[CAPITOLO 18]
6 settembre 1997
Da ormai una settimana il mondo intero era in lutto per la perdita improvvisa di Lady Diana.
La reazione degli inglesi era davvero commuovente: i pianti erano potenti da creare un grande boato delle voci del popolo completamente affranto per aver perso l'amata Diana, lasciavano un mazzo di fiori riempendo il cancello di Buckingham Palace, la tenuta della Regina, in un vero e proprio prato di fiori, come in tutte le altre zone di Londra, la cui facevano una preghiera per la principessa.
I cittadini erano a dir poco indignati del comportamento della Regina Elisabetta, più volte avevano ribadito in tv alla sovrana di tornare a Londra, poiché era ancora a Balmoral, in modo tale di stare vicino ai suoi sudditi in un momento di lutto mondiale e nazionale, di mostrare un po' di conforto, e soprattutto vicinanza alla morte di una donna importante come Diana. In particolare la pretesa di eseguire un funerale pubblico e di mettere la bandiera a mezz'asta, cosa che la Regina non aveva fatto eseguire.
Si scatenò il putiferio.
Il primo ministro, Tony Blair, aveva chiamato la regina da Balmoral supplicandole di tornare a Londra, di concedere di fare un funerale pubblico a Diana, altrimenti si sarebbe scatenata una rivoluzione, oppure in casi estremi, la fine della monarchia inglese.
La regina non aveva altra scelta, cedette, comunicò al Regno Unito e al mondo intero che il funerale si sarebbe svolto pubblico. Gli inglesi notarono che la bandiera era a mezz'asta, quando la videro ci furono urli di gioia, quasi di vittoria.
La sovrana tornò a Londra. E l'umore che trovò nella sua città era davvero spiazzante da uscire fuori le lacrime.
Quando arrivò di fronte ai cancelli di Buckingam Palace vide una scia di fiori, cartelloni e foto di Diana ovunque.
Scese dall'auto osservando i fiori, le dediche e i peluche. Non si era mai visto nulla del genere, e comprese da quello che vedeva di fronte al suoi occhi il grande impatto emotivo suscitato dalla morte di una donna che neanche conoscevano, era così impressionare tutto ciò, capendo quanto Diana fosse amata.
La sua espressione era seria, quasi fredda, ma in realtà portava dentro di sé un forte dispiacere verso la principessa ormai deceduta.
Le aveva sempre augurato di trovare la pace, ma mai così presto lasciando i suoi amati figli.
Quando arrivò vicino ai sudditi, chi ancora arrabbiati per la sua assenza e freddezza, e chi invece erano contenti di vedere la loro sovrana, una bambina le diede un mazzo di fiori.
«Li metto vicino a tutti i fiori?» domandò la donna con tono cordiale. La bimba scosse la testa.
«No, sono per lei maestà.» rispose la bambina, Elisabetta rimase scossa dal gesto della bambina, allo stesso tempo intenerita.
Ringraziò la piccola e continuò a salutare i suoi sudditi.
In quei giorni Tony Blair ebbe una notevole fama nel Regno Unito, apprezzandolo come uomo e primo ministro. In particolare per il discorso commemorativo che fece ai sudditi il giorno dopo la notizia della morte di Diana. Dicendo queste esatte parole:
«Mi sento come tutti gli altri in questo paese oggi, completamente devastato. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia della principessa Diana, in particolare con i suoi due figli. Il nostro cuore va a loro. Siamo oggi una nazione in uno stato di shock, in lutto, in un dolore che è così profondamente doloroso per noi.
Era un essere umano meraviglioso e caloroso, anche se la sua vita è stata spesso tristemente segnata dalla tragedia. Ha toccato la vita di tanti altri in Gran Bretagna e in tutto il mondo con gioia e conforto. Quante volte la ricorderemo in quanti modi diversi: con i malati, i moribondi, con i bambini, con i bisognosi? Con uno sguardo o un gesto che parlavano molto più delle parole, rivelava a tutti noi la profondità della sua compassione e della sua umanità.
Sappiamo quanto siano state difficili le cose per lei di tanto in tanto. Sono sicuro che possiamo solo immaginarlo. Ma le persone ovunque, non solo qui in Gran Bretagna, hanno mantenuto fede alla principessa Diana.
Le piacevano, l'amavano, la consideravano una del popolo. Era la principessa del popolo e così resterà, così resterà nei nostri cuori e nei nostri ricordi per sempre.»
La principessa del popolo, così Diana venne battezzata e immortala. Ed era vero.
Diana era una di loro.
Una del popolo.
E fu aggiunto un soprannome perfetto per lei.
Da quel discorso, aumentò la fama di Blair divenendo quasi come una sorta di eroe nazionale.
Era la mattina del sei settembre, un semplice lunedì, il sole disciolse la nebbia e la pioggerellina triste che fino a poche ore prima avevano velato l'attesa, spendeva brillante, come nei giorni di agosto in cui, nel blu del Mediterraneo, Diana aveva trovato una precaria felicità. Forse era un proprio un segno quel sole splendente, era come se Diana fosse con il popolo e il mondo intero a salutare coloro che aveva amato per l'ultima volta.
Era il giorno del funerale di Diana.
Il giorno dell'addio.
Sandie era a casa di Vincent, con lei c'era la madre che controllava Chloè che dormiva.
Sandie indossava un completo estivo nero, gli occhiali da sole e delle semplici sneaker bianche, con una borsetta bianca a portata di mano.
La madre di Vincent la guardò, ammirò la sua eleganza in un momento di lutto.
Guardò il suo portamento ed era così raffinata, anche per come spostava il ciuffo di capelli neri dietro all'orecchio. Aveva i capelli sciolti, e lei si incantò vedendo quei capelli folti e neri.
Era bellissima.
Una bellezza rara.
Poi guardò suo figlio, indossava dei semplici jeans neri con una maglia bianca estiva, e un giubbino di jeans.
Ogni giorno Vincent diventatava sempre più bello, e notò che si era addolcito di più non appena frequentò Sandie.
All'inizio c'era molto un rapporto burrascoso, soprattutto da parte di lei, ma poi mano a mano si erano uniti come una calamita.
Sandie voleva partecipare al funerale di Diana, stando in mezzo al popolo, non se la sentiva di andare in chiesa. Emise un sospiro pesante, come se stesse trattenendo le lacrime.
«Hai preso tutto?» domandò Vincent.
«Sì.» rispose Sandie.
«Andate a piedi?» domandò la madre.
«Sì, tanto é qui vicino.» la rassicurò, ma la donna non appena vide la tv accesa e la comunicazione della regina in questo giorno importante. Sgranò gli occhi.
«Sta per parlare la regina.» comunicò alla coppia, Vincent la fulminò con lo sguardo.
«Scherzi?» domandò Sandie incredula.
«No no, l'ha appena detto il telegiornale, sediamoci.» fu così che tutte e tre si sedettero sul divano, aspettando che il televisore proietti dallo schermo il viso della regina.
E dopo due minuti eccola lì, con la sua classica pettinatura, occhiali da vista, posizione dritta e diretta, e si poteva vedere qualcosa di nero. Era il suo vestito.
Dopo qualche secondo la regina parlò:
«Dalla terribile notizia di domenica scorsa abbiamo assistito in Gran Bretagna e in tutto il mondo alla travolgente espressione di tristezza per la morte di Diana. Tutti noi abbiamo cercato, nei nostri differenti modi di affrontare la vicenda.
Non é facile esprimere il significato di una perdita, dato che la prima sensazione di shock è spesso seguita da un misto di sensazioni differenti: incredulità, incomprensione, ira e preoccupazione per coloro che restano. Noi tutti abbiamo provato queste emozioni in questi ultimi giorni, quindi ciò che vi dico ora, in quanto vostra regina e in quanto nonna, lo dico dal profondo del mio cuore. Prima di tutto voglio rendere io stessa omaggio a Diana. Era un essere umano eccezionale e piena di doti. Nei momenti belli e in quelli brutti non ha mai perso la capacità di sorridere o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua gentilezza. lo l'ammiravo e la rispettavo per la sua energia e il suo impegno verso gli altri e specialmente per la devozione verso i suoi due ragazzi. Nessuno che l'abbia conosciuta potrà dimenticarla, milioni di persone che non l'hanno conosciuta ma sanno chi era, la ricorderanno. Ritengo che ci siano lezioni da trarre dal suo modo di vivere, e da questa commuovente reazione. E condivido il desiderio di onorare la sua memoria. I nostri pensieri vanno alla sua famiglia, e alle famiglie di coloro che sono morti con lei, mentre cercano di lenire il dolore e di affrontare il futuro senza i propri cari.» il discorso finì, fu accettabile da parte del popolo, ma Sandie scosse la testa aggrottando la fronte.
«Troppo fredda.» giudicò stellina scattando in piedi «Non capisco come fanno ad esssere così insensibili.» continuò, la sua voce era rotta e si sistemò la maglia trattenendo le lacrime.
Vincent si alzò per andare verso di lei, e le alzò il viso per guardarla negli occhi, e le tolse gli occhiali da sole.
«Stellina.» disse con tono dolce, lei lo guardò «Ha fatto il suo dovere, e va bene così, almeno ha ascoltato le nostre richieste. É proprio lei che é fatta così.» Sandie sospirò mentre la sua testa posava sul petto di Vincent, sentendo un bellissimo tepore e rumore, il cuore di Vincent, batteva forte, e le scappò un sorriso «Andiamo?» domandò lui, ella annuì con il capo, e il volto di Vincent si posò su quello della madre.
«Mamma, mi raccomando a Chloè, se si sveglia dille che io e la mamma siamo andati a fare un servizio importante.» la donna annuì.
«Ci penso io a lei.» rassicurò la madre, la donna dalle iride verdi le fece un piccolo sorriso.
«La ringrazio davvero.» disse con tono gentile.
La donna si avvicinò a lei per afferrare con delicatezza il viso di lei, per chinarlo e darle un bacio sulla fronte.
La guardò per qualche instante, ma non disse nulla e li lasciò andare.
~~
Ore 09:08 a.m
Proprio a quell'ora il feretro, avvolto dalla bandiera reale e scortato dai granatieri, uscì da Kensington Palace su un affusto di cannone e avanzò tra due ali di folla. Oltre due milioni di inglesi e turisti erano assiepati ai bordi delle strade. Tantissimi avevano trascorso la notte all'aperto per non perdere i posti migliori. Sedici anni prima gli inglesi avevano visto Diana avviarsi nella carrozza da sogno verso la sua fiaba. Ora si preparavano a dirle addio.
Sandie e Vincent erano in mezzo alla gente, c'era un silenzio sacrale, accompagnato in sottofondo con i pianti della gente.
Sandie trattenne, e Vincent vedendola in difficoltà l'avvolse con un abbracccio.
«Se non c'è la fai, torniamo a casa.» lei scosse la testa.
«No, voglio salutarla per l'ultima volta.» disse lei con tono serio. Ma Vincent era molto preoccupato, poiché la mano di Sandie tremava e lui temeva il peggio.
«Stai tremando Sandie.» annotò lui.
«Sto bene.» accennò lei sistemando gli occhiali da sole «Non vado a un funerale da un bel pezzo.»
Da sei anni pensò lei.
E tutto era così deva-vu, ricordando quel momento dove il cuore si aprí formando un buco nero.
24 Maggio 1992
Beverly Hills, L.A
«Coraggio Sandie.» disse il padre, ma Sandie non riusciva neanche più a piangere.
Il pensiero che doveva dire addio per sempre al suo migliore amico le mangiava tutto ciò che aveva dentro di lei.
Nicole, con un espressione triste, andò verso la sorella per abbracciarla.
«Pensa ora che è diventato un angelo, che ti proteggerà da tutto ciò che ti tormenta, lo sognerai. Parlerai con lui. Non sarà qui fisicamente ma bastano piccole cose a far capire che in realtà lui non è mai morto. La sua anima non svanirà mai.» Sandie scosse la testa, staccandosi da padre e andando poi verso l'ingresso.
«Non è la stessa cosa.» disse «Non è stessa cosa quando senti il contatto di una persona, sentire il suo calore, il suono della risata e della sua voce. Vedere il suo volto.
Al diavolo i sogni, io-io non potrò vederlo mai più. E questo fa male come l'inferno che ho subito quattro mesi fa. Non so se è peggio essere sequestrati, maltratti dalla persona che ami, rischiando la vita. Oppure perdere il tuo migliore amico, sapendo che non hai potuto fare nulla per salvarlo dai suoi demoni.»
In chiesa c'era poca gente, al massimo venticinque persone, di fronte all'altare c'era una bara di colore marrone. Aperta a metà dove si intravedeva la salma di Ethan, egli era vestito con uno smoking semplice, pettinato per bene.
Sandie lo vide, faceva fatica a restare in piedi mentre il prete proferì la messa con precisione.
Con la coda d'occhio vide l'espressione di un dolore atroce dei genitori e della famiglia, che non facevano altro che piangere.
Lacrime di coccodrillo.
La ragazza era sottobraccio del padre in modo tale, che in caso se fosse sentita male, egli l'avrebbe sorretta.
Guardò quella bara mezza aperta, e il viso di Ethan dormiente.
Chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo prima o poi, si sarebbe tolto la vita. Si sarebbe lasciato trasportare dai suoi stessi demoni.
Giunti al cimitero, arrivarono alla lapide, la bara di fronte ad essa, con un grande cerchio di fiori. Nicole manteneva due piccoli mazzi di fiori al momento della sepoltura della bara, con le lacrime agli occhi.
Mentre Sandie guardava con fatica la bara, sorretta sempre dal padre, e con l'altra mano manteneva il mazzo di fiori comprato da Michael.
«Ethan Barnaby Johns, che Dio ti accogli in paradiso. Amen.» ripeterono l'amen, e quando la bara giunse poi sottoterra, mentre le persone intorno a lei recitavano un ave Maria. Sandie non riuscì più a stare in piedi.
Si accasciò per terra ma il padre per fortuna la prese in tempo. Chiese a Milly di tenere il mazzo di fiori che teneva in mano la figlia, e poi, poco dopo, Sandie esplose di nuovo in un pianto disperato, con delle urla allucinanti.
Alexandre provò a calmarla in tutti i modi, ma invano, Sandie era troppo addolorata. Vedere il suo migliore amico chiuso in quella bara, e messo sotto terra. Era troppo per lei.
«Ethan ... Ethan. No! No! Non mi abbandonare! Non mi abbandonareee!» disse Sandie tra le urla.
Quelle urla, furono come il suono più brutto che quella famiglia avesse mai sentito.
Sandie con le lacrime agli occhi, guardò il cielo.
Immaginando un Ethan con ali d'angelo che la salutava con il sorriso.
Sandie, volteggiò leggermente la mano verso il cielo, mandando un bacio all'aria.
———
Era tutto così simile.
La sensazione di smarrimento era di nuovo tornata nel cuore, non sapeva più come affrontare situazione del genere.
Sapeva solo che il cuore di Sandie era diventato così affranto che stava cadendo a pezzi, pezzo dopo pezzo. Soltanto un momento cruciale della sua vita il cuore della ragazza si sarebbe spezzato per sempre.
Ma l'occhio cadde sul feretro di Diana. Intorno a sé vedeva la gente che piangevano e al suo passaggio lanciavano fiori. La bara avanzava in un pianto sommesso che sfumava in un silenzio irreale, rotto solo dagli zoccoli dei cavalli che battevano sul selciato e dai rintocchi della campana dell'abbazia di Westminster che scandivano un minuto dopo l'altro.
Diana era oltre il tempo delle ore e dei giorni. Ma in tutto il mondo due miliardi e mezzo di persone erano davanti ai televisori per seguire quello che su questa terra era il suo ultimo viaggio.
Quando la bara passò davanti a Vincent e Sandie, la coppia fece un inchino, Vincent chinò il capo, mentre Sandie fece proprio un inchino reale, degna da principessa.
Aveva la lacrime agli occhi e pianse in silenzio.
Quel passaggio, era l'ultimo saluto che Sandie aveva dato a Diana, il suo mito, e la sua amica.
Che strano vedere nascere e morire un'icona nell'arco di sedici anni.
Si ricordò perfettamente quando Sandie, ancora un'adolescente che abitava ad Atene, guardò il matrimonio di Diana in diretta tv, rimanendo incantata da quella ragazza così gentile e bella.
E anni dopo, mai si sarebbe aspettata un evento del genere. Abitare a Londra, diventare amica della principessa di Galles e poi dirle addio.
Una parte di lei, era volata con lei, ed era la Sandie adolescente.
Quando stellina vide la bara allontanarsi per dirigersi all'abbazia, tolse gli occhiali e con gli occhi rossi e pieni di lacrime, abbassò lo sguardo per poi sussurrare una frase.
«Addio, principessa del popolo.»
Poche ore dopo
Sandie e Vincent erano da poco tornati a casa, avevano deciso di seguire il funerale a casa di Vincent in tv.
Nei sette chilometri da Hyde Park, dove era installato un maxischermo, a Westminster Abbey non mancarono i colpi di scena. Il primo avvenne quando la bara si avvicinò a Buckingham Palace. Elisabetta, in nero come la regina madre e la sorella Margaret, fece un gesto senza precedenti. Chinò la testa al passaggio del feretro e rese omaggio a Diana, l'ex nuora ribelle, esclusa dalla casata dei Windsor.
Sandie, apprezzò molto il gesto della regina.
L'inchino salvò la monarchia, assediata nei sondaggi da percentuali sempre più alte di inglesi favorevoli alla sua abolizione.
Davanti a Saint James Palace, dietro la bara della madre apparvero William e Harry, vestiti nero, camminavano con Carlo, Filippo di Edimburgo e Charles Spencer, fratello di Diana.
William con il volto triste e la timidezza che tanto ricordava la madre. Il fratello, che dava la mano al padre, con lo sguardo fisso davanti a sé. Sulla bara c'erano i loro fiori, un cuscino di gigli bianchi con un biglietto su cui Harry, con la sua grafia di bambino, aveva scritto "Mummy".
«No! Non c'è la faccio ... questo é troppo.» Sandie si rifugiò con le lacrime agli occhi nelle braccia di Vincent, per Sandie, la quale era una madre fu difficile vedere una scena del genere.
Pianse, pianse e pianse, mentre i suoi pensieri erano rivolti proprio ai figli.
«Perché?» domandò stellina con voce spezzata «Perché?» domandò ancora. Vincent con le lacrime agli occhi alla commozione della scena dei figli che seguivano la bara della madre, guardò la sua di madre. I suoi occhi avevano solo un emozione, paura.
La madre capí.
«Vincent, ti prego.» disse la donna con voce rotta, ma Vincent pianse con la paura del cuore.
La madre allora abbracciò la coppia, e diede un bacio sulla testa del figlio.
«Mamma.» mormorò Vincent con le lacrime agli occhi. Ma lei sorrise asciugando le lacrime, e lui notò un barlume negli occhi.
«Poi ne parliamo meglio.» disse semplicemente.
Nell'abbazia gremita c'erano attori, cantanti pop, regine, first ladies, e il mondo del volontariato che era stato parte integrante della vita di Diana. C'erano Hillary Clinton e Rania di Giordania, Luciano Pavarotti, Sting, Simon Le Bon con i Duran Duran, la band preferita della principessa.
Ma Sandie notò un particolare, pensava di vedere Michael tra gli ospiti, poiché era amico di Diana, e invece no, non c'era, che non se gli sia sentito di andare al funerale? Oppure perché era in tour e non poteva?
Non lo sapeva.
E poi c'era lui, Elton John al pianoforte fece partire le prime note di Candle in the wind, la canzone che aveva dedicato a Marylin Monroe, morta anche lei a trentasei anni. E quando risuonò il testo che aveva scritto per la principessa, Goodbye, England's Rose, Addio, Rosa d'Inghilterra, un'emozione fortissima superò i ricami gotici della cattedrale ed entrò in milioni di case mentre la folla davanti al maxischermo iniziò a piangere.
Goodbye England's rose
May you ever grow in our hearts
You were the grace that placed itself
Where lives were torn apart
You called out to our country
And you whispered to those in pain
Now you belong to heaven
And the stars spell out your name
And it seems to me you lived your
Like a candle in the wind
Never fading with the sunset
When the rain set in
And your footsteps will always fall here
Along England's greenest hills
You're candle's burned out long before
Your legend ever will
Sandie da casa, rimase spiazzata e commossa dalla canzone di Elton John, quel funerale che tutti stavano guardando batteva ogni film drammatico. Questo perché la storia di Diana, era drammatica, com'era stata la sua fine.
Una fine tragica e a dir poco immeritata.
La cerimonia iniziò con un elogio del conte Charles Spencer che aveva scritto a mano per la sorella defunta.
«Sono qui oggi davanti a voi come rappresentante di una famiglia in lutto,di un paese in lutto davanti a un mondo sotto shock.
Siamo tutti uniti non solo nel desiderio di rendere omaggio a Diana, ma piuttosto nella necessità di farlo. Perché il suo fascino straordinario era tale che le decine di milioni di persone che prendono parte a questo servizio in tutto il mondo attraverso la televisione e radio che non l'hanno mai incontrata, sentono che anche loro hanno perso qualcuno a loro vicino nelle prime ore della domenica mattina. È un tributo a Diana più straordinario di quanto io possa mai sperare di offrirle oggi.
Diana era l'essenza stessa della compassione, del dovere, dello stile, della bellezza. In tutto il mondo era un simbolo di umanità altruista. In tutto il mondo, una portabandiera dei diritti dei veri oppressi, una vera ragazza britannica che trascendeva la nazionalità. Qualcuno con una nobiltà naturale che era senza classi e che aveva dimostrato nell'ultimo anno di non aver bisogno di alcun titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia.
Oggi abbiamo l'occasione di ringraziarti per il modo in cui hai illuminato le nostre vite, anche se Dio ti ha concesso solo metà della vita. Ci sentiremo tutti ingannati per il fatto che ci sei stato portato via così giovane, eppure dobbiamo imparare a esserne grati. sei arrivato affatto. Solo ora che te ne sei andata apprezziamo veramente ciò di cui siamo senza e vogliamo che tu sappia che la vita senza di te è molto, molto difficile.
Abbiamo tutti disperato per la nostra perdita nell'ultima settimana e solo la forza del messaggio che ci avete trasmesso durante i vostri anni di donazioni ci ha dato la forza di andare avanti.
C'è la tentazione di affrettarsi a canonizzare la tua memoria, non ce n'è bisogno. Sei abbastanza alta come essere umano con qualità uniche da non aver bisogno di essere visto come un santo. In effetti, santificare la tua memoria sarebbe perdere fuori dal centro del tuo essere, il tuo senso dell'umorismo meravigliosamente malizioso con una risata che ti ha piegato in due.
La tua gioia di vivere trasmessa ovunque tu portassi il tuo sorriso e la scintilla in quegli occhi indimenticabili. La tua energia sconfinata che a malapena riuscivi a contenere.
Ma il tuo dono più grande è stato il tuo intuito ed è stato un dono che hai usato con saggezza. Questo è ciò che ha sostenuto tutti gli altri tuoi meravigliosi attributi e se cerchiamo di analizzare cosa c'era in te che aveva un fascino così ampio, lo troviamo nel tuo sentimento istintivo. per ciò che era veramente importante nella vita di tutti noi.
Senza la sensibilità che Dio ci ha donato, saremmo immersi in una maggiore ignoranza riguardo all'angoscia dei malati di AIDS e di HIV, alla difficile situazione dei senzatetto, all'isolamento dei lebbrosi, alla distruzione casuale delle mine antiuomo.
Diana una volta mi spiegò che erano stati i suoi più intimi sentimenti di sofferenza a permetterle di connettersi con il suo elettorato di rifiutati.
E qui arriviamo a un'altra verità su di lei. Nonostante tutto lo status, il glamour, gli applausi, Diana rimase una persona molto insicura nel cuore, quasi infantile nel suo desiderio di fare del bene agli altri in modo da poter liberarsi dai sentimenti profondi. di indegnità di cui i suoi disturbi alimentari erano solo un sintomo.
Il mondo percepiva questa parte del suo carattere e la apprezzava per la sua vulnerabilità, mentre la ammirava per la sua onestà.
L'ultima volta che ho visto Diana è stato l'1 luglio, il suo compleanno a Londra, quando di solito non si prendeva il tempo per festeggiare il suo giorno speciale con gli amici ma era ospite d'onore ad una speciale serata di raccolta fondi di beneficenza. Lei brillava ovviamente, ma io preferirei apprezzare i giorni trascorsi con lei a marzo, quando venne a trovare me e i miei figli nella nostra casa in Sud Africa. Sono orgoglioso del fatto che, a parte quando era in mostra all'incontro con il presidente Mandela, siamo riusciti a escogitare per fermare il i paparazzi sempre presenti non hanno potuto scattare una sola sua foto: questo significava molto per lei.
Sono stati giorni che farò sempre tesoro. Era come se fossimo stati trasportati indietro alla nostra infanzia, quando abbiamo trascorso così tanto tempo insieme, i due più piccoli della famiglia.
Fondamentalmente non era cambiata per niente dalla sorella maggiore che mi ha fatto da mamma da piccolo, litigava con me a scuola e sopportava con me quei lunghi viaggi in treno tra le case dei nostri genitori nei fine settimana.
È un tributo alla sua lucidità e forza il fatto che, nonostante la vita più bizzarra immaginabile dopo la sua infanzia, sia rimasta intatta, fedele a se stessa.
Non c'è dubbio che in quel momento stesse cercando una nuova direzione nella sua vita. Parlava all'infinito di lasciare l'Inghilterra, soprattutto a causa del trattamento che aveva ricevuto dai giornali. Non credo che abbia mai capito perché le sue intenzioni genuinamente buone venivano derise dai media, perché sembrava esserci una ricerca permanente da parte loro per abbatterla. È sconcertante.
La mia e unica spiegazione è che la bontà genuina è una minaccia per coloro che si trovano all'estremità opposta dello spettro morale. È importante ricordare che di tutte le ironie su Diana, forse la più grande era questa: una ragazza a cui era stato dato il nome di l'antica dea della caccia era, alla fine, la persona più cacciata dell'era moderna.
Vorrebbe che oggi ci impegnassimo a proteggere i suoi amati ragazzi William e Harry da un destino simile e io lo faccio qui, Diana, a nome tuo. Non permetteremo loro di soffrire l'angoscia che regolarmente ti portava a una disperazione lacrimosa.
E oltre a ciò, a nome di tua madre e delle tue sorelle, mi impegno che noi, la tua famiglia di sangue, faremo tutto il possibile per continuare il modo fantasioso con cui stavi guidando questi due giovani eccezionali in modo che le loro anime non siano semplicemente immerse dovere e tradizione, ma puoi cantare apertamente come hai pianificato.
Rispettiamo pienamente l'eredità nella quale sono entrambi nati e li rispetteremo e incoraggeremo sempre nel loro ruolo reale ma noi, come voi, riconosciamo la necessità per loro di sperimentare quanti più aspetti diversi della vita possibile per armarli spiritualmente e emotivamente per gli anni a venire. So che non ti saresti aspettato niente di meno da noi.
William e Harry, ci siamo tutti presi disperatamente cura di voi oggi. Siamo tutti divorati dalla tristezza per la perdita di una donna che non era nemmeno nostra madre. Quanto sia grande la vostra sofferenza, non possiamo nemmeno immaginarlo.
Vorrei concludere ringraziando Dio per le piccole misericordie che ci ha mostrato in questo momento terribile. Per aver preso Diana nella sua forma più bella e radiosa e quando ha avuto gioia nella sua vita privata. Ringraziamo soprattutto per la vita di una donna che sono così orgogliosa di poter chiamare mia sorella, l'unica, la complessa, la straordinaria e insostituibile Diana la cui bellezza, sia interiore che esteriore, non si spegnerà mai dalle nostre menti.»
Quando il conte finì, dall'esterno sembrò arrivare il crepitio di una pioggia sempre più fitta. Ma gli scrosci non erano acqua. Erano gli applausi in crescendo della folla che seguiva la cerimonia sui maxischermi. Anche i duemila nell'abbazia applaudirono. La regina e Carlo tenevano lo sguardo immobile davanti a sé, in apparenza
senza reazioni.
Sandie, Vincent e la madre, applaudirono da casa con le lacrime agli occhi.
Non erano solo loro ad applaudire, ma tutto il mondo che guardava il funerale da casa, applaudiva.
«Ha detto delle parole stupende.» mormorò la madre commossa, passando l'indice sotto all'occhio per asciugare una lacrima.
«Da notare la famiglia reale com'è rimasta spiazzata da questo discorso, non sapevano neanche che cosa dire. E hanno fatto bene a stare zitti.» commentò Sandie con tono serio.
«Io vado a preparare il pranzo, Sandie rimani qui a pranzare vero?» stellina annuì «Perfetto io vado a cucinare.» la donna lì lasciò soli, e portò Chloè con se in cucina per farla vedere un po' di lezioni di cucina.
Il funerale finì.
L'auto con le spoglie di Diana lasciò Londra sotto una nuova pioggia di petali. Prima di imboccare la strada per il nord l'autista scese per pulire il parabrezza quasi completamente ricoperto, e con gesti delicati depose i fiori sul ciglio della carreggiata.
«Guarda Sandie.» mormorò Vincent «Guarda la gente, guarda come la ama.» continuò quasi ammaliato dal profondo amore che il popolo provava per la principessa.
Sandie non disse nulla, rimase lì, con gli occhi fissati sullo schermo realizzando che non avrebbe mai più rivisto Diana, ma la cosa che più le faceva male erano i suoi figli.
Non avrebbero più rivisto la loro madre, e sarebbero cresciuti senza di lei, con un trauma alle spalle. Non poteva vedere i loro matrimoni, i loro successi scolastici, la nascita dei nipoti e tanto altro. Sandie a quei pensieri pianse.
E Vincent la consolò accarezzandole i capelli.
«N-non é giusto ...» dissse lei tra i pianti.
«Passerà.» disse lui, ma ella scosse la testa continuando a piangere.
«No.» rispose «Questo é solo l'inizio.» ed era vero, perché con la morte di Diana, lei era diventata immortale, divenendo una donna leggendaria e che sarebbe rimasta per sempre nei cuori delle persone e nei ricordi di chi l'ha vissuta. Continuando a far vivere la sua memoria, e la sua vita, per la donna che era stata.
A Lady Diana, la principessa del mio cuore, grazie per i tuoi insegnamenti e per la tua bontà sui più deboli. Grazie a te, e alla tua storia, sono diventata una ragazza migliore, continuo ad ispirarmi a te ogni giorno.
A nonna Carmela, la mia nonna paterna che non ho mai conosciuto. Ti amo, grazie a te ho ereditato l'amore per questa meravigliosa donna. Come tu l'amavi quando eri in vita, anche io la amo come l'amavo tu. E ti penso grazie a Diana
In un altro universo, saresti stata la donna più felice del mondo, amata dal tuo grande amore, e lo spero con tutto il cuore.
Resti e resterai per sempre il mio spirito guida.
Possa tu essere in pace❤️🩹
-Francesca
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