldato pronto ad eseguire gli ordini di un austero comandante, tolse lentamente il vestito, facendolo rovesciare per terra fra i suoi piedi.
Rimanendo semplicemente con la biancheria intima color bianco latte.
Alzò il piede per liberarsi dal vestito, lo spostò con i piedi e fece un piccolo passo in avanti fino a ritrovarsi dinnanzi allo specchio che proiettava il suo riflesso, e il suo stato d'animo grondante di sangue.
Le occhiaie completamente evidenti e scurissime.
Gli occhi che urlavano.
Le labbra screpolate.
Il viso che poco a poco, perdeva il splendore con il quale era nata.
Guardò il suo corpo.
Era eccessivamente dimagrita.
Stava perdendo peso.
Stava perdendo le sue forme.
Stava perdendo tutto.
E si sentiva brutta, sia fuori che dentro.
Ma ciò che esprimeva Sandie era solo una parola:
Stanchezza.
Era stanca.
Stanca di soffrire.
Stanca di piangere
Stanca di lottare.
E stanca di vivere.
Si guardò allo specchio, e ciò che vide era una donna spezzata.
Una donna che non aveva avuto tregua con le sofferenze della vita. Una donna che non aveva smesso di lacrimare ogni giorno per le ferite subite, assieme a determinati abusi e traumi.
Poi si domandò a se stessa di come fosse possibile essersi ridotta in un modo così sgualcito.
Com'era possibile che dalla felicità dalla quale era nata e cresciuta, improvvisamente come un fulmine in cielo, era divenuta la persona più infelice sulla terra? Perdendo poco a poco tutte le persone che amava?
Confermò a se stessa di essere una donna maledetta, e di aver fatto troppi errori.
E se non fossi mai partita in Italia?
E se avessi rinunciato alla borsa di studio?
Se avessi aiutato di più Ethan?
Se fossi stata più attenta con Michael?
E se fossi rimasta a Londra a completare la mia vita con Vincent?
E se avessi scoperto le reali intenzioni Nicole?
E se non avessi trattato male mio padre un anno prima che lui morisse?
E se mia madre avesse amato Nicole allo stesso modo in cui amava me?
E se non avessi mai subito abusi sessuali e fisici?
Ma soprattutto ...
Se non fossi mai nata?
Probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
Michael non merita di avere una donna come me, rotta, spezzata, sgualcita.
Merita di avere una donna forte, sorridente, non me che sono una morta che cammina.
E Chloè?
Non sono la madre che merita, non sono una buona madre per lei.
Piccola mia.
Michael é tuo padre.
Non te l'ho mai detto per paura di crearti un trauma.
Non te l'ho detto per non farti del male.
Ma mi sto rendendo conto di crearti dolore, e non voglio questo per te.
Perciò, é meglio che io sparisca.
É meglio che io vada via per sempre.
Se io non ci sarò più, sarà meglio per tutti.
Sandie era a pezzi.
La sua mente era complessa, non stabile, ma semplicemente come aveva pensato lei, sgualcita.
I suoi pensieri si moltiplicarono, e le lacrime fecero il loro lavoro.
Pianse davanti allo specchio in un religioso silenzio, senza fare rumore, senza fare versi.
Voleva essere invisibile.
Non aveva più niente, in quel momento, davanti allo specchio vide la sua immagine precipitare nell'oscurità.
"Stai zitta puttana!", "Credevi che Michael ti abbia amata sul serio?", "Sta buona, finirà molto presto. Voglio solo godere con te", "É solo colpa tua"
Per tanti anni, Sandie si diede la colpa a se stessa per la violenza sessuale subita quando lei era una giovane ragazza piena di vita, strappata via da un uomo malato, completamente folle e pieno di perversione.
Si diede la colpa di essersi innamorata.
Si diede la colpa di essersi costituita per salvare la sua famiglia.
Si diede la colpa di essere bella.
Si diede la colpa su tutto.
E la sensazione di sporcizia nel corpo, non era mai svanita.
Per anni a Sandie, cercò di mandare via quella sensazione, ma invano.
Poteva percepire ancora le mani di quell'uomo che la toccava, la possedeva, la violentava con brutalità fino a farle perdere la voce.
Strinse le mani a pugni, chiuse gli occhi dolenti e il petto che le faceva male.
Poi li aprì qualche secondo dopo, fino a che non esplose.
Scoppiò a piangere, mostrando la sua vulnerabilità, una sua enorme debolezza proprio di fronte ai suoi occhi, e fu così che l'occhio cadde su un barattalo di pillole posato sul mobiletto attaccato al muro vicino allo specchio.
Erano dentro ad una boccetta, non c'era scritto niente, solo delle pillole a forma di pallina, con colore giallo ocra.
Non sapeva che cosa servirono e se fossero di Michael, ma non le importò.
Prese la boccetta, tolse il tappo e verso tutte le pillole nel palmo di una mano.
Le guardò per qualche secondo, come se stesse riflettendo su cosa stesse per fare, ma alla fine, con un gesto secco prese una buona parte delle pillole infilandole in bocca, aprì il rubinetto, abbassò la testa per posare le labbra in modo tale che l'acqua entrasse all'interno della sua bocca per inghittotirle come caramelle.
Alzò la testa, posò una mano sulla tempia e fece cadere le pillole come se avesse strappato dal collo una collana di perle pregiate.
Fece qualche passo e posò entrambe le mani sul bordo vasca, abbassò la mano per incastrare il tappo e poco dopo aprì il rubinetto della vasca per uscire l'acqua.
Le sue intenzioni erano chiare.
Anche fin troppo.
Aspettò che la vasca si riempì fino a sopra, fino a che non tolse la biancheria intima rimanendo nuda, sciolse i capelli neri, lunghi fino a metà schiena, e quando l'acqua raggiunse il bordo della vasca, poté finalmente immergersi.
Alzò una gamba fino a sfiorare l'acqua, un brivido le comparve lungo la colonna vertebrale, era fredda, ma a lei non importava la temperatura.
Poi alzò l'altra gamba e si stese lungo la vasca, con l'acqua che le faceva da lenzuolo.
Una parte del capelli si bagnarono, gli occhi verdi della donna puntarono sul soffitto, perdendosi ancora una volta nei suoi pensieri.
Quanto era strana la vita.
Ma soprattutto bastarda come una figlia di puttana.
Mi è stato tolto tutto.
Tutto.
Persino la voglia di vivere.
Ora, mi trovo da sola, nell'eterna perdizione di me stessa.
E va bene così.
Perché se devo morire, morirò qui, nella casa dell'uomo che amo.
Nicole, il tuo desiderio si realizzerà, me ne andrò per sempre.
Spero sarai davvero felice.
Dovrei odiarti, ma non ci riesco.
Anche a forzarmi, sarebbe del tutto inutile.
Sei mia sorella.
Sandie aveva un difetto, era ignorante sul sentimento dell'odio.
Non lo aveva mai provato, probabilmente non era nata con quella caratteristica degli esseri umani.
Non aveva mai provato odio nella sua vita neanche quando aveva tutte le ragioni del mondo per farlo.
Anche quando si era dovuta confrontare contro il diavolo.
Non lo fece.
L'odio non rientrava nel vocabolario dei sentimenti.
Persino l'odio stesso si rifiutò di impadronirsi all'interno dell'animo così puro, dolce di una donna come Sandie. Si oppose. E quando ci provava, il buon senso e la gentilezza, gli fecero riflettere che lei non era portata all'odio.
Avrebbe voluto odiare quelle persone.
Ma alla fine, non ci riuscì.
L'unico odio che provò, era verso se stessa, uno dei grandi errori che l'essere umano possa fare.
Non era riuscita ad odiare gli altri.
Ma finì per odiare se stessa.
Michael, ti prego, perdonami. Ti scongiuro di perdonarmi, ma non posso andare avanti.
Ti amo.
Chloè, amore di mamma.
Vai avanti.
Vai sempre avanti.
La tua mamma sarà sempre nel tuo cuore.
Perdonami, perdonami anche tu ti prego.
Sandie portò la testa sott'acqua, cercando di annegarsi da sola.
Proprio così, voleva togliersi la vita annegandosi in una vasca da bagno, proprio nella dimora dell'uomo della sua vita, e del padre di sua figlia.
Fu una questione di minuti, fino a che qualcosa non successe.
Sentiva il petto alternare, il battito cardiaco andare completamente in panico, e i battiti andare fuori di testa.
Sentiva la testa offuscare.
Credeva che mano a mano stava per andare via anche lei.
Via da quel mondo orribile che stava vivendo.
E via dalle sofferenze con cui condivideva la sua vita ogni giorno.
Stava morendo.
Lo sentiva, e il suo corpo lo comunicava.
Papà, Ethan, Diana ...
Sto arrivando.
Non vedo l'ora di abbracciarvi.
Pregava persino all'Onnipotente di farla morire lì, che morisse grazie all'acqua.
Sandie, aveva scelto uno dei modi peggiori per togliersi la vita.
L'acqua per quanto poteva essere un elemento fondamentale, meraviglioso per l'uomo, talvolta poteva essere una tortura da scoppiare gli organi se si ritrova affogati.
Sentiva di cedere le forze.
Stava per cedere.
C'era quasi.
C'è la stava facendo.
Dentro di lei esaltava al pensiero di morire.
Di far fermare il cuore e di essere finalmente in pace.
Fino a che due braccia possenti la sollevarono con tutto il peso in corpo per trascinarla via da quella maledetta vasca.
Qualcuno l'aveva salvata dalla morte che lei stessa stava creando.
Quel qualcuno era Michael.
Sandie tossì fortemente, mise una mano sul petto, emanando dei forti respiri, il moro la posò delicatamente per terra come un cucciolo e la strinse tra le sue braccia.
«Sandie! Per l'amor del cielo! Che ti é venuto in mente!?» urlò, era in panico, pallido in volto e gli occhi lucidi brillanti come stelle.
«N-non avresti dovuto ...» bisbigliò debole stellina.
Egli scosse la testa con le lacrime agli occhi.
«Non dirlo! Hai idea di quello che stavi per fare!? Non é da te! Non é da Sandie Vrachnos!» la voce dell'uomo si ruppe, aveva appena visto la donna della sua vita tentare il suicidio davanti ai suoi occhi, e se non avesse avuto l'intuito di controllare, sarebbe morta.
«Quella Sandie é morta Michael! E con essa volevo morire anch'io per porre fine ai miei dolori! Dovevi lasciarmi morire!» bottò con tono alterato, assieme ad una tale disperazione da far venire i brividi.
«Lasciando le persone che ami tra cui tua figlia?» domandò Michael con rabbia.
A sentire solo la parola figlia, Sandie scoppiò in un pianto liberatorio, Michael la coccolò, con la speranza che si sarebbe calmata, ma fu un pianto forte, violento, uno di quei pianti tortuosi da massacrare lo spirito che é dentro di noi.
Improvvisamente Sandie mise una mano davanti alla bocca, e lo stomaco bruciarsi.
Gattonò verso il water, sollevò il coperchio fino a vomitare.
Michael si alzò da terra, delicatamente le tenne i capelli bagnati, le accarezzò la schiena procurandole tanti brividi del corpo.
Il moro con la coda d'occhio vide le pillole sparse per il bagno, allora capì.
«Non ci posso credere ...» mormorò senza parole, quelle pillole erano degli antidolorifici che prendeva lui, e che aveva smesso da quando Sandie era rientrata nella sua vita, erano lì da un po', il fatto che lei avrebbe tentando di togliersi la vita facendo scoppiare il cuore, con il colpo di grazia di annegare era qualcosa di scioccante.
Quando Sandie finì, emise dei respiri profondi cercando di riprendersi, una volta calmata, Michael si inginocchiò e la coccolò ancora.
Ancora scosso per quello che era successo
«Shh, sandie .. sono qui, va tutto bene.» le comunicò con voce rassicurante, lei continuava a piangere «Ci sono io, é tutto okay. Sono qui amore mio, sono qui.» solo dopo qualche secondo ella si accorse del nomignolo che aveva pronunciato, ma non lo ascoltò più di tanto, impegnata a piangere nel fiume più disperato immaginabile.
Michael avvolse il corpo nudo della donna in un grande asciugamano bianco, ne prese un altro più piccolo per tamponandole i capelli, prendendosi cura di lei. La guardò meglio, era una donna, ma aveva ancora i tratti della Sandie di quattro anni prima. La vide con quegli grandi occhi verdi, e le gote arrossirsi, era ancora una bimba nel suo animo.
Era ancora delicata, e innocente come l'aveva sempre ricordata.
«Non farlo mai più.» sibilò categorico «Promettimelo Sandie.» la incitò, lei restò in silenzio, guardando in basso, senza dire una vocale. Non osò parlare.
«Volevo morire.» sussurrò «Sono piena di ferite, non puoi ... stare intorno a me, e prenderti cura di me come se fossi invecchiata. Mi porto tanto di quel dolore Michael, che credimi, dopo un po' ti pesa così tanto da farla finita. Volevo raggiungere mio padre, Ethan e ... Diana.
Sono spaccata Michael, non puoi stare con una donna come me.» spiegò con il cuore in gola, con la voce mozzata, faceva fatica a parlare ma espresse tutto il suo dolore, e il motivo per il quale stava per commettere quel gesto estremo.
Non voleva trascinare Michael nel suo stesso dolore.
Ma quello che non comprese Sandie, era che anche Michael era un'anima proprio come la sua, dolce, speciale, ma piena di ferite, proprio come lei.
Si completavano a vicenda.
Allora lui le fece alzare lo sguardo per incontrare le iride verdi della donna «Ascoltami.» parlò «Voglio essere sincero dal profondo del cuore Sandie. Se tu non ci fossi nella mia vita, non esisterei, viverei tramite la tua figura accanto alla mia. Io vivo tramite i tuoi occhi, tramite la tua anima, tramite il tuo cuore, tramite il tuo corpo, tramite le tue emozioni, io vivo tramite te stellina mia. Io ti amo, non ho mai smesso di farlo, e senza di te io non posso vivere. E poi, anche io sono spaccato, entrambi lo siamo, e con questo ci avviciniamo più di quanto pensi. Solo con l'amore possiamo e incastrare tutti i pezzi che sono caduti e metterli nel loro posto originario.» parlò con il cuore aperto, una lacrima gli rigò la guancia, terrorizzato solo al pensiero di aver perso la sua dolce stellina.
Sandie guardò altrove con gli occhi vuoti.
«Mi hai fatto male Michael.» gli ricordò facendo riferimento a quello che era successo quattro anni prima.
«Lo so, e non me lo perdonerò mai. E ti imploro di vivere e di darmi una seconda e ultima
possibilità.» implorò.
«Michael ...»
«Ti ho vista quasi morta, e ... non posso perderti. Non di nuovo. Io ti amo.» stava per piangere, ma si contenne.
«I- io ...»
«Ti amo Sandie, ti amo, ti amo. Sei il mio universo, sei essenza, sei respiro, sei tutto. Ma tu ... resterai per sempre la mia stellina, la mia piccola e dolce Sandie Vrachnos.» stellina alzò lo sguardo incontrando gli occhi marroni e profondi dell'uomo che tanto amava.
«Come fai ad amarmi ancora dopo tutto questo tempo? Dopo tutto quello che abbiamo passato?» domandò incredula, egli le accarezzò gli zigomi con la punta dei pollici.
«Sai Sandie, io credo a un concetto che si chiama destino, ci siamo conosciuti, siamo diventati amici, ci siamo innamorati, poi ci siamo separati, e infine, eccoci qui, di nuovo insieme. Tu credi nel destino?» ella annuì «Il mio destino porta il tuo nome stellina mia, e cazzo ...» Michael pianse, il pensiero di averla vista mezza morta in quella vasca da bagno fu in immagine che avrebbe perseguitato per tutta la vita.
Non se lo sarebbe più dimenticato un episodio del genere.
«Non farlo mai più ti prego.» implorò ancora «Non hai idea di come mi sia spaventato, se non fossi venuto a controllare tu saresti morta. Ed io ... io, Sandie!» si abbracciarono, e piansero insieme.
E da lì, ella comprese il suo errore.
Comprese a cosa stesse andando a compiere.
Era stata accecata dal suo stesso dolore.
Accecata dalle sue stesse ferite
Da tutto.
Era il momento di voltare pagina.
Sandie lo strinse a sé, posò una mano sui capelli e li strinse, fino a che non si baciarono, Michael divorò le labbra della ragazza con disperazione, con la voglia di sentirla su di lei, di sentire la sua vita intorno a lui.
La prese in braccio, uscirono dal bagno e si diressero in camera da letto.
Michael chiuse la porta a chiave, in modo tale da non essere disturbati.
Adagiò Sandie del letto, tremava leggermente, ma lei lo voleva.
Lo voleva a tutti i costi.
«Piano ...» sussurrò, Michael si fermò.
«Amore, se non lo vuoi fare io-»
«No, voglio farlo, voglio sentirti.» interruppe la donna, poi gli diede un bacio a stampo «Sempre, però ...» mise una mano sul petto, non si era ancora ripresa del tutto.
«Ti devi riprendere, non voglio insistere.» fu categorico, ma Sandie scosse la testa.
«Ti prego ...»
«No Sandie.» sentenziò, ella sospirò imbronciata come una bambina, fino a che non percepì la mano di Michael sfiorare la guancia «Hai rischiato grosso stasera, ti devi riposare.» disse premuroso e dolce.
«Io voglio fare l'amore con te.» disse capricciosa, lui ridacchiò intenerito.
«Lo faremo tutte le volte che vuoi, ma non adesso , non in questo stato amore mio.» chinò il capo per darle un bacio sulla tempia.
«Michael.» lo chiamò.
«Dimmi.»
«Scusa.» disse semplicemente, poi alzò il busto per aggrapparsi a lui come un koala per avere maggiore contatto fisico.
Michael le accarezzò i capelli e sospirò.
«Hai fatto una cosa molto grave, non devi chiedere scusa a me, ma a te stessa.» Sandie spalancò gli occhi.
Chiedere scusa a me stessa ...
Rifletté, ma poi parlò.
«Non l'ho mai fatto, non so come si fa, io credo ... ecco io credo di aver bisogno di aiuto.» confessò timidamente, come se si vergognasse di chiedere aiuto.
Michael sorrise e le diede un bacio sulla fronte.
«Ti aiuterò io. Ti aiuterò a trovare la bambina che stavi ingiustamente per uccidere. Ti aiuterò ad amarti di più, ti aiuterò a farti riavere quello splendore che hai ingiustamente perso. Perché io voglio vederti brillare amore mio.» disse Michael contento dell'iniziativa della donna, ella sorrise e lo baciò.
«Conosco una psicologa, andrò da lei domani stesso.» disse decisa.
«Brava amore. Ti farà solo bene, ora devi rinascere, cadrai delle volte, ma ci sarò io a darti la mano. Tu però, non arrenderti a te stessa okay? Hai tutti gli strumenti per poter ritornare ad essere felice. Farò questo percorso assieme a te, ce la faremo. É una promessa.»
«É una promessa.» ripeté la donna.
E lo fecero davvero, entrambi promisero a se stessi di aiutarsi con i loro stessi demoni, per essere felici e per vivere una vita più serena.
Per non cadere nelle sofferenze.
Per non cedere ai pensieri negativi.
E delle proprie orribili autoconvizioni
Perché nella vita ciò che conta, oltre l'amore, é il rispetto verso se stessi, allora sì, che possiamo essere sereni per sempre.
Eccoci qui con il primo capitolo del mese!
É stato davvero tosto a scriverlo, poiché si parla di un gesto estremo come il suicidio, una tematica che mi sta molto a cuore, ma grazie all'intuito di Michael, Sandie é stata salvata.
Manca sempre poco alla fine.
Perciò mi raccomando.
Tenete allacciate le cinture, perché in questa terza parte ci saranno emozioni a gogo.
Vi è piaciuto il capitolo?
Se vi va lasciate un commento e una stellina.
Alla prossima ❤️
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