[CAPITOLO 3]
LONDRA
21 Maggio 1997
Stellina aveva tra le sue mani una tazza color rosso tenue quanto le sue labbra di tè al limone firmato Lipton, ne bevve un sorso e le sue labbra che avevano un colore vivo, divennero bagnate e leggermente gonfie e più colorate.
Era una comune domenica, la città di Londra era viva ed erano circa le otto del mattino.
Guardò attraverso la finestra le cose più comuni, come ad esempio le macchine vagare per le strade, persone entrare nei vari negozi e vedere una famigliola composta da una coppia e un bambino sui tre anni che camminavano felici, la cosa che più la distrusse al punto di sentire una fitta al petto era di vedere un papà che teneva strette le gambe attraverso la testa una bambina intorno sui quattro anni, camminavano e la bambina rideva posando le manine sui capelli del padre.
Un fortissimo senso di colpa avvenne nel cuore, voleva a tutti i costi che Michael sapesse di Chloé e della sua gravidanza, ma ormai era diventato papà ed era sposato per la seconda volta, intuì che lui si dimenticò di lei una volta per tutte e che a stento si chiedeva come era riuscito ad andare avanti così veloce, se lo chiedeva ma senza ottenere una buona risposta.
Ad interrompere i suoi pensieri fu lo squillo di un telefono, era il suo telefono personale e quando vide nella piccolissima schermata verde il numero di Nicole, le apparì sul volto un tenero sorriso, premette il tasto verde per rispondere.
«Adelfì.» rispose la donna con tono contento.
«Oh Sandie, adelfì mia come stai?» domandò Nicole, ma Sandie udì in sottofondo delle voci di alcune persone, come se la sorella fosse ad una festa.
«Tutto ok? Sento delle voci.» annotò la sorella maggiore.
«Sono le mezzanotte precise e questi bastardi non se ne vogliono andare, menomale che ho portato Nathan da papà. Ti spiego, Cheyenne ha ottenuto un lavoro alla Ucla Medical Center ed è venuta la sua famiglia per festeggiare. Sono qui dalle nove di sera, mi sto annoiando a morte e quindi ti ho chiamato per avere compagnia.» Cheyenne e Nicole si sono laureati nello stesso giorno due anni prima, Nicole incominciò a praticare il lavoro di psicologa da una molto nota nella città, come una sorta di tirocinio. Anche per Cheyenne fu la stessa cosa, aveva ottenuto un lavoro negli ospedali più importanti di Los Angeles come infermiere al pronto soccorso, era felice e non vedeva l'ora di iniziare un nuovo percorso. Un anno dopo alla laurea Cheyenne e Nicole si sposarono, felici di coronare nel migliore dei modi la loro storia d'amore.
«Sei incorreggibile e poi i genitori di Cheyenne sono delle brave persone e molto adorabili.» commentò stellina accennando una risata.
«Spero tu stia scherzando, sono dei morti viventi.» la maggiore rise a bassa voce scuotendo la testa.
«Sei tremenda, a proposito, vuoi sapere chi ho sognato stanotte?» domandò Sandie con il sorriso sulla labbra.
«Michael.» rispose la sorella sicura.
«No, ho sognato mamma.» rispose, il sorriso della sorella scomparve come fumo per l'aria «È stato un sogno strano, e ho un angoscia strana come se fosse un sogno premonitore.»
«Sandie vai al punto, cos'hai sognato?» disse Nicole in modo precipitoso per arrivare al dunque.
«Che era morta.» il sangue di Nicole si congelò divenendo il ghiaccio dell'antartico, un pesante macigno entrò dentro nel cuore. Nonostante il dolore che le avesse causato ogni giorno si domandava dove fosse sua madre «Nicole, non credi che dobbiamo cercarla? E se fosse vero?» Nicole emise una risata amara.
«Se fosse vero passerei la vita con più leggerezza e non avrei più un pensiero del genere.»
«Ma Nicole, non è meglio sapere?»
«Per me mia madre è morta già da tempo, non voglio avere più niente a che fare. Non la perdonerei neanche se avesse un cappio al collo, che morisse!» esclamò con la tristezza mischiata nella rabbia tra la voce.
«Nicole!» riprese Sandie.
«Nicole un cazzo! È stata una pessima madre sia per me che per te. Ci ha battute fuori dalla nostra vita come stracci, se dovessi descrivere la cattiveria con una sola parola direi proprio nostra madre. Che morisse nel peggiore dei modi così capirà il dolore che mi ha trasmesso.»
«Non è bello inaugurare la morte a qualcuno Nicole.» precisò Sandie con tono serio.
«È meglio se stai zitta, visto che tu eri la cocca di mamma ed io il brutto anatroccolo, è meglio se taci Sandie, o mi arrabbierei sul serio.» l'avvertì con rabbia, Sandie emise un pesante sospiro.
«Non capisco perché ti arrabbi così tanto, infondo si tratta di nostra madre, non vuoi nemmeno sapere se è viva o morta?»
«Oh Dio mio Sandie, apri gli occhi cazzo! Ti sei dimenticata di quello che ha fatto!? Di quello che ha fatto a me, di come mi ha fatta sentire una nullità!? Mi ha trattato come un insetto, perciò le auguro di morire perché si è rovinata la vita da sola con le sue stesse mani, abbandonando le sue figlie e la famiglia. Non merita neanche di essere considerata una donna. Le auguro il male del mondo a quella puttana!»
Puttana era così che aveva chiamato la madre, colei che l'aveva messa al mondo, cresciuta e nutrita, ma che in verità fu tutt'altro che una mamma affettuosa e presente, anzi, con Nicole aveva sempre avuto quasi antipatia nei suoi confronti, sminuendola quando era solo una bambina, mostrandole dei confronti tra la sorella e le varie bambine. Nutriva un forte odio e rabbia verso madre che ormai si arrese, era una situazione triste per Nicole e la ferita sanguinava e sarebbe sanguinata per tutta la vita, perché non c'era cosa peggiore di essere stata cresciuta con una madre crudele e poco presente nella sua vita. E la odiava per questo, a volte si domandava il perché, pensò che fosse sbagliata quando poi si accorse che quella sbagliata era proprio sua madre e non lei.
Non odiava Sandie ne tantomeno quelle bambine dove le faceva i paragoni, no, odiava la donna che l'aveva messa al mondo e che non aveva più notizie da tempo. E sperava dentro di lei che fosse morta sul serio.
Sandie percepì ancora una volta il dolore di sua sorella, e non la biasimava, anche lei aveva sofferto per una madre assente, nonostante fosse buona con lei non era stata per niente una buona madre, anzi, il contrario, la madre peggiore del mondo era proprio la sua, un brivido scorse lungo il corpo della giovane e i suoi occhi erano rivolti verso il pavimento lucido, serrò la mascella e sbatté velocemente le palpebre.
«Adesso hai da ridirmi ancora Sandie?» un lungo silenzio regnò tra le sorelle.
«No.» rispose «Ma sei sicura che non vuoi sapere più nulla?»
«Te l'ho detto, per me lei è già morta e quindi anche se lo fosse sul serio la cosa non mi toccherebbe minimamente. Anzi, ne sarei felice che bruciasse all'inferno.» rispose con tono alterato, era arrabbiata e delusa dalla donna che considerava e chiamava mamma. Mai avrebbe augurato una sofferenza come una sua, di una ferita che mai si sarebbe rimarginata e guarita, Nicole sapeva perfettamente che lei avrebbe portato quella ferita verso la tomba, e accettò il suo destino senza fare storie.
«Passano gli anni, ma tu non cambi per nulla eh?» disse stellina con tono quasi ironico.
«Sei tu che sei cambiata.» Sandie percepì un sollazzo dentro di lei a quella risposta.
«No, io non sono cambiata Nicole, sono sempre la stessa.» disse lei utilizzando un tono difensivo.
«No, non è così Sandie e lo sai.»
«Nicole, non mi va di discutere a prima mattina, è anche domenica possiamo avere un giorno di tregua?» domandò con tono esasperato.
«Non ti darò tregua finché non telefonerai Michael e gli dirai di Chloè, giuro su di lei che glielo dirò io al posto tuo.» Sandie a quel punto sentì la rabbia esplodere nel suo corpo e iniziò a camminare per tutto il soggiorno.
«Ti avverto Nicole, se tu farai una cosa del genere tu non mi vedrai mai più, e sai benissimo che sono capace di farlo! Come ho buttato Michael nella mia vita butterò anche te!» la minacciò alzando il tono della voce, Nicole scosse la testa ridacchiando amaramente.
«Come si dice? Ah, sei solo chiacchiere e distintivo stellina, perché tu non saresti mai capace di fare una cosa del genere oltretutto a me che sono tua sorella e zia di tua figlia, sono un punto di riferimento come io lo sono per te. E per quanto riguarda Michael hai preso la peggiore decisione della tua vita, guardati a come sei ridotta per esempio, sei gelida e cinica e prima non eri così, e ti sei incattivita parecchio. Ma la cosa che più odio sai qual è? È che tu stai privando ad una figlia la presenza di un padre, e conoscendo Michael non è il tipo che abbandona i bambini figuriamoci se si trattasse di sua figlia, lui impazzirebbe di gioia. Fregatene il fatto che lui sia sposato e diventato padre, cazzo Sandie, è anche sua figlia porca puttana!» stellina dall'altra parte del capo udì la voce di Nicole completamente rotta, stava piangendo, per lei una situazione del genere era inconcepibile e su queste tematiche ere molto sensibile poiché era una madre anche lei «Possibile mai che tu sia così crudele? Che tu sia così cattiva? Non pensi a tua figlia? Io non ce la faccio su questa situazione io non reggo niente! Perché penso a mia nipote che ti domanda del papà, ma che cazzo sei diventata Sandie!? Dimmelo! Perché io non riesco a concepire una situazione del genere cazzo!» esclamò la sorella in preda alla disperazione come se fosse lei la protagonista della faccenda.
«Tu devi stare tranquilla perché sono io che cresco mia figlia e so benissimo come affrontare questa situazione, e credimi fa male anche a me cosa pensi?» Sandie cercò in qualche modo di tranquillizzarla per non finire in una litigata.
«No Sandie, tu non riesci ad affrontarla perché tu stai male per lui, tu stai ancora soffrendo per lui nonostante siano passati tre anni. Se ti vuoi mettere l'anima in pace vedilo e dì di tua figlia!» propose la sorella con le lacrime agli occhi cercando di far ragionare la sorella maggiore, che non aveva una testa piuttosto facile.
«Col cazzo Nicole, io non lo voglio vedere! Mi ha tradito! Mi ha tradito cazzo!» obiettò Sandie.
«Vuoi continuare a soffrire? Vuoi ancora avere l'agonia in gola? Vuoi far star male Chloé? Fallo, sappi che sei una grande delusione e non sono l'unica che lo pensa, anche papà la pensa come me!»
«Perché invece non pensi alla tua di vita? Pensa al tuo matrimonio, a Nathan e al tuo lavoro, noi pensare a me che sto bene okay?!» Sandie ormai era sull'orlo di scoppiare sentendo di Nicole la voce alterare, mise una mano sulla fronte in segno di afflizione.
«Ti sei rovinata di brutto, tu potevi avere tutto e invece hai gestito con immaturità la situazione e potevi avere davvero di tutto cazzo.»
«ERA L'AMORE DELLA MIA VITA!» urlò al telefono scoppiando in un pianto disperato come posto di sfogo, si accasciò per terra posando una mano su una parte del viso «Nicole ... tu lo sai quanto io l'ho amato, perché me lo devi ricordare quando io sto cercando di dimenticare?»
«Perché non si può dimenticare un amore cosmico, è impossibile, vi siete supportati, avete condiviso ogni cosa, sia le belle che le brutte cose, vi siete divertiti, avete pianto, sorriso, litigato per poi ritrovarsi a fare l'amore. Siete stati semplicemente meravigliosi, quindi non si può dimenticare Sandie, soprattutto se quell'uomo è il padre di tua figlia, perché in quella bambina scorre il suo sangue. Ed io, te lo dico con tono davvero sincero anche se mi mette tristezza dirlo, tu sei destinata ad amare lui, solo lui.» quelle parole furono un colpo di grazia, il suo pianto divenne più forte e intenso, ricordando quell'amore così meraviglioso e travolgente, domandando il perché di una fine tra loro quando erano così vicino nell'avere tutto «Sandie.» la chiamò per ricevere attenzione e la donna dai capelli neri smise di piangere «È davvero inutile il pianto, perché non aiuta di certo a dimenticare l'uomo che hai amato per tanto tempo. Ti do un consiglio, chiama Michael, o ancora meglio, torna in America cercalo e dì di Chloé se non vuoi essere una pessima mamma.» l'ultima frase fu un colpo al cuore, e da lì che Sandie cominciò mano a mano ad aprire gli occhi.
Una pessima mamma.
Quella parola fu come una lama di una spada, aveva trafitto il suo cuore e la sua sicurezza.
La paura cominciò a salire.
Le domande sbucarono come funghi per la sua testa.
E se sono una pessima madre?
Quella domanda fu la principale tra tante altre mischiate nel suo cervello.
«Lo so che stai male Sandie, ma è ora di mettere l'anima in pace e pensare di più alla felicità di Chloè, perché finirai di fare l'errore più grande della tua vita ritrovando ad avere un grande senso di colpa quanto un buco nero. Stai sbagliando e devi rimediare adelfì, cerca di riflettere.» la telefonata finí, fino a che non vide sua figlia in piedi, aveva un pigiama rosa con sparso il logo di Barbie, e aveva un peluche a forma di orsetto tra il braccio sinistro, con la manina stropicciò gli occhi.
«Mamma.» disse con voce piccola e assonata, la madre capí di averla fatta svegliare con le urla, posò il telefono su un piano e si avvicinò per prenderla in braccio.
La guardò con uno sguardo molto triste, e la bambina osservò con attenzione gli occhi della madre colmi di lacrime, con la manina le accarezzò la guancia e Sandie a stento riusciva non far scappare una lacrima.
«Perdonami ...»
Si riprese, ma non del tutto, la telefonata con la sorella non fu di certo una telefonata leggera, anzi, tutt'altro.
"Ti do un consiglio, chiama Michael, o ancora meglio, torna in America cercalo e dì di Chloé se non vuoi essere una pessima mamma."
Guardò il telefono posato sul tavolino del soggiorno, indecisa sé chiamare o meno il suo ex.
Ma in quel momento pensò al bene di sua figlia, voleva che avesse un padre, e voleva stare con lui.
Era pronta a perdonarlo anche se le faceva male.
Afferrò il telefono e compose il numero di Michael, dopo tre anni non aveva dimenticato il suo numero di telefono.
Era agitata ed emozionata allo stesso tempo di parlare con lui dopo tanto tempo, l'adrenalina si fece sentire ed era super convinta di fare pace con lui anche solo per la figlia, e trovare una tregua, ma la risposta lasciò ogni suo desiderio.
Numero inesistente.
Le sue speranze iniziarono a vacillare sentendo la segreteria telefonica la frase "Il numero che hai composto è inesistente" fu una botta, un'altra e millesima botta.
Probabilmente Michael aveva cambiato numero di telefono.
Emise un sospiro, non restando altra scelta che vederlo di persona, perché infondo, non aveva smesso di pensarlo per tre anni di seguito e di amarlo.
Gli mancava.
Gli mancava fortemente e per lei era doloroso stare lontana da lui, anche se non era facile non dimenticare il dolore che le aveva fatto causare.
-Il pomeriggio-
«Mamma.» la chiamò Chloè, la mora abbassò lo sguardo verso di lei.
«Dimmi amore mio.» la figlia indicò lo scivolo guardandola con i suoi occhioni teneri, quasi come un per favore «Vuoi andare sullo scivolo?» annuì «D'accordo, ma fai attenzione.» la bimba corse verso lo scivolo, salì sulle scalette di legno fino ad arrivare all'altezza dello scivolo, l'occhio di Sandie cadde su un uomo era Vincent, che non appena Chloè lo vide lo chiamò ad alta voce, Vincent si avvicinò a lei alla base dello scivolo con un grande sorriso sulle labbra.
«Forza, vieni qui che ti prendo in braccio.» la bimba scivolò su quella giostra fino a trovarsi nelle braccia di Vincent.
Sandie aveva un leggero sorriso sulle labbra, vide tornare Vincent con la bambina in braccio verso di lei, l'uomo le diede un bacio sulla fronte.
«Come stai?» domandò poi.
«Bene.» rispose Sandie allargando di più il suo sorriso, era contenta di vedere Vincent «Molto bene.»
«E ...» aveva paura di dire una frase sbagliata «Sei contenta che sono qui?» lei gli prese la mano in modo da sussultare il cuore dell'uomo, per un attimo aveva sentito male, ma no, aveva sentito bene.
«Lo sono davvero.» rispose con semplicità, e questo bastò al cuore di Vincent di battere dalla gioia, guardandola dritto negli occhi come se fosse la donna più bella del mondo e che nonostante la sua cinismo, sapeva essere di buon umore e sorridere quando voleva.
Erano a passeggiare tra le zone di Londra, in particolare quella di Piccadilly Circus, una zona molto particolare e assai bella, pieni e zeppi di negozi e ristoranti di tutti i tipi, Vincent aveva per mano la bambina che camminava insieme a loro e che parlava con tranquillità con Sandie dei film che si erano visti al cinema nell'ultimo periodo.
«Però Donnie Brasco è stato un capolavoro.» commentò l'uomo con un bellissimo sorriso mentre teneva per mano la bambina.
«Confermo, sai talmente che mi è piaciuto che tornerei a rivederlo.» commentò a sua volta la donna.
«Allora perché non ci andiamo?» propose Vincent, lei si voltò verso la sua parte incredula.
«Ma se siamo andati esattamente due settimane fa.» l'occhio di Sandie cadde su un cartellone, perse un battito quando vide Michael indossare una tuta oro e argento molto aderente, guardava il suo viso e pensò che era diventato più bello di come lo aveva lasciato. Sul cartellone c'era scritto "Michael Jackson ritorna a Londra per il suo History World Tour il 12 - 15 - 17 Luglio al Wembley Stadium. Affrettatevi a prendere i biglietti!"
Aveva sentito parlare in tv del suo nuovo tour, soprannominato History world tour e stava andando di grande successo a livello mondiale.
Un deja-vù avvenne nella testa della donna, ricordando di essere stata la dottoressa del suo uomo, a stare con lui, a prendere cura di lui, ad amarlo e supportarlo in ogni concerto e ricordava perfettamente quando nel lontano 1992, vide il primo concerto di Michael del Dangerous world tour a Monaco.
Il primo spettacolo di Michael si concluse.
Aveva ancora i brividi su tutto il corpo, non aveva mai visto un concerto così pieno di adrenalina e perfetto.
Fu il concerto più bello della sua vita.
Michael era un'altra persona sul palco.
Completamente un'altra persona.
Sandie si complimentò con i musicisti, in particolare con la chitarrista, Jennifer Batten, alla quale fece un sacco di complimenti. Ma ad interrompere fu Ben, alla quale le disse che Michael la voleva urgentemente nel suo camerino.
Sandie corse da lui, e lo vide in canottiera e pantaloni, con un asciugamano sul viso.
Ella si avvicinò a lui, abbracciandolo, poteva sentire il suo calore. Il cuore che batteva forte.
«Sandie, sono sudato.» disse Michael imbarazzato, ella fece le spallucce.
«Che me ne frega. Ti voglio abbracciare.» sorrise e ricambio l'abbraccio, le prese il mento con due dita.
«Ti sono piaciuto stasera? Ti ho lasciato a bocca aperta?» Sandie non sapeva cosa rispondere a quella domanda.
«Tu ... tu .... Oh mio Dio Michael ho ancora i brividi su tutto il corpo.» ridacchiò, e la baciò con amore.
«Questo è solo l'inizio Sandie.» disse accarezzando le guance con i pollici. Lei gli diede un bacio a stampo, per poi dirgli:
«Tu sei il mio inizio.»
«Tu sei il mio inizio.»
E lo era davvero, come lo era di Michael era anche il suo di inizio, a pensare che ogni momento della loro relazione era un lontano ricordo le creava una crepa intorno al cuore, ma infondo erano dei bellissimi e intensi ricordi e lo ricordava con il sorriso sulle labbra.
«Per Dio, quanto vorrei andare a vedere un concerto di Michael Jackson!» esclamò Vincent con l'entusiasmo nella voce «Sandie ti scongiuro, andiamo, sarà una esperienza da non perdere, insomma, quando capita di vedere Michael Jackson, il Re del Pop» il sorriso di Sandie scomparve e apparve seria in volto.
«L'ho visto, ed è stata l'esperienza più bella della mia vita.»
Io ero in tour con lui, l'ho visto prepararsi, fare le prove, osservare ogni dettaglio dello spettacolo per far sì che fosse perfetto, l'ho visto cantare, ballare, sorridere, arrabbiare e commosso. Ho visto semplicemente Michael.
«Beata te.»
«Ti consiglio di andare, anche perché non penso di esserci in quelle date poiché ho tante cose da fare.» affermò lei.
«Capisco, comunque ci andrò devo solo affrettare a prendere i biglietti.» lei annuì.
«Comunque, davvero vuoi andare al cinema a rivedere Donnie Brasco?» domandò la donna riprendendo il passo
«Non vedo dove sia il problema, anche io lo andrei a rivedere. E perché non farlo? Dimmi solo quando sei disponibile e ci andremo.»
«Sei molto caro Vincent.»
«Ma no, è che.» si interruppe, si bloccò di nuovo con la paura nella gola.
Ed ora? Oh Dio possibile mai che sono in ansia anche per conversazioni più semplici?
«È che?» ripeté la donna.
È che ti voglio rendere felice dopo tanta sofferenza.
«Che mi fa piacere.» mentí dando la colpa a se stesso di non dire la verità, ma in realtà neanche lui sapeva la verità per quando riguardava i suoi sentimenti, la verità assoluta era proprio che Vincent Voorhees si stava segretamente innamorato di Sandie Vrachnos e lui non lo sapeva, doveva arrivarci da solo anche con la consapevolezza di essere rifiutato dalla donna di cui era innamorato.
LOS ANGELES
Erano circa le cinque del pomeriggio, Nicole Vrachnos era in un bar a prendere un caffè con suo marito e suo figlio.
Cheyenne beveva tranquillamente il suo caffè americano mentre Nathan giocava allegramente nel giardino del bar con gli altri bambini.
Nicole era seduta sulla sedia, che guardava in modo incantata un punto fisso del bar, ma in quello sguardo regnava tanti pensieri.
Pensieri su sua sorella, sulle sue decisioni in particolare di quanto era cambiata nel corso del tempo divenendo un'altra persona.
Al telefono era così assente, percepiva che dentro alla sua anima non scorreva più niente, neanche la più bella delle emozioni.
Si rese conto di quanto l'amore può cambiare una persona, e Sandie ne era il perfetto esempio, era cambiata a causa dell'amore. Ma non era un amore tossico, anzi, era l'amore più sano e sincero che ci fosse al mondo, l'amore che tanto desiderava, distrutto dall'oggi al domani.
Ma di certo quello che stava facendo Sandie nei confronti della figlia, proibendone una figura una paterna era un atteggiamento sbagliato ed egoista.
«Nicole.» la chiamò Cheyenne, lei ritornò alla realtà e massaggiò la tempia.
«Stavo pensando.» rispose lei.
«A chi?»
«A Sandie e a mia nipote.» il ragazzo guardò sua moglie in preda ai suoi pensieri e completamente persa.
«Cos'è successo?» chiese cercando di esserle di aiuto.
«Ho discusso con lei, sempre per solite ragioni, sai Chloé e il suo stato. Cheyenne, Sandie deve mettere da parte il suo dolore e pensare a sua figlia, non può proibire di una figura paterna, e credimi Michael l'ho conosciuto abbastanza e lui impazzirebbe per quella bambina, ma lei non mi ascolta. È cambiata così tanto ...» spiegò giocherellando con la cannuccia che era all'interno del drink ormai vuoto.
«Il fatto che è cambiata è oggettivo, si vede dai suoi occhi e dal sui stato d'animo, nonostante faccia una vita agiata non è felice, e questo mi dispiace perché voglio tanto bene a Sandie, è una bellissima persona. Non credevo che la separazione con Michael la portasse in questo stato, ed è brutto pensare che per colpa di un uomo sia cambiata così.» Nicole emise un leggero sospiro.
«Guarda che poteva benissimo gestire la situazione in un altro modo, Michael avrà pure sbagliato perché non ha fatto una bella cosa, ma di certo non posso difendere al cento per cento mia sorella, perché quello che sta facendo è troppo grave e francamente quando Michael lo scoprirà, io goderò il momento quando la manderà a fanculo. Lo voglio assistere cazzo, perché mi dispiace dirlo, ma se lo merita.» nella voce di Nicole scorreva rabbia, tanta rabbia nei confronti della sorella per avere un atteggiamento del genere, ma soprattutto delusione. Tanta delusione «Parlo così perché sono arrabbiata con lei, per quello che sta facendo nei confronti di Chloè e sono davvero curiosa quando chiederà dove sia suo padre, se le dice che è morto m'incazzo come una iena, altro che Il Re leone, c'è davvero da sbranare.» minacciò la ragazza.
«Non credo che Sandie sia senza cuore a tal punto di dire alla figlia "Tuo padre è morto" sono convinto che ha detto una risposta del genere.» ipotizzò il marito con tono sicuro.
«Lo spero per lei perché non le farebbe male ad avere qualche schiaffo sul viso.»
«Ehi ehi, vacci piano con le mani Nicole, ti ricordi quando hai messo le mani addosso ad una mia collega di università perché aveva alzato il tono della voce?» le ricordò Cheyenne quel momento che per lui divenne iconico e Nicole ridacchiò al ricordo.
«Era molto antipatica e sentiva di essere Pamela Anderson quando poi era il gabinetto di casa nostra, le ho solo abbassato le ali tutto qua.» ricordò lei con tono divertito.
«Ma non nel modo giusto amore.» risero.
«Mamma mamma! Guarda che ho trovato!» esclamò il piccolo Nathan, cresciuto di cinque anni, era un bambino molto intelligente, e ben amato da tutte le persone che lo incontravano o conoscevano.
Aveva tra le mani una farfalla bianca, piccola e bellissima.
«Ooh, quanto è bella Nathan.» mormorò il padre dando una carezza sulla testa.
«Amore della mamma, sai il significato di questa farfalla con le ali bianche?» il bimbo scosse la testa ma guardò la madre con molta curiosità «Di solito le farfalle bianche sono coloro che vengono mandate dagli angeli, dalle persone che abbiamo amato per tanto tempo e che non ci sono più, sono farfalle a cui dobbiamo prestare molta attenzione perché quella farfalla è stata mandata da un angelo.» alla sua spiegazione un brivido le comparve per tutto il corpo.
«Vuoi sapere chi ho sognato stanotte?» domandò Sandie con il sorriso sulla labbra.
«Michael.» rispose la sorella sicura.
«No, ho sognato mamma.» rispose, il sorriso della sorella scomparve come fumo per l'aria «È stato un sogno strano, e ho un angoscia strana come se fosse un sogno premonitore.»
«Sandie vai al punto, cos'hai sognato?» disse Nicole in modo precipitoso per arrivare al dunque.
«Che era morta.»
Non aveva un bel presentimento, ma da quella telefonata avuta con Sandie quella notte e la farfalla bianca posata sul palmo di suo figlio appena di cinque anni le puzzava, qualcosa non quadrava. E se fosse realmente successo qualcosa a sua madre? Anche se inconsciamente per lei era morta, realizzò che probabilmente era le successo qualcosa.
In verità, Chantal Brown, era morta sei mesi dopo che litigò brutalmente con le sue figlie, andò a New York e conobbe un bruttissimo giro di persone problematiche, anzi, era un gruppo di gente che si occupava di droga e prostituzione.
Chantal cadde nell'orrendo giro della polvera bianca maledetta, lasciandosi andare al suo destino, morì a causa di un eccesso overdose di cocaina, quando un membro di quella banda vide il corpo di quella donna, decise di gettarlo via nelle acque, tutt'ora quel corpo non venne mai ritrovato.
Chantal Brown, si rese conto poco prima di morire di essersi rovinata la vita con le sue stesse mani, il suo orgoglio l'aveva portata nel precipizio e nella morte.
Fu un triste destino per quella donna, ma almeno, smise di soffrire, perché come diceva il filosofo Arthur Schopenhauer "Dei mali della vita ci si consola con la morte, e della morte con i mali della vita. Una gradevole situazione."
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